Il punto sulle viti geneticamente modificate

IL PUNTO SULLE VITI
GENETICAMENTE MODIFICATE
approvazione della
Direttiva dell’Unione Europea 2002/
11/CE del 14 febbraio 2002 relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite
è stata commentata da più parti
con toni estremamente preoccupati, ma anche con riferimenti
che nulla hanno a che vedere
con il suo contenuto. Si è parlato di “via libera al vino transgenico”, di “scelte scellerate in
chiave etico-ambientale”, di una
decisone che “mina il patrimonio della diversità delle risorse
genetiche vinicole del nostro Paese”…….
Ma cosa prevede, in realtà,
questa direttiva?
Nelle considerazioni preliminari, riferite ai genotipi già
L’
esistenti, la direttiva sostiene
che occorre eliminare qualsiasi ostacolo agli scambi tale da
impedire la libera circolazione dei materiali di propagazione della vite nella Comunità
(barbatelle franche e innestate, sarmenti, tralci erbacei, talee di portinnesto, nesti, talee
di vivaio) e che occorre lasciare la possibilità, a determinate
condizioni, di commercializzare materiale di moltiplicazione prodotto con nuovi metodi
di produzione.
Inoltre, ritiene auspicabile
garantire la preservazione della
diversità genetica e quindi prevedere misure ad hoc di conservazione delle varietà e dei
cloni esistenti.
Il testo, di contenuto molto
tecnico, in sostanza modifica la
n
M. STELLA GRANDO
Laboratorio di Genetica molecolare
Centro Sperimentale
Istituto Agrario di San Michele all’Adige
[email protected]
direttiva 68/193/CEE nella definizione dei materiali e delle condizioni per la loro commercializzazione ed abroga la direttiva
74/649/CEE relativa ai materiali
prodotti nei Paesi terzi.
I riferimenti alle viti geneticamente modificate costituiscono solo una minima parte
della direttiva approvata, tuttavia vale la pena di riportarli
integralmente, anche per sottolineare i collegamenti con le
vigenti disposizioni generali in
materia di OGM:
“Tenuto conto dei progressi in campo scientifico e tecnico” la direttiva considera che
“è ormai possibile procedere
a una modificazione genetica
della vite. È importante quindi
che le varietà di vite geneticamente modificate siano am-
TERRA TRENTINA
Allo stato attuale non esistono viti geneticamente modificate coltivate o commercializzate nel mondo e sono
necessari ancora diversi anni per arrivare alle prime
ammissioni di viti GM per la coltivazione. La salvaguardia della salute dell’uomo o dell’ambiente sono comunque assicurate da severe norme comunitarie
RICERCA/VITICOLTURA
Un argomento complesso, talora enfatizzato dai media
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TERRA TRENTINA
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messe solo se sono state adottate tutte le opportune misure
atte ad evitare rischi per la salute umana e per l’ambiente.
Occorre per queste effettuare
una valutazione specifica dei
rischi per l’ambiente equivalente a quella prevista dalla
direttiva 2002/18 CE del Parlamento europeo e del Consiglio
del 12 marzo 2001, sull’emissione deliberata nell’ambiente
di organismi geneticamente
modificati. È necessario che la
Commissione presenti al Parlamento europeo e al Consiglio una proposta che garantisca l’equivalenza della valutazione dei rischi e delle altre
esigenze pertinenti in materia
di gestione dei rischi, di etichettatura, di eventuale sorveglianza, di informazione del
pubblico con quelle stabilite
dalla Direttiva 2001/18 CE”.
Quindi, per l’ammissione di
una nuova varietà di vite geneticamente modificata (GM),
come per ogni nuova pianta
GM è prevista una valutazione dei rischi ambientali secondo principi già stabiliti e che
sono descritti in termini di elementi da considerare e metodologie generali da seguire. Va
qui notato che la direttiva si
impegna ad adottare un regolamento di procedure di valutazioni specifico per la vite che
dovrà essere proposto nei
prossimi mesi.
Inoltre, quando i prodotti
derivati da materiali di propagazione della vite sono desti-
nati ad essere utilizzati per uso
alimentare,
occorre accertare preliminarmente all’accettazione delle varietà geneticamente
modificate
che
tali
prodotti o ingredienti 1) non
presentino rischi per il consumatore; 2) non inducano in
errore il consumatore; 3) non
differiscano dagli altri prodotti
o ingredienti al punto che il
loro consumo normale possa
comportare svantaggi per il
consumatore sotto il profilo
nutrizionale.
