CAP 11 LA GRANDE CRISI Alcuni richiami teorici 1. 2. Alla fine degli anni Venti si sviluppa nei paesi capitalistici occidentali una crisi di proporzioni mai viste rispetto alla quale esistono tre scuole di pensiero diverse: La scuola dell’Instabilità: il sistema capitalistico è intrinsecamente instabile (Malthus, Marx, Keynes). L’anarchia del mercato ed il sottoconsumo cronico sono contraddizioni che possono portare il capitalismo alla sua autodistruzione La scuola della Stabilità: il mercato è in grado di superare gli shock a cui è sottoposto riportando il sistema in equilibrio (matrice neoclassica). Non si analizzano i cicli 3. Scuola dei Cicli: i cicli sono al centro del pensiero economico (Schumpeter) 1. 2. 3. Fino ai primi decenni del XX secolo il principale indicatore del ciclo era il livello dei prezzi. L'attenzione si è quindi spostata sui livelli della produzione e dell'occupazione e, dopo la seconda guerra mondiale definiti gli appositi standard internazionali di contabilità nazionale, si usa la variazione del PIL come principale indicatore. Nei cicli economici vengono individuate le seguenti fasi: fase di prosperità, o boom, nella quale il PIL cresce rapidamente; fase di recessione, individuata da una diminuzione del PIL in almeno due trimestri consecutivi; fase di depressione, in cui la produzione ristagna e la disoccupazione si mantiene a livelli elevati; 4. 1. 2. 3. fase di ripresa, in cui il PIL inizia nuovamente a crescere. Quanto alla durata delle fasi, si sono individuati tre modelli principali: ciclo breve di Kitchin, basato sulle variazioni delle scorte e avente durata breve, da 3 a 5 anni; ciclo medio di Juglar, basato sulle variazioni del credito e delle riserve bancarie, di 7-11 anni; Ciclo lungo di Kondratiev, di durata nettamente maggiore. Secondo Kuznets, si sono avuti i seguenti cicli di Kondratiev: Rivoluzione industriale, dal 1787 al 1842, con un boom nel 1787, una recessione nell'epoca delle guerre napoleoniche, una depressione durata dal 1814 al 1827, poi una lenta ripresa; ciclo "borghese", (dal 1843 al 1897), con un boom nel 1842 favorito dalla diffusione delle ferrovie, una recessione fino al 1857, una depressione fino al 1870 ed una successiva fase di ripresa; ciclo "neo-mercantilista", dal 1898 al 1950 (circa), iniziato con la diffusione dell'energia elettrica e dell'automobile, con una fase di recessione a partire dal 1911 ed una di depressione dal 1925 al 1935. Kuznets parla anche di “ciclo tecnologico” di durata media 15-20 anni. Ogni regime tecnologico richiede investimenti in infrastrutture: la locomotiva con le strade ferrate, elettricità con dighe e trasporto a distanza, aereo con aeroporti … Più incerta l'individuazione di cicli successivi, per la scomparsa delle ampie fluttuazioni dei prezzi che avevano caratterizzato i cicli precedenti e per la diffusione di politiche anticicliche di tipo keynesiano. Tradizionalmente la grande crisi si fa iniziare con la caduta della borsa di New York a partire dal 24 ottobre del 1929 Germania (secondo polo della crisi) era già entrata 1 anno prima Molti paesi precipitarono senza ripresa fino al 1932/33 (Austria, Canada, Usa, Cecoslovacchia, Polonia): forte contrazione del settore industriale, del commercio internazionale sia in valore (-1/3) che in volume (3/4). Durata e intensità della crisi furono superiori a qualsiasi crisi precedente (le crisi preindustriali avevano andamento meno ciclico ed erano legate a guerre, epidemie, carestie … a volte si tornava indietro di decenni o qualche secolo) 1. 2. Il Giappone fu perlopiù risparmiato Gli effetti sociali nei paesi colpiti furono devastanti ad es. per la disoccupazione Alla base si possono considerare 5 elementi fondamentali: I mutamenti strutturali degli anni Venti avevano reso il mercato dei prodotti (aumento del monopolio) e dei fattori produttivi (lavoro) molto meno flessibili. Più difficile ristabilire l’equilibrio dopo lo shock Negli anni Venti venne reintrodotto il Gold Standard ma a condizioni squilibrate. Gli USA erano passati da debitori netti a creditori netti, non sempre seguivano le “regole del gioco”: furono inflessibili a richiedere il pagamento dei crediti versati agli alleati. I vincitori si rivalsero sulla Germania per restituire il debito agli USA: essa pagò sotto varie forme (denaro, natura) fino al 1931 I paesi europei erano ancora troppo nazionalisti e non ragionavano in una logica di integrazione europea e gli USA avendo una bilancia dei pagamenti in avanzo non riuscivano ad assorbire capitali dall’estero. Necessitavano loro stessi di finanziare trasferimenti 3. La caduta della