Bioetica e infanzia. Dalla teoria alla prassi

MEDIC 2015; 23(1):99-100
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Bioetica e infanzia. Dalla teoria alla prassi
M aria L uisa D i P ietro , M aurizio P ietro F aggioni
EDB, Bologna 2014
La ricchezza del volume sta, come evidenziato nel titolo,
nell’offrire al lettore un percorso di andata e ritorno dalla
teoria alla prassi e dalla prassi alla teoria, che consente di
cogliere la concretezza dei problemi affrontati e la necessità
di esaminarli alla luce dei risvolti antropologici ed etici. Nella
presentazione, S.E. Elio Sgreccia sottolinea come i due autori possiedano una duplice competenza specialistica: quella
clinica e quella più squisitamente bioetica. Maria Luisa Di
Pietro, medico endocrinologo, è docente di Medicina legale
all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e di Bioetica all’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio
e Famiglia; Maurizio Pietro Faggioni, medico endocrinologo, è docente di Bioetica all’Accademia Alfonsiana di Roma
e membro della Pontificia Accademia per la Vita. È questa
doppia appartenenza a rendere la trattazione dei temi particolarmente puntuale e completa, seppure nel quadro di una
crescente complessità dagli esiti solo parzialmente prevedibili.
L’affermazione dei diritti del bambino è, come sottolineano gli autori nell’introduzione, una conquista del nostro
tempo, sancita dalla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia (1989) e in altre dichiarazioni analoghe. Eppure è
proprio in questo stesso clima che si assiste a un paradosso: l’affermazione in ambito bioetico di tesi che vanno in
direzione nettamente contraria. Si tratta ad esempio della
negazione al neonato o all’infante di pieno carattere personale, che giunge a giustificare l’infanticidio o dell’errata
concezione del paradigma della qualità della vita, che induce a distinguere tra vite “giuste” e vite “sbagliate” (wrongful
lifes). Riflettere dunque sul neonato o sul bambino come
Indirizzo per la corrispondenza
Address for correspondence
Maria Teresa Russo
Dipartimento di Scienze della Formazione
Università degli Studi Roma Tre
Via del Castro Pretorio 20, 00185 Roma
e-mail: [email protected]
soggetto morale non è superfluo, proprio perché si tratta
di un soggetto vulnerabile, incapace di esprimere il proprio
parere e pertanto affidato a degli adulti -siano essi genitori, familiari o medici- che devono interpretarne e tutelarne
l’interesse. Proprio per questo motivo, è più che mai necessario che la bioetica clinica non si limiti da un lato alla
presentazione e discussione di casi drammatici che potrebbero suscitare risposte emotive o comunque insindacabili in
quanto ancorate all’urgenza e singolarità di una “situazione”. E neppure risolva la riflessione etica in pura deduzione,
facendo derivare da una serie di principi delle applicazioni
operative che tuttavia non sarebbero né incontrovertibili né
univoche. Come mette in luce Elio Sgreccia, la bioetica clinica è esposta a tre “malesseri”: quello del fondamento dei
propri principi, quello della coerenza tra principi e regole e
quello della contraddizione tra qualità della vita e bene del
soggetto. Per evitarli è indispensabile una visione fondativa,
ossia una antropologia di carattere personalistico, che sulla
base dei valori della persona consenta di identificare il bene
reale del soggetto da curare.
Il volume costituisce un apprezzabile contributo per una
bioetica clinica alla ricerca di costanti rimandi a un’etica antropologicamente fondata. Le diverse parti offrono una sintesi dei temi di bioetica pediatrica e neonatale più attuali e dibattuti riuniti in grandi sezioni: i problemi relativi al miglior
interesse del bambino, come le trasfusioni di sangue, la donazione di midollo osseo, gli interventi chirurgici di correzione
della sordità; le patologie malformative, tra cui l’anencefalia
e i gemelli siamesi; i disturbi di differenziazione sessuale e le
problematiche genitali; i disturbi alimentari e dell’attenzione.
Viene anche dedicata specifica attenzione al diritto alle cure,
particolarmente problematico nel caso dei grandi prematuri e reso più arduo per il crescente ricorso ai test genetici;
si esaminano anche criticamente le terapie sperimentali e le
questioni di medicina preventiva, come l’obbligo di vaccinazione. Lo sforzo degli autori è, come si è detto, quello di assumere come punto di partenza il caso clinico per poi compiere
un percorso teoretico, che offra una riflessione di carattere
etico e delle indicazioni operative, anche fornendo una es-
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senziale bibliografia di riferimento. In questa prospettiva, è
di particolare interesse la riflessione sull’antropologia della
corporeità (pp. 227-237), che è indispensabile per inquadrare
correttamente non soltanto le questioni connesse alla condizione sessuata e alla sessualità, ma anche gli altri problemi
legati alla tutela della salute e all’integrità fisica, come l’eutanasia e i trapianti. Il richiamo al valore della persona e a
tutto ciò che ne riflette la dignità e l’unità supera l’artificiosa
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contrapposizione tra bioetica “laica” e bioetica “cattolica”,
che vorrebbe confinare nel “ghetto della fede” una visione
della vita umana che è invece ontologicamente fondata e pertanto universale.
Per l’articolazione e l’attualità dei temi, il volume costituisce uno strumento documentato e allo stesso tempo di agile
consultazione anche per chi intenda aggiornarsi pur senza
possedere una specifica competenza medica.