G. ORTOSECCO -Postille a "On denoting"

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Metalogicon (2005) XVIII, 2
Postille a “On Denoting” di Russell
Giuseppe Ortosecco
1. Introduzione
Cos’è un individuo? Come confutare la prova ontologica di
S. Anselmo? Come è possibile risolvere l’antinomia di classi di
classi che non contengono se stesse come elemento?
A questi importanti interrogativi Bertrand Russell rispose
con “On denoting”, pubblicato su “Mind” esattamente cento anni
fa.
Problemi di ontologia (status di Pegaso), di logica (validità
universale del principio del terzo escluso1), di epistemologia
(conoscenza diretta e conoscenza per descrizione2) e di filosofia
della logica3 (Scott è l’autore di Waverley) furono risolti in
un’unica soluzione:4 la teoria della denotazione, conosciuta in
opere successive come teoria delle descrizioni.
1 In effetti Russell non difenderà il principio del terzo escluso ma la bivalenza,
tutto, però, a discapito della validità universale del principio d’identità. Infatti
per la teoria delle descrizioni gli enuciati “Pegaso è Pegaso” e “L’attuale re di
Francia è l’attuale re di Francia” risultano ‘misteriosamente’ entrambi falsi. Si
veda a riguardo il teorema 14.28 dei PM.
2 «The distinction between acquaintance and knowledge about is the distinction
between the things we have presentations of, and the things we only reach by
means of denoting phrases » OD, p.41
3 Principalmente l’identità. Russell non considera sufficientemente che “Scott è
l’autore di Waverley” potrebbe essere considerato un giudizio del tipo soggettopredicato. In effetti “l’autore di Waverley” o “il re di Francia” può essere
predicato di più soggetti: “Luigi XV è il re di Francia”, “Luigi XVI è il re di
Francia”.
4 Russell amava le soluzioni uniche. Per risolvere in un’unica soluzione le
antinomie sintattiche e semantiche elaborò una complicata teoria dei tipi
ramificata, esposta prima nel 1908 in ML, poi nel vol. I dei PM. F. Ramsey
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Come è noto la teoria delle descrizioni fu accolta
favorevolmente da molti filosofi fino ad essere considerata un
paradigma in filosofia.5 Fu criticata duramente a partire dagli anni
’50 grazie ad un importante articolo di P.F. Strawson.6
Le brevi considerazioni che seguiranno presuppongono che
il lettore abbia già riflettuto sulla validità della teoria esposta da
Russell nel 1905, ed abbia letto le critiche più importanti rivolte
ad essa.7
2. Cos’è un individuo?
Crediamo che con la teoria delle descrizioni Russell voglia,
in modo definitivo, eliminare la vecchia nozione di sostanza.
Così facendo il piano epistemologico si sostituisce a quello
ontologico. In realtà siamo autorizzati ad affermare che conosco
qualcuno per descrizione, ma non posso provare in maniera
definitiva che quel qualcuno è le descrizioni che io conosco. Gli
accidenti non sono la sostanza. Mentre posso conoscere Socrate
per descrizione (il maestro di Platone et il marito di Santippe
distinguendo nettamente in due classi le antinomie mostrò che per risolvere
l’antinomia scoperta da Russell occorreva servirsi della sola teoria dei tipi
semplici.
5 F. Ramsey , A. Ayer, G. E. Moore e molti altri la considerarono tale.
6 L’articolo in questione è On Referring in “Mind”, 59, 1950, pp. 320-344. La
critica di Strawson riguarda principalmente l’analisi che Russell fa delle
descrizioni definite. In sostanza Strwason sostiene, a ragione, che una semantica
descrittiva non possa prescindere da una pragmatica. Altra analisi
interessantissima è quella di S. Kripke in Naming and Necessity, Basil
Blackwell, Oxford 1980. Le obiezioni di Kripke riguardono il trattamento che
Russell fa dei nomi propri.
7 Oltre ai già citati Strawson e Kripke vanno ricordati J.R. Searle [Proper
Names, in “Mind”, 67, 1958, pp.166-173] e K.S. Donnellan [Reference and
Definite Descriptions, in “The Philosophical Review”, 75, 1966, pp. 281-304].
Per un’esauriente esposizione della teoria delle descrizioni si consulti il saggio
di P. Hylton, The Theory of Descriptions, in N.Griffin (a cura di), The
Cambridge Companion to Bertrand Russell, Cambridge University Press,
cambridge 2003, pp. 202-240.
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et…)8 non sono altrettanto autorizzato ad affermare che
l’individuo Socrate sia le descrizioni da me esposte.