borsa di NY venne troppo enfatizzata come motivo scatenante della crisi (produzione, reddito, investimenti, prezzi erano già calati almeno 3 mesi prima) 4. Politica monetaria statunitense e tedesca molto restrittive: panico finanziario, fallimenti a catena, deflazione, senza un prestatore di ultima istanza internazionale (PUI) 5. La crisi si trasmise dai paesi che l’avevano generata agli altri attraverso il gold standard, la mancanza di coordinamento, la caduta dei prezzi, crescente protezionismo (anche da parte di chi non ne aveva bisogno come gli USA) Le misure adottate nella fase della crisi privarono l’economia interna ed internazionale di fattori di compensazione (es. se tutti i paesi inaspriscono il protezionismo diminuiscono tutte le importazioni, di conseguenza calano anche tutte le esportazioni con conseguente diminuzione del reddito. (A livello aggregato import=export) Le ripercussioni finanziarie Gli eventi finanziari che si sono susseguiti con la crisi hanno condotto alla necessità di un governo internazionale dell’economia (solo dopo la seconda guerra mondiale) La situazione delle banche inizia a peggiorare nel 1931: la prima crisi scoppia in Austria. Creditanstalt (banca mista del paese) acquisisce il 60% delle azioni delle SPA austriache, i crediti inesigibili erano pari al 70% del totale delle perdite, il 50% delle azioni della banca erano in mani straniere A ruota seguirono le banche ungheresi e poi quelle tedesche (1931 la Reichbank perse metà delle riserve di oro) Gli Usa corsero in aiuto dando una moratoria nei pagamenti delle riparazioni alla Germania Con il fallimento di alcune banche miste il governo decise di aumentare al 10% il tasso di interesse e di iniettare liquidità nelle banche Le banche tornano ad essere private alla fine del 1930. La crisi della banca tedesca si diffonde in tutta Europa con una corsa all’oro che mise in crisi la Banca di Inghilterra con riserve già modeste per le difficoltà dell’economia interna negli anni Venti La GB decise di abbandonare il gold standard con ripercussioni molto negative per i paesi che lo mantennero Gli USA dovettero dare un altro giro di vite alla politica monetaria che provocò una nuova ondata di fallimenti bancari: dal ’29 al ’33 11.000 delle 26.000 banche USA chiusero deflazionando l’economia Cala la domanda di beni e servizi e dunque calano i prezzi La crisi bancaria arrivò anche in Italia: nel 1931 i direttori delle tre più grandi miste chiesero aiuto a Mussolini. Beneduce fondò un nuovo istituto di credito industriale a lungo termine pubblico (l’Istituto mobiliare italiano – IMI): finanziatore al posto delle banche miste Nel 1933 fonda poi l’Istituto di ricostruzione industriale – IRI, che gestiva le partecipazioni azionarie nelle imprese come una grande holding 1936 abolisce con una legge le pratiche della banca mista: le tre ex banche miste diventano banche commerciali possedute dall’IRI In Italia gli effetti della crisi del ’29 furono strutturali e duraturi L’unico paese europeo risparmiato dalla crisi finanziaria fu la Francia grazie alla sua ampia riserva d’oro (24% dello stock mondiale) Il suo problema maggiore era quello di liberarsi dalle riserve di sterline svalutate Il peggioramento della sua economia proseguì mentre le altre iniziavano a riprendersi Assenza di cooperazione internazionale Il tentativo di direzionare gli aiuti verso i punti più caldi della crisi furono inadeguati, discontinui e contrattati bilateralmente La BRI (banca dei regolamenti internazionali, 1930) doveva supervisionare il pagamento delle riparazioni. Con la loro sospensione divenne luogo di incontro per banchieri centrali per concordare prestiti internazionali e interventi delle banche centrali europee. Fu anche luogo di produzione di idee per riorganizzare il sistema economico internazionale. Anticipa le funzioni della BCE (banca centrale europea) Tutti i paesi mettevano al primo posto la loro ripresa interna: non si riuscì ad accordarsi per abbassare il protezionismo, né di stabilizzare le monete, né di lancio di un programma comune di spesa pubblica 1936: USA, Germania e Francia siglano l’accordo tripartito. Gli Usa forniscono ai due paesi oro e dollari a tassi di cambio concordati, se necessario. Dopo la fine della seconda guerra mondiale vi furono accordi internazionali più solidi L’assenza di accordi internazionali resero il gold standard un vincolo al mettere in campo un prestatore internazionale Senza organismi di governo internazionali l’economia mondiale divenne disarticolata e discriminatoria. I diversi blocchi economici portarono verso un secondo conflitto mondiale