Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova Dipartimento di Innovazione Meccanica e Gestionale SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN : Ingegneria Gestionale ed Estimo INDIRIZZO: Estimo ed Economia Territoriale XXI CICLO TESI DI DOTTORATO La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici a seguito delle politiche di risparmio energetico attraverso la certificazione Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. GIUSEPPE STELLIN Supervisore: Ch.mo Prof. STEFANO STANGHELLINI Co-supervisore: Ch.mo Prof. ROBERTO ZECCHIN Dottorando: Alessandro Mascarello A.A. 2008/2009 1 2 3 La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici a seguito delle politiche di risparmio energetico attraverso la certificazione Alessandro Mascarello Abstract Lo scopo dell’elaborato di tesi consiste, attraverso l’analisi di alcuni sistemi di certificazione energetica degli edifici (alla luce delle recenti disposizioni legislative europee, nazionali e regionali), nel poter valutare le performance degli edifici sia in termini energetici, sia sotto il profilo della valutazione economico-finanziaria. In primo luogo sono stati analizzati i temi dello sviluppo sostenibile e delle politiche ambientali messe in atto dall’Unione Europea ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Attraverso lo studio del protocollo Itaca, strumento messo a punto dalle Regioni italiane attraverso un gruppo di lavoro in seno alla Conferenza delle Regioni, si è cercato di individuare gli elementi pregnanti ed oggettivi che caratterizzano proprio l’edilizia sostenibile e di analizzarne le qualità nella valutazione. Si è approfondito il rapporto che lega la sostenibilità ambientale in edilizia con la certificazione energetica degli edifici, sottolineando alcuni obiettivi comuni e limiti relativi. Nella seconda sezione della ricerca si sono esplorati due sistemi tra i più innovativi, fondati su analisi interdisciplinari, per la valutazione della Certificazione energetica degli edifici: in particolare quello messo a punto dall’Agenzia Casa Clima di Bolzano e quello messo a punto dalla società Vi.Energia della Provincia di Vicenza con il progetto EcoDomus.vi; il confronto tra questi due modelli ha reso possibile di portare in evidenza una serie di nodi critici di rilevanza disciplinare. A questo punto si è voluta approfondire l’evoluzione normativa in Italia che ha portato all’emanazione delle Linee Guida nazionali nel luglio 2009 e lo stato dell’opera messo in atto a livello regionale per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici . La terza sezione si propone, attraverso il monitoraggio di un modello di valutazione messo in atto da un’amministrazione comunale, mediante la predisposizione di un nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico, di poter analizzare i risultati ottenuti evidenziando relativi pregi e limiti. 4 Infine, attraverso l’analisi di un caso studio si è voluto testare la convenienza economica nella costruzione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica con l’applicazione di un nuovo sistema tecnologico per l’approvvigionamento energetico geotermico (anche con l’ottenimento di incentivi comunali quali la riduzione degli oneri di urbanizzazione). The aim of this thesis consists of evaluating buildings’ performance both in energy and under the economic-financial evaluation terms, by means of the analysis of some buildings’ energy certification systems (in the light of the latest European, national and regional norms). Firstly, we have analysed themes concerning the sustainable development and environmental policies practiced by the European Union to achieve Kyoto protocol aims. Through the study of Itaca protocol, instrument settled by the Italian regions by means of a teamwork within the Conference of Regions, we have tried to identify pregnant and objective elements typical of sustainable building, and to evaluate its qualities. We have studied in depth the connection between the environmental sustainability in building field and the energy certification of buildings, underlining some common aims and relevant limits. In the second part of the research, two systems have been explored. These systems are among the most innovating ones, based on interdisciplinary analysis, for evaluating the energy Certification of buildings. Particularly the one created by the Agency Casa Clima in Bolzano, and the other finalised by the Society Vi.Energia in Vicenza’s province with the project EcoDomus.vi; the comparison between these two models has highlighted a series of critical disciplinary ties. At this point, we have treated the Italian law evolution generating the promulgation of National Guidelines in July 2009, and the status of the works put into action at a regional level, in order to improve the energy efficiency of buildings. The third section proposes the monitoring of an evaluation model adopted by a municipal administration, through the application of new rules for sustainable building and energy saving, and to analyse obtained data highlighting relevant merits and limits. At the end, through the analysis of a case, we have tested the economic profit in constructing of a residential building at high energy efficiency with the application of a new technologic system for the energy geothermic provisioning (even thanks to municipal incentives such as the reduction of urbanization taxes). 5 INDICE Introduzione pag. 11 Parte Prima La promozione dello sviluppo sostenibile 1. La qualità urbana pag. 17 2. Lo sviluppo urbano sostenibile pag. 18 3. Kyoto tra minaccia e sfida pag. 25 4. Il contributo della politica energetica europea pag. 28 4.1.La politica europea sul clima pag. 31 4.2 Un meccanismo innovativo europeo pag. 33 4.3 Il risparmio energetico pag. 37 5. Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE 5.1 Secondo riesame strategico della politica energetica pag. 45 5.2 Rifusione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici pag. 46 6. L’Italia e gli impegni di Kyoto pag. 48 7. Protocollo di Kyoto e ruolo delle Regioni pag. 51 8. La questione ambientale e l’accettibilità sociale delle scelte energetiche pag. 56 Parte Seconda La valutazione della sostenibilità attraverso il protocollo Itaca 1. Il protocollo Itaca pag. 61 2. Il sistema di valutazione degli edifici pag. 67 3. Il sistema di certificazione pag. 68 4. Lo schema dello strumento di valutazione del Protocollo Itaca pag. 69 4.1 Aree di valutazione pag. 71 4.2 Criteri di valutazione pag. 71 4.3 Sistema di pesatura pag. 74 4.4 Struttura dei benchmark pag. 76 4.5 Struttura del Protocollo Itaca pag. 79 5. Le recenti leggi regionali sull’edilizia sostenibile pag. 82 6. Altre iniziative in materia di certificazione ambientale pag. 92 6.1 Sviluppi futuri:l’Ecolabel per gli edifici pag. 93 6.2 Le altre iniziative esistenti pag. 94 7. Qualità dell’abitare nel Veneto pag. 98 7.1 Le abitazioni nel Veneto pag. 101 6 Parte Terza Il progetto CasaClima 1. Introduzione pag. 111 2. Campi di competenza pag. 113 3. Categorie CasaClima pag. 114 4. Caratteristiche di una CasaClima pag. 117 5. CasaClima history: dal 2002, 7 anni di esperienza pag. 120 6. Vantaggi di una Casa Clima pag. 124 7. Concorso miglior CasaClima pag. 124 8. Manifesto per la sostenibilità CasaClima pag. 125 9. Il decalogo del sole: dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile pag. 126 10. Percorso formativo consulenti CasaClima pag. 128 10.1 Consulenza energetica per l’esistente pag. 129 10.2 Consulenza energetica per nuovi edifici pag. 131 11. Il software ProCasaClima pag. 132 12. La certificazione energetica CasaClima pag. 135 Parte Quarta Il progetto EcoDomus.vi 1. Introduzione pag. 143 2. Confronto con esperienze italiane pag. 145 3. Il progetto in crescita EcoDomus.vi pag. 146 4. Il certificato energetico pag. 147 5. L’informazione ai progettisti e agli operatori pag. 148 6. L’affidabilità dei risultati pag. 149 7. L’operatività del progetto EcoDomus.vi pag. 149 7.1 Definizione delle classi pag. 150 7.2 Il metodo di calcolo pag. 155 7.3 Predisposizione del foglio di calcolo pag. 156 7.4 Iter di certificazione pag. 160 8. Verifica dei costi e dei benefici della certificazione in alcune situazioni applicative 8.1 Progettare e costruire tra le classi energetiche pag. 163 8.2 Vantaggi economici: differenza tra costi e risparmi pag. 165 9. I benefici sulle emissioni a livello provinciale pag. 167 10. La costituzione di una commissione tecnica permanente pag. 168 7 Parte Quinta Le nuove linee guida nazionali per l’efficienza energetica 1. Introduzione alla certificazione energetica pag. 171 2. Riferimenti normativi pag. 172 3. La normativa tecnica europea pag. 173 4. La normativa nazionale pag. 178 5. Le normative regionali pag. 190 6. Linee guida nazionali per la certificazione energetica pag. 194 7. Prestazione energetica degli edifici pag. 198 7.1 Analisi per gli edifici esistenti da “rilievo” pag. 199 7.2 Analisi per gli edifici in progetto pag. 200 7.3 La Valutazione del fabbisogno estivo pag. 200 8. Metodologia di classificazione degli edifici pag. 202 8.1 Rappresentazione delle prestazioni pag. 202 8.2 La classificazione energetica pag. 204 8.3 Climatizzazione invernale dell’edificio EPi pag. 205 8.4 Produzione di acqua calda sanitaria EPacs pag. 207 9. Il software DOCET pag. 208 10. La certificazione energetica pag. 213 10.1 I soggetti certificatori pag. 215 Parte Sesta Un’applicazione sperimentale: valutazione degli effetti del regolamento energetico di Arzignano. 1. Introduzione pag. 221 2. Le iniziative della Regione Veneto per l’edilizia sostenibile pag. 222 3. Efficienza energetica e sostenibilità nei reg. edilizi comunali pag. 224 3.1 Isolamento termico pag. 226 3.2 Utilizzo di fonti rinnovabili pag. 226 3.3 Utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica pag. 230 3.4 Orientamento ed ombreggiatura pag. 230 3.5 Materiali da costruzione locali e riciclabili pag. 231 3.6 Risparmio idrico e recupero acque meteoriche pag. 231 3.7 Analisi dei regolamenti edilizi pag. 232 3.8 Esperienze di quartieri sostenibili pag. 235 8 4. Il Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico di Arzignano pag. 238 4.1 Modalità per ottenere gli incentivi pag. 241 4.2 Modalità per ottenere la certificazione pag. 243 4.3 I risultati ottenuti pag. 246 5. Caso studio pag. 247 5.1 Le prestazioni dell’edificio pag. 249 5.2 Analisi dei costi di costruzione pag. 250 5.3 Spesa annua per approvvigionamento energia pag. 252 5.4.La determinazione dell’incentivo comunale pag. 253 5.5 Il ritorno economico dell’investimento pag. 253 5.5.1 Analisi della convenienza economica pag. 255 Considerazioni conclusive pag. 263 Riferimenti Bibliografici pag. 269 9 10 Introduzione. La ricerca si occupa dell’esigenza, matura in Italia ed in Europa, di tradurre in un sistema di norme e procedure tecniche aspetti della sostenibilità nell’edilizia e in particolare dell’efficienza energetica degli edifici, vista con approccio complessivo e sistematico. La sostenibilità ambientale in edilizia coinvolge ambiti più ampi rispetto alla sola efficienza energetica, anche se la prestazione energetica è parte fondamentale della performance ambientale di un edificio. La riduzione dei consumi di energia e di emissioni inquinanti sono gli obiettivi di base della direttiva europea in materia di certificazione energetica degli edifici. La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio. L'obiettivo è quello di ottimizzare la resa del sistema edificio-impianto, riducendo gli sprechi ed elevando il livello di qualità dell'intero settore, a vantaggio non solo degli utenti diretti ma anche degli organi di Governo e della società civile. Il settore delle costruzioni rappresenta infatti il comparto produttivo in cui pesano, in maniera sempre meno sopportabile dagli Stati, l’eccessivo consumo di elevate quantità di energia prodotta, l’ingente produzione di agenti inquinanti e di rifiuti, e il consumo indiscriminato di risorse naturali. D’altro canto tale settore è quello più rilevante rispetto ad altri (industria, artigianato, professione) in termini economici, occupazionali e sociali. E’ chiaro quindi che intervenire in tale ambito significa anche produrre effetti propulsivi immediati sull’intero sistema economico del nostro Paese. Da tempo la Commissione Europea sollecita tutti gli Stati membri alla promozione della sostenibilità negli interventi di trasformazione del territorio, anche in relazione alla riduzione delle emissioni di CO2, incoraggiando l’inserimento di requisiti di sostenibilità nelle procedure d’appalto oltre all’introduzione di incentivi fiscali. Il concetto di sostenibilità delle costruzioni, caratterizzato da edifici a basso impatto ambientale, con ridotti consumi di risorse non rinnovabili e limitati carichi ambientali, ha un approccio progettuale di tipo integrato per il raggiungimento della voluta performance dell’edificio. 11 In pratica deve essere sviluppata ed individuata una capacità progettuale del professionista con competenze di tipo urbanistico,architettonico ed impiantistico, al fine di realizzare un edificio con tutte le caratteristiche richieste e necessarie, guardando con particolare attenzione ai materiali da costruzione con un elevato grado di qualità ambientale. Tutto ciò mette in moto un processo di sviluppo del sistema economico che dovrà essere innovato a tutti i livelli, con il coinvolgimento di imprese, professionisti, produttori, università, centri di ricerca, istituti di credito ed assicurativo e, non ultima, la pubblica amministrazione. Nell’ ambito dell’Unione Europea dal mese di novembre 2009 si è acceso un intenso dibattito tra Consiglio e Parlamento con l’intento di elaborare nuovi provvedimenti indirizzati verso l’obbligo di “elevatissimi standard energetici” che potrebbero diventare operativi per gli edifici pubblici dopo il 31 dicembre 2018 mentre per gli altri edifici a partire dal 2021. Sono all’esame del Parlamento italiano proposte di legge sul “Sistema casa qualità”; se tali proposte entrassero in vigore si andrebbe ad operare nella giusta direzione della sostenibilità ambientale. Servono dunque politiche, azioni sistemiche e organiche coordinate dallo Stato, dalle Regioni e soprattutto dalla amministrazioni locali per la promozione, l’incentivazione e la regolazione della sostenibilità in edilizia. In tale contesto, la presente ricerca si prefigge di evidenziare i risultati e le potenzialità in termini economici che si possono avere con le politiche sul risparmio energetico. Le prime due parti, attraverso la ricognizione e analisi di alcuni strumenti messi in atto a livello europeo e nazionale per il raggiungimento degli obiettivi nel quadro del protocollo di Kyoto, approfondiscono il rapporto che lega la valutazione della sostenibilità ambientale con la certificazione energetica, mettendo in rilievo alcuni obiettivi comuni e limiti. In particolare viene analizzato un framework valutativo per la certificazione ambientale, quello del Protocollo Itaca 2009, predisposto regioni e delle internazionali e province autonome approfondendone le italiane, strategie, dalla Conferenza delle riconoscendone le specificità, i gli riferimenti ambiti di applicazione e il sistema di valutazione per aree con i relativi criteri e pesi del benchmark. A questo proposito vengono evidenziate alcune iniziative intraprese dalle singole regioni italiane nell’intento di disciplinare l’edilizia sostenibile. 12 La terza e quarta parte hanno un carattere maggiormente analitico, di approfondimento di due sistemi innovativi per la valutazione della certificazione energetica degli edifici, il primo promosso e avviato dalla Provincia Autonoma di Bolzano con L’Agenzia CasaClima e il secondo proposto dalla Provincia di Vicenza, attraverso la società Vi.Energia, denominato Eco.Domus. Vengono esaminati i rispettivi campi di applicazione e competenza, i sistemi di valutazione e classificazione, l’esperienza maturata e gli strumenti di certificazione e controllo messi a disposizione. La quinta parte analizza il panorama normativo che disciplina il rilascio dell’attestato di certificazione energetica, alla luce delle recenti disposizioni contenute nelle linee guida del luglio 2009, mettendo in evidenza una serie di nodi critici di rilevanza valutativa. A questo proposito viene illustrato come le regioni italiane abbiano legiferato in maniera autonoma e differente sul tema dell’innovazione energetica in edilizia. L’applicazione del nuovo sistema di classificazione degli edifici, delineato dalle nuove linee guida nazionali, pone in essere una serie di problematiche e al momento può essere attuato solo in parte. Sono stati portati alla luce alcuni fattori critici nell’applicazione del nuovo sistema che per essere attuato necessita dell’emanazione di ulteriori decreti attuativi. La sesta parte, infine, si propone di verificare l’applicazione sul campo del modello valutativo nella realizzazione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica. L’edificio in parola, situato nel Comune di Arzignano, è stato scelto in quanto in tale comune si sta sperimentando un recente regolamento energetico. In questa parte vengono approfonditi i nuovi sistemi approntati dalle regioni e da alcuni comuni per incentivare la produzione di edifici ad elevata efficienza energetica. Con questa applicazione valutativa è stato possibile verificare la convenienza economica dell’investimento, attraverso un’analisi finanziaria, anche acquisendo elementi utili a testare l’efficacia degli incentivi comunali deliberati dall’Amministrazione Comunale di Arzignano. E’ da segnalare che la classificazione CasaClima utilizzata per identificare la classe A dell’edificio oggetto dell’applicazione valutativa, è quella che in questo momento più si avvicina ai criteri delineati dalle linee guida nazionali. Nella ricerca si è voluto approfondire, testare, valutare metodi e incentivi che possono essere messi in atto per orientare gli operatori e gli utenti verso scelte decisionali volte alla realizzazione di edifici a basso consumo di energia. 13 14 Parte Prima La promozione dello sviluppo sostenibile 15 16 1. La qualità urbana. II tema della qualità urbana è stato molto dibattuto nell'ultimo ventennio. A fronte di uno sviluppo urbano che ha puntato molto, se non tutto, su parametri quantitativi, per rispondere ad una crescente domanda di abitazioni, aree fabbricabili, infrastrutture e servizi, si è trascurata la riflessione sui parametri di qualità, la quale inizia invece negli anni '80, contrapponendo alla crescita l'idea della riqualificazione urbana. La qualità è il punto di congiunzione tra mente e ambiente, i mezzi per ottenerla in modo naturale si dividono in due diversi tipi di operazione: da una parte cambiare la forma della città, dall’altra cambiare gli atteggiamenti mentali. I progettisti si sono concentrati sulla prima, elaborando una lunga lista dei modi di attuazione1. Parlare di qualità significa individuare in maniera "scientifica" modelli di riferimento per progettare spazi urbani vivibili, attraenti, sicuri; a tal proposito esistono, pur fra diversi orientamenti disciplinari, linee convergenti che valorizzano i risultati conseguibili e ne convalidano gli approcci. Troppo spesso nello sviluppo delle nostre città si è costruito frettolosamente guardando esclusivamente al numero di alloggi, rispondendo ad esigenze quantitative con progettazioni seriali e standardizzate che hanno contribuito al degrado dei quartieri. Non si è tenuto conto del come costruire, si sono utilizzati materiali di scarso pregio e con caratteristiche progettuali scarsamente evolute in contesti privi di infrastrutture idonee ad incentivare la socializzazione, creando interi quartieri dormitorio senza identità. Si parla oggi di standard qualitativi in alternativa, o meglio a complemento, degli standard urbanistici del DM 1444/68, i quali fino ad ora hanno regolato l’organizzazione e la costruzione delle aree urbanizzate nelle città. I limiti della loro applicazione consistono nel fatto che vengono presi in considerazione pochi parametri (un numero fisso di metri quadri abitante ed il raggio d'influenza), e nella scarsa flessibilità rispetto alle esigenze di una società in continua evoluzione. La qualità urbana non è proporzionale ai metri quadrati disponibili per attrezzature e servizi, ma nasce dalle relazioni che si instaurano tra l'ambiente ed i "cittadiniutenti". 1 Kevin Lynch, Progettare la città, la qualità della forma urbana, Etaslibri- RCS, Milano, 1990 p.148. 17 Ha ormai perso vitalità tutta quella serie di relazioni legate alla dimensione locale: il vicinato, il quartiere, la parrocchia, il paese. Queste evoluzioni nei rapporti sociali portano alla perdita della vitalità dei quartieri che non riescono più ad essere il mezzo di interrelazione e socializzazione tra gli abitanti, portando indubbiamente ad un progressivo abbandono delle relazioni nel quartiere con la conseguente perdita di attrattività della città e la nascita dei non luoghi, spesso citati da Marc Augè. La politica dello sviluppo urbano dovrebbe mirare a: “Foggiare gli strumenti corrispondenti alle funzioni della vita – abitare, lavorare, coltivare il corpo e lo spirito, alle quali è possibile assegnare un fine elevato ma non inattingibile: la gioia di vivere”2. Bisogna rigenerare il modo di costruire la città nel territorio nel rispetto delle risorse naturali, delle strutture architettoniche di identità del luogo e delle risorse umane. Vivere in un contesto degradato con presenza di tensioni sociali può creare sintomi di disturbo nel pensiero degli abitanti, come è dimostrato da numerosi studi di sociologia urbana. Verso il miglioramento della qualità urbana e dello sviluppo sostenibile, si stanno indirizzando molte iniziative per lo sviluppo urbano. 2. Lo sviluppo urbano sostenibile. Il messaggio comune che arriva da tutto il mondo è che lo sviluppo deve rispondere a criteri di sostenibilità, dunque gli stili di vita, di produzione e di consumo devono trovare un maggior orientamento verso la conservazione delle risorse e la diminuzione delle fonti di inquinamento. Il grande ecosistema Terra deve essere in grado di restare in equilibrio: da un lato deve integrare e riprodurre le risorse prelevate dall’uomo e dall’altro deve essere in grado di assorbire le conseguenze dell’inquinamento. Un ambiente inquinato può determinare conseguenze alla salute della popolazione, riducendo il livello della qualità della vita; le nostre città sono oramai prossime al collasso, lo dimostrano le sempre più frequenti “giornate senza auto” promosse dalle amministrazioni comunali per far fronte all’inquinamento causato dalle polveri sottili. 2 Le Corbusier, Manière de penser l’urbanisme, Editions Gonthier, Paris 1963 – Maniera di pensare l’urbanistica, Edizioni Laterza, Roma, 1981, p.43. 18 A livello internazionale sono state intraprese varie iniziative che hanno attivato politiche a favore dell’ambiente, come ad esempio l’Agenda 21 a seguito della conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, il trattato sul clima con relativo protocollo di Kyoto del 1997, la conferenza di Johannesburg del 2002, solo per citarne alcune che hanno determinato specifici impegni da parte dei paesi intervenuti. A seguito della conferenza di Rio de Janeiro, affinché l’Europa risponda positivamente alla sfida dello sviluppo sostenibile, viene organizzata nel 1994 la Conferenza di Aalborg (nel cui ambito nasce la Campagna europea città sostenibili), la Conferenza di Lisbona del 1996 e quelle di Hannover e l’Aja del 2000 (dalle quali emergono le divergenze rispetto agli orientamenti degli Stati Uniti). Solo dal 2009, con l’amministrazione Obama, inizia un nuovo percorso statunitense verso la messa in atto di azioni di contrasto del cambiamento climatico con politiche di riduzione delle emissioni in atmosfera e dai connotati non soltanto ambientali. Le questioni dell’energia e dell’ambiente e quelle del cambiamento climatico hanno acquisito nuovi caratteri e ulteriore rilievo nel quadro dell’attuale crisi economica. La constatazione che la depressione dell’attività economica renda meno pressanti i vincoli legati all’uso delle risorse energetiche e al loro impatto ambientale si accompagna infatti agli interrogativi sulle azioni più opportune che dovrebbero essere intraprese per mitigare gli effetti della crisi ed avviare un percorso per il suo superamento. A tal proposito tutt’oggi le tecnologie dell’energia sono un punto di riferimento in un mondo in cui l’innovazione ha un ruolo sempre maggiore nella creazione di benessere. La sostenibilità dello sviluppo associa all’esigenza della salvaguardia del pianeta l’obiettivo della crescita. Ma come rispondere alla sfida di una domanda sempre crescente di energia? L’efficienza negli usi finali dell’energia, nel residenziale, nei trasporti e nell’industria forse è la risposta più efficace. Altrettanto lo è un buon mix energetico. Occorre diminuire la nostra dipendenza dell’estero, differenziare le fonti attraverso nucleare e rinnovabili, aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti; per tutto ciò il mix delle fonti è decisivo, ma per diminuire i costi, introdurre l’innovazione, abbassare i consumi e le emissioni, l’efficienza energetica è lo strumento decisamente più importante. Nel prefigurare interventi per il rilancio dell’economia, si è fatta strada l’idea che la concentrazione degli sforzi di investimento nei processi e nelle tecnologie mirate ad un uso più razionale dell’energia e allo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili (clean energy technologies) potrebbe funzionare da volano per la ripresa economica garantendo, al tempo stesso, la piena coerenza con i vincoli energetici e ambientali. 19 Tuttavia la possibilità di dare forma e attuazione concreta ad un’ uscita dalla crisi attraverso una sorta di “green new deal” risulta, cosa ben più complessa ed è in questa prospettiva che il dibattito più recente si è andato sviluppando. La struttura dell’offerta come della domanda di energia, e il modo in cui il rapporto tra le due è capace di influenzare gli scenari delle emissioni, costituiscono un primo rilevante punto di attenzione. In ogni caso è la risposta che la ricerca può offrire alla correzione dei maggiori squilibri del sistema energetico a rappresentare assicurando il minor impatto ambientale - il termine ultimo di riferimento per le azioni da intraprendere, rendendo perciò decisivo il modo in cui il percorso di sviluppo e diffusione delle tecnologie energetiche viene impostato ed avviato. Quindi lo sviluppo sostenibile deve essere caratterizzato da una produzione di beni e servizi tale da conservare l’ambiente, non scaricando su questo i vari prodotti di rifiuto. Più precisamente lo sviluppo sostenibile tende a conservare, a usare bene l’energia consumata dal sistema dei trasporti, dal sistema produttivo e da quello insediativo ed a garantire il riciclo dei prodotti di rifiuto3. Il diagramma a triangolo equilatero (fig. 1) esprime graficamente la nozione di sviluppo sostenibile (Giaoutzi e NijKamp, 1993). Da una lettura dello stesso si scorgono le possibilità di raggiungere un solo obiettivo sui vertici, due obiettivi sui lati o tre obiettivi all’interno del triangolo. Fig. 1 - Il triangolo di Giaoutzi e Nijkamp ,1993 rappresentazione grafica della nozione di sviluppo sostenibile Dimensione Economica (efficienza, crescita, stabilità) Dimensione Sociale (povertà, equità intergenerazionale, cultura) Dimensione Ecologica (biodiversità, resilienza, inquinamento e risorse naturali 3 L. Fusco Girard – P. Nijkamp, Le valutazioni per lo sviluppo sostenibile della città e del territorio, Franco Angeli, Milano, 1997, p. 23. 20 Il grafico evidenzia tre diversi approcci: - economico, interessato alla crescita e al raggiungimento della massima efficienza mediante il ricorso a innovazioni tecnologiche senza compromettere l’occupazione oppure l’afflusso di ricchezza alla comunità; - sociologico, orientato all’equità sociale e culturale per la stabilità del sistema e per creare possibilità di confronto, partecipazione e dialogo con rispetto delle identità della comunità; - ambientalista, orientato alla tutela dell’ecosistema naturale e alla qualità dello stesso, evitandone la contaminazione con i prodotti di rifiuto. Gli orientamenti della politica di sostenibilità si ispirano a tre criteri di fondo: - la progressiva dematerializzazione del sistema economico, cioè la riduzione delle quantità di risorse naturali, rinnovabili e non rinnovabili, utilizzate per alimentare l'apparato produttivo e i modelli di consumo attuale; - la diminuzione dei rischi connessi a specifiche forme di inquinamento o degrado ambientale, superando la logica dell'emergenza e riportando la preoccupazione ambientale nell'ambito delle scelte strategiche già nelle prime fasi della programmazione; - la partecipazione consapevole di tutti gli attori coinvolti nella programmazione e nella attuazione dei processi in corso. In tale contesto, assumono carattere prioritario i seguenti obiettivi: - Cambiamenti climatici: ridurre le emissioni inquinanti in linea con gli andamenti concordati in sede europea in un quadro di misure che tenga conto delle specificità nazionali e della complessiva competitività del sistema economico; - Ambiente, salute e qualità della vita: migliorare il livello di qualità della vita e di benessere sociale riducendo i livelli d'inquinamento, garantire la sicurezza alimentare e rendere sicure le attività produttive con particolare riguardo nei confronti della produzione e dell'utilizzo delle sostanze chimiche; - Natura e biodiversità: tutelare, conservare, ripristinare e sviluppare il funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche; - Gestione delle risorse naturali e rifiuti: garantire una migliore efficienza delle risorse, una migliore gestione dei rifiuti e determinare il passaggio a modelli di produzione e di consumo più sostenibili; - Sistema dei trasporti e uso del territorio: fronteggiare il traffico e i livelli di congestione, rumore e inquinamento crescenti attraverso politiche sostenibili, 21 promuovere l'impiego di modalità di trasporto più sostenibili e rispettose dell'ambiente, e l'introduzione di forme di telelavoro. Intervenire sui problemi legati al trasporto di sostanze pericolose via mare. Il raggiungimento di tali obiettivi impone una attenta revisione sul fronte dei processi amministrativi, di governo dell'ambiente e del sistema economico-sociale, i quali oggi indirizzano gli apparati produttivi, i modelli di consumo e i sistemi di ripartizione della ricchezza, secondo modalità ormai inadeguate4. Nel 1999 la Commissione Europea, coadiuvata da un gruppo di esperti sull’ambiente urbano, ha lanciato l’iniziativa “Towards a Local Sustainable Profile – European Common Indicators”, con l’obiettivo di costruire un set di indicatori mediante il quale valutare la sostenibilità delle politiche per lo sviluppo urbano intraprese a livello locale. Cinquanta Amministrazioni hanno quindi identificato in modo concertato 10 indicatori di sostenibilità urbana che riflettono le interazioni tra aspetti ambientali, sociali ed economici, con particolare attenzione per la qualità della vita di coloro che abitano le città; tali indicatori sono stati definiti nel rispetto di 6 fondamentali principi di sostenibilità5. Principi di sostenibilità alla base della selezione degli indicatori 1. Uguaglianza ed inclusione sociale (accesso a servizi di base adeguati ed economici per tutti); 2. Partecipazione e democrazia (partecipazione di tutti i settori della Comunità locale ai processi decisionali); 3. Relazione tra la dimensione locale e quella globale (soddisfazione dei bisogni a livello locale o comunque in maniera più sostenibile); 4. Economia locale (promozione dell’occupazione e dell’impresa secondo modalità che minaccino in misura minimale le risorse naturali e l’ambiente); 5. Protezione ambientale ( approccio ecosistemico; minimizzazione dell’uso delle risorse naturali, del territorio, della produzione dei rifiuti e di sostanze inquinanti; accrescimento della biodiversita); 6. Patrimonio culturale, qualità dell’ambiente costruito (protezione, conservazione e recupero di valori storici, culturali ed architettonici; accrescimento e salvaguardia della bellezza e funzionalità di spazi ed edifici). 4 Ministero dell’Ambiente, Strategie d’azione ambientali per lo sviluppo sostenibile in Italia,2003 – www.miniambiente.it. 5 S.Pareglio (a cura di), Guida europea all’Agenda 21 Locale, Regione Lombardia, 2004, p.103 - www.regione.lombardia.it; 22 Si sono così determinati 10 indicatori comuni europei (ICE) che racchiudono al loro interno alcuni dei più importanti aspetti della vita in ambito urbano locale (uguaglianza ed inclusione sociale, partecipazione ai processi decisionali, relazione tra la dimensione locale e quella globale, sviluppo sostenibile dell’imprenditoria e promozione dell’occupazione, protezione ambientale e valorizzazione del patrimonio culturale). Indicatori Comuni Europei Principio numero n° Indicatore 1 Soddisfazione dei cittadini con riferimento alla ● ● ● ● ● comunità locale Soddisfazione dei cittadini ( in genere e con riferimento a specifiche caratteristiche del Comune di appartenenza) 2 Contributo locale al cambiamento climatico globale 1 ● 2 3 4 5 6 ● ● ● ● ● ● ● ● ● Emissioni di CO2 equivalente (valori assoluti e variazioni nel tempo). 3 ● Mobilità locale e trasporto passeggeri Numero spostamenti, tempo e modo di trasporto impiegato, distanze percorse 4 5 Accessibilità delle aree verdi e dei servizi locali ● ● Distanza dei cittadini rispetto ad aree verdi (parchi, giardini, spazi aperti, attrezzature, verde privato fruibile…) e ai servizi di base 8sanitari, trasporto, istruzione, alimentari, …) ● Qualità dell’aria locale ● ● Numero di superamento del valore limite. Esistenza ed attuazione dei piani di risanamento 6 ● Spostamenti casa – scuola bambini ● ● ● Modalità di trasporto utilizzate dai bambini per spostarsi tra casa e scuola e viceversa 7 Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese ● ● ● locali Quota di organizzazioni pubbliche e private che abbiano adottato e facciano uso di procedure per una gestione ambientale e sociale 8 ● ● ● Inquinamento acustico Porzione della popolazione esposta, nel lungo periodo, ad elevati livelli di rumore o livelli di rumore in aree definite; Esistenza ed attuazione dei piani di risanamento 9 ● ● ● ● Uso sostenibile del territorio Superfici artificializzate, terreni abbandonati o contaminati; Intensità d’uso; Nuovo sviluppo; Ripristino terriorio ● Prodotti sostenibili ● ● ● 10 Consumi locali di prodotti dotati di ecolabel, o certificati come biologici o energicamente ● efficienti o provenienti da gestione forestale sostenibile o dal commercio equo e solidale; offerta di tali prodotti sul mercato locale Indica la corrispondenza tra l’indicatore e i principi ai quali si ispira. E’ stato interessante analizzare i principi e gli indicatori comuni europei messi in campo nei programmi “verso un profilo di sostenibilità locale” in quanto gli stessi potrebbero 23 trovare applicazione o essere utilizzati come linea guida nella predisposizione di programmi orientati alla sostenibilità ambientale, alla bioarchitettura o alla sperimentazione nella ricerca di qualità . In ogni caso si ritiene che le future politiche per la sostenibilità urbana, sia a livello europeo, sia a livello nazionale che locale, dovrebbero riguardare in via prioritaria6: - la mobilità urbana sostenibile; - la riqualificazione urbana; - l’uso del territorio; - l’edilizia sostenibile. Gli indicatori da mettere in atto dipendono dalle caratteristiche sociali, economiche, ambientali proprie dei luoghi in cui si deve intervenire, quindi non è possibile definire a priori una lista di indicatori universalmente valida per tutte le realtà. La scelta degli indicatori dovrebbe essere fatta con il coinvolgimento di tutti gli 7 stakeholders locali, gli unici in grado di riconoscere ed evidenziare le priorità di indagine su cui dovrebbero concentrarsi le politiche di sviluppo messe in atto. Il concetto di sviluppo sostenibile, definito originariamente nel Rapporto Brundtland, ha subito, negli anni recenti, un’evoluzione interpretativa, che ha portato a concepire la sostenibilità come il risultato di una serie di azioni sinergiche e complesse, le quali fanno riferimento all’ambito economico, a quello sociale e a quello ambientale. In estrema sintesi si possono identificare alcuni fattori caratterizzanti di tali azioni: la consapevolezza dell’interconnesione tra parametri fisici e variabili socio-economiche, che si traduce con la possibilità di raggiungere obiettivi di sviluppo economico analoghi a quelli attuali, con strategie produttive alternative, basate su un minore consumo di risorse materiche ed energetiche. 6 S.Pareglio (a cura di), Guida europea all’Agenda 21 Locale, la sostenibilità ambientale: linee guida per l’azione locale, Regione Lombardia, 2004, p. 104; 7 Gli stakeholders sono “ i detentori di interessi locali “, cioè coloro che vivono il territorio in qualità di residenti o di esercenti di attività sociali, economiche e culturali , in altre parole, tutti coloro, che qualunque titolo, hanno qualcosa a che fare con l’attività di programmazione o oggetto di valutazione – definizione in parte estrapolata dal glossario della ricerca valutativa di C. Bezzi, 2005, p. 53 - disponibile in rete al sito: www.valutazione.it; 24 3. Kyoto tra minaccia e sfida. I cambiamenti climatici sono una delle principali minacce a livello ambientale, sociale ed economico che affliggono il nostro pianeta. Nel XX secolo la temperatura superficiale media della Terra è aumentata di circa 0,6 °C. È ormai dimostrato che gran parte del riscaldamento del pianeta registrato negli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane. I combustibili fossili, utilizzati per produrre energia e per i trasporti, sono i principali imputati, perché emettono in atmosfera gas che surriscaldano la superficie terrestre come il biossido di carbonio (CO2). Concentrazione di CO2 in atm (ppmv) Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009 Se aumenta la temperatura, aumenta anche il livello dei mari, perché le calotte polari si sciolgono; l’innalzamento del livello dei mari mette in pericolo le zone costiere e le isole di piccole dimensioni. Inoltre I cambiamenti climatici rendono il clima più instabile, con un aumento di precipitazioni forti e dei periodi di siccità che portano con sé inondazioni e carenza idrica. Temperatura atmosferica (°C) Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009 25 Alcune malattie come la malaria si diffonderanno in nuove zone, alcune specie animali, incapaci di stare al passo con la velocità dei cambiamenti, si estingueranno. Cambieranno anche i modelli di produzione agricola; in alcune parti del mondo la sussistenza e la sopravvivenza stessa di intere comunità saranno messe a repentaglio. In altre regioni l’ambiente naturale e l’utilizzo che ne viene fatto potrebbero mutare radicalmente. Alcuni di questi impatti sono già irreversibili. Innalzamento del livello del mare Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009 Il protocollo di Kyoto è stato adottato nel 1997: firmandolo, tutti i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre del 5,2 %, in media, le proprie emissioni di gas responsabili dell’effetto serra tra il 1990 ed il 2012. I 15 paesi che all’epoca componevano l’UE sono andati ancora più in là, impegnandosi collettivamente a ridurre le proprie emissioni dell’8 %. Il protocollo ha inoltre introdotto dei meccanismi flessibili basati sul mercato, fra cui lo scambio dei diritti d’emissione, per aiutare i paesi industrializzati a raggiungere l’obiettivo sostenendo meno spese, nonché per incoraggiare gli investimenti in progetti a energia pulita nei paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione. Benché gli Stati Uniti non abbiano subito ratificato il protocollo e non abbiano tempestivamente contribuito al raggiungimento dei suoi obiettivi, l’UE ha continuato a portare avanti misure concrete per raggiungerlo, tenendo conto dei livelli di sviluppo economico e industriale di ciascuno Stato membro. La maggior parte dei paesi che hanno aderito all’UE nel 2004 aveva negoziato obiettivi individuali nel quadro del protocollo di Kyoto, prima della loro adesione all’UE8. 8 Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications; 26 Riduzione della calotta di ghiaccio in Groenlandia (1978-2008) Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009 Alcune proiezioni tendenziali dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE, world Energy Outlook 2008, scenario tendenziale) formulate nella prima metà del 2008, prima che la crisi iniziasse a manifestare i suoi effetti sull’economia mondiale, dimostrano come in assenza di incisivi interventi di politica energetica e ambientale, con la crescita della domanda di energia e di carbone dovuta ad economie emergenti quali Cina e India, si arriverebbe ad un incremento delle emissioni di gas serra con conseguenti ripercussioni sull’ ecosistema globale. Nel corso del Congresso Climate Change: Global Risks, Challenger and Decision, tenutosi a Copenaghen il 10-12 marzo 2009 è stata presentata una sintesi aggiornata sulle principali attività di ricerca sulla scienza del clima, sugli impatti sulla società e l'ambiente, e sugli strumenti e gli approcci disponibili per far fronte alla sfida climatica. Emissioni di gas serra per area geografica nello scenario tendenziale dell’AIE 27 Una novità del 2009 è costituita dalla nuova politica americana in aperta cesura rispetto alla precedente amministrazione: la nuova amministrazione attribuisce alle azioni di contrasto del cambiamento climatico connotati non soltanto ambientali ma di natura economica e di sicurezza nazionale tra cui la creazione di stimoli per la ripresa, la lotta alla disoccupazione e la riduzione della dipendenza energetica dall’estero. 4. Il contributo della politica energetica europea Le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra provengono in gran parte dall’utilizzo e dalla produzione di energia: ecco perché la politica energetica è essenziale per raggiungere gli obiettivi in materia di lotta al cambiamento climatico. Agire congiuntamente nel settore dell’energia non rappresenta una novità: da molti anni l’UE dispone infatti di un quadro strategico comune in materia. Anche una risposta comunitaria congiunta a una crisi energetica non sarebbe una novità: a tale proposito, in seguito alla crisi di approvvigionamento dei primi anni 1970, l’UE si è dotata di una politica coordinata per quanto riguarda le riserve strategiche di petrolio greggio e di prodotti petroliferi. Elementi chiave della politica Energetica Europea Una maggiore efficienza dei marcati dell’energia e del gas Il risparmio energetico La diversificazione DIRETTIVA 2002/91/CE nota come EPBD Energy Performance Building Directive Una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili La cooperazione internazionale La Commissione europea ha incaricato il CEN di produrre tutti i documenti (norme) necessari per l’attuazione della Direttiva 2002/91/CE. 28 E’ facile capire che la necessità di ridurre le emissioni di CO2 e il contesto di prezzi energetici alti possano rappresentare due potenti driver per l’avvio di una politica di riduzione dei consumi. Di fronte agli avvertimenti sempre più pressanti lanciati degli scienziati sugli effetti del cambiamento climatico, l’UE ha riconosciuto la necessità urgente di raccogliere una serie di temi in un’unica politica integrata in materia di clima e di energia per l’Europa. Tale politica punta ad assicurare la competitività, la sostenibilità e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici nonché la loro integrazione con pratiche ambientali ottimali al fine di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas responsabili dell’effetto serra. Gli elementi chiave della politica energetica dell’UE, come rappresentato nello schema nella pagina precedente, sono i seguenti: • una maggiore efficacia dei mercati dell’energia e del gas; • la diversificazione; • una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili; • il risparmio energetico; • la cooperazione internazionale. L'aumento del rendimento energetico occupa un posto di rilievo nel complesso delle misure e degli interventi necessari per conformarsi al protocollo di Kyoto e dovrebbe far parte integrante anche dei pacchetti di proposte volte ad assolvere agli impegni assunti in altre sedi. La gestione del fabbisogno energetico è un importante strumento che consente alla Comunità di influenzare il mercato mondiale dell'energia e quindi la sicurezza degli approvvigionamenti nel medio e lungo termine. Nelle conclusioni del 30 maggio 2000 e del 5 dicembre 2000 il Consiglio ha approvato il piano d'azione della Commissione sull'efficienza energetica ed ha richiesto interventi specifici nel settore dell'edilizia. Come si vedrà più avanti l'energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40 % del consumo finale di energia dell’Unione Europea. Essendo questo un settore in espansione, i suoi consumi di energia e quindi le sue emissioni di biossido di carbonio sono destinati ad aumentare. Già con la direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del 13 settembre 1993, intesa a limitare le emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica (SAVE), veniva imposto agli Stati membri di elaborare, attuare e comunicare i 29 programmi per il rendimento energetico nel settore dell'edilizia, iniziando a produrre notevoli benefici. Si è avvertito tuttavia l'esigenza di uno strumento giuridico complementare che sancisca interventi più concreti al fine di realizzare il grande potenziale di risparmio energetico tuttora inattuato e di ridurre l'ampio divario tra le risultanze dei diversi Stati membri in questo settore. Negli ultimi anni si è osservata una crescente proliferazione degli impianti di condizionamento dell'aria nei paesi del sud dell'Europa. Ciò pone gravi problemi di carico massimo, che comportano un aumento del costo dell'energia elettrica e uno squilibrio del bilancio energetico di tali paesi. Dovrebbe essere accordata priorità alle strategie che contribuiscono a migliorare il rendimento termico degli edifici nel periodo estivo. Concretamente, occorrerebbe sviluppare maggiormente le tecniche di raffreddamento passivo, soprattutto quelle che contribuiscono a migliorare le condizioni climatiche interne e il microclima intorno agli edifici. Secondo i principi della sussidiarietà e della proporzionalità di cui all'articolo 5 del trattato, i principi generali e gli obiettivi della disciplina in materia di rendimento energetico devono essere fissati a livello comunitario, mentre le modalità di attuazione restano di competenza degli Stati membri, cosicché ciascuno di essi possa predisporre il regime che meglio si adatta alle sue specificità. Per quanto riguarda il risparmio energetico nel settore edile, il parlamento Europeo con l’emanazione della Direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 nota come EPBD - Energy Performance Building Directive si è posto l’obiettivo di promuovere il rendimento energetico degli edifici nell’Unione, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l’efficacia sotto il profilo dei costi. La direttiva EPBD, ritenuta da molti il più importante strumento legislativo comunitario in fatto di efficienza energetica, non è una azione isolata ma si colloca all’interno di una strategia che si è sviluppata a partire dal 2000. La citata direttiva si limita al minimo richiesto e non va al di là di quanto necessario per il raggiungimento di tali obiettivi. I cambiamenti climatici e il surriscaldamento del nostro pianeta saranno oggetto della Conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico che si svolgerà a Copenaghen nella seconda metà di dicembre 2009. Della questione si sta interessando il Parlamento Europeo, con una propria delegazione che parteciperà ai lavori durante i quali si discuterà delle sorti del pianeta cercando di trovare soluzioni al problema del surriscaldamento globale. 30 4.1 La politica europea sul clima Ai sensi dell'articolo 6 del trattato, le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni comunitarie. Le risorse naturali, alla cui utilizzazione accorta e razionale fa riferimento l'articolo 174 del trattato, comprendono i prodotti petroliferi, il gas naturale e i combustibili solidi, che pur costituendo fonti essenziali di energia sono anche le principali sorgenti delle emissioni di biossido di carbonio (CO2). Il programma che mira ad aiutare l’UE ed i suoi Stati membri a raggiungere i propri obiettivi nel quadro del protocollo di Kyoto si intitola «Programma europeo per il cambiamento climatico» (ECCP). Gestito dalla Commissione europea, il programma ha finora consentito l’attuazione di circa 40 strategie e misure a livello europeo. Le misure comunitarie, che completano le azioni intraprese da ciascuno Stato membro a livello nazionale, comprendono norme energetiche sugli edifici; includono anche regolamenti volti a limitare l’uso di alcuni gas industriali che contribuiscono in maniera decisiva al riscaldamento climatico. Finora il sistema comunitario di scambi di quote d’emissione di gas responsabili dell’effetto serra rappresenta la misura più importante introdotta dal programma ECCP. L’UE è riuscita a spezzare il legame tra crescita economica ed emissioni di gas responsabili dell’effetto serra: infatti tra l’anno di base 1990 e il 2006, nel pieno di una crescita economica nell’UE, le emissioni globali dei suoi 27 Stati membri sono diminuite del 10,8 %. Per quanto riguarda i 15 Stati membri «più anziani» (UE-15), tale ribasso è stato pari al 2,7 %. Si tratta di cifre incoraggianti, ma bisogna fare ben di più per raggiungere l’obiettivo UE-15 di una riduzione dell’8 % entro il 2012. Le ultime proiezioni indicano che tale obiettivo può essere raggiunto a condizione che i paesi dell’UE attuino veramente tutte le azioni previste9. 9 Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications; 31 Emissioni di gas responsabili dell’effetto serra per persona nei paesi dell’UE, 1990 e 2006 32 4.2 Un meccanismo innovativo europeo Il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (UE-ETS “Emission Trading System”), introdotto nel gennaio 2005, rappresenta la pietra angolare della strategia dell’UE per la lotta al cambiamento climatico. Si tratta del primo sistema internazionale di scambio di quote per le emissioni di CO2 e ha fatto scuola nel mondo intero. Lo scambio delle quote di emissione consente una riduzione dei costi per la riduzione delle emissioni. L’impianto del nuovo sistema proposto dalla Commissione si fonda su una distribuzione del target europeo (riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020 rispetto a quelle del 1990) tra settori ETS (trasporti, industria non energivora, settore civile e agricoltura) e settori non-ETS (termoelettrico e industrie energivore), effettuata a livello comunitario. Per i settori non ETS il sistema prevede una ripartizione degli sforzi tra gli Stati membri secondo regole di allocazione ispirate ai principi di equità e solidarietà; ogni stato membro è libero di scegliere le più idonee politiche e misure nazionali da adottare per conseguire i rispettivi target. Per i settori ETS è previsto un sistema di commercio di emissioni a livello europeo basato sul principio del “cape and trade”. Questo è stato suddiviso in due fasi di attuazione: una prima fase, a carattere sperimentale, basata sull’allocazione dei tetti emissivi a livello nazionale nel periodo 2005-2012; una seconda fase gestita a livello europeo dopo il 2012. Un passo fondamentale di questo percorso è stato segnato dall’accordo politico raggiunto in occasione del Consiglio europeo del 8 e 9 marzo 2007, quando sono stati decisi obiettivi precisi in merito alla riduzione delle emissioni di gas serra, della promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Da un lato è importante assicurarsi l’approvvigionamento di energia, cercando di non dover fare affidamento su una sola fonte energetica o su un esiguo numero di paesi fornitori esterni dall’ UE; bisogna inoltre cercare di produrre più energia all’interno dell’UE. Dall’altro, dato che attualmente circa l’80% dell’energia che consumiamo proviene da combustibili fossili, petrolio, gas naturale e carbone, importanti fonti di emissione di CO2, bisogna incentivare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Nella tabella che segue, viene rappresentato l’attuale fabbisogno energetico e le rispettive fonti di approvvigionamento per l’UE. 33 Consumo di energia UE per tipo di combustibile, 2006 I Capi di Stato e di Governo dell’UE hanno deciso di: - economizzare del 20 % il consumo di energia rispetto alle previsioni per il 2020, migliorando l’efficienza energetica; - aumentare la quota di energie rinnovabili sul consumo energetico totale al 20 % entro il 2020, andando così vicini a triplicare il livello attuale; 34 - decuplicare entro il 2020 la quota di carburanti rinnovabili, compresi i biocarburanti, sul consumo totale di benzina e gasolio, raggiungendo almeno la quota del 10 % per l’autotrazione. Tutti i biocarburanti, sia quelli prodotti nell’UE sia quelli importati, dovranno essere prodotti in maniera sostenibile. Verranno forniti incentivi allo sviluppo di biocarburanti ricavati dai rifiuti, dai residui e da altre fonti non alimentari; - sviluppare e promuovere tecnologie a bassa emissione o/a emissione zero, fra cui la cattura e lo stoccaggio del carbonio, per impedire che il CO2 penetri nell’atmosfera (catturandolo e conservandolo nel sottosuolo presso giacimenti di gas o miniere di sale in disuso), affinché tali tecnologie apportino un contributo essenziale alla riduzione delle emissioni entro il 2020; - integrare meglio i mercati energetici dell’UE, creando ad esempio un mercato europeo del gas e dell’elettricità improntato alla concorrenza; - integrare meglio la politica energetica dell’UE con altre azioni, non solo nel quadro della politica ambientale ma anche di quella in materia di ricerca, agricoltura e commercio; - rafforzare la cooperazione internazionale: se l’UE riuscirà ad adottare un approccio comune nel settore dell’energia e ad articolarlo in maniera univoca essa potrà assumere un ruolo di leader del dibattito a livello mondiale. Si tratta evidentemente di obiettivi impegnativi che si rafforzano vicendevolmente nel quadro di un percorso verso un’economia a basso livello di emissioni. Previsioni di crescita nella produzione di elettricità verde nell’UE 35 La Commissione Europea con il “pacchetto clima”, presentato il 23 gennaio 2008, ha elaborato delle modifiche al sistema esistente attraverso una nuova ripartizione dei compiti tra il livello europeo e quello nazionale. In particolare l’impianto del nuovo sistema proposto dalla Commissione si fonda su: a. distribuzione del target europeo (20% rispetto alle emissioni del 1990) tra settori ETS e settori non-ETS, effettuata a livello comunitario. Per potersi avvalere degli ultimi dati, verificati, relativi alle emissioni, la Commissione ha fatto riferimento ai dati 2005; in questo modo, l’obiettivo del 20% di riduzione rispetto alle emissioni del 1990 è stato tradotto nella riduzione del 14% rispetto alle emissioni del 2005. Tale obiettivo è stato poi ripartito tra settori ETS, cui è spettato il 21%, ed i settori non-ETS, cui è stato attribuito il 10%. b. Settori ETS: allocazione delle quote ai singoli impianti sulla base di regole di allocazione comunitarie uniformi. In tal senso, la Commissione ha proposto la revisione della direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra; c. settori non-ETS: ripartizione degli sforzi tra gli Stati membri secondo regole di allocazione ispirate ai principi di equità e solidarietà. Per conseguire i target nazionali, ciascuno Stato membro, dopo aver dato attuazione alle misure comunitarie, sarà libero di scegliere le più idonee politiche e misure nazionali da adottare. In questo senso la commissione ha proposto l’adozione di una decisione concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra nei settori non-ETS. Insieme alle due proposte ora menzionate, il pacchetto clima comprende anche: - una proposta di direttiva sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili; - una proposta di direttiva relativa alla disciplina giuridica della cattura e dello stoccaggio del carbonio. Si tratta ovviamente di proposte, ma la Commissione mira alla loro adozione da parte del Consiglio e del Parlamento europeo entro la fine del 2009. Attualmente, il sistema UE-ETS è applicato a circa 11.600 impianti del settore energetico e industriale, collettivamente responsabili di circa la metà delle emissioni di CO2 nell’UE. 36 Applicando un costo alle emissioni di carbonio di tali impianti, il sistema crea per le imprese partecipanti un incentivo permanente a ridurre le proprie emissioni nella misura del possibile. Il sistema prevede che le autorità nazionali di ciascun paese dell’UE assegnino un determinato numero di diritti di emissione a ciascun impianto; l’imposizione di un «tetto», o massimale, del numero totale di diritti dà origine alla penuria di diritti necessaria perché il mercato funzioni. Le imprese che mantengono le loro emissioni al di sotto del livello dei loro diritti possono vendere i diritti di cui non hanno bisogno. Invece quelle che fanno fatica a conservare i propri diritti devono adottare misure per ridurre le emissioni (ad esempio, investendo in tecniche più efficaci o utilizzando meno fonti d’energia a forte tasso di carbonio) o rivolgersi al mercato per acquistare i diritti supplementari di cui necessitano, pagando altre imprese perché riducano le emissioni a loro nome. Le imprese partecipanti al sistema UE-ETS possono anche utilizzare crediti di emissione generati da progetti di riduzione delle emissioni in paesi terzi: si tratta di due meccanismi previsti dal protocollo di Kyoto, ovvero del meccanismo di sviluppo ecologico (CDM) e dell’attuazione congiunta (JI). La domanda di tali crediti rappresenta un potente motore per investimenti in idee che contribuiscono a ridurre le emissioni in altri paesi. Tuttavia, gli impianti dei settori dell’energia e dell’industria non sono gli unici responsabili dell’aumento del livello di CO2 nell’atmosfera. Per ovviare a ciò la Commissione europea ha proposto di estendere il sistema UEETS, a partire dal 2011, anche al settore aeronautico, fonte di emissioni sempre più massicce. La revisione in corso del sistema attuale potrebbe portare all’inclusione di ulteriori settori e del gas. 4.3 Il risparmio energetico Il consumo di energia pone problemi complessi che riguardano sia il tema dell’approvigionamento, della dipendenza e della sicurezza, sia quello dei costi dell’energia; la disponibilità di energia è centrale per la competitività del paese e per i bilanci delle famiglie. Il mezzo più semplice per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e combattere il cambiamento climatico consiste nel ridurre la domanda di energia. 