La Valutazione dell`efficienza energetica negli edifici a seguito delle

Sede Amministrativa: Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Innovazione Meccanica e Gestionale
SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN : Ingegneria Gestionale ed Estimo
INDIRIZZO: Estimo ed Economia Territoriale
XXI CICLO
TESI DI DOTTORATO
La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici
a seguito delle politiche di risparmio energetico
attraverso la certificazione
Direttore della Scuola : Ch.mo Prof. GIUSEPPE STELLIN
Supervisore: Ch.mo Prof. STEFANO STANGHELLINI
Co-supervisore: Ch.mo Prof. ROBERTO ZECCHIN
Dottorando: Alessandro Mascarello
A.A. 2008/2009
1
2
3
La Valutazione dell’efficienza energetica negli edifici
a seguito delle politiche di risparmio energetico
attraverso la certificazione
Alessandro Mascarello
Abstract
Lo scopo dell’elaborato di tesi consiste, attraverso l’analisi di alcuni sistemi di
certificazione energetica degli edifici (alla luce delle recenti disposizioni legislative
europee, nazionali e regionali), nel poter valutare le performance degli edifici sia in
termini energetici, sia sotto il profilo della valutazione economico-finanziaria.
In primo luogo sono stati analizzati i temi dello sviluppo sostenibile e delle politiche
ambientali messe in atto dall’Unione Europea ai fini del raggiungimento degli
obiettivi del Protocollo di Kyoto.
Attraverso lo studio del protocollo Itaca, strumento messo a punto dalle Regioni
italiane attraverso un gruppo di lavoro in seno alla Conferenza delle Regioni, si è
cercato di individuare gli elementi pregnanti ed oggettivi che caratterizzano proprio
l’edilizia sostenibile e di analizzarne le qualità nella valutazione. Si è approfondito il
rapporto che lega la sostenibilità ambientale in edilizia con la certificazione
energetica degli edifici, sottolineando alcuni obiettivi comuni e limiti relativi.
Nella seconda sezione della ricerca si sono esplorati due sistemi tra i più innovativi,
fondati su analisi interdisciplinari, per la valutazione della Certificazione energetica
degli edifici: in particolare quello messo a punto dall’Agenzia Casa Clima di Bolzano
e quello messo a punto dalla società Vi.Energia della Provincia di Vicenza con il
progetto EcoDomus.vi; il confronto tra questi due modelli ha reso possibile di
portare in evidenza una serie di nodi critici di rilevanza disciplinare.
A questo punto si è voluta approfondire l’evoluzione normativa in Italia che ha
portato all’emanazione delle Linee Guida nazionali nel luglio 2009 e lo stato
dell’opera messo in atto a livello regionale per il miglioramento dell’efficienza
energetica degli edifici .
La terza sezione si propone, attraverso il monitoraggio di un modello di valutazione
messo in atto da un’amministrazione comunale, mediante la predisposizione di un
nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico, di poter
analizzare i risultati ottenuti evidenziando relativi pregi e limiti.
4
Infine, attraverso l’analisi di un caso studio si è voluto testare la convenienza
economica nella costruzione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica
con l’applicazione di un nuovo sistema tecnologico per l’approvvigionamento
energetico geotermico (anche con l’ottenimento di incentivi comunali quali la
riduzione degli oneri di urbanizzazione).
The aim of this thesis consists of evaluating buildings’ performance both in energy
and under the economic-financial evaluation terms, by means of the analysis of
some buildings’ energy certification systems (in the light of the latest European,
national and regional norms).
Firstly, we have analysed themes concerning the sustainable development and
environmental policies practiced by the European Union to achieve Kyoto protocol
aims.
Through the study of Itaca protocol, instrument settled by the Italian regions by
means of a teamwork within the Conference of Regions, we have tried to identify
pregnant and objective elements typical of sustainable building, and to evaluate its
qualities.
We have studied in depth the connection between the environmental sustainability
in building field and the energy certification of buildings, underlining some common
aims and relevant limits.
In the second part of the research, two systems have been explored.
These systems are among the most innovating ones, based on interdisciplinary
analysis, for evaluating the energy Certification of buildings. Particularly the one
created by the Agency Casa Clima in Bolzano, and the other finalised by the Society
Vi.Energia in Vicenza’s province with the project EcoDomus.vi; the comparison
between these two models has highlighted a series of critical disciplinary ties.
At this point, we have treated the Italian law evolution generating the promulgation
of National Guidelines in July 2009, and the status of the works put into action at a
regional level, in order to improve the energy efficiency of buildings.
The third section proposes the monitoring of an evaluation model adopted by a
municipal administration, through the application of new rules for sustainable
building and energy saving, and to analyse obtained data highlighting relevant
merits and limits.
At the end, through the analysis of a case, we have tested the economic profit in
constructing of a residential building at high energy efficiency with the application
of a new technologic system for the energy geothermic provisioning (even thanks
to municipal incentives such as the reduction of urbanization taxes).
5
INDICE
Introduzione
pag. 11
Parte Prima
La promozione dello sviluppo sostenibile
1. La qualità urbana
pag. 17
2. Lo sviluppo urbano sostenibile
pag. 18
3. Kyoto tra minaccia e sfida
pag. 25
4. Il contributo della politica energetica europea
pag. 28
4.1.La politica europea sul clima
pag. 31
4.2 Un meccanismo innovativo europeo
pag. 33
4.3 Il risparmio energetico
pag. 37
5. Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE
5.1 Secondo riesame strategico della politica energetica
pag. 45
5.2 Rifusione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici
pag. 46
6. L’Italia e gli impegni di Kyoto
pag. 48
7. Protocollo di Kyoto e ruolo delle Regioni
pag. 51
8. La questione ambientale e l’accettibilità sociale delle scelte
energetiche
pag. 56
Parte Seconda
La valutazione della sostenibilità attraverso il protocollo Itaca
1. Il protocollo Itaca
pag. 61
2. Il sistema di valutazione degli edifici
pag. 67
3. Il sistema di certificazione
pag. 68
4. Lo schema dello strumento di valutazione del Protocollo Itaca
pag. 69
4.1 Aree di valutazione
pag. 71
4.2 Criteri di valutazione
pag. 71
4.3 Sistema di pesatura
pag. 74
4.4 Struttura dei benchmark
pag. 76
4.5 Struttura del Protocollo Itaca
pag. 79
5. Le recenti leggi regionali sull’edilizia sostenibile
pag. 82
6. Altre iniziative in materia di certificazione ambientale
pag. 92
6.1 Sviluppi futuri:l’Ecolabel per gli edifici
pag. 93
6.2 Le altre iniziative esistenti
pag. 94
7. Qualità dell’abitare nel Veneto
pag. 98
7.1 Le abitazioni nel Veneto
pag. 101
6
Parte Terza
Il progetto CasaClima
1.