In definitiva, l’ammissione
delle varietà di vite GM è subordinata anche all’accertamento dell’innocuità dei loro
prodotti e ingredienti alimentari, come previsto appunto dal
regolamento CE n. 258/97 del
Parlamento europeo e del Consiglio sui cosiddetti novel foods.
Gli Stati membri devono poi
provvedere che le varietà GM
accettate siano chiaramente
indicate come tali nel Catalogo delle varietà come pure nei
cataloghi commerciali e che
venga precisato l’obiettivo della modifica. Inoltre, qualsiasi
etichetta apposta sui lotti di
materiali di moltiplicazione e
qualsiasi documento anche non obbligatorio che
li accompagna deve indicare che la
varietà in
questione è
stata geneticamente modificata.
È evidente
che questa
informazione sulle viti geneticamente modificate, come
spesso accade quando si parla
di OGM, è apparsa sui media
in forma sensazionalistica e anche distorta.
Il vino o le viti transgeniche
non sono ancora fra noi e la
direttiva europea varata il 14
febbraio scorso serve solo a garantire che, in futuro, siano
eseguiti tutti i controlli richiesti per eventuali organismi geneticamente modificati autorizzati anche in questo campo. Lo ha sottolineato a Bruxelles una portavoce del Commissario UE alla Sanità e protezione dei consumatori David
Byrne “Non c’è sul mercato
alcun prodotto vinicolo geneticamente modificato”, aggiungendo che “non c’è nemmeno
alcuna domanda per produrlo
in futuro. La direttiva approvata stabilisce però, che se in
futuro ciò dovesse accadere,
dovranno essere rispettate le
stesse norme di sicurezza e
procedure di autorizzazione
previste per qualsiasi altro materiale geneticamente modificato”. La portavoce, Beate
Gminder, ha sottolineato inoltre che la parte sulle viti transgeniche rappresenta solo una
minima parte della direttiva
approvata, proprio perché si
è trattato di inserire una tutela
su “un caso futuro, per il momento del tutto ipotetico”. La
Gminder ha anche respinto le
accuse mosse alla direttiva in
ambienti ecologisti secondo i
RICERCA/VITICOLTURA
Cosa si intende per vite
GM?
Si definiscono OGM gli organismi che contengono uno
o più geni introdotti artificialmente. L’inserimento di questi
geni può avvenire tramite vettori (virus, batteri) oppure direttamente, per es. con microiniezioni o attraverso la fusione cellulare, per generare nuove combinazioni di materiale
genetico ereditabile. È quando le sequenze inserite provengono da specie sessualmente
incompatibili che si parla di
transgeni.
Si potrebbe osservare che
le specie coltivate e quindi
anche le viti sono state nel tempo modificate geneticamente
rispetto al loro stato selvatico,
attraverso la selezione e gli
incroci. Tuttavia solo per una
questione tecnica non sono
considerate OGM, ovvero per
la modalità con cui è stato ottenuto l’assetto genetico favorevole. In più, nel caso della
vite, le specie del genere Vitis
spontanee in continenti diversi, sono tra loro interfertili e
tutti gli ibridi utilizzati oggi,
specialmente come portainnesti, sono nuove combinazioni
genetiche che in natura non
avrebbero avuto grandi probabilità di crearsi o di fissarsi.
L’ottenimento di quella
che viene però considerata
una pianta GM implica il trasferimento dei geni desiderati
(con mezzi diversi dall’accoppiamento o dalla ricombinazione naturale) nel genoma
delle cellule della varietà che
si vuole modificare e la rigenerazione di un’intera pianta
dal tessuto “trasformato”.
Allo stato attuale, non esistono viti geneticamente modificate coltivate o commercializzate nel mondo e sono necessari ancora diversi anni per
arrivare alle prime ammissioni
di viti GM per la coltivazione.
A livello internazionale, infatti, sono state concesse solo
autorizzazioni per rigorose
prove in campo di viti transgeniche, mentre ci sono diversi esperimenti in corso nei
laboratori. Si tratta, per la
maggior parte dei casi, di studi volti a valutare l’efficacia
delle tecniche di trasformazione e di rigenerazione oltre che
a verificare l’effetto dei geni
introdotti, cioè se la pianta
realmente esprime il carattere desiderato e se lo mantiene nel tempo.
Anche se alcuni esperimenti
sono mirati alla soluzione di
problemi acuti con la creazione di varietà aventi nuove caratteristiche e con grossi investimenti (es. Malattia di Pierce
negli USA), si può concludere
che la maggior parte delle ricerche in corso non ha fini
applicativi in viticoltura a breve termine.