37 Indici di prezzo delle principali fonti energetiche fossili (2005=100) Fonte: IMF – World Economic Outlook 2009 database Si tratta dunque di utilizzare l’energia in maniera più efficiente per evitare qualsiasi spreco. Questo obiettivo può essere raggiunto in vari modi: grazie alle tecnologie che consentono il risparmio energetico; cambiando il nostro comportamento; tramite una combinazione dei due metodi. Comunque il risparmio energetico è innanzitutto un intelligente comportamento economico: difatti, l’obiettivo dell’Unione di usare almeno il 20 % di energia in meno entro il 2020 rispetto agli standard attuali permetterà di ridurre le spese energetiche di ben 100 miliardi di euro all’anno10. Risparmi potenziali nei vari settori degli usi finali per i Paesi UE Fonte: Piano d’azione per l’efficienza energetica, COM (2006) 545 Questo traguardo può sembrare difficile da raggiungere; tuttavia nella pratica esistono grandi margini per utilizzare l’energia in modo assai più efficiente, a volte con pochi sforzi. Ad esempio, l’etichettatura indicante il consumo di energia, le norme minime di efficienza e gli accordi volontari dei produttori di apparecchi elettrodomestici hanno finora permesso di ridurre il consumo di energia di un frigorifero o congelatore nuovo medio di circa il 50 % dal 1990. 10 Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications; 38 Per quanto riguarda molti altri apparecchi, come le lavatrici o le lavastoviglie, sono stati ottenuti risparmi di oltre il 25 %. Il programma internazionale «Energy Star» fornisce consulenze sulle apparecchiature informatiche e da ufficio maggiormente efficienti dal punto di vista energetico. I trasporti sono uno dei settori dove esiste ancora un considerevole potenziale non sfruttato in materia di efficienza energetica: l’Unione sta collaborando con l’industria automobilistica e con quella petrolifera per invertire questa tendenza e ridurre la quantità di CO2 emessa dagli autoveicoli. Considerando che gli ingorghi stradali comportano enormi sprechi di carburante, si sta lavorando anche a una serie di progetti infrastrutturali e di iniziative volte a ridurre la congestione del traffico. Gli edifici sono responsabili del 40 % dell’intera domanda di energia dell’Unione europea; inasprire le norme per gli edifici e i loro sistemi di riscaldamento e di produzione di acqua calda permette di ridurre il consumo energetico e le emissioni generate da inefficienti sistemi di riscaldamento e raffreddamento. Inoltre, la ricerca industriale contribuirà allo sviluppo di nuovi e più efficienti materiali isolanti. Tali misure potrebbero ridurre entro il 2020 il consumo di energia negli edifici dal 27 % al 30 %, pari a un risparmio di oltre il 10 % del consumo energetico totale dell’Unione. La struttura dei consumi di Energia in Italia per fonte, nei diversi settori finali, e i consumi di energia elettrica per settore di uso finale vengono, rappresentati di seguito. Consumi finali per settore e per fonte, Italia 2007 Fonte: Elaborazione Enea su dati MiSE E’ stato presentato a settembre 2007 il Piano d’azione dell’Efficienza Energetica Italiano. Elaborato dalla task-force sull’efficienza energetica istituita dal Ministero dello Sviluppo Economico, descrive gli orientamenti che il Governo ha già intrapreso ed intende proseguire per centrare l’obiettivo previsto dalla direttiva UE: 9,6 % di risparmio energetico entro il 2016 (circa 11 Mtep). Le misure proposte agiscono 39 sulle principali tecnologie disponibili per implementare un intervento efficace e lungimirante sull’efficienza energetica negli usi finali, per creare una sinergia tra la necessità di ridurre la dipendenza energetica, per aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti e per ridurre le emissioni di gas serra con effetti sulla competitività e innovazione tecnologica del sistema produttivo e sulla creazione di nuova occupazione. Secondo lo schema fornito dalla Commissione UE, il documento si articola in 5 sezioni corrispondenti al settore residenziale, terziario, industriale (non ETS), trasporti e pubblico; per ciascun settore è stato richiesto di descrivere un certo numero di misure da adottare per ridurre i consumi (ad es. motori/inverter impiegati, consumi per illuminazione, consumi per apparecchiature ecc.). Nella tabella che segue sono sinteticamente riportate tutte le misure proposte e le corrispondenti valutazioni in termini di riduzione dei consumi al 2010 e al 2016. Fonte: Direttiva 2006/32/CE Per ciascuna delle misure elencate sono state espresse alcune valutazioni in merito agli effetti sulla riduzione dei consumi al 2010 e al 2016, in funzione degli strumenti utilizzati (incentivi, obblighi ecc.). 40 E’ dimostrato che gli apparecchi elettrici inefficienti sono causa di enormi perdite d’energia; in Italia, il 50 % del consumo di energia elettrica è dato dal settore Residenziale e terziario come illustrato nel grafico che segue. Consumi di energia elettrica per settore di uso finale, Italia 2007 Fonte: Elaborazione Enea su dati MiSE L’Unione europea, per incentivare il risparmio, cerca di favorire la produzione di apparecchiature ancora più efficienti attraverso l’obbligo di etichettatura indicante il consumo di energia e le norme minime di efficienza. Una gestione più oculata dell’illuminazione nelle nostre strade, nei nostri uffici e nelle nostre case è relativamente facile da raggiungere; probabilmente le nuove norme comunitarie a questo riguardo entreranno in vigore entro la fine del decennio. Ad esempio, passare dalle lampadine normali a quelle a risparmio energetico permette di ridurre il consumo energetico di oltre il 75 %. Certo, queste lampadine costano di più, ma l’investimento verrà più che compensato dalla riduzione della bolletta dell’elettricità. Molti di noi usano energia senza rendersi conto di quanti sprechi siano provocati dal nostro comportamento; invece dotare le nostre automobili e le nostre case di sistemi di misurazione più sofisticati ci permetterà di utilizzare l’energia in modo più intelligente. Tuttavia questo comporta un cambiamento delle nostre abitudini e la campagna “Energia sostenibile per l’Europa” fornisce una serie di lungimiranti esempi in proposito. Gli incrementi di efficienza nell’uso di energia consentono di migliorare l’impatto ambientale delle attività umane senza diminuire gli standard di vita; inoltre rappresentano un forte stimolo di progresso tecnologico per il paese, mediante un impulso allo sviluppo di nuove tecnologie. Si è visto che gli scenari energetici elaborati dall’ENEA per l’Italia mostrano come soprattutto nel breve-medio periodo (2020) la possibilità di riduzioni consistenti dei consumi di energia, e più ancora 41 delle emissioni di CO2, sia legata in primo luogo a un uso massiccio di tecnologie più efficienti. Ciò richiede evidentemente investimenti per la diffusione e lo sviluppo di tecnologie innovative: quasi il 50 % dell’abbattimento dipende infatti dalla riduzione dei consumi energetici nei settori di uso finale, grazie sopratutto all’accelerazione nella sostituzione delle tecnologie. Contributo delle opzioni di efficienza energetica negli usi finali alla riduzione delle emissioni di CO2 nello scenario ACT+ rispetto allo scenario di riferimento (anno 2020) Fonte Elaborazione ENEA Tra le diverse opzioni il potenziale maggiore si ha nel settore residenziale (più di 15 Mt di CO2); l’effettiva realizzazione di questo potenziale è legato però alla difficile concordanza di molti decisori diversi, le cui resistenze al cambiamento tecnologico sono più difficili da superare rispetto a quelle che si possono riscontrare in un numero limitato di pochi grandi singoli “emettitori” (come nel caso delle grandi imprese). Un contributo di poco inferiore può venire dai trasporti, per metà grazie al vero e proprio incremento di efficienza, per l’altra metà a seguito di un cambiamento nella ripartizione modale. Dall’industria, che rappresenta circa 1/3 dei consumi finali di energia, viene invece un contributo all’abbattimento delle emissioni di CO2 pari a circa 1/5 della riduzione corrispondente all’incremento di efficienza negli usi finali. Infine a tutto ciò si aggiunge il (potenziale) contributo rilevante da opzioni di riduzione della domanda di servizi energetici, i quali implicano cambiamenti nei “modelli di uso dell’energia” da parte dei consumatori. Un gruppo di lavoro composto da ricercatori dell’ENEA e di ERSE (ex CESIRICERCA), in collaborazione con la task-force sull’efficienza energetica istituita dal Ministero dello Sviluppo Economico (occupatasi della preparazione del Piano 42 d’azione dell’Efficienza Energetica Italiano) ha definito le misure considerate in scenari elaborati dall’ENEA. La tabella nella pagina seguente rappresenta sinteticamente tutte le misure proposte e le corrispondenti valutazioni in termini di riduzione dei consumi al 2016 e al 2020: la quasi totalità delle misure considerate ha come denominatore comune l’obiettivo della promozione di una o più tecnologie, tenendo anche conto della loro praticabilità tecnica ed economica. E’ chiaro che la promozione di una tecnologia deve essere sempre connessa a misure che facilitino la transizione del mercato verso quella tecnologia, che altrimenti stenta ad affermarsi “spontaneamente”. In termini di “politiche” gli interventi di promozione delle tecnologie qui considerati possono essere catalogati nelle tipologie degli strumenti di regolamentazione diretta (o di comando e controllo), degli strumenti di regolamentazione indiretta (strumenti economici), delle politiche di informazione e persuasione (o di moral suasion, che puntano a ottenere un effettivo comportamento socialmente responsabile senza utilizzare la forza delle leggi e/o dei regolamenti), delle politiche infrastrutturali. Esempi classici sono costituiti dal “labeling” (politica di informazione e persuasione, che ha favorito la diffusione degli elettrodomestici a basso consumo), e dai Certificati Bianchi (strumento economico). I luoghi con le maggiori probabilità di produrre idee fresche e innovative riguardo alla lotta contro il riscaldamento globale sono le nostre città, anche se in questo settore il successo dipende dalla partecipazione attiva dei cittadini. Questo principio è alla base del «Patto dei sindaci», con cui le città aderenti garantiscono il loro impegno incondizionato a superare gli obiettivi posti dall’UE in materia di riduzione delle emissioni di CO2. 43 Sintesi del Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (dati al 2020 preliminari) Fonte Elaborazione ENEA 44 5. Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE 5.1 Secondo riesame strategico della politica energetica Il 13 novembre 2008 la commissione ha presentato la comunicazione relativa al secondo riesame strategico della politica energetica, con la quale propone un piano d'azione dell'UE per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico (COM(2008)781). L’analisi strategica della Commissione dovrebbe essere discussa in vista di un’approvazione al Consiglio europeo, e servirà da base per il nuovo piano d'azione in materia di energia per il periodo dal 2010 in poi, destinato ad essere adottato dal Consiglio europeo di primavera 2010. Il secondo riesame strategico individua due priorità: 9 adottare le misure per soddisfare gli obiettivi della riduzione delle emissioni di gas serra del 20%; raggiungimento del 20% di energia rinnovabile sul totale e ridurre la domanda di energia del 20% entro il 2020. 9 far fronte alla crescente precarietà dell’approvvigionamento energetico intervenendo in 5 settori prioritari tra i quali, in particolare, si segnala la necessità di attivarsi con maggiore impegno e urgenza per migliorare l’efficienza energetica11. In tale contesto la Commissione ha presentato la comunicazione: “Efficienza energetica: conseguire l'obiettivo del 20%” (COM(2008)772), con la quale definisce la strategia per conseguire l'obiettivo del 20% di risparmio energetico, entro il 2020, stabilito dal Consiglio europeo del marzo 2007. In particolare, la Commissione ritiene che la legislazione esistente non sia sufficiente per realizzare tale obiettivo e che la valutazione dei piani d’azione nazionali in materia di efficienza energetica rivela un divario tra l'impegno politico degli Stati membri e l’efficacia dei loro interventi. La Commissione, pertanto, propone di integrare la normativa esistente rafforzando i principali atti legislativi esistenti in materia di efficienza energetica concernenti gli edifici, i prodotti che consumano energia e gli pneumatici; inoltre propone 11 di rafforzare l'efficienza In tale ambito la Commissione segnala la necessità di: realizzare nuove infrastrutture; sfruttare al meglio le risorse energetiche interne dell’UE, sia rinnovabili che fossili; dare maggiore spazio alla solidarietà, compresi i meccanismi di crisi di cui dispone l’UE; prestare da parte dell’UE maggiore attenzione alle relazioni con i paesi fornitori. 45 energetica nell'approvvigionamento energetico attraverso orientamenti dettagliati per agevolare la diffusione della produzione di energia elettrica da impianti di cogenerazione12 ad elevata efficienza energetica. 5.2 Rifusione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici Tra le proposte presentate il 13 novembre 2008 nel piano d'azione dell'UE per la sicurezza e la solidarietà nel settore energetico, nell’ambito del secondo riesame strategico, la Commissione ha avanzato una proposta di rifusione13 della direttiva sul rendimento energetico degli edifici14 (COM(2008)780). La Commissione rileva che, attualmente, l’uso dell’energia nell’edilizia residenziale e commerciale rappresenta la quota principale del consumo finale totale di energia e delle emissioni di CO2 dell’UE, con una percentuale pari a circa il 40 %. L’ampio margine di risparmio energetico da sfruttare in tale settore potrebbe consentire all'UE, secondo la Commissione, di ridurre dell'11 % il consumo finale di energia entro il 2020. La sintesi della valutazione d’impatto (SEC(2008)2865) allegata alla proposta di rifusione pone in risalto che le attività legate all’edilizia rappresentano una parte significativa dell’economia comunitaria, rispettivamente il 9 % circa del PIL dell’UE e il 7-8 % del tasso di occupazione comunitario. Di conseguenza, il settore dell’edilizia dell’UE può svolgere un ruolo di primo piano nel raggiungimento degli obiettivi climatici, energetici e di crescita, contribuendo nel contempo a un aumento del livello di comfort e a una riduzione dei consti energetici per i cittadini. La Commissione sottolinea la continuità di tale proposta di direttiva con la disciplina vigente, di cui auspica una completa e piena attuazione, confermandone gli obiettivi e i principi fondamentali. In particolare, la proposta chiarisce, rafforza ed amplia il campo di applicazione della vigente direttiva: rafforzando delle disposizioni in materia di certificazione energetica, ispezioni degli impianti di riscaldamento e condizionamento, requisiti di rendimento energetico, informazione ed esperti indipendenti. 12 La cogenerazione (CHP) è la produzione associata di energia elettrica e di calore in una centrale termoelettrica, nella quale il vapore uscente dalla turbina viene inviato ad utenze diverse, civili o industriali, sia tal quale, sia come acqua calda, dopo condensazione. Questa tecnica è caratterizzata da un'elevata efficienza termodinamica e il suo utilizzo si sta sviluppando sia nel settore industriale, sia in quello civile. 13 La rifusione dei testi legislativi implica l'adozione, in occasione di nuove modifiche di carattere sostanziale apportate ad un atto di base, di un atto giuridico nuovo che, integrando queste modifiche, abroga l'atto di base e, al tempo stesso,consente di avere una visione di insieme in ordine ad un determinato settore legislativo. 14 Direttiva2002/91CE detta anche "direttiva EPBD" (dall'inglese Energy Performance of Buildings Directive). 46 In particolare, vengono riformulate le prescrizioni relative al rilascio degli attestati al fine di assicurare che per ogni operazione immobiliare sia emesso un attestato e che al potenziale acquirente o locatario siano fornite informazioni sul rendimento energetico dell'edificio (o di sue parti) con sufficiente anticipo (cioè nell'annuncio di vendita o di affitto). La proposta impone, inoltre, l'emissione di un attestato, entro il 31 dicembre 2010, per gli edifici in cui una metratura utile totale superiore a 250 m2 è occupata da enti pubblici. Gli Stati membri, infine, sono tenuti ad informare i proprietari o locatari di edifici in merito agli attestati di certificazione energetica; ampliando il campo di applicazione della disposizione che impone agli Stati membri di fissare requisiti minimi di rendimento energetico in caso di ristrutturazioni importanti. Per gli edifici esistenti, la proposta elimina la soglia di 1000 m2 di metratura al disotto della quale non è attualmente previsto l'obbligo, in caso di ristrutturazioni importanti, di conformarsi ai requisiti minimi di rendimento energetico, nazionali o regionali. Sono importanti le ristrutturazioni che richiedono un investimento che superi il 25 % del valore totale dell'edificio, escluso il terreno, o le ristrutturazione che riguardano oltre il 25 % degli elementi che servono a separare un edificio dall'esterno (ad esempio, finestre, pareti, soffitto, tetto e sistema di isolamento); allo scopo di pervenire ad un graduale allineamento dei requisiti fissati dai diversi Stati membri, attualmente assai differenziati, la proposta fornisce uno strumento di calcolo comparativo utilizzato dagli Stati membri a scopo di confronto. A partire dal 30 giugno 2014, gli Stati membri non potranno più concedere incentivi per la costruzione o la ristrutturazione di edifici che risultino non conformi ai requisiti minimi di rendimento energetico fissati dagli Stati membri sulla base di tali calcoli; incoraggiando gli Stati membri a elaborare piani nazionali volti a favorire la diffusione sul mercato di edifici con un consumo di energia ed emissioni di carbonio bassi o nulli. La proposta sposta al 31 dicembre 2010 i termini per il recepimento delle disposizioni nuove o modificate, e al 31 gennaio 2012 i termini per l’attuazione. Al fine di rafforzare l'importante ruolo di esempio che il settore pubblico è chiamato a svolgere, il termine per l'attuazione delle disposizioni è più breve nel caso degli enti pubblici (31 dicembre 2010). 47 6. L’Italia e gli impegni di Kyoto Come noto il Protocollo di Kyoto, elaborato nel 1997 ed entrato in vigore il 16 febbraio 2005, introduce degli obiettivi quantitativi di riduzione per i soli Paesi industrializzati, in base al principio di responsabilità comune ma differenziata. ll Protocollo di Kyoto rappresenta il primo importante simbolo della crescente preoccupazione riguardante le tematiche ambientali e, insieme, il primo – e ancora unico - strumento assunto a livello internazionale per dare risposta comune alla sfida dei cambiamenti climatici. A conclusione del primo periodo di compliance del Protocollo si evidenzia tuttavia una parziale inefficacia nel controllo delle emissioni di gas-serra. Come sostengono alcuni analisti, nel disegnare nuovi strumenti per fronteggiare i cambiamenti climatici si dovrà tenere conto dei limiti mostrati dal Protocollo; in particolare sarà opportuno adottare strumenti che: - riescano a coinvolgere nelle azioni di mitigazione soprattutto i principali paesi responsabili delle emissioni di gas-serra; - prevedano un sistema di sanzioni credibili per le eventuali inadempienze; - prevedano rilevanti investimenti pubblici in R&S per avvicinare il tempo di disponibilità di nuove tecnologie carbon-free; - destinino risorse crescenti alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici in atto; - adottino meccanismi capaci di elevare e rendere stabile il livello di prezzo della CO2. L’ultimo elemento, in particolare, agevolerebbe l’adozione spontanea di tecnologie carbon free da parte del settore privato, consentendo agli attori del mercato di pianificare un appropriato livello di investimenti in un orizzonte temporale più lungo. Per effettuare una valutazione dello stato di attuazione del Protocollo di Kyoto da parte dell’Italia è stata presa come riferimento la “Quarta Comunicazione nazionale dell’Italia alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento 15 Climatico” . Nella valutazione si è tenuto conto dei dati a consuntivo del 2005, di uno scenario di riferimento al 2010, che contiene i dispositivi legislativi e normativi decisi e operativi fino a quella data, e dell’analisi del quadro delle politiche e misure messe in atto a livello nazionale. 15 La Quarta Comunicazione nazionale dell’Italia alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNFCCC) è stata preparata da ENEA, APAT e IPCC – National Focal Point, per il Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare. 48 In particolare, tale scenario prende in considerazione i nuovi impianti a ciclo combinato, le misure di efficienza energetica relative ai titoli di efficienza energetica (certificati bianchi) del luglio 2004 e, parzialmente, le misure di incentivazione delle fonti rinnovabili legate al sistema dei certificati verdi. Considerando le emissioni all’anno di riferimento, 1990, pari a 516,85 MtCO2eq l’obiettivo individuato per l’Italia dal Protocollo risulta pari a 483,26 MtCO2eq. Tenendo conto dello scenario tendenziale al 2010 pari a 587,0 MtCO2eq la distanza da colmare per raggiungere l’obiettivo risulta pari a 103,7 MtCO2eq (figura 1). Figura 1 con Emissioni e valutazione della distanza dall’obiettivo di Kyoto al 2010 (Mt CO2 eq.) Fonte: elaborazione ENEA Le misure decise e operative individuate per colmare la distanza dall’obiettivo contribuiscono alla riduzione di gas serra per 7,4 MtCO2eq. L’insieme delle misure decise ma non ancora operative e allo studio risultano pari a 16,54 MtCO2eq. A queste bisogna aggiungere il contributo dell’assorbimento di carbonio (sinks) pari a 25,3 MtCO2eq. Inoltre, con riferimento alla direttiva ETS16, il contributo dei settori ad essa soggetti è stato stimato pari a 13,2 MtCO2eq per anno. Considerato che la distanza complessiva dall’obiettivo è pari a 103,7 MtCO2eq e che il contributo delle misure fin qui elencate è valutabile in 62,49 MtCO2eq, rimane ancora da colmare una distanza pari a 41,21 MtCO2eq. 16 La direttiva 2003/87/CE, recepita con decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216, prevede che gli Stati membri debbano stabilire limiti assoluti alle emissioni di gas ad effetto serra provenienti da alcune tipologie di siti produttivi. 49 50 Fonte: Enea - 2009 – Inventario annuale delle emissioni di gas serra su scala regionale, Rapporto 2008 Per contribuire a ridurre questa ulteriore distanza si è ipotizzato un ricorso all’uso di meccanismi flessibili pari a 20,75 MtCO2eq (di cui 3,42 già decisi e operativi), pari al 20% della distanza complessiva come da indicazioni governative. Tenendo conto dei contributi complessivi esposti, le emissioni al 2010 rispetto all’anno 1990 risultano pari a –2,5 % per un valore del gap rimanente di 20,5 MtCO2eq (figura 2). Considerando tutte quelle misure che si possono ritenere acquisibili entro il periodo di riferimento 2008-2012 si arriva a un valore di emissione del 4% sopra al valore del 1990. Difficilmente, quindi, l’obiettivo di Kyoto potrà essere raggiunto e, in vista del secondo periodo di impegno, sarà necessario mettere in campo ulteriori politiche e misure che consentano di conseguire riduzioni importanti. Figura 2 - Politiche e misure per raggiungere l’obiettivo di Kyoto (Mt CO2 eq.) Fonte: elaborazione ENEA Per quanto riguarda l’impegno relativo al primo periodo va sottolineato che l’Italia, dal 1° gennaio 2008, sta accumulando giornalmente un debito di oltre 4 milioni di euro che arriverà dunque entro la fine del 2008 a quasi 1,5 miliardi di euro17. 7. Protocollo di Kyoto e ruolo delle Regioni Ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto ma anche quelli 2020, risulta necessario ed importante il coinvolgimento delle Regioni. Analizzando i dati sulle emissioni emerge come, a livello nazionale, si sia passati da un valore di circa 400 milioni di tonnellate di CO2 nel 1990, a 452 MtCO2 nel 2005. Si tratta di un aumento complessivo dell’ 13 %, dovuto ad un congruo contributo di alcune Regioni. 17 Enea, Rapporto Energia e Ambiente 2007, Analisi e Scenari, 2008, p.32. Disponibile in rete www.enea.it; 51 52 Fonte: Enea - 2009 – Inventario annuale delle emissioni di gas serra su scala regionale, Rapporto 2008 In valore assoluto al 2005, Lombardia con 76,03 MtCO2, Puglia con 55,56 MtCO2, Veneto con 39,325 MtCO2, Lazio con 36,63 MtCO2, Emilia Romagna con 42,43 MtCO2 e Sicilia con 32,43 MtCO2 registrano i quantitativi più alti di emissioni serra, come si evince dalla tabella nel pagina che precede. Anche nel 1990, le stesse Regioni riportavano i valori di emissioni più alti in assoluto. Se si effettua una ripartizione delle Regioni per classi di emissioni di CO2 rispetto al valore medio di 35 MtCO2 si ottiene la classe più inquinante delle sei regioni già elencate; una classe intermedia composta da Piemonte e Toscana (rispettivamente con 34,06 MtCO2 e 29,56 MtCO2), Liguria, Campania, Sardegna e Friuli Venezia Giulia; una classe con emissioni al di sotto di 10 MtCO2 che comprende le regioni rimanenti, che in valore assoluto hanno emesso bassi quantitativi di CO2. La figura 3 illustra la classificazione delle regioni tramite dei chiaro-scuri che mettono in risalto le emissioni più alte nell’anno 2005. Nelle regioni della Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si concentra una area più scura che rappresenta più del 30 % delle emissioni totali in Italia. Il centro d’Italia è caratterizzato da Marche, Umbria, Abruzzo e Molise che rientrano nella fascia di emissioni inferiori a 10 MtCO2. La regione Lazio fa eccezione in quanto, come è stato già osservato, presenta al 2005 più di 36,63 MtCO2. Al sud la Sicilia e la Puglia sono le regioni più inquinanti: la prima con emissioni alte più o meno costanti per tutto il decennio, la seconda con variazioni in crescita. L’impostazione del pacchetto di direttive proposto dalla Commissione Europea - ed in particolare la suddivisione degli impegni di riduzione delle emissioni serra in due distinti insiemi, obiettivo ETS e obiettivo non-ETS (ETS, Emission Trading System)evidenzia alcuni aspetti che risultano utili alla regolazione ed alla possibile assegnazione di obiettivi di emissioni a livelli inferiori di sussidiarietà. Coerentemente con le politiche, le misure, gli strumenti e gli obiettivi disegnati a livello europeo si mantiene un rapporto tra Stato-Regioni che riguarda la divisione tra settori ETS e non ETS: - le emissioni nei settori ETS non sono direttamente gestite a livello amministrativo e pertanto non saranno più oggetto di regolazione nazionale o ancor meno regionale; - nei settori non-ETS, al contrario, gli Stati membri sono investiti di obiettivi quantitativi di riduzione delle emissioni secondo una proposta di direttiva di burden sharing ed hanno competenza e responsabilità diretta al raggiungimento di tali obiettivi. 53 Figura 3 - Regioni per classi di CO2 emessa negli anni 1990 e 2005 Fonte: elaborazione ENEA I settori non-ETS riguardano principalmente i consumi energetici nei trasporti e negli usi domestici e commerciali. In questo ambito la regolazione europea si limita a fornire direttive quadro, in alcuni casi accompagnate da obiettivi quantitativi (si tenga presente l’obiettivo di 120 g/km nel settore auto), ma non strumenti centrali di rispetto dei target (come avviene con la direttiva ETS). In questo caso lo Stato Nazionale è garante del rispetto degli obiettivi attraverso politiche e misure autonome; un trasferimento degli stessi a livelli più bassi di sussidiarietà, quali la Regione, può risultare una politica efficace di perseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. L’intento programmatorio del Governo italiano è coerente con le indicazioni del UE ed indica infatti la volontà dell’“istituzione di un mercato di scambio regionale di quote di emissione per interventi in settori non regolamentati dall’ordinamento comunitario”, nello specifico i settori dei trasporti e dei consumi civili. Per l’applicazione di un simile schema regolatorio è indispensabile una quantificazione e una disponibilità di dati di emissione con il dettaglio regionale differenziato tra settori ETS e settori non-ETS, la cui elaborazione è in corso. 54 La promozione delle fonti rinnovabili è uno degli strumenti per il raggiungimento degli obiettivi complessivi di riduzione delle emissioni di gas serra. In particolare si sottolinea che: - il ricorso a risorse rinnovabili nella generazione di energia elettrica rientra negli strumenti che facilitano l’obiettivo di contenimento delle emissioni nell’ambito dei settori regolati dal meccanismo di ETS; - l’impiego di fonti rinnovabili nel settore dei trasporti e nel civile (ad esclusione dell’impiego in impianti soggetti all’ETS; ad esempio biomasse nelle cartiere) rientra al contrario negli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori non ETS diversamente declinati tra i diversi stati membri. La proposta di direttiva per la promozione delle fonti rinnovabili a livello europeo assegna un obiettivo di crescita nazionale comprensivo di tutti i settori, lasciando allo Stato membro la facoltà di declinare le misure settoriali per il raggiungimento dell’obiettivo nazionale. La direttiva come noto insiste su obiettivi al 2020 e li assegna con la metodologia già descritta. La proposta italiana di burden sharing è presente nella Finanziaria 2008 con i comma 167 e 168 dell’ art 2. La proposta di direttiva chiede all’Italia di passare dal 5,2 % del contributo delle fonti rinnovabili sul consumo lordo finale di energia del 2005 al 17 % nel 2020. Nel trasferire sul piano nazionale la metodologia europea possono emergere alcune obiezioni; tuttavia, un’ipotetica divisione degli oneri sul modello della Commissione ha il vantaggio di offrire un metodo di divisione già sperimentato e condiviso; l’adozione di un burden sharing regionale permette di tradurre istantaneamente gli obiettivi europei in responsabilità di sviluppo delle rinnovabili ai diversi livelli di sussidiarietà, dove spesso si annidano le barriere per un loro sviluppo, rappresentando un utile aggiornamento regolatorio a seguito dell’integrazione della direttiva 77/2001, con la nuova proposta di Direttiva europea sulle rinnovabili. La trasmissione di un obiettivo vincolante a livello regionale implica la necessità di rivedere il ruolo relativo tra Stato e Regione nella regolazione delle fonti rinnovabili e la concessione alle Regioni di maggiore autonomia per raccogliere le risorse per il perseguimento dei risultati. Anche in questo ambito è possibile accompagnare l’ipotesi di burden sharing con un’analisi che sia in grado di distinguere tra gli strumenti nazionali e quelli regionali. Nel settore delle rinnovabili questa operazione non dovrebbe presentare particolari difficoltà. 55 Lo sviluppo degli impianti con rilascio di certificati verdi è facilmente identificabili a livello regionale e non possono accedere ad altre fonti di finanziamento (di tipo regionale ad esempio) per volumi superiori al 20 % del loro costo. La produzione di energia elettrica da rinnovabili rappresenta oggi circa il 70 % del contributo complessivo di energie rinnovabili. Una quota importante al 2020 sarà rappresentata dai biocarburanti nei trasporti. Anche in questo ambito è facile ipotizzare un’uniforme distribuzione dell’apporto da fonte rinnovabile sul territorio regionale data la diluizione dei combustibili all’origine18. 8. La questione ambientale e l’accettabilità sociale delle scelte energetiche La transizione ad un’economia più sicura negli approvvigionamenti ed in linea con le indicazioni di riduzione delle emissioni di gas serra necessita di innovazione e l’innovazione richiede cambiamento nell’assetto energetico del Paese. Il cambiamento a sua volta necessita di un clima di fiducia tra le istituzioni e gli attori sociali ed economici. L’indeterminatezza delle politiche energetiche e dei compiti istituzionali, unite ad un livello insufficiente dell’informazione e, soprattutto, della comunicazione, sono elementi che non permettono l’instaurarsi di un clima di fiducia indispensabile per l’accettabilità del cambiamento. Nelle democrazie occidentali, in cui si è determinato un allargamento del coinvolgimento della società civile nel processo decisionale, la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) non è un fenomeno nuovo né isolato. La realizzazione di un’infrastruttura, dalla più grande alla più piccola, necessita infatti di regole chiare e di un consenso costruito sulla partecipazione alle scelte. È proprio in questa direzione che sarà opportuno lavorare per instaurare un processo virtuoso di cambiamento delle infrastrutture e delle decisioni in materia di energia. La definizione di linee guida per il sistema energetico nazionale rappresenta un’occasione per completare i nodi dei processi decisionali che oggi mostrano evidenti intoppi e per promuovere una politica energetica di largo respiro in grado di offrire una visione coerente con le sfide della contemporaneità. La riforma del titolo V della Costituzione e l’estensione del potere decisionale alle Regioni in tema di energia fa parte del processo di liberalizzazione che tuttavia necessita un completamento delle sue fasi attuative in grado di identificare un ruolo chiaro per Stato e Regioni. 18 Enea, Rapporto Energia e Ambiente 2007, Analisi e Scenari, 2008, p.32. Disponibile in rete www.enea.it; 56 È difficile infatti chiedere il consenso su scelte di operatori privati, che inevitabilmente trovano difficoltà a livello locale, senza che tali scelte siano inquadrabili e leggibili all’interno di un percorso elaborato a livello nazionale, fatto proprio dallo Stato, condiviso e diramato sul territorio attraverso le amministrazioni decentrate. La mancanza di chiarezza nella politica energetica nazionale, e l’omissione di linee guida e testi unici nella regolazione dei diversi settori, lascia alla valutazione locale il pronunciamento su ambiti della politica energetica che riguardano il livello nazionale permettendo in tale modo l’alimentarsi di opposizioni locali. Senza linee guida, senza una prospettiva nazionale di impegni precisi sul piano energetico e ambientale, una qualsiasi decisione a livello locale entra in contraddizione con gli obiettivi di politica energetica che invece risultano chiari a livello europeo, siano essi declinati nelle politiche per Kyoto o nelle direttive sulla qualità dell’aria. Chiarezza e condivisione degli obiettivi e completamento della normativa nei diversi settori sono l’ossatura indispensabile per l’accettabilità delle infrastrutture. Questo non significa che i problemi locali in presenza di una politica energetica nazionale non possano insorgere, ma significa che il dibattito sulle possibili soluzioni deve essere impostato da subito all’interno di un ambito definito. Tale ambito può venire rafforzato attraverso un trasferimento di responsabilità ai livelli di amministrazione locale. In tema di fonti rinnovabili la responsabilità può prendere forma con il trasferimento di obiettivi precisi, in termini di efficienza energetica, promozione delle fonti rinnovabili, incentivazioni sulle infrastrutture energetiche, sottoscrizione di oneri di riduzione delle emissioni serra. È questo l’obiettivo che lo Stato nazionale dovrebbe prefiggersi nell’attuare metodologie di divisione dei compiti tra le Regioni. Un ulteriore passaggio a completamento del quadro amministrativo-decisionale tra Stato e Regioni riguarda l’inclusione della fiscalità energetica nelle proposte del cosiddetto federalismo fiscale. In particolare il trasferimento di responsabilità ed obiettivi a livello regionale, quale soluzione per facilitare l’accettabilità delle infrastrutture energetiche, dovrà essere accompagnato da un pari trasferimento di strumenti, quali la fiscalità, a disposizione delle Regioni per il perseguimento delle proprie politiche. 57 58 Parte Seconda La valutazione della sostenibilità attraverso il Protocollo Itaca 59 60 1. Il protocollo ITACA. I sistemi di valutazione devono essere in grado di identificare il livello di sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, per poter garantire agli operatori pubblici e privati la possibilità di poter effettuare comparazioni a supporto delle proprie scelte decisionali operative. Si è reso, quindi, necessario sviluppare un vero e proprio sistema di certificazione che identifichi i processi e definisca i ruoli e le responsabilità in relazione alle attività di valutazione e di certificazione fino all’emissione del certificato che attesta il livello di sostenibilità energetica e ambientale degli edifici. E’ stato necessario definire lo schema di accreditamento a garanzia che il processo di valutazione, quello di certificazione e le competenze dei team di valutazione, rispondano ai requisiti definiti per valutare e certificare la sostenibilità ambientale degli edifici. Le Regioni hanno costituito nel 2001 uno specifico gruppo di lavoro interregionale in materia di edilizia sostenibile, presso Itaca, organo tecnico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, al fine di coordinare una serie di attività differenziate e non omogenee già in corso presso le stesse Regioni, con l’intento di definire indirizzi univoci e comuni nel settore. Si è trattato soprattutto di individuare in maniera condivisa gli elementi pregnanti ed oggettivi che caratterizzano proprio l’edilizia sostenibile. L’approccio del gruppo di lavoro è stato quello di addivenire prima, in via prioritaria, alla individuazione di uno strumento operativo, avente validità scientifica, quale metro di misura per la valutazione dei criteri della sostenibilità energetica e ambientale di edifici situati in realtà territoriali con condizioni ambientali decisamente diverse, per poi passare a proposte normative regionali omogenee che attuassero tali criteri, così da garantire alle amministrazioni locali e agli operatori del settore efficaci e convergenti strumenti di attuazione. La costituzione del gruppo di lavoro ha consentito di attivare uno scambio di informazioni fra quelle regioni che hanno già maturato delle esperienze in quest'ambito, in modo da sviluppare un processo cognitivo sinergico e utile alla nascita di strategie comuni nel settore. E' risultato quindi condivisibile l'insieme dei requisiti di benessere e di fruibilità delle opere edilizie che corrispondono all'esigenza di una migliore qualità della vita nel rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla possibilità di rinnovo delle risorse naturali anche attraverso la riduzione del consumo di energie non rinnovabili, all'equilibrio tra sistemi naturali ed antropici. 61 Rapporto tra sostenibilità ambientale e certificazione energetica degli edifici Certificazione della Sostenibilità ambientale Certificazione Energetica Viene riportato nella figura, lo schema del fiore di loto quale rappresentazione grafica del progetto di sostenibilità che è estrapolato dal paragrafo obiettivi e dimensioni della sostenibilità in Valutazione e Sostenibilità, a cura di Giulio Montini, Celid, Torino 2009 nel quale si legge: “Osservando lo schema del fiore di loto, è possibile verificare come, partendo da ogni singolo aspetto, si abbia una visione sempre più complessa e integrata del problema. Si passa infatti da una visione monoculturale riferita ad un singolo elemento, ad uno scenario composto da due aspetti e, successivamente da tre e da quattro, per arrivare infine ad un insieme integrato di cinque componenti quale struttura portante del progetto di sostenibilità. Con riferimento a questi cinque aspetti, è utile procedere ad una prima definizione, pur se estremamente sintetica, al fine di poter individuare indicatori ed indici capaci di misurare tali aspetti”. Si è voluto schematizzare il rapporto relazionale che intercorre tra sostenibilità ambientale e certificazione energetica degli edifici. E’ interessante evidenziare come la certificazione energetica degli edifici può essere considerata come un tassello di un puzzle più ampio, qual è la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici. 62 Nella valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici non ci si limita a valutare le performance energetiche dell’edificio, bensì viene analizzato il rapporto e le relazioni che interagiscono tra l’organismo edificio e l’ambiente che lo circonda. Nella schema che seguente, in riferimento ai cinque aspetti della sostenibilità ambientale, si è voluto cercare di individuare, in forma sintetica, gli obiettivi raggiungibili nell’edilizia sostenibile ai quali mirare. Obiettivi dell’Edilizia Sostenibile Ambientali Ridurre le emissioni di inquinanti in atmosferici e di gas climalteranti. Evitare la dispersione urbanistica. Ridurre la superficie edificata. Limitare l’impermeabilizzazione del terreno. Non oltrpassare i limiti di sopportabilità e di autorigenerazione degli ecosistemi Culturali Incentivare al risanamento ed alla manutenzione di edifici esistenti piuttosto che alla costruzione di nuovi. Evitare l’impiego di materiali insalubri. Realizzare ambienti abitativi commisurati alla consistenza ed all’età dei nuclei famigliari. Vivere in ambienti sani sia all’interno che all’esterno. Tecnologici Inventicare lo sviluppo di nuove tecnologie e la ricerca. Costruire in modo Energicamente efficiente. Aumentare il ricorso ad energie rinnovabili. Costruire favorendo il riutilizzo di materie prime. Favorire l’esame di aspetti bioclimatici in fase progettuale. Sociali Sensibilizzazione della popolazione alle tematiche ambientali. Eliminare gli ostacoli di carattere burocratico. Favorire l’integrazione sociale. Connettere le esigenze abitative con quelle lavorative e ricreative. Economici Riduzione dei costi riferiti all’intero ciclo di vita. Riduzione dei costi per l’approvvigionamento di energia. Sostegno alla trasparenza e alla concorrenza. Assicurare nuovi livelli occupazionali. Va sottolineato a tal fine, che il territorio regionale italiano è dotato di prerogative climatiche, sociali ambientali ed urbanistiche che non consentono ovunque l'applicazione delle medesime regole puntuali. Sono invece a tutti condivisibili i principi che stanno alla base della bioedilizia e che consentono la realizzazione di edifici conformi al principio del rispetto dell'ambiente in cui sono inseriti e che tendono ad un maggior livello di comfort possibile per le persone che lo utilizzano. Sin dal 2001, attraverso il gruppo di lavoro, sono state individuate le dieci regole fondamentali della bioedilizia, intendendo con ciò enunciare i principali obiettivi ispiratori per chiunque intenda avvicinarsi a questa disciplina, anche al fine di guidare l'elaborazione di scelte normative regionali o locali e di strategie di programmazione delle politiche per la casa. Sono da considerarsi in sintesi priorità 63 strategiche con le quali attivare una serie di processi ed azioni rivolte al raggiungimento di obiettivi specifici per l'edilizia sostenibile: 1. Ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell'ambiente urbano e dell'intervento edilizio; 2. Tutelare l'identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici; 3. Contribuire, con azioni e misure, al risparmio energetico e all'utilizzo di fonti rinnovabili; 4. Costruire in modo sicuro e salubre; 5. Ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale, economico e sociale; 6. Utilizzare materiali di qualità certificata ed eco-compatibili; 7. Progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità dell'abitare; 8. Garantire gli aspetti di "Safety" e di "Security" dell'edificio; 9. Applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell'abitare; 10. Promuovere la formazione professionale, la progettazione partecipata e l'assunzione di scelte consapevoli nell'attività edilizia. Senza avere la pretesa di esaurire ogni aspetto della bioedilizia, si è inteso perseguire l'obiettivo di redigere un'insieme di regole minime che consentono, alle Amministrazioni Pubbliche, di effettuare scelte differenziate per incentivare la realizzazione di edifici che prefigurino un interesse collettivo attraverso la scelta di soluzioni maggiormente rispettose dei valori ambientali. Nel 2004 la conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome italiane ha approvato lo strumento di valutazione denominato “Protocollo Itaca”, derivato dalla metodologia di valutazione Green Building Challange (GBC), che è il risultato di una ricerca internazionale a cui ha partecipato anche l’Italia. Lo strumento di valutazione Protocollo Itaca, frutto della ricerca GBC, consente di effettuare la valutazione di sostenibilità degli edifici per destinazioni d’uso prevalentemente residenziali. Il Sistema di Valutazione basato su SB Method, che costituisce la naturale evoluzione metodologica del GBC, è caratterizzato da una serie di peculiarità specifiche che lo fanno diventare uno dei sistemi più efficaci oggi disponibili al mondo. 64 Tali specificità possono essere riassunte in: • è un sistema riconosciuto a livello internazionale, • consente di valutare le prestazioni globali dell’edificio, • rende possibile la contestualizzazione dello strumento di valutazione al territorio in cui viene applicato, • può essere adattato a qualsiasi esigenza di applicazione e di destinazione d’uso dell’edificio, • è aggiornabile all’evoluzione del quadro di riferimento normativo e legislativo in essere, • è utilizzato dalle istituzioni di diversi paesi nel mondo, • è stato testato in più di 25 nazioni, • è conforme alla specifica tecnica internazionale ISO/TS 21931. E’ nato quindi il Protocollo Itaca per la valutazione della sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 15 gennaio 2004. Tale strumento è costituito da un insieme di regole e di requisiti di tipo prestazionale che elencano, non solo i parametri caratteristici di un determinato aspetto (quali ad esempio l'isolamento termico, ecc.), ma individuano soprattutto l'obiettivo finale che deve essere perseguito e che consiste in particolare nella riduzione dei consumi di energia al di sotto di una soglia predefinita. Il primo protocollo Itala era composto in particolare da una serie di linee guida raccolte in 70 schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Considerata l'effettiva complessità di alcune parti del metodo proposto è stata valutata la possibilità di affiancare ad esso un sistema semplificato composto da 28 schede. Tale semplificazione ha fatto propri comunque quei requisiti che sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la realizzazione di interventi aventi caratteristiche di eco-sostenibilità. Il Protocollo, nella sua versione integrale originaria (70 criteri) e sintetica (28 criteri), si fonda sul sistema internazionale di valutazione “Green Building Challenge (GB Tool) quale metodologia tecnica di riferimento per la valutazione della sostenibilità in edilizia. In particolare il Protocollo è un sistema che permette di valutare il grado di ecosostenibilità di un edificio e si basa su un insieme di indicatori organizzati in aree di valutazione che fanno riferimento a: qualità del sito, consumo di risorse, carichi ambientali, qualità dell’ambiente interno e qualità del servizio. 65 In Italia sono già stati emessi certificati sia nel settore pubblico che in quello privato, in accordo sia con il sistema di valutazione Sustainable Building Method (SB Method) sia con il Protocollo Itaca ed è disponibile il sistema di certificazione relativo ad entrambi gli strumenti di valutazione. Il Protocollo prevede parametri di valutazione ambientali complessivi, basati, per gli aspetti energetici, sulla normativa nazionale di riferimento (D.Lgs. 192/05 e D.Lgs. 311/06). Al fine di rendere operativo il Protocollo Itaca la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato il 15 marzo 2007 uno schema di legge regionale in materia di edilizia sostenibile, di riferimento per tutte le Regioni. Lo schema di norma si propone come strumento di regolamentazione della sostenibilità in edilizia a partire dalla pianificazione urbanistica, individuando azioni di promozione ed incentivazione che non si riferiscono al solo elemento costruito ma si allargano a scala urbana: - monitoraggio dei consumi idrici e ricerca perdite a scala urbana e di quartiere; - permeabilità dei suoli; - limitazioni del consumo di nuovo territorio; - individuazione nei processi di pianificazione dei criteri di sostenibilità, ecc. Parte fondamentale della norma è assegnata al sistema di certificazione volontaria per la sostenibilità degli edifici, quale elemento decisivo per la corretta attuazione dei principi e dei criteri individuati dalla legge. Lo schema di legge regionale ha come strumento centrale di attuazione la certificazione della sostenibilità degli edifici che si basa, dal punto di vista tecnico, sui principi del "Protocollo Itaca”. Tale schema si pone anche come strumento di promozione e incentivazione delle azioni per la sostenibilità delle costruzioni, da attuare attraverso una serie di incentivi e agevolazioni anche economiche quali gli sconti sugli oneri di urbanizzazione, l'esclusione dal calcolo dei parametri edilizi di maggiori spessori e volumi derivanti dalla migliore qualità dell'edificio (murature più spesse e sistemi passivi di captazione della luce e del calore), possibili finanziamenti e contributi che possano coprire gli iniziali maggiori costi determinati dalla migliore qualità degli edifici. Nel 2009, sono state emanate le linee guida per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici, il protocollo Itaca 2009, redatte ai sensi dell’art. 9 dello schema di legge regionale “Norme per l’edilizia sostenibile”, in aggiornamento al Protocollo approvato dalla Conferenza delle regioni del 2004. 66 Itaca, attraverso un accordo di collaborazione, ha identificato l’associazione noprofit iiSBE Italia (international initiative for the Sustainable Built Environment), quale partner tecnicoscientifico per supportare, sviluppare e mantenere il sistema di certificazione delle Regioni italiane. Il modello che viene illustrato, quale sistema di certificazione basato sul Protocollo Itaca consente di valutare la sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, sulla base di una precisa valenza scientifica, attraverso la correlabilità a sistemi di valutazione e certificazione riconosciuti a livello internazionale. Ciò che permetterà un controllo rigoroso ed oggettivo della prestazione degli edifici sia di nuova costruzione che oggetto di interventi di ristrutturazione. Tale sistema è di fondamentale importanza per l’efficacia di programmi di incentivazione fiscale, regolamenti edilizi, attività di pianificazione urbanistica volti alla promozione di un ambiente costruito a elevata qualità ambientale. Inoltre, attraverso il protocollo Itaca, il mercato immobiliare avrà la disponibilità di un parco edifici a elevata prestazione a cui indirizzare la domanda, garantendo investimenti a lungo termine maggiormente convenienti e costi di gestione inferiori. 2. Il sistema di valutazione degli edifici Il sistema di valutazione della sostenibilità degli edifici, basato su SB Method, prevede due importanti strumenti che ne consentono l’applicazione: - lo strumento di valutazione vero e proprio; - il processo e le procedure di valutazione; Lo strumento di valutazione tiene conto della particolare destinazione d’uso dell’edificio da valutare, della specifica fase del ciclo di vita, del contesto locale e della dimensione dell’edificio. Lo strumento di valutazione è applicabile sia ad edifici nuovi sia ad edifici esistenti e in fasi differenti del ciclo di vita: - Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva; - Costruzione dell’edificio; - Esercizio dell’edificio; Il processo di valutazione consente di oggettivare le prestazioni dell’edificio garantendo una base comune di riferimento per tutti i soggetti interessati, come ad esempio: i proprietari di immobili, i costruttori, i progettisti e gli operatori del settore in genere, che posso definire le proprie strategie di approccio allo sviluppo delle costruzioni in funzione del risultato che desiderano ottenere. 67 Aspetto di non secondaria importanza nell’applicazione dei sistemi di valutazione di questo tipo, è la possibilità di poter comunicare la prestazione raggiunta dall’edifico e conseguentemente, poter promuovere la qualità dell’ambiente realizzato, attraverso la disponibilità di un certificato di sostenibilità dell’immobile riconosciuto anche a livello internazionale. 3. Il sistema di certificazione Il sistema di certificazione deve essere strutturato, attraverso la realizzazione di processi in grado di garantire il corretto utilizzo degli strumenti di valutazione, l’adeguata applicazione delle procedure ed il rispetto di ruoli e responsabilità per garantire la qualità delle valutazioni, l’emissione del certificato e la corretta comunicazione dei risultati ottenuti. Le principali caratteristiche che un sistema di certificazione deve possedere sono: - adottare metodi e strumenti di valutazione caratterizzati da precisa valenza scientifica, che tengano conto del contesto climatico, sociale, economico e culturale dell’area in cui l’edificio è localizzato; - essere correlabile a sistemi di certificazione riconosciuti a livello internazionale. Il successo di un sistema di certificazione dipende dalla propria capacità di coinvolgere gli stakeholders nel processo e di orientare tutti gli attori verso i risultati da raggiungere. I costi generati dall’applicazione del sistema devono essere strettamente correlati alle attività da svolgere ed alle risorse coinvolte nei processi. A tale proposito, è utili gestire le attività in una logica di miglioramento continuo al fine di ottimizzare i costi di gestione del processo, garantendo il raggiungimento di risultati attesi. Per consentire al sistema di certificazione di mantenere e di migliorare le proprie caratteristiche nel tempo, è necessario attuare sia meccanismi di monitoraggio dell’applicazione sia metodologie di valutazione dell’efficacia dello stesso. Occorre, inoltre, identificare le caratteristiche delle organizzazioni preposte alla gestione del sistema di certificazione. Tali organizzazioni devono essere qualificate a fronte di regole definite nell’ambito di uno schema di accreditamento. 68 4. Lo schema dello strumento di valutazione del Protocollo ITACA Per la Costituzione Italiana le competenze in materia di energia ed ambiente sono in capo alle Regioni e dalle Province Autonome e la legislazione regionale è prioritaria su quella nazionale. Questo fa si che Il Protocollo Itaca, approvato dalle Regioni, sia uno strumento di valutazione a carattere nazionale, riconosciuto da tutte le Regioni italiane ed utilizzato sia nel contesto pubblico che in quello privato. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha identificato il Protocollo Itaca come un possibile riferimento nell’ambito delle Linee Guida nazionali per la certificazione energetica. Il Protocollo Itaca è utilizzato nei processi di valutazione e certificazione da molte regioni italiane per definire il livello di performance ambientale degli edifici e per promuovere e incentivare i programmi di edilizia sostenibile. Nel contesto pubblico, il Protocollo Itaca è utilizzato per definire le politiche e promuovere la sostenibilità attraverso gli incentivi finanziari, i regolamenti edilizi, i programmi di pianificazione del territorio. Il Protocollo Itaca è stato utilizzato, a diversi livelli di applicazione, in particolare da: - Piemonte: Programma casa, edilizia sociale, contratti di quartiere; - Lombardia: sistema di riferimento per incentivi comunali; - Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Basilicata, Calabria: linee guida e sistema di valutazione di riferimento; - Marche: sistema di certificazione e programmi di edilizia sociale; - Puglia: norma per l‘edilizia sostenibile, sistema di certificazione; Anche nel contesto privato, il Protocollo Itaca è utilizzato per promuovere e finanziare interventi caratterizzati da elevate performance energetiche e ambientali. Attualmente, in Italia sono disponibili alcuni prodotti finanziari che consentono di ottenere agevolazioni per le costruzioni ad elevate prestazioni, realizzate in nel rispetto del Protocollo Itaca. In particolare le agevolazioni consistono in condizioni migliorative sui costi dei mutui bancari per interventi di realizzazione o ristrutturazione (in senso lato) degli edifici quando, in base al Protocollo Itaca, “si consegue un valore globale della sostenibilità non inferiore a 2 per gli interventi di nuova costruzione e a 1 per gli interventi di recupero, cioè quando si intende determinare un miglioramento della prestazione dell’edificio rispetto ai regolamenti ed alla pratica corrente”. 