Introduzione
pag. 111
2.
Campi di competenza
pag. 113
3.
Categorie CasaClima
pag. 114
4.
Caratteristiche di una CasaClima
pag. 117
5.
CasaClima history: dal 2002, 7 anni di esperienza
pag. 120
6.
Vantaggi di una Casa Clima
pag. 124
7.
Concorso miglior CasaClima
pag. 124
8.
Manifesto per la sostenibilità CasaClima
pag. 125
9.
Il decalogo del sole: dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile
pag. 126
10. Percorso formativo consulenti CasaClima
pag. 128
10.1 Consulenza energetica per l’esistente
pag. 129
10.2 Consulenza energetica per nuovi edifici
pag. 131
11. Il software ProCasaClima
pag. 132
12. La certificazione energetica CasaClima
pag. 135
Parte Quarta
Il progetto EcoDomus.vi
1.
Introduzione
pag. 143
2.
Confronto con esperienze italiane
pag. 145
3.
Il progetto in crescita EcoDomus.vi
pag. 146
4.
Il certificato energetico
pag. 147
5.
L’informazione ai progettisti e agli operatori
pag. 148
6.
L’affidabilità dei risultati
pag. 149
7.
L’operatività del progetto EcoDomus.vi
pag. 149
7.1 Definizione delle classi
pag. 150
7.2 Il metodo di calcolo
pag. 155
7.3 Predisposizione del foglio di calcolo
pag. 156
7.4 Iter di certificazione
pag. 160
8. Verifica dei costi e dei benefici della certificazione in alcune situazioni applicative
8.1 Progettare e costruire tra le classi energetiche
pag. 163
8.2 Vantaggi economici: differenza tra costi e risparmi
pag. 165
9. I benefici sulle emissioni a livello provinciale
pag. 167
10. La costituzione di una commissione tecnica permanente
pag. 168
7
Parte Quinta
Le nuove linee guida nazionali per l’efficienza energetica
1. Introduzione alla certificazione energetica
pag. 171
2. Riferimenti normativi
pag. 172
3. La normativa tecnica europea
pag. 173
4. La normativa nazionale
pag. 178
5. Le normative regionali
pag. 190
6. Linee guida nazionali per la certificazione energetica
pag. 194
7. Prestazione energetica degli edifici
pag. 198
7.1 Analisi per gli edifici esistenti da “rilievo”
pag. 199
7.2 Analisi per gli edifici in progetto
pag. 200
7.3 La Valutazione del fabbisogno estivo
pag. 200
8. Metodologia di classificazione degli edifici
pag. 202
8.1 Rappresentazione delle prestazioni
pag. 202
8.2 La classificazione energetica
pag. 204
8.3 Climatizzazione invernale dell’edificio EPi
pag. 205
8.4 Produzione di acqua calda sanitaria EPacs
pag. 207
9. Il software DOCET
pag. 208
10. La certificazione energetica
pag. 213
10.1 I soggetti certificatori
pag. 215
Parte Sesta
Un’applicazione sperimentale: valutazione degli effetti del regolamento energetico di
Arzignano.
1. Introduzione
pag. 221
2. Le iniziative della Regione Veneto per l’edilizia sostenibile
pag. 222
3. Efficienza energetica e sostenibilità nei reg. edilizi comunali
pag. 224
3.1 Isolamento termico
pag. 226
3.2 Utilizzo di fonti rinnovabili
pag. 226
3.3 Utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica
pag. 230
3.4 Orientamento ed ombreggiatura
pag. 230
3.5 Materiali da costruzione locali e riciclabili
pag. 231
3.6 Risparmio idrico e recupero acque meteoriche
pag. 231
3.7 Analisi dei regolamenti edilizi
pag. 232
3.8 Esperienze di quartieri sostenibili
pag. 235
8
4. Il Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico
di Arzignano
pag. 238
4.1 Modalità per ottenere gli incentivi
pag. 241
4.2 Modalità per ottenere la certificazione
pag. 243
4.3 I risultati ottenuti
pag. 246
5. Caso studio
pag. 247
5.1 Le prestazioni dell’edificio
pag. 249
5.2 Analisi dei costi di costruzione
pag. 250
5.3 Spesa annua per approvvigionamento energia
pag. 252
5.4.La determinazione dell’incentivo comunale
pag. 253
5.5 Il ritorno economico dell’investimento
pag. 253
5.5.1 Analisi della convenienza economica
pag. 255
Considerazioni conclusive
pag. 263
Riferimenti Bibliografici
pag. 269
9
10
Introduzione.
La ricerca si occupa dell’esigenza, matura in Italia ed in Europa, di tradurre in un
sistema di norme e procedure tecniche aspetti della sostenibilità nell’edilizia e in
particolare dell’efficienza energetica degli edifici, vista con approccio complessivo e
sistematico.
La sostenibilità ambientale in edilizia coinvolge ambiti più ampi rispetto alla sola
efficienza energetica, anche se la prestazione energetica è parte fondamentale della
performance ambientale di un edificio.
La riduzione dei consumi di energia e di emissioni inquinanti sono gli obiettivi di
base della direttiva europea in materia di certificazione energetica degli edifici.
La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere
per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento
strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un
miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio.
