Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione Analisi del testo Perché cambiare? I motivi adottati dal MPI sono principalmente due: 1. Il primo è di carattere congiunturale. Le Indicazioni Moratti sono ancora provvisorie: la loro strutturazione infatti è definita in modo tale per cui esse andavano o riconfermate o modificate o cambiate perché scadevano. Le Camere hanno chiesto di pronunciarsi visto che non erano mai state portate in discussione per la loro approvazione. 2. Il secondo è di carattere culturale. Il ministro Fioroni ha creduto opportuno, pertanto, produrre un testo nel quale potersi riconoscere, che gli appartenesse, per portarlo alle camere. Per questo ha attivato una Commissione MPI per le nuove indicazioni, la quale ha lavorato in tempi abbastanza stretti per produrre un documento - le Indicazioni - che sono state assunte dal decreto 31 Luglio 2007 e saranno tuttavia immediatamente oggetto di una revisione da parte della scuola militante, già avviata con Direttiva n. 68 del 3/08/2007. Un testo dunque volutamente aperto, composto essenzialmente da “due documenti”: 1. Cultura, educazione e scuola rappresenta la cornice culturale di riferimento al secondo, denominato “il curricolo nella scuola dell’autonomia”. I “documento” naturalmente, vanno concepiti ed interpretati in maniera unitaria, mai staccata: il primo infatti è di cornice, di impianto culturale e pedagogico; il secondo è uno strumento per la scuola dell’autonomia, un modo di dire i “Programmi” ma che non ha la stessa valenza dei programmi cosaì come normalmente vengono concepiti. Essi infatti erano lo strumento di un sistema centralistico, che, attraverso essi, la didattica della scuola veniva governata in maniera uniforme. Concettualmente le Indicazioni sono uno strumento che riconosce la piena autonomia delle istituzioni scolastiche. Con esso si richiedono forti competenze a livello di autonomia progettuale, didattica, organizzativa, di ricerca e di sviluppo. L’autonomia, per sua natura, sostiene una progettualità che appartiene alla scuola, che è localizzata, e tuttavia sa garantire quei punti di equilibrio con le istanze nazionali, e realizza, in una continua interconnessione, sia il sistema nazionale sia le istanze locali. Le Indicazioni dicono alcune cose prescrittive e di orientamento affinché le scuole, nel costruire i propri curricolo, ne tengano conto, sappiano inglobarle ed interpretarle all’interno dei loro diversi curricoli scolastici, il cui riferimento normativo è peraltro la legge sull’autonomia scolastica – in particolare l’art. 8 del DPR 275/1999 – che rimane ancora riferimento d’obbligo in cui troviamo che gli obiettivi siano relativi alle competenze. Cultura, scuola, persona. Lo scenario che fa da cornice a tutto il documento è quello della società della conoscenza, della tecnologia e della globalizzazione, che è caratterizzata dalla rapidità e dalla imprevedibilità dei cambiamenti, nonché dall’incontro di culture diverse. Ne derivano per la scuola alcuni compiti formativi fondamentali nei riguardi degli alunni: va assicurata da un lato una solida base culturale in relazione ai saperi ed ai linguaggi; dall’altra lo sviluppo delle capacità di connettere e di dare senso alle proprie esperienze, di apprendere autonomamente, di reinventare e riorganizzare continuamente i propri saperi e le proprie 1 competenze, di gestire la molteplicità delle proprie identità, di divenire attori nella costruzione di una società aperta al futuro. Questi gli assi portanti della scuola presente e futura, affinché la scuola stessa sappia, attraverso tutti gli strumenti disponibili, mettersi in dialogo con il mondo della cultura non solo specialistica. Non va tuttavia mai dimenticato che in questa situazione di potenziale ricchezza formativa permangono vecchie forme di analfabetismo e di emarginazione culturale. Queste si intrecciano con analfabetismi di ritorno, che rischiano di impedire a molti l’esercizio di una piena cittadinanza. Inoltre, la diffusione delle tecnologie di informazione e di comunicazione, insieme a grandi opportunità, rischia di introdurre anche serie