EDUCAZIONE ALLA PARITÀ DI GENERE Prof.ssa Annalisa Almansi Se già dalla rivoluzione francese, dal celebre manifesto di Olympe de Gouges, la ricerca della parità ha costituito il leit-motiv della battaglia femminile, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso il concetto stesso di uguaglianza è stato rifiutato in quanto fondato sull’accettazione di un modello di diritto formale e solo apparentemente neutro che assimila l’altra all’uno. E’ innegabile infatti che storia, pensiero e cultura siano a tutt’oggi veicolati dal maschile universale che costruisce e rappresenta il mondo a partire da se stesso. Altrettanto innegabile è tuttavia che il cammino antidiscriminatorio, ancorché sia stato lungo, sia a tutt’oggi lungi dall’essere concluso. Se la violenza di genere è la manifestazione più eclatante del deficit di democrazia, l’incompleta cittadinanza delle donne è attestata annualmente anche da Bankitalia che segnala una migliore preparazione femminile e nel contempo posizioni lavorative di più basso livello e con retribuzione inferiore. Il nodo problematico che rende ambigua l’analisi e dunque gli interventi correttivi sta nel fatto che la storia della discriminazione femminile che ha dato origine a stereotipi sessuali è stata fondata sulla naturalizzazione delle differenza, apparentemente la stessa differenza rivendicata dal movimento femminista degli anni Settanta. E’ a partire da questa “naturalizzazione” che si spiegano i comportamenti, i tratti di personalità ecc e contemporaneamente si assegnano differenti ruoli sociali a uomini e donne. Come storicamente è sempre accaduto, la spiegazione biologica per giustificare le discriminazioni risulta molto resistente agli attacchi Va detto d’altra parte che gli stereotipi basati sul genere sessuale hanno costretto in schemi sociali di virilità quasi altrettanto soffocanti anche gli uomini. Se esiste insomma una questione femminile, parimenti esiste una questione maschile Per oltrepassare questo modello occorre operare una trasformazione radicale delle strutture stesse dell’identità e la scuola ha in ciò un compito primario nel momento in cui si considera l’educazione come attenzione e centralità dei soggetti, consapevolezza affettiva e identitaria, un’identità in divenire in cui l’appartenenza di genere è centrale al senso di sé di ciascuno e ciascuna. E’ nel confronto che si pongono le basi tanto della crescita personale quanto della cooperazione nel rispetto e nella valorizzazione libera dei differenti talenti. Se il nostro Istituto già in passato ha promosso varie iniziative in questa direzione, oggi è necessario assegnare un maggiore spazio a progetti didattici orientati a problemi specifici in una visione antropologica che dia ragione della dualità dell’essere umano, maschio e femmina, di qualsiasi etnia, nazionalità, origine. Donne e uomini, vale a dire persone, con tutto l'arricchimento che può dare al mondo ciascuna individualità Da diversi anni il nostro istituto promuove varie iniziative in questa direzione. Attualmente nella classe quarta B, nell’ambito dell’insegnamento di storia e filosofia, è in corso un approfondimento della durata biennale volto a mettere in luce il legame profondo fra dinamiche relazionali e identitarie uomo/donna e condizione giuridica Fra i temi affrontati, una particolare attenzione viene posta a ciò che storicamente ha rappresentato il diritto di famiglia, dal codice napoleonico ai giorni nostri, con particolare riferimento al matrimonio. E ciò nella convinzione che il ‘modello di genere' femminile e problemi connessi non possa prescindere da come esso è stato storicamente strutturato e codificato intorno ai paradigmi della funzione matrimoniale-riproduttiva e del ruolo domestico e che sia questo il nodo fondamentale all’origine della presenza assente delle donne nella storia e nella storia del pensiero.