ELEMENTI DI EZIOPATOGENESI DELLE MALATTIE UMANE Corso di Laurea Magistrale in Farmacia DIABETE MELLITO Diagnosi Criteri diagnostici In assenza dei sintomi tipici della malattia (poliuria, polidipsia e calo ponderale), la diagnosi di diabete deve essere posta con il riscontro, confermato in almeno due diverse occasioni di: • glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl con dosaggio su prelievo eseguito al mattino, alle ore 8 circa, dopo almeno 8 ore di digiuno oppure • glicemia ≥ 200 mg/dl - 2 ore dopo carico orale di glucosio (eseguito con 75 g) oppure • HbA1c ≥ 6,5% (solo con dosaggio standardizzato) DIABETE MELLITO Diagnosi Risultati dell’ OGTT Normale Ridotta tolleranza Diabete Glicemia basale < 110 mg/dl 110-125 mg/dl ≥ 126 mg/dl Glicemia a 30, 60, 90 min < 200 mg/dl 140 -199 mg/dl ≥ 200 mg/dl < 140 mg/dl 140 -199 mg/dl ≥ 200 mg/dl Glicemia a 120 min DIABETE MELLITO Diagnosi Criteri diagnostici Sono valori di attenzione in quanto identificano soggetti a rischio di diabete e di malattia cardiovascolare, per i quali, comunque, dovrebbe essere evitato l’uso del termine pre-diabete*: • glicemia a digiuno 100-125 mg/dl condizione nota come alterata glicemia a digiuno o IFG • glicemia 2 ore dopo carico orale di glucosio 140-199 mg/dl condizione nota come ridotta tolleranza ai carboidrati o IGT • HbA1c 6,00-6,49% solo con dosaggio allineato con il metodo DCCT/UKPDS * un’elevata percentuale di soggetti con IFG e/o IGT e/o con HbA1c non ottimale (valore fra 6,00 e 6,49%) non sviluppa il diabete. Le condizioni di IFG e IGT non rappresentano situazioni di malattia, ma solo condizioni di maggiore rischio di diabete e di aterosclerosi e malattie cardiovascolari DIABETE MELLITO Diagnosi DIABETE MELLITO: LINEE GUIDA OMS, ADA e PNLG Normale (mg/dl) Diagnosi di IFG, Alterata Glicemia a Digiuno (mg/dl) Diagnosi di IGT, Alterata Tolleranza Glucidica (mg/dl) Diagnosi di Diabete Mellito (mg/dl) Glicemia a Digiuno (dopo almeno 8 ore) Glicemia a Digiuno (dopo almeno 8 ore) Glicemia a Digiuno (dopo almeno 8 ore) <110 110-125 OGTT 75 g glucosio x os Glicemia a 2-ore ≥ 126 140-200 STATO NON DIAGNOSTICO MA A RISCHIO DI DIABETE oppure OGTT 75 g glucosio x os Glicemia a 2-ore > 200 oppure Glicemia casuale ≥ 200 + tipici sintomi: poliuria, polidipsia, perdita di peso, polifagia, visione sfuocata, vaginite DIABETE MELLITO Diagnosi Impaired Fasting Glycemia L'alterata glicemia a digiuno o IFG è una condizione in cui i livelli di glucosio nel sangue, rilevati a digiuno da almeno otto ore, superano per eccesso il limite di normalità, pur rimanendo al di sotto dei valori che sanciscono lo stato diabetico. Per questo motivo, quando si rileva un'alterata glicemia a digiuno, si parla spesso di pre-diabete. L'alterata glicemia a digiuno si accompagna ad insulinoresistenza e ad un aumento del rischio cardiovascolare; può inoltre evolvere in diabete mellito di tipo II conclamato, con un rischio del 50% che tale progressione si manifesti nel decennio successivo alla diagnosi. DIABETE MELLITO Diagnosi Criteri diagnostici Valori di concentrazione del glucosio del plasma a digiuno e diagnosi di diabete alterata glicemia a digiuno (IFG) fisiologico 110 mg/dL diabete 125 mg/dL Panteghini - 2011 modificata DIABETE MELLITO Diagnosi Impaired Glucose Tolerance Si diagnostica alterata tolleranza al glucosio o IGT attraverso il cosiddetto carico orale di glucosio, in cui si registra nel tempo la risposta glicemica del paziente dopo somministrazione di glucosio; se dopo 2h i livelli di glucosio nel sangue sono superiori a determinati valori soglia (>140 mg/dL ma inferiori a 200 mg/dL), si parla di IGT. Tale condizione presenta