penalizzazioni nelle possibilità di espressione di chi non ha ancora accesso a tali tecnologie. Questa situazione nella scuola è ancora più evidente. Allo stato attuale delle cose, infatti, le relazioni con gli strumenti informatici sono assai diseguali fra gli studenti come fra gli insegnanti. Il documento, in questa prima parte, mette al centro della formazione la persona, cui la scuola si fa in grado di dare risposte adeguate ad ogni età, di fornire prospettive alle domande di senso che ogni persona via via esprime. Esso infatti recita:” Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e con l’unicità della rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato. Sin dai primi anni di scolarizzazione è importante che i docenti definiscano le loro proposte in una relazione costante con i bisogni fondamentali e i desideri dei bambini e degli adolescenti. È altrettanto importante valorizzare simbolicamente i momenti di passaggio che segnano le tappe principali di apprendimento e di crescita di ogni studente”. Le proposte formative non possono essere presentate nel passato o proiettate solo nel futuro, ma divenire attente al presente, a chi in formazione esprime e manifesta i propri bsogni: la formazione dai tempi lunghi deve essere capace di guardare lontano, al di là delle particolarità del momento ed anche dei compiti strettamente scolastici. La scuola non è solo luogo di preparazione alla vita, ma è essa stessa “luogo di vita”. Ciò vuol dire, in sostanza, che nelle nostre scuole arrivano ogni anno nuovi figli di nuove famiglie”. Il tempo dell’oggi è pertanto il tempo dell’accompagnamento; pensare al presente significa pensare alla significatività dell’esperienza degli alunni, La “missione” della scuola diviene così riflessione continua, interrogarsi continuo sul senso delle cose che si fanno e sul come vengono fatte, sui contenuti che vanno tuttavia continuamente rivisti per utilizzarli al meglio. Tutto ciò proietta correttamente nel futuro: non si può pensare al futuro come lo si faceva tempo addietro: per quanto la scuola possa lavorare bene e con impegno, possa svolgere al meglio il proprio compito formativo, la rapidità del cambiamento metterà presto fuori gioco le abilità acquisite con tanta fatica, le competenze che sono state sviluppate all’interno dell’esperienza scolastica – che è sempre peraltro più lunga - . Infatti la complessità del vivere nelle nostre società globali costringe ad una cura educativa che non può che durare per tutta la vita. Anche nelle nostre stesse scuole queste caratteristiche sono presenti - basti pensare all’incidenza della presenza di alunni stranieri, che sono di origine culturale diverse dalle nostre; inoltre l’elaborazione delle informazioni scolastiche è diversa da alunno ad alunno, come realtà d’aula. La scuola dunque ha la “missione” di educare alla capacità di movimento e di integrazione fra le tante opportunità di conoscenza, di esperienza e di espressione che il mondo complesso e globale può offrire. La centralità della persona, così fortemente invocata e ribadita nei documenti di questi 2 ultimi decenni, non può più rimanere un’affermazione filosofica o pedagogica, ma deve radicarsi nell’aula scolastica. Le Parole-chiave. Sono sostanzialmente due: nuova cittadinanza – nuovo umanesimo: due punti di vista che sembrano essere molto diversi, ma che in realtà sono nel contempo strettamente connessi. Nuova cittadinanza: nella società della conoscenza occorre che ogni persona possegga la chiave di accesso ai diversi ambiti culturali, ai diversi linguaggi, alle diverse modalità di comunicazione, per poter così esercitare a pieno i propri diritti. Capacità di muoversi agevolmente da un tipo di comunicazione ad un altro: internet, giornali, strumenti multimediali…forme di espressione artistiche, conoscenza scientifica.. Solo il pieno possesso di strumenti culturali può realizzare pienamente i diritti civili. Le comunità locali non possono essere chiuse, autosufficienti, ripiegate su se stesse… Il locale è oggi attraversato da dinamiche globali tramite un intreccio di rapporti personali, economici e culturali. Le