69 70 La versione del Protocollo Itaca 2009, e relative linee guida costituiscono lo strumento tecnico di valutazione valido per la certificazione energetico-ambientale degli edifici. Lo strumento di valutazione che ha aggiornato il Protocollo Itaca ha contestualizzato le caratteristiche ambientali e costruttive del territorio in funzione del tipo di progetto da valutare e della sua ubicazione. Originariamente sviluppato in ambiente Excel, è stato successivamente implementato in un software di calcolo per facilitarne l’applicazione e la diffusione. Quindi, gli strumenti a disposizione a supporto del sistema di valutazione del Protocollo Itaca sono: - Schede dei criteri; - Schede di valutazione; - Manuale Tecnico; - Software di calcolo a supporto; 4.1 Aree di valutazione. La valutazione del livello di sostenibilità ambientale di un edificio residenziale, avviene, misurando la sua prestazione rispetto a 49 criteri raggruppati in 18 categorie a loro volta aggregate in cinque aree principali di valutazione: 1. qualità del sito; 2. consumo delle risorse; 3. carichi ambientali; 4. qualità ambientale indoor; 5. qualità del servizio; 4.2 Criteri di valutazione. I criteri di valutazione sono dotati di una serie di caratteristiche: - hanno una valenza economica, sociale, ambientale di un certo rilievo; - sono quantificabili o definibili qualitativamente, rispondenti a scenari prestazionali predefiniti; - perseguono un obiettivo di largo respiro; - hanno comprovata valenza scientifica; - sono dotati di prerogative di pubblico interesse. 71 ovvero oggettivamente 72 Per ogni criterio l’edificio riceve un punteggio che può variare da –1 a +5, assegnato confrontando l’indicatore calcolato con i valori della scala di prestazione (benchmark) precedentemente definiti. Lo zero rappresenta lo standard di riferimento riconducibile a quella che deve considerarsi come la pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei regolamenti vigenti. In particolare, i punteggi della scala di valutazione utilizzata hanno il significato riportato nella seguente tabella. Interpretazione dei punteggi della scala di valutazione Il punteggio viene assegnato in base alle indicazioni e al metodo di verifica riportati nella “scheda descrittiva” di ogni criterio di valutazione. Le informazioni riportate su ogni scheda sono: - l’esigenza, ovvero l’obiettivo di qualità ambientale che si intende perseguire; - il peso del criterio, che rappresenta il grado d’importanza che viene assegnato al criterio rispetto all’intero strumento di valutazione; - l’indicatore di prestazione, ovvero il parametro utilizzato per valutare il livello di performance dell’edificio rispetto al criterio di valutazione; può essere di tipo quantitativo o qualitativo, ultimo viene descritto sotto forma di scenari; - l’unità di misura, nel caso di indicatore di prestazione quantitativo; - la scala di prestazione (o di benchmark), ovvero il riferimento rispetto al quale viene confrontato l’indicatore prestazionale per calcolare il punteggio del criterio di valutazione; - il metodo e gli strumenti di verifica, che definiscono la procedura per calcolare l’indicatore di prestazione del criterio di valutazione; - i dati di input, ovvero i dati di cui è necessario disporre per il calcolo e/o la verifica dell’indicatore di prestazionale; - la documentazione, in cui vengono specificati i documenti (o stralci) da cui sono stati estratti i dati di input ed in cui questi trovano contestualizzazione; 73 - il benchmarking, che specifica la metodologia adottata per la definizione dei benchmark; - i riferimenti legislativi, ovvero le disposizioni legislative di riferimento a carattere cogente o rientranti nella prassi progettuale; - i riferimenti normativi, ovvero sono le normative tecniche di riferimento utilizzate per determinare le scale di prestazione e le metodologie di verifica; - la letteratura tecnica, ovvero i riferimenti tecnici referenziati utilizzati per determinare le scale di prestazione e le metodologie di verifica. Tutti i suddetti riferimenti: criteri, benchmark, scala di prestazione, indicatori, unità di misura, metodo di verifica sono stabiliti da Itaca e possono essere modificati esclusivamente dalla Itaca stessa. 4.3 Sistema di pesatura. Pesatura Aree di Valutazione e Categorie. I pesi di Aree di Valutazione e Categorie rappresentano il grado di rilevanza che esse assumono all’interno del sistema di valutazione. Essi sono stati assegnati mediante “votazione” e successiva normalizzazione dei voti assegnati. I voti possono variare all’interno di un range compreso tra 0 (area/categoria non applicabile) e 5 (area/categoria con massima importanza). I pesi assegnati di seguito illustrati sono stati stabiliti dalla Conferenza delle regione e possono essere modificati esclusivamente da parte delle singole regioni. Pesatura Criteri I pesi dei criteri rappresentano il grado di rilevanza che essi assumono e sono di due tipi: “relativi”, ovvero riferiti all’importanza del Criterio all’interno della Categoria di appartenenza, o “assoluti”, ovvero relativi all’importanza del Criterio all’interno del sistema di valutazione. I pesi sono stati assegnati stimando l’impatto ambientale di ognuno di essi valutato in base a tre caratteristiche: A. l’estensione del potenziale effetto (3 = globale o regionale, 2 = urbano o suburbano, 1 = edificio o sito); B. l’intensità del potenziale effetto (3 = forte o diretto, 2 = moderato o indiretto, 1 = debole); C. la durata del potenziale effetto (3 = > 50 anni, 2 = > 10 anni, 1 = < 10 anni). 74 La successiva normalizzazione dei voti attribuiti ha consentito il calcolo del peso relativo di ciascun Criterio. Il peso assoluto è il risultato del prodotto del peso relativo al Criterio per il peso della Categoria e dell’Area di Valutazione di appartenenza. 75 4.4 Struttura dei benchmark. All’interno di ogni scheda di valutazione è indicato il metodo utilizzato per la definizione della scala prestazionale (o scala di benchmark) con riferimento alla legislazione e normativa vigente e alla letteratura tecnica utilizzata. La definizione dei valori della scala prestazionale avviene assegnando due livelli e calcolando gli altri per interpolazione lineare. Il primo benchmark definito è sempre quello corrispondente al livello 0, mentre il secondo può essere il livello 3 o il livello 5. Al livello –1 corrispondono tutti i valori che rappresentano una prestazione inferiore a quella del livello 0, quindi non è necessario calcolarlo per interpolazione lineare. La procedura di definizione dei valori di partenza può essere sviluppata sostanzialmente nelle due modalità chiarite in seguito, a seconda che esista o meno 76 uno specifico quadro legislativo o normativo o un regolamento che fissi dei requisiti minimi per l’indicatore considerato. I benchmark, come gli indicatori, possono essere di tipo quantitativo o qualitativo. Sebbene la tendenza sia quella di definire metodologie di valutazione basate esclusivamente su indicatori e benchmark quantitativi ai fini di rendere il risultato delle valutazioni il più oggettivo possibile, esistono situazioni in cui definire un indicatore quantitativo risulta particolarmente difficoltoso: in questi casi l’indicatore è di tipo qualitativo e il voto alla prestazione viene attribuito confrontando la realtà dell’edificio da valutare con una serie di scenari ipotizzati, che costituiscono la scala prestazionale. Il limite dei benchmark di tipo qualitativo risiede nella loro arbitrarietà, nella loro possibile (e facile) cattiva interpretazione e quindi nel fatto che non consentono di effettuare un confronto preciso tra la prestazione dichiarata, difficile da controllare, e quella della scala stessa. Generalmente gli indicatori di tipo qualitativo sono relativi a prestazioni per le quali non esiste un riferimento legislativo o normativo. Ai fini di limitare al massimo il numero degli indicatori prestazionali di tipo qualitativo per i motivi sopracitati, esiste una terza tipologia di indicatori e benchmark: i quali - quantitativi. Questi si applicano a quelle prestazioni che è difficile individuare esclusivamente tramite un indicatore quantitativo, ma per i quali è almeno possibile integrare allo scenario ipotizzando un riferimento numerico. L’obiettivo di questo tipo di indicatori e benchmark è quello di renderli più oggettivi di quelli di tipo qualitativo. Definizione del livello benchmark 0 Il livello 0 corrisponde generalmente al requisito minimo richiesto dalla legge o alla pratica costruttiva corrente. Nel caso in cui si fosse legiferato in materia, la procedura di definizione del suo valore risulta relativamente semplice in quanto si basa esclusivamente sull’analisi di leggi, norme e regolamenti vigenti specifici per la prestazione da verificare. Qualora non vi fosse un quadro legislativo di riferimento, invece, la procedura di definizione è più complessa: il valore di riferimento deve essere appositamente calcolato, pertanto si rende necessaria un’analisi approfondita dello stato dell’arte, della pratica costruttiva e delle specifiche politiche di settore, uno studio dei dati statistici nazionali e l’eventuale sviluppo di modelli di regressione al fine di estrapolare i dati non presenti nel campione analizzato. Inoltre può essere necessario effettuare simulazioni ad hoc mediante specifici strumenti di calcolo applicati ad edifici modellizzati rappresentativi del parco 77 costruito, per i quali vengono applicate soluzioni tecnologiche e costruttive definite sulla base della pratica costruttiva corrente. I risultati delle simulazioni dipendono non solo dal tipo di modello dell’edificio costruito, ma anche dai dati climatici e/o ambientali della località in cui ci si trova e dai profili di gestione e utilizzo impostati, ciò rende necessario un ulteriore e fondamentale sforzo di interpretazione dei risultati. Definizione del livello benchmark 3 Il livello 3 corrisponde ad un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai regolamenti vigenti e alla pratica corrente. Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite dell’indicatore più restrittivi di quelli in vigore, da applicarsi nel medio periodo, si assegna il livello 3 della scala prestazionale corrispondente a tali limiti. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e internazionali. Se non esistono requisiti imposti, invece, il valore del benchmark deve essere appositamente calcolato: trattandosi di un livello di “migliore pratica corrente”, le analisi dello stato dell’arte e della realtà esistente devono essere condotte riferendosi a edifici con prestazioni elevate, cercando per quanto possibile di ricavare valori di benchmark oggettivi e generalizzabili. Se si effettuano simulazioni con strumenti quasi - statici o dinamici, l’approccio da seguire nella scelta dei modelli degli edifici da simulare dovrebbe essere il seguente: si parte da edifici corrispondenti al livello 0, rappresentativi del parco costruito, e si modificano i relativi modelli mediante l’applicazione delle soluzioni architettoniche, costruttive ed impiantistiche migliori disponibili, mirate ad elevarne le prestazioni globali; la scelta delle soluzioni migliorative deve essere effettuata sulla base di uno studio dello stato dell’arte riportato sulla letteratura tecnicoscientifica. La simulazione fornisce come risultato, previa interpretazione dell’esperto, quei valori di riferimento associabili alla miglior pratica corrente. Definizione del livello benchmark 5 Il livello 5 corrisponde ad una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla pratica corrente, che può essere di natura sperimentale e può rendere necessario un ingente investimento economico iniziale. Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite particolarmente restrittivi, o da applicarsi entro un lasso di tempo relativamente lungo, si assegnano al livello cinque della scala di benchmark tali valori. 78 Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e internazionali. Se non esistono indicazioni di legge o politiche di questo tipo, il benchmark deve essere calcolato; la complessità della procedura di definizione di un target così elevato è data dal fatto che allo stato dell’arte esistono pochissimi edifici con prestazioni energetiche e ambientali associabili al livello 5, e quindi un’analisi del parco costruito può risultare poco significativa. Tuttavia vi sono casi in cui risulta più immediato definire tale livello: ad esempio, considerando l’indicatore relativo alle emissioni effetto serra prodotte annualmente per l’esercizio dell’edificio, al livello 5 può essere associata una configurazione ad emissioni zero. 4.5 Struttura del Protocollo Itaca (Framework) Lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente il numero di criteri e le scale di benchmark in funzione del tipo di progetto e di alcune caratteristiche specifiche dell’edificio o del contesto. Schema di applicazione per progettazione Nuova (NC) o di Ristrutturazione (R) Durante la compilazione del software che implementa lo strumento di valutazione, l’utente è chiamato a specificare la tipologia di progetto che intende valutare: alcuni criteri si disattivano nel caso di progetti di ristrutturazione ed alcuni indicatori prestazionali vengono calcolati e/o verificati con procedure diverse a seconda del tipo di progetto cui si riferiscono. Le procedure di verifica da adottare sono specificate nella sezione “Metodo e strumenti di verifica” della scheda di ciascun criterio. Si riportano di seguito le relazioni tra i criteri di valutazione e la tipologia di progetto: 1.1.1 in R è Annullato; 2.3.1 in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione; 2.3.2 in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione; 2.3.3 in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione; 2.3.4 in R si valuta solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione; 2.1.1 in R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte; 2.1.2 in R con Sup. netta > 1000mq e in NC si calcola l’indicatore per l’intero edificio; in R con Sup. netta ≤ 1000mq si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte; 3.1.1 in R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte. 79 Specifiche di contesto E’ stato definito un elenco di condizioni relative all’edificio e al contesto che, se verificate, disattivano uno o più criteri ridistribuendo automaticamente i pesi: 9 Assenza di un impianto di climatizzazione estiva (Disattiva il criterio 2.1.8 ); 9 Presenza di divieto Comunale di irrigazione con acqua potabile (Disattiva il criterio 2.4.1 ); 9 Presenza di divieto Comunale di raccolta acqua piovana per livelli elevati d’inquinamento dell’acqua (Annulla il criterio 3.2.2 ); 9 Assenza di area di pertinenza, per esempio per grattacieli in centro città. (Disattiva i criteri 3.2.3 e 3.3.2); 9 Presenza di divieto Comunale alla disposizione di aree private su suolo pubblico per raccolta differenziata (Disattiva il criterio 5.3.2); 9 Assenza di spazi comuni per aree ricreative, per esempio per grattacieli in centro città. (Disattiva il criterio 5.3.3); Parametrizzazione delle scale di prestazione Alcuni criteri di valutazione dispongono di più scale di benchmark in funzione: • delle dimensioni della località dove è sito l’edificio (criterio 1.2.1); • del tipo di progetto (criteri 2.1.1 e 3.1.1); • del numero di piani dell’edificio (criteri 2.2.1, 2.2.2 e 2.3.1). Il software che implementa lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente le scale prestazionali in funzione dei dati dichiarati dall’utente nell’apposita scheda predisposta. La struttura dello schema di certificazione per le regioni italiane illustra i principali processi ed identifica i ruoli di Itaca, delle Regioni italiane e dell’Associazione iiSBE Italia. Itaca definisce le linee guida strategiche dello Schema di Certificazione e garantisce che il sistema di certificazione venga applicato efficacemente e garanzia della qualità dei risultati ottenuti. Itaca provvede all’aggiornamento degli strumenti di valutazione in relazione alla evoluzione del quadro di riferimento normativo e legislativo ed all’evoluzione metodologica del sistema. Le regioni italiane provvedono a definire il proprio Sistema di Certificazione e di Accreditamento che stabilisce i ruoli e le responsabilità per poter emettere il certificato. 80 Esse scelgono quale tipo di protocollo adottare e stabiliscono le procedure di certificazione e di accreditamento. Le Regioni, inoltre, provvedono a monitorare e valutare il proprio sistema di certificazione e di accreditamento. L’Associazione iiSBE Italia, identificata come Organo Nazionale di controllo del Protocollo Itaca, fornisce supporto tecnico – scientifico al processo di valutazione, garantisce l’applicazione delle linee guida e mantiene i rapporti con il sistema internazionale di controllo dell’SB Method. Altro aspetto che si sottolinea riguarda l’attività in corso presso Itaca sui materiali ecocompatibili. Come già dimostrato, l’edilizia è uno dei settori in cui vengono consumate più materie prime e quindi riveste un’importanza di primo piano nell’ambito delle problematiche legate allo sviluppo sostenibile. L’industria delle costruzioni, quindi, necessita di un cambiamento sostanziale. Itaca, a tal fine, ha sviluppato un programma di ricerca, finanziato in copartecipazione dalle Regioni e dal CIPE, titolato “Strumenti per la promozione della sostenibilità nel campo dell’edilizia – Banca Dati dei materiali di riferimento per la costruzione ad elevata prestazione ambientale”. Obiettivo della ricerca, in avanzato stato dei lavori è la definizione della prima banca dati nazionale istituzionalizzata di materiali e prodotti per l’edilizia per costruzioni ad elevata prestazione ambientale, secondo l’ottica di ciclo di vita (LCA). Tale analisi fornisce informazioni inerente gli impatti ambientali, in termini di consumi di risorse (materie ed energia) e di emissioni in ambiente (suolo, aria, acqua) relativi all’intero ciclo di vita del prodotto (approvvigionamento di materie prime, ciclo produttivo, imballaggio, smaltimento rifiuti e trattamento scarichi idrici, e distribuzione). Ciò, in estrema sintesi, consente una selezione oggettiva dei materiali a migliore prestazione ambientale. Ulteriore obiettivo del progetto in corso è anche quello di definire, sulla base della costituenda Banca Dati nazionale, prezzari regionali di riferimento e capitolati prestazionali tipo, omogenei a livello nazionale, ottenendo in tal modo anche importanti economie di spesa e di tempo, oltre che naturalmente l’importante qualificazione del mercato di settore. Tali strumenti sono da intendersi non solo come fonti di informazioni tecniche ed economiche di riferimento, ma anche come veri e propri documenti guida nell’attività di progettazione ai fini della promozione di un ambiente costruito in maniera sostenibile. Il protocollo Itaca è stato ampiamente sperimentato in questi anni da regioni, centri di ricerca, università, ecc., a garanzia della piena e completa applicazione sulle diverse tipologie di edifici. 81 5. Le recenti leggi regionali sull’edilizia sostenibile La regione Abruzzo, con legge 3 marzo 2005, n. 12, recante Misure urgenti per il contenimento dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico. In particolare, l'art. 5 indica i requisiti tecnici e le modalità d'impiego degli impianti di illuminazione che devono essere necessariamente impiegati per garantire il risparmio energetico, stabilendo anche delle sanzioni pecuniarie in caso di violazione. La Regione Basilicata, con legge 28 dicembre 2007, n. 28 (Legge finanziaria 2008), reca agli articoli 10 e 11 misure in materia di miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e volumetrie edilizie per favorire il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Con l’articolo 10 viene promosso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti e di nuova costruzione, tenendo anche conto delle condizioni climatiche locali, al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, dando la preferenza alle tecnologie a minore impatto ambientale. Con l’articolo 11, invece, sono stabilite misure che agevolano nei computi per la determinazione dei volumi e delle superfici nonché la riduzione degli oneri di urbanizzazione per gli interventi edilizi che adottano soluzioni impiantistiche o costruttive che determinano prestazioni migliorative e maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili. Sono demandate alla Giunta, tra l’altro, le modalità per ridurre e certificare il consumo energetico degli edifici esistenti, da ristrutturare e di nuova costruzione; i requisiti minimi di prestazione energetica degli impianti per la climatizzazione invernale ed estiva, degli impianti per la produzione di acqua calda sanitaria e dei generatori di vapore a uso civile; la disciplina per l'installazione di impianti di riscaldamento centralizzati e la diffusione di sistemi di termoregolazione degli ambienti e di contabilizzazione del calore; la diffusione di sistemi di alta qualità energetica ed ecosostenibilità ambientale degli edifici, di metodologie costruttive di bioedilizia, nonché di sistemi di filtraggio delle emissioni degli impianti termici. La regione Campania, nell’ambito della legge 12 dicembre 2006, n. 22 recante Norme in materia di tutela, salvaguardia e valorizzazione dell'architettura rurale, prevede la concessione di contributi finanziari per interventi di manutenzione 82 straordinaria, consolidamento, restauro, risanamento conservativo di manufatti di architettura rurale tradizionale, con riferimento anche a modalità e tecniche costruttive coerenti con i principi dell'architettura bioecologica. La regione Emilia Romagna, fin dal 2002, ha previsto, all’articolo 21 della legge 25 novembre 2002, n. 31, recante (Disciplina generale dell'edilizia), che il certificato di conformità edilizia e agibilità attesti, tra l’altro, la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati. Ai sensi del successivo articolo 30, il contributo di costruzione non è dovuto per i nuovi impianti, lavori, opere, modifiche e installazioni relativi alle fonti rinnovabili di energia, alla conservazione, al risparmio e all'uso razionale dell'energia. Il Consiglio comunale può inoltre prevedere l'applicazione di riduzioni del contributo di costruzione per la realizzazione di opere edilizie di qualità, sotto l'aspetto ecologico, del risparmio energetico, della riduzione delle emissioni nocive e della previsione di impianti di separazione delle acque reflue, in particolare per quelle collocate in aree ecologicamente attrezzate. La regione Friuli Venezia Giulia, con la legge 18 agosto 2005, n. 23, recante Disposizioni in materia di edilizia sostenibile promuove e incentiva la sostenibilità energetico ambientale nell'edilizia pubblica e privata, nel rispetto delle disposizioni stabilite dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 e dal decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115. In tale ambito la legge reca quindi la definizione degli interventi in edilizia ecologica, bio-eco-etico-compatibile, edilizia bioecologica, edilizia naturale e definisce le tecniche e le modalità costruttive sostenibili negli strumenti di pianificazione del territorio, negli interventi di nuova edificazione, di ristrutturazione edilizia, di restauro, di recupero edilizio e urbanistico e di riqualificazione urbana. Per gli interventi soggetti alle disposizioni del decreto legislativo 192/2005 la certificazione energetica e la qualificazione energetica degli edifici sono sostituite dalla certificazione di valutazione energetica e ambientale (VEA) degli edifici. La valutazione del livello di biosostenibilità dei singoli interventi in bioedilizia è definita attraverso un protocollo regionale denominato Protocollo VEA che costituisce, tra l’altro, un criterio prioritario nell’attribuzione di finanziamenti regionali per gli interventi di acquisto, costruzione e/o ristrutturazione di edifici pubblici o privati nonché per gli incentivi urbanistici. 83 La successiva legge 23 febbraio 2007, n. 5 recante Riforma dell'urbanistica e disciplina dell'attività edilizia e del paesaggio, reca, agli articoli 39 e 40, misure per la promozione della bioedilizia, della bioarchitettura, del rendimento energetico nell'edilizia e per gli interventi relativi a impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In particolare, si prevede che gli interventi finalizzati al perseguimento di obiettivi di risparmio energetico e che necessitano anche di limitate modifiche volumetriche possono essere realizzati anche in deroga agli indici urbanistico-edilizi previsti dagli strumenti urbanistici e dai regolamenti edilizi. La copia dell'attestato di certificazione energetica o di rendimento energetico dell'edificio di cui al d.lgs. 19 agosto 2005, n. 192 deve essere depositata presso il Comune a cura del costruttore o del proprietario dell'immobile all'atto della richiesta di agibilità dell'immobile. La regione Lazio, con legge 27 maggio 2008, n. 6, recante Disposizioni regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia, promuove ed incentiva la sostenibilità energetico-ambientale nella progettazione e realizzazione di opere edilizie pubbliche e private, individuando e promuovendo l'adozione e la diffusione di principi, modalità e tecniche proprie dell'architettura sostenibile e della bioedilizia, ivi compresi quelli tesi al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici in conformità a quanto stabilito dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192. A tal fine, la legge definisce un sistema di valutazione e certificazione della sostenibilità energeticoambientale degli edifici (Protocollo regionale sulla bioedilizia), che costituisce condizione per l'accesso agli incentivi ed ai contributi da parte dei privati, nonché criterio di priorità per l'accesso da parte degli enti locali ai finanziamenti previsti dalla normativa regionale in materia di pianificazione territoriale e urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici. E’ quindi previsto che gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica regionale, provinciale e comunale, nonché i regolamenti edilizi, perseguano e promuovano la sostenibilità energetico-ambientale nelle trasformazioni territoriali e urbanistiche. Negli interventi di ristrutturazione edilizia, di nuova costruzione e di ristrutturazione urbanistica, è obbligatoria l'installazione di impianti per il ricorso a fonti energetiche rinnovabili. Sono inoltre previsti incentivi nel calcolo degli indici di fabbricabilità nonché riduzioni degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione. 84 La regione Liguria, nell’ambito della legge 6 giugno 2008, n. 16, recante Disciplina dell'attività edilizia, definisce, agli artt. 67 e 77 misure volte ad agevolare l'attuazione delle norme sul risparmio energetico e per migliorare la qualità degli edifici. In particolare, la norma stabilisce che non siano considerate nei computi per la determinazione dell'indice edificatorio le strutture perimetrali portanti e non, nonché i tamponamenti orizzontali ed i solai intermedi che comportino spessori complessivi, sia per gli elementi strutturali che sovrastrutturali, superiori a 30 centimetri, per la sola parte eccedente i centimetri 30 e fino ad un massimo di ulteriori centimetri 25 per gli elementi verticali e di copertura e di centimetri 15 per quelli orizzontali intermedi, in quanto il maggiore spessore contribuisce al miglioramento dei livelli di coibentazione termica, acustica e di inerzia termica. Analoghe disposizioni sono previste per il computo dell’altezza massima. La regione Lombardia, nell’ambito della legge 11 marzo 2005, n. 12, recante Legge per il governo del territorio, include l’efficienza energetica tra i parametri da rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione. E’ inoltre stabilito che il documento di piano possa prevedere, a fronte di rilevanti benefici pubblici, aggiuntivi rispetto a quelli dovuti e coerenti con gli obiettivi fissati, una disciplina di incentivazione ai fini della promozione dell'edilizia bioclimatica e del risparmio energetico, nonché ai fini del recupero delle aree degradate o dismesse. Con delibera regionale sono stati quindi approvati gli indirizzi inerenti l'applicazione di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi di edilizia bioclimatica o finalizzati al risparmio energetico. La delibera rinvia quindi al Protocollo Itaca quale “possibile riferimento tecnico-normativo” per la definizione dei fattori bioclimatici da considerare ed ottimizzare in ogni progetto edilizio. La regione Marche, con legge regionale 17 giugno 2008, n. 14, recante Norme per l'edilizia sostenibile, detta norme per la promozione e incentivazione della sostenibilità energetico ambientale nella realizzazione delle opere edilizie pubbliche e private, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 ed in armonia con la direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici. 85 Sono quindi definite le tecniche e le modalità costruttive di edilizia sostenibile negli strumenti di governo del territorio, negli interventi di nuova costruzione, di ristrutturazione e riqualificazione urbana, nonché la concessione di contributi a soggetti pubblici e privati per la realizzazione di tali interventi. La certificazione di sostenibilità energetico-ambientale degli edifici è un sistema di procedure finalizzato a valutare sia il progetto sia l'edificio realizzato definito nell’ambito di linee guida regionali. Le linee guida, relative agli edifici residenziali e non residenziali, contengono il sistema di valutazione della qualità ambientale ed energetica degli interventi di edilizia sostenibile finalizzato, in particolare, a certificare il livello di sostenibilità degli interventi edilizi anche ai sensi dell'articolo 4 del d.lgs. 192/2005, a definire le priorità e graduare gli incentivi economici, nonché a stabilire le soglie minime al di sotto delle quali non è consentito il rilascio delle certificazioni né l'accesso ai contributi e agli incentivi regionali (tra i quali si segnalano alcuni incentivi nel calcolo dei parametri edilizi, la riduzione degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione nonché l’istituzione di un fondo di rotazione per l’acquisto di immobili compatibili con le norme stabilite dalla legge). La regione Molise, nell’ambito della legge 7 luglio 2006, n. 17, recante Norme di riordino in materia di edilizia residenziale pubblica, stabilisce che gli interventi edilizi perseguano obiettivi di qualità e di vivibilità dell'ambiente interno ed esterno all'abitazione e favoriscano la diffusione di soluzioni architettoniche ecocompatibili ed il risparmio energetico. In tale ambito è previsto un sistema premiante rivolto alle amministrazioni locali che maggiormente si impegnano, con proprie risorse o con riduzione delle imposte locali sugli immobili, per raggiungere i predetti obiettivi. La regione promuove inoltre la realizzazione di interventi innovativi anche a carattere sperimentale che riguardino, tra l’altro, il miglioramento delle qualità ambientali e del risparmio energetico, l’impiego di materie prime rinnovabili o di derivazione naturale, l’isolamento acustico verso l'esterno e tra gli alloggi. La regione Piemonte, nell’ambito del D.P.G.R. 2 agosto 2006, n. 8/R recante il regolamento di attuazione della legge regionale 16 gennaio 2006, n. 2 (Norme per la valorizzazione delle costruzioni in terra cruda) prevede l’assegnazione di borse di studio, tra l’altro, per progetti che riguardano gli edifici in terra cruda e il loro rapporto con le tecniche di bio-architettura. 86 La regione Toscana, nell’ambito della legge 3 gennaio 2005, n. 1, recante Norme per il governo del territorio, stabilisce che gli strumenti della pianificazione territoriale e gli atti di governo del territorio garantiscano che gli interventi di trasformazione del territorio assicurino il rispetto dei requisiti di qualità urbana, ambientale, edilizia e di accessibilità al fine di prevenire e risolvere i fenomeni di degrado. La qualità urbana, ambientale, edilizia e di accessibilità del territorio è definita in riferimento, tra l’altro: • alla qualità e alla quantità degli interventi realizzati per il contenimento dell'impermeabilizzazione del suolo, il risparmio idrico, la salvaguardia e la ricostituzione delle riserve idriche anche potenziali; • all'utilizzazione di materiali edilizi e alla realizzazione di requisiti delle costruzioni che assicurino il benessere fisico delle persone, la salubrità degli immobili e del territorio, il contenimento energetico, il rispetto dei requisiti di fruibilità, accessibilità e sicurezza per ogni tipo di utente estesa al complesso degli insediamenti. La regione Umbria, con legge 18 novembre 2008, n. 17, recante Norme in materia di sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi, al fine di promuovere la salvaguardia dell’integrità ambientale e il risparmio delle risorse naturali secondo i principi dello sviluppo sostenibile, definisce norme e criteri di sostenibilità da applicarsi agli strumenti di governo del territorio e agli interventi edilizi, stabilisce le modalità per la valutazione e la certificazione delle prestazioni di sostenibilità ambientale degli edifici, nonché le forme di sostegno e di incentivazione promosse dalla regione e dagli enti locali. A tal fine lo sviluppo sostenibile dell’edificato si ha quando, adottando materiali, tecniche e sistemi a basso impatto ambientale ed ecologici, è possibile realizzare ambienti interni salubri ed organismi edilizi la cui costruzione, manutenzione e gestione comportino basso uso di risorse non rinnovabili e di materiali non riciclabili, anche attraverso l’uso di soluzioni informatiche ed elettroniche volte a ridurre al minimo il consumo energetico. La legge definisce quindi un sistema di valutazione e certificazione di sostenibilità ambientale degli edifici. La certificazione di sostenibilità ambientale è rilasciata dall’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale dell’Umbria (ARPA) e dagli altri soggetti certificatori individuati dalla giunta regionale. 87 88 Sono quindi previste norme per il recupero dell’acqua piovana, (con la realizzazione di apposite cisterne di raccolta dell’acqua piovana, della relativa rete di distribuzione e dei conseguenti punti di presa per il successivo riutilizzo), per la permeabilità dei suoli (con la definizione di percentuali minime di superficie permeabile), per l’uso sostenibile e la tutela del territorio, per l’esposizione e il soleggiamento degli edifici, per i sistemi di riscaldamento, per il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (con l’obbligo di installazione di impianti a pannelli solari e di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per gli edifici di nuova costruzione). Inoltre, al fine di garantire lo sviluppo sostenibile dell’edificato gli interventi edilizi privilegiano l’uso dei materiali naturali riconducibili alle tipologie di costruzione tradizionali con particolare riferimento a quelli provenienti dalle produzioni locali nonché di materiali e componenti edilizie con caratteristiche di ridotto impatto ambientale, naturali e non trattati con sostanze tossiche, nonché materiali capaci di garantire traspirabilità, igroscopicità, ridotta conducibilità elettrica, antistaticità, assenza di emissioni nocive, assenza di esalazioni nocive e polveri, stabilità nel tempo, inattaccabilità da muffe, elevata inerzia termica, biodegradabilità o riciclabilità, attestate dalla presenza di marchi o etichette di qualità ecologica. Con legge 9 marzo 2007, n. 4 recante Iniziative ed interventi regionali a favore dell'edilizia sostenibile, la regione Veneto ha stabilito le regole generali per l'edificazione compatibile con l'ambiente. Sono state aggiornate con delibera di Giunta Regionale n. 2063 del 7 luglio 2009, le linee guida regionali finalizzate alla valutazione della qualità ambientale ed energetica degli interventi su edifici a destinazione residenziale, di cui alle precedenti D.G.R. n. 2398/2007 e n. 1579/2008. Le nuove linee guida sono state elaborate prendendo a riferimento il “Protocollo Itaca 2009 per la valutazione energetico – ambientale degli edifici residenziali: nuova costruzione e recupero”. Ne è risultato uno strumento che consente di stimare il livello di sostenibilità energetica ed ambientale di un edificio residenziale misurando le sue prestazioni rispetto a 34 criteri raggruppati in 17 categorie a loro volta aggregate in 7 aree di valutazione. Sulla base delle linee guida in materia di edilizia sostenibile definite dalla giunta, l'amministrazione regionale effettua la valutazione della qualità ambientale ed energetica espressa dai singoli interventi di bioedilizia, ai fini dell'ammissibilità degli stessi alla contribuzione regionale. Per gli interventi in edilizia sostenibile finalizzati 89 al contenimento del fabbisogno energetico, i comuni prevedono nel regolamento edilizio lo scomputo dei volumi tecnici e delle murature perimetrali degli edifici. Sono quindi previste le seguenti iniziative: a) promozione di concorsi di idee e progettazione, in collaborazione con gli enti locali, per la realizzazione di interventi edili pubblici o privati, secondo le tecniche e principi costruttivi di edilizia sostenibile; b) attivazione di iniziative di ricerca e diffusione culturale in materia. di architettura ed edilizia ecocompatibili, nonché di corsi di formazione in tecniche e principi costruttivi di edilizia sostenibile per tecnici e operatori del settore; c) individuazione di agevolazioni regionali per la realizzazione di interventi di costruzione o ristrutturazione secondo le tecniche e principi costruttivi di edilizia sostenibile. Al fine di consentire un adeguato rilancio dell’attività edilizia, nel rispetto dell’ambiente, del paesaggio e del tessuto storico esistente, nonché la sostituzione del patrimonio edilizio non più rispondente all’attuale situazione tecnologica ed energetica, il Consiglio Regionale Veneto ha recentemente approvato la legge regionale 8 luglio 2009 n. 14, il cosiddetto “Piano Casa”, mediante la quale sono promosse misure per il sostegno del settore edilizio, favorendo nel contempo l’utilizzo delle tecniche e dei criteri dell’edilizia sostenibile e delle fonti di energia rinnovabili. Con particolare riferimento a questi ultimi aspetti, l’art. 3 della nuova legge prevede la possibilità di attuare, in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli strumenti urbanistici e territoriali, interventi di integrale demolizione e ricostruzione che prevedano aumenti fino al 40 % del volume esistente per gli edifici residenziali e fino al 40 % della superficie coperta per quelli adibiti ad uso diverso, purché situati in zona territoriale propria e solo nel caso vengano utilizzate le tecniche costruttive di cui alla legge regionale 9 marzo 2009, n. 4 “Iniziative ed interventi regionali a favore dell’edilizia sostenibile”. In coerenza con i contenuti di tale legge, viene inoltre stabilito che siano le linee guida in materia di edilizia sostenibile in essa previste, a costituire riferimento per la graduazione della volumetria assentibile in ampliamento. Con riferimento alla provincia autonoma di Bolzano, alla quale viene dedicato il prossimo capitolo, si evidenzia che fin dal 2002, con delibera n.96/38108 il Consiglio comunale ha approvato la prima manovra normativa edilizia per l’eccellenza ambientale introducendo nel regolamento edilizio la procedura di 90 CasaClima, secondo i protocolli della Provincia Autonoma, in particolare con l’obbligo di: 1. della certificazione per ogni nuova costruzione, con dichiarazione all’atto della concessione edilizia e accertamento definitivo all’atto della licenza d’uso; 2. del raggiungimento dello standard minimo della “Classe C”, con trattamento premiale per la “Classe A” (sconto 10% sugli oneri di urbanizzazione). Nel 2007 con delibera n. 9/8926 il Consiglio Comunale ha approvato un pacchetto di norme che impone ad ogni nuovo progetto soggetto a Permesso di Costruire: 1. lo standard minimo della Classe B, con l’incentivo del 10% di riduzione degli oneri di urbanizzazione per la Classe A (con l’ipotesi di innalzarlo al 15% attraverso una necessaria manovra di collegamento al bilancio); 2. l’utilizzazione dell’energia solare, con pannelli termici ovvero con impianti fotovoltaici, per almeno il 25% del fabbisogno termico totale (equivalente) e/o il 50% del fabbisogno termico per la produzione di acqua calda sanitaria. Infine, la provincia autonoma di Trento promuove e incentiva l'adozione e la diffusione dell'edilizia sostenibile (artt. 81-91 della legge 4 marzo 2008, n. 1 recante Pianificazione urbanistica e governo del territorio) attraverso la tutela del patrimonio ambientale, storico e culturale, la valorizzazione delle caratteristiche proprie dei luoghi, la salvaguardia della salute e delle risorse naturali, il contenimento dei consumi energetici, l'uso di fonti energetiche rinnovabili, il miglioramento delle condizioni di sicurezza e del benessere abitativo, favorendo inoltre lo sviluppo economico attraverso il miglioramento della competitività dei settori interessati e l'avanzamento tecnologico delle filiere produttive locali. A tal fine è istituita la certificazione energetica, anche in attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia, e in coerenza con le disposizioni statali in materia. Il certificato è trasmesso in copia al comune contestualmente alla dichiarazione di fine lavori; in caso di mancata trasmissione la dichiarazione di fine lavori è inefficace. I regolamenti edilizi possono prevedere l'obbligo di rispettare livelli di prestazioni energetiche superiori a quelli previsti dal regolamento di attuazione della legge, con particolare riferimento agli edifici di nuova costruzione, introducendo incentivi inerenti la riduzione del contributo di concessione, le modalità di calcolo degli indici edilizi nonché gli sgravi tariffari e fiscali. Sono infine previste norme di recupero dell’acqua piovana e per l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili. 91 6. Altre iniziative in materia di certificazione ambientale Orientarsi nel nuovo mondo dell’edilizia sostenibile non è facile. Il miglior punto di partenza è sicuramente rappresentato dagli standard più accreditati per la certificazione dell’ecocasa. L’applicazione dei principi dell’architettura ecologica, o Green Building, agli edifici di nuova costruzione od oggetto di interventi di ristrutturazione, permette di migliorarne la qualità ambientale e di abbatterne l’impatto sull’ecosistema. Negli ultimi dieci anni è stata condotta a livello internazionale un’intensa attività di ricerca volta allo sviluppo di sistemi di certificazione energetico ambientale per la valutazione della performance degli edifici durante tutto il loro ciclo di vita. Alcuni di tali sistemi hanno raggiunto una definizione tale da permettere ad utenti o investitori di ottenere un’indicazione precisa della performance della costruzione. Tali sistemi inoltre permettono di definire in maniera oggettiva cosa si intende per qualità ambientale della costruzione. Quello più noto è il Building Research Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM), sviluppato dal BRE in Gran Bretagna, che permette di classificare per scopi commerciali gli edifici in base alla loro performance ambientale e che attualmente interessa circa il 25 - 30% del mercato degli uffici di nuova costruzione nel Regno Unito. Negli Stati Uniti è stato sviluppato il sistema LEED, al momento in fase di implementazione da parte del U.S. Green Building Council con il supporto di numerose agenzie governative e organizzazioni private. Sistemi simili, alcuni di applicazione obbligatoria nel caso di transazioni immobiliari, sono stati sviluppati anche in Danimarca, Canada, Olanda, Germania, Francia. In Italia, i sistemi di riferimento sono Casa Clima, iiSBE Italia e GBC Italia. 92 6.1 Sviluppi futuri: l’Ecolabel per gli edifici L’ISPRA19, di concerto con il Comitato Ecolabel-Ecoaudit20, ha ufficialmente avviato nel gennaio 2008, su mandato della Commissione Europea, le attività finalizzate alla definizione dei criteri Ecolabel per il gruppo di prodotti “edifici”. Il progetto (che avrà una durata di 18 mesi21) prevede il coordinamento e la responsabilità tecnicoscientifica dell’ISPRA ed il contributo di diversi enti pubblici di ricerca quali ENEA, CNR, nonché centri universitari di Milano, Roma, Palermo. Partecipano inoltre al gruppo di lavoro ricercatori ed esperti tra cui alcuni facenti parte di iniziative esistenti. La possibilità di certificare edifici con il marchio Ecolabel europeo nasce dall’idea di affiancare una certificazione ambientale volontaria e complementare a quella energetica obbligatoria esistente, prevista dal d.lgs. n. 192/2005 (come modificato dal d.lgs. n. 311/2006) di recepimento della direttiva 2002/91/CE che ha stabilito requisiti di prestazione energetica per gli edifici. La certificazione Ecolabel europea è uno strumento volontario di certificazione ambientale che risponde al regolamento (CE) N. 1980/2000, relativo al sistema comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica. Si tratta di uno strumento che considera gli impatti ambientali di un bene o servizio lungo tutto il suo ciclo di vita, stabilendo criteri di miglioramento ambientale che sono revisionati nel tempo per garantire l’eccellenza delle prestazioni ambientali e non solo; l’Ecolabel europeo prevede, infatti, anche livelli prestazionali del bene o servizio che garantiscono il consumatore della qualità del prodotto, particolarmente rilevante nel caso degli edifici. Gli strumenti di certificazione ambientale degli edifici costituiscono un importante volano verso la sostenibilità di un settore, quello edilizio, che per rilevanza e caratteristiche peculiari, rappresenta uno dei principali responsabili dei carichi ambientali del sistema antropico. Il sistema di certificazione degli edifici attraverso l’Ecolabel europeo rappresenta, inoltre, un efficace strumento di abbattimento e controllo dei carichi ambientali in quanto esamina gli impatti prodotti durante tutto il ciclo di vita, dalla fase di costruzione, a quella di uso, fino al fine vita. 19 Istituito dall’art. 28 del DL n. 112/2008 (convertito con modificazioni dalla legge n. 133/2008) mediante accorpamento di APAT, ICRAM e INFS. 20 http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-IT/Comitato_Ecolabel_Ecoaudit. 21 La sottoposizione di un documento finale alla valutazione dell’organo competente europeo, l’EUEB, è prevista entro la fine del 2009. 93 Insomma “il marchio Ecolabel consentirà di valorizzare gli edifici che sono più efficienti dal punto di vista energetico e che garantiscono anche le migliori prestazioni ambientali grazie alla valutazione di parametri quali il ciclo di vita dei materiali da costruzione, il risparmio idrico, il comfort termico e acustico. 6.2 Le altre iniziative esistenti L’Ecolabel europeo si colloca nel variegato panorama di iniziative esistenti come uno strumento complementare, ad esempio ai lavori svolti in campo internazionale dai gruppi di lavoro tecnici dell’ISO22 e del CEN23, ma anche di raccordo a livello europeo di iniziative esistenti in campo nazionale e locale. Si pensi, tra le iniziative italiane, al citato Protocollo di Itaca, ma anche ai sistemi di certificazione BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method), LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e GBC (Green Building Challenge)24. Il sistema BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment Method), il primo strumento di tipo commerciale per la valutazione della qualità ambientale degli edifici sviluppato nel 1990, è diventato un punto di riferimento per i metodi prodotti successivamente. La versione più recente del sistema è applicabile agli edifici di tipo residenziale, commerciale (supermercati), industriale e ad uso ufficio sia di nuova realizzazione sia esistenti. L’Ecohomes è la versione del BREEAM per la casa di abitazione e può essere applicato a edifici residenziali nuovi o ristrutturati. E’ un metodo di valutazione flessibile che prevede una scala di punteggi che va da “Pass” a “Excellent”. Il punteggio è raffigurato per mezzo di girasoli; maggiore è il numero dei girasoli e maggiore è il punteggio ricevuto dall’edifico. L’Ecohomes è utilizzabile per gli edifici residenziali e anche per un singolo appartamento o casa. Questo metodo, a parità di performance ambientali, premia quelle ottenute attraverso un minor dispendio economico. Nella valutazione vengono tenuti in considerazione tutti gli edifici eventualmente presenti nel sito e viene conferito un voto unico a tutto il complesso. 22 www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/articoli/2008_2/iso15392.htm. www.cen.eu/cenorm/sectors/sectors/construction/sustainableconstruction/ index.asp. Si vedano, per la stretta attinenza, anche le norme UNI/TS 11300 (un breve commento è disponibile al link www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/ articoli/2008_2/units11300.htm. 24 Per una breve rassegna si veda il link www.infobuild.it/mecgi/drv?tlHome&mod= modAttiConvegniSheet 23 94 Ecohomes comprende le problematiche ecologiche relative ai cambiamenti climatici, all’uso di risorse, all’impatto sulla fauna e la flora e valuta inoltre la qualità della vita negli ambienti indoor. Le categorie di criteri sono: - energia; - acqua; - inquinamento; - materiali; - trasporti; - ecologia e uso del terreno; - salute e benessere. Il LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) è uno schema di valutazione della qualità energetico ambientale delle costruzioni, in uso dal marzo 2000, di applicazione volontaria, orientato al mercato e formato su una base di consenso. Il sistema è stato promosso dall’US Green Building Council, organizzazione nazionale noprofit formatasi nel 1993. Il Leed è destinato ai progettisti e ai gestori dei processi di costruzione di edifici commerciali, pubblici, residenziali di nuova costruzione, ma può venire utilizzato anche per gli edifici esistenti oggetto di un intervento di ristrutturazione. Il metodo di certificazione è stato ideato come una checklist ed organizzato in base a problematiche ecologiche familiari agli architetti. Questa sua prerogativa ne facilita l’uso nel processo di progettazione, permettendo di definire quali obiettivi di qualità ambientale si intendano raggiungere. L’applicazione del sistema è sotto forma di autocertificazione, nel senso che non è contemplata la figura di un certificatore come nel BREEAM ma è il progettista stesso che si preoccupa di raccogliere i dati per la valutazione e di inviarli all’organismo certificatore. La finalità del Leed è di verificare quante e quali “misure” ecologiche siano state adottate e implementate nella costruzione. Il sistema si basa sull’attribuzione di crediti per ciascuno dei requisiti caratterizzanti la sostenibilità di un edificio. Dalla somma dei crediti ricevuti dipende il livello di certificazione ottenuto. I criteri contemplati dal metodo Leed per valutare la qualità ambientale della costruzione sono raggruppati in sei categorie: i nsediamenti sostenibili consumo 95 efficiente di acqua, energia e atmosfera, materiali e risorse, qualità degli ambienti indoor progettazione e innovazione. Ogni categoria prevede uno o più requisiti prescrittivi, che devono essere soddisfatti in ogni caso, e un numero di requisiti di performance ambientale che attribuiscono un punteggio all’edificio. Il GBC Italia (Green Building Challenge) è parte integrante di un movimento più ampio, che prende l’avvio negli Stati Uniti nel 1993, con la nascita dello USGBC, organizzazione senza scopo di lucro impegnata nella diffusione degli standard dell’edilizia sostenibile. La costituzione del primo Green Building Council segna l’avvio di un grande progetto, capace di suscitare vasti consensi e radicarsi in oltre 40 paesi, in tutto il mondo. Il successo globale del modello USGBC, dal Canada all’India, dalla Spagna alla Cina, ha fatto da volano ad una parallela affermazioni degli standard Leed. Questi ultimi, di fatto, si sono imposti come sistema universalmente accettato e compreso per la certificazione di edifici progettati, costruiti e gestiti in maniera sostenibile ed efficiente. Chiunque, nel mondo, si occupi di edilizia sostenibile comunica con il linguaggio del sistema Leed. Il GBC è uno strumento operativo che consente di effettuare la valutazione dell’impatto ambientale di una costruzione (residenze, uffici e scuole di nuova costruzione o ristrutturati) durante tutto il ciclo di vita attraverso l’attribuzione di un punteggio di performance all’edificio che ne permette la classificazione in una scala di qualità. Il sistema GBC è il risultato degli studi condotti da parte di un network mondiale, composto attualmente da Istituti ed Enti di ricerca pubblici e privati appartenenti a diverse nazioni. Nell’ambito del processo GBC, che ha avuto inizio nel 1996, si intende sviluppare e testare continuamente il sistema di certificazione finora elaborato affinché possa divenire in futuro lo standard internazionale di riferimento per la certificazione energetico ambientale degli edifici. Caratteristica del sistema di certificazione GBC rispetto a quelli di prima generazione come il britannico BREEAM, lo statunitense Leed o l’Energy Rating danese (di applicazione obbligatoria dal 1997), è di non avere limiti strutturali poiché non è legato alla regione geografica di origine. 96 Molti sistemi di certificazione energetico ambientale sviluppati possiedono il limite strutturale intrinseco: sono applicabili solo nella regione geografica in cui sono stati ideati. Differenze climatiche, economiche e culturali, non ne permettono infatti l’utilizzo in realtà differenti. Al contrario, USGBC collabora e aiuta le altre nazioni sensibili a questi temi, per organizzare un proprio GBC seguendo delle linee guida comuni. E’ infatti un metodo di valutazione che può essere adattato alle condizioni locali in cui viene applicato (clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali, ecc...) pur mantenendo la medesima terminologia e struttura di base. Le attività di certificazione sono gestite dall’iiSBE Italia, diramazione nazionale dell’iiSBE, con il supporto tecnico del ITC - CNR di Milano e dell’Environment Park di Torino. Alla conclusione del processo di valutazione viene rilasciato al committente un certificato riportante il punteggio di prestazione raggiunto, nonché il dettaglio dei punteggi ottenuti per ogni singolo criterio. Relativamente alle iniziative italiane, se quella promossa da Itaca sembra essere quella maggiormente implementata (su coordinamento delle regioni), esistono tuttavia numerose altre iniziative adottate su scala locale come il marchio CasaClima e Ecodomus, tanto che secondo alcuni “i sistemi di certificazione degli edifici in Italia sono troppi, quasi una ottantina, con protocolli diversi e spesso complessi che danno difficoltà di comparazione e cui spesso non corrispondono controlli efficaci, e che comporterebbero alti costi per le amministrazioni”25. 25 Ulrich Klammersteiner, Agenzia CasaClima di Bolzano. 