3. Esistenza
Risulta ancora misteriosa la relazione tra nome proprio e
descrizione definita. L’uno sembra rimandare all’altra e viceversa.
In seguito Russell sosterrà che tutti i nomi propri non sono altro
che abbreviazioni di descrizioni definite.9
Russell sostiene che anche gli studi più astratti richiedano un
forte senso di realtà.10 Egli afferma che in logica, così come in
zoologia, non si debbano accettare enti come “Pegaso”.11 La
zoologia, però, è una disciplina empirica e non accetta “Pegaso”
soltanto perché nessuno ha mai visto un cavallo alato.
Se vedessimo un cavallo alato oltre i libri di zoologia, per
Russell dunque, dovremmo riscrivere anche quelli di logica.
L’ontologia di Russell risulta povera e limitata non a ciò che
esiste, ma a ciò che finora ho potuto conoscere, il che non è lo
stesso. In questo modo il significato di esistenza in logica viene
8
La descrizione definita non è altro che un prodotto logico di enunciati atomici.
Occorre un solo enunciato atomico per rendere l’enunciato molecolare falso.
Così facendo tutti gli enunciati che riguardano oggetti non esistenti nel mondo
empirico risultano palesemente falsi se l’oggetto in questione è in occorrenza
primaria, cioè se fa da soggetto.
9 La teoria delle descrizioni fu esposta successivamente al 1905 nelle seguenti
opere: PM Vol. I (1910); The Problems of Philosophy (1912); The Philosophy
of Logical Atomism (1918); Mysticism and Logic and Other Essays (1918);
Introduction to Mathematical Philosophy (1919).
10 «In such theories, it seems to me, there is failure of the feeling for reality
which ought to be preserved even in the most abstract studies. Logic, I should
maintain, must no more admit a unicorn than zoology can; for logic is
concerned with the real world just as truly as zoology, though with its more
abstract and general features » IMP, p. 169.
11 Per Russell “Pegaso”, come “Dio”, non è un nome proprio ma una
descrizione definita camuffata da nome proprio. E’ per questa ragione che
enunciati quali “Dio esiste” o “Dio non esiste” non sono insensati.
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ristretto a quello di esistenza in filosofia o nel linguaggio
ordinario.
Esistenza può essere predicato soltanto di una descrizione,
infatti “Pegaso esiste” e “Pegaso non esiste” sono enunciati
sensati: il primo falso; il secondo falso in un senso, vero in un
altro.12
Per Russell dunque, mentre da un lato il linguaggio
ordinario è pieno di errori (forma grammaticale vs forma logica)13
dall’altro ci illumina facendoci notare che esistenza si predica
soltanto di simboli incompleti.14
Accomunare “Pegaso” e “Il quadrato rotondo” è un errore.
Infatti mentre “Pegaso” è e potrebbe esistere; “Il quadrato
rotondo” e “Il re di Francia nel 1905”15 non sono, né potranno mai
esistere.16
12
«Thus ‘The present King of France is bald’ is certainly false; and ‘the present
King of France is not bald’ is false if it means ‘There is an entity which is now
King of France and is not bald’, but is true if it means ‘It is false that there is an
entity which is now King of France and is bald’» OD, p.53.
13 «If I say ‘Scott was a man’ , that is a statement of the form ‘x was a man’, and
it has ‘Scott’ for its subject. But if I say‘the author of Waverley was a man’, that
is not a statement of the form ‘x was a man’, and does not have ‘the author of
Waverley’ for its subject. Abbreviating the statement made at the beginning of
this article, we may put, in place of ‘the autthor of Waverley was a man’ the
following: ‘One and only one entity wrote Waverley, and that one was a man »
OD, p.51.
14 Le denoting phrases, le classi e le relazioni sono per Russell simboli
incompleti. Purtroppo resta alquanto misterioso cosa siano i simboli incompleti.
Russell dà di tali simboli delle “definizioni contestuali”. Egli sostiene che i
simboli incompleti non hanno un significato in isolation, tuttavia ogni enunciato
in cui si presentano ha significato. Pur argomentando in modo convincente che
dire “Scott” non è lo stesso che dire “l’autore di Waverley” resta il dubbio di
cosa siano i nomi propri, e se siano simboli completi.
15 Seguendo Russell nella risposta a Strawson, sostituiamo “L’attuale re di
Francia” con “Il re di Francia nel 1905”.