Gli obiettivi della ricerca
internazionale
Gli esperimenti che hanno
in corso i gruppi di ricerca,
specialmente di Australia, Israele, USA ed Europa sono prin-
TERRA TRENTINA
quali il testo sarebbe un “assegno in bianco” dato che i controlli devono essere definiti in
un regolamento ancora inesistente. “Non è un assegno in
bianco, tutt’altro”, ha replicato
la portavoce ribadendo che il
testo crea una tutela per i consumatori anche nei confronti
di una situazione per ora solo
teorica.
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RICERCA/VITICOLTURA
TERRA TRENTINA
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luppo fiorale,
nell’assorbimento e traslocazione del
potassio, nel
trasporto degli
esosi o nell’assorbimento
del ferro.
Le prove
in campo
delle viti
transgeniche
cipalmente mirati all’introduzione di resistenze ai patogeni
utilizzando diverse strategie disponibili e riassunte nei seguenti esempi:
Virus GFLV, GLRV, GVA, GVB
Strategia: far acquisire alla
pianta la cosiddetta “resistenza derivata dal patogeno” attraverso l’inserimento di geni
per le proteine del capside, le
replicasi e le proteine del movimento del virus;
Azione: inibizione della moltiplicazione virale nella pianta;
Viti transgeniche ottenute:
Portainnesti 41B, SO4, 110 Richter, V. rupestris, V. riparia,
V. vinifera cv Chardonnay, Superior seedless
Funghi Oidio, Eutypa
Strategia: far esprimere efficientemente nella pianta proteine chitinasi, glucanasi, VrERE, osmotina, RIP, Sty sintasi;
Azione: degradazione della parete del fungo, degradazione delle tossine del fungo,
fitoalessine;
Viti transgeniche ottenute: V.
vinifera cv Portan, Neo Muscat,
Merlot, Riesling, Dornfelder,
Gamay, Chardonnay e altre.
Batteri PiercÈs Disease
Strategia: far esprimere un
gene del baco da seta per la
proteina cecropina nello xylema della vite;
Azione: inibizione del batterio nel tessuto colpito;
Viti transgeniche ottenute V.
vinifera cv Thompson Seedless.
Fitoplasmi Legno nero della vite
Strategia: far esprimere nel
floema della pianta un gene
per l’anticorpo specifico;
Azione: formazione del complesso fitoplasma-anticorpo;
Viti transgeniche ottenute V.
vinifera cv Chardonnay.
Insetti Omotteri
Strategia: far esprimere nelle radici un’agglutinina del
bucaneve (gene GNA)
Azione: sensibilità delle larve
Viti transgeniche ottenute:
Portinnesti Freedom, 5C Teleki,
MGT101-14
Altri esperimenti mirano a
migliorare nella vite caratteri
che interessano la qualità
delle produzioni, attraverso
l’introduzione di geni che inducono per es: l’apirenia nelle uve da tavola, una riduzione dell’azione delle polifenolossidasi nell’imbrunimento
delle uve, variazioni nello sviluppo o nella composizione
del frutto, variazioni nello svi-
Negli Stati
Uniti sono 33
le autorizzazioni finora
concesse per
test di viti GM
in campo. Le
Istituzioni che hanno richiesto
questi permessi sono pubbliche e private. Da un lato ci
sono quindi la New York State
University, la Cornell University e l’University of California,
mentre dall’altro: Gen Apps,
DNA Plant Tech, AgriVitis,
Anton Caratan & Son e Pebble
Ridge Vineyards
Le prove riguardano viti
geneticamente modificate per
i seguenti caratteri: Resistenza
a Virus (le più numerose) seguite da resistenza a funghi,
resistenza a batteri, qualità dei
frutti e resistenza ad insetti
In Canada, la Chateau de
Charmes wines ha ottenuto
dal 1997 l’autorizzazione per
6 prove con piante di V. vinifera modificate per la tolleranza al freddo localizzate in Ontario.
In Australia la CSIRO
Plant Industry Horticulture
Unit sta seguendo a Merbein
- Victoria a partire dal 1997, 6
prove in campo di piante GM
delle varietà di V. vinifera Shiraz, Chardonnay, Sultana e
Cabernet Sauvignon.
I caratteri allo studio sono
relativi a: riduzione e determinazione del colore, riduzione
delle dimensioni della bacca
BREVI
Negli ultimi tre anni
l’Assessorato provinciale
all’agricoltura di Trento ha
distribuito quote latte per
90 mila quintali. L’assegnazione era gratuita.