97 7. Qualità dell’abitare nel Veneto. L'abitazione costituisce per una famiglia uno dei beni primari, in particolare è tipico delle famiglie dell'Europa mediterranea, e dell'Italia, il desiderio di avere una casa di proprietà e la disponibilità ad investire, e rischiare, molto pur di conquistare una dimora propria. La casa è il luogo privilegiato dove si svolge la maggior parte delle attività della famiglia, si potrebbe quasi dire che non c'è famiglia - in senso di relazioni - se non c'è casa, dal momento che i rapporti familiari solidi e concreti ci sono laddove c'è un luogo, anche fisico, per coltivarli. In Veneto sono più numerose e in aumento rispetto all'intero territorio nazionale le famiglie con casa di proprietà (72,2%), che nel 17,6% dei casi sono gravate da mutuo. Strutturalmente dal 2000 è evidente una ricomposizione del portafoglio familiare principalmente verso le voci relative alle spese per l'abitazione, oltre a quelle per le comunicazioni, evidenziando una maggiore attenzione verso questo fondamentale aspetto del vivere quotidiano. Le classi dimensionali delle abitazioni, attribuite dall’Agenzia del Territorio sono le seguenti: - monolocali fino a 45 m2; - piccola tra 45 e 60 m2; - medio-piccola tra 60 e 90 m2; - media tra 90 e 120 m2; - grande maggiore di 120 m2. Distribuzione percentuale della tipologia dimensionale delle nuove unità abitative per provincia - Anno 2006 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI 98 Dall'analisi dimensionale delle nuove unità abitative censite nel 2006 emerge che la tipologia più diffusa nel Veneto è la piccola (30%), seguita dalla media (26%). Pur trattandosi delle abitazioni meno affollate (2,6 persone ogni 100m2) d'Italia, seconde per poco solo a quelle friulane, queste sono percepite sempre più piccole, ma in condizioni migliori rispetto a dieci anni prima. Distribuzione percentuale della tipologia dimensionale delle nuove unità abitative per provincia - Anno 2006 Monolocali Piccola Medio/piccola Media Grande Nuove costruzioni 9 5 3 3 7 5 5 5 26 35 22 31 41 29 25 30 21 15 15 21 18 23 20 19 23 28 39 22 22 23 27 26 20 20 21 23 12 19 24 20 1.279 6.521 1.249 6.291 5.105 5.964 4.928 31.337 Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Veneto Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, la mancanza delle dotazioni di base (acqua calda, gabinetto interno, vasca da bagno o doccia, riscaldamento) riguarda una quota modestissima di famiglie. Il livello di fornitura dei servizi base, ovvero acqua, gas ed energia elettrica, è molto buono. Nel 2007 soltanto l'8,5% delle famiglie venete (13,2% il dato Italia) denuncia irregolarità nell'erogazione dell'acqua. L'83% (74% il dato Italia) risulta fornito di gas attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione, per il 10% (19% il dato Italia) dei casi il gas viene acquistato in bombole e in 6 casi su 100 è installato un bombolone esterno con rifornimento periodico. Consumo di gas metano(*) per uso domestico e per riscaldamento. Veneto(**) e Italia Anni 2000/2006 (*) Metri cubi per abitante (**) Media dei capoluoghi Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat 99 Con riferimento alle abitazioni allacciate alla rete di distribuzione del gas, si rileva da parte delle famiglie un buon grado di soddisfazione per alcuni fattori di qualità del servizio di fornitura: in particolare, l'89% è soddisfatto per il servizio nel complesso, il 93% per la sicurezza della rete esterna ed il 95% per la sicurezza dell'impianto domestico. Percentuali analoghe si riscontrano anche nel giudizio espresso sulla qualità del servizio di fornitura di energia elettrica. Consumo di gas metano(*) per uso domestico e per riscaldamento. Veneto(**) e Italia Anni 2000:2006 Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo Veneto Italia 2000 01 02 03 04 05 2006 557,6 686,7 274,5 560,9 618,5 888,4 913,3 642,8 386,4 561,3 670,8 307,6 553,7 667,1 949,8 855,2 652,2 394,3 559,2 649,2 293,3 577,2 667,8 906,6 939,8 656,2 390,3 570,5 641,7 325,4 579,7 684,9 937,9 848,7 655,5 413,5 527,0 670,1 339,9 628,4 704,0 844,5 895,2 658,4 416,1 537,9 670,7 356,7 577,3 691,1 919,6 1.038,1 684,5 422,6 517,3 588,1 297,1 527,5 684,2 869,2 972,3 636,5 402,5 (*) Metri cubi per abitante (**) Media dei capoluoghi Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Informazioni sulle abitudini e sulle scelte degli individui che occupano le abitazioni, in quanto parzialmente legati ai loro comportamenti, possono venire dai dati sui consumi di gas, energia elettrica e acqua per uso domestico. Nel periodo 2000/2006 i consumi pro capite di gas metano per uso domestico e per riscaldamento a livello medio regionale hanno un andamento piuttosto costante nel tempo, sempre nettamente superiori al dato Italia, con rilevanti differenze fra le province. Inferiori al dato Italia risultano, invece, nello stesso periodo, i consumi medi regionali di energia elettrica per uso domestico. Inferiori al dato Italia, ma soprattutto in calo i consumi di acqua per uso domestico, segnale di una maggiore sensibilità e responsabilità nell'utilizzo di una risorsa preziosa qual è l'acqua potabile. Per ciò che riguarda il risparmio energetico, si possono produrre molti buoni frutti già con l'adozione, all'interno delle proprie mura domestiche, di alcune semplici buone pratiche come l'acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica, il controllo della temperatura e dell'illuminazione delle stanze, l'isolamento dell'abitazione, l'utilizzo degli elettrodomestici in determinate fasce orarie e da una recente indagine risulta una certa attenzione da parte dei veneti nell'adozione di tali comportamenti. Da segnalare inoltre, la virtuosità del 100 Veneto in tema di produzione e differenziazione di rifiuti urbani: 495 kg/abitante di rifiuto urbano prodotto (pari a 1,36 kg/ab*giorno) nel 2006, uno dei valori più bassi in Italia, e primo posto nel Paese per raccolta differenziata dei rifiuti urbani, con una percentuale del 49%, ben oltre l'obiettivo del 40% fissato per il 31 dicembre 2007 dalla Legge n. 296 del 27/12/0626. 7.1 Le abitazioni nel Veneto. Nel Veneto è diffuso il fenomeno del pendolarismo, tra il luogo di residenza e la sede lavorativa. La scelta di fissare la propria residenza in un comune diverso da quello del luogo di lavoro è molto spesso dettata dalla disponibilità economica delle famiglie e dall'andamento dei prezzi del mercato immobiliare, tipicamente inferiori nei comuni periferici rispetto ai grandi centri urbani, e solo raramente frutto di una precisa preferenza per la vita in campagna piuttosto che in città. Negli ultimi anni, in particolare, si è assistito ad una forte espansione immobiliare che ha caratterizzato soprattutto i comuni della provincia, mentre nei capoluogo sono stati maggiori i volumi di compravendita dello stock esistente. Il Veneto nel 2006, per il settore residenziale, è stata la seconda regione del Nord per volumi di scambio NTN27 ed intensità IMI 28 degli scambi rispetto allo stock esistente. Nel periodo 2000:2006 la nostra regione ha mostrato una crescita uniforme, che dal 2000 incrementa il NTN del 27% circa, raffreddatasi soltanto negli ultimi due anni. Settore residenziale: stock, NTN e IMI Veneto - Anni 2000:2006 Stock NTN IMI 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2.008.428 60.729 3,02 2.056.156 62.453 3,04 2.105.228 69.939 3,32 2.168.352 71.691 3,31 2.221.977 74.897 3,37 2.275.504 75.795 3,33 2.338.210 76.833 3,29 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio L'andamento del numero indice del NTN distinto tra capoluoghi e resto della provincia conferma quanto rilevato precedentemente, cioè che il mercato residenziale cresce maggiormente, ed in modo sensibile, proprio nei comuni del resto della provincia, fenomeno particolarmente accentuato per i comuni minori. 26 Regione Veneto, Rapporto Statistico 2008, il Veneto si raccolta. A cura della Direzione Sistema Statistico Regionale. Disponibile in rete www.regione.veneto.it/statistica; 27 Per NTN si intende il numero di transizioni normalizzate rispetto la quota di proprietà compravenduta. Ciò significa, per esemplificare, che nel caso di tre transazioni aventi per oggetto rispettivamente 1/3, 1/3 e 1 del diritto di proprietà, il numero di transazioni contate non è 3, bensì 1,667. 28 Per IMI si intende l'Intensità del Mercato Immobiliare, dato dal rapporto tra il numero delle compravendite e lo stock. 101 Numeri indice NTN settore residenziale. Veneto - Anni 2000:2006 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio Numeri indice NTN settore residenziale. Veneto - Anni 2000:2006 Nei capoluoghi di provincia Nel resto della provincia 2000 100 100 2001 100,47 103,62 2002 107,08 117,84 2003 106,04 122,03 2004 105,88 129,11 2005 108,29 130,29 2006 109,47 132,15 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio Anche la mappa per comune dell'indicatore IMI per l'anno 2006 aiuta a capire come nei comuni di provincia l'attività di compravendita sia più dinamica rispetto ai capoluoghi. Intensità del mercato immobiliare IMI nel settore residenziale per Comune. Veneto – Anno 2006 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio 102 Ma quali sono le caratteristiche del patrimonio immobiliare che insiste sul territorio regionale? A dicembre 2006, secondo i dati del catasto urbano, in Veneto si contavano 2.362.997 unità immobiliari urbane29 (UIU) a destinazione ordinaria residenziale30 (di cui il 43% del gruppo "Abitazioni di tipo civile" e il 37% del gruppo "Abitazioni di tipo economico"), per un totale di 14.135.385 vani e una rendita catastale di 1.219.253.910 euro. Caratteristiche di queste unità sono una superficie media di 128 m2 e una superficie media del vano pari a 21,6 m2. Il 20% di esse è presente sul territorio della provincia di Venezia, un altro 68% si distribuisce in modo sostanzialmente uniforme fra Padova, Treviso, Verona e Vicenza, il rimanente 12% fra Belluno e Rovigo. Unità Immobiliari Urbane UIU del settore residenziale per provincia – Anno 2006 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI Con riferimento alle sole nuove costruzioni31 (NC), nel corso del 2006 ne sono state registrate 31.337, con un aumento del 1,5% se si considera l'intero Veneto, con una diminuzione del 3,3% se si considerano, invece, soltanto i comuni capoluogo. Le singole province presentano andamenti differenti: sul territorio padovano si è costruito più che altrove, ma spiccano su tutti i valori negativi di Rovigo, -12% (23% solo il capoluogo) e Verona, -4% (-36% solo il capoluogo). 29 Si considera unità immobiliare urbana (UIU) ogni parte di immobile che, nello stato in cui si trova, è di per sé stessa utile ed atta a produrre reddito proprio. (Regio Decreto Legge del 13/04/1939 n.652 art.5). 30 La categoria catastale gruppo A (escluso A/10 – Uffici e studi privati) è composto da: Edilizia ordinaria: A/2 - Abitazioni di tipo civile, A/3 - Abitazioni di tipo economico, A/4 - Abitazioni di tipo popolare, A/5 - Abitazioni di tipo ultrapopolare, A/6 - Abitazioni di tipo rurale, A/11 - Abitazioni o alloggi tipici dei luoghi); Edilizia di pregio : A/1 - Abitazioni di tipo signorile, A/7 - Abitazioni in villini, A/8 - Abitazioni in ville, A/9 - Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici. 31 nuove costruzioni, NC, sono quelle denunciate dai proprietari al catasto con modello DOCFA Documento Fabbricato. Devono essere presentate dai proprietari entro un mese dalla fine della 103 costruzione. Unità Immobiliari Urbane UIU del settore residenziale per provincia – Anno 2006 A/1 A/2 Belluno 29 68.094 Padova 165 232.550 Rovigo 32 40.870 Treviso 425 198.540 Venezia 264 107.333 Vicenza 372 145.486 Verona 205 216.643 Veneto 1.492 1.009.516 A/3 A/4 A/5 A/6 A/7 A/8 A/9 A/11 Gruppo A 49.851 30.658 10.222 1.555 6.906 192 106.653 24.275 5.557 1.746 29.415 385 44.594 18.773 9.128 2.237 5.809 61 110.049 23.633 3.775 2.928 42.370 1.019 253.306 59.384 8.035 917 20.747 463 173.051 42.392 880 4.267 43.794 1.061 144.546 24.019 10.067 1.347 31.148 420 882.050 223.134 47.664 14.997 180.189 3.601 3 7 4 12 4 12 9 51 105 167.615 25 400.778 0 121.508 58 382.809 109 450.562 4 411.319 2 428.406 303 2.362.997 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI Nuove costruzioni NC nel settore residenziale per provincia e capoluoghi - Anni 2005:2006 Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI Dall'analisi dimensionale delle nuove unità abitative censite nel 2006 emerge che la tipologia più diffusa è la piccola (30%), seguita dalla media (26%).Si tratta delle abitazioni meno affollate (2,6 persone ogni 100 m2) d'Italia, seconde per poco solo a quelle friulane. Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, la mancanza delle dotazioni di base (acqua calda, gabinetto interno, vasca da bagno o doccia, riscaldamento) riguarda una quota modestissima di famiglie. 104 Il livello di fornitura dei servizi base, ovvero acqua, gas ed energia elettrica, è molto buono. Soltanto l'8,5% delle famiglie venete (13,2% il dato Italia) denuncia irregolarità nell'erogazione dell'acqua. L'83% (74% il dato Italia) risulta fornito di gas attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione, per il 10% (19% il dato Italia) dei casi il gas viene acquistato in bombole e in 6 casi su 100 è installato un bombolone esterno con rifornimento periodico. Con riferimento alle abitazioni allacciate alla rete di distribuzione del gas, si rileva da parte delle famiglie un buon grado di soddisfazione per alcuni fattori di qualità del servizio di fornitura: in particolare, l'89% è soddisfatto per il servizio nel complesso, il 93% per la sicurezza della rete esterna ed il 95% per la sicurezza dell'impianto domestico. Percentuali analoghe si riscontrano anche nel giudizio espresso sulla qualità del servizio di fornitura di energia elettrica. Informazioni sulle abitudini e sulle scelte degli individui che occupano le abitazioni, in quanto parzialmente legati ai loro comportamenti, possono venire dai dati sui consumi di gas, energia elettrica e acqua per uso domestico. Nel periodo 2000:2006 i consumi pro capite di gas metano per uso domestico e per riscaldamento a livello medio regionale hanno un andamento piuttosto costante nel tempo, sempre nettamente superiori al dato Italia, con rilevanti differenze fra le province. Inferiori al dato Italia risultano, invece, nello stesso periodo, i consumi medi regionali di energia elettrica per uso domestico. In particolare, nel 2006 tutti i comuni capoluogo veneti realizzano consumi inferiori alla media italiana. Consumo di energia elettrica(*) per uso domestico. Veneto(**) e Italia - Anni 2000/2006 (*) kWh per abitante (**) Media dei comuni capoluogo Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat 105 Inferiori al dato Italia, ma soprattutto in calo i consumi di acqua per uso domestico, segnale di una maggiore sensibilità e responsabilità nell'utilizzo di una risorsa preziosa qual è l'acqua potabile. Consumo di acqua(*) per uso domestico. Veneto(**) e Italia - Anni 2000:2006 (*) Metri cubi per abitante.I consumi si riferiscono all'acqua fatturata. (**) Media dei comuni capoluogo Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat Il tema dell'energia, della sua produzione e del suo consumo, merita una riflessione maggiore, sia per l'importanza che essa assume come bene indispensabile per la nostra vita quotidiana, sia perché a causa del costante aumento della domanda complessiva, le fonti fossili vanno via via esaurendosi ed aumentano le emissioni di gas serra. Gli esperti di settore ci dicono che sfruttando la tecnologia è possibile dimezzare i consumi di fonti fossili senza ridurre i servizi finali dell'energia: si parla di "efficienza energetica" e di "risparmio energetico". Quest'ultimo è ormai considerato una pratica fondamentale e mira a modificare le abitudini dei cittadini in modo da ridurre i consumi di energia. Si possono produrre molti buoni frutti già con l'adozione, all'interno delle proprie mura domestiche, di alcune semplici buone pratiche come l'acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica, il controllo della temperatura e dell'illuminazione delle stanze, l'isolamento dell'abitazione, l'utilizzo degli elettrodomestici in determinate fasce orarie. Un'indagine dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, realizzata nel 2006 nell'ambito delle iniziative dell'Osservatorio Regionale dei Comportamenti, ci dà alcune informazioni interessanti sui comportamenti con impatto ambientale adottati dai cittadini veneti quotidianamente. 106 Il 56% del campione intervistato ritiene decisivo nella scelta dell'elettrodomestico il consumo di energia dichiarato dal costruttore, soprattutto perché ne conseguirà un risparmio economico in bolletta. L'86% degli intervistati dichiara di spegnere sempre o spesso le luci spostandosi da una stanza all'altra; circa la metà utilizza lampadine a risparmio energetico. Anche nell'uso quotidiano di acqua c'è attenzione, sempre per risparmiare sulla bolletta: l'80% del campione dichiara un comportamento corretto. Una curiosità che caratterizza il Veneto è la preferenza per l'acqua in bottiglia rispetto all'acqua di rubinetto: la consuma l'89% dei veneti, una delle percentuali più alte fra le regioni. Un'ultima nota riguarda l'impegno richiesto ai cittadini per l'adozione di comportamenti sostenibili: per un terzo degli intervistati quello più difficile da realizzare è il controllo dei consumi di energia, per il 26%, invece, quello sull'utilizzo dell'acqua32. 32 Regione Veneto, Rapporto Statistico 2008, il Veneto si raccolta. A cura della Direzione Sistema Statistico Regionale. Disponibile in rete www.regione.veneto.it/statistica; 107 108 Parte Terza Il progetto CasaClima 109 110 1. Introduzione L’energia fossile è sempre meno disponibile, questo è innegabile. Chi però non vuole rinunciare a comodità e benessere abitativo, deve cambiare il proprio modo di pensare. Esistono infatti delle alternative: lo spreco di energia si può combattere con l’utilizzo di energie rinnovabili, di una tecnica impiantistica orientata alla sostenibilità e di una progettazione previdente. L’edilizia abitativa ha rappresentato da sempre un motore significativo per l’economia, e gli investimenti in questo settore hanno effetti positivi sull’intero mondo economico. Tre quarti di tutti gli appartamenti in Alto Adige hanno più di 25 anni, e consumano in media 21 litri di gasolio per metro quadro di superficie l’anno (pari a circa 21 metri cui di gas): se si ristrutturassero secondo i canoni CasaClima C (la cosiddetta "casa da 7 litri"), gli altoatesini potrebbero risparmiare ben 150 milioni di euro l’anno in spese di riscaldamento. Per ristrutturare tenendo conto delle opportunità di risparmio energetico il 3% di questo patrimonio edilizio annualmente, è necessario un volume di investimenti pari a circa 100 milioni di euro, che ha un indotto positivo sul mondo economico33. Lo schema CasaClima, disponibile già dal 2002 e successivamente aggiornato, prevede una valutazione degli edifici per quanto riguarda il fabbisogno di energia complessiva (energia primaria) tenendo in considerazione sia l’efficienza energetica dell’involucro termico (basandosi sul calcolo del fabbisogno termico per riscaldamento e ventilazione), sia l’efficienza degli impianti utilizzati (tenendo conto del fabbisogno di energia per la produzione di acqua calda sanitaria, per l’illuminazione e dell’energia necessaria per la climatizzazione). L’Agenzia CasaClima si è data l’obiettivo di coniugare comportamento ecologico e calcolo economico: una casa ad alta qualità abitativa non deve infatti essere cara; al contrario, esistono molte possibilità di risparmio che consentono nello stesso tempo di tutelare l’ambiente. La Provincia di Bolzano, pioniera nell’ambito delle disposizioni energetiche, già nel 2004 richiedeva il certificato CasaClima per edifici nuovi con vincolo a livello di prestazioni ai fini del rilascio del certificato di abitabilità. Lo schema si applica ad edifici abitativi e non, siano essi di nuova costruzione o ristrutturati. 33 dati disponibili nel sito: www.agenziacasaclima.it. 111 Oltre al risparmio energetico, lo schema prevede una valutazione del fabbisogno termico, dell’utilizzo di fonti rinnovabili, dell’implementazione di alcune misure considerate ecologiche (recupero acqua piovana, tetti verdi, impianto fotovoltaico, ecc.) e di materiali definiti sostenibili per l’ambiente e la salute. Questi requisiti aggiuntivi vengono riconosciuti da una targa denominata Casaclima più. Il certificato energetico che viene rilasciato al cliente evidenzia immediatamente l’entità del fabbisogno di calore di un edificio e presenta due classificazioni energetiche (la prima riguardante la classe di isolamento termico dell’edificio e la seconda la qualità dell’impiantistica) e una targa, nel caso del raggiungimento di livelli di eccellenza (oro, A e B), da apporre sulla facciata dell’edificio. Sono riconosciuti soggetti certificatori le persone fisiche che hanno frequentato e superato l’esame per certificatori organizzato dall’Agenzia CasaClima, Ente partecipato e promosso dalla Provincia di Bolzano. La stessa Agenzia riceve le richieste di certificazione, gestisce le pratiche e rilascia il certificato e l’eventuale targa. Casa Clima ha cercato di promuovere una nuova cultura di costruire e di abitare al di là delle abituali pratiche basate su norme ed incentivi. Il sogno di vivere e abitare in modo sano e rispettoso dell’ambiente è entrato a far parte delle aspettative di ognuno ed è diventato cosa normale; quasi come respirare34. Il progetto CasaClima ha avuto quali principi ispiratori il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. Tutto è partito dall’iniziativa dell’Ufficio aria e rumore della Provincia Autonoma di Bolzano. In breve tempo CasaClima è diventata punto di riferimento nel panorama italiano facendo da motore di traino verso la conoscenza, la promozione e lo sviluppo nell’applicazione di nuove tecnologie e materiali innovativi finalizzati al risparmio energetico in edilizia. Basti ricordare che con CasaClima si è dato avvio alla manifestazione fieristica Klimahouse che si svolge a Bolzano nel mese di gennaio, importante rassegna per gli operatori del settore con numerosi visitatori da tutta Italia e dall’estero. Il manifesto di CasaClima individua come obiettivo principale quello di abitare in modo sano e confortevole gestendo l’energia in modo efficiente, ecologico ed economico. La certificazione energetica degli edifici rappresenta una leva per incrementarne l’efficienza ma soprattutto un elemento di chiarezza per l’utente che deve essere messo nelle condizioni di scegliere con la massima semplicità. 34 Casa Clima, il piacere di Abitare 2008, Norbert Lantschner, casa editrice Athesia, Bolzano 2007 – pag. 33. 112 Ben si presta lo schema CasaClima di Bolzano, uno schema semplice, trasparente e intuitivo: uno schema che ha diffuso tra il largo pubblico, ma anche tra gli operatori, la cultura dell’efficienza prima ancora che uscissero le normative nazionali. 2. Campi di competenza Il progetto CasaClima è ormai sinonimo di edilizia ad alto risparmio energetico e di un modo di abitare sano. In un’epoca caratterizzata dalla costante riduzione delle riserve di petrolio e gas. Quando si tratta di costruire e ristrutturare, oltre ai fattori ecologici entrano in gioco anche quelli economici. I campi d'azione dell'Agenzia CasaClima sono i seguenti: • efficienza energetica nell'ambito edilizio; • efficienza energetica in campo elettrico; • energie rinnovabili; • protezione del clima; • protezione delle risorse; • sviluppo energetico sostenibilie. Il percorso che viene promosso è progettare, costruire e risanare utilizzando al massimo l’efficienza energetica ed il potenziale di risparmio energetico, ricorrendo a risorse naturali e fonti energetiche rinnovabili e facendo in modo che tutto ciò avvenga in sintonia con l’architettura, il paesaggio e la cultura. Dal manifesto vengono proposti i campi di concreta applicazione, quali: • sviluppo e concreta applicazione delle conoscenze nei settori del viver sano ed ecologico e del comfort abitativo; • ottimizzazione del rapporto costi-benefici; • offerta d’aggiornamento e formazione professionale ai soggetti direttamente interessati; • sensibilizzazione degli utenti, dei progettisti e delle imprese edili ed artigiane. Viene coniugato il benessere con il risparmio economico. Non è lo stile architettonico, bensì la categoria energetica l’elemento che contraddistingue una CasaClima. Ciò che permette di definire una "CasaClima" é il fabbisogno energetico dell'edificio che si può calcolare con un pratico sistema di calcolo messo a disposizione dall’Agenzia di Bolzano. 113 Il certificato energetico e la targhetta CasaClima sono le colonne portanti del sistema di classificazione che è anche diventata un simbolo o immagine positiva per i consumatori, costruttori e proprietari. Da ricordare è che questo processo non riguarda solo le nuove costruzioni, ma anche la ristrutturazione di immobili esistenti, con l’obiettivo di garantire comfort abitativo e qualità della vita senza danneggiare l’ambiente e le risorse. 3. Categorie CasaClima Obiettivo principe del progetto CasaClima è costruire riducendo le perdite di calore dell’edificio grazie ad un buon isolamento termico. L’utilizzo passivo dell’energia solare ed un’efficiente impiantistica ottimizzano ulteriormente il risparmio energetico.CasaClima non definisce pertanto uno stile architettonico od un particolare tipo di costruzione, bensì la categoria energetica dell’edificio35. Nella Provincia di Bolzano sin dal 2004, a seguito del decreto del Presidente della Giunta Provinciale n. 34 del 29.09.2004, è obbligatorio produrre il certificato attestante la categoria di fabbisogno termico dell’edificio per poter ottenere il certificato di agibilità. L’ufficio Aria e Rumore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente rilascia il certificato per gli edifici CasaClima A e B. Per gli edifici che appartengono alle altre categorie, la dimostrazione deve essere fatta direttamente dal professionista e depositata in Comune. I Comuni e la Provincia eseguono verifiche tramite controlli a campione. Le categorie di indice termico CasaClima, prevede la suddivisione delle classi di efficienta in sette soglie, da A ad G e l’utilizzo di un indicatore di fabbisogno espresso, almeno per gli edifici residenziali o assimilabili, in kWh/m2 anno, ossia il rapporto tra una quantità annua di energia e la superficie utile dell’unità immobiliare o dell’intero edificio. Ma la quantità annua di energia cosa rappresenta? Questo è il primo punto. Nella classificazione utilizzata nello schema di Bolzano si considera il fabbisogno di energia dell’edificio, ossia la differenza tra l’energia dispersa per trasmissione e per ventilazione e quella corrispondente agli apporti gratuiti (radiazione solare e guadagni interni). L’energia che occorre fornire all’edificio attraverso un combustibile in realtà è superiore perché dovrà tenere conto del rendimento medio globale dell’impianto (produzione, distribuzione, regolazione ed emissione). Si parla allora di energia primaria e l’indicatore specifico, pur avendo le stesse unità di misura, definisce appunto il fabbisogno di energia 35 Casa Clima-Klimahaus, Vivi in più, Norbert Lantschner, Edition Raetia BZ 2005– pag. 23. 114 primaria o FEP, praticamente lo stesso con il quale si fissa il valore limite nel D.Lgs 192/05. Mantenere separati i due indicatori di classe energetica, che esprimono concetti diversi, deve essere la prima preoccupazione. Il primo indicatore, che in effetti definisce le caratteristiche energetiche dell’edificio, può essere rappresentato nella targa energetica esposta. E’ condivisibile, quindi, la scelta della procedura CasaClima che evidenzia il comportamento dell’edificio incentivando in questo modo il settore edilizio a costruire case più efficienti a livello di involucro. Il secondo indicatore, che a sua volta può comprendere anche altri indicatori parziali riferiti ai diversi usi energetici (acqua calda sanitaria, illuminazione, ecc.) può invece essere reso evidente nel certificato energetico, un documento che dovrà essere consegnato al proprietario dell’immobile o della singola unità immobiliare. La classificazione energetica CasaClima di Bolzano, di efficienza dell’involucro, attualmente la più diffusa, prevede: classe Oro se il fabbisogno annuo di calore ≤ 10 kWh/m2 anno; classe A se il fabbisogno annuo di calore ≤ 30 kWh/m2 anno; classe B se il fabbisogno annuo di calore ≤ 50 KWh/m2 anno; classe C se il fabbisogno annuo di calore ≤ 70 KWh/m2 anno; classe D se il fabbisogno annuo di calore ≤ 90 KWh/m2 anno; classe E se il fabbisogno annuo di calore ≤ 120 KWh/m2 anno; classe F se il fabbisogno annuo di calore ≤160 KWh/m2 anno; classe G se il fabbisogno annuo di calore ≥160 KWh/m2 anno. Lo schema fisso è semplice, chiaro ed intuitivo in quanto stabilisce una correlazione univoca tra il numero e la lettera: dovranno comunque essere inseriti nella targa entrambi gli elementi in quanto all’interno di una classe possiamo avere edifici più o meno efficienti. 115 Gli indicatori di fabbisogno o di consumo energetico dipendono a loro volta dalle caratteristiche dell’edificio ed in particolare dal rapporto tra la superficie disperdente ed il volume riscaldato. Per un edificio compatto, ad esempio un edificio a torre, a parità di volume la superficie disperdente è inferiore e quindi sarà più semplice raggiungere un livello di classe maggiore. Per una casa isolata, ad esempio una villetta singola, il rapporto S/V è maggiore e pertanto sarà più difficile raggiungere prestazioni energetiche elevate: aumentando le superfici disperdenti a parità di volume sarà necessario isolare di più le pareti. Alcuni schemi di classificazione propongono di considerare questo problema associando alle lettere che definiscono le classi da A a G una scala di parametri numerici di riferimento che possono variare in funzione del rapporto S/V. Questo schema “flessibile” tra lettera e numero non rappresenta una soluzione chiara e trasparente in quanto premia edifici che, per loro natura, disperdono di più. Se due utenti acquistano due appartamenti in edifici con rapporti S/V differenti, a parità di classe di efficienza il consumo energetico specifico è differente. Se dal punto di vista commerciale la soluzione è a dir poco geniale, dal punto di vista pratico si trasmette una informazione poco corretta: in buona sostanza si da ad entrambi gli acquirenti l’illusione di avere acquistato un appartamento efficiente, peccato che i fabbisogni energetici siano differenti e quindi uno consumi per unità di superficie più dell’altro. Il rapporto S/V e la zona climatica sono elementi che nel dlgs 192/05 definiscono il limite massimo del FEP ossia la soglia limite di consumo energetico ammesso. Prendiamo ad esempio tre edifici che si trovano in una zona climatica con 2400 GG: un edificio a torre (S/V=0,30), un edificio in linea (S/V=0,45) e una villetta isolata (S/V=0,80). Dalla tabella contenuta nell’allegato C del decreto, interpolando opportunamente risulta che i fabbisogni energetici limite sono rispettivamente pari a 57,9 kWh/m2K per l’edificio a torre, 72,4 kWh/m2K per l’edificio in linea e 110,7 kWh/m2K per la villetta isolata. Se si considerasse il FEP limite come parametro per definire la classe D per la certificazione energetica, si classificherebbero allo stesso modo (tutti e tre in classe D) edifici che consumano in modo sensibilmente diverso (tra torre e villetta addirittura il doppio), il che sarebbe scorretto nei confronti dell’utente. La scelta di consentire ad un edificio un consumo maggiore per il solo fatto che il rapporto S/V è penalizzato da una forma meno compatta è una scelta discutibile. Ma se si classificassero gli edifici con lo stesso criterio si aggiungerebbe al danno la beffa. 116 La certificazione energetica degli edifici rappresenta una leva per incrementarne l’efficienza ma soprattutto un elemento di chiarezza per l’utente che deve essere messo nelle condizioni di scegliere con la massima semplicità. Ben venga allora lo schema CasaClima di Bolzano, uno schema semplice, trasparente e intuitivo: uno schema che ha diffuso tra il largo pubblico, ma anche tra gli operatori, la cultura dell’efficienza prima ancora che uscissero le regole “ufficiali”. La speranza è che non si butti a mare questa cultura, introducendo complicazioni non solo inutili ma purtroppo dannose per l’utente che chiede solo chiarezza. 4. Caratteristiche di una CasaClima Una CasaClima è caratterizzata da un alto grado di isolamento termico e da una struttura compatta. Il sole ed il suo calore fanno parte del concetto edile di una CasaClima: l’energia solare viene conservata soprattutto grazie a finestre isolanti che accolgono la luce ma non permettono fuoriuscite di calore. Elementi di base di una CasaClima sono: • una struttura compatta; • un alto grado di isolamento termico della superficie esterna; • finestre altamente isolanti; • ermeticità; • assenza di ponti termici; • utilizzo dell’energia solare; • impiantistica ottimale; • accurata esecuzione dei lavori. Ove possibile, devono essere evitati ponti termici. Le CasaClima sono contraddistinte da un’impiantistica ottimale, una realizzazione accurata e da grande comfort abitativo. L’obiettivo di CasaClima è coniugare risparmio, benessere abitativo e sostenibilità. Le categorie CasaClima permettono di identificare il grado di consumo energetico di un edificio. Esistono CasaClima Oro, CasaClima A e CasaClima B. Il consumo di energia più basso è garantito da una CasaClima Oro, che richiede 10 KiloWattora per metro quadro l’anno, il che si può garantire, in pratica, anche in assenza di un sistema di riscaldamento attivo. La CasaClima Oro è anche detta "casa da un litro", perché per ogni metro quadro necessità di un litro di gasolio o di un m³ di gas l’anno. Le case con un consumo di calore inferiore ai 30 KiloWattora per metro quadro l’anno sono invece classificate come CasaClima A, la cosiddetta 117 "casa da 3 litri", perché richiede 3 litri di gasolio o 3 m³ di gas per metro quadro l’anno. CasaClima B è invece l’edificio che richiede meno di 50 KiloWattora per metro quadro l’anno. In questo caso si parla di "casa da 5 litri", in quanto il consumo energetico comporta l’uso di 5 litri di gasolio o 5 m³ di gas per metro quadro l’anno. Quindi: CasaClima Oro Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a 10 kWh/m²a / Casa da 1 litro; CasaClima A Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a 30 kWh/m²a / Casa da 3 litri; CasaClima B Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a 50 kWh/m²a/ Casa da 5 litri; CasaClimapiù Alle categorie Oro, A e B di CasaClima può essere aggiunto il sinonimo “più", sul contrassegno, rilasciato ad edifici abitativi che si contraddistinguono non solo per l’alto risparmio energetico, ma anche per una tecnica di costruzione ecologica e che utilizza materiali ecologici e fonti rinnovabili. Lo scopo è di ammettere a questa certificazione gli edifici che oltre alla metodologia costruttiva attenta ad ottenere un basso consumo energetico hanno un altissimo grado di sostenilità ambientale attraverso un accorto sfruttamento delle risorse naturali sia in fase di costruzione che di gestione. Il contrassegno CasaClimapiù può essere rilasciato solo agli edifici che soddisfano i sei criteri fondamentali di un’edilizia ad alto rendimento energetico e rispettosa della salute e dell’ambiente, e in particolare: 9 fabbisogno termico per il riscaldamento inferiore ai 50 KWh/m2 all’anno; 9 nessun utilizzo di fonti energetiche di origine fossile; 9 nessun utilizzo di isolanti termici sintetici e/o contenenti fibre nocive per la salute; 9 nessun utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC; 9 nessun utilizzo per gli ambienti chiusi di impregnanti chimici; 9 nessun utilizzo di legno tropicale. 118 Lo sviluppo sostenibile si fonda sull’utilizzo di energie rinnovabili. L’impianto di riscaldamento di una CasaClimapiù deve essere alimentato senza ricorrere a combustibili di origine fossile. Viene fatta eccezione per edifici collegati al teleriscaldamento e per quelli che usufruiscono di un impianto di riscaldamento esistente. Il ricorso al riscaldamento elettrico è ammesso solo se il fabbisogno di energia primaria non supera i 10 KWh/m2 anno. La valutazione dei materiali ecologici deve tener conto del ciclo di vita di un materiale dalla sua produzione allo smaltimento. Nella costruzione di una CasaClimapiù non è ammesso l’impiego di materiali isolanti sintetici (es. EPS o XPS), non è consentito l’utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC, non è consentito utilizzare impregnanti chimici per il legno e/o colori o vernici contenenti solventi negli ambienti chiusi e non è consentito l’utilizzo di legno di origine tropicale per contrastare l’aumento dell’effetto serra, la distruzione dell’ecosistema foresta e il dispendio di energia nel trasporto. Nella realizzazione di una CasaClimapiù, è inoltre necessario che venga soddisfatto almeno uno dei seguenti criteri: 9 utilizzo di pannelli fotovoltaici; 9 utilizzo di pannelli solari per acqua sanitaria o riscaldamento; 9 recupero con riutilizzo delle acque piovane; 9 realizzazione tetto verde. La targhetta CasaClima 119 Il riconoscimento del marchio CasaClimapiù viene effettuato dallo stesso Ente di certificazione degli altri edifici CasaClima. Tutti possono richiedere questo marchio di qualità. Gli edifici CasaClima non nascono dal nulla. Servono proprietari interessati a realizzarli, progettisti che sanno progettarli e imprese esecutrici che riescano a costruirli. In più si risparmia energia, si tutela l’ambiente e si protegge il clima. Come più volte ribadito, si evidenzia che l’edilizia consuma il 40 % delle risorse naturali e produce un’elevata quantità di rifiuti. In fase progettuale è possibile prendere decisioni che oltre ad essere mirate al risparmio energetico possano tenere conto di aspetti ecologici ed ambientali. Il 15 per % degli edifici CasaClima in Provincia di Bolzano hanno ottenuto il marchio “più” anche in assenza di incentivi economici36. La targhetta CasaClima è rilasciata a tutte le CasaClima di categoria Oro, A e B, può essere apposta sulla facciata ed è un segno tangibile ed immediatamente visibile della bassa classe energetica dell’edificio. La sua presenza contribuisce a rivalutare l’immagine dell’edificio, ed anche il suo valore energetico e commerciale. La targhetta è rilasciata da un soggetto indipendente, vale a dire dall’Agenzia CasaClima stessa. 5. CasaClima history: dal 2002, 7 anni di esperienza Il settore dell’edilizia è stato fortemente influenzato e attirato dal fenomeno CasaClima, oltre 5000 progettisti hanno frequentato i corsi organizzati dallAgenzia CasaClima di Bolzano. Più di mille sono ad oggi gli edifici che hanno ottenuto la Certificazione CasaClima. Il progetto CasaClima nato a Bolzano ha suscitato interesse in tutt’Italia e su invito di istituzioni, università ed altre organizzazioni è stato presentato in oltre duecento città e comuni italiani. L’Agenzia CasaClima ha partecipato all’ aggiornamento di molti regolamenti edilizi secondo criteri di risparmio energetico e sostenibilità ambientale in varie realtà nazionali tra cui quello della Città di Arzignano in provincia di Vicenza come verrà illustrato nell’ultimo capitolo. 36 Casa Clima-Klimahaus, Vivi in più, N. Lantschner, Edition Raetia Bolzano 2005– pag. 37. 120 La Cronologia di CasaClima Negli anni 80 La prima promozione di misure per il risparmio energetico in Alto Adige viene sviluppata e applicata dall'Ufficio provinciale per l'inquinamento atmosferico. 1992 Adesione della Provincia e dei comuni altoatesini all'Alleanza per il clima, una collaborazione internazionale tra i comuni europei e gli indigeni della foresta amazzonica per la protezione del clima. Formazione di un reparto di coordinamento presso l'Ufficio Aria e Rumore, ex Ufficio provinciale contro l'inquinamento atmosferico. 1992-2006 Organizzazione di numerose azioni di informazione e sensibilizzare sul rischio che corre il nostro pianeta e su come sfruttare l'energia e le risorse con la massima efficienza possibile. Molto interesse suscitato dalle iniziative Unione per il Clima, Passi per il Clima, ScuolaClima, PrimaClima e AziendaClima. 1992-2002 Elaborazione di un “pass energetico” e di un attestato energetico per edifici (a quel tempo “certificato climatico”) e sviluppo di un piano strategico per il miglioramento dell’efficienza energetica e della sostenibilità delle abitazioni. I'ideatore del progetto è il direttore Norbert Lantschner che battezza CasaClima /Klimahaus. Il nuovo certificato energetico descrive in modo facile e comprensibile l’efficienza energetica di una casa. Edifici con un’efficienza energetica buona o molto buona ricevono con il certificato energetico anche la targhetta CasaClima. Per progettisti e artigiani vengono istituti corsi di formazione e specializzazione, come pure intense campagne per promuovere l’informazione sul rapporto tra casa e energia. 2002 Febbraio Prima presentazione di CasaClima ad un convegno a Bolzano. Nella prima fase si è agito sulla volontà dei singoli committenti percostruire case a basso fabbisogno energetico. Già allora trasparenza e comunicazione erano le basi fondamentali per la buona riuscita del progetto CasaClima. 2002 Aprile Invito del governo canadese per la presentazione del progetto CasaClima all’ambasciata canadese a Milano. 2002 Maggio Il primo certificato energetico per una CasaClima A viene consegnato dall’assessore Dr. Laimer alla famiglia Schäfer (Renon). 2002 Ottobre Il Comune di Bolzano adotta i principi di CasaClima nel regolamento edilizio. Per la prima volta in Italia si richiede obbligatoriamente un certificato energetico notevolmente più restrittivo rispetto allo standard nazionale (10/1991). Poco tempo dopo seguono altri comuni attuando il progetto CasaClima. 2003 Aprile L’IPES (istituto altoatesino del’edilizia sociale) che dispone di circa 12.000 appartamenti in Alto Adige, si impone volontariamente di costruire e risanare realizzando soltanto CaseClima. Per l’intero settore edilizio questo è un chiaro segnale che CasaClima diverrà uno standard. 2003 Maggio Prima premiazione della “miglior CasaClima”. Il primo premio è assegnato all’edificio Albert Willeit a Gais. La “Repubblica” dedica un articolo nell’inserto “Venerdì” alla premiazione della miglior CasaClima e titolo il pezzo “Benvenuti nella casa più ecologica d’Italia”. 2004 Giugno La facoltà di architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma invita CasaClima a tenere un ciclo di conferenze. 2004 Dicembre Il presidente della giunta provinciale L. Drunwalder pubblica il decreto legge n. 34: è il regolamento di esecuzione della legge urbanistica in materia di risparmio energetico, con il quale il progetto CasaClima trova norma e modalità di applicazione. 2005 Ottobre Pubblicazione del libro CasaClima “Vivere nel più” in italiano e tedesco. Il libro è subito molto richiesto. 2005 Novembre Invito all’undicesima Conferenza mondiale sul clima a Montreal (Canada) organizzato dalle Nazioni Unite, dove CasaClima viene scelto come esempio tra 21 progetti invitati. 2006 Gennaio La fiera di Bolzano organizza la prima fiera CasaClima - Klimahouse. In quattro giorni di fiera si registrano oltre 24.000 visitatori ed al concomitante congresso internazionale “Costruire il futuro” si contano più di 1.000 visitatori. 121 2006 Gennaio Per la prima volta il premio “miglior CasaClima” viene suddiviso dalla giuria in sei categorie diverse. 2006 Febbraio Approvazione e vendita di VERs (verified emission reduction) attraverso il programma Clima. CasaClima riceve il primo certificato per le emissioni di CO2 nel settore edile da pare dalle TÜV di Monaco (Germania). 2006 Aprile Nella Libera Università di Bolzano comincia il primo Master CasaClima. La richiesta è così grande che si deve procedere alla selezione dei candidati. 2006 Maggio Stoccolma: invito dell’Agenzia CasaClima alla conferenza internazionale di ICLEI (Local Governments for Sustainability). 2006 Maggio Nascita dell’Agenzia CasaClima S.r.l. I soci sono: SEL (Società elettrica altoatesina), Pensplan (fondo pensione regionale) Cassa Centrale Raiffeisen, Cassa di Risparmio (circa 60% del capitale sociale è capitale pubblico). 2006 Ottobre Partecipazione alla più grande fiera per l’edilizia in Italia SAIE a Bologna. 2006 Ottobre Il primo dicembre comincia l’attività della nuova Agenzia CasaClima in Via Dante 20 nella città di Bolzano. Compiti principali svolti: Certificazione energetica degli edifici, formazione dei progettisti e consulenza. 2007 Gennaio artecipazione al workshop internazionale “Natural Step” a Stoccolma con invito personale del Re di Svezia del direttore Lantschner. 2007 Gennaio Seconda fiera Klimahouse 07 e secondo congresso internazionale “Costruire il futuro”. 2007 Aprile Partecipazione alla fiera „Solarexpo – Greenbuilding“. 2007 Giugno- Prima „Scommessa del cubo dei ghiaccio“ a Bolzano. Luglio 2007 Settembre Partecipazione alla fiera „SAIE 2007 Bologna“. 2007 Ottobre Pubblicazione del Software ProKlimaHaus 3.0 2007 Ottobre Pubblicazione del libro CasaClima “CasaClima 2008 - Il piacere di abtiare” in italiano e tedesco. Il libro è subito molto richiesto 2007 Novembre Inaugurazione della nuova sede dell'Agenzia ai Piani di Bolzano. 2008 Dicembre Ceremonia per la consegna dei diplomi per il Master CasaClima della Libera Università di Bolzano. 2008 Gennaio Partecipazione alla fiera Klimahouse 2008 e terzo convegno internazionale "Costruire il futuro" 2008 Gennaio Partecipazione alla fiera Batilux, Monte Carlo 2008 Febbraio Partecipazione alla fiera Climatherm 2008, Atene 2008 Marzo Partecipazioen alla fiera Expocomfort, Milano 2008 Marzo Prima pubblicazione della rivista ufficiale dell'Agenzia "KlimaHaus-CasaClima" 2008 Maggio Presentazione di CasaClima a Sao Paolo, Brasile 2008 Maggio Prima presentazione del nuovo servizio web XClima. 2008 Giugno L'Agenzia presenta il 1000esimo edificio certificato 2008 Luglio Nasce "CasaClima Firenze" 2009 Novembre Attivazione della piattaforma web XClima e del nuovo software ProCasaClima 122 123 6. Vantaggi di una CasaClima Chi si orienta verso una CasaClima di nuova costruzione o un risanamento secondo i criteri CasaClima può contare su numerosi vantaggi che riguardano sia la qualità della vita che l’aspetto economico, perché una CasaClima ha costi energetici molto ridotti. Last but not least, CasaClima è anche una risposta all’irrefrenabile fame di energia che caratterizza l’umanità intera, e che comporta il consumo delle ultime riserve fossili. CasaClima è infatti tutela quotidiana dell’ambiente, che porta vantaggi al pianeta terra ed al portafoglio. Sono almeno 7 le ragioni per scegliere una CasaClima, perché essa: - garantisce consapevolezza energetica; - comfort; - tutela dell’ambiente e del clima; - salute; - risparmio; - assenza di difetti edili; - una rivalutazione dell’immobile. 7. Concorso miglior CasaClima Una volta l’anno, in Alto Adige viene premiata la "Miglior CasaClima". Una giuria di esperti la sceglie tra gli edifici che nel corso dell’anno hanno ricevuto la targhetta CasaClima. Le CasaClima Oro più ed A più hanno le migliori chance di vittoria, in quanto coniugano l’efficienza energetica ottimale con un’edilizia sostenibile per ambiente e salute. Simbolico Trofeo per la Miglior CasaClima 124 Ai vincitori del concorso "Migliore CasaClima" è stato consegnata in passato un quadro dell’opera GRÜN, dell’artista berlinese Michael Müller, composta da 100 quadri, con il cui ricavato è stato finanziato un progetto umanitario in Amazzonia. Dal 2007 vengono consegnati i "Golden Cubes" CasaClima. 8. Manifesto per la sostenibilità CasaClima All’inizio degli anni ’90, nel corso del Vertice della Terra di Rio de Janeiro, al pubblico mondiale furono mostrate in modo inequivocabile le conseguenze che avrebbero avuto sulle persone e sull’ambiente il crescente sfruttamento delle risorse, il velocissimo incremento delle emissioni di gas ad effetto serra e l’inarrestabile inquinamento degli ecosistemi mondiali. Oggi sappiamo che queste minacce hanno raggiunto una dimensione allarmante. Al costante aumento della popolazione mondiale ed al crescente divario fra ricchi e poveri si aggiungono una fame insaziabile di risorse ed un cambiamento climatico che avviene in tempi sempre più rapidi. Uno sviluppo attento al futuro deve conciliare equità sociale, attenzione ecologica ed efficienza economica. E’ però indispensabile intervenire rapidamente. Non abbiamo più tempo da perdere. E’ giunto il momento di agire in modo risoluto a livello mondiale. Gli edifici dissipano circa la metà dell’energia globale. Le tecnologie per costruire abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico sono già disponibili da molto tempo: è dunque ora di applicarle. Grazie al risanamento energetico, negli edifici esistenti è possibile ridurre fino all’80 % le emissioni di anidride carbonica prodotte dal riscaldamento e dai sistemi di produzione dell’acqua calda. 125 9. Il Decalogo del Sole: dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile Siamo noi esseri umani i responsabili dell’attuale sviluppo senza futuro. C’è però una buona notizia: noi possiamo imprimere una svolta perché esistono soluzioni applicabili immediatamente. Per realizzarle però è necessario uno sforzo collettivo da parte di tutte le istituzioni sociali, politiche ed economiche. Il filosofo Hans Jonas formulò il seguente imperativo: ”Agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla Terra”. Questa esortazione si rivolge a tutte le categorie lavorative della società, ma un gruppo più di altri, quello dei progettisti e dei tecnici, è chiamato ad assumere un ruolo particolare nella via verso lo sviluppo sostenibile. Il motivo: le costruzioni permangono nel tempo ed influiscono in modo decisivo sulle qualità ecologiche, economiche, socioculturali e funzionali della società cui appartengono; solo se ognuno di noi si assume le proprie responsabilità possiamo perseguire un futuro sostenibile. I dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile, che seguono, sono un assunto individuale e volontario, ma allo stesso tempo rappresentano una guida per tutti coloro che intendono partecipare attivamente a favore di uno sviluppo sostenibile. Lo scopo è quello di incoraggiare ogni singolo ad impegnarsi con entusiasmo e buonsenso ed accelerare così la trasformazione del nostro sistema energetico, sia per quanto riguarda la produzione, che l’utilizzo dell’energia. Dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile I. Noi siamo figli del sole. Il sole è la nostra unica, inesauribile fonte di energia e fondamento di tutte le forme di vita sulla Terra. L’utilizzo dell’energia solare nel nostro modo di costruire ed abitare migliora la qualità di vita; II. Noi sosteniamo una rivoluzione energetica globale fondata sull’efficienza, sul risparmio energetico e sull’utilizzo di energie rinnovabili; 126 III. Noi creiamo ambienti di vita sani e confortevoli, che favoriscono la crescita della consapevolezza dei fruitori, risparmiando nel contempo risorse e rispettando l’ambiente. Spazi in cui vivere inseriti nel ciclo naturale e che dialogano con le tradizioni costruttive locali; IV. Noi mettiamo al centro le persone, sia quelle che oggi abitano questi spazi, sia quelle che vi abiteranno domani. Siamo coscienti che l’architettura è espressione di desideri, nostalgie, sogni e bellezza, ma tutto questo non deve essere in contrasto con la vita. Al centro non mettiamo l’individualizzazione della società, ma l’agire solidale. Ogni abitante della Terra ha il diritto di condurre una vita dignitosa; V. Noi perseguiamo la bellezza e cerchiamo di raggiungere un benessere ecologico, che non metta in pericolo il ciclo naturale pregiudicandone irreversibilmente la capacità di auto-rigenerazione; VI. Noi operiamo consapevoli che gli edifici dovranno essere utilizzati dai 50 fino ai 100 anni ed anche più. Per questo i provvedimenti finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente sono efficaci a lungo termine. I quartieri residenziali saranno attuali anche in futuro se esteticamente gradevoli ed attrattivi per tutti; VII. Noi trasformiamo il passato in futuro risanando energeticamente gli edifici esistenti. Questo ci permetterà di impiegare meno energia per assicurare il comfort. Si ridurranno così le emissioni di sostanze inquinanti e di gas ad effetto serra; VIII. Noi scegliamo, per tutti gli edifici di nuova costruzione, uno standard che non necessita più (o quasi più) di energia. Impieghiamo materiali sani e tecnologie ecocompatibili considerandone globalmente gli impatti nella valutazione ecologica. Provvediamo inoltre a un’illuminazione e a un’acustica ottimale nonché a una buona qualità dell’aria, in quanto tutti questi fattori incidono in modo significativo sulla qualità di vita; IX. Noi applichiamo con intelligenza le tecniche che utilizzano in modo economico ed efficiente la risorsa energia, consci che anche i cantieri si contraddistinguono per un impatto ambientale ridotto. Allo stesso tempo diamo la preferenza alle energie rinnovabili; X. Noi siamo innanzitutto flessibili mentalmente. Le nostre azioni sono rivolte ad una mobilità sociale ed ecosostenibile. Noi diamo la precedenza a soluzioni che risparmiano energia e risorse e che sono in grado di venire incontro alle necessità del singolo senza per questo limitare quelle degli altri. 127 10. Percorso formativo consulenti CasaClima. Con un fabbisogno energetico nel settore edilizio in costante aumento, energie fossili che scarseggiato e con prezzi dell’energia alle stelle, una consulenza energetica competente ed indipendente è oggi sempre più richiesta. Come si possono sfruttare i potenziali di risparmio energetico negli edifici, quali vettori energetici devono essere presi in considerazione sia dal punto economico che ecologico, quali tecnologie permettono costi minori per produrre e distribuire calore, come si può raggiungere un comfort estivo a basso impatto ambientale e a bassi costi di esercizio. Queste possono essere alcune delle domande che si pongono committenti, progettisti, costruttori e pubbliche amministrazioni. L’Agenzia CasaClima nell’intento di contribuire alla formazione degli operatori nel settore, organizza specifici percorsi formativi a pagamento. Peraltro la figura del consulente energetico specializzato è già operativa da anni in molti paesi europei quali Germania, Austria e Svizzera ed è un valido aiuto per gli utenti nelle scelte finalizzate al risanamento energetico di edifici esistenti o all’uso energetico consapevole nelle nuove costruzioni. L’accesso ai corsi di formazione per diventare consulente CasaClima è aperto a tutti coloro che siano in possesso di un diploma di maturità o laurea nel settore tecnico (ingegneri, architetti, geometri, periti industriali/edili). Il percorso formativo è composto da 180 unità formative suddivise in 3 moduli: 9 primo modulo: corso Base con 20 unità formative; 9 secondo modulo: corso Avanzato con 40 unità formative; 9 terzo modulo: corso per Consulenti con 120 unità formative. Nel terzo modulo sono approfondite in particolare le questioni relative all’involucro ed all’impiantistica già affrontate nei moduli base ed avanzato. Si introducono inoltre i concetti e i metodi di valutazione della sostenibilità ambientale, le normative e gli incentivi nel campo del risparmio energetico, la valutazione economica degli interventi. Ampio spazio è dedicato al programma di calcolo ProCasaClima e alla certificazione CasaClima nonché all’acustica negli edifici a basso consumo. I concetti teorici affrontati nel corso dei tre modulisono infine messi in pratica in un workshop di progettazione e verificati nella loro applicazione mediante visite in alcuni cantieri. 128 I Corsi sono frequentati da molti operatori che provengono da diverse realtà italiane e che possono adattare le metodologie CasaClima ai vari contesti ambientali. Alla fine del terzo modulo è previsto un esame scritto e orale per verificare le competenze acquisite. Il superamento di questo esame permette di ottenere la qualifica di consulente esperto CasaClima e di essere iscritto al corrispondente elenco dei consulenti. I consulenti devono dimostrare specifiche competenze e conoscenze nei seguenti tre ambiti: 9 involucro dell’edificio; 9 impiantistica; 9 redditività economica. Il consulente esperto CasaClima svolge la sua consulenza in modo autonomo e indipendente affiancando il committente, il progettista o il costruttore nella scelta delle soluzioni più efficaci per il risparmio energetico. A seconda delle esigenze e delle diverse situazioni in cui il consulente è chiamato ad intervenire, possono essere richieste diversi tipi di consulenza. In primo luogo il tipo di consulenza si differenzia a seconda se l’analisi da effettuare è riferita a situazioni di fatto su edifici esistenti o se è riferita al caso di nuove realizzazioni di edifici. Il consulente esperto secondo il protocollo CasaClima deve essere in grado, in funzione della sua preparazione e conoscenza specifica, può inoltre offrire i seguenti servizi: 9 calcoli di simulazione del comportamento energetico dell’edificio; 9 analisi termografiche; 9 prove di tenuta all’aria dell’edificio mediante Blower-Door test; 9 certificati energetici per costruzioni nuove oppure per edifici esistenti o risanati; 9 documentazione per richiedere contributi o incentivi; 9 elaborazione di piani energetici per zone di nuova urbanizzazione. I nominativi dei Consulenti CasaClima sono disponibili nel dedicato sito web www.agenziacasaclima.it. Una tessera di riconoscimento con foto certifica la loro iscrizione all’elenco dei consulenti CasaClima. 10.1 Consulenza energetica per l’esistente Una consulenza energetica da parte di un consulente esperto CasaClima può essere considerata un valido aiuto per sfruttare al meglio il potenziale di risparmio energetico negli edifici esistenti. 129 130 In questo caso il consulente deve visitare personalmente l’edificio dando una consulenza specifica sui problemi esistenti, sulle possibilità di risanamento del fabbricato o sulle iniziative da intraprendere per ridurre i costi energetici. La consulenza deve prevedere un dettagliato esame dello stato di fatto sia per quanto riguarda i diversi elementi dell’involucro (stato dei diversi elementi costruttivi, presenza di ponti termici, tenuta all’aria dell’involucro) sia per quanto riguarda l’impiantistica installata (sistemi di produzione ed emissione di calore, sistemi di produzione dell’acqua calda sanitaria o altro). Una volta raccolti i dati necessari, viene stilato un bilancio energetico dell’esistente ed un’analisi dei punti deboli, mettendo in luce le potenzialità di miglioramento con relative raccomandazioni di risanamento. Vengono fornite delle raccomandazioni tecniche per esempio nel campo dell’isolamento termico e della tenuta dell’aria dell’involucro, del riscaldamento, della produzione di acqua calda o del recupero di calore e consigliate diverse alternative di risanamento con un calcolo dei costi complessivi. Se necessario può essere fatta una valutazione dei costi di investimento e calcolato il tempo di ammortamento delle spese sostenute grazie al risparmio energetico ottenibile nel tempo. La consulenza in loco può essere fatta per tutti i tipi di edifici indipendentemente dalla destinazione d’uso. 10.2 Consulenza energetica per nuovi edifici. La consulenza da parte di un consulente esperto CasaClima nel caso di nuove realizzazioni può essere richiesta non solo dal committente, ma anche dal progettista. Spesso infatti le nuove conoscenze nel campo energetico o ecologico non fanno parte del bagaglio culturale del geometra, del perito, dell’architetto o dell’ingegnere chiamato a progettare l’edificio. In questo caso è quindi utile un supporto da parte di un consulente esperto sia in fase di progettazione preliminare che esecutiva. Il consulente CasaClima deve essere in grado di suggerire le migliori soluzioni, sia dal punto di vista tecnico che ecologico ed economico, per raggiungere un elevato standard energetico dell’edificio secondo quanto stabilito con i parametri CasaClima. Il consulente deve essere in grado di dare indicazioni sull’orientamento al fine di massimizzare gli apporti solari e progettare gli accorgimenti più idonei per la protezione solare estiva. Può dare consigli per minimizzare le perdite in inverno, 131 suggerire materiali e spessori dell’involucro e dello strato isolante, può indicare la tipologia e le caratteristiche energetiche degli infissi e le più efficienti soluzioni a livello impiantistico. Può inoltre fornire analisi tecnico economiche con indicazione dei costi di investimento e relativi tempi di ammortamento. Inoltre può mettersi a disposizione per eseguire personalmente il cantiere, in particolare per quanto riguarda la corretta posa dei materiali isolanti e la soluzione dei ponti termici. 