Facoltà di SCIENZE POLITICHE Cattedra di Storia delle dottrine politiche Anno Accademico 2013/14 Roberta Modugno John Rawls (1921-2002) Una teoria della giustizia, 1971 Come, perché e se le persone debbano essere trattate diversamente tra loro. E’ una teoria che si pone il problema di quali caratteristiche o posizioni iniziali o acquisite possano legittimare un diverso trattamento delle persone da parte di istituzioni sociali e politiche e da parte del costume. Neo-contrattualismo Contrattualismo Fondamento dell’obbligazione politica Neo-contrattualismo Fondazione di un ordine politico giusto Presupposti teorici Individualismo Apriorismo kantiano dei diritti fondamentali La posizione originaria: il velo di ignoranza L’idea della posizione originaria è quella di stabilire una procedura equa tramite la quale i contraenti si accordino su principi giusti. «….assumo che le parti sono situate dietro un velo di ignoranza.….Si assume quindi che le parti non conoscano alcuni tipi di fatti particolari. Innanzitutto, nessuno conosce il proprio posto nella società, la sua posizione di classe o il suo status sociale; lo stesso vale per la sua fortuna nella distribuzione delle doti e delle capacità naturali, la sua forza, intelligenza e simili……D’altra parte, si dà per scontato che conoscano i fatti generali che riguardano la società umana» (Una teoria della giustizia) I due principi di giustizia 1. 2. Ogni persona ha un eguale diritto alla più estesa libertà fondamentale compatibilmente con una simile libertà per gli altri. Le ineguaglianze sociali ed economiche devono essere combinate in modo da essere: a) b) ragionevolmente previste per il maggior beneficio dei meno avvantaggiati collegate a cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa uguaglianza di opportunità Giustizia come equità Uguaglianza come carriere aperte ai talenti Sistema della libertà naturale Aristocrazia naturale Uguaglianza come uguaglianza di equa opportunità Uguaglianza liberale Uguaglianza democratica Il principio liberale dell’equa uguaglianza di opportunità «Questo è il principio per cui le ineguaglianze immeritate richiedono una riparazione, e poiché le disuguaglianze di nascita e di doti naturali sono immeritate, richiedono di essere compensate in qualche modo. Perciò il principio afferma che se si vogliono trattare egualmente tutte le persone, e se si vuole assicurare a tutti un’effettiva eguaglianza di opportunità, la società deve prestare maggiore attenzione a coloro che sono nati con meno doti o in posizioni sociali meno favorevoli. L’idea è quella di riparare i torti dovuti al caso, in direzione dell’eguaglianza.» Istituzioni di sfondo della giustizia distributiva «Assumo anche che esiste un’equa eguaglianza di opportunità. Ciò significa che il governo, oltre a garantire i normali impieghi di capitale sociale, tenta di assicurare eguali opportunità di educazione e formazione a persone similmente dotate e motivate, o tramite il finanziamento di scuole private, o con l’istituzione di un sistema scolastico pubblico. Esso inoltre garantisce e fa rispettare l’eguaglianza di opportunità nelle attività economiche e nella libera scelta dell’occupazione. Ciò è ottenuto per mezzo della sorveglianza sulla condotta delle aziende e delle associazioni private, e grazie alla prevenzione dell’instaurarsi di restrizioni e barriere monopolistiche nei posti più ambiti. Infine il governo garantisce un minimo sociale o per mezzo di assegni familiari e contributi speciali per malattia e disoccupazione, o, in modo più sistematico, grazie a meccanismi come le indennità per i redditi più bassi». (Una teoria della giustizia) Si tratta «di un incremento del potere redistributivo dello Stato che neppure negli Stati socialdemocratici più progrediti dell’Europa occidentale, come Germania, Svezia, Danimarca e Olanda stanno attuando» (S. Benhabib, Situating the Self. Gender, Community and Postmodernism in Contemporary Ethics, 1992) Critiche Critica femminista. Susan Moller Okin: Rawls sembra essersi dimenticato della famiglia e del fatto che spesso le società sono strutturate in base al genere. Critica comunitaria: Alasdair MacIntyre (Dopo la virtù, 1981), Michael Walzer (Sfere di giustizia, 1983), Charles Taylor (Radici dell’io, 1989), Michael Sandel: un’immagine del «sé» talmente astratta da essere irriconoscibile. Non esisterebbe un osservatore imparziale che scruta il mondo con uno sguardo da nessun luogo.