Hanno avuto la precedenza i giovani, titolari di stalle con bovine da latte che
in passato hanno acquistato quote da terzi, dando dimostrazione di voler
incrementare l’attività produttiva.
Si studia il genoma della vite
La ricerca genetica sulla vite a livello internazionale non è
orientata solo alla creazione di piante geneticamente modificate. Nonostante la sua attualità, l’attività di trasformazione genetica della vite coinvolge sicuramente oggi meno risorse di quante ne siano impegnate per la cosiddetta genomica. C’è stato
infatti un forte impulso negli ultimi anni a generare nuove conoscenze per questa importante specie coltivate, sulla scia delle
ricerche che hanno interessato il genoma umano o delle specie
vegetali come Arabidopsis e riso rese possibili dall’incredibile
sviluppo di nuove tecnologie di analisi molecolare.
Anche l’attività di ricerca condotta all’Istituto Agrario di San
Michele si inserisce in questa tendenza, avendo come obiettivo l’identificazione delle basi genetiche di caratteri di interesse
per la produzione viticola. I nuovi progetti avviati si concentrano sulla localizzazione del genoma di vite delle regioni che
spiegano la variabilità osservata nella risposta di resistenza ai
patogeni o nella composizione in metaboliti secondari delle
uve. Allo stesso tempo, vengono descritte le sequenze genetiche che si esprimo nei diversi tessuti o in diversi momenti di
vita della pianta, per individuare i geni determinanti per l’attivazione di risposte ai vari stimoli. Tutte queste informazioni,
ottenute con programmi di analisi su larga scala, saranno sviluppate nella direzione di assistere il miglioramento genetico
classico della vite, per es. nella selezione precoce dei semenzali che hanno ricevuto il carattere desiderato e nell’identificazione delle combinazioni geniche più favorevoli.
RICERCA/VITICOLTURA
LE RICERCHE IN ATTO
A S. MICHELE
Non si producono organismi GM
1) L’Istituto, in quanto organo funzionale della PAT, svolge
esclusivamente quelle ricerche che sono approvate preventivamente dal Consiglio di amministrazione e ratificate dalla Giunta provinciale;
2) a livello del vertice istituzionale dell’ente ma anche da parte del personale addetto alla ricerca si è convenuto di non
sviluppare attività finalizzate alla costituzione di organismi
geneticamente modificati (OGM) per le seguenti ragioni:
a) gli OGM non vengono percepiti positivamente dall’utenza
e sarebbe quindi un errore impegnarsi in attività prive di
sbocchi applicativi sul territorio trentino;
b) attualmente non esistono problematiche di ricerca nei settori di attività dell’istituto che potrebbero trovare sbocchi
soddisfacenti attraverso la produzione di organismi OGM;
c) c) un approccio di ricerca più tradizionale, ma fortemente
supportato dalle nuove conoscenze sulla genetica e biologia dei viventi, rappresenta lo strumento migliore per rispondere alle esigenze attuali e future del comparto agricolo e del settore ambientale.
3) L’Istituto vede con particolare favore l’attivazione a livello
provinciale di un comitato bioetico di garanzia nei riguardi
della comunità trentina circa le ricerche in corso nel Trentino nel settore biologico.
Basilio Borghi
Direttore Centro Sperimentale
Istituto Agrario S. Michele a/A
TERRA TRENTINA
(più aromi e colore), riduzione dei livelli di PPO (polifenolossidasi), controllo della
fioritura e espressione della
green fluorescence protein.
Quest’ultima prova è volta alla
valutazione dell’eventuale diffusione del transgene nell’ambiente e della dispersione del
polline.
Alcune prove in campo
sono state autorizzate anche in
Europa:
In Francia l’INRA di Colmar ha in corso 4 prove su
portainnesti di vite modificati per la resistenza al grapevine fanleaf nepovirus; in
Germania, l’Institut für Rebenzüchtung Geilweilerhof
ha ottenuto qualche anno fa
l’autorizzazione per una prova di V. vinifera GM per la
resistenza a patogeni fungini. Infine, anche all’Italia è
stato concesso un permesso
per test in campo, attualmente non attivato. Il richiedente
è l’Università di Ancona per
una varietà di V. vinifera in
cui è stata introdotta una
modifica alla sintesi di auxine che induce partenocarpia
(sviluppo della bacca in assenza di fecondazione).
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