un maggior rischio di evoluzione in diabete conclamato rispetto all'IFG ed è per questo che dopo il riscontro di un'alterata glicemia a digiuno molto spesso il medico indirizza il paziente verso un test da carico orale di glucosio. DIABETE MELLITO Diagnosi Impaired Glucose Tolerance L'alterata tolleranza al glucosio è tipicamente associata alla sindrome metabolica, caratterizzata dalla presenza di insulino-resistenza, iperinsulinemia compensatoria, iper-trigliceridemia, livelli ridotti di colesterolemia HDL e ipertensione arteriosa. Il filo conduttore, nonché principale agente causale, di queste patologie è il sovrappeso, specialmente quando l'eccesso adiposo è concentrato a livello viscerale. La principale strategia di intervento per riportare nella norma i livelli glicemici postprandiali è quindi basata sull'avvicinamento o il mantenimento del peso forma. PATOLOGIA CLINICA – C. Scapellato DIABETE MELLITO Diagnosi Criteri diagnostici Valori di concentrazione del glucosio del plasma 2 ore dopo un carico orale di glucosio (OGTT) (75 g) e diagnosi di diabete alterata tolleranza glucidica (IGT) fisiologico 140 mg/dL diabete 200 mg/dL Panteghini - 2011 modificata DIABETE MELLITO Diagnosi Criteri diagnostici “NORMALITA’”: Glicemia a digiuno < 110 mg/dl Glicemia dopo OGTT < 140 mg dl DIABETE: Glicemia a digiuno > 126 mg/dl Glicemia causale >200 mg/dl + segni e sintomi Glicemia dopo OGTT > 200 mg/dl IFG ( alterata glicemia a digiuno): Glicemia a digiuno >110 e < 126 mg/dl IGT (alterata tolleranza glucidica): Glicemia dopo OGTT >140 e < 200 mg/dl DIABETE MELLITO Diagnosi Criteri diagnostici Per formulare la diagnosi di diabete non sono necessarie le misurazioni di 2° livello: • • • • glicemia post-prandiale o profilo glicemico insulinemia basale o durante OGTT C-peptide autoanticorpi DIABETE MELLITO Diagnosi Diabete Gestazionale Diagnosi con curva da carico glucidico 75 gr Glicemia Plasmatica mg/dl mmol/l Digiuno ≥92 ≥5.1 Dopo 1 ora ≥180 ≥10.0 Dopo 2 ore ≥153 ≥8.5 Sono definite affette da Diabete Gestazionale le donne con 1 o più valori di glicemia plasmatica superiori alle soglie riportate in tabella DIABETE MELLITO Diagnosi MISURA •Valori basali: 8 -24 mU/L. •Particolarmente indicata per diagnosticare un insulinoma in caso di ipoglicemia pronunciata. •Può essere misurato con maggior comodità il peptide C, in quanto caratterizzato da un metabolismo più lento di quello dell’insulina. •Possibilità di misura del peptide C in corso di terapia insulinica, dal momento che questo deriva solo dall’insulina endogena. DIABETE MELLITO Diagnosi Emoglobina glicata (HbA1c) Prodotto di una reazione non enzimatica fra il glucosio e l’HbA1, lenta e irreversibile. Gli eritrociti umani sono facilmente permeabili al glucosio, il quale si combina con l’emoglobina. Da questa reazione non enzimatica fra il gruppo αamminico della valina N-terminale della catena β dell’Hb e il glucosio si forma una base di Schiff. DIABETE MELLITO Diagnosi Emoglobina glicata (HbA1c) La reazione è determinata dalla concentrazione dei reagenti, il grado di glicosilazione è proporzionale alla concentrazione media del glucosio nel sangue durante il periodo di sopravvivenza dell’Hb nel globulo rosso in circolazione. L’utilità delle misurazioni dell’HbA1c percentuale per la diagnosi di diabete è stata dimostrata nello studio sperimentale DCCT (Diabetes Control and Complications Trial), dal quale deriva una correlazione diretta tra il valore di HbA1c e la prognosi del paziente rispetto alle complicanze a lungo termine. DIABETE MELLITO Diagnosi Glicazione reazione non enzimatica fra un carboidrato e un gruppo aminico di proteine (gruppo amino-terminale) L’Hb