L'obiettivo è quello di ottimizzare la resa del sistema edificio-impianto, riducendo gli
sprechi ed elevando il livello di qualità dell'intero settore, a vantaggio non solo degli
utenti diretti ma anche degli organi di Governo e della società civile.
Il settore delle costruzioni rappresenta infatti il comparto produttivo in cui pesano,
in maniera sempre meno sopportabile dagli Stati, l’eccessivo consumo di elevate
quantità di energia prodotta, l’ingente produzione di agenti inquinanti e di rifiuti, e il
consumo indiscriminato di risorse naturali. D’altro canto tale settore è quello più
rilevante rispetto ad altri (industria, artigianato, professione) in termini economici,
occupazionali e sociali.
E’ chiaro quindi che intervenire in tale ambito significa anche produrre effetti
propulsivi immediati sull’intero sistema economico del nostro Paese.
Da tempo la Commissione Europea sollecita tutti gli Stati membri alla promozione
della sostenibilità negli interventi di trasformazione del territorio, anche in relazione
alla riduzione delle emissioni di CO2, incoraggiando l’inserimento di requisiti di
sostenibilità nelle procedure d’appalto oltre all’introduzione di incentivi fiscali.
Il concetto di sostenibilità delle costruzioni, caratterizzato da edifici a basso impatto
ambientale, con ridotti consumi di risorse non rinnovabili e limitati carichi
ambientali, ha un approccio progettuale di tipo integrato per il raggiungimento della
voluta performance dell’edificio.
11
In pratica deve essere sviluppata ed individuata una capacità progettuale del
professionista con competenze di tipo urbanistico,architettonico ed impiantistico, al
fine di realizzare un edificio con tutte le caratteristiche richieste e necessarie,
guardando con particolare attenzione ai materiali da costruzione con un elevato
grado di qualità ambientale.
Tutto ciò mette in moto un processo di sviluppo del sistema economico che dovrà
essere innovato a tutti i livelli, con il coinvolgimento di imprese, professionisti,
produttori, università, centri di ricerca, istituti di credito ed assicurativo e, non
ultima, la pubblica amministrazione.
Nell’ ambito dell’Unione Europea dal mese di novembre 2009 si è acceso un intenso
dibattito tra Consiglio e Parlamento con l’intento di elaborare nuovi provvedimenti
indirizzati verso l’obbligo di “elevatissimi standard energetici” che potrebbero
diventare operativi per gli edifici pubblici dopo il 31 dicembre 2018 mentre per gli
altri edifici a partire dal 2021.
Sono all’esame del Parlamento italiano proposte di legge sul “Sistema casa qualità”;
se tali proposte entrassero in vigore si andrebbe ad operare nella giusta direzione
della sostenibilità ambientale.
Servono dunque politiche, azioni sistemiche e organiche coordinate dallo Stato,
dalle Regioni e soprattutto dalla amministrazioni locali per la promozione,
l’incentivazione e la regolazione della sostenibilità in edilizia.
In tale contesto, la presente ricerca si prefigge di evidenziare i risultati e le
potenzialità in termini economici che si possono avere con le politiche sul risparmio
energetico.
Le prime due parti, attraverso la ricognizione e analisi di alcuni strumenti messi in
atto a livello europeo e nazionale per il raggiungimento degli obiettivi nel quadro
del protocollo di Kyoto, approfondiscono il rapporto che lega la valutazione della
sostenibilità ambientale con la certificazione energetica, mettendo in rilievo alcuni
obiettivi comuni e limiti.
In particolare viene analizzato un framework valutativo per la certificazione
ambientale, quello del Protocollo Itaca 2009, predisposto
regioni
e
delle
internazionali
e
province
autonome
approfondendone
le
italiane,
strategie,
dalla Conferenza delle
riconoscendone
le
specificità,
i
gli
riferimenti
ambiti
di
applicazione e il sistema di valutazione per aree con i relativi criteri e pesi del
benchmark. A questo proposito vengono evidenziate alcune iniziative intraprese
dalle singole regioni italiane nell’intento di disciplinare l’edilizia sostenibile.
12
La
terza
e
quarta
parte
hanno
un
carattere
maggiormente
analitico,
di
approfondimento di due sistemi innovativi per la valutazione della certificazione
energetica degli edifici, il primo promosso e avviato dalla Provincia Autonoma di
Bolzano con L’Agenzia CasaClima e il secondo proposto dalla Provincia di Vicenza,
attraverso la società Vi.Energia, denominato Eco.Domus.
Vengono esaminati i rispettivi campi di applicazione e competenza, i sistemi di
valutazione e classificazione, l’esperienza maturata e gli strumenti di certificazione
e controllo messi a disposizione.
La quinta parte analizza il panorama normativo che disciplina il rilascio dell’attestato
di certificazione energetica, alla luce delle recenti disposizioni contenute nelle linee
guida del luglio 2009, mettendo in evidenza una serie di nodi critici di rilevanza
valutativa.
A questo proposito viene illustrato come le regioni italiane abbiano legiferato in
maniera autonoma e differente sul tema dell’innovazione energetica in edilizia.
L’applicazione del nuovo sistema di classificazione degli edifici, delineato dalle
nuove linee guida nazionali, pone in essere una serie di problematiche e al
momento può essere attuato solo in parte. Sono stati portati alla luce alcuni fattori
critici nell’applicazione del nuovo sistema che per essere attuato necessita
dell’emanazione di ulteriori decreti attuativi.
La sesta parte, infine, si propone di verificare l’applicazione sul campo del modello
valutativo nella realizzazione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica.
L’edificio in parola, situato nel Comune di Arzignano, è stato scelto in quanto in tale
comune si sta sperimentando un recente regolamento energetico.
In questa parte vengono approfonditi i nuovi sistemi approntati dalle regioni e da
alcuni comuni per incentivare la produzione di edifici ad elevata efficienza
energetica.
Con questa applicazione valutativa è stato possibile verificare la convenienza
economica dell’investimento, attraverso un’analisi finanziaria, anche acquisendo
elementi
utili
a
testare
l’efficacia
degli
incentivi
comunali
deliberati
dall’Amministrazione Comunale di Arzignano.