11. Il software ProCasaClima. Il nuovo software di calcolo permette la valutazione dell’efficienza energetica dell’involucro e di quella complessiva (sistema involucro e impianti), ed è strumento di ausilio per la valutazione e la certificazione energetica. Il programma esegue un bilancio energetico che consente di calcolare il fabbisogno energetico degli edifici a lungo termine.. La valutazione energetica mediante il ProCasaClima può essere effettuata alle seguenti tipologie di edifici: 9 Edifici residenziali; 9 Edifici non residenziali; 9 Edifici di nuova costruzione; 9 Edifici in ristrutturazione. Il software sviluppato dall’Agenzia CasaClima, oltre alla valutazione dell’efficienza energetica degli edifici attraverso la quantificazione delle dispersioni energetiche dell’involucro termico (termine con il quale si identificano tutte le zone riscaldate di un edificio), valuta anche l’efficienza energetica complessiva del sistema involucro e della parte impiantistica, quantificando l’energia per il riscaldamento, per l’acqua calda sanitaria, dando una prima indicazione per il raffrescamento, per l’illuminazione e per tutte le energie ausiliarie (energie che servono ad alimentare gli impianti). Il programma inoltre scorpora la quota parte di energia derivante dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili come ad esempio dal solare termico per l’acqua calda sanitaria, per il riscaldamento o dal fotovoltaico. In quest’ultimo caso viene ad esempio valutata l’energia derivante da produzione elettrica propria. All’inizio l’attività dell’Agenzia CasaClima e i relativi supporti applicativi si concentravano nella performance dell’involucro, mentre ora, i nuovi indici di qualità dell’edificio riguardano anche il fabbisogno di energia primaria e l’emissione di CO2. 132 Il programma oltre al calcolo del fabbisogno specifico energetico dell’involucro, offre anche un metodo di calcolo per definire l’efficienza energetica complessiva degli edifici (involucro più impianti) indicata come energia primaria. In questo modo è possibile stabilire attraverso un procedimento di calcolo, il fabbisogno energetico annuo necessario per soddisfare le esigenze di un determinato edificio. Viene inoltre definito il consumo di CO2 equivalente sulla base della fonte energetica utilizzata. Il programma ProCasaClima, gia dalla versione del 2008, consentiva di determinare tre indicatori rilevanto: 9 Il fabbisogno termico per riscaldamento espresso per metro quadro e per anno che è un indicatore della qualità edilizia dell’edificio. Questo valore è legato alla compattezza, all’orientamento dell’edificio, alla qualità dell’isolamento termico dell’involucro e all’ottimizzazione dei guadagni termici passivi; 9 Il fabbisogno di energia primaria espresso per metro quadro e per anno che è un indicatore dell’efficienza degli impianti per il riscaldamento o la climatizzazione dell’edificio, ovvero all’illuminazione e degli altri consumi energetici dello stesso; 9 Il fattore specifico di emissione di CO2, espresso in chilogrammi di CO2 per metro quadro e per anno che è un indicatore di quanta dell’energia primaria necessaria all’edificio viene coperta con il ricorso all’utilizzo di energia rinnovabile. A partire dal primo novembre 2008, l’Agenzia CasaClima richiede che tutte le istanze intese ad ottenere la Certificazione siano elaborate con il software ProCasaClima 2009 messo a disposizione dalla società. Nell’intento di migliorare il processo di certificazione l’Agenzia ha creato una piattaforma web, l’ambiente XClima, sul quale saranno gradualmente resi disponibili diversi servizi. XClima viene reso disponibile mediante tre modalità: - XClima Free in abbonamento gratuito; - XClima Basic in abbonamento a pagamento (il più economico); - XClima Professional in abbonamento a pagamento (il più completo). Il software dà la possibilità di calcolare, in riferimento ad uno specifico edificio, il consumo di energia per: 9 l’installazione e produzione acqua calda; 9 gli impianti di riscaldamento; 9 il raffrescamento; 9 l’illuminazione. 133 In modalità XClima Free, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche: 9 verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva dell’edificio; 9 multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese); 9 creazione di un solo progetto; 9 creazione di un catalogo materiali personalizzato; 9 assenza di collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima; 9 assenza di collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende produttrici di materiali e prodotti edili); 9 inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e fotovoltaico in numero limitato; 9 eseguire un unico iter di certificazione. Nelle diverse modalità della nuova piattaforma viene abilitato l’utilizzo del nuovo software ProCasaClima 2009 configurato secondo diverse specifiche funzionali. In modalità XClima Basic, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche: 9 verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva dell’edificio; 9 multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese); 9 creazione di più progetti e duplicazione di quelli esistenti; 9 condivisione progetti con altri utenti; 9 creazione di un catalogo materiali (in numero illimitato) personalizzato; 9 collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima; 9 collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende produttrici di materiali e prodotti edili); 9 inserimento di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, finestre, porte, elementi di ventilazione, ponti termici in numero illimitato; 9 inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e fotovoltaico in numero limitato; 9 eseguire iter di certificazione senza limitazioni. 134 In modalità XClima Professional, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche: 9 verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva dell’edificio; 9 multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese); 9 creazione di più progetti e duplicazione di quelli esistenti; 9 condivisione progetti con altri utenti; 9 creazione di un catalogo materiali (in numero illimitato) personalizzato; 9 collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima; 9 collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende produttrici di materiali e prodotti edili); 9 inserimento di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, finestre, porte, elementi di ventilazione, ponti termici in numero illimitato; 9 inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e fotovoltaico in numero illimitato; 9 eseguire iter di certificazione senza limitazioni. Agli utenti che si abbonano al servizio XClima Professional sono fornite tutte le ulteriori implementazioni , aggiunte di funzionalità, nuovi moduli di calcolo e più in generale tutte le ulteriori migliorie che dovessero essere previste in futuro per l’applicativo. 12. La Certificazione energetica CasaClima. La fame di energia è in costante crescita in tutto il mondo, e contemporaneamente sono sempre più limitate le fonti energetiche fossili (petrolio, uranio, gas). Lo abbiano notato osservando gli aumenti esponenziali negli ultimi anni dei prezzi energetici, che comportano anche una crescita delle spese di riscaldamento, di produzione dell’acqua calda e di energia elettrica per gli edifici. Il certificato energetico di un edificio aiuta a valutarne l’efficienza energetica nonché a prevederne i costi di gestione dal punto di vista del consumo di energia. Si tratta quindi di un modo per sfruttare il potenziale energetico nel settore abitativo. La catalogazione energetica di un edificio è inoltre fonte di trasparenza per tutti coloro che sono interessati alla sua gestione. Questo tipo di certificato è previsto da una direttiva UE vincolante per tutti gli Stati membri. 135 Tra le certificazioni edili, quella energetica, rilasciata da un ufficio indipendente autorizzato, ha una funzione particolare, in quanto si tratta di un documento con marchio di qualità. Particolarmente importante è il fatto che la classificazione energetica dell'edificio avviene in seguito ad un’indagine sullo stesso durante tutto l'iter della realizzazione, e non solo sulla base di un semplice progetto. Il nuovo certificato energetico CasaClima riporta in modo facilmente comprensibile le principali informazioni per la valutazione dell’efficienza energetica e della sostenibilità ambientale di un edificio. Certificato Energetico tipo CasaClima 136 137 Nella prima pagina del certificato energetico si evidenzia immediatamente l’entità del fabbisogno di calore di un edificio, e presenta due classificazioni energetiche: la prima riguarda la classe di isolamento termico dell’edificio, la seconda la qualità dell’impiantistica. Con l’aiuto di una tabella suddivisa in caselle colorate, dal verde (basso fabbisogno energetico) fino al rosso (alto fabbisogno), anche i principianti possono capire se un edificio consuma molta o poca energia. L’indice termico di calore viene determinato in base a fattori rilevanti dal punto di vista energetico, tramite un procedimento di calcolo unitario. Rispettando le indicazioni della Direttiva europea 2002/91/CE sull’efficienza energetica in edilizia, il software ProCasaClima valuta l’emissione di CO2 totali del sistema edificio. Ancora in prima pagina del certificato è riportata l’indicazione dell’efficienza di edificio ed impianti (Rendimento Energetico Complessivo) in relazione all’emissione di gas climalteranti (fattore di emissione della CO2 espresso in Kg di CO2 per metro quadro annuo). Classificazione Efficienza Complessiva per Emissione CO2 CLASSIFICAZIONE EFFICIENZA INDICE CO2 COMPLESSIVA Kg/m2a Gold ≤5 A ≤ 10 B ≤ 20 C ≤ 30 D ≤ 40 E ≤ 75 F ≤ 100 G ≥100 Le altre pagine del certificato contengono una serie di informazioni complementari di una certa importanza sia per il tecnico che per il committente. Particolarmente utili sono le indicazioni riguardanti i cosiddetti consigli di calcolare il fabbisogno medio di ammodernamento per gli edifici già esistenti. I committenti possono in questo modo riscaldamento ed energia di un edificio, ed effettuare una comparazione tra diverse costruzioni. 138 La certificazione CasaClima punta non solo all'efficienza energetica ma anche, e soprattutto, ad una qualitá costruttiva che garantisca lo standard CasaClima fino ad ora raggiunto. Il nuovo certificato CasaClima contiene una valutazione del fabbisogno termico per riscaldamento annuale riferito alla superficie (efficienza dell’involucro) e della qualità impiantistica (efficienza complessiva). La classificazione in categorie per il consumo permette come già anticipato, di effettuare in modo semplice e comprensibile una valutazione energetica dell’edificio. Per permettere il controllo del fabbricato e garantire la qualitá e lo standard costruttivo CasaClima è opportuno presentare tutta la documentazione necessaria presso l’Agenzia CasaClima prima dell'inizio dei lavori. La presentazione della pratica a lavori iniziati e/o conclusi è sempre possibile; in questo caso peró la pratica è sottoposta a giudizio della Commissione tecnica interna dell'Agenzia CasaClima al fine di verificare la possibilitá di avviare la pratica stessa. E’ possibile, quindi ottenere il certificato energetico CasaClima, a pagamento, rilasciato in esclusiva dall'Agenzia CasaClima, seguendo la procedura prevista dall’Agenzia di Bolzano. L’etichettatura con la targhetta, che evidenzia la classe di efficienza dell’edificio è l’elemento ultimo di un percorso che trasforma la certificazione nello strumento più efficace per promuovere la qualità energetica. E quando il largo pubblico avrà compreso l’importanza di questo strumento, il settore immobiliare cambierà e forse non saranno più necessarie regole cogenti per garantire prestazioni energetiche adeguate alle esigenze contingenti, sempre più critiche nei confronti delle fonti energetiche fossili e dell’ambiente. Le leggi del mercato, quindi, sostituiranno le leggi fatte di regole tecniche da sempre dibattute, amate da alcuni ma odiate da altri, leggi che fanno discutere rischiando perfino di far dimenticare il loro vero obiettivo che è poi quelli di garantire una soglia minima, non certo un target di prestazione da raggiungere. Finchè si era in attesa delle regole ufficiali o linee guida nazionali per la certificazione energetica, il tema della targa energetica e dei suoi indicatori veniva interpretato in modi diversi ed evidentemente con finalità ed obiettivi differenti. Perché se è vero che in fondo la certificazione energetica, snobbata da molti per troppi anni, è apparsa solo in tempi recenti in Italia, è anche vero che la percezione di quanto sia importante conoscere a priori quelle caratteristiche della casa che non si possono vedere, si sta diffondendo. 139 Il mercato comincia a dare significativi segnali di interesse: in Provincia di Bolzano, dove la certificazione è obbligatoria da tempo, il mercato si sta orientando verso edifici di classe A e B, la Provincia di Vicenza tramite la società controllata Vi.energia ha avviato il percorso di sensibilizzazione e preparazione chiamato EcoDomus. Si cominciano a vedere realizzazioni immobiliari importanti che vanno alla ricerca di sempre più elevati standard di qualità certificando la punto di vista energetico le realizzazioni. Si tratta di manifestata volontà di passare dalle parole ai fatti, anche se le regole cosiddette “ufficiali” non sono ancora pronte. L’Agenzia CasaClima di Bolzano nella sua pluriennale attività, al mese di ottobre 2009 ha già registrato un numeroso rilascio di certificati energetici con n. 56 edifici in CasaClima Oro,n. 411 edifici in CasaClima A e n. 1388 edifici in CasaClima B. 140 Parte Quarta Il progetto EcoDomus 141 142 1. Introduzione La direttiva europea 2002/91/CE sulla prestazione energetica nell’edilizia, ha riportato all’attenzione il problema dei consumi energetici negli edifici, individuando nel contempo uno strumento per il contenimento di tali impieghi. Si tratta di uno strumento di carattere prevalentemente conoscitivo: il certificato energetico. Questo strumento dovrà accompagnare l’edificio, in particolare nel momento della costruzione, della compravendita o della locazione. La caratterizzazione dell’edificio rispetto al consumo di energia è richiesta sia in termini assoluti, con l’indicazione dei valori della prestazione energetica, sia in termini relativi con l’inserimento in classi di merito, riproponendo un approccio per certi aspetti analogo a quanto stabilito per gli elettrodomestici. Concertazione, economicità, rapidità nella concretizzazione. Questi gli obiettivi primari di Vi.energia, società della Provincia di Vicenza attiva nel campo del risparmio energetico e delle energie alternative, che da qualche anno ha avviato “EcoDomus.vi”, sistema di certificazione energetica degli edifici. L’iniziativa ha suscitato notevole interesse da parte degli operatori dei settori della progettazione e dell'impiantistica, ma anche da parte di amministrazioni locali, ordini professionali e associazioni di categoria. La Provincia di Vicenza attraverso la società Vi.energia ha voluto fornire uno strumento in grado di fare il punto sulla situazione della certificazione energetica legato alla specifica direttiva europea in attesa di piena attuazione anche in Italia; uno strumento tanto importante quanto innovativo, grazie al quale Vicenza si è messa in luce a livello nazionale ed europeo per la qualità delle soluzioni proposte e per la rapidità con la quale ha proceduto all'elaborazione e alla concretizzazione del progetto. Da subito l'adesione a EcoDomus.vi, era puramente volontaria ma, come già avvenuto in molte realtà europee, si potrà passare all'obbligatorietà di questo sistema, che coinvolge a tutti i livelli il costruire e l'abitare, con l'obiettivo primario di ridurre i consumi di energia, diminuire le emissioni nocive e, come positiva conseguenza, incentivare l'adozione di sistemi alternativi a quelli energetici tradizionali. La strada è lunga ed è difficile: meglio allora cominciare subito il cammino, si è detta l'Amministrazione Provinciale, guidata dall’allora presidente Manuela Dal Lago, così da potersi da un lato garantire tempi adeguati per mettere in piedi un 143 sistema valido e dall'altro assicurare la necessaria gradualità nella sua introduzione, che per ora interesserà solo nuovi edifici e ristrutturazioni oltre i mille metri quadri ma poi passerà tutto il patrimonio immobiliare37. I risultati, intanto, cominciano già ad arrivare. Vicenza è infatti tra gli apripista in Italia e al suo esempio, che si sta mostrando efficace e sostenibile, stanno guardando con interesse anche altre realtà, prima fra tutte la Provincia di Verona che ha scelto Vi.energia come "tutor" per accompagnarla nell'elaborazione di un analogo sistema di certificazione. Caratteristiche, applicazioni e obiettivi di EcoDomus sono stati illustrati nel corso di vari incontri agli operatori del settore con il contributo di relatori qualificati ed esperti che hanno inoltre coordinato tavoli di lavoro sugli aspetti giuridici e amministrativi della nuova normativa in via di definizione nel nostro Paese (sulla traccia della direttiva 2002/91/CE dell'Unione Europea e del D.Lgs 192/2005); Il progetto promosso dalla Provincia di Vicenza ha ricercato una propria collocazione nell’alveo della prevista attuazione regionale della certificazione energetica, proponendosi come protocollo sperimentalee, nel transitorio, anche volontario, nella prospettiva di un recepimento regionale. Nel contempo, il progetto è anche stato sottoposto alla valutazione degli esperti della segreteria tecnica del Ministero per lo Sviluppo Economico, a garanzia anche di una coerenza con l’impostazione legislativa nazionale, in attesa delle Linee Guida nazionali. Rifacendosi alle norme tecniche predisposte dal Comitato Europeo di Normazione, è stata definita una metodologia di calcolo degli indici di prestazione energetica, implementandola in un software di calcolo, scaricabile disponibile gratuitamente dal sito Vi.energia. Molti sono stati sin da subito gli ostacoli da superare, le nebulosità interpretative e applicative, i dubbi e le incoerenze in attesa dei decreti attuativi della nascitura normativa italiana. Proprio per questo, però, Vi.energia e la Provincia hanno ritenuto tanto più importante muoversi concretamente e rapidamente entro ben precisi ambiti di applicazione, come quelli scelti da EcoDomus.vi che - in attesa di ampliare l'azione al fondamentale settore della climatizzazione e a quelli dell'illuminazione e degli altri impianti - ha messo nero su bianco il suo sistema di calcolo per la certificazione in materia di riscaldamento e di produzione di acqua calda sanitaria. 37 dagli atti del convegno: EcoDomus.vi – la certificazione energetica degli edifici, organizzato da vi.energia con il patrocinio della Provincia di Vicenza in data 30 giugno 2006 presso la villa Cordellina – Lombardi in Montecchio Maggiore (VI). 144 Caratteristiche, tempi e metodi di applicazione del sistema di certificazione vicentino sono stati illustrati nel corso del convegno del 2006 dal professor Piercarlo Romagnoni dell'Università IUAV di Venezia, anche a nome del collega Paolo Baggio dell'Università di Trento, e dall'ing. Andrea Gasparella dell'Università di Padova. «La legge non deve trasformarsi in un vincolo astratto ma deve diventare un manuale di progettazione - ha dichiarato il prof. Romagnoni - e proprio per questo è importante che norme giuridiche e norme tecniche siano complementari». E altrettanto fondamentale sarà ancora una volta la collaborazione delle varie realtà coinvolte. Un ulteriore passo avanti potrà ora venire dagli operatori del settore, in particolare i progettisti, invitati a testare in prima persona il software (Excel) realizzato per il calcolo dell'efficienza energetica degli edifici, consegnato in occasione del convegno e illustrato dall'ing. Gasparella: «L'invito che vi rivolgiamo - ha sottolineato il tecnico - è quello di provarlo e di segnalare "buchi", problemi e mancanze, così da permetterci un pronto perfezionamento di questo strumento, che abbiamo cercato di rendere quanto più possibile semplice ed efficace». Il Progetto EcoDomus.vi, voluto dalla Provincia di Vicenza e coordinato dalla società Vi.energia, si propone come approccio per la certificazione energetica di edifici nuovi e le ristrutturazioni, considerandone le prestazioni sia invernali che estive per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria e valutando il comportamento sia dell'edificio che dell'impianto. La direttiva europea 2002/91/CE sulla prestazione energetica degli edifici, riportando all'attenzione il problema dei consumi energetici degli edifici, ha individuato in maniera molto esplicita lo strumento per il loro contenimento: il certificato energetico. Si tratta di uno strumento di carattere prevalentemente informativo che dovrà accompagnare l'edificio nel momento della costruzione, della compravendita o della locazione, influendo anche sulla valutazione economica dell'immobile. 2. Confronto con esperienze italiane In Italia, oltre ad alcune implementazioni a carattere comunale, esiste l’esperienza, illustrata nel precedente capitolo, decisamente riuscita del certificato CasaClima della Provincia Autonoma di Bolzano. Tale schema prevede il rilascio da parte dell’Agenzia CasaClima di un certificato energetico e, nei casi di maggiore pregio, di una targa energetica da esporre. 145 Il processo di valutazione viene formalizzato attraverso la semplice compilazione nell’apposito foglio elettronico di calcolo in formato Excel, distribuito gratuitamente dall’Agenzia, dei dati dell’edificio che consente la quantificazione del fabbisogno energetico. L’analisi considera le sole esigenze per il riscaldamento invernale. Per le classi migliori è prevista una verifica in cantiere della conformità delle opere. La certificazione sostituisce le verifiche richieste per la concessione edilizia ed è stata utilizzata da molti comuni per azioni di pianificazione, sia con carattere prescrittivo, sia con forme di incentivazione. Annualmente i migliori edifici ricevono inoltre uno speciale premio. E’ poi stato applicato un nuovo software di calcolo nel quale sono state aggiunte anche valutazioni sugli aspetti impiantistici, precedentemente non compresi nell’analisi. 3. Il progetto in crescita EcoDomus.vi Il progetto di certificazione energetica EcoDomus.vi, si è inserito sin da subito nel contesto descritto prevedendo di realizzare un ambizioso risultato: offrire la possibilità di corredare gli edifici di un attestato energetico relativo a tutti gli usi che possono riguardare edifici residenziali, uffici ed edifici pubblici, sia di nuova realizzazione, sia esistenti. Vi.energia si era prefissata il raggiungimento di tale risultato con una certa gradualità, in maniera tale da supportare i contenuti scientifici e metodologici con i dati e le verifiche provenienti dalla realtà locale. La fase iniziale, pertanto, è stato preso in esame i soli usi energetici per riscaldamento ed acqua calda sanitaria negli edifici nuovi e nelle ristrutturazioni. L’adesione al progetto avveniva, per quanto consentito dalle leggi vigenti prima dell’emanazione delle linee guida nazionali, su base volontaria, anche se veniva lasciata ai singoli comuni la facoltà di rendere obbligatoria in tutto o in parte la certificazione. La procedura di rilascio dell’attestato energetico era comunque integrata con la procedura di verifica obbligatoria prevista dalla Legge 10/91, come modificata dalle disposizioni del D. Lgs. 192/2005 ed è supportata dallo specifico software di calcolo messo a disposizione gratuitamente. Il progetto ha incontrato un notevole riscontro sul piano istituzionale. Numerosi istituti universitari nazionali hanno chiesto di poter prendere visione del software di calcolo e di poterlo utilizzare, confrontandolo anche con altri approcci di calcolo. 146 Alcuni di questi istituti hanno prodotto pubblicazioni che evidenziano la sostanziale correttezza dell’implementazione e dei risultati che si ottengono seguendo l’approccio di EcoDomus. La possibilità consentita dal calcolo di computare gli effetti sulle prestazioni energetiche dell’edificio di singole scelte progettuali, dal livello di isolamento, all’orientamento, dalle caratteristiche delle vetrate al rendimento dell’impianto, dall’adozione dei collettori solari al ricorso alla geotermia, e il ruolo di garanzia nella fase di accertamento fornito dall’attività di controllo di Vi.energia. Ha reso interessante, anche per le Amministrazioni locali, il ricorso alla certificazione EcoDomus per articolare forme di incentivazione o per l’indicazione di requisiti per nuove realizzazioni e ristrutturazioni. E’ il caso del Comune di Schio (VI) che con il Comune di Valdagno (VI) ricorrerà al foglio di calcolo EcoDomus, per il calcolo delle prestazioni energetiche, e a Vi.energia, per l’attività di accertamento e controllo previste dal nuovo regolamento edilizio. Il P.A.T.I. di Zugliano (VI) ha previsto specifiche indicazioni per i comuni, in modo che le linee di incentivazione, quali ad esempio lo scomputo in tutto o in parte dello spessore dei muri dal calcolo delle volumetrie, siano subordinate al conseguimento di una classe energetica minima. Il Comune di Isola Vicentina ha bandito l’assegnazione dei lotti per edilizia agevolata condizionandola alla realizzazione di edifici di classe B Ecodomus e attribuendo un punteggio premiante a chi preveda la realizzazione di edifici in classe A. Il Comune di Padova, tra le alternative disponibili ha scelto EcoDomus per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici e per la definizione di linee di incentivazione. Anche sulla base della specifica richiesta, inoltrate dalle Provincie del Veneto, la Giunta Regionale del Veneto ha dato mandato nel corso del 2007, all’Assessore regionale all’Ambiente, l’arch. Conta, di valutare il recepimento proprio di Ecodomus per l’attuazione regionale della certificazione energetica degli edifici. 4. Il certificato energetico Il certificato energetico fornisce indicazioni sulle prestazioni energetiche dell’edificio in condizioni di impiego standard, in modo da rendere tali informazioni confrontabili per edifici distinti. Le informazioni sono calcolate a partire dai dati disponibili, in genere molto diversi per le due categorie principali degli edifici nuovi e degli edifici 147 esistenti. Le voci di consumo considerate, inserite con una certa gradualità nell’introduzione, sono quelle del riscaldamento, della produzione di acqua calda sanitaria, dell’illuminazione e della climatizzazione estiva. Tali grandezze sano valutate in considerazione degli aspetti indicati dalla stessa direttiva europea, come ad esempio le caratteristiche termiche dell’edificio, quelle dell’impianto di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda, la ventilazione, l’impianto di illuminazione incorporato, la posizione e l’orientamento degli edifici, gli apporti gratuiti. I consumi così valutati permettono di attribuire all’edificio una classe di merito, variabile dalla A alla G, rendendo immediatamente evidente l’impegno e la qualità nella progettazione e nella realizzazione. 5. L’informazione ai progettisti e agli operatori Poiché lo scopo dell’iniziativa è comunque quello di incentivare il risparmio energetico, una attenzione particolare è stata rivolta alla divulgazione degli approcci progettuali e realizzativi che consentono il miglioramento delle prestazioni con il conseguente passaggio di classe, fornendo indicazioni anche di carattere economico sui costi e sui benefici delle principali categorie di intervento. E’ stato attivato un confronto costruttivo con le categorie interessate (costruttori edili, impiantisti, ingegneri, architetti, geometri, periti ….) per la costruzione sinergica del percorso che ha portato alla concretizzazione del progetto. Sono stati avviati specifici corsi di aggiornamento, aperti a varie categorie professionali per poter sensibilizzare il settore e per fornire supporto tecnico sulle scelte progettuali e sulle modalità di applicazione dei strumenti forniti dal programma EcoDomus.it. Al metodo di calcolo è stato aggiunto anche un protocollo operativo opzionale che rappresenta una guida agli accorgimenti costruttivi concreti e pratici per i casi più semplici e al tempo stesso permette una certa semplificazione nel calcolo. Il contributo dei progettisti, in particolare di quelli che hanno partecipato numerosi alle tre edizioni del corso base di progettazione, realizzate nel corso del 2007, è risultato fondamentale per testare sul campo e migliorare le caratteristiche del metodo di calcolo e della procedura di certificazione38. 38 la certificazione energetica degli edifici: obbligo o opportunità, di Andrea Gasparella, Ecoenergia, bimestrale di cultura energetica maggio/giugno 2008 n. 4 di Vi.energia srl, Vicenza - p.25 148 6. L’affidabilità dei risultati Il ricorso ad un foglio di calcolo reso disponibile gratuitamente da Vi.energia garantisce in primo luogo l’omogeneità del metodo di calcolo. In assenza delle linee guida nazionali esistevano margini di discrezionalità piuttosto ampi nel calcolo dei fabbisogni energetici di un edificio. Allo scopo di poter confrontare i risultati ottenuti da progettisti diversi su edifici diversi è fondamentale che l’approccio metodologico risulti uniforme. Il sistema avviato da EcoDomus.vi ha dato la possibilità di poter certificare le prestazioni energetiche dell’edificio, non tanto quelle del progetto. Attraverso una specifica attività di verifica, svolta direttamente da Vi.energia, viene controllata e monitorata la fase esecutiva dei lavori di realizzazione degli edifici da certificare per verificare la corrispondenza a quanto dichiarato in fase progettuali. 7. L’operatività del progetto EcoDomus Sin dalla prima fase avviata nel 2006 veniva prevista l’implementazione della certificazione che riguardava i fabbisogni energetici di riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanitaria per edifici nuovi e in ristrutturazione. Lo scopo era quello di fornire un giudizio, il più oggettivo possibile sull’impatto energetico dell’edificio che consenta la sua confrontabilità con i limiti di legge e con la prestazione di altri edifici e che fornisse al tempo stesso informazioni sulle potenzialità di miglioramento. Dal punto di vista operativo nella prima fase si richiedeva: 1) la definizione delle classi, in considerazione dell’attuale stato del parco edilizio e dei requisiti di legge previsti per il Permesso di Costruire (D. Lgs. 192/05); 2) la definizione di un metodo di calcolo, coerentemente con le attuali indicazioni normative nazionali e internazionali; 3) la predisposizione di un foglio di calcolo; 4) la verifica in alcune situazioni realizzative dei costi e dei benefici energetici e economici derivanti dall’adesione alla certificazione; 5) la costituzione di una commissione tecnica permanente; La classificazione degli edifici nuovi o esistenti, residenziali o destinati a usi diversi, avviene sulla base del fabbisogno energetico primario (FEP, cioè inclusivo delle perdite energetiche legate all’impianto e non soltanto riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. 149 all’involucro) per il 7.1 Definizione delle classi La società vi.energia, inizialmente, aveva definito 7 classi di prestazione energetica degli edifici identificandole con le lettere dalla A alla G seguendo la metodologia proposta dai progetti di norma europea: - prEN 15203 Energy performance of buildings - Assessment of energy use and definition of ratings; - prEN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy performance and for energy certification of buildings. Le indicazioni disponibili consentono di costruire la scala per la classificazione del fabbisogno energetico (nelle sette classi che vanno da A alla G) una volta che siano dati due valori di riferimento: 1) l’indice Rr (Energy Performance Regulation reference) relativo al requisito minimo imposto agli edifici di nuova costruzione (limite tra classi B e C) 2) l’indice Rs (Building Stock reference) relativo al valore medio della prestazione energetica degli edifici esistenti (limite tra classi C e D) secondo lo schema seguente. Noto il valore EP, che corrisponde al valore di prestazione energetica dell’immobile preso in esame, la classe di prestazione viene determinata secondo il seguente schema: Classe A EP < 0,5 Rr Classe B Rr 0,5 < EP < Rr Classe C Rr < EP < 0,5 (Rr+ Rs) Classe D 0,5 (Rr+ Rs) < C < Rs Classe E Rs < EP < 1,25 Rs Classe F 1,25 Rs < EP < 1,5 Rs Classe G 1,5 Rs < EP Per considerare l’effetto del clima sui consumi degli edifici, la prEN 15217 prevede due alternative: nella prima sono le classi ad essere normalizzate rispetto al clima mentre nella seconda si normalizzano i fabbisogni. Dato che in provincia di Vicenza vi sono condizioni climatiche che variano tra 2259 Gradi Giorno o GG (Agugliaro) e 4367 GG (Tonezza del Cimone), si è ritenuto opportuno considerare, nello spirito di quanto richiesto dalla Direttiva 2002/91/CE, il clima. Tra le opzioni si ritiene preferibile avere classi uniche su tutto il territorio: sono quindi i consumi ad essere normalizzati su Vicenza (2371 GG), rispetto al cui clima risultano definite le classi. Nel certificato è comunque presente una indicazione sul consumo nel clima reale. 150 Indice di requisito per il nuovo Rr Nonostante fosse prevista l’attuazione della certificazione solamente su base volontaria, è stato ritenuto opportuno proporre un valore Rr da impiegare come confine tra la classe B e la C compatibile con le attuali disposizioni, in particolare con quanto previsto dal D. Lgs. 192/05. Tale decreto, in sintesi, dispone per gli edifici nuovi tre condizioni: 1) un valore massimo del fabbisogno di energia per riscaldamento (EP) (tab. 1) 2) un valore massimo per la trasmittanza delle componenti (tab. 2) 3) un valore minimo per il rendimento medio stagionale d’impianto, pari a ŋg= (75 + 3 Log Pn) % Come si può osservare, il requisito di tab. 1 dipende dal clima e dal rapporto tra superficie disperdente e volume riscaldato dell’edificio esaminato: appartamenti in edifici a blocco sono caratterizzati a parità di volume utile da una superficie disperdente ridotta e risultano pertanto soggetti a vincoli più restrittivi (con S/V minore o uguale a 0,2 il limite varia linearmente da 40 kWh/m2 nei climi a 2100 GG fino a 55 kWh/m2 sopra i 3000 GG, oltre i quali rimane fisso); abitazioni in edifici singoli presentano invece superfici disperdenti ampie a parità di volume, e sono sottoposte a vincoli meno ristretti (con S/V maggiore o uguale a 0,9 il limite varia linearmente tra 110 kWh/m2 nei climi a 2100 GG e 145 kWh/m2 sopra i 3000 GG, oltre i quali rimane fisso). Tab. 1: Coefficienti previsti per il territorio nazionale dal D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 (valori massimi del fabbisogno per riscaldamento in kWh/m2 di sup. calpestabile netta) 151 Tab. 2: Trasmittanze massime previste per il territorio nazionale dal D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 (a partire dal 1 gennaio 2009). Per non definire classi diverse in relazione alla tipologia di edificio, si è ritenuto opportuno definire l’indice Rr in corrispondenza delle condizioni più restrittive: - Rr=40 kWh/m2 a 2100 GG che può essere arrotondato a 45 kWh/m2 nel clima di Vicenza Per quanto attiene agli altri due requisiti, sulla trasmittanza massima e sul rendimento minimo, il certificato energetico riporta i valori di prescrizione accanto a quelli relativi al progetto, agevolandone il confronto. Indice di stock per l’esistente Rs La determinazione dell’indice di stock, cioè del consumo medio per unità di superficie calpestabile degli edifici risulta piuttosto problematica, dato che non esistono dati disaggregati su base provinciale e regionale. A questo scopo, ma anche ai fini della verifica degli effetti del progetto di certificazione energetica, si è valutata la possibilità di definire su base provinciale un accordo con le società di distribuzione di prodotti energetici (in particolare gas, ma anche gasolio e legna da ardere) che preveda la periodica comunicazione delle quantità vendute disaggregate per tipologia di utenza (residenze private, uffici, commercio, etc.) in modo da creare una base di dati affidabile relativa ai consumi dello stock edilizio esistente. Per lo stesso motivo, si procederà alla raccolta di informazioni affidabili relative alla volumetria riscaldata attraverso il catasto degli immobili e/o il catasto degli impianti termici. In attesa di tali indicazioni l’indice di stock è stato fissato indicativamente al valore di 130 kWh/m2. 152 153 I dati Enea nazionali indicano infatti per il 2001 nel settore residenziale un consumo energetico per il riscaldamento di circa 224,5 miliardi di kWh. Considerata la superficie delle abitazioni rilevata dal censimento Istat del medesimo anno, pari a circa 2,08 milioni di m2, il consumo medio per metro sarebbe 108 kWh/m2. Considerato che il clima medio nazionale ha 2085 GG mentre quello medio provinciale 2501 GG, il consumo riportato alla situazione locale sarebbe di circa 130 kWh/m2. Acqua calda sanitaria Il dato Enea per i consumi di acqua calda sanitaria è pari a circa 18,9 kWh/m2. Ricorrendo alla raccomandazione CTI-R 03/3, per impianti tradizionali si individuano fabbisogni che variano intorno a 35-40 kWh/m2, con rendimenti intorno a 0,75, con una evidente sovrastima dei dati effettivi. Si è quindi deciso di stabilire un fabbisogno di acqua calda pari a 1 l/m2 giorno ed un salto termico convenzionale pari a 40°C. La raccomandazione CTI viene quindi impiegata soltanto per il calcolo del rendimento di produzione e della eventuale frazione coperta con l’impianto a pannelli solari. Assumendo un rendimento del 70% per lo stock edilizio e richiedendo un rendimento maggiore dell’85% per il nuovo, il che porta, con qualche arrotondamento ad un indice di stock di 24 kWh/m2 anno e un requisito minimo di 18 kWh/m2. Le classi per riscaldamento e acqua calda sanitaria A partire dai valori degli indici di stock e dai requisiti relativi ai soli fabbisogni per riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria, si perviene alla definizione di classi comprensive di entrambi gli usi. E’ stato considerato infatti opportuno permettere di ottenere le migliori prestazioni energetiche in forma congiunta, dato che in molti casi l’impianto di produzione è unico. I limiti complessivi sono stati arrotondati all’intero inferiore. La classe di qualità per le nuove realizzazioni è rappresentata dalla classe B. La classe A va ritenuta una categoria di eccellenza perché richiede l’adozione non generalizzabile di misure particolari (collettori solari, recupero termico nella ventilazione, …). 154 Tab. 3: Classificazione del 2006 degli edifici in clima standard (2379 GG) 7.2 Il metodo di calcolo Per quanto riguarda il calcolo dei fabbisogni energetici invernali la normativa di riferimento appare sostanzialmente consolidata. Attualmente la procedura di calcolo da seguire è quella indicata dalla norma UNI EN 832 Prestazione termica degli edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento – Edifici residenziali e dalle seguenti norme europee (o internazionali) ad essa complementari: - UNI EN ISO 6946 Componenti e elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica - Metodo di calcolo; - UNI EN ISO 10077-1 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure - Calcolo della trasmittanza termica – Metodo semplificato; - UNI EN ISO 13370 Prestazione termica degli edifici - Trasferimento di calore attraverso il terreno - Metodi di calcolo; - UNI EN ISO 13786 Prestazione termica dei componenti per edilizia Caratteristiche termiche dinamiche - Metodi di calcolo; - UNI EN ISO 13789 Prestazione termica degli edifici - Coefficiente di perdita di calore per trasmissione - Metodo di calcolo; - UNI EN ISO 14683 Ponti termici in edilizia - Coefficiente di trasmissione termica lineica - Metodi semplificati e valori di riferimento; L’entrata in vigore della norma EN ISO 13790 Thermal performance of buildings Calculation of energy use for space heating and cooling , non ha apportato cambiamenti sostanziali data la somiglianza con la EN 832. 155 Per quanto concerne il rendimento dell’impianto termico è stato preso a generale riferimento la citata Raccomandazione CTI-R 3/03 e alla UNI 10348, con eccezione dei rendimenti di produzione che sono stimati sulla base delle indicazioni del D.P.R. 660/96 sulla marcatura energetica dei generatori di calore. Il riferimento puntuale a norme specifiche risulta un particolare punto di forza del metodo. Rispetto all’approccio CasaClima, EcoDomus.vi implementa fin da subito l’analisi dell’impianto energetico e considera dettagliatamente i ponti termici, le dispersioni attraverso pareti a contatto con il terreno e attraverso ambienti non riscaldati, così come le capacità termiche delle singole strutture, preludendo ad una agevole estensione del calcolo alla stagione estiva. 7.3 Predisposizione del foglio di calcolo Il software Ecodomus.vi è una cartella di calcolo in formato Excel che a partire dai dati geometrici e dalle caratteristiche termofisiche dell’involucro e da quelle dell’impianto, consente di valutare secondo il protocollo Ecodomus le prestazioni energetiche di un edificio. Nella versione attuale vengono in particolare determinati: - il fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento invernale; - il fabbisogno di energia primaria annuale per la produzione di acqua calda sanitaria annuale; - la capacità termica, in termini di costante di tempo, delle strutture opache e il surriscaldamento strutturale massimo, ovvero l’aumento massimo di temperatura delle strutture determinato dalla radiazione solare entrante dalle superfici trasparenti; L’inserimento dei dati caratteristici è effettuato attraverso apposite tabelle che consentono la compilazione diretta (celle a sfondo giallo) o la scelta di opzioni attraverso menu a tendina o caselle di selezione. In molti casi sono riportati anche i risultati parziali di calcolo, disponibili per una diretta verifica da parte dell’utente, in celle non modificabili (sfondo arancio). Lo spostamento e la selezione delle celle sulle quali operare sono possibili sia con l’uso del mouse, sia con l’uso delle frecce e/o del tasto di tabulazione. Questa ultima opzione può risultare più comoda nell’accesso sequenziale ai campi da completare. Il progetto EcoDomus già dal 2006 metteva a disposizione degli utenti lo strumento per la valutazione degli edifici. Si tratta di una cartella di lavoro articolata in 12 fogli 156 di lavoro organizzati in 7 gruppi che sono identificati dal medesimo numero nel foglio e dalla colorazione della etichetta. I gruppi di fogli sono i seguenti: - 0 Dati generali: è presente un solo foglio dedicato all’inserimento dei dati generali del progetto quali la località, la destinazione d’uso, le dimensioni complessive - 1 Pareti e vetrate: sono presenti 3 fogli dalla medesima impostazione per l’inserimento della descrizione della composizione rispettivamente “1a” delle pareti opache (fino a 10 tipologie), “1b” delle pareti contro terra (fino a 5 tipologie) e dei pavimenti contro terra (fino a 5 tipologie) e un foglio per l’inserimento della composizione e delle dimensioni unitarie “1c” delle componenti vetrate (fino a 10 tipi di finestra semplice e altrettanti di finestra doppia) - 2 Dimensioni: sono presenti 3 fogli per l’inserimento rispettivamente “2a” delle dimensioni e delle esposizioni delle pareti opache, “2b” delle dimensioni delle partizioni contro terra e “2c” del numero e dell’esposizioni delle componenti vetrate - 3 Ponti termici: è presente un solo foglio per l’inserimento delle lunghezze dei diversi tipi di ponti termici presenti. - 4 Ventilazione: è presente un foglio di calcolo dedicato alla caratterizzazione degli scambi d’aria con l’esterno, eventualmente in presenza di un sistema di recupero termico. - 5 Impianti: il foglio per l’inserimento dei dati degli impianti consente di caratterizzare le soluzioni in termini di sistemi di produzione del calore per riscaldamento e acqua calda sanitaria e dei sistemi di emissione, regolazione e distribuzione del calore, includendo il solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e le pompe di calore geotermiche per il riscaldamento. - 6 Risultati: il foglio dei risultati (Fax simile del certificato energetico con i principali risultati del calcolo) fornisce indicazioni sintetiche sulla prestazione energetica dell’edificio e degli impianti, indicandone la classe energetica. È consigliabile procedere con l’inserimento dei dati nell’ordine previsto dalla posizione dei fogli. Il calcolo viene effettuato per l’ambiente riscaldato, considerando come tale l’unità o l’insieme delle unità abitative servite da un unico impianto di riscaldamento. Nella descrizione dell’edificio si deve tenere presente che le dispersioni vengono valutate considerando sia la trasmissione diretta dall’ambiente riscaldato verso 157 l’esterno (aria esterna e terreno), sia quella indiretta attraverso gli ambienti non riscaldati a contatto con quello riscaldato. Fig. 1: Esempio Risultati del calcolo con il foglio elettronico Si devono pertanto inserire sia i dati relativi alle partizioni che dividono l’ambiente riscaldato dall’esterno, sia quelli relativi alle partizioni che separano l’ambiente riscaldato da quelli non riscaldati e questi ultimi dall’esterno. 158 Nel valutare la capacità termica dell’ambiente riscaldato, occorre infine considerare anche le pareti interne all’ambiente stesso o quelle che lo separano da altri ambienti riscaldati. Naturalmente, tali indicazioni non incidono sulla determinazione delle dispersioni. La scelta dello strumento informatico è comune all’impostazione originaria del progetto CasaClima di Bolzano. Rispetto ad altri approcci risulta di più immediata comprensione, trattandosi di un ambiente di lavoro già familiare a molti utenti di PC, e di facile navigazione. Attualmente il fabbisogno energetico primario è calcolato mediante il software EcoDomus da parte del progettista, e solo dopo più livelli di verifica eseguiti sia sul calcolo sia in cantiere da parte dei tecnici di Vi.energia avviene, sempre a cura di Vi.energia, il rilascio del certificato energetico. Una impostazione che garantisce trasparenza e indipendenza, credibilità al certificato stesso e la valorizzazione del prodotto. La scala di classificazione energetica, è stata integrata con due nuove classi, la A+ e la B+, ed è oggi quindi composta di 9 classi energetiche, con intervalli espressi in kWh per metro quadrato di superficie netta riscaldata. Per quanto poco familiare, l’unità energetica del kWh può facilmente fornire indicazioni sul consumo del combustibile: da 1 metro cubo di gas si possono ottenere infatti 10 kWh. Un edificio di 100 metri quadrati per rientrare in classe B, ad esempio, dovrà consumare meno di 6300 KWh l’anno, ovvero meno di 630 metri cubi di gas. Dalle analisi condotte è emerso non soltanto che il software risulta molto accurato nella stima del fabbisogno energetico, ma anche che i sovracosti per la realizzazione di un edificio in classe B invece che in classe D, sono limitati permettono il recupero attraverso i risparmi annui sul combustibile in un periodo che varia tra i cinque agli otto anni, come viene dimostrato nell’esempio riportato al prossimo paragrafo. 159 7.4 Iter di certificazione L’iter procedurale per la certificazione energetica degli edifici con il sistema Eco.Domus è definito da Vi.energia in un protocollo che prevede le seguenti fasi: 1) Richiesta di preventivo: è fatta dal committente a Vi.energia, tramite compilazione e sottoscrizione di apposito modulo di richiesta di preventivo scaricabile dal sito www.vienergia.it. Vi.energia invierà il preventivo entro 7 giorni lavorativi. Il committente individua nella richiesta un progettista/referente incaricato per il calcolo e la certificazione. 2) Accettazione del preventivo: è fatta dal committente sottoscrivendo il preventivo e restituendo la copia firmata a Vi.energia entro 7 giorni lavorativi dalla data di ricevimento del preventivo. Contestualmente all’accettazione del preventivo è richiesto il versamento un primo acconto dell’importo complessivo della certificazione e comunque prima dell’avvio dell’attività di certificazione. Nel caso in cui la certificazione durante il suo iter non sia portata a termine per qualsiasi motivo dipendente dal committente, l’acconto versato non viene restituito. 3) Verifica preliminare: con progettista/referente per la certificazione viene effettuata la valutazione del progetto, la discussione delle criticità, la classificazione dei ponti termici funzionali alla compilazione del foglio di calcolo. Materiale da fornire: a. piante, prospetti, sezioni, particolari costruttivi relativi alla composizione dell’involucro e alle configurazioni di ponte termico; b. eventuale foglio di calcolo compilato anche parzialmente. 4) Verifica di progetto: alla presenza del progettista referente per la certificazione viene verificato il corretto inserimento dei dati tecnico-strutturali e dimensionali dell’edificio e dell’impianto nel foglio di calcolo. Sono in particolare oggetto di verifica: la composizione delle strutture opache e vetrate, la composizione geometrica dell’involucro, l’estensione dei ponti termici, le caratteristiche degli impianti tecnici. 160 161 A tale scopo sono richiesti: a. Piante di ciascun piano, prospetti e sezioni significative (in formato cartaceo e .dwg) con: - quotatura e aree per singolo vano; - distinzione locali riscaldati e non riscaldati; - classificazione numerica o cromatica delle strutture con legenda secondo quanto inserito nel foglio di calcolo; - classificazione delle finestre come quanto inserito nel foglio di calcolo; - evidenziazione di eventuali sistemi di protezione solare fissi o mobili; - indicazione dei ponti termici e relativo codice che faccia riferimento alle tipologie previste dal foglio di calcolo; b. Particolari costruttivi che evidenzano i materiali impiegati e le soluzioni tecnologiche previste: - Stratigrafia delle murature; - Stratigrafia dei solai; - Dettaglio dell’attacco parete-parete (spigolo); - Dettaglio dell’attacco parete-solaio; - Dettaglio dell’inserimento dell’infisso; - Dettaglio dell’ attacco a terra; - Dettaglio della copertura; Gli elaborati di dettaglio dovranno riportare lo stesso codice indicato negli e laborati grafici d’insieme (piante e sezioni). c. Schemi funzionali degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria. d. Certificazione delle caratteristiche termiche di vetri e serramenti. e. Certificazione della conduttività termica nel caso di materiali edilizi che presentano conduttività termica inferiore a 0,2 W/(m K). f. Eventuale documentazione fotografica (nel caso di cantiere avviato o completato). Al superamento della verifica di progetto il materiale elencato deve essere depositato ufficialmente in copia cartacea sottoscritta dal progettista incaricato e controfirmato dal tecnico di Vi.energia assieme ad una stampa del foglio di calcolo corrispondente. Può essere richiesto dal committente il rilascio di un attestato di superamento della verifica di progetto. 162 5) Verifiche in cantiere: hanno lo scopo di accertare la composizione delle pareti, le correzioni dei ponti termici, la posa dei serramenti e degli impianti tecnici. Il rilascio del certificato energetico e della targa è subordinato ad una verifica termografica finale con impianto in funzione. Vi.energia, sentita la commissione tecnica di Ecodomus, ha facoltà di richiedere in alcuni casi ed eventualmente a titolo oneroso per la committenza, l’esecuzione di ulteriori prove strumentali nel caso in cui la documentazione fornita risulti insufficiente o lacunosa (mancanza di certificazione delle prestazioni di materiali o impianti o dichiarazione di dati prestazionali notevolmente difformi dagli standard presenti sul mercato). 6) Rilascio certificato energetico e targa: Contestualmente il rilascio del certificato è richiesto il versamento del saldo dell’importo complessivo della certificazione. 8. Verifica dei costi e dei benefici della certificazione in alcune situazioni applicative 8.1 Progettare e costruire tra le classi energetiche Nel sito dedicato39 di EcoDomus sono disponibili degli esempi applicativi sul sistema di Certificazione degli edifici. Appare interessante riproporli per avere toccare con mani degli esempi concreti. Per poter rispondere alla domanda: Quali interventi sull’involucro edilizio possono portare una abitazione di classe D o E in classe B? Si consideri un esempio relativo a due tipologie edilizie: 1) edificio destinato ad abitazione unifamiliare; 2) edificio a schiera costituito da quattro abitazioni accostate identiche all’abitazione Unifamiliare; Supponendo che il singolo alloggio abbia una superficie netta calpestabile di 90 m2, suddivisa su due piani (45 ciascuno) di dimensioni di ml. 6,00 x ml. 7,50. Ciascun piano dell’abitazione abbia un’altezza netta pari a 2,7 m. Ponendo che in entrambi i casi, edificio unifamiliare o multifamiliare, la singola abitazione presenta due affacci sul lato corto con una forometria complessiva di 10 m2, a nord e a sud, mentre le pareti est ed ovest siano cieche. 39 dati disponibili sul sito WWW.vi.energia.it 163 Escludendo possibili miglioramenti dell’impianto (per il quale si è considerato un rendimento pari a 0,8), le variabili che influenzano il fabbisogno energetico per riscaldamento comprendono l’isolamento dell’involucro edilizio e la stessa tipologia edilizia che vede una diversa incidenza delle superfici disperdenti rispetto al volume riscaldato. Per entrambe le tipologie si possono quindi considerati interventi sul livello di isolamento, in particolare: - aumento dello spessore di isolante termico di pareti e copertura (da 5 cm a 12 cm) - diminuzione della trasmittanza termica dei serramenti (da 2,5 W/(m2 K) a 1,5 W/(m2 K)) con il ricorso a vetrate bassoemissive con gas. Viene valutato a parte l’effetto dell’eliminazione dei ponti termici, decisamente rilevanti nella determinazione dei consumi, che va perseguita attraverso una maggiore cura in fase di realizzazione e progettuale. I risultati per l’edificio a schiera sono mediati sull’intera superficie. Fabbisogno di energia per riscaldamento: confronto tra tecniche costruttive Fonte: Elaborazione Vi.energia 164 La figura nella pagina precedente mostra il fabbisogno energetico annuo per unità di superficie delle abitazioni considerate. Si può osservare che: - a parità di materiali e caratteristiche costruttive, la geometria e quindi la tipologia edilizia influiscono notevolmente sulla richiesta di energia primaria per il riscaldamento: edifici con rapporto S/V (Superficie disperdente/Volume riscaldato) minore, come nel caso della schiera, consumano meno; - l’incidenza dei ponti termici sul fabbisogno di riscaldamento è rilevante ed aumenta con il livello di isolamento: risulta quindi raccomandabile che la realizzazione segua la migliore “regola d’arte”, minimizzando tutti i possibili “punti deboli” dell’involucro; - con interventi sul solo involucro edilizio, l’abitazione unifamiliare a partire dal sistema costruttivo tradizionale con ponti termici, che ha un fabbisogno energetico da classe E, può arrivare sulla soglia della classe B, risparmiando il 67%; l’edificio a schiera che inizialmente ha un fabbisogno energetico da classe D, con i provvedimenti ipotizzati passa in classe B, risparmiando il 71% di energia. 8.2 Vantaggi economici: differenza tra costi e risparmi Per quanto riguarda la differenza di costo tra una abitazione tradizionale e una abitazione bene isolata e il risparmio di energia monetizzato sulla base delle attuali tariffe del gas per uso domestico, si sono confrontati il sistema costruttivo tradizionale senza ponti termici, la cui eliminazione non è stata ritenuta particolarmente onerosa, e il sistema costruttivo super-isolato con vetrocamera bassoemissivo, sempre senza ponti termici. Nelle valutazioni si considerano inoltre solo i costi per i materiali, dato che l’incidenza della manodopera dovrebbe risultare inalterata. Le principali voci di costo sono quelle relative al maggiore spessore di isolamento e all’impiego di vetrate basso emissive (b.e.) con gas. Maggiori costi di costruzione a mq. di superficie isolata: costo unitario isolamento 1,2 €/m2 x 7 cm di spessore Maggior costo a mq. di superficie isolata 8,4 €/m2 15 €/m2 Vetrate basso emissive 165 Maggiori costi di costruzione edificio per cambio classe da EcoDomusE a EcoDomuB EDIFICIO UNIFAMILIARE isolamento Maggior costo a mq. 8,4 €/m2 superficie isolata mq. 252 2 Vetrate b.e. 15 €/m 10 Costo Totale Euro Costo modifica Euro 2.116,80 150,00 2.266,80 SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA isolamento Maggior costo a mq. 8,4 €/m2 Vetrate b.e. superficie isolata mq. 738/4 2 15 €/m 40/4 Costo Totale Euro Costo modifica Euro 1.549,80 150,00 1.699,80 I maggiori costi da sostenere per poter passare dalla classe EcoDomus E alla classe EcoDomus B, rispettivamente per un edificio unifamiliare ammontano a Euro 2.266,80, mentre per un edificio a schiera ammontano a Euro 1.699,80. Ora diventa interessante analizzare a quanto ammontino i risparmi in termini di fabbisogno di energia per riscaldamento all’anno. Risparmi Annui per cambio classe da EcoDomus E a EcoDomu B EDIFICIO UNIFAMILIARE 104,5 kWh/m2– 49,6 kWh/m2 = 54,9 kWh/m2 equivalenti in gas a 5,72 Sm3/m2 5,72 Sm3/m2 × 90 m2 × 0,6 €/Sm3 = 309 €/anno SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA 66,2 kWh/m2− 29,4 kWh/m2 = 36,8 kWh/m2 equivalenti in gas a 3,84 Sm3/m2 3,84 Sm3/m2 × 90 m2 × 0,6 €/Sm3 = 207 €/anno Dividendo il costo per il risparmio annuo, si può vedere come l’investimento rientri in entrambi i casi in 7-8 anni: EDIFICIO UNIFAMILIARE 2.266,80/ 309 = 7,3 anni SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA 1.699,80/ 207 = 8,2 anni 166 9. I benefici sulle emissioni a livello provinciale L’analisi condotta evidenzia che la costruzione secondo i requisiti della classe B della certificazione Ecodomus.vi porta a consumi compresi tra metà e un terzo di quelli dei sistemi costruttivi tradizionali applicati attualmente ai nuovi edifici (fig. 2). Questo ha ricadute rilevanti anche sul territorio. Considerato il solo settore residenziale, i permessi di costruzione per abitazioni in nuovi fabbricati residenziali e ampliamenti hanno riguardato in provincia nei quattro anni 2000-2003 oltre 1.625.000 m2 di superficie utile (fig. 3). Stimando che la costruzione secondo la classe B di Ecodomus.vi possa consentire risparmi anche solo del 50% rispetto alla pratica attuale, l’applicazione dello standard alle superfici abitative realizzate avrebbe portato fin dal 2004 a risparmi dell’ordine di 100 milioni di kWh, equivalenti a 12,5 milioni di m3 di gas (fig. 4). Un trend di riduzione di oltre 3,1 milioni di m3 all’anno che rappresenta quindi un obiettivo possibile dei prossimi anni e che potrebbe portare in 10 anni a risparmiare circa 30 milioni di m3 di gas (il 6% dei consumi attuali di gas attribuibili al settore), con una corrispondente riduzione delle emissioni di anidride carbonica pari a 57.000 tonnellate. Fig. 3: Superficie utile delle abitazioni in edifici residenziali relativa ai permessi 2000-2003. Fonte: Elaborazioni Vi.energia 167 Fig. 4: Ipotesi di risparmio derivante dall’adozione dello standard Ecodomus.vi Classe B per le superfici abitative realizzate negli ultimi anni. Fonte: Elaborazioni Vi.energia 10. Costituzione di una commissione tecnica permanente Il progetto EcoDomus prevede una continua revisione e messa a punto dei principali parametri e delle metodologie, sia al fine di mantenere la migliore corrispondenza con la specifica situazione del territorio, sia per garantire il rispetto della procedura di assegnazione della classe. È stato costituito uno staff tecnico scientifico permanente, nominata da Vi.energia. Farà capo alla stessa commissione il rilascio della certificazione, una volta superate le necessarie verifiche di cantiere. Queste verranno effettuate nei tempi e con le modalità stabilite dalla stessa commissione da parte di tecnici interni a Vi.energia. La composizione della commissione vede la presenza di quattro esperti dell’università più uno dell’ENEA con ruolo di coordinamento scientifico e di garanzia, di un rappresentante della Provincia e di un rappresentante designato congiuntamente dagli ordini professionali degli ingegneri, architetti, geometri e periti, con ruolo di collegamento con i soggetti interessati al progetto. 