A1c costituisce circa l’80% delle emoglobine glicate (Hb A1) DIABETE MELLITO Diagnosi DIABETE MELLITO Diagnosi La glicazione dell’emoglobina è irreversibile La velocità di formazione della Hb glicata è proporzionale alla concentrazione ematica del glucosio La concentrazione della Hb glicata rappresenta una integrazione dei valori della glicemia nelle ultime 68 settimane POSSIBILI PROBLEMI - pazienti con anemie emolitiche - effetto delle varianti di Hb (Hb F, Hb S, Hb C) DIABETE MELLITO Diagnosi RACCOMANDAZIONI HbA1c deve essere misurata: - almeno due volte all’anno in tutti i pazienti - ogni tre mesi nei pazienti la cui terapia è stata modificata o che presentano un diabete non controllato DIABETE MELLITO Diagnosi Valori di concentrazione dell’emoglobina glicata e diagnosi di diabete borderline fisiologico 42 mmol/mol (6,0%) 39 mmol/mol (5,7%) Am Diab Ass 2010 diabete 47 mmol/mol (6,5%) DIABETE MELLITO Diagnosi Correlazione tra livelli di HbA1c e glicemia plasmatica media basati sullo studio ADAG HbA1c (%) Glicemia plasmatica media 6 126 mg/dl 7 154 mg/dl 8 183 mg/dl 9 212 mg/dl 10 240 mg/dl 11 269 mg/dl 12 298 mg/dl DIABETE MELLITO Diagnosi Uso della Hb glicata per la diagnosi di diabete mellito: vantaggi e limitazioni VANTAGGI • Non è necessario il digiuno del soggetto • Si correla allo sviluppo delle complicanze • Variabilità biologica intraindividuale minore della glicemia • Instabilità preanalitica molto minore rispetto alla glicemia • Riflette il controllo glicemico degli ultimi 2-3 mesi e non subisce interferenze dalle variazioni rapide della glicemia LIMITAZIONI • La determinazione può essere influenzata da variabili preanalitiche non note (es. emoglobinopatie) • Il costo della determinazione è più alto di quello della glicemia • La misura potrebbe essere non disponibile come quella della glicemia (es. paesi in via di sviluppo) DIABETE MELLITO Diagnosi indica le chetoamine prodotte dalla interazione del glucosio con i gruppi e-aminico dei residui di lisina dell’albumina l’emivita dell’albumina è circa 20 giorni la concentrazione dell’albumina glicata riflette il controllo glicemico delle 2-3 settimane precedenti RACCOMANDAZIONI "Sono necessari ulteriori studi per determinare se le proteine glicate, quali le fruttosamine, siano clinicamente utili per il monitoraggio di routine dello stato glicemico del paziente“. DIABETE MELLITO Diagnosi ruolo in combinazione con l’Hb A1 utile nei pazienti con varianti emoglobiniche (Hb S o Hb C associate con ridotta emivita degli eritrociti) non utilizzabile in pazienti con importanti perdite proteiche: sindrome nefrosica, gravi epatopatie, dopo flogosi acute. Il test non dovrebbe essere eseguito se la concentrazione di albumina è < 30 g/L DIABETE MELLITO Diagnosi 1) Insulina e Peptide C sono secreti in quantità equimolari, ma nonostante ciò, in virtù della maggiore emivita, la concentrazione plasmatica di Peptide C è superiore. 2) Le concentrazioni ematiche del Peptide C riflettono la sintesi endogena di insulina. A livelli ematici di Peptide C bassi, quindi, corrisponde sintesi di insulina scarsa. 3) Nei diabetici quindi livelli di Peptide C sono bassi? In realtà spesso è vero l'opposto Nel diabete di tipo II l'insulina è normalmente aumentata e con essa i livelli di Peptide C. Perché in tali situazioni più che mancare l'insulina in sé, viene meno la sensibilità delle cellule alla sua azione; si parla, non a caso, di insulino-resistenza DIABETE MELLITO GLICEMIA alta bassa alta bassa PEPTIDE C alto Diagnosi POSSIBILE CAUSA Diabete di tipo II, Diabete gestazionale, Prediabete, Insulino resistenza (spesso conseguente a sindrome da ovaio