E’ da segnalare che la classificazione CasaClima utilizzata per identificare la classe A
dell’edificio oggetto dell’applicazione valutativa, è quella che in questo momento più
si avvicina ai criteri delineati dalle linee guida nazionali.
Nella ricerca si è voluto approfondire, testare, valutare metodi e incentivi che
possono essere messi in atto per orientare gli operatori e gli utenti verso scelte
decisionali volte alla realizzazione di edifici a basso consumo di energia.
13
14
Parte Prima
La promozione dello sviluppo sostenibile
15
16
1. La qualità urbana.
II tema della qualità urbana è stato molto dibattuto nell'ultimo ventennio. A fronte di
uno sviluppo urbano che ha puntato molto, se non tutto, su parametri quantitativi,
per rispondere ad una crescente domanda di abitazioni, aree fabbricabili, infrastrutture
e servizi, si è trascurata la riflessione sui parametri di qualità, la quale inizia invece
negli anni '80, contrapponendo alla crescita l'idea della riqualificazione urbana.
La qualità è il punto di congiunzione tra mente e ambiente, i mezzi per ottenerla in
modo naturale si dividono in due diversi tipi di operazione: da una parte cambiare
la forma della città, dall’altra cambiare gli atteggiamenti mentali. I progettisti si
sono concentrati sulla prima, elaborando una lunga lista dei modi di attuazione1.
Parlare di qualità significa individuare in maniera "scientifica" modelli di riferimento per
progettare spazi urbani vivibili, attraenti, sicuri; a tal proposito esistono, pur fra diversi
orientamenti disciplinari, linee convergenti che valorizzano i risultati conseguibili e ne
convalidano gli approcci.
Troppo spesso nello sviluppo delle nostre città si è costruito frettolosamente
guardando esclusivamente al numero di alloggi, rispondendo ad esigenze
quantitative con progettazioni seriali e standardizzate che hanno contribuito al
degrado dei quartieri.
Non si è tenuto conto del come costruire, si sono utilizzati materiali di scarso
pregio e con caratteristiche progettuali scarsamente evolute in contesti privi di
infrastrutture idonee ad incentivare la socializzazione, creando interi quartieri
dormitorio senza identità.
Si parla oggi di standard qualitativi in alternativa, o meglio a complemento, degli
standard
urbanistici
del
DM
1444/68,
i
quali
fino
ad
ora
hanno
regolato
l’organizzazione e la costruzione delle aree urbanizzate nelle città.
I limiti della loro applicazione consistono nel fatto che vengono presi in considerazione
pochi parametri (un numero fisso di metri quadri abitante ed il raggio d'influenza), e
nella scarsa flessibilità rispetto alle esigenze di una società in continua evoluzione.
La qualità urbana non è proporzionale ai metri quadrati disponibili per attrezzature
e servizi, ma nasce dalle relazioni che si instaurano tra l'ambiente ed i "cittadiniutenti".
1
Kevin Lynch, Progettare la città, la qualità della forma urbana, Etaslibri- RCS, Milano, 1990 p.148.
17
Ha ormai perso vitalità tutta quella serie di relazioni legate alla dimensione locale:
il vicinato, il quartiere, la parrocchia, il paese.
Queste evoluzioni nei rapporti sociali portano alla perdita della vitalità dei quartieri
che non riescono più ad essere il mezzo di interrelazione e socializzazione tra gli
abitanti, portando indubbiamente ad un progressivo abbandono delle relazioni
nel quartiere con la conseguente perdita di attrattività della città e la nascita dei
non luoghi, spesso citati da Marc Augè.
La politica dello sviluppo urbano dovrebbe mirare a: “Foggiare gli strumenti
corrispondenti alle funzioni della vita – abitare, lavorare, coltivare il corpo e lo
spirito, alle quali è possibile assegnare un fine elevato ma non inattingibile: la
gioia di vivere”2.
Bisogna rigenerare il modo di costruire
la città nel territorio nel rispetto delle
risorse naturali, delle strutture architettoniche di identità del luogo e delle risorse
umane.
Vivere in un contesto degradato con presenza di tensioni sociali può creare sintomi
di disturbo nel pensiero degli abitanti, come è dimostrato da numerosi studi di
sociologia urbana.
Verso il miglioramento della qualità urbana e dello sviluppo sostenibile, si stanno
indirizzando molte iniziative per lo sviluppo urbano.
2. Lo sviluppo urbano sostenibile.
Il messaggio comune che arriva da tutto il mondo è che lo sviluppo deve rispondere a
criteri di sostenibilità, dunque gli stili di vita, di produzione e di consumo devono trovare
un maggior orientamento verso la conservazione delle risorse e la diminuzione delle fonti
di inquinamento.
Il grande ecosistema Terra deve essere in grado di restare in equilibrio: da un lato deve
integrare e riprodurre le risorse prelevate dall’uomo e dall’altro deve essere in grado di
assorbire le conseguenze dell’inquinamento.
Un ambiente inquinato può determinare conseguenze alla salute della popolazione,
riducendo il livello della qualità della vita; le nostre città sono oramai prossime al collasso,
lo dimostrano le sempre più frequenti “giornate senza auto” promosse dalle
amministrazioni comunali per far fronte all’inquinamento causato dalle polveri sottili.
2
Le Corbusier, Manière de penser l’urbanisme, Editions Gonthier, Paris 1963 – Maniera di pensare
l’urbanistica, Edizioni Laterza, Roma, 1981, p.43.
18
A livello internazionale sono state intraprese varie iniziative che hanno attivato politiche a
favore dell’ambiente, come ad esempio l’Agenda 21 a seguito della conferenza delle
Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro del 1992, il trattato sul clima con
relativo protocollo di Kyoto del 1997, la conferenza di Johannesburg del 2002, solo per
citarne alcune che hanno determinato specifici impegni da parte dei paesi intervenuti.