168 Parte Quinta Le nuove linee guida nazionali per l’efficienza energetica 169 170 1. Introduzione alla certificazione energetica. La Certificazione Energetica è uno strumento di valutazione molto affidabile qualora si voglia determinare l’efficienza energetica di un edificio. La normativa in materia di certificazione energetica degli edifici, è un importante segno di modernizzazione in materia di uso e consumo razionale dell'energia. Il processo di certificazione energetica prevede la creazione di un "attestato" circa il consumo energetico dell'edificio rilasciato da un professionista qualificato ed abilitato. La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio. L'obiettivo è quello di ottimizzare la resa del sistema edificio-impianto, riducendo gli sprechi ed elevando il livello di qualità dell'intero settore edilizio, a vantaggio non solo degli utenti diretti ma anche degli organi di Governo e della società civile. Dalla Certificazione Energetica di una struttura, si può capire come è stata realizzata dal punto di vista dell’isolamento e della coibentazione, e quindi si può determinare in che modo il fabbricato possa contribuire ad una riduzione dei consumi e ad un concreto risparmio energetico. La Certificazione Energetica è diventata obbligatoria secondo i tempi e le modalità dei decreti attuativi del D.Lgs 192/2005. Prima di tutto, tuttavia è interesse del consumatore sapere se l'edificio produce o meno un risparmio energetico in quanto una casa o un qualsiasi altro fabbricato, realizzato senza nessun accorgimento volto a limitarne i consumi, produce un aggravio di spese per la persona che lo abita. L’ attestato di Certificazione Energetica deve essere redatto da un professionista abilitato nel rispetto delle linee guida nazionali (D.M. 26.06.2009) o delle norme imposte dalla regione di competenza, attestante la prestazione in termini di energia assorbita e parametri energetici caratteristici del sistema edificio-impianti. Il professionista che certifica un determinato edificio è tenuto a specificare, qualora fossero necessari, gli interventi di riqualificazione energetica volti a migliorarne le prestazioni. Infatti, anche grazie alla legge finanziaria 2008, che prevede la detrazione dall’Irpef del 55% delle spese sostenute per migliorare le prestazioni energetiche del patrimonio edilizio esistente, è possibile ridurre sensibilmente le dispersioni dell’involucro edilizio contenendo il costo iniziale e riducendo sensibilmente i tempi di ritorno dell’investimento. Sono agevolabili interventi volti a 171 migliorare le prestazioni energetiche di coperture, pavimenti ed infissi, la sostituzione di impianti di climatizzazione obsoleti con impianti dotati di caldaia a condensazione, pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa entalpia. La detrazione del 55% viene riconosciuta anche per impianti solari termici, in grado di sfruttare l’energia alternativa del sole per la produzione di acqua calda. L'attestato di Certificazione deve essere necessariamente predisposto ed asseverato da un professionista accreditato, estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio, ad ulteriore garanzia della veridicità del documento. L’ attestato di Certificazione Energetica ha una validità massima di 10 anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato ad ogni intervento che modifica la prestazione dell’edificio o dell’impianto in termini di assorbimento di corrente. 2 . Riferimenti normativi I riferimenti normativi sono: • Legge 373/1976 e relativi decreti attuativi; • Legge 10/1991; • La direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 sul “rendimento energetico nell’edilizia”; • Decreto Ministeriale 27 luglio 2005 n. 178, “attuativo dell’art. 4 commi 1 e 2 della Legge 10/1991” pubblicato in G.U. il 2 agosto 2005; • Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 “Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico dell’edilizia”, ripubblicato il 15 ottobre 2005 nella G.U. supplemento ordinario n. 165, in vigore dall’8 ottobre 2005; • Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311 “Disposizioni correttive e integrative al D.Lgs 192/2005, recante attuazione della direttiva 2002/091/CE, relativo al rendimento energetico in edilizia”, pubblicato il primo febbraio 2007 in G.U. supplemento ordinario n. 26; • Decreto Legislativo 30 maggio 2008, n. 115 “Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE”, pubblicato in G.U. del 3 luglio 2008; • Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria”, pubblicata in G.U. n. 195 del 21 agosto 2008 – Supplemento ordinario n. 196 che ha convertito in legge il Decreto Legge 25 172 giugno 2008, n. 112 pubblicato nel supplemento ordinario n. 152/L alla G.U. n. 147 del 25 giugno 2008; • Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 “Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del D.Lgs n. 192/2005, concernente attuazione della direttiva 2002/091/CE sul rendimento energetico in edilizia”, pubblicato il 10 giugno 2009 nella G.U. n. 132; • Decreto 26 giugno 2009 “Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici”, pubblicato il 10 luglio 2009 nella G.U. n. 158. 3. La normativa tecnica europea Certificare un edificio significa misurarne le performance mediante l’analisi di una serie di indicatori che possano indirizzarci nella formazione del suo bilancio energetico. La direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 sul “rendimento energetico nell’edilizia”, più conosciuta a livello europeo con la sigla EPBD (Energy Performance Building Directive), ha come obiettivo il miglioramento del rendimento energetico degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché la introduzione di norme per quanto riguarda il clima degli ambienti interni e l’efficacia sotto il profilo dei costi. Pre-requisito fondamentale per una corretta ed efficace certificazione energetica è la disponibilità di idonee norme tecniche per la determinazione dei fabbisogni energetici degli edifici in modo unificato per ottenere valori confrontabili e verificabili. La Commissione europea ha ritenuto indispensabile la predisposizione di un pacchetto di norme tecniche a supporto della EPBD che facesse da base per le procedure nazionali, e con mandato n. 343 ha incaricato il CEN (Euopean Committee for standardization), In questo campo, il CEN, Comitato Europeo di Normazione, da tempo ha intrapreso un vasto programma di produzione di norme tecniche. Nella determinazione delle prestazioni energetiche degli edifici e nella certificazione energetica è stata data fin da subito la priorità alla climatizzazione invernale e alla produzione di acqua calda per usi igienico – sanitari. Le procedure di calcolo dell’energia per gli edifici, i suoi sistemi tecnologici e tutte le indicazioni prescrittive prestazionali, sono sfociate in una serie di norme EN a supporto della direttiva EPBD. Ne conseguono non facili problemi di raccordo tra normative diverse per impostazione, terminologia e per la mancanza di documenti 173 normativi di supporto contenenti dati, per i quali le norme EN rinviano spesso ad allegati o a norme nazionali. In questa situazione è emersa la necessità di un documento, che coordini i vari testi normativi, ai quali si deve fare ricorso, per consentirne un effettivo utilizzo nel quadro della direttiva 2002/91/CE, il cosiddetto “Umbrella document”. Il pacchetto di norme CEN che supportano la direttiva EPBD per i paesi dell'Unione Europea consiste in 43 titoli o parti e possono essere raggruppate nei punti di seguito esposti: 1) Fisica dell'edificio: es. calcolo della trasmissione del calore e della ventilazione, carichi e temperature estive, carico solare e calcolo dell'energia necessaria al riscaldamento e raffrescamento dell'edificio; 2) Descrizione e proprietà (classificazione) dei sistemi di ventilazione con raffrescamento e sistemi di condizionamento dell'aria; 3) Descrizione del riscaldamento degli ambienti e dell'impianto per l' acqua sanitaria: efficienza di generazione; impianto acqua sanitaria; sistemi di riscaldamento e raffrescamento integrato negli elementi dell'edificio (sistemi integrati); 4) Una serie di norme di supporto su: sistemi di illuminazione per gli edifici (compreso l'effetto della luce diurna); controlli e automazione dei servizi degli edifici; classificazione dell'ambiente interno; valutazione economico-finanziaria delle soluzioni energeticamente sostenibili; 5) Ispezioni: caldaie e impianti di riscaldamento; impianti di raffrescamento e condizionamento d'aria; impianti di ventilazione; 6) E infine le due norme chiave su come esprimere la prestazione e la certificazione energetica degli edifici, l'uso totale dell'energia, l'energia primaria e le emissioni di CO2, la valutazione dell'uso di energia e la definizione dei livelli di prestazione energetica. Nel quadro normativo europeo del CEN a supporto della EPBD vi sono: ¾ prEN ISO 13790 sul fabbisogno di energia per la climatizzazione annuale dell’edificio (in vigore dal 1 dicembre 2004); ¾ prEN 14335 sulle perdite dell’impianto di riscaldamento - perdite nella produzione di acqua calda sanitaria; ¾ prEN 15203 sulla valutazione energetica degli edifici esistenti. ¾ prEN 15217 sulle prestazioni energetiche e sulle metodologie per la certificazione energetica; ¾ prEN ISO 15265 sulla certificazione della qualità ambientale indoor; ¾ prEN 14335 sulle perdite dell’impianto di riscaldamento. 174 Metodologia di Calcolo Schema generale tratto da “Umbrella document” del CEN Explanation of the general relationship between various CEN standards and the Energy Performance of Buildings Directive (EPBD) Agli stati membri dell’Unione Europea (e/o regioni e provincie autonome) spettavano l’applicazione di requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici e la messa in vigore delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per confrontarsi con la direttiva 2002/091/CE entro il 4 gennaio 2006; A livello nazionale l’attività normativa a supporto della direttiva EPBD è stata promossa, coordinata e gestita dal CTI (Comitato Termotecnica Italiano), ente nazionale di formazione delle norme UNI. Il Comitato Termotecnico Italiano, Ente federato all’Uni, preposto alla elaborazione di norme per il settore termotecnico ed energetico in genere, ha ritenuto suo compito istituzionale intervenire tempestivamente con strumenti idonei a soddisfare tale necessità. Sono seguite una serie di pubblicazioni per una lettura ed un utilizzo coordinato della normativa europea UNI EN e nazionale UNI, oggi disponibile in materia di determinazione dei fabbisogni energetici degli edifici per climatizzazione invernale e produzione di acqua calda, e sono stati forniti anche dati ed integrazioni di carattere pre-normativo. I tre pilastri della direttiva 2002/091/CE sono: - Metodologia per il calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici; - Certificazione Energetica degli edifici; - Ispezione periodica degli impianti. 175 Correlazione tra la direttiva EPBD e le norme tecniche europee e nazionali Ispezioni degli impianti Valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici Certificazione Energetica Direttiva 2002/91/CE Norme di supporto UNI 10349 UNI 10351 UNI 10355 UNI 10375 Calcolo del fabbisogno energetico netto dell’edificio. Linee Guida per l’applicazione nazionale Calcolo dei fabbisogni di energia erogata. Linee guida per l’applicazione nazionale Prestazioni energetiche degli edifici. Metodi per la certificazione energetica degli edifici Norme Nazionali Norme su monitoraggio e ispezioni prEN 15378 prEN 15239 prEN 15240 Norme di supporto PrEN prEN prEN prEN prEN prEN ISO ISO ISO ISO ISO ISO 13789 13370 10077 6946 14683 15927 Calcolo del fabbisogno energetico netto dell’edificio prEN ISO 13790 Calcoli del Fabb. di energia erogata PrEN 15193 prEN 15232 prEN 15241 prEN 15243 prEN 15316 Valutazione della prestazione energetica, classificazione emissioni CO2 PrEN 15217 prEN 15603 prEN 15459 Norme Europee Per la valutazione delle prestazioni energetiche di un edificio è necessario definire un bilancio relativo agli usi energetici considerati ai fini della certificazione energetica. La EPBD, nella valutazione delle prestazioni globali per la certificazione, prevede di considerare i seguenti usi: a. climatizzazione invernale (riscaldamento); b. climatizzazione estiva (raffrescamento); c. ventilazione; d. produzione di acqua calda sanitaria; e. illuminazione. Ai fini della certificazione, i fabbisogni di energia vengono calcolati in condizioni standard, ossia normalizzando tutte le informazioni che riguardano le modalità con le quali l’utente utilizza gli impianti e, nel caso degli impianti di climatizzazione, ipotizzando che le condizioni climatiche esterne, invernali o estive, rimangano costanti per una stessa località. 176 Un’ ulteriore precisazione va fatta riguardo a ciò che si considera come fabbisogno di energia. Occorre infatti fare una distinzione tra quello che è il fabbisogno energetico, ovvero la quantità di energia richiesta per soddisfare determinate esigenze, e l’energia primaria. Nel caso più semplice di un impianto di climatizzazione invernale, il fabbisogno energetico rappresenta la quantità di energia che occorre fornire all’edificio per garantire al suo interno una temperatura costante durante tutta la stagione di riscaldamento. L’energia necessaria a soddisfare il fabbisogno viene fornita all’edificio da un impianto di riscaldamento che, per le sue inefficienze, consuma una quantità di energia maggiore: questa rappresenta appunto l’energia primaria. Più un edificio è efficiente, minori sono il consumo di combustibile e gli sprechi energetici dovuti alle inefficienze. Nella figura che segue viene rappresentato lo schema di calcolo per la valutazione del fabbisogno di energia primaria in un edificio. La Certificazione Energetica: schema di calcolo per la valutazione del fabbisogno di energia primaria di un edificio, metodologia di calcolo e flussi energetici – Fonte: CEN, Umbrella Document 177 I numeri riportati in figura hanno il seguente significato: 1. Fabbisogno di energia dell’edificio necessario per soddisfare i diversi usi (riscaldamento, raffrestamento, illuminazione ecc..) in coerenza con le procedure di calcolo previste; 2. Guadagni “naturali” di energia (ad esempio riscaldamento solare passivo, raffrescamento passivo, ventilazione naturale, daylighting, ecc …); 3. Fabbisogno energetico complessivo (somma del punto 1 e del punto 2); 4. Energia fornita complessivamente dagli impianti all’edificio per i vari usi, compresa l’energia degli ausiliari elettrici e l’energia da fonti rinnovabili e co-generazione; 5. Energia da fonti rinnovabili prodotta da sistemi facenti parte dell’edificio; 6. Energia da fonti rinnovabili ceduta (ad esempio solare fotovoltaico connesso in rete); 7. Energia primaria utilizzata o emissioni CO2 ad essa associate; 8. Energia primaria, o emissioni CO2 ad essa associate, generata all’interno del sistema edificio-impianto che viene utilizzata e perciò non viene sottratta da 7; 9. Energia primaria o emissioni CO2, che viene esportata e perciò non sottratta da 7; 4. La normativo nazionale In Italia, ad una prima regolamentazione di contenimento delle dispersioni energetiche operata con la legge 373/1976 e relativi decreti attuativi, è seguita la legge 9 gennaio 1991, n. 10. Con la legge 10/1991 si sono viste le prime disposizioni in materia di certificazione energetica degli edifici e volta a favorire e ad incentivare, tra l’altro, l'uso razionale dell'energia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi. La legge al Titolo II recava, infatti, un quadro organico di disposizioni per il contenimento dei consumi di energia negli edifici concernente, tra l’altro, proprio la certificazione energetica degli edifici. Successivamente le disposizioni concernenti la certificazione energetica degli edifici sono state riviste ed integrate dai decreti legislativi n. 192/2005 (in vigore dall’8 ottobre 2005) e n. 311/2006 con i quali è stata recepita nel nostro ordinamento la direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia. 178 Tale direttiva ha introdotto nell’Unione europea la certificazione energetica degli edifici intesa soprattutto come strumento di trasformazione del mercato immobiliare finalizzato a sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici all'atto della scelta dell'immobile. Come richiesto dalla direttiva Europea a cui si riferisce, "Il presente decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico.". Si ricorda, a tale proposito, che nel preambolo dello schema del D.Lgs. 192/05, il Governo sottolineava come tale direttiva risultasse già in parte attuata nell’ordinamento proprio dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, e dal decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, di attuazione della legge stessa. Alcune disposizioni della legge 10/91 sono state in seguito abrogate e modificate ai fini del coordinamento con le disposizioni dei richiamati decreti legislativi. Andando con ordine è necessario richiamare lo scopo della direttiva CE individuato dall’art.7 che così dispone: 1) gli stati membri provvedono a che, in fase di costruzione, compravendita o locazione di un edificio, l’attestato di certificazione energetica sia messo a disposizione del proprietario e che questi lo metta a disposizione del futuro acquirente o locatario a seconda dei casi. La validità dell’attestato è di dieci anni al massimo. (comma 1); 2) L’attestato di certificazione energetica degli edifici comprende dati di riferimento, quali i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento che consentano ai consumatori di valutare e raffrontare il rendimento energetico dell’edificio. L’attestato è corredato di raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico dell’edificio in termini costi benefici. (comma 2); 3) Gli stati membri adottano le misure necessarie a garantire che negli edifici la cui metratura supera i 1000 mq occupati da autorità pubbliche e da enti che forniscono servizi pubblici a un ampio numero di persone e sono pertanto frequentati spesso da tali persone, sia affisso in luogo chiaramente visibile per il pubblico un attestato di certificazione energetica risalente a non più di 10 anni prima. (comma 3); 179 Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, disciplinante - fra l’altro la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici, l'applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici, ha stabilito (in attuazione dell'art. 7 della direttiva 2002/91/CE) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici, prevedendone l’obbligo per gli edifici di nuova costruzione. In particolare il D.Lgs. 192 stabiliva sin dal 2005 che entro un anno dalla data della sua entrata in vigore, gli edifici di nuova costruzione devono essere dotati, al termine della costruzione, di un attestato di certificazione energetica, redatto secondo i criteri e le metodologie fissati dall'articolo 4 dello stesso D.Lgs, e fondato, oltre che sulla certificazione valutazione comune dell’appartamento dell’intero edificio o interessato, su un altro anche su una appartamento rappresentativo. Veniva introdotto un nuovo descrittore della prestazione energetica dell’edificio: il FAEP, Fabbisogno Annuo di Energia Primaria, espresso in kWh su metri quadrati di superficie utile all’anno. Tale parametro doveva essere confrontato con valori stabiliti per legge, differenziati per zona climatica40 di appartenenza. I requisiti energetici minimi degli edifici sono riportati nell’allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006. 40 La suddivisione del territorio italiano in zone climatiche è da attribuirsi al DPR n°412 del 26-08-1993 Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, un decreto attuativo della legge 10/91, la legge quadro in materia di uso razionale dell'energia e di risparmio energetico sul territorio nazionale. Le zone climatiche sono sei, vengono identificate dalle lettere alfabetiche [A, B, C, D, E, F] e ciascuna è definita in funzione dei valori assunti da una grandezza decisamente peculiare, i gradi-giorno (GG). I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno non superiore a 600 sono compresi nella zona climatica A. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non superiore a 900 sono compresi nella zona climatica B. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400 sono compresi nella zona climatica C. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100 appartengono alla zona climatica D. I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000 appartengono alla zona climatica E . I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno>di 3.000 sonoin zona climatica di tipo F. 180 Suddivisione Zone climatiche medie per provincie in Italia 181 Il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale viene determinata attraverso dei valori limite che sono riportati nelle tabelle seguenti e sono espressi in funzione della zona climatica, cosi come individuata dal DPR 412/9341 e del rapporto di forma dell’edificio S/V, dove: - S è la superficie (m2) che delimita verso l'esterno (ovvero verso ambienti non dotati di impianto di riscaldamento) il volume riscaldato V; - V è il volume lordo (m3) delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici che lo delimitano. Per valori di S/V compresi nell’intervallo 0.2 e 0.9 e, analogamente, per gradi giorno (GG) intermedi ai limiti delle zone climatiche riportati in tabella, si procede mediante interpolazione lineare. Per località caratterizzate da un numero di GG > 3001 i valori limite sono determinati per estrapolazione lineare, sulla base dei valori fissati per la zona climatica E, con riferimento al numero di GG proprio della localita in esame (DM 11 aprile 2008). Valore limite per il fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale per metro quadrato di superficie utile interna dell’edificio, espresso in kWh/m2 anno, per edifici residenziali classe E1, esclusi collegi, case di pena e caserme Zona Climatica Rapporto A B C D E F di forma dell’edificio S/V Fino a 600 GG a 601 GG ≤ 0,2 ≥ 0,9 9,5 41 9,5 41 ≤ 0,2 ≥ 0,8 8,5 36 8,5 36 a 900 GG a 901 GG a 1400 GG a 1401 GG a 2100 GG a 2101 GG Valori limite applicati dal 1° gennaio 2008 14 14 23 23 37 37 55 55 78 78 100 100 Valori limite applicati dal 1° gennaio 2010 12,8 12,8 21,3 21,3 34 34 48 48 68 68 88 88 a 3000 GG oltre 3000 GG 52 133 52 133 46,8 116 46,8 116 Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006 41 La classificazione generale degli edifici prevista dall’art. 3 del D.P.R. n. 412 del 26.08.93, in base alla loro destinazione d’uso vengono classificati nelle seguenti categorie: E.1 (1) Edifici RESIDENZIALI con occupazione continuativa; E.1 (2) Edifici RESIDENZIALI con occupazione saltuaria; E.1 (3) Edifici adibiti ad ALBERGO, PENSIONI ed attività simili; E.2 Edifici per UFFICI e assimilabili; E.3 OSPEDALI, CASE DI CURA e CLINICHE; E.4 Edifici adibiti ad attività RICREATIVE, associative o di culto e assimilabili; E.5 Edifici adibiti ad attività COMMERCIALI; E.6 Edifici adibiti ad attività SPORTIVE; E.7 Edifici adibiti ad attività SCOLASTICHE; E.8 Edifici INDUSTRIALI e ARTIGIANALI e assimilabili riscaldati; 182 Gli indici di prestazione energetica vengono definiti con due unità di misura diverse: - come rapporto tra il fabbisogno di energia primaria e la superficie utile riscaldata (kWm2 anno) per gli edifici residenziali classe E1, esclusi collegi, case di pena e caserme, con valori che vengono rappresentati nella tabella che precede; - come rapporto tra il fabbisogno di energia primaria e il volume lordo riscaldato (kWm3 anno) per tutti gli altri edifici, con valori che vengono rappresentati nella tabella che segue. Valore limite per il fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale per metro cubo di volume lordo dell’edificio, espresso in kWh/m3 anno, per gli altri edifici Zona Climatica Rapporto A B C D E F di forma dell’edificio S/V Fino a 600 GG a 601 GG ≤ 0,2 ≥ 0,9 2,5 9 2,5 9 ≤ 0,2 ≥ 0,8 2,0 8,2 2,0 8,2 a 900 GG a 901 GG a 1400 GG a 1401 GG a 2100 GG a 2101 GG Valori limite applicati dal 1° gennaio 2008 4,5 4,5 6,5 6,5 10,5 10,5 14 14 20 20 26 26 Valori limite applicati dal 1° gennaio 2010 3,6 3,6 6 6 9,6 9,6 12,8 12,8 17,3 17,3 22,5 22,5 a 3000 GG oltre 3000 GG 14,5 36 14,5 36 12,7 31 12,7 31 Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006 Nella tabella della prossima pagina sono riportati i valori limite della trasmittanza espressi in funzione della zona climatica, della natura della struttura e dell’anno di entrata in vigore. Tali limiti sono stati inseriti dal legislatore nazionale come allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006, riescono a garantire un controllo efficace delle prestazioni energetiche attraverso una semplice verifica sulla stratigrafia delle strutture assicurando un contenimento del fabbisogno energetico globale a prescindere dalle scelte impiantistiche effettuate. 183 Valori limite della trasmittanza termica U in W/m2 K Zona climatica A B C D E F Zona climatica A B C D E F Zona climatica A B C D E F Zona climatica A B C D E F Zona climatica A B C D E F Strutture opache verticali espressa in W/m2 K dal 1° gennaio 2008 0,72 0,54 0,46 0,40 0,36 0,35 dal 1° gennaio 2010 0,62 0,48 0,40 0,36 0,34 0,33 dal 1° gennaio 2008 0,42 0,42 0,42 0,35 0,32 0,31 dal 1° gennaio 2010 0,38 0,38 0,38 0,32 0,30 0,29 dal 1° gennaio 2008 0,74 0,55 0,49 0,41 0,38 0,36 dal 1° gennaio 2010 0,65 0,49 0,42 0,36 0,33 0,32 dal 1° gennaio 2008 5,0 3,6 3,0 2,8 2,4 2,2 dal 1° gennaio 2010 4,6 3,0 2,6 2,4 2,2 2,0 dal 1° gennaio 2008 4,5 3,4 2,3 2,1 1,9 1,7 dal 1° gennaio 2010 3,7 2,7 2,1 1,9 1,7 1,3 Strutture opache di copertura in W/m2 K Strutture opache di pavimento in W/m2 K Chiusure trasparenti compresi infissi in W/m2 K Vetri in W/m2 K Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006 E’ così facile per progettisti e costruttori preparare un abaco di partizioni in grado di rispettare i limiti di legge. In base al richiamato allegato C del D.Lgs 192/2005 il rendimento globale medio stagionale dell’impianto deve rispondere alla seguente verifica: ŋg = (75 + 3 log Pn ) % dove il log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW. Per valori di Pn superiori a 1000 kW la formula precedente non si applica, e la soglia minima per il rendimento globale medio stagionale è pari a 84%. 184 Tornando all’attestato di certificazione energetica, la cui validità non può superare i 10 anni, si precisa che va aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione modificante le prestazioni energetiche dell'edificio, deve essere allegato agli atti di compravendita ovvero deve essere messo a disposizione del conduttore in caso di locazione (disposizioni queste ultime poi abrogate dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008). L’attestato comprende i dati relativi all'efficienza energetica propri dell'edificio, i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento, che consentano ai cittadini di valutare e confrontare la prestazione energetica dell'edificio. E’ inoltre corredato da suggerimenti in merito agli interventi più significativi ed economicamente convenienti per il miglioramento della prestazione energetica. Il D.Lgs. 192 all’art. 6 ha demandato al Ministro dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio, delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza Unificata, la predisposizione, sentito il CNR, l'ENEA e il CNCU, delle Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del decreto) avvalendosi delle metodologie di calcolo definite con i decreti del Presidente della Repubblica di cui all'articolo 4, comma 1. Si ricorda che, ai sensi del menzionato articolo 4, comma 1, con tali decreti attuativi sono definiti: a) i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al contenimento dei consumi di energia e al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 1, tenendo conto di quanto riportato nell'allegato «B» e della destinazione d'uso degli edifici. Questi decreti disciplinano la progettazione, l'installazione, l'esercizio, la manutenzione e l'ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell'acqua calda per usi igienici sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l'illuminazione artificiale degli edifici; b) i criteri generali di prestazione energetica per l'edilizia sovvenzionata e convenzionata, nonché per l'edilizia pubblica e privata, anche riguardo alla ristrutturazione degli edifici esistenti e sono indicate le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 1, tenendo conto di quanto riportato nell'allegato «B» e della destinazione d'uso degli edifici; c) i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli esperti o degli organismi cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l'ispezione degli impianti di climatizzazione. I 185 requisiti minimi sono rivisti ogni cinque anni e aggiornati in funzione dei progressi della tecnica. Con il decreto legislativo n. 311 del 2006, recante disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192, l’obbligo della certificazione energetica è stato esteso gradualmente a tutti gli edifici preesistenti all’entrata in vigore del D.Lgs. 192 (8 ottobre 2005), purché oggetto di compravendita o locazione, al fine di rendere il provvedimento maggiormente aderente alle disposizioni dell’articolo 7 della direttiva 2002/91/CE. Per l'estensione della certificazione è stato previsto un percorso graduale: a) a decorrere dal 1° luglio 2007 agli edifici di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati, nel caso di trasferimento dell'intero immobile; b) a decorrere dal 1° luglio 2008 agli edifici di superficie utile fino a 1000 metri quadrati, nel caso di trasferimento dell'intero immobile con l'esclusione delle singole unità immobiliari; c) a decorrere dal 1° luglio 2009 alle singole unità immobiliari. A partire dal 1° gennaio 2007 , l’attestato di certificazione energetica diventa prerequisito essenziale per accedere ad incentivi ed agevolazioni di qualsiasi natura destinati al miglioramento delle prestazioni energetiche – sia sgravi fiscali, sia contributi a carico di fondi pubblici o degli utenti - e viene reso obbligatorio per tutti gli edifici pubblici (o comunque in cui figura come committente un soggetto pubblico) in concomitanza con la stipula o il rinnovo dei contratti di gestione degli impianti termici o di climatizzazione, entro i primi sei mesi di vigenza contrattuale. Infine, in caso di locazione di interi immobili o di singole unità immobiliari già dotati di attestato di certificazione energetica, detto attestato è messo a disposizione del conduttore o ad esso consegnato in copia dichiarata dal proprietario conforme all'originale in suo possesso. Al fine di semplificare il rilascio della certificazione energetica per gli edifici esistenti e renderla meno onerosa per i cittadini viene prevista la possibilità di predisporre un attestato di qualificazione energetica, a cura dell’interessato, come si precisa nell’Allegato A del decreto (art. 2, co. 3, D.Lgs. 311/06). Al riguardo, si segnala che l’allegato A definisce l’attestato di qualificazione energetica come il documento predisposto ed asseverato da un professionista abilitato, non necessariamente estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio, nel quale sono riportati i fabbisogni di energia primaria, la classe di appartenenza in relazione al sistema di certificazione energetica in vigore, ed i corrispondenti valori massimi ammissibili fissati dalla legge. Al di fuori di quanto previsto dall’articolo 8, comma 2, del D.Lgs. 192/05 (come modificato 186 dall’articolo 3 del D.Lgs. 311/06)l’attestato di qualificazione energetica è facoltativo ed è predisposto a cura dell’interessato al fine di semplificare il successivo rilascio della certificazione energetica. A tal fine, l’attestato comprende anche l’indicazione di possibili interventi migliorativi delle prestazioni energetiche che potrebbero permettere passaggi di classe energetica. L’estensore del documento provvede ad evidenziare sul frontespizio che il medesimo non costituisce attestato di certificazione energetica dell’edificio. L’attestato di qualificazione energetica viene, inoltre, integrato nella documentazione asseverata dal direttore dei lavori e presentata al comune contestualmente alla dichiarazione di fine lavori. Si tratta di una semplificazione della certificazione in quanto - si osservava nella relazione illustrativa dello schema di decreto sottoposto al parere parlamentare - l’assunzione di responsabilità da parte di chi progetta e realizza un edificio consente una riduzione degli oneri di accertamento e di ispezione posti a carico degli enti deputati al rilascio della certificazione. Il comune dichiara irricevibile la dichiarazione di fine lavori se la stessa non è accompagnata da tale documentazione asseverata, di cui una copia viene conservata dal comune stesso, anche al fine di operare controlli, accertamenti e ispezioni (art. 3 del D.Lgs. 311). Inoltre, il D.Lgs. 311, introducendo una semplificazione temporanea per accelerare l'attuazione della normativa, all’articolo 5 consentiva il ricorso, in via provvisoria, alla procedura di qualificazione energetica in luogo dell’attestato di certificazione. La disposizione stabilisce infatti che, fino all’adozione delle Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici prevista dall’articolo 6, comma 9, del D.Lgs. 192, l’attestato di certificazione energetica fosse sostituito - a tutti gli effetti - dall’attestato di qualificazione energetica, rilasciato ai sensi dell’articolo 8, comma 2, dello stesso decreto legislativo. Infine con il D.Lgs 311 sono state modificate anche le norme relative alle funzioni delle regioni e degli enti locali contenute nel D.Lgs 192 cit. che all’articolo 9 precisa, in particolare, il ruolo delle Regioni, delle Province autonome e delle autorità competenti in merito agli accertamenti e alle ispezioni sugli edifici e sugli impianti, confermando le competenze in materia già attribuite in sede di decentramento amministrativo dall’articolo 30 del decreto legislativo n. 112/1998 e stabilendo altresì che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano riferiscano annualmente alla Conferenza Unificata e ai Ministeri competenti sullo stato di attuazione del decreto legislativo nei rispettivi territori. Ai sensi del comma 3-bis dell'articolo 9, aggiunto dal D.Lgs. 311, entro il 31 dicembre 2008 le regioni e le province autonome, in accordo con gli enti locali, sono 187 tenute a predisporre un programma di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare, sviluppando tra l'altro la realizzazione di campagne di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e la promozione, con istituti di credito, di strumenti di finanziamento agevolato destinati alla realizzazione degli interventi di miglioramento individuati con le diagnosi energetiche nell'attestato di certificazione energetica, o in occasione delle attività ispettive. Ai sensi del comma 5-bis dell'articolo 9, le Regioni devono considerare, fra gli strumenti di pianificazione ed urbanistici di competenza, le soluzioni necessarie all’uso razionale dell’energia e all’uso di fonti rinnovabili, con indicazioni anche in ordine all’orientamento e alla conformazione degli edifici da realizzare, per massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare. Merita segnalare che la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) al comma 288 dell'articolo 1 ha disposto che a decorrere dall’anno 2009, in attesa dell’emanazione dei provvedimenti attuativi di cui all’articolo 4, comma 1, del D.Lgs. 192/2005, il rilascio del permesso di costruire fosse subordinato alla certificazione energetica dell’edificio, così come previsto dall’articolo 6 del citato decreto legislativo, nonché delle caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al reimpiego delle acque. Si segnala, inoltre, il D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115 recante Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE, che all’art. 18, comma 6, prevede, nelle more dell'emanazione dei decreti attuativi di cui all’art. 4, comma 1, del D.Lgs. 192/2005 e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti, l’applicazione delle disposizioni contenute nell'allegato III dello stesso decreto legislativo, relative alle “Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli edifici e degli impianti” e al riconoscimento dei “Soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici”. Il D.Lgs n. 115/2008, inoltre, recependo la direttiva 2006/32/CE, ha introdotto una novità in materia di bonus volumetrici. In particolare per incentivare la prestazione energetica degli edifici, è prevista tutta una serie di deroghe ai regolamenti edilizi comunali in materia computo di volumetrie e superfici, così come distanze minime dagli edifici. In seguito in materia di certificazione energetica è intervenuto il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, che all’articolo 35 - volto a semplificare la disciplina per l’installazione degli impianti all’interno degli edifici, rimettendola ad uno o più 188 decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per la semplificazione – con il comma 2-bisha disposto l’abrogazione di alcune disposizioni del D.Lgs. 192/2005 relative all’obbligo di allegare l’attestato di certificazione energetica. Le disposizioni abrogate stabilivano, in particolare che, nel caso di trasferimento a titolo oneroso di interi immobili o di singole unità, l’attestato di certificazione energetica dovesse essere allegato all'atto di trasferimento (art. 6, comma 3) e che in caso di locazione lo stesso attestato dovesse essere messo a disposizione del conduttore o ad esso consegnato in copia conforme all'originale (art. 6, comma 4). Conseguentemente, sono abrogati anche i commi 8 e 9 dell’art. 15, che prevedevano, la nullità del contratto che poteva essere fatta valere solo dall'acquirente in caso di violazione dell'obbligo di cui all'art. 6, co. 3 (comma 8) o solo dal conduttore in caso di violazione dell'obbligo previsto dall'art. 6, co. 4 (comma 9). Il legislatore con il Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, pubblicato nella G.U. n. 132 il 10 giugno 2009, entrato in vigore il 25 giugno 2009, dà attuazione ad alcuni dei punti previsti dall’articolo 4 del D.Lgs. 192/2005. Ed in particolare introduce un nuovo quadro di disposizioni obbligatorie , che sostituiscono le indicazioni “transitorie” dell’Allegato I del D.Lgs 311/2006. Più recentemente, è intervenuto il Decreto 26 giugno 2009, pubblicato in G.U. n.158 del 10 luglio 2009, recante Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, che sancisce la piena attuazione della Direttiva 2002/91/CE e del D.Lgs 192/2005 con riferimento alla certificazione energetica degli edifici, in vigore dal 25 luglio 2009. Il nuovo decreto si compone di otto articoli e di due allegati: - Allegato A – Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, suddivise a loro volta in sette allegato: - - - - - Allegato 1 - Indicazioni per il calcolo della prestazione energetica di edifici non dotati di impianto di climatizzazione invernale e/o di produzione di acqua calda sanitaria; Allegato 2 - Schema di procedura semplificata per la determinazione dell'indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale dell'edificio; Allegato 3 - Tabella riepilogativa sull’utilizzo delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche in relazione agli edifici interessati e ai servizi energetici da valutare ai fini della certificazione energetica; Allegato 4 - Sistema di classificazione nazionale concernente la climatizzazione invernale degli edifici e la produzione di acqua calda sanitaria; Allegato 5 – “Schema Attestato di qualificazione energetica”; 189 - Allegato 6 - “Schema Attestato di certificazione energetica” per edifici residenziali; Allegato 7 - “Schema Attestato di certificazione energetica” per edifici non residenziali; Allegato B – Norme tecniche di riferimento. Alla luce di tutto ciò, per le Regioni o Provincie autonome che hanno una loro legislazione funzionale alla piena attuazione della direttiva europea 2002/91/CE, la procedura di certificazione energetica in vigore è quella locale; fermo restando il fatto che per le eventuali differenze con la regolamentazione nazionale, si dovranno dotare di un graduale ravvicinarsi a quelle presenti nel DM 26 giugno 2009. 5. Le normative Regionali Dall’analisi della legislazione introdotta nelle diverse Regioni emergono le notevoli differenze oggi esistenti riguardo al tema dell’innovazione energetica in edilizia. Alcune Regioni hanno emanato negli ultimi anni Leggi che introducono significativi cambiamenti nel modo di costruire, introducendo precise indicazioni per l’uso delle energie rinnovabili, per il risparmio idrico e per l’isolamento termico degli edifici. In altre si è invece percorsa la strada delle Linee Guida sulla Bioedilizia come riferimento solo indicativo per le nuove costruzioni, in altre si sono approvate normative che promuovono l’edilizia sostenibile. La figura che segue riassume i provvedimenti regionali in materia di sostenibilità in edilizia, mostra chiaramente le diversità presenti in Italia ed al tempo stesso fa emergere con forza quanto questo tema sia ormai considerato in tutte le aree del nostro Paese, Sicilia esclusa. Le quattro fasce in cui sono state suddivise le Regioni indicano che in molte aree del Nord, a cui si aggiunge la Puglia, sono state emanate Leggi che definiscono i criteri per la certificazione energetica, obbligano l’installazione delle fonti rinnovabili per i nuovi edifici e definiscono i criteri per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici. Per quanto riguarda il Lazio e l’Umbria invece gli obblighi di Legge si riferiscono all’uso dell’energia fotovoltaica ed ai pannelli solari termici. Ci sono poi quattro Regioni, il Veneto, la Toscana, la Campania e le Marche, che hanno emanato Linee Guida per l’edilizia sostenibile ma non prevedono obblighi. In queste Regioni si promuove la sostenibilità in edilizia e si invitano i Comuni a prevedere incentivi; si promuove la certificazione energetico-ambientale degli edifici 190 (facoltativa), come la corretta selezione dei materiali da costruzione e il risparmio delle risorse naturali. Le suddette indicazioni devono essere recepite ed adottate dai Regolamenti Edilizi Comunali per entrare in vigore. Il quadro regionale in Italia al 2009 sulla Certificazione Energetica Fonte: Rapporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa - Legambiente Nella successiva Tabella vengono descritti alcuni degli interventi principali previsti sui temi delle prestazioni energetiche, del ricorso alle energie rinnovabili e della certificazione energetica. 191 Normative Regionali Fonte: Rapporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente Le Regioni che prevedono obblighi specifici per il rendimento energetico degli edifici sono l’Emilia Romagna, la Liguria, la Lombardia e la Provincia di Trento. In queste aree del Paese sono in vigore delle norme che impongono un limite massimo alla trasmittanza termica delle pareti esterne e una percentuale minima di schermatura delle superfici vetrate (il 50% in Emilia Romagna ed il 70% in Liguria e Lombardia) per ridurre gli effetti del soleggiamento estivo. Sempre in Emilia Romagna i requisiti minimi obbligatori richiesti includono anche le prestazioni per la climatizzazione invernale ed il rendimento medio stagionale dell’impianto termico. Un altro aspetto fondamentale è affrontato in Emilia Romagna ed in Lombardia dove, per i nuovi edifici e per le grandi ristrutturazioni, vengono imposti i limiti di trasmittanza 192 massima delle pareti esterne più bassi in Italia (pari a 0,36 W/m2 K), Bolzano esclusa. Invece nelle Regioni Piemonte, Valle d’Aosta e Puglia le Leggi stabiliscono degli standard minimi che però devono essere ancora introdotti. Per gli stessi aspetti, in Campania ed in Toscana sono presenti Linee Guida sull’edilizia sostenibile, che promuovono ed incentivano il risparmio energetico ma non impongono dei limiti. Un caso a parte – sicuramente il più completo e interessante - è quello della Provincia Autonoma di Bolzano che è stato trattato in modo più esaustivo nella terza parte della ricerca. Il regolamento di Bolzano già dal 2004 con il protocollo CasaClima ha resa obbligatoria la certificazione energetica, ha definito i valori massimi di fabbisogno di calore annuale per riscaldamento negli edifici di nuova costruzione e ha definito le classi di prestazione. Per quanto riguarda le energie rinnovabili l’obbligo di produzione del 50% di Acqua Calda Sanitaria da solare termico, o da altre fonti rinnovabili come la biomassa, è presente per le nuove costruzioni, e nei casi in cui viene rinnovato l’impianto termico, in Lombardia, Emilia Romagna, Provincia di Trento e Liguria; lo stesso obbligo, applicato anche nei casi di ristrutturazione per almeno il 20% del volume, è in vigore in Umbria e Lazio. La Regione Piemonte è l’unica ad aver portato l’obbligo per le nuovi costruzione, e nei casi di nuova installazione degli impianti termici, al livello minimo del 60% mentre in Toscana non sono mai stati emanati i decreti attuativi per l’obbligo del solare termico. In Campania invece l’obbligo deve essere recepito dai singoli Comuni. L’obbligo di installazione di 1 kW di energia elettrica da solare fotovoltaico è richiesto per le nuove costruzioni e nel caso di sostituzione dell’impianto termico in Emilia Romagna, Puglia, Umbria, mentre nel Lazio l’obbligo è valido anche nei casi di ristrutturazione. In Provincia di Trento è obbligatoria la produzione almeno del 20% del fabbisogno elettrico da rinnovabili. In Emilia Romagna e Lombardia si fa esplicito obbligo di allacciamento alla rete di teleriscaldamento (anche non da fonte rinnovabile) se presente entro un raggio di 1000 metri dall’edificio interessato. Un aspetto molto importante riguarda i controlli e le possibili sanzioni applicate in caso di illecito o di mancato rispetto delle suddette norme. In Lombardia, Liguria e Piemonte le ammende riguardano il caso in cui i costruttori degli immobili non consegnino la certificazione energetica al proprietario e quando il certificatore rilascia un attestato non veritiero o dichiara un falso impedimento all’installazione dei pannelli solari. E’ interessante notare come con la L.R. 13 del 2007 del Piemonte vengano sanzionati anche i proprietari degli immobili in cui non sono stati installati impianti solari termici 193 integrati nella struttura edilizia con una multa tra i 5000 ed i 15000 Euro. Lo stesso discorso vale per gli impianti di solare fotovoltaico per i quali la multa varia tra i 2000 ed i 10000 Euro. Sul tema acqua merita una nota anche il caso della Legge n. 17 del 18/11/08 della Regione Umbria che impone il recupero delle acque piovane per la manutenzione delle arre verdi (pubbliche e private), per l’alimentazione integrativa delle reti antincendio e per gli autolavaggi (intesi sia come attività economica che per l’uso privato) per tutti gli edifici di nuova costruzione la cui copertura sia superiore ai 100 metri quadrati. 6. Linee guida nazionali per la Certificazione Energetica Sulla Gazzetta ufficiale n. 158 del 10 luglio 2009 è sono stato pubblicato il Decreto Interministeriale (Sviluppo Economico – Ambiente – Infrastrutture e Trasporti) del 26 giugno 2009 recante le Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, cui sono tenute le regioni che non hanno ancora approvato una legge ad hoc in materia di risparmio energetico. Il decreto, emanato in attuazione della Direttiva europea del 2002, definisce le linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici e gli strumenti di raccordo, concertazione, cooperazione tra lo Stato e le Regioni, alcune delle quali hanno già definito proprie procedure di certificazione, che si devono integrare alla normativa nazionale, nel rispetto delle peculiarità di ciascuna Regione. Il provvedimento segue il decreto del Presidente della Repubblica del 2 aprile 2009 n.59, che fissa i requisiti energetici minimi per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni di quelli esistenti. Con queste nuove procedure, i cittadini che vendono la propria abitazione, potranno rispondere in modo più appropriato e con oneri assai contenuti all’obbligo di informare l’acquirente della qualità energetica dell’abitazione ceduta. Prossimamente sarà emanato un regolamento che definirà infine, le figure dei certificatori energetici (ingegneri, architetti, professionisti) abilitati al rilascio delle certificazioni per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l’ispezione degli impianti di climatizzazione. Ai sensi del decreto legislativo la certificazione energetica si applica a tutti gli edifici delle categorie di cui all’articolo 3, del decreto Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n.412, indipendentemente dalla presenza o meno di uno o più impianti tecnici esplicitamente od evidentemente dedicati ad uno dei servizi energetici di cui è previsto il calcolo delle prestazioni. 194 Si sottolinea che tra le categorie predette non rientrano, box, cantine, autorimesse, parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti sportivi, ecc. se non limitatamente alle porzioni eventualmente adibite ad uffici e assimilabili, purché scorporabili agli effetti dell’isolamento termico. Specifiche indicazioni per i calcolo della prestazione energetica di edifici non dotati di impianto di climatizzazione invernale e/o di produzione di acqua calda sanitaria sono riportate nell’allegato 1 alle linee guida. Nel caso di edifici esistenti nei quali coesistono porzioni di immobile adibite ad usi diversi (residenziale ed altri usi) qualora non fosse tecnicamente possibile trattare separatamente le diverse zone termiche, l’edificio è valutato e classificato in base alla destinazione d’uso prevalente in termini di volume riscaldato. Inoltre le Regioni e Province autonome che hanno legiferato o legifereranno in materia, dovranno tenere conto degli elementi essenziali riportati nell’art. 4 del decreto in oggetto. Tali elementi riguardano essenzialmente: a. l’attestato di certificazione dovrà contenere l’efficienza energetica dell’edificio, i valori a norma di legge, di riferimento e le classi prestazionali nonché suggerimenti per interventi migliorativi economicamente convenienti; b. si dovrà tenere conto delle norme tecniche vigenti; c. presentare metodologie di calcolo anche semplificate finalizzate a minimizzare gli oneri a carico dell’utente, pero che tengano conto delle norme di riferimento; d. i requisiti professionali e i criteri di qualificazione e indipendenza dei soggetti certificatori; e. la validità temporale; f. l’aggiornamento obbligatorio dell’attestato di certificazione energetica. L’articolo 6 definisce la validità dell’attestato di certificazione in 10 anni purché siano rispettate tutte le prescrizioni normative vigenti e le operazioni di controllo di efficienza energetica, compresi i controlli sull’impianto di climatizzazione. In caso di mancato rispetto di tali disposizioni l’attestato perde efficacia il 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui e prevista la prima scadenza non rispettata. I libretti di impianto o di centrale devono essere allegati all’attestato di certificazione energetica. 195 L’attestato deve essere aggiornato: 1) nel caso di interventi di riqualificazione che riguardino almeno il 25% della superficie esterna dell’immobile; 2) nel caso di installazione di impianti con rendimenti più alti di almeno 5 punti percentuali rispetto ai precedenti; 3) nel caso di interventi di ristrutturazione impiantistica, sostituzione di componenti o apparecchi che riducano la prestazione energetica dell’edificio; 4) facoltativo in tutti gli altri casi. Nelle linee guida sulla certificazione compaiono alcune novità, rispetto a quanto già visto nei capitoli dedicati a CasaClima e EcoDomus. La più evidente riguarda l’adozione istogrammi, del “cruscotto” mentre la energetico targa in energetica aggiunta dovrà al consueto indicare sia le grafico con prestazioni dell’involucro che il rendimento medio dell’impianto. Il Cruscotto Energetico Il sistema di valutazione delle prestazioni energetiche dell’edificio viene rappresentato dalla scala a istogrammi per la classificazione energetica globale dell’edificio, introdotta dalle linee guida composta di otto classi prestazionali identificate dalle lettere dalla A alla G, con l’introduzione anche di una classe A+, in modo simile a quanto previsto dai sistemi di classificazione CasaClima ed EcoDomus. 196 Al momento l’attribuzione della classe avviene tenendo conto del fabbisogno energetico primario globale per il riscaldamento per la produzione di acqua calda sanitaria. Aspetto di non secondaria importanza è che, a partire dal primo gennaio 2010 viene reso obbligatorio nella realizzazione di tutti i nuovi edifici, la loro classificazione almeno in classe C. Ai proprietari degli immobili esistenti è data la possibilità di non fare certificare gli immobili a condizione, attraverso una autocertificazione siano disposti a dichiararli appartenenti alla classe G e con costi di gestione energetica molto alti. Di seguito viene raffigurata la parte di certificato con gli istogrammi che rappresentano la classe energetica complessiva dell’edificio, per gli edifici residenziali, come previsto dall’allegato 6 dell’allegato A, paragrafo 8. Con le linee guida viene inoltre ufficializzata l’adozione del software Docet elaborato in collaborazione tra CNR e ENEA per la diagnosi energetica degli edifici, per poter verificare la funzionalità dello strumento è necessario attendere che sia reso disponibile via web gratuitamente. 197 7. Prestazione Energetica degli edifici La prestazione energetica complessiva dell’edificio è espressa attraverso l’indice di prestazione energetica globale EPgl. EPgl = EPi + EPacs + EPe + EPill dove: EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale; EPacs: indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria; Epe: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva; EPill: è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale. Nel caso di edifici residenziali tutti gli indici sono espressi in kWh/m2anno. Nel caso di altri edifici (residenze collettive, terziario, industria) tutti gli indici sono espressi in kWh/m3anno. Le modalità di calcolo dell’energia primaria e i contributi delle fonti rinnovabili sono valutati, nell’ambito delle metodologie di riferimento nazionali di cui al paragrafo 5 delle linee guida (norme UNI di riferimento), con le modalità disposte ai decreti ministeriali 24 luglio 2004 e successive modifiche ed integrazioni, in materia di efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili”. L’indice di prestazione energetica globale EPgl tiene conto: - del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale ed estiva, per la produzione di acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale; - dell’energia erogata e dell’energia ausiliaria dei sistemi impiantistici, incluso i sistemi per l’autoproduzione o l’utilizzo di energia. Si ricorda che la determinazione dell’indice di prestazione energetica per l’illuminazione degli ambienti è obbligatoria, quando saranno emanati i decreti attuativi, per gli edifici residenziali, gli uffici, collegi, conventi, case di pena, caserme, ospedali, case di cura, cliniche, edifici adibiti ad attività commerciali, ricreative, sportive ed edifici scolastici. Nella fase di avvio, ai fini della certificazione degli edifici, nelle linee guida vengono considerati solamente gli indici di prestazione di energia primaria per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici e sanitari. Per la climatizzazione estiva è prevista una valutazione qualitativa delle caratteristiche dell’involucro edilizio volte a contenere il fabbisogno energetico per l’erogazione del predetto servizio in base al paragrafo 6 delle linee guida. 