policistico, S. di Cushing, Obesità alto Insulinoma, eccessivo utilizzo di ipoglicemizzanti orali, come sulfaniluree e meglitinidi. basso Diabete mellito di tipo I, diabete di tipo II in fase avanzata basso Malattie epatiche, infezioni severe, morbo di Addison, iniezione di una dose eccessiva di insulina. DIABETE MELLITO Diagnosi PEPTIDE C basale Indicazione: Consente di valutare capacità del pancreas di secernere insulina ma, per la sua lunga emivita, non permette studi sulla cinetica dell’insulina Diabete mellito di tipo 1 e 2 nelle diverse fasi Procedura: Digiuno di 12 ore Dosaggio di C-peptide Interpretazione: Valori basali normali 0,9-4 ng/dl; valori basali <0,9 ng/dl indicano inadeguata riserva insulinica. DIABETE MELLITO Diagnosi PEPTIDE C dopo stimolo Indicazione: Consente di valutare la riserva insulinica nel diabete mellito di tipo 1 e 2 nelle diverse fasi Può essere effettuato dopo pasto standard dopo un digiuno di 12 ore oppure dopo test al glucagone. Nel primo caso il dosaggio del C-peptide si effettua basale e dopo 1 ora dal pasto. Il diabete tipo 1 • DMT1 è una malattia autoimmune organo specifica caratterizzata dalla distruzione delle cellule beta pancreatiche mediata dai linfociti T. • Esordisce tra l’infanzia e la pubertà, ma nessuna età è risparmiata. • L’esordio clinico è spesso brusco, con forte dimagrimento, poliuria, iperglicemia elevata accompagnata da chetosi. Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni Gli Autoanticorpi • Il termine “Islet autoantibody” è un termine generico che identifica qualunque elemento di un gruppo di autoanticorpi diretto contro le isole di Langherans o, in alcuni casi, diretti specificatamente contro autoantigeni delle cellule β che secernono insulina. • Gli Autoanticorpi anti-insula sono comunemente presenti all’esordio della malattia e persistono per periodi vari dopo l’esordio. • Gli Autoanticorpi precedono l’esordio del DMT1 di mesi o anni. • Esistono evidenze che, nei soggetti positivi per gli autoanticorpi, alcuni antigeni delle isole siano riconosciuti come estranei e portino ad una risposta immunitaria di tipo umorale. Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni La prova definitiva della natura autoimmune del Diabete mellito di tipo1 -DMT1- è stata fornita dalla dimostrazione dell’esistenza, nel siero dei pazienti affetti, di autoanticorpi anti-insula pancreatica [“islet cell antibodies” (ICA)], evidenziati tramite immunofluorescenza indiretta su sezioni criostatiche di pancreas umano. Bottazzo GF, Florin-Christensen A, Doniach D. Islet cell antibodies in diabetes mellitus with autoimmune polyendocrine deficiencies. Lancet 1974;2(7892):1279. Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni Gli autoanticorpi circolanti confermano la diagnosi • Il dosaggio degli • Circa il 3-5% dei autoanticorpi nei pazienti clinicamente parenti di primo grado DMT1 sono negativi al di soggetti con DMT1 dosaggio degli combinato con la autoanticorpi. valutazione della secrezione insulinica è un valido valore predittivo di insorgenza di DMT1. Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni Gli Autoanticorpi nel DMT1 Insulin, insulin processing and insulin storage IAA Proinsulin autoantibodies ZnT8A Protein tyrosine phosphates IA-2A IA-2β autoantibodies Enzymes Carbonic anhydrase II Chymotrypsinogen-related 30-kDa pancreatic autoantibody GADA 51-kDA aromatic L-amino-acid decarboxylase autoantibodies Miscellaneous Aminoacyl-tRNA synthetase autoantibodies Glycolipid autoantibodies Islet cell surface autoantibodies ICA Islet cell-specific 38-kDa autoantibodies Winter EW et al. Clin Chem 57: 168, 2011. Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni Gli Autoanticorpi I 4 principali Autoanticorpi di interesse in campo clinico e di ricerca, rivolti verso varie strutture dell’insula pancreatica, sono: ICA: anticorpi diretti contro il citoplasma delle cellule dell’insula GADA: anticorpi decarbossilasi diretti contro la glutammato IA-2A: anticorpi diretti contro la tirosina-fosfatasi IAA: anticorpi diretti contro l’insulina nativa Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni Gli Autoanticorpi Gli autoanticorpi circolanti confermano la diagnosi • • • • • Islet Cell Antibodies (ICA) Glutamic Acid Decarboxylase Antib. (GADA) Insulinoma-associated protein 2 Antib. (IA-2) Insulin autoantibodies (IAA) ZnT8 autoantibodies (ZnT8A) Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni ICA Diretti verso antigeni bersaglio dell’insula estremamente eterogenei In bambini ed adolescenti con DMT1, la sensibilità diagnostica degli ICA al momento dell’esordio clinico della malattia è pari al 70-90%. Nel caso di esordio in età adulta, gli ICA hanno una sensibilità inferiore La specificità diagnostica degli ICA per DMT1 è circa pari a 97-98% I risultati dimostrano che la positività può precedere di molti anni l’esordio clinico e che il valore predittivo degli stessi, per sviluppo di diabete entro 5 anni, è del 53%. Tale valore è fortemente influenzato da numerose variabili: è maggiore in presenza di alti titoli anticorpali ed in soggetti positivi per altri autoanticorpi anti-insulari è basso in soggetti positivi solo per ICA a basso titolo Dopo l’esordio clinico del DMT1, gli ICA sono transitori e scompaiono entro pochi anni (la scomparsa potrebbe essere legata alla scomparsa di uno o più autoantigeni, per la distruzione delle cellule β La persistenza degli ICA sembra predire un aumentato tasso di perdita della produzione endogena di insulina Il diabete tipo 1 GADA le basi autoimmuni I GADA - gli anticorpi contro GAD65- sono riscontrabili nel 70-75% dei pazienti con DMT1 di recente insorgenza e nel 1-2% di soggetti sani di controllo. Sono evidenziabili già mesi e perfino anni prima della manifestazione della patologia. I GADA sono più persistenti degli ICA dopo l’insorgenza del DMT1. A differenza di altri autoanticorpi anti-insula, la frequenza dei GADA in pazienti con DMT1 di recente diagnosi, non è influenzata dall’età. I GADA rappresentano il marcatore immunologico a più alta sensibilità diagnostica in pazienti con esordio clinico della malattia diabetica in età adulta. Malgrado l’alta specificità diagnostica (99%), la frequenza di soggetti GADA-positivi nella popolazione generale è 10 volte superiore alla prevalenza della malattia. Ne consegue che il valore predittivo dei GADA per lo sviluppo futuro di DMT1 (7-8%) non è migliore di quello di altri autoanticorpi. Il diabete tipo 1 IA-2A le basi autoimmuni Attraverso lo screening di librerie di cDNA insulari con sieri di pazienti DMT1, è stato identificato un nuovo autoantigene denominato “islet cell antigen 512- ICA512”. E’ stato dimostrato essere una sequenza parziale di un antigene di maggiori dimensioni denominato IA-2. Studi ulteriori hanno messo in evidenza una nuova proteina con elevato grado di omologia con IA-2, che è stata denominata IA-2β. Le sequenze aminoacidiche delle due proteine sono identiche per oltre l’80%. Studi di sequenza hanno dimostrato che appartengono alla famiglia delle tirosina-fosfatasi, con modificazioni che ne annullano l’attività enzimatica effettiva. Autoanticorpi anti-IA-2A sono presenti nel 70-80% dei bambini con DMT1 di recente insorgenza e sono meno frequenti in pazienti con esordio in età adulta. Rappresentano uno dei più importanti