A seguito della conferenza di Rio de Janeiro, affinché l’Europa risponda positivamente alla
sfida dello sviluppo sostenibile, viene organizzata nel 1994 la Conferenza di Aalborg (nel
cui ambito nasce la Campagna europea città sostenibili), la Conferenza di Lisbona del
1996 e quelle di Hannover e l’Aja del 2000 (dalle quali emergono le divergenze rispetto
agli orientamenti degli Stati Uniti).
Solo dal 2009, con l’amministrazione Obama, inizia un nuovo percorso statunitense verso
la messa in atto di azioni di contrasto del cambiamento climatico con politiche di riduzione
delle emissioni in atmosfera e dai connotati non soltanto ambientali.
Le questioni dell’energia e dell’ambiente e quelle del cambiamento climatico hanno
acquisito nuovi caratteri e ulteriore rilievo nel quadro dell’attuale crisi economica.
La constatazione che la depressione dell’attività economica renda meno pressanti i
vincoli legati all’uso delle risorse energetiche e al loro impatto ambientale si
accompagna infatti agli interrogativi sulle azioni più opportune che dovrebbero
essere intraprese per mitigare gli effetti della crisi ed avviare un percorso per il suo
superamento.
A tal proposito tutt’oggi le tecnologie dell’energia sono un punto di riferimento in un
mondo in cui l’innovazione ha un ruolo sempre maggiore nella creazione di
benessere. La sostenibilità dello sviluppo associa all’esigenza della salvaguardia del
pianeta l’obiettivo della crescita. Ma come rispondere alla sfida di una domanda
sempre
crescente
di
energia?
L’efficienza
negli
usi
finali
dell’energia,
nel
residenziale, nei trasporti e nell’industria forse è la risposta più efficace. Altrettanto
lo è un buon mix energetico. Occorre diminuire la nostra dipendenza dell’estero,
differenziare le fonti attraverso nucleare e rinnovabili, aumentare la sicurezza degli
approvvigionamenti; per tutto ciò il mix delle fonti è decisivo, ma per diminuire i
costi, introdurre l’innovazione, abbassare i consumi e le emissioni, l’efficienza
energetica è lo strumento decisamente più importante.
Nel prefigurare interventi per il rilancio dell’economia, si è fatta strada l’idea che la
concentrazione degli sforzi di investimento nei processi e nelle tecnologie mirate ad
un uso più razionale dell’energia e allo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili
(clean energy technologies) potrebbe funzionare da volano per la ripresa economica
garantendo, al tempo stesso, la piena coerenza con i vincoli energetici e ambientali.
19
Tuttavia la possibilità di dare forma e attuazione concreta ad un’ uscita dalla crisi
attraverso una sorta di “green new deal” risulta, cosa ben più complessa ed è in
questa prospettiva che il dibattito più recente si è andato sviluppando. La struttura
dell’offerta come della domanda di energia, e il modo in cui il rapporto tra le due è
capace di influenzare gli scenari delle emissioni, costituiscono un primo rilevante
punto di attenzione. In ogni caso è la risposta che la ricerca può offrire alla
correzione dei maggiori squilibri del sistema energetico a rappresentare assicurando il minor impatto ambientale - il termine ultimo di riferimento per le
azioni da intraprendere, rendendo perciò decisivo il modo in cui il percorso di
sviluppo e diffusione delle tecnologie energetiche viene impostato ed avviato.
Quindi lo sviluppo sostenibile deve essere caratterizzato da una produzione di beni e
servizi tale da conservare l’ambiente, non scaricando su questo i vari prodotti di rifiuto. Più
precisamente lo sviluppo sostenibile tende a conservare, a usare bene l’energia
consumata dal sistema dei trasporti, dal sistema produttivo e da quello insediativo ed a
garantire il riciclo dei prodotti di rifiuto3.
Il diagramma a triangolo equilatero (fig. 1) esprime graficamente la nozione di
sviluppo sostenibile (Giaoutzi e NijKamp, 1993).
Da una lettura dello stesso si scorgono le possibilità di raggiungere un solo obiettivo
sui vertici, due obiettivi sui lati o tre obiettivi all’interno del triangolo.
Fig. 1 - Il triangolo di Giaoutzi e Nijkamp ,1993 rappresentazione grafica della nozione di sviluppo sostenibile
Dimensione Economica
(efficienza, crescita, stabilità)
Dimensione Sociale
(povertà, equità
intergenerazionale, cultura)
Dimensione Ecologica
(biodiversità, resilienza,
inquinamento e risorse naturali
3
L. Fusco Girard – P. Nijkamp, Le valutazioni per lo sviluppo sostenibile della città e del
territorio, Franco Angeli, Milano, 1997, p. 23.
20
Il grafico evidenzia tre diversi approcci:
-
economico, interessato alla crescita e al raggiungimento della massima efficienza
mediante il ricorso a innovazioni tecnologiche senza compromettere l’occupazione
oppure l’afflusso di ricchezza alla comunità;
-
sociologico, orientato all’equità sociale e culturale per la stabilità del sistema e per
creare possibilità di confronto, partecipazione e dialogo con rispetto delle identità della
comunità;
-
ambientalista, orientato alla tutela dell’ecosistema naturale e alla qualità dello stesso,
evitandone la contaminazione con i prodotti di rifiuto.
Gli orientamenti della politica di sostenibilità si ispirano a tre criteri di fondo:
-
la progressiva dematerializzazione del sistema economico, cioè la riduzione delle
quantità di risorse naturali, rinnovabili e non rinnovabili, utilizzate per
alimentare l'apparato produttivo e i modelli di consumo attuale;
-
la diminuzione dei rischi connessi a specifiche forme di inquinamento o degrado
ambientale, superando la logica dell'emergenza e riportando la preoccupazione
ambientale nell'ambito delle scelte strategiche già nelle prime fasi della
programmazione;
-
la partecipazione consapevole di tutti gli attori coinvolti nella programmazione e
nella attuazione dei processi in corso.