198 Dovranno essere emanati ulteriori decreti attuativi per poter estendere la certificazione a tutti i servizi energetici afferenti l’edificio, ed eventualmente ad integrare, ai metodi di valutazione delle prestazioni energetiche già indicati, i metodi a consuntivo o le valutazioni di esercizio. 7.1 Analisi per gli edifici esistenti da “rilievo” La metodologia per la determinazione della prestazione energetica degli edifici per gli edifici esistenti è sostanzialmente basata su un metodo di calcolo da rilievo diretto sull’edificio oggetto d’indagine. Per gli edifici esistenti è quindi previsto di partire da dati di ingresso ricavati da indagini sull’edificio e dalle linee guida sono previsti tre livelli di approfondimento: 1) Per tutte le tipologie di edificio: i dati si possono ricavare per via strumentale o facendo riferimento alle tabelle e agli abachi presenti nelle UNI/TS 11300 per l’acquisizione delle caratteristiche termiche delle strutture o dell’immobile. Per il calcolo del fabbisogno si fa riferimento alle UNI/TS 11300; 2) Per edifici esistenti con superficie utile fino a 3000 m2: i dati di ingresso si possono ricavare per analogie con altri edifici o tramite banche dati o abachi. Per il calcolo dell’indice di prestazione energetica si fa riferimento al software DOCET, predisposto in base alla UNI/TS 11300 dal CNR e dall’ENEA. 199 3) Per gli edifici esistenti con superficie utile fino a 1000 m2 : sulla base dei principali dati dell’edificio e climatici si calcola l’indice di prestazione energetica EPi con un metodo semplificato riportato all’allegato 2 delle linee guida nazionali e il metodo semplificato delle UNI/TS 11300 per l’indice di prestazione EPacs. Si riporta di seguito la tabella riepilogativa sull’utilizzo dei metodi di calcolo delle prestazioni energetiche come da allegato 3 delle linee guida. 7.2 Analisi per gli edifici in “progetto” Per la determinazione della prestazione energetica di edifici in “progetto” ove sono previsti interventi di nuova costruzione, di ristrutturazione o di demolizioni con ricostruzioni, sarà necessario applicare un approccio metodologico più approfondito. Dovrà essere previsto di partire dai dati di ingresso del progetto energetico dell’edificio come costruito e di eseguire il calcolo in conformità con le norme ufficiali di riferimento che sono le UNI/TS 11300, attualmente disponibili: a. la parte 1 per il calcolo del fabbisogno dell’energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale; b. la parte 2 per la determinazione dell’energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e la produzione dell’acqua calda sanitaria. Gli strumenti di calcolo applicativi dei metodi di riferimento nazionali devono garantire che i valori degli indici di prestazione energetica abbiano uno scostamento massimo di non più del 5 per cento rispetto ai corrispondenti parametri di riferimento nazionali. 7.3 La valutazione del fabbisogno estivo Metodo basato sulla determinazione dell’indice di prestazione termica dell’edificio per il raffrescamento (Epe,invol). Nella valutazione dell’indice di prestazione energetica estiva attualmente non si tiene conto dell’impianto e quindi non si parla di energia primaria ma solo di energia richiesta dall’involucro per mantenere le condizioni di comfort estivo considerato per temperature inferiori a 26°C. L’indicazione della qualità termica estiva dell’involucro edilizio deve essere riportata negli attestati di qualificazione e certificazione energetica. Tale valutazione e facoltativa nella certificazione di singole unita immobiliari ad uso residenziale di Superficie utile inferiore a 200 m2 che utilizzano il metodo semplificato per la 200 valutazione dell’indice di prestazione energetica invernale. A tali unita verrà attribuita una qualità prestazionale estiva pari al livello V. Metodo del l’EPe, inv Due sono i metodi di valutazione della qualita termica estiva dell’edificio, il primo si basa sulla determinazione dell’EPe, inv con il metodo riportato nelle UNI/TS 11300 parte 1 espresso in kWh/m2anno e pari al rapporto tra l’energia termica richiesta a mantenere le condizioni di confort e la superficie netta del volume climatizzato. In funzione della valutazione dell’EPe, inv si definisce la classe energetica estiva dell’edificio in base alla seguente classificazione: Metodo basato su parametri qualitativi. Nel caso di edifici esistenti con superficie utile inferiore a 1000 m2 in alternativa la metodo dell’Epe, inv e possibile fare una valutazione della qualità termica estiva nell’involucro in base alle caratteristiche dinamiche dello stesso: sfasamento e attenuazione dell’onda termica. Nel caso che i valori non rientrino coerentemente nella stessa categoria prevale il valore dello sfasamento. Sulla base dei valori assunti per questi parametri si definisce la seguente classificazione valida per tutte le destinazioni d’uso: 201 8. Metodologia di classificazione degli edifici: L’attestato di certificazione energetica degli edifici, con l’attribuzione di specifiche classi prestazionali, è strumento di orientamento del mercato verso gli edifici a migliore rendimento energetico, permette ai cittadini di valutare la prestazione energetica dell’edificio di interesse e di confrontarla con i valori tecnicamente raggiungibili, in un bilancio costi/benefici. Le esperienze in atto a livello internazionale ed europeo, i provvedimenti adottati in argomento da parte di alcune Regioni e Province Autonome dimostrano che esistono diversi sistemi di classificazione energetica degli edifici, che possono coprire anche aspetti di sostenibilità ambientali. Nel seguito viene illustrata la metodologia di classificazione che è stata ritenuta dal legislatore, “più efficace” per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla direttiva 2002/91/CE in relazione al patrimonio edilizio nazionale valutato nella sua globalità territoriale42. 8.1 Rappresentazione delle prestazioni In merito alla rappresentazione delle prestazioni energetiche globali e parziali dell’edificio, si è ritenuto opportuno, per la massima efficacia comunicativa, affiancare ad una rappresentazione grafica diretta a “cruscotto” delle predette prestazioni (comprensiva quindi dell’indicazione della prestazione raggiungibile con la realizzazione degli interventi di riqualificazione raccomandati), un sistema di valutazione basato su classi. L’attestato di certificazione energetica (come da fac-simile rappresentato nell’Allegato 6, D.M. 26 giugno 2009) deve contenere il riferimento alla classe energetica globale definita secondo le modalità nell’Allegato 4 per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. Le classi energetiche vengono definite: - per la climatizzazione invernale, in base alla situazione climatica del luogo dove l’edificio è realizzato ed al suo rapporto di forma (S/V) parametrandoli ai valori limite definiti dal D.Lgs 192/05 a far data dal gennaio 2010; - per l’acqua calda sanitaria, in base ai valori delle norme tecniche nazionali. Le classi migliori (A,B e C) sono legate ad una riduzione di fabbisogno di energia dovuta all’utilizzo di fonti rinnovabili. 42 come indicato nel paragrato 7 dell’allegato A delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, di cui al Decreto 26 giugno 2009. 202 203 La classe energetica globale dell’edificio è l’etichetta di efficienza energetica attribuita all’edificio sulla base di un intervallo convenzionale di riferimento all’interno del quale si colloca la sua prestazione energetica complessiva. La classe energetica è contrassegnata da una lettera. Possono coesistere delle maggiori specificazioni all’interno della stessa classe (a titolo esemplificativo classe B, B+). Le classe energetica globale dell’edificio comprende sottoclassi rappresentative dei singoli servizi energetici certificati: riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria e illuminazione. Per la classificazione della prestazione relativa al servizio di climatizzazione invernale, tenendo conto dell’evoluzione normativa (che prevede nuovi requisiti minimi concernenti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 1 gennaio 2008 e dal 1 gennaio 2010), è stato posto il requisito minimo fissato a partire dal 2010 quale limite di separazione tra le classi C e D (soglia di riferimento legislativo). In considerazione del livello medio di efficienza del parco immobiliare nazionale e soprattutto per stimolare interventi di riqualificazione diffusi, che possano concretizzarsi agevolmente in passaggi di classe, si è ritenuto opportuno, avere a disposizione un congruo numero di classi, soprattutto al di sopra della soglia di riferimento legislativo. A tali esigenze si è risposto con classi identificate dalle lettere dalla A alla G, nel senso di efficienza decrescente, con l’introduzione di una classe A+ (relativamente alla prestazione globale e a quelle concernenti la climatizzazione invernale ed estiva). 8.2 La Classificazione Energetica La scelta del sistema di classificazione degli edifici in base alle loro prestazioni energetiche, pur nella sua inevitabile convenzionalità, rappresenta certamente un aspetto importante per l’efficacia, la correttezza e chiarezza delle informazioni fornite ai cittadini. A tal fine, nelle linee guida nazionali, si è ritenuto opportuno che il certificato energetico esprima il confronto della prestazione energetica globale propria dell’edificio: EPgl= EPi + EPacs + EPe + EPill (1) indici prestazionali: EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale; EPacs: indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria; Epe: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva; EPill: è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale. 204 con “n” classi di riferimento, i cui limiti inferiori sono stati determinati attraverso la seguente espressione: EPgl (CLASSE)n = K1n EPiL (2010)+ EPacsn + K2n EPeL + EPilln (2) dove: K1n e K2n sono dei parametri adimensionali; EPiL (2010) è il limite massimo ammissibile dell’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale in vigore a partire dal 1 gennaio 2010. Bisogna tenere presente che il certificato energetico esprime il confronto della prestazione energetica globale EPgl con le classi di riferimento proprie della località in cui è situato l’edificio. La classificazione infatti tiene conto dell’indice di prestazione energetica limite previsto dal DLgs 192/05 e relative modifiche (Dlgs 311/06 e DPR 59/09), applicando delle percentuali Kn. Siccome nell’allegato C del DLgs 192/05 sono riportati i valori di EP limite in funzione dei GradiGiorno e S/V dell’edificio, anche la classificazione corrispondente dovra tenere conto di entrambi questi fattori. Come già detto al paragrafo 6, è stata avviata la certificazione energetica limitandola alla valutazione dell’indice di prestazione EP ai servizi di climatizzazione invernale e produzione di acqua calda sanitaria. In tal caso le precedenti espressioni (1) e (2) diventano rispettivamente: EPgl= EPi + EPacs (3) EPgl (CLASSE)n = K1n EPiL (2010)+ EPacsn (4) Nell’allegato 4 delle linee guida, sono riportate le scale delle classi energetiche per le prestazioni parziali e globale, questa ultima, indicata al punto 3 del predetto allegato, definita con l’espressione (4), con cui confrontare la prestazione energetica globale propria dell’edificio, calcolata con l’espressione (3). 8.3 Climatizzazione invernale dell’edificio EPi Il sistema di classificazione nazionale, relativo alla climatizzazione invernale, è quindi definito sulla base dei limiti massimi ammissibili del corrispondente indice di prestazione energetica in vigore a partire dal 1° gennaio 2010 (EPiL(2010)), di cui alle tabelle 1.3 e 2.3 dell’allegato C al decreto legislativo 192/2005, e parametrato al 205 rapporto di forma dell’edificio e ai gradi giorno della località dove lo stesso è ubicato. Il sistema di classificazione così definito garantisce: - la coerenza con le finalità di cui al paragrafo 1 delle linee guida; - la stessa classe a tutti gli edifici, anche di diversa tipologia, che rispettano i limiti del decreto legislativo (EPiL), in pari misura, ponendoli in maniera certa al di sopra della soglia di riferimento; - permette una politica energetica degli edifici basata su una corretta comunicazione ai cittadini, su incentivi e premialità, facilmente integrabili o cumulabili tra loro, a partire dal rispetto degli obblighi di legge e con l’utilizzo delle classi; - la coerenza tra la metodologia di calcolo dell’indice di prestazione energetica EPi e l’attribuzione della classe energetica. Nelle linee guida al punto 1 dell’allegato 4 è riportata la seguente scala di classi energetiche espressione della prestazione energetica per la climatizzazione invernale EPi. Tabella per la classificazione fabbisogno energetico EPi 0,25 0,50 0,75 1,00 1,25 1,75 EPiL EPiL EPiL EPiL EPiL EPiL (limite (limite (limite (limite (limite (limite 2010) 2010) 2010) 2010) 2010) 2010) CLASSE Ai + CLASSE Ai CLASSE Bi CLASSE Ci CLASSE Di CLASSE Ei CLASSE Fi CLASSE Gi ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ ≤ < < < < < < < ≥ 0,25 0,50 0,75 1,00 1,25 1,75 2,50 2,50 EPiL EPiL EPiL EPiL EPiL EPiL EPiL EPiL (limite (limite (limite (limite (limite (limite (limite (limite 2010) 2010) 2010) 2010) 2010) 2010) 2010) 2010) Al fine di fornire all’utente tutte le informazioni necessarie per individuare i provvedimenti atti migliorare le prestazioni energetiche, nell’attestato di certificazione devono essere riportati, oltre all’indice di prestazione energetica dell’edificio (energia primaria specifica), quelli relativi alle prestazioni parziali, quali il fabbisogno energetico dell’involucro e il rendimento medio stagionale dell’impianto. Si richiama l’attenzione sul fatto che nel costruire la scala di confronto, per gli edifici residenziali gli indici di prestazione sono espressi in kWh/m2 anno, mentre per residenze collettive o edifici non residenziali, i medesimi indici sono espressi in kWh/m3 anno. Nell’ambito di quanto disposto all’articolo 4 del presente decreto, nel contesto delle specifiche realtà regionali possono essere adottati altri sistemi di classificazione in 206 conformità all’articolo 7 della direttiva 2002/91/CE e dei principi generali fissati dal decreto legislativo. Ai fini di tutela degli interessi degli utenti, di cui al comma 1, dell’articolo 3 del presente decreto, è essenziale assicurare un livello di confrontabilità delle prestazioni degli edifici su tutto il territorio nazionale. La predetta confrontabilità è garantita dalla rappresentazione grafica, eventualmente aggiuntiva, di cui ai punti 3 (a cruscotto) e 4 (riferita alla qualità dell’involucro – raffrescamento), degli allegati 6 e 7 (certificati tipo) nelle linee guida. 8.4 Produzione di acqua calda sanitaria EPacs La prestazione energetica, rappresentata dal relativo indice per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici e sanitari (EPacs), in chilowattora per metro quadrato di superficie utile dell’edificio per anno (kWh/m2 anno), viene messa a confronto con una scala di valori costituenti le classi energetiche. Nelle linee guida al punto 2 dell’allegato 4 è riportata la seguente scala nazionale delle classi, espressione della prestazione energetica per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici e sanitari. Tabella per la classificazione fabbisogno energetico EPacs 2 9 kWh/m anno ≤ 12 kWh/m2 anno ≤ 18 kWh/m2 anno ≤ 21 kWh/m2 anno ≤ 24 kWh/m2 anno ≤ CLASSE Aacs CLASSE Bacs CLASSE Cacs CLASSE Dacs CLASSE Eacs CLASSE Facs CLASSE Gacs < 9 kWh/m2 anno < 12 kWh/m2 anno < 18 kWh/m2 anno < 21 kWh/m2 anno < 24 kWh/m2 anno < 30 kWh/m2 anno ≥ 30 kWh/m2 anno Alla luce di quanto sopra le linee guida nazionali, riconducono alla seguente classificazione dell’indice di prestazione energetica globale EPgl. Tabella per la classificazione prestazione energetica globale EPgl CLASSE Agl + < 0,25 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a 0,25 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a ≤ CLASSE Agl < 0,50 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a 0,50 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a ≤ CLASSE Bgl < 0,75 EPiL (lim.2010) + 12 kWh/m2 a 0,75 EPiL (lim.2010) + 12 kWh/m2 a ≤ CLASSE Cgl < 1,00 EPiL (lim.2010) + 18 kWh/m2 a 1,00 EPiL (lim.2010) + 18 kWh/m2 a ≤ CLASSE Dgl < 1,25 EPiL (lim.2010) + 21 kWh/m2 a 1,25 EPiL (lim.2010) + 21 kWh/m2 a ≤ CLASSE Egl < 1,75 EPiL (lim.2010) + 24 kWh/m2 a 1,75 EPiL (lim.2010) + 24 kWh/m2 a ≤ CLASSE Fgl < 2,50 EPiL (lim.2010) + 30 kWh/m2 a CLASSE Ggl ≥ 2,50 EPiL (lim.2010) + 30 kWh/m2 a 207 9. Il software DOCET Il DLgs 192/05 di attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa alle prestazioni energetiche degli edifici (EPBD) prevede, all’articolo 6 comma 9, la definizione di metodi semplificati per la certificazione energetica, che minimizzino gli oneri per gli utenti. In questo contesto l’ITC-CNR e l’ENEA hanno comunemente definito e sviluppato una metodologia d’intervento e un software utilizzabile attraverso un’interfaccia semplificata che minimizza le richieste di dati quantitativi e il cui motore di calcolo è basato sul quadro normativo CEN definito a supporto della EPBD. Lo strumento si contraddistingue per l’elevata semplificazione dei dati in input e la ripetibilità delle analisi, senza tuttavia rinunciare all’accuratezza del risultato. La procedura elaborata consente di effettuare un’analisi dei diversi fabbisogni di energia sia per l’intero edificio che per un solo appartamento. Inoltre la struttura complessiva dello strumento, suddivisa in moduli di calcolo (“energia netta”, “energia fornita”, “energia primaria”, “certificazione energetica” e “raccomandazioni”), è stata studiata e sviluppata secondo criteri di semplicità, chiarezza e intuitività. Le Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica degli Edifici, articolo 5.2, prevedono che il software DOCET possa essere utilizzato per il calcolo degli indici di prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale (EPi) e per la produzione dell’acqua calda sanitaria (EPACS) “[…] per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali, regionali o locali[...]” . in quest’ottica lo strumento è stato aggiornato alle UNI TS 11300-1/2 come previsto dalle suddette Linee Guida all’articolo 5.1. Tutti i dati qualitativi introdotti sulla base della documentazione a disposizione e di un audit energetico minimo, e quelli non introdotti, vengono definiti quantitativamente in modo automatico dallo strumento. DOCET nasce dalla ricerca di approcci semplificati per facilitare l’inserimento dei dati da parte di utenti anche senza specifiche competenze, definendo un’interfaccia che consente di qualificare dal punto di vista energetico edifici esistenti, in modo semplice e riproducibile. Lo strumento infatti si contraddistingue per l’elevata semplificazione dei dati in input e la riproducibilità delle analisi, senza tuttavia rinunciare all’accuratezza del risultato. 208 La nuova versione consente di definire geometrie anche complesse modificando, qualora l’utente lo ritenga necessario, i dati precalcolati di DOCET, come riportato nella successiva schermata. DOCET viene classificato secondo la dicitura, di cui all’Allegato A, paragrafo 4 al punto 2: “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio o standard”, che prevede la valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso ricavati da indagini svolte direttamente sull’edificio esistente, per analogia costruttiva con altri edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali. La nuova versione del software contempla le seguenti caratteristiche: a. aggiornamento della procedura di calcolo per la determinazione dell’energia primaria per la climatizzazione invernale; b. calcolo dell’energia termica per il condizionamento estivo; c. esportazione dei dati giornalieri per per il calcolo dell’energia termica per il condizionamento estivo; d. certificazione energetica prevista dalle Linee Guida Nazionali (DM 26/06/09); e. stampa degli Attestati di Certificazione e Qualificazione Energetica in accordo ai formati contenuti nelle linee Guida Nazionali; f. aggiornamento delle raccomandazioni. Aver semplificato il processo di certificazione, agendo sull’interfaccia utente pur mantenendo un “motore di calcolo” dettagliato, ha consentito di ottenere risultati confrontabili rispetto ad altri strumenti che fanno riferimento al medesimo approccio analitico. 209 DOCET calcola i seguenti indicatori prestazionali: - Fabbisogno di energia netta per riscaldamento (Epi,invol), raffrescamento (Epe,invol); - Fabbisogno di energia fornita per riscaldamento, acqua calda sanitaria e ausiliari elettrici; - Indice di energia primaria per riscaldamento (EPi), per acqua calda sanitaria (EPacs) e globale (Epgl); - Quantità di CO2 prodotta; - Risparmio economico ottenibile e tempo di ritorno semplice degli investimenti ipotizzati; - Classe energetica (da G ad A+). Le semplificazioni introdotte sono finalizzate a far partecipare direttamente e consapevolmente l’utente finale al processo di certificazione anche per stimolare una successiva diagnosi energetica più approfondita con strumenti che consentano una maggiore dettaglio delle analisi al fine di decidere eventuali interventi di riqualificazione energetica sulla base di indicatori prestazionali consistenti. Lo strumento è inoltre in grado di valutare il contributo dell’applicazione di collettori solari e pannelli fotovoltaici. Gli output relativi agli Attestati di Certificazione e Qualificazione Energetica sono quelli contenuti nelle Linee Guida nazionali per la certificazione energetica. Un’ulteriore peculiarità di DOCET si trova nelle Raccomandazioni. Nell’ultima sezione del software è possibile definire i miglioramenti, in termini prestazionali, 210 dell'edificio secondo i requisiti minimi al 2010 dei valori di trasmittanza termica e rendimento globale medio stagionale riportati nell'Allegato C del decreto legislativo 311/06. Lo strumento infine offre due ulteriori tipologie di analisi: Analisi parametrica: La prima analisi consente di determinare l'andamento del fabbisogno di riscaldamento (EPi,invol) e di raffrescamento (EPe,invol) al variare di una trasmittanza termica (espressa in % sul valore reale) corrispondente ad una sola tipologia di elemento di involucro tra quelle richieste (Pareti vericali, Copertura, Pavimento o Serramenti). Analisi di sensibilità: La seconda analisi permette di individuare i parametri più sensibili, tra quelli possibili (trasmittanza termica pareti verticali, copertura, terreno e serramenti, fattore solare degli elementi trasparenti e rendimento globale medio stagionale), e confrontarli in un diagramma con scala da 1 a 100. I valori più elevati corrispondono ad una elevata priorità di intervento. 211 Si ricorda, infatti, che l’approccio alla certificazione è totalmente differente da quello della progettazione o della diagnosi energetica che, tra l’altro, necessitano di strumenti dettagliati. Il nuovo software DOCET, disponibile gratuitamente in rete da novembre 2009, é finalizzato alla certificazione energetica degli edifici esistenti con destinazione d’uso residenziale, mediante metodo di calcolo da rilievo sull’edificio, con superficie utile inferiore a 3000m2. In base alle Linee Guida di recente emanazione CNR ed ENEA non sono tenuti ad emettere alcuna dichiarazione di conformità per la certificazione del software DOCET; tale software infatti è già riconosciuto dal DM 26 giugno 2009 come metodo di riferimento nazionale per la certificazione energetica secondo metodo semplificato (Allegato A, paragrafo 5.2, punto 2): “[…] In merito alla metodologia di cui al punto 2ii del paragrafo 4, per il calcolo degli indici di prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale (EPi) e per la produzione dell’acqua calda sanitaria (EPacs), si fa riferimento al metodo di calcolo DOCET, predisposto da CNR ed ENEA, sulla base delle norme tecniche di cui al paragrafo 5.1, il cui software applicativo è disponibile sui siti internet del CNR e dell’ENEA. […] ” In base alle Linee Guida, CNR e ENEA definiscono le procedure di verifica e dichiarazione di software commerciali (Allegato A, paragrafo 5): “[…]Gli strumenti di calcolo applicativi dei metodi di riferimento nazionali (software commerciali) devono garantire che i valori degli indici di prestazione energetica, calcolati attraverso il loro utilizzo, abbiano uno scostamento massimo di più o meno il 5% rispetto ai corrispondenti parametri determinati con l’applicazione dei pertinenti riferimenti nazionali. La predetta garanzia è fornita attraverso una verifica e dichiarazione resa da: - CTI ed UNI per gli strumenti che hanno come riferimento i metodi di cui al paragrafo 5.1 e 5.2, punto 1; - CNR, ENEA per gli strumenti che hanno come riferimento i metodi di cui al paragrafo 5.2, punti 2 e 3. […] ” che si riferiscono ai metodi di cui al paragrafo 5.2, punti 2 e 3, in merito alla metodologia di cui al punto 2ii e 2iii del paragrafo 4. E’ stato reso disponibile un manuale che fornisce le informazioni necessarie per un corretto uso del software riducendo al minimo le interpretazioni soggettive dell’utente. In questo modo si vuole garantire analisi oggettive e una migliore riproducibilità e comparabilità dei risultati. 212 10. La Certificazione Energetica La legge, al riguardo, prevedeva due diversi "attestati" al fine della "certificazione energetica": - l’attestato di qualificazione energetica (AQE), chiamato a svolgere il ruolo di strumento di controllo successivo del rispetto, in fase di costruzione o ristrutturazione degli edifici, delle prescrizioni volte a migliorarne le prestazioni energetiche (art. 8 comma secondo); - l'attestato di certificazione energetica (ACE), chiamato a svolgere il ruolo di strumento di "informazione" dell'acquirente o del conduttore (art. 6 commi terzo e quarto) circa la prestazione energetica ed il grado di efficienza energetica degli edifici; I due attestati si distinguevano, oltre che per le diverse "funzioni", anche per quanto riguarda le caratteristiche del "certificatore": infatti mentre l'attestato di qualificazione energetica può essere predisposto ed asseverato da un professionista abilitato alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio "non necessariamente estraneo alla proprietà e quindi non necessariamente “terzo”, l’attestato di certificazione energetica era rilasciato da "esperti" o "organismi" "terzi", dei quale dovevano essere garantiti "la qualificazione e l'indipendenza". La certificazione ACE va richiesta, a proprie spese, dal titolare del titolo abilitativo a costruire, comunque denominato, o dal proprietario, o dal detentore dell’immobile, ai Soggetti certificatori riconosciuti. La procedura di certificazione energetica degli edifici comprende il complesso di operazioni svolte dai soggetti certificatori ed in particolare: 1. l’esecuzione di una diagnosi, o di una verifica di progetto, finalizzata alla determinazione della prestazione energetica dell’immobile e all’individuazione degli interventi di riqualificazione energetica che risultano economicamente convenienti: a. Il reperimento dei dati di ingresso, relativamente alle caratteristiche climatiche della località, alle caratteristiche dell’utenza, all’uso energetico dell’edificio e alle specifiche caratteristiche dell’edificio e degli impianti, avvalendosi, in primo luogo dell’attestato di qualificazione energetica; b. La determinazione della prestazione energetica mediante applicazione di appropriata metodologia, secondo quanto indicato ai precedenti paragrafi, relativamente a tutti gli usi energetici, espressi in base agli indici di prestazione energetica EP totale e parziali; 213 c. L’individuazione delle opportunità di intervento per il miglioramento della prestazione energetica in relazione alle soluzioni tecniche proponibili, ai rapporti costi-benefici e ai tempi di ritorno degli investimenti necessari a realizzarle; 2. La classificazione dell’edificio in funzione degli indici di prestazione energetica di cui alla lettera b), del punto 1, e il suo confronto con i limiti di legge e le potenzialità di miglioramento in relazione agli interventi di riqualificazione individuati; 3. Il rilascio dell’attestato di certificazione energetica (ACE). In tutti gli altri casi di trasferimento di immobili esistenti permane l’obbligo di dotare l’immobile dell’attestato di qualificazione energetica (AQE). I costruttori contestualmente alla consegna degli immobili devono dare ai proprietari l’Attestato di certificazione energetica in originale. Per i nuovi edifici43 e quelli esistenti con superficie utile superiore a 1.000 m2 sottoposti ad integrale ristrutturazione ovvero a demolizione e ricostruzione o ad ampliamento con volume maggiore del 20 %, la nomina del soggetto certificatore avviene prima dell’inizio dei lavori, in quanto è obbligatorio ottenere l’attestato di certificazione energetica. L’Attestato di certificazione energetica deve essere depositato presso il comune da parte del direttore dei lavori contestualmente alla dichiarazione di fine lavori. Nel caso in cui fossero presenti, a livello regionale o locale, incentivi legati alla qualità energetica dell’edificio (bonus volumetrici, ecc.), la richiesta dell’attestato di certificazione energetica può essere resa obbligatoria prima del deposito della richiesta di Permesso di Costruire. Entro i quindici giorni successivi alla consegna al richiedente dell’attestato di certificazione energetica, il soggetto certificatore trasmette copia del certificato alla Regione o Provincia autonoma competente per territorio. Le condizioni e le modalità attraverso cui e stata effettuata la valutazione della prestazione energetica di un edificio o di una unita immobiliare viene indicata esplicitamente nel relativo attestato, anche ai fini della determinazione delle conseguenti responsabilità. L’ ACE ha una validità temporale massima di anni 10 che resta confermata solo se sono rispettate le prescrizioni normative che riguardano le operazioni di controllo di efficienza energetica, degli impianti di climatizzazione asserviti agli edifici. 43 per nuovi edifici il Decreto 192/2005 intende quelli per cui la presentazione della richiesta del permesso di costruire, o denuncia di inizio attività, sia stata presentata dopo l'8 ottobre 2005. 214 Nel caso di mancato rispetto delle disposizioni l'attestato di certificazione decade il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica. Per gli edifici di superficie utile inferiore o uguale a 1000 m2 e ai soli fini di cui al comma 1bis, dell’articolo 6, del decreto legislativo, il proprietario dell’edificio può scegliere di ottemperare agli obblighi di legge attraverso una sua dichiarazione in cui afferma che: - l’edificio è di classe energetica G; - i costi per la gestione energetica dell’edificio sono molto alti. Sarebbe quindi del tutto logico che l’acquirente di un appartamento chiedesse non solo il prezzo, ma anche quanto consuma e quali siano i costi di manutenzione. È esattamente qui che si inserisce l’utilità dell’ Attestato di Certificazione Energetica. La certificazione energetica, in effetti, se scrupolosamente eseguita nelle varie fasi (progettazione, costruzione e gestione dell’immobile) è uno strumento potente e decisivo per la trasparenza del mercato immobiliare e per la sensibilizzazione dei cittadini al risparmio. L’ACE è molto più della mera attribuzione di una classe di efficienza a un edificio (formalmente per la durata di 10 anni) in funzione del suo consumo. Esso è l’atto finale di un processo che comincia al momento del progetto ed è capace di indurre una politica energetica globale. Partire con la certificazione in fase di progettazione è fondamentale: significa agire tempestivamente, in virtù di suggerimenti dati, per evitare o correggere alcuni parametri del progetto qualora si riscontrasse che gli obiettivi del progetto non siano raggiunti. Una volta eseguita la diagnosi energetica, al fine di rendere “efficiente” l'immobile, si dovrà verificare se gli interventi prospettati rendano l'iniziativa conveniente sia dal punto di vista del risparmio energetico che di quello economico, considerando, al contempo, i tempi di ammortamento del relativo investimento e la durata media delle medesime opere. Decise le strategie da attuare e quindi redatto il progetto esecutivo, il controllo in fase di costruzione (conformità dei materiali e corretta posa in opera) diventa imprescindibile. È chiaro che se l’edificio è già stato realizzato o ristrutturato e il “certificatore” arriva a opera conclusa la cosa è inutile e perde completamente di significato. 215 È bene sottolineare che l’ACE non deve garantire la “prescrizione” ma la “prestazione” in relazione alla durabilità dell’immobile, garantendo il valore globale in relazione al costo di esercizio. Negli allegati n. 5, 6 e 7 delle Linee Guida nazionali sono riportati i nuovi modelli degli Attestati di Certificazione e Qualificazione energetica con la rappresentazione “a cruscotto” delle classi energetiche 10.1 I soggetti certificatori Le Linee Guida non stabiliscono alcunché in relazione alla definizione dei Soggetti certificatori. Ai sensi dell’art. 4 co. 1 lett. c d.lgs. 192/2005, un tale compito resta affidato a successivi decreti presidenziali che definiranno i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l'ispezione degli impianti di climatizzazione. In attesa di tali decreti, nelle regioni che non hanno legiferato in materia energetica ovvero che hanno legiferato ma la normativa è ancora in attesa di attuazione, si ritiene debba essere applicata la normativa nazionale ed in particolare quanto previsto dal comma 6 dell'art. 18 del d.lgs. 30 maggio 2008, n. 115. Esso ha disposto che ai fini di dare piena attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, nelle more dell'emanazione dei decreti di cui all'articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c), del medesimo decreto legislativo e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti, si applica l'allegato III del decreto 115. Il punto 2 del predetto allegato III definisce i soggetti abilitati alla certificazione energetica degli edifici; così recita:"Si definisce tecnico abilitato un tecnico operante sia in veste di dipendente di enti ed organismi pubblici o di società di servizi pubbliche o private (comprese le società di ingegneria) che di professionista libero od associato, iscritto ai relativi ordini e collegi professionali, ed abilitato all'esercizio della professione relativa alla progettazione di edifici ed impianti, asserviti agli edifici stessi, nell'ambito delle competenze ad esso attribuite dalla legislazione vigente. Il tecnico abilitato opera quindi all'interno delle proprie competenze. Ove il tecnico non sia competente nei campi sopra citati (o nel caso che alcuni di essi esulino dal proprio ambito di competenza), egli deve operare in collaborazione con altro tecnico abilitato in modo che il gruppo costituito copra tutti gli ambiti professionali su cui è richiesta la competenza. 216 Ai soli fini della certificazione energetica, sono tecnici abilitati anche i soggetti in possesso di titoli di studio tecnico scientifici, individuati in ambito territoriale da regioni e province autonome, e abilitati dalle predette amministrazioni a seguito di specifici corsi di formazione per la certificazione energetica degli edifici con superamento di esami finali. I predetti corsi ed esami sono svolti direttamente da regioni e province autonome o autorizzati dalle stesse amministrazioni”(comma 2). Al comma 3 del predetto punto 2 allegato III si dispone che: "Ai fini di assicurare indipendenza ed imparzialità di giudizio dei soggetti certificatori di cui al punto 1, i tecnici abilitati, all'atto di sottoscrizione dell'attestato di certificazione energetica, dichiarano: a. Nel caso di certificazione di edifici di nuova costruzione, l'assenza di conflitto di interessi, tra l'altro espressa attraverso il non coinvolgimento diretto o indiretto nel processo di progettazione e realizzazione dell'edificio da certificare o con i produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai vantaggi che possano derivarne al richiedente; b. Nel caso di certificazione di edifici esistenti, l'assenza di conflitto di interessi, ovvero di non coinvolgimento diretto o indiretto con i produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai vantaggi che possano derivarne al richiedente". Si precisa poi al comma 4 del predetto allegato III che: "Qualora il tecnico abilitato sia dipendente od operi per conto di enti pubblici ovvero di organismi di diritto pubblico operanti nel settore dell'energia e dell'edilizia, il requisito di indipendenza di cui al punto 3 è da intendersi superato dalle stesse finalità istituzionali di perseguimento di obiettivi di interesse pubblico proprie di tali enti ed organismi". 217 218 Parte Sesta Un’applicazione sperimentale: valutazione degli effetti del regolamento energetico di Arzignano 219 220 2. Introduzione In Italia la maggioranza dei regolamenti edilizi comunali che disciplinato l’attività edilizia nei comuni sembrano essere rimasti estranei alle tematiche della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. Molto spesso nei regolamenti edilizi ci si è limitati a disciplinare aspetti igienico sanitari, di densità edilizia, di parametri volumetrici, di altezze e ornato senza richiedere minimi parametri prestazionali di efficienza da parte degli edifici. Oggi i temi della qualità urbana, dell’edilizia e dell’efficienza energetica molto spesso confliggono con la rigidità imposta da molti regolamenti edilizi che possiedono ancora evidenti limiti concettuali e normativi. Le Corbusier nel saggio ”Manière de pensar l’urbanisme” del 1963 affermava: “Occorre dare una casa a tutti francesi, assicurare loro (sempre sul piano tecnico, al quale ci atteniamo) un minimo confort compatibile col progresso tecnico del nostro tempo. E’ un problema che non è ancora stato affrontato seriamente e sappiamo già per esperienza che i procedimenti tradizionali non sono in grado di risolverlo. Bisogna razionalizzare la costruzione, industrializzare l’edilizia, metterla insomma sotto il dominio della macchina: sarà questa l’opera dell’esperto, l’opera che l’avvenire si attende dall’esecutore, dall’impresa. Avremo gli uomini, avremo i materiali, costruiremo le macchine: i tecnici garantiranno infatti che la soluzione tecnica ed economica del problema esiste, e che sarà trovata se si daranno i mezzi. Questa realizzazione tecnica dovrà fondarsi su un piano di studi e ricerche di cui si possono tracciare fin d’ora le linee principali44”. La sostenibilità nell’edilizia è una materia in continua evoluzione: ha bisogno di essere regolamentata in modo flessibile e al passo con i tempi. La qualità del vivere è strettamente legata al rapporto che si instaura tra l’uomo, la sua abitazione e l’ambiente; il confort abitativo viene favorito quando sono applicate metodologie costruttive con criteri di sostenibilità ambientale: è stato ampliamente dimostrato che il benessere del singolo individuo sia intimamente legato al benessere della comunità. 44 Le Corbusier, Manière de pensar l’urbanisme, Paris 1963 - Maniera di pensare l’urbanistica, Universale Editori Laterza, Roma 1981. 221 Il lavoro da svolgere nelle città per renderle meno insostenibili è straordinariamente faticoso, tuttavia partecipazione presenta una grande opportunità di coinvolgimento e della gente. Il ruolo delle comunità locali e quindi delle amministrazioni locali può divenire sempre più significativo e importante. Infatti per costruire città sostenibili è necessario partire dalla gente rendendola protagonista diretta delle decisioni progettuali. Generalmente i regolamenti edilizi legano il sistema di controllo della qualità edilizia a caratteri esclusivamente conformativi e prescrittivi quali le dimensioni di volumi, di altezze e di superfici. Come si è illustrato nei capitoli precedenti, a seguito delle recenti disposizioni legislative vi sono una serie di regole, cogenti o facoltative che possono incentivare il raggiungimento di superiori livelli prestazionali da parte degli organismi edilizi dal punto di vista energetico e ambientale. L’obiettivo di passare da parametri numerici a valutazioni sulle prestazioni è sempre più condiviso. Se i regolamenti edilizi vogliono diventare strumenti per il buon costruire devono esplicitare come farlo e proporre obiettivi energetici plausibili e realizzabili nell’immediato. Indispensabile diventa programmazione e il coinvolgimento revisione dei nuovi degli attori regolamenti. locali nell’attività Innanzitutto di bisogna sensibilizzare cittadini, committenti, progettisti ed imprese all’attuazione di sistemi costruttivi energicamente efficienti. In sostanza bisogna sempre legare la norma al contesto per rendere partecipi gli attori locali delle nuove politiche di risparmio energetico. 2. Le iniziative della Regione Veneto per l’Edilizia sostenibile. In Veneto un primo passo verso la promozione di edifici con maggiore inerzia termica era stato compiuto con l’emanazione della legge regionale n. 21/1996 La successiva legge regionale n. 4 del 9 marzo 2007, “Iniziative ed interventi regionali a favore dell’edilizia sostenibile” è stata tra le prime norme regionali ad affrontare, in maniera organica, l’introduzione nella pratica edilizia dei principi costruttivi dell’edilizia sostenibile; tale pratica è intesa come osservanza di teorie progettuali che fondano l’ideazione e la realizzazione del manufatto edilizio su principi di compatibilità dello stesso con l’ambiente e su quelli di miglioramento della qualità della vita umana. 222 Il provvedimento, che non detta norme vincolanti per le costruzioni, necessita di strumenti di supporto per poter diffondere le nuove pratiche edificatorie che, concorrono al miglioramento della vita umana in particolare in termini di igiene, sicurezza e risparmio energetico. La legge prevede la possibilità di attivare incentivi, da quelli di tipo contributivo nei confronti di committenti e costruttori che realizzano edilizia sostenibile, ai cosiddetti “sconti urbanistici” in termini di maggiori volumetrie, riduzioni nelle imposizioni tributarie, fino ad arrivare alla promozione delle nuove pratiche mediante concorsi di idee o alla formazione professionale degli addetti. Con deliberazione della Giunta Regionale n. 2063 del 7 luglio 2009 è stato emanato il provvedimento per “l’aggiornamento e semplificazione operativa delle linee guida in materia di edilizia sostenibile e definizione delle modalità di attuazione dell’intervento finanziario della Regione”. A seguito di ciò, la Regione Veneto assegna, mediante l’adozione di specifici bandi, contributi destinati alla realizzazione di interventi di costruzione o ristrutturazione aventi carattere di sostenibilità”. Ulteriore novità del 2009 è il “Piano Casa”, emanato con la legge regionale 8 luglio 2009, n. 14 “Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per favorire l’utilizzo dell’edilizia sostenibile….”; questo piano può essere considerato tra l’altro un utile strumento per diffondere e praticare la nobile pratica del costruire “sano”. I meccanismi premianti del “Piano Casa” del Veneto sono finalizzati ad incentivare la bioedilizia e l’utilizzo di fonti rinnovabili, senza impiego di nuove risorse territoriali, senza modificare la destinazione urbanistica dei suoli e nel rispetto di un quadro di tutele generali (centri storici, edifici con vincolo monumentale, edifici tutelati dal PRG, ecc..) che i comuni potranno estendere sulla base delle specificità locali. In particolare, per quanto riguarda gli incentivi rivolti allo sviluppo dell’edilizia sostenibile, la legge prevede, per gli interventi di ampliamento del 20 %, una quota aggiuntiva del 10 % nel caso di utilizzo di fonti di energia rinnovabili e, relativamente a quelli di sostituzione edilizia, un premio volumetrico proporzionale al livello qualitativo dell’intervento sulla base di criteri e requisiti tecnici stabiliti in materia di bioedilizia. Per valutare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti e le relative potenzialità di miglioramento, è interessante rilevare che, secondo i dati Istat aggiornati al 2001, il 19,2% del patrimonio immobiliare italiano è edilizia storica (costruita prima del 1919), il 12,3% è stato costruito tra il 1919 e il 1945, il 50% tra il 1946 e il 1981, l’11,5% dal 1982 al 1991 e il 7% dopo il 1991. 223 La possibilità di realizzare ampliamenti in deroga alle disposizioni locali, fino ad un massimo del 40% in termini di volume per gli edifici residenziali (purchè realizzati secondo le linee guida della Legge regionale 4/2007) è un incentivo appetibile in termini di convenienza economica, ed inoltre consente un’edificazione nel massimo rispetto delle regole ambientali. La Regione del Veneto, già dal 2007, aveva infatti approvato le linee guida che contengono un sistema di valutazione energeticoambientale che “misura” la sostenibilità dell’edilizia residenziale. Il sistema di valutazione veneto di sostenibilità ambientale, come si è illustrato nei capitoli precedenti, è derivato dal Protocollo Itaca. L’aggiornamento del sistema di valutazione, già approvato con D.G.R. Veneto n. 2063/2009, è operato attraverso un software dedicato che consente al progettista, previa immissione dei parametri dell’edificio, rapide valutazioni sul suo grado di sostenibilità e di conseguenza, secondo una progressione lineare, la valutazione dell’incremento di volume assentibile fino al 40% dell’esistente. Con la nuova legge “Piano Casa”, la Regione Veneto ha sostanzialmente anticipato e reso immediatamente efficace, attraverso misure di natura economica, l’applicazione di principi ed indirizzi che da tempo sono stati assunti all’interno dei nuovi Piani di Assetto del Territorio quali elementi qualificati e condivisi nelle azioni rivolte alla riqualificazione dei tessuti consolidati, secondo una coerente traduzione operativa e strategica degli obiettivi di sviluppo sostenibile e durevole indicati dalla vigente legge urbanistica regionale n. 11/2004. 3. Efficienza energetica e sostenibilità nei regolamenti edilizi comunali Nel recente rapporto ON-RE 2009 per l’innovazione energetica nei regolamenti comunali viene illustrato lo stato dell’opera. In particolare, dall’analisi svolta sui Regolamenti Edilizi Comunali sono emersi 557 Comuni nei quali si sono introdotte innovazioni che riguardano l’energia e la sostenibilità; tra i Comuni analizzati figura anche Arzignano. Nell’edizione 2009 del Rapporto sono stati utilizzati alcuni parametri per approfondire i temi più significativi: gli aspetti considerati sono l’isolamento termico, le tecnologie per migliorare l’efficienza energetica degli impianti, il ricorso alle fonti rinnovabili, il recupero delle acque piovane e il risparmio idrico, l’uso di materiali da costruzione riciclabili e/o locali e l’orientamento corretto dell’edificio. Per ogni parametro si è verificato, nei regolamenti edilizi, se l’indicazione fosse un 224 obbligo, se prevedesse un incentivo ma senza obblighi o se fosse semplicemente promossa. Gli incentivi riscontrati si possono distinguere in tre principali tipologie: la prima è quella relativa agli sconti sugli oneri di urbanizzazione; la seconda riguarda premi volumetrici, che si concretizzano riconoscendo il miglioramento delle prestazioni energetiche: si concede un ampliamento dell’edificio che non andrà calcolato come superficie utile; la terza tipologia di incentivi è quella del finanziamento diretto attraverso bandi riferiti ad alcune tipologie particolari di intervento. La diffusione geografica dei 557 Comuni è messa in evidenza nella Figura che segue. La nota positiva riguarda la presenza di Comuni di tutte le aree del Paese, anche se si registra una maggiore concentrazione nelle Regioni del Centro-Nord, e in particolare in Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. Fonte: Cresme Ricerche Spa – Legambiente 225 Anche in Veneto, Piemonte, Lazio, Marche e Puglia si registrano esperienze significative riguardo la presenza di Regolamenti Edilizi attenti alla sostenibilità. Nelle Regioni insulari, cioè in Sardegna e Sicilia, iniziano ad avviarsi processi importanti, anche se limitati ancora a pochi Comuni, che potrebbero presto portare altre realtà alla realizzazione di Regolamenti Edilizi orientati all’efficienza energetica, come nel caso di Sassari. 3.1 Isolamento termico Il tema dell’isolamento termico è tra i punti fondamentali da affrontare per il contenimento dei consumi energetici delle abitazioni. Dalla ricerca ON-RE 2009, condotta da Cresme e Legambiente, emerge che in 432 Comuni su 557 sono previsti obblighi, promozione e/o incentivi sull’isolamento termico degli edifici, ed anche il ricorso a tetti verdi e a serramenti ad alta efficienza. Una nota estremamente positiva riguarda 11 Comuni della Provincia di Lecco, in cui vige l’obbligo, nel caso di realizzazione di nuovi edifici, di creare una copertura a tetto verde per almeno il 30% della superficie. In 17 Comuni italiani viene imposto un limite di trasmittanza delle pareti esterne massimo; questo valore, che è ancora in larga parte del Paese il riferimento nazionale in materia. esprime la capacità isolante dell’involucro dell’edificio e ha come riferimento la Legge 10/1991. I limiti imposti con i regolamenti edilizi arrivano fino a valori di 0,30 W/m2 K. E’ interessante il caso dei Comuni di Udine e Tavagnacco (UD), i quali impongono un limite di 0,34 W/m2 K perché vanno oltre quanto previsto dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che si ferma a una semplice promozione del risparmio energetico. Infine in 123 Comuni vige invece l’obbligo, per i nuovi edifici, di installare i doppi vetri per migliorare le prestazioni di isolamento igrotermico. 3.2 Utilizzo di fonti Rinnovabili La Legge 27.12.2006, n. 296 (Finanziaria 2007) all’articolo 1, comma 350, introduce l’obbligo, ai fini del rilascio del permesso di costruire, di installare pannelli fotovoltaici negli edifici di nuova costruzione per la produzione di energia elettrica. In modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 0,2 kW per ciascuna unità abitativa. 226 La Legge 24.12.2007 n. 244 (Finanziaria 2008) dal primo gennaio del 2009, introduceva l'obbligatorietà per gli edifici di nuova costruzione di integrare gli "impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” per una produzione energetica di almeno 1 kW per ciascuna unità abitativa, "compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell'intervento", e per i fabbricati industriali, "di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati", una produzione energetica minima di 5 kW; A seguito del D.L. 30.12.2008 n.207 (milleproroghe), convertito nella legge 27.2.2009 n.14 (GU n. 49 del 28-2-2009) all’art.29.1 octies, a livello nazionale l'obbligatorietà per gli edifici di nuova costruzione di integrare gli "impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” è stata rinviata al primo gennaio 2010. 2009 - Aree in Italia con obbligo del solare fotovoltaico Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente 227 Molto spesso la presentazione di proposte progettuali finalizzate ad installare “pannelli solari” su coperture di edifici ha posto rilevanti problematiche e criticità, originate dalla conflittualità tra l’innovazione tecnologica e la disciplina edilizio – urbanistica vigente in materia di tutela delle caratteristiche architettoniche e ambientali degli ambiti considerati. Ciò specialmente a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 30 maggio 2008, n. 115, che include l’installazione di alcuni tipi di “pannelli solari” tra gli interventi di manutenzione ordinaria disciplinati dal D.P.R. n. 380 del 2001. Molto spesso le norme del P.R.G. dei Comuni non disciplinano in modo dettagliato ed esaustivo le modalità di progettazione e installazione di impianti tecnologici a “pannelli solari e fotovoltaici”, pur essendo le stesse norme finalizzate a perseguire il mantenimento e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche degli edifici, dell’intorno e degli spazi liberi; tali norme prescrivono l’uso di materiali e tecnologie tradizionali comunque compatibili con i manufatti esistenti e con le caratteristiche ambientali. Per migliorare il governo del territorio, tutelare la coesistenza di valori paesaggistici, ambientali, storici, ed architettonici, tenere in adeguato conto processi evolutivi connessi agli sviluppi sociali ed economici, occorre dotarsi di strumenti non solo normativi e burocratici di mero controllo, ma anche e soprattutto di apporti culturali in grado di orientare le scelte strategiche e gli indirizzi della politica territoriale. Resta inteso che uno degli aspetti più importanti per la sostenibilità in edilizia è quella del ricorso alle fonti rinnovabili di energia: molti Comuni, negli ultimi anni, operando nel solco delle normative nazionali e regionali hanno adeguato i loro Regolamenti Edilizi introducendo l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici e solari termici. In particolare, nel Rapporto On-RE 2009, si evidenzia che sono 406 su 557 i Comuni che possiedono un Regolamento Edilizio che prevede l’obbligo, la promozione e degli incentivi per quanto riguarda l’uso di energie rinnovabili. In queste esperienze si parla di solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e di fotovoltaico per l’energia elettrica, ma in 35 Comuni vengono citate, in maniera quasi sempre promozionale e di applicazione volontaria, le biomasse per uso domestico (caldaie con cippato e pellets); si fa poi riferimento all’eolico in 28 di essi ma senza obblighi. Analogamente avviene per l’idroelettrico, con 11 Comuni che promuovono l’uso di questa fonte di energia rinnovabile. 228 Dei 406 Comuni che considerano le fonti rinnovabili, 135 sono quelli in cui è stato recepito nel Regolamento Edilizo l’obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per unità abitativa, mentre per 103 Comuni vige l’obbligo di 0,2 kW di fotovoltaico per unità abitativa; i Comuni con l’obbligo di installazione del solare termico sono 253. In aggiunta il Rapporto ON-RE 2009 ha rilevato i Comuni e le Regioni in cui vige l’obbligo di installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria (evidenziati nella figura successiva). Anche in questo caso gli obblighi possono avere requisiti minimi diversi, ma è importante sottolineare come le norme che obbligano il ricorso a questa tecnologia siano diffuse in più della metà del territorio nazionale. 2009 - Aree in Italia con obbligo del solare termico Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente 229 3.3 Utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica Il terzo aspetto considerato nella ricerca è costituito dall’utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica, che interessa 208 dei 557 Comuni totali; quindi circa il 37% delle Amministrazioni locali prevede incentivi, la promozione o l’obbligo di allacciamento ad una rete di teleriscaldamento, l’uso delle pompe di calore o il collegamento ad impianti di cogenerazione per il riscaldamento invernale e la climatizzazione estiva delle case. Dei 208 Comuni sono 115 quelli che impongono l’obbligo di allaccio al teleriscaldamento o l’uso di pompe di calore; in 45 viene espressamente richiesto nei Regolamenti Edilizi di utilizzare la rete di teleriscaldamento qualora la distanza sia inferiore ai 1000 metri. Il quadro che emerge rispetto al teleriscaldamento è quello di una tecnologia diffusa soprattutto, come è ovvio, al Nord ed in particolare in quelle Regioni - Lombardia ed Emilia Romagna - che possono già vantare una certa consuetudine nell’utilizzo di questo tipo di impianti. 3.4 Orientamento ed ombreggiatura L’attenzione all’orientamento degli edifici e alla protezione dal sole viene sempre più considerata come fondamentale per ridurre il fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento delle abitazioni: sono 277 i Regolamenti edilizi che contemplano il tema (con indicazioni che vanno dall’obbligo alla promozione) e nei quali l’indicazione consiste nell’orientare l’edificio abitativo lungo l’asse EstOvest, in modo da poter consentire una maggiore illuminazione naturale. In 8 Comuni vi è un esplicito divieto di costruire edifici o singole abitazioni con un unico affaccio verso Nord. Per quanto riguarda la schermatura delle superfici vetrate, in modo da impedire un eccessivo riscaldamento nei mesi estivi, in 7 Comuni vige l’obbligo di oscuramento per almeno il 70% delle superfici vetrate (Agrate Brianza (MB), Albiolo (CO), Casorate Primo (PV), Itri (LT), Parabiago (MI) e Vedano Olona (VA)), che aumenta all’80% in 18 Comuni: Bergamo, Capraia e Limite (LI), Castelfiorentino (FI), Castelfranco di Sotto (PI), Cerreto Guidi (FI), Certaldo (FI), Collegno (TO), Empoli (FI), Fucecchio (FI), Gambassi Terme (FI), Montatone (FI), Montelupo Fiorentino (FI), Montespertoli (FI), Montopoli Val d’Arno (PI), San Miniato (PI), Santa Croce sull’Arno (PI), Sarsina (FC), Vigonovo (VE) e Vinci (FI). 230 3.5 Materiali da costruzione locali e riciclabili. Uno degli aspetti a cui guardano molti dei regolamenti edilizi si riferisce all’origine dei materiali impiegati e al loro ciclo di vita; i Comuni che affrontano questo aspetto sono 266. Nello specifico sono 20 quelli che includono l’obbligo della provenienza locale dei materiali da costruzione o quello sulla loro riciclabilità. Nel Comune di Agrate Brianza (MB), si fa richiesta di impiegare almeno il 15% dei materiali con certificazione di qualità ambientale, mentre nel Comune di Rozzano (MI), vige l’obbligo di utilizzare almeno il 25% di materiali riciclati. In 21 Comuni incentivi sono erogati nel caso si usi una quota di materiali riciclabili per la realizzazione dell’edificio; tali incentivi consistono in uno sconto degli oneri di urbanizzazione. 