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Sezione “Articoli”
Alla base della professione dell’assistente sociale…
Egualitarismo o individualismo? No grazie, uguaglianza!
a cura di Silvia Clementi*
L’uguaglianza è il principio fondamentale su cui si erigono tutte le politiche sociali. Ci sono due modi per
intenderla, infatti si parla di uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale. L’uguaglianza formale si
riferisce agli interventi da attuare nel momento in cui si attesta l’esistenza di un’azione, un evento che genera
disuguaglianza, come ad es. un atto discriminatorio conclamato al quale si risponde attraverso l’uso di
strumenti giuridici che sanano la disuguaglianza e puniscono colui che l’ha favorita.
L’uguaglianza sostanziale invece, fa riferimento a tutte quelle azioni di prevenzione di un’ipotetica
disuguaglianza che potrebbe verificarsi in futuro e qui rientrano ad es. gli strumenti del congedo parentale sia
per l’uomo che per la donna, ecc.
In sintesi l’uguaglianza formale è costituita da provvedimenti ex post mentre l’uguaglianza sostanziale è
composta da tutti gli interventi ex ante a disposizione.
Il principio di uguaglianza è fondamentale e prioritario poiché alla base di tutti gli altri principi delle
politiche sociali: per poter realizzare gli altri è necessario rispettare e riconoscere quello di uguaglianza.
In tutti gli atti giuridici nazionali e non (costituzione, dichiarazione dei diritti dell’uomo, carta dei diritti
umani dell’UE, ecc) il diritto di uguaglianza è universalmente riconosciuto come diritto indispensabile,
imprescindibile e viene enunciato sempre o all’inizio della legge o alla fine. Il legislatore in tale modo vuole
evidenziare che tale diritto costituisce la base per poter garantire tutti gli altri diritti (quando è posto
all’inizio), oppure, rappresenta una condizione inevitabile (il suo riconoscimento) senza la quale non possono
esistere gli altri diritti fondamentali.
Affermare che l’uguaglianza è un diritto fondamentale significa sostenere che esiste prima della costituzione
dello Stato, di conseguenza uno Stato non è il titolare di tale principio, non può disporne e non ne è
proprietario. Semmai lo Stato deve riconoscerlo come diritto proprio della persona e come tale è tenuto a
rispettarlo, garantirlo e fare in modo che tutti lo rispettino.
La nostra carta costituzionale, è una delle più moderne al mondo in quanto riconosce e garantisce il diritto
fondamentale di uguaglianza attraverso l’esplicitazione due principi altrettanto fondamentali ma poco
praticati concretamente: il principio di sussidiarietà (art. 18 comma 4, costituzione)
e il principio di
solidarietà (non esplicitato all’interno della Cost.). Entrambi i principi sono tra loro correlati e favoriscono la
libera espressione delle competenze umane attraverso la valorizzazione delle risorse proprie insite in ogni
soggetto.
Il principio di sussidiarietà garantisce l’esercizio dell’uguaglianza chiarendo alle società di ordine superiore
di non sostituirsi alle società di ordine inferiore nei compiti che le sono propri, ma semmai di mettere a
disposizione di queste ultime le risorse che le permettano di poter occuparsi autonomamente dei propri
compiti. Se il principio della sussidiarietà non fosse esercitato, le persone vivrebbero in una società che le
passivizza e le considera “soggetti deboli, puri ricettori passivi d’interventi”, in tal caso le persone non sono
trattate, dalle società di ordine superiore, da eguali e non sono nemmeno messi nelle condizioni di poterlo
fare, ma sono trattati come esseri inferiori/bisognosi e incapaci di provvedere a sé stessi.
Se il principio di sussidiarietà è applicato nella sua duplice dimensione (verticale/orizzontale), le persone si
sentono valorizzate, sono trattate e considerate alla pari e in grado di attivarsi per rispondere ai propri
bisogni; possono avere delle difficoltà e quindi avere bisogno di alcuni strumenti che poi permetteranno loro
di fronteggiare i propri compiti.