persone, pur vivendo in dimensione locale, tuttavia fanno parte di molteplici scenari globali. Vivono eventi planetari ed in tempo reale – GLOCALE – intreccio tra locale e globale. Gli uomini vivono in un’unica comunità di destino terrestre, uniti da un destino comune: quello di abitare lo stesso pianeta e di essere responsabile della sua sopravvivenza. Cambia dunque il principio di prossimità e di solidarietà: non solo con il vicino di casa, ma con i popoli del mondo, anche il più lontano. La scuola, quale agente attivo nella costruzione del futuro, ha il compito di educare ad un nuovo modo di pensare il mondo, in modo disciplinare ed interdisciplinare. Vivere la presenza degli stranieri non come un’emergenza transitoria, ma come una ricategorizzazione della normalità, come un’opportunità di arricchimento per tutti. Tutte le culture hanno radici plurali e sono in realtà forme di metticciato. Una società interculturale deve essere capace di gestire i conflitti partendo dal riconoscimento dei diritti dei nuovi arrivati e prevedendo, come esito finale, l’allargamento dei diritti per tutti. Naturalmente ci sono anche i doveri: le culture che vogliono essere aperte all’integrazione ed interazione con le altre culture, sanno rispettare le regole base del vivere cicile. Integrazione e valorizazione delle differenze non sono in contrapposizione.. Occorre attivare ogni tipo di sinergie per promuovere una società educante, capace di rispetto reciproco, attraverso una conoscenza delle culture diverse. La scuola sviluppa nelle giovani generazioni capacità cognitive e relazionali necessarie per l’incontro ed il confronto. I fururi cittadini europei saranno caratterizzati da identità multiple e flessibili, fatte non solo di buoni sentimenti, ma da conoscenza reciproca approfondita e sicura del proprio patrimonio culturale.. Nuovo umanesimo: la sfida: coniugare una riforma della cultura e una riforma della scuola, in cui nessuna delle due riforme può realizzarsi senza l’altra. La scuola deve operare una vera riforma culturale, che non significa semplicemente aggiornarsi – pesante equivoco alibi per non guardare lontano – ma significa lungimiranza, nuovo modo di fare cultura, nuova mentalità, nuovo modo di concepire la didattica e la ricerca. La scuola diviene luogo in cui i saperi scientifici ed umanistici hanno l’occasione ed il tempo di incontrarsi e di fecondarsi reciprocamente. Essa costruisce le basi per la visione del mondo e delle cose materiali e immateriali: da qui, ogni soggetto potrà con successo operare un lavoro continuo di differenziazione e di precisazione delle mappe cognitive costruite negli itinerari scolastici fin da piccoli. E’ indispensabile che si affermino pratiche di comunicazione fra le discipline, capaci di far crescere studenti con menti flessibili e con attitudine alla connessione delle conoscenze e dei linguaggi. Le discipline hanno un ruolo importante nel delineare gli oggetti della ricerca e nel definirne le linee, e 3 tuttavia non possono essere pensate dentro un irrigidimento di confini che può portare ad iperspecialismi e a chiusure. Quindi intrecci di discipline e aperture a nuovi punti di vista. L’ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO Il curricolo, nella sua organizzazione, rappresenta il quadro di riferimento per la progettazione affidata alle scuole, che gli insegnanti sono chiamati a “contestualizzare” Esso costituisce il processo attraverso il quale si sviluppano ed organizzano la ricerca e l’innovazione educativa, e si delinea con particolare attenzione alla continuità del percorso educativo dai 3 ai 14 anni. Ogni scuola predispone il Curricolo, all’interno del Piano dell’offerta formativa, nel rispetto delle finalità, dei traguardi di competenza e degli obiettivi di apprendimento posti dalle Indicazioni. Il curricolo si articola in campi di esperienza nella scuola dell’infanzia e in aree disciplinari nella scuola del primo ciclo. Campi di esperienza Si ritorna a parlare di campi di esperienza: si tratta di ri-contestualizzarne l’idea, poiché dalla prima riformulazione sono passati ormai quasi vent’anni. Da allora