3.6 Risparmio idrico e recupero acque meteoriche L’ultimo punto su cui ci si è soffermarti nel Rapporto ON-RE 2009 è quello delle risorse idriche. 358 Comuni nel nostro Paese inseriscono nel loro Regolamento Edilizio norme sul risparmio dell’acqua e sul recupero delle acque piovane per uso domestico; spesso viene anche promosso l’uso di contatori per l’acqua potabile allo scopo di favorire una diminuzione dei consumi e dei costi. L’obbligo di adottare soluzioni volte al risparmio della risorsa idrica è diffuso nella maggior parte dei Comuni individuati, anche se la loro distribuzione geografica è molto spesso limitata alle Regioni del centro-nord. In particolare 321 impongono il risparmio delle risorse idriche (attraverso riduttori di flusso e altre tecnologie) ed il recupero delle acque meteoriche per gli usi compatibili, mentre nei restanti 37 il requisito è volontario. A Brivio, Calco, Cernusco Lombardone, Imbersago, Lomagna, Merate, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio Inferiore e Verderio Superiore - tutti in Provincia di Lecco - viene richiesto, in modo obbligatorio, un risparmio idrico pari al 30% rispetto al valore di 250 litri al giorno per abitante; in aggiunta viene promosso, per gli edifici di nuova costruzione e nei casi di ristrutturazione, il recupero per usi compatibili e non potabili delle acque nere/grigie opportunamente trattate, limitando così lo scarico in rete. Il sistema prevede la predisposizione di idonei sistemi di pre-trattamento, pozzetto di ingresso, vasca di fitodepurazione impermeabile, pozzetto di uscita. 231 3.7 Analisi dei Regolamenti edilizi Rispetto al totale delle amministrazioni locali il numero di quelle considerate dal rapporto non sembra così rilevante (si tratta di quasi il 7 % del totale dei Comuni italiani). Tuttavia se il calcolo è effettuato sulla popolazione “amministrata”, il dato si fa notevolmente più interessante in quanto riguarda oltre 17 milioni di abitanti, pari al 29 % della popolazione del Paese. Si tratta quindi di un campione rappresentativo dell’attenzione che i governi stanno attribuendo alla questione del risparmio energetico e all’importanza condivisa che il patrimonio edilizio riveste in tale tema. Forse però la rilevanza di questa attività regolamentativa è ancora più percepibile attraverso la dimensione edilizia che essa va a condizionare: i quasi 560 documenti analizzati influenzano le strategie del risparmio energetico (passivo o attivo), nella costruzione nel 2009 e, nel solo comparto residenziale, la costruzione di 16.000 edifici residenziali per un complesso di circa 82.000 abitazioni. Considerando i periodi di formazione e di adozione di tali provvedimenti, ci troviamo a quantificare in circa 270.000 le abitazioni della nuova edilizia residenziale; tali abitazioni dal 2000 ad oggi, sono state realizzate con criteri obbligati o promossi dai Regolamenti Edilizi finora raccolti. La progressione cronologica della normativa comunale riflette sia la produzione normativa comunitaria e nazionale, sia la cultura di strati sempre più ampi della cittadinanza. A questo proposito si consideri che, in base ad una recente indagine del Cresme, il 79 % dei cittadini italiani intervistati ritiene che l’Amministrazione comunale sia la principale responsabile della regolamentazione in tema di risparmio energetico ed emissioni inquinanti, seguita dall’Amministrazione centrale (il 54% dei rispondenti). Fra la documentazione raccolta presso i Comuni, soltanto 66 Regolamenti Edilizi (il 12 % del totale) sono antecedenti al 2006. L’anno di svolta è da considerarsi il 2007 con ben 134 provvedimenti (il 31 %) seguito, con una leggera flessione della produzione normativa, dal 2008 e dal 2009 (quest’ultimo biennio rappresenta insieme quasi la metà della documentazione visionata). In ordine alle tematiche affrontate, quelle dell’isolamento, dell’orientamento e del risparmio idrico venivano affrontate già con i Regolamenti dei primi anni del 2000, anche se la grande crescita dell’attuazione si è verificata successivamente. 232 Più recenti, sono invece i provvedimenti che riguardano l’obbligo di ricorrere alle fonti rinnovabili: l’80 % sono prescrizioni che riguardano i regolamenti adottati nel triennio 2007-’09. Distribuzione dei Regolamenti esaminari per epoca di adozione Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente Le principali aree di efficienza trattate dai Regolamenti sono: a. Le norme volte all’obbligo dell’isolamento igrotermico dell’involucro edilizio, alla promozione della copertura verde e dello spessore delle pareti perimetrali: il 77% dei 557 provvedimenti esaminati, contenenti tale prescrizione, riguardano comuni corrispondenti al 5,4 % del territorio nazionale con una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti (il 26 % del totale); b. Al secondo posto, in termini di diffusione, l’obbligo di prevedere una quota di produzione di energia attraverso l’impiego di pannelli fotovoltaici e/o di provvedere a una percentuale definita di acqua calda mediante l’installazione del solare termico. Meno frequenti i provvedimenti che promuovono il ricorso all’eolico e alle biomasse. Complessivamente, l’area delle fonti rinnovabili è contemplata nel 72 % dei Regolamenti analizzati. Essi coprono il 5 % dei Comuni italiani per una popolazione complessiva di 13,6 milioni di residenti (il 23 % della popolazione nazionale); c. La terza area d’efficienza maggiormente menzionata è quella ascrivibile al risparmio idrico e al recupero delle acque piovane; si tratta del 65 % dei comuni che hanno risposto alla rilevazione, che rappresentano il 4,4 % di quelli italiani ed ad una popolazione pari a 12,2 milioni di abitanti (il 21 % della popolazione nazionale). 233 Seguono, misure più articolate, che riguardano l’obbligo di orientamento lungo l’asse est-ovest e la schermatura dei sistemi vetrati (concernono una popolazione di 7,8 milioni di abitanti); poi, l’obbligo o la promozione di allaccio a reti di teleriscaldamento e/o impianti di cogenerazione e/o l’uso di pompe di calore, che è contemplato dal 37% dei regolamenti visionati, per un totale di popolazione interessata pari a 6,1 milioni di abitanti; infine la promozione di materiali riciclabili, certificati e/o prodotti localmente che interessa il 48 % dei Regolamenti esaminati per un totale di 265 comuni con una popolazione di 5,6 milioni di abitanti. Aree di efficienza trattate nei regolamenti edilizi secondo la popolazione dei comuni (milioni di abitanti) Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente 234 3.8 Esperienze di quartieri sostenibili Esempi di edifici e quartieri sostenibili che avessero al centro il tema del risparmio energetico e dell’uso delle fonti rinnovabili erano, fino a pochi anni fa, prerogativa dei Paesi del Nord Europa. Dunque risulta interessante evidenziare le esperienze illustrate nel Rapporto ON-RE 2009 riguardo alcuni quartieri di città italiane nei quali i temi analizzati sono stati proposti, con i risultati che hanno permesso di ottenere. Bolzano-Quartiere CasaNova Uno degli esempi più concreti di quello che viene definito un quartiere sostenibile, è l’insediamento in fase di realizzazione a Bolzano, denominato “CasaNova”. Il quartiere, situato nella periferia Ovest del capoluogo Alto Atesino, il cui completamento è previsto per il 2012, consiste in 8 edifici per un totale di 950 appartamenti. Gli edifici saranno tutti di Classe A con certificazione energetica CasaClima (30 kWh/mq/anno) e permetteranno un risparmio del fabbisogno energetico annuo del 42 % rispetto agli edifici di tipo tradizionale. Per la produzione e distribuzione di energia termica è stato realizzato un impianto di teleriscaldamento per l’intero quartiere con un risparmio del fabbisogno energetico annuo del 31 % rispetto a una soluzione con impianti a caldaie autonome per singola unità abitativa. Per la produzione di acqua calda sanitaria è stato poi realizzato un impianto centralizzato a collettori solari, per la maggior parte installati lungo la linea ferroviaria tangente al quartiere, con un risparmio del fabbisogno energetico annuo del 36% rispetto a quello prodotto con fonti energetiche tradizionali. Anche il recupero delle acque meteoriche e l’orientamento dell’edificio fanno parte delle prerogative degli edifici in costruzione, sopra i quali verranno realizzati i tetti verdi per un migliore isolamento termico. Infine, viene considerato determinante anche il tema della mobilità sostenibile: il quartiere CasaNova infatti, avrà una pista ciclo-pedonale interna collegata alla rete della città di Bolzano e sarà anche realizzata una nuova stazione ferroviaria del treno metropolitano. 235 Torino-Quartiere Via Arquata A Torino è stato recuperato un complesso di case popolari degli anni ’40 nella zona di Via Arquata seguendo i principi dell’edilizia sostenibile. La configurazione planimetrica originaria del quartiere, poco distante dal centro di Torino, era a corte e con edifici di buona qualità costruttiva ed architettonica, ma nel corso degli anni il degrado e la mancanza di manutenzione ne avevano compromesso la vivibilità. L’operazione, che è stata avviata nel 2005 e la cui conclusione è prevista nel 2010, ha coinvolto oltre 2.500 abitanti, 30 edifici, 622 appartamenti ed una superficie totale di 110.000 m2. Gli interventi principali sono incentrati sul risparmio energetico, sia per la produzione di calore sia per la parte elettrica. E’ stata già completata la rete di teleriscaldamento per tutto il complesso (considerando che a Torino ben il 59 % dell’edilizia pubblica è servito), è in fase di realizzazione un impianto fotovoltaico da 100 kW sui tetti di 16 edifici; contemporaneamente vengono sostituite circa 500 luci con quelle a risparmio energetico (per circa 30 edifici coinvolti), mentre per un più efficiente isolamento termico sono stati sostituiti vetri e serramenti. La stima parla di una riduzione dei consumi tra il 30 % e il 40 %: ogni anno saranno risparmiate circa 2000 tonnellate di CO2, pari al 52 % in meno rispetto alle emissioni degli edifici prima degli interventi di riqualificazione. Senigallia-Quartiere Villa Aosta Un esempio di recupero edilizio è quello di Senigallia (AN), dove nell’estate del 2009 sono iniziati i lavori per la riqualificazione del quartiere Villa Aosta che vedrà la consegna dei nuovi alloggi nel 2011. Si tratta di un’area di circa 9.000 m2 situata nel centro del Comune e risalente agli anni ’30 con 7 immobili per oltre 80 appartamenti. Il progetto prevede una serie di interventi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici: l’isolamento termico delle pareti, dei tetti e degli infissi. Verrà recuperato anche il colore originale degli immobili, mentre è prevista la bonifica ambientale dei limitrofi argini del Fosso della Giustizia, che verrà attrezzato come passeggiata verde. 236 La caratteristica più interessante dell’opera riguarda la ventilazione naturale, garantita da una serie di aperture rivolte verso il mare che porteranno negli edifici area fresca d’estate ma potranno anche in parte riscaldare gli ambienti d’inverno. Bergamo-Villaggio del Futuro Uno dei quartieri sostenibili più interessanti è quello nato nella periferia di Bergamo e chiamato Villaggio del Futuro: il complesso è costituito da edifici con certificato CasaClima di Classe A, realizzati seguendo tutti i principi della bioedilizia. In particolare è stato curato l’isolamento delle pareti esterne, ottenuto con materiale composto da fibre di legno e fibre minerali, che potrà essere riciclato al termine del ciclo di vita come le restanti parti degli edifici. Inoltre sono ridotte le esposizioni a Nord mentre quelle a Sud sono dotate di schermature che permettono l’ombreggiatura totale delle vetrate. Per quanto riguarda il ricorso alle fonti rinnovabili di energia, sono stati installati 70 m2 di pannelli solari termici che possono produrre 6000 litri di acqua calda, mentre per l’energia elettrica sono presenti pannelli fotovoltaici per un totale di 6 kW di potenza installati sulle pensiline dei parcheggi. 237 4. Il Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico di Arzignano. Il Comune di Arzignano (provincia di Vicenza) si è dotato dal febbraio 2008 di un nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico, tra i primi del genere in Italia. La scelta è in linea con le politiche di sostenibilità ambientale messe in atto dall’amministrazione comunale arzignanese negli ultimi anni, ritenuta necessaria soprattutto in considerazione del fatto che il settore residenzialeterziario incide per il 40 % sui consumi generali di energia. Il regolamento è basato sullo standard del protocollo CasaClima e composto da 32 articoli conglobati in sette titoli e con due allegati. L’Amministrazione di Arzignano non si è limitata ad introdurre la nuova normativa, bensì ha attivato un percorso formativo che ha coinvolto l’Ufficio Tecnico Comunale, i liberi professionisti, le imprese edili e i cittadini; si può affermare che è stato attivato un percorso partecipato. In particolare è stata avviata una serie di iniziative attraverso un percorso iniziato nel 2005 mediante: - organizzazione di corsi di formazione specialistica ANAB, ecc dal 2005 al 2008; - collaborazione con soggetti e tecnici leader del settore sull’utilizzo di sistemi di efficienza e risparmio enegetico dal 2006; - patrocinio di incontri e convegni mirati ad approfondire le questioni legate alle Leggi finanziarie, le agevolazioni sulle ristrutturazioni e le fonti rinnovabili; - organizzazione di Corsi CasaClima Base ad Arzignano per progettisti, imprese, committenti e cittadini; - promozione con incontri sul territorio del nuovo Regolamento Energetico Comunale prima della sua adozione; - avvio di un programma di valutazione e pianificazione di interventi mirati alla riqualificazione energetica degli edifici Comunali (fine 2008) anche investendo nella produzione di energia rinnovabile con installazione di impianti fotovoltaici; - organizzazione di un Corso CasaClima avanzato tra febbraio e marzo del 2009 presso l’Agenzia CasaClma di Bolzano. Non sono note le ragioni per cui si è deciso di affidarsi esclusivamente al sistema di certificazione CasaClima e non a quello promosso da Vi.energia con il progetto EcoDomus, nato per l’appunto in provincia di Vicenza. 238 L’Assessore di competenza, nella seduta consiliare di approvazione del regolamento del febbraio 2008, motivava la scelta di affidarsi a CasaClima per il fatto di “…… prendere una esperienza provata”, “essere cavie non ci sembrava il caso”, “ questo non per dire che uno è meglio dell’altro, questo è per dire che nel momento in cui Ecodomus sarà un metodo applicato ad una scala tale da darci sicurezza, noi penso proprio che andremo a sviluppare il regolamento ...”. Nel corso del convegno “La sostenibilità energetica ed ambientale nel settore: stato dell’arte e ruolo della campagna SEE (Energia Sostenibile per l’Europa) verso il 2020”, svoltosi a Venezia il 12 novembre 2008, veniva presentato il progetto della città di Arzignano con la metodologia CasaClima, frutto della collaborazione tra il Comune e l’Agenzia di Bolzano, sostenendo che: - la certificazione “CasaClima” è una certificazione energetica con marchio di qualità; - la certificazione “CasaClima” distingue e divide gli attori del settore con diversi interessi e garantisce indipendenza della certificazione energetica; - il Comitato tecnico e scientifico dell’Agenzia garantisce un dinamico sviluppo del progetto CasaClima. Attraverso il nuovo regolamento al fine di promuovere la sostenibilità ambientale nel settore abitativo e la certificazione energetica degli edifici, l’amministrazione comunale di Arzignano si è posta i seguenti obiettivi: • rispondere prioritariamente ad esigenze di risparmio di risorse energetiche; • attuare la riduzione del consumo di energia non rinnovabile, nel rispetto del trattato di Kyoto, per il contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera; • garantire livelli di prestazione sicuramente raggiungibili, tenuto conto dell’attuale stato dell’arte in campo scientifico e nel settore edilizio; • essere normati con regole semplici, essenziali e di pura indicazione procedurale; • essere verificati in modo oggettivo, in sede progettuale ed a lavori ultimati; • rendere esplicito il fabbisogno termico dell’edificio e l’immediata identificazione dei costi di gestione dello stesso; • determinare un risparmio economico e gestionale nel breve-medio periodo; • determinare una rivalutazione economica risanamento ambientale nel lungo periodo. 239 del bene “casa”, risparmio e Nei sette titoli del regolamento vengono enunciati: I. natura e scopo del Regolamento; II. prestazione dell’involucro; III. efficienza energetica degli impianti; IV. fonti energetiche rinnovabili; V. sostenibilità Ambientale; VI. modalità per ottenere gli incentivi; VII. sanzioni. Gli indicatori della Valutazione nel Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico di Arzignano Prestazioni dell’involucro Fonti Energetiche Rinnovabili Orientamento dell’edificio Cogente Protezione dal Sole Produzione energetica Impianti solari termici Inerzia termica Solare fotovoltaico Isolamento termico Sistemi solari passivi Indice di prestazione energetica dell’edificio Impianti a biomasse Geotermia Efficienza Energetica degli Impianti Valutazione Ventilazione meccanica Impianti centralizzati di produzione calore Sostenibilità Ambientale Sistemi di produzione ad alto rendimento Valutazioni energetiche nei piani attuativi Contabilizzazione energia Certificazione ambientale Regolazione locale della temperatura dell’aria Sistemi a bassa temperatura Efficienza illuminazione naturale Materiali ecosostenibili Recupero acque piovane Volontario Tetti verdi Efficienza elettrodomestici Incidenza per la Certificazione CasaClima di Arzignano Il regolamento arzignanese, se da un lato detta norme cogenti rivolte al risparmio energetico degli edifici, dall’altro lascia alla discrezione dei committenti l’applicazione di metodologie di sostenibilità ambientale. Si nota subito, osservando gli indicatori predisposti, che l’impostazione ha reso cogenti i parametri valutativi riconducibili alla certificazione energetica, mentre la scelta dei parametri valutativi orientati alla sostenibilità ambientale degli edifici in progetto è rimandata ai committenti, ai progettisti e ai costruttori. L’aspetto più innovativo del nuovo regolamento, che recepisce la legislazione nazionale e detta i requisiti relativi alle nuove costruzioni, al risparmio energetico, alle energie rinnovabili e alla certificazione ambientale, riguarda gli incentivi che 240 l’amministrazione comunale concede a chi costruisce edifici ad alta efficienza energetica. In particolare si tratta di agevolazioni economiche per gli edifici nuovi o ristrutturati che ottengono la certificazione secondo il protocollo individuato con la certificazione “CasaClima” o “equivalenti” per le categorie A, B e Oro. Nel regolamento viene illustrata la procedura da seguire per ottenere la certificazione degli edifici, disciplinandone le modalità tecniche, organizzative e gestionali. 4.1 Modalità per ottenere gli incentivi. E’ già stato evidenziato come l’Amministrazione comunale di Arzignano si sia principalmente orientata verso l’applicazione del metodo per la certificazione degli edifici proposto dall’agenzia CasaClima di Bolzano. Ad Arzignano è stato previsto che gli edifici siano classificati in categorie di consumo secondo il fabbisogno di calore per riscaldamento specifico a superficie netta (senza tener conto del rendimento degli impianti), secondo lo schema di seguito rappresentato: Il nuovo regolamento richiede che la rispondenza alle categorie di consumo sia verificata secondo il metodo CasaClima, ovvero con altri metodi di certificazione equivalenti che abbiano le seguenti caratteristiche minime: - essere formalmente riconosciuti con apposito provvedimento, da cui possa dedursi il conseguimento delle finalità del regolamento, emanato da: a. Stato appartenente alla Comunità Europea; b. Regione italiana / Provincia autonoma italiana; 241 - comportino il rilascio di certificazioni da parte di un soggetto terzo indipendente dalla committenza e/o dal soggetto che ha eseguito la progettazione e costruzione; - prevedano verifiche ed accertamenti durante tutto l’iter della realizzazione, sia in fase progettuale che in fase di costruzione, per l’intervento specifico, non basandosi su verifiche “a campione”; - siano in grado di fornire in modo distinto la classificazione dell’efficienza energetica dell’involucro edilizio in kWh/mq annui. Per incentivare la realizzazione di edifici certificati CasaClima e/o secondo metodologie equivalenti, vengono ridotti i costi degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria rispettivamente: 1. del 55 % per le CasaClima di classe A (con un consumo annuo inferiore a 30 kWh per metro quadrato) ed Oro (con un consumo annuo inferiore a 15 kWh per metro quadrato). 2. del 40 % per le CasaClima di classe B (con un consumo annuo inferiore a 50 kWh per metro quadrato); Inoltre, il regolamento stabiliva che per le costruzioni certificate fosse applicata l’aliquota ICI ridotta al 4 per mille con le seguenti modalità: - nel caso di edifici che ottengono certificazione CasaClima o equivalente Classe A o Oro, il soggetto passivo d’imposta avrebbe usufruito dell’agevolazione per anni 10 decorrenti dalla data di rilascio della certificazione; - nel caso di edifici che ottengono certificazione CasaClima o equivalente Classe B, il soggetto passivo d’imposta avrebbe usufruito dell’agevolazione per anni 6 decorrenti dalla data di rilascio della certificazione. E’ stato precisato che la certificazione Casa Clima (o quella equivalente) può essere rilasciata solo su interi edifici e non può riguardare singole unità immobiliari appartenenti agli edifici stessi. Nel regolamento per il risparmio energetico viene considerato “edificio” anche l’alloggio appartenente ad una costruzione bifamiliare, ovvero ad un complesso a schiera o a cortina, purché tale alloggio sia diviso da cielo a terra al resto dell’edificio. Dal 2009 con l’esonero del pagamento dell’ICI per la prima casa, questo tipo di incentivazione ha perso efficacia. 242 4.2 Modalità per ottenere la Certificazione CasaClima. Il paragrafo 6.3 del Regolamento di Arzignano indica l’iter da seguire per ottenere la certificazione CasaClima degli edifici. A tal proposito è stato predisposto un documento, approvato dalla Giunta Comunale di Arzignano con delibera n. 105 del 23 aprile 2008, recante disposizioni tecnicoorganizzative ai sensi dell’art. 6.3 del Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico. In questa “guida” vengono enunciate le varie fasi operative del procedimento, le modalità per la gestione informatica delle procedure, la documentazione tecnico progettuale necessaria e la modulistica per ottenere la certificazione CasaClima. L’iter per ottenere la certificazione CasaClima ad Arzignano si articola sinteticamente nelle seguenti fasi: 1. il richiedente del permesso di costruire integra la domanda del permesso di costruire con la richiesta di certificazione all‘Agenzia CasaClima; 2. l’Agenzia CasaClima formula una prima valutazione energetica (energy check) che consiste in una verifica delle aree e delle volumetrie anche con l’ausilio del programma di calcolo CasaClima; 3. l’agenzia CasaClima nomina il certificatore esterno; 4. seconda valutazione energetica (Audit/sopralluogo del certificatore CasaClima); 5. valutazione finale dell’edificio da parte dell’Agenzia CasaClima; 6. rilascio del certificato energetico da parte dell’Agenzia CasaClima, consegna della “targhetta energetica” CasaClima, consegna del “libretto di risparmio energetico”, per il corretto utilizzo dell’edificio certificato. Di seguito viene riportato l’allegato “B” del regolamento con lo schema del procedimento operativo per il rilascio dei permessi di costruire fruenti incentivi. Negli edifici in classe A e Oro, in quelli in cui è inserito un sistema di ventilazione meccanica,il certificatore provvede alla verifica della tenuta all’aria mediante Blower Door test; nel caso in cui il certificatore rilevi eventuali irregolarità o errori, ne dà immediatamente comunicazione al Comune, al committente e al direttore lavori. 243 244 Gli aspetti di dettaglio e/o di natura tecnico-organizzativa riguardanti il procedimento per il rilascio dei permessi di costruire che fruiscono degli incentivi vengono disciplinati dalla Giunta Comunale con appositi provvedimenti, ai sensi dell’art. 1.2 del presente Regolamento. E’ previsto che, nel caso in cui la certificazione energetica volontaria venga rilasciata a seguito di verifica condotta con altri metodi equivalenti (quindi non con CasaClima), che l’iter per la concessione degli incentivi dovrà essere preventivamente comunicato al Comune di Arzignano dal soggetto titolare del metodo equivalente, ovvero dal soggetto certificatore, al fine della preventiva verifica della sussistenza delle caratteristiche minime. Se a fine lavori non sarà acquisita la certificazione gli oneri di urbanizzazione saranno dovuti per intero e il relativo conguaglio sarà versato prima del rilascio del certificato di agibilità. Il rilascio dei certificati di agibilità degli edifici che fruiscono degli incentivi previsti nel regolamento vengono rilasciati contestualmente al certificato CasaClima o equivalente. Nel regolamento, al fine di agevolare l’informazione ai cittadini e garantire l’assistenza tecnica ai progettisti, è prevista la possibilità per il Comune di istituire lo “Sportello Energia”. In tal caso, un tecnico incaricato dall’Agenzia CasaClima in collaborazione con l’ufficio tecnico comunale, nei giorni e orari da concordarsi garantirà: 1. Controllo delle richieste di certificazione; 2. Sopralluoghi nei cantieri; 3. Informazione ai cittadini; 4. Consulenza ai progettisti. Ad oggi non è ancora stato istituito lo Sportello Energia, l’eventuale attivazione e le modalità di funzionamento potranno essere stabilite con apposita deliberazione di Giunta Comunale. 245 4.3 I risultati ottenuti. Purtroppo i risultati sono stati influenzati dalla crisi economica, che nel settore edile e in particolar modo nel comparto residenziale ha rallentato l’attività edilizia. In questo momento ad Arzignano, come in altre realtà del Veneto, si stà riscontrando un’offerta di abitazioni superiore alla domanda, con conseguente rallentamento o stagnazione dei prezzi nel mercato immobiliare. Malgrado ciò, i committenti e gli imprenditori più illuminati cercano di uscire dalle sabbie mobili dell’attuale situazione proponendo nuovi alloggi con più qualità in termini di efficienza energetica. Per l’attività edilizia nel Comune di Arzignano ogni anno è alimentata dal rilascio di circa 250 permessi di costruire. Dal febbraio 2008, mese di entrata in vigore del regolamento, al novembre 2009, sono in corso di certificazione energetica con la metodologia CasaClima 14 cantieri per complessivi 72 alloggi residenziali, più un edificio pubblico di prima accoglienza per extracomunitari. I quattordici cantieri riceveranno la seguente classificazione CasaClima: 9 n. 3 in CasaClima A; 9 n. 11 in CasaClima B. Per la realizzazione di immobili residenziali certificabili CasaClima sono stati rilasciati: 9 n. 4 Permessi di Costruire nel corso del 2007 pari al 2 % nell’anno; 9 n. 7 Permessi di Costruire nel corso del 2008 pari al 3 % nell’anno; 9 n. 3 Permessi di Costruire nel corso del 2009 pari al 2 % nell’anno; Pur se in quota limitata rispetto al numero di permessi di costruire rilasciati, la certificazione ha coinvolti i cantieri più grandi in termini di nuova volumetria realizzata. Gli edifici certificati CasaClima di Arzignano in corso di realizzazione, pari a complessivi 40.214 m3 di volume lordo riscaldato, avranno un fabbisogno energetico complessivo di 326.794 kWh/a, molto al di sotto dei limiti prescritti per legge nell’anno 2009 a 633.668 kWh/a. Il minor consumo di energia primaria pari, al 48 % del fabbisogno energetico nei limiti di legge, consentirà di evitare una quantità di emissioni di CO2 di almeno 184 tonnellate all’anno. 246 5. Caso studio. Nel presente capitolo le prestazioni energetiche e la convenienza economica sono valutate in un esempio applicativo riguardante la realizzazione di un nuovo edificio residenziale unifamiliare. In particolare vengono analizzati i differenziali in termini di risparmio energetico ottenibili attraverso la classificazione dell’edificio in Classe A CasaClima e/o Casse A Casa Clima con utilizzo di energia fornita da fonte rinnovabile (geotermia) rispetto alla realizzazione dello stesso edificio limitandosi a rispettare i limiti di legge. L’intervento in esame consiste nella realizzazione di un edificio ad uso residenziale nell’area collinare della frazione di Castello, in Comune di Arzignano in provincia di Vicenza. Si tratta della realizzazione dell’edificio in un area identificata dal PRG come ZTO C2 n° 2109 inserita nel piano di lottizzazione denominato ”Pozzetti”, approvato con delibera CC n°104 del 4/12/1975 ed identificato con la lettera “C” nella planimetria che figura. Gli edifici in corso di realizzazione nel lotto presentano la seguente disposizione: gli edifici A1 e A2 sono accoppiati verso la strada comunale di via Pozzetti, l’edificio B è indipendente e posto al centro del lotto, l’edificio C, oggetto del presente approfondimento, è anch’esso indipendente ed è situato nella parte nord-est dell’area d’intervento. 247 L’accesso agli edifici A2, B e C avverrà attraverso un percorso carrabile comune lungo il confine sud del lotto posizionato in corrispondenza dell’area di accesso esistente. Il fabbricato C è costituito da due piani fuori terra e da un interrato nel quale saranno ubicati i locali tecnici, i locali accessori ed i garage, accessibili dall’esterno mediante apposite rampe. Il tetto è ad andamento curvilineo in lamiera metallica; le facce a vista delle murature dei piani terra saranno realizzate con pietra rasata e teste scoperte ( ad opera incerta ), mentre quelle del piano superiore saranno intonacate. La maggior parte delle superfici è scandita da ampie aperture finestrate. L’edificio C si sviluppa su una superficie coperta complessiva di 162,3 m2 ed una volumetria di 705,9 m3. Si segnala che la committenza e il progettista hanno avviato un’attività di collaborazione con il Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università degli Studi di Padova volta al controllo ed alla verifica della qualità costruttiva degli edifici dal punto di vista energetico. I dati iniziali di progetto dell’edificio in esame, che si trova in zona climatica E sono esposti nella tabella. 248 5.1 Le prestazioni dell’edificio Per comprendere l’efficienza energetica dell’edificio è utile segnalare che la superficie di dispersione termica dell’involucro è di 911,33 m2, con un coefficiente di forma di 0,71 (dato dal rapporto tra la superficie dell’involucro riscaldato e il volume lordo riscaldato). Secondo la normativa nazionale di riferimento in vigore per l’anno 2008 (illustrata nella precedente parte quinta), il limite di prestazione energetica per l’edificio in esame è fissato, per la climatizzazione invernali, in 80,50 kWh/m2annui pari a complessivi 23.683 kWh/annui. Sulla base delle caratteristiche costruttive dell’edificio è stato possibile ottenere la classificazione in CasaClima A con un fabbisogno di calore per riscaldamento specifico alla superficie netta di 25.87 kWh/m2annui. Nella figura sono rappresentate le prestazioni ottenibili dall’edificio in progetto e i relativi risparmi energetici raggiungibili. Prestazioni e Risparmi Energetici Abitazione in Arzignano limiti per legge - 2008 - CasaClima A con geotermia 80,50 kWh/m2a 25,87 kWh/m2a 11,33 kWh/m2a 23.683 kWh/a 7.610 kWh/a 3.334 kWh/a Risparmio kWh 16.073 Risparmio kWh 4.276 Fabbisogno di calore per riscaldamento Fabbisogno energetico complessivo massimo Dati di Progetto - Edificio unifamiliare Superficie netta riscaldata m2 Volume lordo riscaldato (V) m3 1.287,54 Sup. disp. termica involucro (S) m2 Rapporto di forma S/V 294,20 911,33 CasaClima A Risparmio kWh 20.349 0,71 I valori espressi nella prima colonna rappresentano i limiti prestazionali di legge (classe C), con riferimento all’anno 2008, dell’edificio in progetto. Nella seconda colonna sono evidenziati: i consumi espressi in kWh/m2 annui risparmi energetici espressi in kWh, classificando l’edificio in CasaClima A. 249 e i Nella terza colonna si riportano i valori corrispondenti all’edificio in CasaClima A applicando la tecnologia per lo sfruttamento da fonte energetica alternativa, quale la geotermia con impianto di ventilazione meccanica controllata comprensa la deumidificazione con scambiatore aria terreno tipo Rehau. 5.2 Analisi dei costi di costruzione A questo punto è necessario analizzare i maggiori costi di costruzione sostenuti per il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio. Nella tabella che segue vengono rappresentati i maggiori costi da sostenere per poter raggiungere prestazioni tali da ottenere la classificazione in CasaClima A rispetto allo stesso edificio classificabile in Classe C. Considerando l’edificio in questione con caratteristiche di prima casa d’abitazione si può ritenere applicabile l’aliquota Iva del 4%, quindi i maggiori costi di costruzione per raggiungere la classificazione in complessivamente in Euro 15.569,29. 250 CasaClima A vengono stimati Rappresentazione maggiori costi per prestazioni di CasaClima A e CasaClima A con geotermia 251 L’applicazione della tecnologia per la produzione di energia da una fonte energetica alternativa, quale la geotermia ,comporta i seguenti costi aggiuntivi di costruzione: - per la realizzazione dell’ impianto di ventilazione meccanica controllata compresa la deumidificazione: Euro 14.000,00 più Iva; - per la realizzazione dello scambiatore aria terreno tipo Rehau: Euro 23.500,00 più Iva. Riassumendo, per realizzare l’edificio in classe CasaClima A con l’impianto per lo sfruttamento della geotermia rispetto allo stesso edificio classificato in categoria C si dovranno sostenere maggiori costi per complessivi Euro 54.569,29 Iva compresa. A questo punto è indispensabile determinare come il risparmio energetico si esprime in termini monetari. Ciò al fine di per poter determinare la convenienza economica nella classificazione dell’edificio in CasaClima A o CasaClima A con geotermia. 5.3 Spesa annua per approvvigionamento energia. Il prezzo dell’energia è in continua oscillazione. Il petrolio ad esempio a luglio 2008 ha raggiunto la quotazione di 147 dollari al barile, e poi nel corso del 2009 si è attestato tra i 60 e gli 80 dollari al barile. Per la determinazione della spesa annua per l’approvvigionamento di energia dell’edificio è stato preso a riferimento il prezzo di mercato della fornitura di energia elettrica espresso in kWh, che è il parametro al quale fa riferimento l’indice di prestazione energetica negli edifici. Il prezzo del kWh viene determinato in Euro 0,1554 comprensivo di accise e imposte di riferimento, sulla base d’ indagine di mercato condotta su utenti esistenti nell’area oggetto di intervento. Quindi non sono state prese a riferimento offerte promozionali da parte di società erogatrici di fornitura di energia elettrica, bensì il prezzo monorario fisso che attualmente viene applicato. Sulla scorta delle analisi effettuare viene stimata la spesa annua per l’approvvigionamento di energia, come rappresentata nella tabella che segue. Edificio Classe C CasaClima A CasaClima A con geotermia Fabbisogno energetico complessivo annuo kWh/a 23.683 7.610 Prezzo medio al KWh in Euro Spesa annua approvvigionament o energia in Euro 0,1554 0,1554 3.680,34 1.182,59 0,1554 518,10 3.334 252 5.4 La determinazione dell’incentivo comunale Aspetto di non secondaria importanza nel caso in questione è l’incentivo che il Comune di Arzignano riserva a chi costruisce edifici in Classe A con una riduzione degli oneri di urbanizzazione del 55%, come illustrato nel precedente paragrafo 4.1. Se l’edificio in corso di realizzazione pari a convenzionali 965,02 mc non rientrasse nella categoria CasaClima A, il richiedente il Permesso di Costruire (PdC) dovrebbe versare nelle casse comunali i seguenti importi per oneri di urbanizzazione: - Euro 7.467,36 per oneri di urbanizzazione primaria pari a Euro 7,738 al mc; - Euro 10.873,05 per oneri di urbanizzazione secondaria pari a Euro 11,268 al mc; Grazie agli incentivi previsti dal Regolamento comunale, per il caso in questione certificabile CasaClima A, gli oneri di urbanizzazione dovuti sono i seguenti: - Euro 3.360,33 per oneri di urbanizzazione primaria pari a Euro 3,48 al mc; - Euro 4.892,43 per oneri di urbanizzazione secondaria pari a Euro 5,07 al mc; L’incentivo, per l’edificio in progetto, si traduce in una riduzione degli oneri di urbanizzazione primaria di Euro 4.107,03 e secondaria di Euro 5.980,62 pari a un risparmio complessivo per il richiedente il PdC di Euro 10.087,65. Considerato che il maggiore costo da sostenere per portare a Classe A l’edificio stimato in Euro 15.569,29 si può notare il peso dell’incentivo messo a punto dall’Amministrazione Comunale Arzignanese. 5.5 Il ritorno economico dell’investimento Per poter valutare la convenienza economica dell’investimento occorre analizzare l’andamento dei flussi di cassa tenendo conto dei maggiori costi iniziali e del risparmio nell’approvvigionamento di energia. L’orizzonte temporale che viene analizzato è di trenta anni, che viene considerato il ciclo di vita utile dell’immobile. Resta però l’incognita delle spese di manutenzione all’impianto di geotermia, per le quali non è possibile avere dati attendibili data la novità nell’applicazione di tale tecnologia. La determinazione del saggio di attualizzazione rappresenta un elemento di criticità per il calcolo del costo globale: saggi diversi portano ad un diverso costo globale. Riferimenti importanti per la determinazione saggio di sconto sono: il tasso di riferimento della Banca Centrale Europea (BCE), l’Euribor per periodi inferiori all’anno e l’inflazione determinata dall’Istat. Il tasso di riferimento della BCE attualmente è fissato all’1 % (invariato dal 7 maggio scorso) e secondo studi di settore sembra destinato a rimanere ai minimi storici anche per gran parte del 2010. 253 Secondo alcuni analisti, e come si è inteso dalle recenti dichiarazioni dello stesso Presidente BCE Jean Claude Trichet, il costo del denaro dovrebbe aumentare solo dopo la prossima estate. Euribor avverte che i primi graduali segnali di rialzo potrebbero verificarsi nei prossimi mesi: tra aprile e giugno l’euribor 3 mesi (oggi al minimo storico, 0,70 %) dovrebbe superare l’1 %, prima di un aumento del tasso BCE che potrebbe gradualmente portare l’Euribor al 1,50 % tra settembre e ottobre e vicino al 2 % tra fine 2010 e inizio 2011. Comunque le previsioni di Euribor in merito ai tassi futuri non possono essere considerate dati certi. Si segnala che il Governo italiano, in passato, con il Decreto Legge n. 185, varato il 29 novembre 2008, è intervenuto nel settore dei mutui. Infatti, l’articolo 2 del citato decreto ha previsto per il 2009 un tetto al costo dei mutui a tasso non fisso, costituito dal maggiore tra il tasso del 4 % ed il tasso del mutuo al momento della stipula. L’eventuale differenza è messa a carico dello Stato. Tale beneficio per il debitore è al momento limitato al solo 2009. Una seconda novità rilevante introdotta dal decreto è quella che sancisce l’obbligo per le banche, sempre a partire dal 2009, di offrire mutui a tasso variabile agganciati al tasso di riferimento della BCE. Si tratta di un cambiamento importante nel mercato dei mutui, in quanto si introduce la possibilità di avere un tasso variabile sicuramente meno esposto alle incertezze del mercato ed alle variazioni giornaliere, e quindi più stabile, prevedibile e con oscillazioni meno accentuate. Dall’analisi degli ultimi due anni si può notare si può notare come il tasso Euribor abbia subito delle oscillazioni ben superiori al tasso BCE. Per chi investirà sulla prima casa usufruendo di mutui, si aprono quindi nuovi scenari: potrà godere di tassi ai minimi storici e potrà scegliere tra tassi fissi particolarmente contenuti e tassi variabili più stabili e prevedibili. L’inflazione è un processo di aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi dei beni e servizi destinati al consumo della famiglie che viene misurata attraverso la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, da parte dell’Istat. Lo strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi è chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno. A dicembre 2009 l’inflazione annua è stata determinata all’1%. In tale contesto, si ritiene che per quanto riguarda il saggio attualizzazione da applicate per l’analisi del flusso di cassa, sulla scorta d’indagine di mercato, di dover effettuare una doppia simulazione come segue: - una prima, applicando un saggio di attualizzazione del 2,5; - una seconda, applicando un saggio di attualizzazione del 5,5 %. 254 5.5.1 Analisi convenienza economica Con un saggio di sconto del 2,5 % Considerando un saggio di sconto del 2,5 %, dalla simulazione che segue si può notare che senza l’incentivo comunale di riduzione degli oneri di urbanizzazione il punto di pareggio (break even point) per la CasaClima A è inferiore a 7 anni, mentre per la CasaClima A con l’impianto geotermico è superiore a 22 anni. Flusso di Cassa E Simulazione investimento per Classe A con saggio 2,5 % senza incentivo comunale 40000 VAN 36.715,32 20000 VAN 11.341,75 0 -20000 -40000 -60000 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 Tempo (anni) CasaClima A CasaClima A con geotermia Nel caso della CasaClima A con saggio di sconto del 2,5 % il valore attuale netto (VAN) nei trenta anni è di Euro 36.715,32 mentre con la geotermia e di Euro 11.341,75 con l’incognita della spese di manutenzione della nuova tecnologia. Flusso di Cassa E Simulazione investimento per Classe A con saggio 2,5 % con incentivo comunale 50000 VAN 45.661,73 30000 VAN 21.183,36 10000 -10000 -30000 -50000 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 Tempo (anni) CasaClima A CasaClima A con geotermia La situazione cambia ottenendo l’incentivo comunale in quanto il break even point per la CasaClima A passa da 7 a meno di 3 anni, mentre volendo sfruttare la geometria passa da 22 a 18 anni, senza considerare i maggiori costi di manutenzione. 255 In ogni caso il Saggio di rendimento interno senza incentivo per la CasaClima A è del 16 % e applicando la geotermia si riduce al 4 %. Con l’incentivo ottenibile ad Arzignano il Saggio di rendimento interno, per il caso in esame, arriva al 46 % per l’edificio classificato in CasaClima A e raggiunge il 6 % con applicazione della geotermia. Con un saggio di sconto del 5,5 % A questo punto si procede all’analisi della convenienza dell’investimento analizzando il flusso di cassa applicando un saggio di sconto del 5,5 %. Con il tasso al 5,5 % senza incentivo comunale si ottiene il punto di pareggio solo se se non si applica la tecnologia per lo sfruttamento da fonte energetica alternativa. Viene osservato come, classificando l’edificio in Casa Clima A il valore attuale netto (VAN) nei trenta anni è di Euro 20.736,73 mentre con la geotermia è negativo a Euro - 8.604,56. Flusso di Cassa E Simulazione investimento per Classe A con saggio 5,5 % senza incentivo comunale 40000 20000 VAN 20.736,73 0 VAN – 8604,56 -20000 -40000 -60000 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 28 30 Tempo (anni) CasaClima A CasaClima A con geotermia Flusso di Cassa E Simulazione investimento per Classe A con saggio 5,5 % con incentivo comunale 40000 VAN 30.824,38 20000 0 VAN 1.483,09 -20000 -40000 -60000 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 Tempo (anni) CasaClima A 256 CasaClima A con geotermia 26 28 30 Con l’investimento necessario per portare l’edificio in CasaClima A si raggiunge il break even point in meno di 8 anni che diventano 2 nel caso dell’ottenimento dell’incentivo comunale di riduzione del 55 % degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria. Solo ottenendo l’incentivo comunale al saggio di sconto del 5,5 % in 30 anni il valore attuale netto (VAN) diventa di Euro 30.824,38 con l’edificio in CasaClima A e di Euro 1.483,09 con la geotermia. Naturalmente il Saggio di rendimento interno, invariato rispetto alla simulazione precedente resta: senza incentivo comunale per la CasaClima A al 16 % e con geotermia del 4%; con incentivo comunale del 46 % per l’edificio classificato in CasaClima A e del 6 % con applicazione della geotermia. Il terreno è una risorsa naturale disponibile che, se ben sfruttata, può ridurre i consumi di energia negli usi cosiddetti termici quali il riscaldamento, la climatizzazione e la produzione di acqua calda. Nel caso in esame l’applicazione della tecnologia che ci permette di ricavare energia dal terreno non appare nel complesso economicamente conveniente, rilevando le molte incertezze nei costi di gestione si sono evidenziati gli elevati costi d’installazione rispetto ai benefici energetici ottenuti. Probabilmente la geotermia creerebbe una maggiore convenienza economica se fosse applicata ad edifici plurifamiliari che permetterebbero di ammortizzare maggiormente l’investimento. Nella pagina seguente viene rappresentato un quadro riassuntivo di comparazione per la valutazione dell’investimento sull’edificio oggetto di studio. 257 258 Considerazioni conclusive Riferimenti bibliografici 259 260 Considerazioni conclusive Da quando la certificazione energetica è divenuta obbligatoria a livello nazionale si sono avviate diverse iniziative con sistemi che spesso hanno portato a risultati di classificazione anche eterogenei tra loro. Nei sistemi CasaClima e EcoDomus gli obiettivi prioritari rimangono quelli di misurare e classificare le performance energetiche dell’edificio o dell’organismo edificio-impianto preso in esame. L’analisi delle linee guida, emanate a livello nazionale a seguito delle direttive europee e i sistemi di certificazione analizzati, evidenzia una serie di valutazioni che i veri attori del processo edilizio sono tenuti a compiere. Ogni attore coinvolto e ogni elemento della filiera deve operare con la massima precisione, pena il non raggiungimento degli obiettivi economici, qualitativi e d’immagine che si è prefissato. Se vogliamo riprendere quanto emergeva sin dal Rapporto Brundtland, pubblicato nel 1987 dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite in riferimento al concetto di “sviluppo sostenibile”, appare chiaro che le mere performance energetiche dell’edificio non siano sufficienti a garantire il miglioramento della qualità della vita nel rispetto dell’ecosistema e senza compromettere le opportunità delle generazioni future. La certificazione energetica non può essere considerata uno strumento di rilievo rivolto alla salvaguardia dell’ambiente in quanto non vengono analizzate le interazioni tra l’edificio e il territorio. Su questa strada in ambito italiano, come si è evidenziato nella seconda parte della ricerca, è stato attivata la metodologia di valutazione del protocollo Itaca, sviluppata dalle regioni. Risulterebbe necessaria l’applicazione cogente di un maggiore approccio con modalità di analisi multicriterio nella valutazione degli edifici per poter così intervenire in ambito ambientale, economico e sociale al fine di integrare l’edificio nel sistema. L’analisi multicriterio è costituita da un insieme piuttosto ampio di metodi di valutazione di tipo multidimensionale: essa è in grado di incorporare, con riferimento all’oggetto della valutazione, effetti economici e non economici, quantitativi e qualitativi. 261 In alcune riflessioni sul ruolo della valutazione multicriterio partecipata nella pianificazione energetica, Sigrid Stagl concludeva:” La pianificazione nel settore energetico richiede processi decisionali e scelte relativi a sistemi complessi ed, inoltre, di prendere in considerazione molteplici prospettive, tutte altrettanto legittime. Considerati i crescenti interessi economici nel settore e le rilevanti questioni ambientali connesse, i pianificatori si confrontano, spesso, con la sfida di integrare punti di vista conflittuali. In queste circostanze, la valutazione multicriterio, insieme ai processi partecipativi, può aiutare a strutturare il processo decisionale. All’interno di una tale struttura il processo decisionale dovrebbe essere percepito come un processo di apprendimento sociale45”. Si tratta di considerazioni condivisibili, poiché non si possono mettere in atto processi di riqualificazione ambientale o programmare regolamenti con criteri di sostenibilità ambientale senza rendere partecipi i soggetti che, a vario titolo, vengono coinvolti da tali processi. La legge è sì un modo per attuare l’evoluzione, ma quest’ultima deve essere presente e sentita dagli operatori. Ecco allora la necessità di agire da un lato sulla professionalità degli operatori affinché siano veramente in grado di progettare edifici energeticamente efficienti e sostenibili, e dall’altro sull’informazione accurata dei cittadini per metterli nella condizione di capire, scegliere, e far valere i loro diritti. La Commissione Ambiente della Camera ha svolto nel febbraio 2009 il primo esame del progetto di legge “Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale”: un disegno di legge che dovrebbe istituire un sistema unico per la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale, denominato «casa qualità», allo scopo di perseguire un moderno adeguamento qualitativo delle abitazioni, e che permetterebbe di produrre un risparmio gestionale dell’edificio. Viene attribuita la qualifica di “casa qualità ecocompatibile” alle abitazioni che dimostrano una particolare sensibilità per la tutela dell’ambiente attraverso l’utilizzo di materiali naturali, escludendo l’uso di impregnanti chimici e di solventi, o l’impiego esclusivo di energia da fonti rinnovabili. Il futuro dell’edilizia è dunque orientato alla sostenibilità, ma c’è da sperare che alla normativa vengano affiancati sistemi obbligatori di controllo, a partire dalle fasi di realizzazione in cantiere. 45 a cura di L.Fusco Girare e P. Nijkamp, Energia, Bellezza, Partecipazione: la sfida della sostenibilità – valutazioni integrate tra …, Franco Angeli, Milano 2004, p. 269. 262 263 A tutti gli edifici Indice dell’involucro Fabbisogni di Energia Primaria FEP: - Riscaldamento - Acqua Calda Sanitaria A tutti gli edifici Efficienza Energetica dell’involucro Fabbisogni di Energia Primaria FEP: - Riscaldamento - Acqua Calda Sanitaria - Raffrescamento - Illuminazione - Energia Ausiliaria - Guadagno di EP da prod. Elettrica propria - Quota di energia alternativa % - Emissione CO2 Campo di applicazione Indici di prestazione energetica Ente o società certificata estranei alla committenza, progettista, costruttore, direzione lavori. Da parte del Soggetto Certificatore tra estranei alla committenza, progettista, costruttore e D.LL. Ente o società certificata Tecnico abilitato nelle more di attesa dei decreti attuativi non in conflitto di interesse Committenza tra soggetti estranei alla progettazione, costruzione e direzione lavori. Il Certificatore Agenzia CasaClima di Bolzano Da parte dell’Agenzia CasaClima Da parte dell’Agenzia CasaClima Nomina del Certificatore Rilascio Certificazione - Riscaldamento - Acqua Calda Sanitaria - Raffrescamento - Illuminazione - Energia Ausiliaria - Guadagno di EP da prod. Elettrica propria - Quota di energia alternativa % - Emissione CO2 - Maggiori costi di costruzione rispetto ai limiti minimi di legge - Incidenza dei costi di manutenzione Efficienza Energetica dell’involucro Fabbisogni di Energia Primaria FEP: A tutti gli edifici La Regione in riferimento ai vincoli ordinamento comunitario Proposta Soggetto Certificatore - Climatizzazione estiva - Illuminazione artificiale Dovranno essere emanati decreti attuativi per: La Regione di appartenenza secondo principi base nazionali Normativa Nazionale Provincia autonoma di Bolzano CasaClima Legislatore Caratteristiche Tornando alle linee guida per la certificazione energetica degli edifici del luglio 2009 si può affermare che esse siano un valido contributo per far chiarezza nei sistemi di valutazione avviati; in ogni caso devono essere considerate solo il punto di partenza. Per meglio comprendere le peculiarità tra il sistema di CasaClima (che è sembrato il più evoluto tra quelli analizzati) e i riferimenti legislativi nazionali, comprese le linee guida del 2009, nella figura a pagina 264 si è rappresentato un quadro sinottico di raffronto con una nuova proposta alla luce degli argomenti trattati nella presente ricerca. Si può notare come dagli indici di prestazione energetica emerga che il quadro normativo nazionale, come si è illustrato nella parte quinta della ricerca, sia carente per effetto della mancanza di alcuni decreti attuativi. Il certificatore ha un compito ben più importante e sostanziale di quello che gli si vuole spesso attribuire: è il garante degli interessi dell’utente, acquirente o affittuario dell’edificio. Certificazione Energetica degli edifici Pregi Criticità e limiti Incentiva la qualità in edilizia Mancanza decreti attuativi Orienta il “consumatore” Non valuta emissioni reali CO2 e relativi costi Riduce i consumi di energia Non avvia processi di partecipazione Responsabilizza la società Non si basa su criteri di Sostenibilità Ambientale E’ obbligatoria Attività di controllo e monitoraggio Per questo l’Ente o la società che rilascia l’Attestato di Certificazione Energetica dovrebbe garantire la qualità, essere estraneo al processo di costruzione e nominare direttamente il certificatore. 264 Resta il fatto che se si rendesse obbligatoria l’applicazione di criteri di sostenibilità ambientale nella realizzazione di tutti gli interventi in ambito edilizio si potrebbe avviare in modo decisivo un nuovo modo di lavorare per migliorare la qualità della vita nelle città e nel resto del territorio italiano. Nonostante la valutazione della qualità della vita sia fortemente individuale, esistono condizioni minime che devono essere garantite a tutti quali: un’ adeguata qualità abitativa ed insediativa, l’accessibilità ai servizi, l’uso di infrastrutture e via dicendo. Le attività di monitoraggio e vigilanza dovrebbero continuare anche dopo il rilascio della Certificazione energetica, per verificare la rispondenza tra quanto attestato e la situazione reale, specialmente in riferimento alle prestazioni in esercizio dell’edificio. Proposta sistema di monitoraggio e di vigilanza. Edificio Soggetto Certificatore Attestato di Certificazione Energetica validità 10 anni Verifica ogni due anni Spese di Gestione Edificio Reale Prestazione Energetica - Forniture energetiche - Imposte e tasse - Costi di assicurazione - Manutenzioni ordinarie e straordinarie Verifica ogni due anni come per ispezione impianti per verifica rispetto delle prestazioni energetiche dell’edificio in riferimento a quanto attestato con la Certificazione Energetica La strada percorsa in ambito europeo e nazionale deve diventare un bagaglio di esperienza in grado di orientare le scelte per poter rispondere da un lato alle politiche energetiche nazionali e dall’altro alle esigenze e alle necessità della popolazione. In ogni caso sarebbe necessario avviare processi di aggiornamento e preparazione della macchina amministrativa locale per renderla in grado di rispondere nella maniera più appropriata alle nuove 265 tematiche in ambito ambientale, con promozione e conoscenza dei criteri di partecipazione più diffusi che siano in grado di supportare il lavoro di governance. Comunque gli interventi avviati nella costruzione di edifici a basso consumo o nella riqualificazione energetica degli esistenti sono destinati a produrre effetti che sarà possibile riscontrare solo tra qualche anno. Attraverso l’analisi di un caso studio si è voluto testare la convenienza economica nella costruzione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica con l’applicazione di un nuovo sistema tecnologico per l’approvvigionamento energetico dal terreno, anche con l’ottenimento di incentivi comunali come la riduzione degli oneri di urbanizzazione. A questo proposito è doveroso ringraziare l’Ing. Franchetti Paolo di Arzignano per la disponibilità dimostrata nel concedere dati ed informazioni utili alla stesura della presente ricerca. Si è potuto verificare l’influenza potenzialmente notevole sui risultati degli incentivi comunali nella scelta di attuare un intervento in CasaClima A anziché in Classe C. Resta da verificare quale possa essere il limite che influenza la decisione nelle scelte di investimento: potrebbe essere individuato nei casi in cui il saggio di rendimento interno sia superiore al saggio finanziario a carico degli stakeholder coinvolti. E’ ragionevole pensare che gli investitori siano portati a spingere nel miglioramento delle performance degli edifici fino a quanto l’ammortamento possa avvenire in un arco di tempo inferiore ai dieci anni. I risultati dell’applicazione dimostrano che gli incentivi per il miglioramento delle performance negli edifici possono essere in grado sia di coprire i maggiori costi iniziali di costruzione e sia di garantire una riduzione dei costi di gestione. Si dimostra, cioè un utile strumento per incentivare la realizzazione di edifici a basso consumo, garantendo un concreto ritorno economico. 266 Riferimenti Bibliografici Volumi: - Anit, Correlazione dei Requisiti di risparmio energetico e acustica, settembre 2008 – www.anit.it; - Anit, Sintesi del 30.06.2009 – DPR 59/09 – Attuazione del DLgs 192/05 – www.anit.it; - Anit, Sintesi del 15.09.2009 – Linee Guida nazionali per la certificazione energetica – www.anit.it; - Gaia Bollini, il Piano Casa e le linee guida per l’edilizia sostenibile in Veneto, Edicom Edizioni, Padova, atti del convegno, settembre 2009; - Marta Bottero e Giulio Mondini (a cura di), Valutazione e sostenibilità. 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