In tale contesto, assumono carattere prioritario i seguenti obiettivi:
-
Cambiamenti climatici: ridurre le emissioni inquinanti in linea con gli andamenti
concordati in sede europea in un quadro di misure che tenga conto delle
specificità nazionali e della complessiva competitività del sistema economico;
-
Ambiente, salute e qualità della vita: migliorare il livello di qualità della vita e di
benessere sociale riducendo i livelli d'inquinamento, garantire la sicurezza
alimentare e rendere sicure le attività produttive con particolare riguardo nei
confronti della produzione e dell'utilizzo delle sostanze chimiche;
-
Natura
e
biodiversità:
tutelare,
conservare,
ripristinare
e
sviluppare
il
funzionamento dei sistemi naturali, degli habitat naturali e della flora e fauna
selvatiche;
-
Gestione delle risorse naturali e rifiuti: garantire una migliore efficienza delle
risorse, una migliore gestione dei rifiuti e determinare il passaggio a modelli di
produzione e di consumo più sostenibili;
-
Sistema dei trasporti e uso del territorio: fronteggiare il traffico e i livelli di
congestione, rumore e inquinamento crescenti attraverso politiche sostenibili,
21
promuovere
l'impiego di modalità di trasporto più sostenibili e rispettose
dell'ambiente, e l'introduzione di forme di telelavoro. Intervenire sui problemi
legati al trasporto di sostanze pericolose via mare.
Il raggiungimento di tali obiettivi impone una attenta revisione sul fronte dei
processi amministrativi, di governo dell'ambiente e del sistema economico-sociale, i
quali oggi indirizzano gli apparati produttivi, i modelli di consumo e i sistemi di
ripartizione della ricchezza, secondo modalità ormai inadeguate4.
Nel 1999 la Commissione Europea, coadiuvata da un gruppo di esperti sull’ambiente
urbano, ha lanciato l’iniziativa “Towards a Local Sustainable Profile – European Common
Indicators”, con l’obiettivo di costruire un set di indicatori mediante il quale valutare la
sostenibilità delle politiche per lo sviluppo urbano intraprese a livello locale.
Cinquanta Amministrazioni hanno quindi identificato in modo concertato 10 indicatori di
sostenibilità urbana che riflettono le interazioni tra aspetti ambientali, sociali ed economici,
con particolare attenzione per la qualità della vita di coloro che abitano le città; tali
indicatori sono stati definiti nel rispetto di 6 fondamentali principi di sostenibilità5.
Principi di sostenibilità alla base della selezione degli indicatori
1. Uguaglianza ed inclusione sociale (accesso a servizi di base adeguati ed
economici per tutti);
2. Partecipazione e democrazia (partecipazione di tutti i settori della Comunità locale
ai processi decisionali);
3. Relazione tra la dimensione locale e quella globale (soddisfazione dei bisogni a
livello locale o comunque in maniera più sostenibile);
4. Economia locale (promozione dell’occupazione e dell’impresa secondo modalità che
minaccino in misura minimale le risorse naturali e l’ambiente);
5. Protezione ambientale ( approccio ecosistemico; minimizzazione dell’uso delle
risorse naturali, del territorio, della produzione dei rifiuti e di sostanze inquinanti;
accrescimento della biodiversita);
6. Patrimonio culturale, qualità dell’ambiente costruito (protezione, conservazione
e recupero di valori storici, culturali ed architettonici; accrescimento e salvaguardia
della bellezza e funzionalità di spazi ed edifici).
4
Ministero dell’Ambiente, Strategie d’azione ambientali per lo sviluppo sostenibile in
Italia,2003 – www.miniambiente.it.
5
S.Pareglio (a cura di), Guida europea all’Agenda 21 Locale, Regione Lombardia, 2004,
p.103 - www.regione.lombardia.it;
22
Si sono così determinati 10 indicatori comuni europei (ICE) che racchiudono al loro interno
alcuni dei più importanti aspetti della vita in ambito urbano locale (uguaglianza ed
inclusione sociale, partecipazione ai processi decisionali, relazione tra la dimensione locale
e quella globale, sviluppo sostenibile dell’imprenditoria e promozione dell’occupazione,
protezione ambientale e valorizzazione del patrimonio culturale).
Indicatori Comuni Europei
Principio numero
n°
Indicatore
1
Soddisfazione dei cittadini con riferimento alla
●
●
●
●
●
comunità locale
Soddisfazione dei cittadini ( in genere e con riferimento a specifiche caratteristiche del
Comune di appartenenza)
2
Contributo locale al cambiamento climatico globale
1
●
2
3
4
5
6
●
●
●
●
●
●
●
●
●
Emissioni di CO2 equivalente (valori assoluti e variazioni nel tempo).
3
●
Mobilità locale e trasporto passeggeri
Numero spostamenti, tempo e modo di trasporto impiegato, distanze percorse
4
5
Accessibilità delle aree verdi e dei servizi locali
●
●
Distanza dei cittadini rispetto ad aree verdi (parchi, giardini, spazi aperti, attrezzature, verde
privato fruibile…) e ai servizi di base 8sanitari, trasporto, istruzione, alimentari, …)
●
Qualità dell’aria locale
●
●
Numero di superamento del valore limite. Esistenza ed attuazione dei piani di risanamento
6
●
Spostamenti casa – scuola bambini
●
●
●
Modalità di trasporto utilizzate dai bambini per spostarsi tra casa e scuola e viceversa
7
Gestione sostenibile dell’autorità locale e delle imprese
●
●
●
locali
Quota di organizzazioni pubbliche e private che abbiano adottato e facciano uso di
procedure per una gestione ambientale e sociale
8
●
●
●
Inquinamento acustico
Porzione della popolazione esposta, nel lungo periodo, ad elevati livelli di rumore o livelli di
rumore in aree definite; Esistenza ed attuazione dei piani di risanamento
9
●
●
●
●
Uso sostenibile del territorio
Superfici artificializzate, terreni abbandonati o contaminati; Intensità d’uso; Nuovo sviluppo;
Ripristino terriorio
●
Prodotti sostenibili
●
●
●
10 Consumi locali di prodotti dotati di ecolabel, o certificati come biologici o energicamente
●
efficienti o provenienti da gestione forestale sostenibile o dal commercio equo e solidale;
offerta di tali prodotti sul mercato locale
Indica la corrispondenza tra l’indicatore e i principi ai quali si ispira.