16 Eliminare dall’ontologia e dalla logica enti possibili (non contraddittori)
come Pegaso, la montagna d’oro… è un’operazione gratuita. Pegaso è un ente
possibile. Se l’artista o il sognatore che li escogita avesse la forza di produrli,
potrebbe farli esistere. “Il quadrato rotondo” e “Il re di Francia nel 1905” sono
enti impossibili. “Un quadrato rotondo” è una contraddizione semantica. “Il re
di Francia nel 2005” significa “In Francia c’è la repubblica e la monarchia nello
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E’ per questa ragione che anche se cercassimo il re di
Francia nel 1905 non lo troveremmo né nella lista delle cose calve
né in quella delle cose non calve. Esso è, a parte post, un ente
impossibile.
Riducendo i nomi propri a “grappoli” di descrizioni e solo
negando la polisemia di esistenza la prova ontologica è
confutata.17
4. L’antinomia delle classi
Sono molte le analogie che accomunano la soluzione delle
antinomie con la teoria delle descrizioni.18 Se infatti si
considerano le classi degli oggetti genuini non è possibile sfuggire
alla nota antinomia delle classi di classi.19
stesso tempo e sotto il medesimo aspetto”. Non possiamo immaginare un
monarca che abbia pieni poteri quando vige un ordinamento repubblicano.
17 «‘There is one and only one entity x which is most perfect, that one has all
perfections; existence is a perfection; therefore that one exists’. As a proof, this
fails for want of a proof of the premiss‘there is one and only one enity x which
is most perfect’».OD, p. 54.
18 «My first success was the theory of descriptions, in the spring of 1905, of
which I will speak presently. This was, apparently, not connected with the
contradictions, but in time an unsuspected connection emerged ». MPD, pp.6061.
« ‘The golden mountain’ can be part of a significant sentence, but is not
signifcant in isolation. It soon appeared that class-symbols could be treated like
descriptions, i.e., as non-significant parts of significant sentences ». MMD, p.
14
19 L’antinomia delle classi di classi che non sono membri di se stesse fu
scoperta da Russell nel 1901 verificando il teorema di Cantor (secondo cui non
c’è il massimo numero cardinale) con la classe di tutti i termini, che
presumibilmente deve avere il più grande numero possibile di membri.
Ragionando su questa possibilità si giungeva a considerare una classe alquanto
peculiare. La classe di tutte le classi che non contengono se stesse come
elemento aveva la proprietà di essere e non essere (nello stesso tempo e sotto il
medesimo aspetto) membro di se stessa.
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Sappiamo che la soluzione trovata da Russell fu la teoria dei
tipi, che sostanzialmente rendeva l’antinomia delle classi di classi
un’espressione sintatticamente scorretta.
Russell trattò le classi esattamente come le denoting
phrases. Esse, come le relazioni, furono considerate simboli
incompleti. Egli dunque abbandonò una concezione realistica
degli universali, a favore di una concezione quasi-nominalistica.
5. Conclusione
1. La teoria delle descrizioni ha un grande valore storico, ma
pone più problemi di quanti ne voglia risolvere.
2. “On denoting” è il punto di partenza per ogni serio
studioso che intenda affrontare problemi che non hanno ancora
ricevuto una soluzione soddisfacente.
3. Il contributo di Russell alla filosofia del linguaggio è di
notevole importanza.
4. L’unico modo per onorare questo grande pensatore è
quello di non ignorare gli sviluppi della logica modale, della
semantica delle logiche libere e della pragmatica, che ridiscutono
ab imis fundamentis la teoria russelliana.
Selected B. Russell’s Works
[OD] On Denoting, in Logic and Knowledge [LK], pp. 41-56.
[ML] Mathematical Logic as based on the Theory of Types, in Logic and
Knowledge [LK], pp. 59-102.
[PM] and Alfred North Whitehead, Principia Mathematica, 3 voll, Cambridge
University Press, Cambridge 1910-13 (I ed.), 1925-27 (II ed.)
[PoP] The problems of Philosophy, William and Norgate, London 1912.
[MaL] Mysticism and Logic and Other Essays, Green and Co., London 1918.
[PA] The Philosophy of Logical Atomism in Logic and Knowledge, pp.175-282
[IMP] Introduction to Mathematical Philosophy, Allen and Unwin, London
1919.
[MMD] My Mental Development, in P. A. Schlipp (a cura di), The Philosophy
of Bertrand Russell, Harper & Row, New York, Evaston and London 1963 (III
ed.), pp.1-17.
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[RC] Reply to Criticism, in P. A .Schlipp (a cura di), The Philosophy of
Bertrand Russell, Harper & Row, New York, Evaston and London 1963 (III
ed.), pp. 679-741.
[LK] Logic and Knowledge: Essays 1901-1950, a cura di R.C. Marsh,
Routledge, London and NewYork 1956.
[MPD] My philosophical development, Routledge, London and New York
1959.
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