marcatori del diabete di tipo 1. Il diabete tipo 1 ZnT8-A le basi autoimmuni Zinc transporter 8 autoanticorpi Il più recente autoantigene identificato: trasportatore dello zinco ZnT8 (Slc30A8) (2007) Zinc trasporter 8 (ZnT8) è una proteina trans-membrana dei granuli secretori delle cellule β pancreatiche Appartiene ad una famiglia di proteine che regolano l’efflusso dei cationi: attualmente sono stati identificati 10 membri. ZnT8 concentra lo zinco nei granuli secretori dell’insulina Gli anti-ZnT8 sono diretti principalmente verso il residuo carbossiterminale della proteina. Anticorpi anti-ZnT8 (ZnT8A) sono stati rilevati nel 60-80% di pazienti DMT1 di recente insorgenza ed in meno del 2% di soggetti di controllo. Più precisamente, ZnT8A sono stati identificati nel 26% di soggetti diabetici classificati come negativi per autoanticorpi anti-insula. Il diabete tipo 1 le basi autoimmuni associazione degli anticorpi Il 5,8% dei pazienti con DMT1 all’esordio, analizzati per GADA, IA-2A, IAA, risultava negativo a tutti e 3 gli autoanticorpi. Solo 1,8% dei pazienti si confermava negativo, quando il saggio per ZnT8A era aggiunto al pannello. 72% di pazienti all’esordio risultavano positivi per 2 o più anticorpi, se analizzati per GADA, IA-2A e IAA. 82% di pazienti all’esordio risultavano positivi per 2 o più anticorpi, se testati anche per ZnT8A. ZnT8A sono più frequenti all’esordio di DMT1 con l’aumentare dell’età del paziente, mentre la prevalenza di IAA declina con l’aumentare dell’età. Necessità di testare i 4 markers di autoimmunità. Pancreatiti MALATTIA INFIAMMATORIA DEL PANCREAS A DECORSO ACUTO CRONICO Pancreatiti La pancreatite è un processo infiammatorio acuto o cronico a carico del pancreas. Nelle forme più lievi guarisce in pochi giorni senza conseguenze; le forme più gravi possono lasciare esiti come diabete o disturbi digestivi o nei peggiori dei casi essere fatali. PANCREATITE Pancreatite acuta Flogosi acuta del pancreas e dei tessuti peripancreatici caratterizzata morfologicamente da lesioni che vanno dal semplice edema interstiziale alla necrosi parenchimale E’ un processo patologico caratterizzato dal fenomeno di autodigestione del parenchima esocrino causato dai suoi stessi enzimi digestivi. Nel 70% dei casi può essere conseguenza di alcolismo o di calcoli biliari e altre patologie dei dotti biliari. Il restante 30% possono essere iperlipemia, ostruzione del dotto pancreatico principale, ferite a carico del pancreas, traumi postoperatori, avvelenamento. PANCREATITE Pancreatite acuta PANCREATITE Pancreatite acuta PANCREATITE Pancreatite acuta PANCREATITE Pancreatite acuta TRAUMI Danno diretto (rottura del Wirsung) Stenosi cicatriziali duttali CHIRURGIA: ADDOMINALE IN GENERE, BILIARE IN PARTICOLARE - Traumatismo diretto - Fenomeni ischemici PANCREATITE Pancreatite acuta Patofisiologia: meccanismi patogenetici Attivazione intrapancreatica della componente enzimatica AUTODIGESTIONE GHIANDOLARE PANCREATITE Pancreatite acuta Le pancreatiti acute sono mortali nel 15% dei casi, ma la percentuale mortalità è diversa per ogni tipo di pancreatite acuta: nella forma edematosa i casi di morte sono meno del 2%, mentre nei casi di pancreatite necrotico-emorragica si ha una mortalità superiore al 30-40%. Se il pancreas viene colpito interamente da necrosi, la mortalità è superiore al 60% e i casi più gravi di pancreatite acuta, se non curati, provocano la morte del paziente entro 48 ore. PANCREATITE Pancreatite cronica Processo infiammatorio cronico del pancreas che coinvolge inizialmente il sistema duttale pancreatico e successivamente anche il settore acinoso ed endocrino della ghiandola. SECONDARIA