E’ stato interessante analizzare i principi e gli indicatori comuni europei messi in campo
nei programmi “verso un profilo di sostenibilità locale” in quanto gli stessi potrebbero
23
trovare applicazione o essere utilizzati come linea guida nella predisposizione di
programmi
orientati
alla
sostenibilità
ambientale,
alla
bioarchitettura
o
alla
sperimentazione nella ricerca di qualità .
In ogni caso si ritiene che le future politiche per la sostenibilità urbana, sia a livello
europeo, sia a livello nazionale che locale, dovrebbero riguardare in via prioritaria6:
-
la mobilità urbana sostenibile;
-
la riqualificazione urbana;
-
l’uso del territorio;
-
l’edilizia sostenibile.
Gli indicatori da mettere in atto dipendono dalle caratteristiche sociali, economiche,
ambientali proprie dei luoghi in cui si deve intervenire, quindi non è possibile definire a
priori una lista di indicatori universalmente valida per tutte le realtà.
La scelta degli indicatori dovrebbe essere fatta con il coinvolgimento
di tutti gli
7
stakeholders locali, gli unici in grado di riconoscere ed evidenziare le priorità di indagine
su cui dovrebbero concentrarsi le politiche di sviluppo messe in atto.
Il concetto di sviluppo sostenibile, definito originariamente nel Rapporto Brundtland, ha
subito, negli anni recenti, un’evoluzione interpretativa, che ha portato a concepire la
sostenibilità come il risultato di una serie di azioni sinergiche e complesse, le quali fanno
riferimento all’ambito economico, a quello sociale e a quello ambientale. In estrema
sintesi si possono identificare alcuni fattori caratterizzanti di tali azioni: la consapevolezza
dell’interconnesione tra parametri fisici e variabili socio-economiche, che si traduce con la
possibilità di raggiungere obiettivi di sviluppo economico analoghi a quelli attuali, con
strategie produttive alternative, basate su un minore consumo di risorse materiche ed
energetiche.
6
S.Pareglio (a cura di), Guida europea all’Agenda 21 Locale, la sostenibilità ambientale:
linee guida per l’azione locale, Regione Lombardia, 2004, p. 104;
7
Gli stakeholders sono “ i detentori di interessi locali “, cioè coloro che vivono il territorio in
qualità di residenti o di esercenti di attività sociali, economiche e culturali , in altre parole,
tutti coloro, che qualunque titolo, hanno qualcosa a che fare con l’attività di programmazione
o oggetto di valutazione – definizione in parte estrapolata dal glossario della ricerca
valutativa di C. Bezzi, 2005, p. 53 - disponibile in rete al sito: www.valutazione.it;
24
3. Kyoto tra minaccia e sfida.
I cambiamenti climatici sono una delle principali minacce a livello ambientale,
sociale ed economico che affliggono il nostro pianeta. Nel XX secolo la temperatura
superficiale media della Terra è aumentata di circa 0,6 °C. È ormai dimostrato che
gran parte del riscaldamento del pianeta registrato negli ultimi 50 anni è attribuibile
alle attività umane. I combustibili fossili, utilizzati per produrre energia e per i
trasporti, sono i principali imputati, perché emettono in atmosfera gas che
surriscaldano la superficie terrestre come il biossido di carbonio (CO2).
Concentrazione di CO2 in atm (ppmv)
Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009
Se aumenta la temperatura, aumenta anche il livello dei mari, perché le calotte
polari si sciolgono; l’innalzamento del livello dei mari mette in pericolo le zone
costiere e le isole di piccole dimensioni. Inoltre I cambiamenti climatici rendono il
clima più instabile, con un aumento di precipitazioni forti e dei periodi di siccità che
portano con sé inondazioni e carenza idrica.
Temperatura atmosferica (°C)
Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009
25
Alcune malattie come la malaria si diffonderanno in nuove zone, alcune specie
animali,
incapaci
di
stare
al
passo
con
la
velocità
dei
cambiamenti,
si
estingueranno. Cambieranno anche i modelli di produzione agricola; in alcune parti
del mondo la sussistenza e la sopravvivenza stessa di intere comunità saranno
messe a repentaglio. In altre regioni l’ambiente naturale e l’utilizzo che ne viene
fatto potrebbero mutare radicalmente. Alcuni di questi impatti sono già irreversibili.
Innalzamento del livello del mare
Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009
Il protocollo di Kyoto è stato adottato nel 1997: firmandolo, tutti i paesi
industrializzati si sono impegnati a ridurre del 5,2 %, in media, le proprie emissioni
di gas responsabili dell’effetto serra tra il 1990 ed il 2012. I 15 paesi che all’epoca
componevano l’UE sono andati ancora più in là, impegnandosi collettivamente a
ridurre le proprie emissioni dell’8 %. Il protocollo ha inoltre introdotto dei
meccanismi flessibili basati sul mercato, fra cui lo scambio dei diritti d’emissione,
per aiutare i paesi industrializzati a raggiungere l’obiettivo sostenendo meno spese,
nonché per incoraggiare gli investimenti in progetti a energia pulita nei paesi in via
di sviluppo e nelle economie in transizione.
Benché gli Stati Uniti non abbiano subito ratificato il protocollo e non abbiano
tempestivamente contribuito al raggiungimento dei suoi obiettivi, l’UE ha continuato
a portare avanti misure concrete per raggiungerlo, tenendo conto dei livelli di
sviluppo economico e industriale di ciascuno Stato membro. La maggior parte dei
paesi che hanno aderito all’UE nel 2004 aveva negoziato obiettivi individuali nel
quadro del protocollo di Kyoto, prima della loro adesione all’UE8.