la scuola dell’infanzia ha elaborato un suo pensiero riflettendo sulle pratiche e applicando anche a se stessa la pedagogia dell’errore. Dunque, una grande, nuova sfida, che richiede attenzioni ed interessi diversi, di creativa e responsabile progettualità operativa. I campi di esperienza sono costruzioni culturali e portano il segno dell’intenzionalità. Sono Per i bambini ambiti del fare e dell’agiree rispondono alle loro esigenze di ricondurre a sintesi la molteplicità delle loro esigenze di vita; per i docenti essi rappresentano riferimenti culturali nella costruzione del curricolo. Si offrono come promettenti coordinate nella mediazione educativa per progettare e proporre significativi itinerari di apprendimento. Nelle Indicazioni i campi di esperienza sono: Il sé e l’altro; Il corpo e il movimento; Linguaggi, creatività, espressione; I discorsi e le parole; La conoscenza del mondo. È compito della mediazione educativa aiutare il bambino a orientarsi nella molteplicità degli stimoli nei quali è immerso e avviarlo a organizzare i suoi apprendimenti. I campi di esperienza sono luoghi del fare e dell’agire del bambino orientati dall’azione consapevole degli insegnanti e introducono ai sistemi simbolico-culturali. Aree disciplinari Nella scuola del primo ciclo gli apprendimenti vengono organizzati in maniera progressivamente orientata ai saperi disciplinari, raggruppati in tre aree: a) linguistico-artistico-espressiva; b) storicogeografico-sociale; c) matematico-scientifico-tecnologica. La progettazione didattica promuove la ricerca delle connessioni tra i saperi disciplinari e la collaborazione tra i docenti. Nella scuola primaria, l’autonoma progettualità delle scuole prevede e organizza l’affidamento degli insegnamenti ai diversi docenti, con riferimento alla professionalità e alle inclinazioni, mentre nella scuola secondaria di primo grado si opererà tenendo conto delle classi di concorso. L’insegnamento della Religione Cattolica è disciplinato dagli accordi concordatari in vigore. I traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento saranno definiti d’intesa con l’autorità ecclesiastica, come da disposizione concordataria. Traguardi di sviluppo della competenza I “traguardi di sviluppo delle competenze” rappresentano una voce nuova nel già ricco vocabolario della scuola. A questo riguardo, occorre molta attenzione, poiché nemmeno a livello di letteratura specializzata si sono trovate quelle coordinate unitarie in grado di superare l’attuale Babele in cui si utilizzano espressioni con significati radicalmente diversi. Questi traguardi, infatti, all’analisi del 4 documento, risultano “curvati” sulle singole discipline più che sull’unità dell’apprendimento. Rimane dunque il problema di ricondurli ad unità attraverso una competente costruzione curricolare. Al termine della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado vengono individuati traguardi di sviluppo della competenza per ciascun campo di esperienza, area e discipline. Tali traguardi rappresentano punti di riferimento posti al termine dei più significativi snodi del percorso curricolare. Al fine del raggiungimento dei traguardi di sviluppo delle competenze sono ritenuti strategici gli obiettivi di apprendimento. Questi sono sistematizzati per disciplina con la periodizzazione che permette tempi distesi – classe terza e quinta della scuola primaria; classe terza della scuola secondaria di primo grado. - Diviene un concreto stimolo innovativo la ricerca di trasversalità ed interdisciplinarietà nella declinazione dei traguardi, per non cadere nel pericolo di una loro forte connotazione disciplinare. Per i bambini, gli alunni significa: - imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione, l’osservazione e l’esercizio al confronto; - descrivere la propria esperienza e tradurla in tracce personali e condivise, rievocando, narrando e rappresentando fatti significativi; - sviluppare l’attitudine a fare domande, riflettere, negoziare i significati… Gli obiettivi di apprendimento Gli obiettivi di apprendimento prioritari della scuola sono: insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza – l’universo, il pianeta, la natura, la vita, l’umanità, la società, … – in una prospettiva complessa, volta a superare la frammentazione delle discipline e ad integrarle in nuovi quadri di insieme; - promuovere i saperi propri di ogni umanesimo: la capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi; la capacità di comprendere le implicazioni, per la condizione umana, degli inediti sviluppi delle scienze e delle tecnologie; di valutare i limiti e le possibilità delle conoscenze; di vivere ed agire in un mondo in continuo cambiamento; - diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana – il degrado ambientale, il caos climatico, le crisi energetiche, la distribuzione ineguale delle risorse, la salute e la malattia, l’incontro ed il confronto fra le culture e le religioni, i dilemmi bioetici, la ricerca di una nuova qualità della vita… - possono essere affrontati e risolti attraverso una stretta collaborazione non solo fra le nazioni,ma anche fra le discipline e le culture. Gli obiettivi di apprendimento sono definiti in relazione al terzo e al quinto anno della scuola primaria e al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. Essi sono ritenuti strategici al fine del raggiungimento dei traguardi di sviluppo delle competenze. Si riferiscono ai campi di esperienze – aree disciplinari – discipline – IRC , e sono strettamente connessi alle UNITA’ FORMATIVE. Ogni Unità Formativa concorre, con i suoi obiettivi di apprendimento ed i suoi contenuti specifici, allo sviluppo del curricolo della scuola ed al raggiungimento dei traguardi di sviluppo delle competenze. . . - Valutazione Agli insegnanti compete la responsabilità della valutazione e la cura della documentazione didattica, nonché la scelta dei relativi strumenti nel quadro dei criteri deliberati dai competenti organi collegiali. La valutazione precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Attiva le azioni da intraprendere, regola quelle avviate, promuove il bilancio critico su quelle condotte a termine. 5 Assume una preminente funzione formativa, di accompagnamento dei processi di apprendimento e di stimolo al miglioramento continuo. Alle singole istituzioni scolastiche spetta poi la responsabilità dell’autovalutazione, che ha la funzione di introdurre modalità riflessive sull’intera organizzazione dell’offerta educativa e didattica della scuola, ai fini del suo continuo miglioramento, anche attraverso dati di rendicontazione sociale o dati che emergono da valutazioni esterne. L’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione ha il compito di rilevare la qualità dell’intero sistema nazionale, fornendo alle scuole, alle famiglie e alla comunità sociale, al Parlamento e al Governo elementi di informazione essenziali circa la salute e le criticità del nostro sistema di istruzione, e questo all’interno di un confronto internazionale che oggi va assumendo sempre più rilevanza. L’AMBIENTE PER L’APPRENDIMENTO 1 La scuola ha maturato nel corso delle sue sperimentazioni anche didattiche l’idea pedagogica, peraltro non nuova ma promossa da autori come: Makarenco, Ferriére, Dottrens, Dewey, Montessori, Agazzi, Decroly, di una scuola attrezzata in funzione delle esigenze formative degli alunni; di ambienti educativi dove l'alunno possa sperimentare la costruzione di un sapere sulla base del metodo scientifico di ricerca. Due sono le giustificazioni che rendono necessarie questa scelta: la prima di tipo socio-culturale che vede nell'approntamento specifico di ambienti per l'apprendimento, la risposta ad una realtà extrascolastica sempre più ricca di proposte e di opportunità e che chiede alla scuola le competenze per gestire queste offerte (imparare ad imparare, pensiero critico); la seconda, di ordine psicopedagogico, risponde alle ricerche più recenti che propongono di superare la concezione lineare di apprendimento in favore di attività a carattere neurale, a rete, dove la conoscenza si costruisce secondo itinerari del tutto nuovi e creativi. Per la scuola dell’infanzia è importante sottolineare il valore altamente relazionale che coinvolge tutti