Strettamente correlato al principio di sussidiarietà vi è il principio di solidarietà che si riferisce alla capacità
delle persone di collaborare e partecipare per il fronteggiamento di propri compiti. In particolare, la
solidarietà è un’assunzione di responsabilità assunta dalle persone di fronte alla disparità della distribuzione
di risorse (economiche e/o umane) e di conseguenza promuove l’esercizio dell’uguaglianza.
Un nodo critico del principio di uguaglianza può essere rappresentato dal termine stesso. La parola
uguaglianza evoca il contrario di differenza e qualcuno potrebbe pensare che in una società sia necessario
scegliere se valorizzare l’uguaglianza a scapito delle unicità di ogni singolo uomo oppure se valorizzare le
differenze a scapito dell’uguaglianza. In realtà, come si può ben intuire, non è così. Infatti, uguaglianza
significa anche valorizzazione delle capacità e caratteristiche uniche di ogni persona.
Nella nostra società definita post-moderna, purtroppo, sembra che uguaglianza e differenza siano opposti. Si
enfatizza l’individualismo a scapito del personalismo che valorizza sia le peculiarità del singolo che
l’uguaglianza e quindi sempre più si parla del singolo e si pone in secondo piano la dimensione comunitaria.
Si pensi ad es. alla questione della cittadinanza agli stranieri o alla presenza nei vari ordinamenti di leggi per
stranieri e per cittadini. Non sono forse, queste, espressioni di disuguaglianza e anche in qualche modo di
discriminazione nei confronti delle persone?
Il principio di uguaglianza poi non mira alla creazione di omogeneità/egualitarismo ma alla comunanza del
destino dell’umano in pari dignità secondo un’equa distribuzione delle risorse (non solo economiche).
L’obiettivo “ragionevole” dell’uguaglianza, è quello di garantire a tutti il raggiungimento di un traguardo
costituito da una soglia di benessere, intesa nel senso di adeguata partecipazione ai molteplici beni che sono
patrimonio della società.
Di conseguenza uno Stato che garantisce l’uguaglianza non è uno Stato che eroga “tutto a tutti” favorendo
assistenzialismo
e
prestazioni
universali.
Uno
Stato
che
promuove
uguaglianza,
sostiene
l’autodeterminazione dei singoli attraverso la personalizzazione degli interventi e delle politiche sociali di
“uguaglianza sostenibile” cioè che assicurino l’essenziale a tutti.
La società non è composta solo da istituzioni e da singoli individui ma anche di quelle cosiddette formazioni
sociali all’interno delle quali si realizza la crescita della personalità dell’individuo. E’ attraverso il loro
potenziamento che avviene la promozione dell’uguaglianza.
Un’altra modalità per promuovere l’uguaglianza è la cura della persona nell’accezione del termine
anglosassone care, ossia, nel prendersi cura della persona. In questo modo, attraverso il processo di
potenziamento (empowerment), la persona si sentirà rispettata, valorizzata, libera. In particolare, la cura
indica prendere sul serio la persona nella totalità del suo desiderio di cambiamento e di felicità nelle relazioni
parentali originarie valorizzando i legami affettivi, sviluppando la coscienza d’identità.
“La fonte ultima dei diritti umani non si situa nella mera volontà degli esseri umani, nella realtà dello Stato,
nei poteri pubblici, ma nell’uomo stesso e in Dio suo Creatore” (Compendio n.153).
In una società ideale dove tali principi sono applicati in maniera capillare da tutti i livelli di governo,
l’uguaglianza è sicuramente promossa.
Non ho citato di proposito la figura dell’assistente sociale all’interno del documento, poiché è implicita
l’importanza per un operatore che lavora con le persone, considerare l’uguaglianza come principio basilare
su cui fondare e orientare l’intero agire professionale. Ho voluto mettere in evidenza, sinteticamente, le
principali caratteristiche di tale principio, spesso dato per scontato nel lavoro quotidiano anche di noi
operatori sociali.
Infine, riporto di seguito una frase che secondo me evoca il senso dell’uguaglianza:
“Nulla è più ingiusto che far le parti uguali fra disuguali” (Don Milani)
Dott.ssa Silvia Clementi*
*Assistente Sociale, Collaboratore Senior Portale S.O.S. Servizi Sociali On Line
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