a ripetuti episodi di pancreatite acuta che esitano in lesioni cicatriziali duttali PRIMITIVA PANCREATITE Pancreatite cronica Con pancreatite cronica si indicano tutte le affezioni del pancreas a carattere cronico che possono produrre un danno permanente o disfunzione dell’organo. Talvolta ci sono rapporti tra forme croniche e acute, in altri casi tra i due fenomeni non vi è alcuna relazione La diagnosi deve essere tempestiva, e si ottiene interpretando i sintomi e facendo ricorso a indagini quali Raggi X, TAC e Risonanza Magnetica. PANCREATITE FATTORI Pancreatite cronica PRIMITIVA EZIOLOGICI Autoimmunitaria (± alcol) Ostruttiva (± alcol) Distrofia cistica della parete duodenale (± alcol) Fibrosi cistica (± alcol) Mutazioni del gene del tripsinogeno (± alcol)-ereditaria Alcolica pura Tropicale (malnutrizione calorico-proteica) FATTORI di RISCHIO • abuso di bevande alcoliche • fumo di sigaretta • squilibri dietetici PANCREATITE Pancreatite cronica Insufficienza pancreatica Maldigestione ± steatorrea, quando si ha una riduzione di circa 80% della secrezione enzimatica Deficit vit. Liposolubili, alterazioni ossee Intolleranza glucidica, diabete non chetoacidosico PANCREATITE Pancreatite cronica Test diretti di funzione pancreatica Test secretina-ceruleina Dosaggio chimotripsina fecale Dosaggio elastasi fecale o Glicemia basale o OGTT (oral glucose tolerance test) o Dosaggio C-peptide dopo stimolo con glucagone o ITT (insulin tolerance test) PANCREAS Sindrome metabolica L’insulinoresistenza o sindrome metabolica è una patologia associata ad obesità ed alla diminuzione di attività fisica; viene diagnosticata quando un individuo presenta 3 o più dei seguenti sintomi: • • • • • Obesità addominale ( M>102 cm F>88 cm ) Valore dei trigliceridi ≥150 mg/dl Colesterolo HDL basso (M ≤40 mg/dl F ≤50 mg/dl) Pressione sanguigna elevata ( ≥140/90 mmHg ) Glicemia a digiuno ≥110 mg/dl PANCREAS Sindrome metabolica Normalmente l’insulina permette al glucosio ematico di penetrare nelle cellule dell’organismo per fornire energia, tuttavia quando quantità normali di insulina non riescono a trasportare il glucosio all’interno delle cellule ha luogo la “resistenza all’insulina”, in altre parole la cellula resiste all’azione dell’insulina e il glucosio non riesce a penetrarvi. Quando accade ciò il pancreas deve produrre più insulina per mantenere normali i livelli di glicemia; anche se le persone con questa patologia hanno livelli glicemici elevati, i valori rientrano comunque nella norma e non si parla di diabete. PANCREAS Sindrome metabolica PANCREAS • Insulinoma • Glucagonoma NEOPLASIE PANCREAS INSULINOMA L’insulinoma è una forma di tumore che colpisce le cellule β delle isole di Langerhans del pancreas, e fra tutte le forme di neoplasie di tale zona è la più frequente. Caratteristica clinica fondamentale è l’ipoglicemia a digiuno, causata da una secrezione di insulina eccessiva in relazione ai livelli di glucosio nel sangue. Colpisce prevalentemente i maschi in età adulta fra i 30 e i 60 anni. PANCREAS GLUCAGONOMA Per glucagonoma si intende una forma rara di neoplasia che interessa le cellule α del pancreas, è voluminoso e localizzato per lo più nel corpo e nella coda dell’organo, la sua attività principale è quella di secernere il glucagone provocando nell’individuo la nascita di iperglicemia. La sua progressione è quasi sempre a carattere maligno e tende ad infiltrarsi anche nei linfonodi e nel fegato (provocando spesso metastasi epatiche), ma mentre di solito le neoplasie maligne lasciano una sopravvivenza molto bassa, questa forma permette di vivere anche oltre 18 anni dalla comparsa dei primi sintomi.