i bambini in un processo di “apprendimento che avviene attraverso l’esperienza, l’esplorazione, i rapporti tra i bambini, con la natura, gli oggetti, l’arte, il territorio e le sue tradizioni, attraverso la rielaborazione individuale e collettiva delle esperienze e attraverso il gioco. Attraverso il gioco i bambini si esprimono, raccontano, interpretano e combinano in modo creativo le esperienze soggettive e sociali .” In particolare la cura dell’ambiente di apprendimento vede la realizzazione di: uno spazio accogliente, caldo, curato, orientato dal gusto, espressione della pedagogia e delle scelte educative di ciascuna scuola che parla dei bambini, del loro valore, dei loro bisogni di gioco, di movimento, di espressione, di intimità e di socialità attraverso l’ambiente fisico, la scelta di arredamenti e oggetti capaci di creare una funzionale e invitante capacità di abitarla e di appropriarsene. un tempo disteso nel quale è possibile per il bambino esplorare, dialogare, osservare, ascoltare, approfondire, crescere con sicurezza e nella tranquillità, sentirsi padrone di sé e delle attività che sperimenta e nelle quali si esercita, di scoprire e vivere il proprio tempo esistenziale senza accelerazioni e senza rallentamenti indotti dagli adulti. una documentazione, come processo che produce tracce, memoria e riflessione che rende visibili le modalità, i percorsi e permette di valutare i progressi dell’apprendimento individuale e di gruppo. 1 Questo argomento è stato sviluppato in collaborazione con la Dott.ssa Piera Cattaneo, Dirigente Scolastica a Lugagnano. 6 uno stile educativo fondato sull’osservazione e l’ascolto, sulla progettualità elaborata collegialmente, sull’intervento indiretto e di regia. una partecipazione come dimensione che permette di stabilire e sviluppare legami di coresponsabilità, di incoraggiare il dialogo, la costruzione della conoscenza e le scelte comuni. Per la scuola del primo ciclo è importante rifarsi ad alcune linee metodologiche ormai consolidate dalle esperienze decennali di laboratori nella scuola, opera di continue elaborazioni e verifiche di percorso e di strumenti. Si tratta di: Valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni, per ancorarvi nuovi contenuti. Nel processo di apprendimento l’alunno porta la ricchezza di esperienze e conoscenze, mette in gioco aspettative ed emozioni, si presenta con una dotazione di informazioni, abilità, modalità di apprendere che l’azione didattica può opportunamente richiamare, esplorare, problematizzare. In questo modo l’allievo riesce a dare senso e significato a quello che va imparando. Attuare interventi adeguati nei riguardi delle diversità, per fare in modo che le diversità non diventino disuguaglianze. La scuola deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi degli allievi. Particolare attenzione va rivolta agli alunni stranieri i quali, al di là dell’integrazione sociale, devono affrontare sia il problema di acquisire un primo livello di padronanza della lingua italiana per comunicare, sia un livello più avanzato per proseguire nel proprio itinerario di istruzione. L’integrazione degli alunni disabili nelle scuole comuni, inoltre, anche se è da tempo un fatto culturalmente e normativamente acquisito e un’esperienza consolidata nella pratica, richiede maggiori attenzioni e una rinnovata progettualità, utilizzando anche le varie forme di flessibilità previste dall’autonomia e le opportunità offerte dalle tecnologie. Favorire l’esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere la passione per la ricerca di nuove conoscenze. In questa prospettiva, la problematizzazione svolge una funzione insostituibile. Incoraggiare l’apprendimento collaborativo. Imparare non è solo un processo individuale. Anche la dimensione comunitaria dell’apprendimento svolge un ruolo significativo. In tal senso, molte sono le forme di interazione e collaborazione che possono essere introdotte (dall’aiuto reciproco, all’apprendimento nel gruppo cooperativo, all’apprendimento tra pari…), sia all’interno della classe, sia attraverso la formazione di gruppi di lavoro con alunni di classi