GIOACHINO ROSSINI (Pesaro, 1792 – Passy, 1868). Nato tre mesi dopo la morte di Mozart, il Cigno di Pesaro – come fu definito – impresse al melodramma uno stile personale destinato a far epoca; musicò decine di opere liriche senza limite di genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. La sua famiglia era di semplici origini: il padre, fervente sostenitore degli ideali rivoluzionari francesi, era originario di Lugo e suonava per nella banda cittadina; la madre, Anna Guidarini era invece una cantante di discreta bravura. Così il giovane Rossini trascorre gli anni della giovinezza o presso la nonna o in viaggio fra Ravenna, Ferrara e Bologna dove il padre era riparato dopo il restauro del governo pontificio. Ed è proprio a Bologna che si avvicina alla musica ed in particolare allo studio del canto e della spinetta. A quattordici (1806), si iscrive al Liceo musicale bolognese, studia composizione appassionandosi alla musica di Haydn e di Mozart e mostra grande ammirazione per le opere di Cimarosa. Conosce Isabella Colbran, cantante lirica, maggiore di età, che sposerà anni dopo. A neanche vent’anni tre sue opere sono già state rappresentate e la quota, un anno dopo, salirà a dieci. L’esordio ufficiale era avvenuto nel 1810 al Teatro San Moisé di Venezia con La cambiale di matrimonio. Il lungo viaggio nel melodramma era iniziato. Rossini ha composto opere per i maggiori teatri italiani ed europei. Il Guglielmo Tell – Parigi,1829 – sarà l’ultima sua opera. Il suo famoso Stabat Mater fu completato nel 1839, anno della morte del padre; ma è il suo ritiro dalle scene che va da 1832 alla sua morte (1868) che rende la sua biografia il racconto di due vite diverse: quella del trionfo veloce ed immediato e la lunga vita di isolamento. Rossini, uomo dalle mille sfaccettature, è stato descritto dai vari suoi biografi in molte maniere: ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant amante della buona tavola e delle belle donne. Spesso egli è stato ritenuto afflitto da pigrizia, ma la sua produzione musicale, alla fine, si rivelerà feconda (sebbene arricchita da numerosi centoni, brani già musicati riutilizzati per nuove opere che il compositore prestava a sé stesso in una sorta di auto-plagio). Rossini smise di comporre per il teatro lirico all’età di trentasette anni, dopo il Guglielmo Tell, ritirandosi dalla mondanità a vita privata. Nonostante ciò continuò fino all’ultimo a comporre musica, per sé, per Olympe Pélissier, sposata in seconde nozze nel 1845 e per gli amici. Tra le ultime opere composte occorre ricordare la versione definitiva dello Stabat mater (1841) ed innumerevoli brani di musica da camera, sonate e composizioni per pianoforte solo o con voce solista, come nel caso dei duetti Soirèes musicales (1835). Nella produzione dell’ultimo Rossini ci sarà inoltre spazio anche per i Péchés de vieillesse, quelli che egli stesso definì autoironicamente “semplici senili debolezze”. L’ultimo “peccato mortale della sua vecchiaia", fu la Petite messe solennelle (1863) per “dodici cantori di tre sessi, uomini, donne e castrati”, due pianoforti ed armonium. L’autore di opere come Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, Semiramide, Tancredi e La gazza ladra (solo per citarne alcune) si spense nella sua villa di Passy, presso Parigi e le sue spoglie, portate in Italia solo nel 1887, riposano nella basilica di Santa Croce, a Firenze. _______________________________ Mattia Capozza 3D Mauri 2016-17