La vite, l’uva, il vino .... nelle conservazioni che intratteniamo su
questi argomenti citando la vite intendiamo la vite europea o
nostrana, Vitis vinifera, appartenete al genere Vitis,a sua volta
incluso nella sottofamiglia delle Ampelideae, dette anche
Vitoideae, che fanno capo di alla famiglia delle Vitaceae,
contenute nell’ordine delle Rhamnales ( e qui vi racchiudiamo,
nella matrioska più ampia, tutti i gruppi precedenti).
Oltre alla specie vinifera , il genere Vitis ne possiede delle altre,
originarie dell’America settentrionale e dell’Asia orientale.
Soprattutto quelle americhe rivestono particolare importanza in
vigneto dal momento che, direttamente o con i loro ibridi, fanno
da piede o meglio da portainnesto su cui la vite da frutto viene
collocata con lo scopo di evitare i danni di alcuni terribili
parassiti.
Si è propensi a far risalire l’origine della viticoltura circa 9000
anni A.C. nella Mezzaluna fertile tra il Caucaso e l’Egitto e
possiamo dire a ragione che la Viti asiatiche rivestono
importanza storica e di struttura : alcune di queste sono in
grado di resistere a basse temperature (-50° , Vitis amurensis ) e
i qualche caso reagiscono, anche se non al pari di quelle
americane , ai grandi mali che hanno flagellato la vite dal 1845
(data del primo attacco di oidio, un fungo patogeno, in una
serra vicino Londra).
Le viti americane per eccellenza , V.berlandieri, V.rupestris,
V.riparia, costituiscono una difesa forte contro l’oidio, la
peronospora che è una crittogama, la fillossera, che è un insetto.
Ve ne sono altre tra cui citiamo la V. champinii, che resiste ai
Nematodi, vermetti che attaccano le radici, la V. labrusca
resistente al freddo, la V. baileyana, che vive bene nei terreni
calcarei.
L’attuale distribuzione della viticoltura dipende, in realtà, da
situazioni ambientali, motivi storici e motivi economici. Ancora
attualmente in Europa è concentrata la maggior parte della
superficie vitata ma la situazione si va modificando
continuamente : le viticolture emergenti, rappresentate da Stati
Uniti, Argentina, Cile, Nuova Zelanda fanno costanti passi
avanti sotto l’aspetto colturale e tecnologico.
Le radici possono arrivare a 5°6 metri di profondità ospitano molto spesso
particolari funghi che sono in simbiosi con la pianta: esiste un reciproco
vantaggio derivante da questa associazione : il fungo cede acqua e Sali minerali
alla vite e ne riceve carboidrati.
Il fusto non assume dimensioni notevoli ma vale citare curiosità quali le colonne
del tempio di Giunone a Metaponto, le porte della cattedrale di Ravenna e le
porte della Chiesa di S.Andrea e Vercelli , tutte costituite da legno di vite.
Le foglie hanno forme diverse a seconda della varietà ed
hanno valore sistematico: ne trarremo in maniera diffusa
affrontando l’ampelografia :per il momento diciamo che
hanno dimensioni che vanno da meno di 7 cm. a più di 27
cm. , hanno un profilo determinato anche dalla presenza
di insenature , possono avere margini rivolti vero l’alto o
verso il basso, possono essere del tutto prive di peluria o
addirittura cotonose, hanno un sistema circolatorio e sono
fondamentali per la fotosintesi.
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Il grappolo di uva è l’evoluzione di un’infiorescenza e deriva
da fiori che sono ermafroditi soprattutto nel caso di vitigni
coltivati per il frutto (uva da tavolo e uva da vino) : fiori che
si comportano come maschili e fiori che si comportano come
femminili.
Le viti selvatiche , invece, hanno fiori maschili e femminili
su piante distinte. I singoli frutti sono gli acini che
presentano una buccia con uno strato di natura cerosa, la
pruina, ed il seme è detto vinacciolo, con una parte rigonfia
ed una appuntita , chiamata becco.
La vite è una pianta poliennale arborea e sul fusto presenta
gemme dormienti che si sviluppano nella primavera
successiva all’anno in cui si sono formate, pronte che si
sviluppano nello stesso anno di formazione e latenti che
possono svilupparsi qualche anno oppure mai.
La vite attraversa diverse fasi di crescita: prima
dell’inverno , la fase di riposo vegetativo , con i tralci
che devono essere significati, durante l’inverno la fase
del riposo invernale ; dopo avremo il germogliamento,
l’accrescimento dei tralci, la fioritura, l’allegagione (
il fiore si trasforma in frutto), l’invaiatura ( il frutto
cambia colore), la lignificazione e la maturazione
definitiva. Dopo la maturazione cadono le foglie ,
termina lo sviluppo vegetativo e ricomincia il ciclo.
Da notare che vi sono varietà che maturano prima di
altre : in Piemonte , per esempio, il moscato prima del
dolcetto e poi del barbera ed il nebbiolo: questo
naturalmente condiziona i tempi di vendemmia.
FINE
A cura di
Maurizio Bonacci e Daniele Fabiani