e di età diverse. Promuovere la consapevolezza sul proprio modo di apprendere, al fine di “imparare ad apprendere”. Riconoscere le difficoltà incontrate e le strategie adottate per superarle, prendere atto degli errori commessi, ma anche comprendere le ragioni di un insuccesso, conoscere i propri punti di forza, sono tutte competenze necessarie a rendere l’alunno consapevole del proprio stile di apprendimento e capace di sviluppare autonomia nello studio. Occorre che l’alunno sia attivamente impegnato nella costruzione del suo sapere, sia sollecitato a riflettere su quanto impara, sia incoraggiato ad esplicitare i suoi modi di comprendere e a comunicare ad altri i traguardi raggiunti. Ogni alunno va posto nelle condizioni di capire il compito assegnato, valutare le difficoltà e stimare le proprie abilità, imparando così a monitorare il proprio comportamento, valutare gli esiti delle proprie azioni e trarne le conseguenze per migliorare. Realizzare percorsi in forma di laboratorio, per favorire l’operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione su quello che si fa. Il laboratorio è una modalità di lavoro che incoraggia la sperimentazione e la progettualità, coinvolge gli alunni nel pensare-realizzarevalutare attività vissute in modo condiviso e partecipato con altri, e che può esser attivata 7 sia all’interno sia all’esterno della scuola, valorizzando il territorio come risorsa per l’apprendimento. La scuola che offre ambienti attrezzati di laboratorio, incontra e valorizza soprattutto le diversità e le eterogeneità, avendo come base la flessibilità organizzativa per arrivare all'ottimizzazione dei risultati. L'opportunità di usufruire di strumenti, sussidi, strutture, tempi e spazi organizzati funzionalmente, favorisce la "molteplicità delle intelligenze" (H.GARDNER, Formae mentis, Feltrinelli, MI, 1983). Essendo la scuola, comunque un ambiente artificiale, ha il 'dovere' di essere strutturata e pensata in modo da offrire la possibilità di riflettere sulle esperienze, di organizzarle, di rielaborarle e di parteciparle. Il ragazzo ha modo di effettuare esperienze anche in forma spontanea, durante tutto il tempo che occupa la sua giornata, e in ambienti vari. Nella scuola come ambiente specificatamente organizzato, l'alunno deve aver modo di riprendere le esperienze effettuate, e di farne di nuove; sarà stimolato a riflettere, codificare, comunicare, a trovare quelle leggi e quelle costanti che governano la realtà. Successivamente ritroverà di nuovo, fuori dalla scuola, analoghe esperienze come conferma o disconferma di quanto appreso in modo significativo. In questa sorta di entrata-uscita si sviluppano il pensiero critico, la capacità di cogliere attentamente la realtà, e si offre all'alunno la possibilità di elaborare e modificare gli schemi mentali. Gli studenti debbono quindi impadronirsi delle intelaiature e del panorama complessivo delle singole discipline: i temi fondamentali, i metodi, gli sviluppi storici .. i nuclei fondanti. Gli alunni comprendono gradualmente e consapevolmente che i confini e gli statuti delle singole discipline sono in continua evoluzione, perché in continua evoluzione è la ricerca in tutti i campi. La società ha sempre meno bisogno di persone addestrate a eseguire istruzioni statiche ed ha sempre più bisogno di persone che siano capaci di autoformarsi. Non ci sono sviluppi lineari ma complessi. Per realizzare questi obiettivi ogni scuola, nella propria autonomia, attiva quelle strategie didattiche che risultano le più congeniali a quella situazione particolare, in grado di rispondere a esigenze locale, nonché di realizzare gli obiettivi nazionali. La programmazione annuale costituisce la fonte generativa del curricolo, che va poi via via definito nelle proposte delle “Unità formative”. Noi facciamo la scelta, per l’IRC, per cui ogni Unità formativa confluisce, con quelle degli altri “campi” o “discipline”, nel curricolo, e lo costituisce nella sua essenzialità, che significa dire qualche cosa nella consapevolezza che essa venga acquisita. Tutta l’attività didattica si snoda su alcuni nuclei tematici specifici. 8