8
Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa
in movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications;
26
Riduzione della calotta di ghiaccio in Groenlandia (1978-2008)
Fonte: Climate Change, Copenaghen 10-12 marzo 2009
Alcune proiezioni tendenziali dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE, world
Energy Outlook 2008, scenario tendenziale) formulate nella prima metà del 2008,
prima che la crisi iniziasse a manifestare i suoi effetti sull’economia mondiale,
dimostrano come in assenza di incisivi interventi di politica energetica e ambientale,
con la crescita della domanda di energia e di carbone dovuta ad economie
emergenti quali Cina e India, si arriverebbe ad un incremento delle emissioni di gas
serra con conseguenti ripercussioni sull’ ecosistema globale.
Nel corso del Congresso Climate Change: Global Risks, Challenger and Decision,
tenutosi a Copenaghen il 10-12 marzo 2009 è stata presentata una sintesi
aggiornata sulle principali attività di ricerca sulla scienza del clima, sugli impatti
sulla società e l'ambiente, e sugli strumenti e gli approcci disponibili per far fronte
alla sfida climatica.
Emissioni di gas serra per area geografica nello scenario tendenziale dell’AIE
27
Una novità del 2009 è costituita dalla nuova politica americana in aperta cesura
rispetto alla precedente amministrazione: la nuova amministrazione attribuisce alle
azioni di contrasto del cambiamento climatico connotati non soltanto ambientali ma
di natura economica e di sicurezza nazionale tra cui la creazione di stimoli per la
ripresa, la lotta alla disoccupazione e la riduzione della dipendenza energetica
dall’estero.
4. Il contributo della politica energetica europea
Le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra provengono in gran parte
dall’utilizzo e dalla produzione di energia: ecco perché la politica energetica è
essenziale per raggiungere gli obiettivi in materia di lotta al cambiamento climatico.
Agire congiuntamente nel settore dell’energia non rappresenta una novità: da molti
anni l’UE dispone infatti di un quadro strategico comune in materia.
Anche una risposta comunitaria congiunta a una crisi energetica non sarebbe una
novità: a tale proposito, in seguito alla crisi di approvvigionamento dei primi anni
1970, l’UE si è dotata di una politica coordinata per quanto riguarda le riserve
strategiche di petrolio greggio e di prodotti petroliferi.
Elementi chiave della politica
Energetica Europea
Una maggiore efficienza dei
marcati dell’energia e del gas
Il risparmio energetico
La diversificazione
DIRETTIVA 2002/91/CE
nota come
EPBD
Energy Performance Building
Directive
Una politica ambiziosa a favore
delle energie rinnovabili
La cooperazione internazionale
La Commissione europea ha incaricato il CEN di produrre tutti i
documenti (norme) necessari per l’attuazione della Direttiva
2002/91/CE.
28
E’ facile capire che la necessità di ridurre le emissioni di CO2 e il contesto di prezzi
energetici alti possano rappresentare due potenti driver per l’avvio di una politica di
riduzione dei consumi.
Di fronte agli avvertimenti sempre più pressanti lanciati degli scienziati sugli effetti
del cambiamento climatico, l’UE ha riconosciuto la necessità urgente di raccogliere
una serie di temi in un’unica politica integrata in materia di clima e di energia per
l’Europa.
Tale politica punta ad assicurare la competitività, la sostenibilità e la sicurezza degli
approvvigionamenti energetici nonché la loro integrazione con pratiche ambientali
ottimali al fine di ridurre le emissioni di CO2 e di altri gas responsabili dell’effetto
serra.
Gli elementi chiave della politica energetica dell’UE, come rappresentato nello
schema nella pagina precedente, sono i seguenti:
•
una maggiore efficacia dei mercati dell’energia e del gas;
•
la diversificazione;
•
una politica ambiziosa a favore delle energie rinnovabili;
•
il risparmio energetico;
•
la cooperazione internazionale.
L'aumento del rendimento energetico occupa un posto di rilievo nel complesso delle
misure e degli interventi necessari per conformarsi al protocollo di Kyoto e
dovrebbe far parte integrante anche dei pacchetti di proposte volte ad assolvere
agli impegni assunti in altre sedi.
La gestione del fabbisogno energetico è un importante strumento che consente alla
Comunità di influenzare il mercato mondiale dell'energia e quindi la sicurezza degli
approvvigionamenti nel medio e lungo termine.
Nelle conclusioni del 30 maggio 2000 e del 5 dicembre 2000 il Consiglio ha
approvato il piano d'azione della Commissione sull'efficienza energetica ed ha
richiesto interventi specifici nel settore dell'edilizia.
Come si vedrà più avanti l'energia impiegata nel settore residenziale e terziario,
composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40 % del consumo
finale di energia dell’Unione Europea.
Essendo questo un settore in espansione, i suoi consumi di energia e quindi le sue
emissioni di biossido di carbonio sono destinati ad aumentare.
Già con la direttiva 93/76/CEE del Consiglio, del 13 settembre 1993, intesa a
limitare le emissioni di biossido di carbonio migliorando l'efficienza energetica
(SAVE), veniva imposto agli Stati membri di elaborare, attuare e comunicare i
29
programmi per il rendimento energetico nel settore dell'edilizia, iniziando a produrre
notevoli benefici. Si è avvertito tuttavia l'esigenza di uno strumento giuridico
complementare che sancisca interventi più concreti al fine di realizzare il grande
potenziale di risparmio energetico tuttora inattuato e di ridurre l'ampio divario tra le
risultanze dei diversi Stati membri in questo settore.
Negli ultimi anni si è osservata una crescente proliferazione degli impianti di
condizionamento dell'aria nei paesi del sud dell'Europa.
Ciò pone gravi problemi di carico massimo, che comportano un aumento del costo
dell'energia elettrica e uno squilibrio del bilancio energetico di tali paesi.
Dovrebbe essere accordata priorità alle strategie che contribuiscono a migliorare il
rendimento termico degli edifici nel periodo estivo.
Concretamente,
occorrerebbe
sviluppare
maggiormente
le
tecniche
di
raffreddamento passivo, soprattutto quelle che contribuiscono a migliorare le
condizioni climatiche interne e il microclima intorno agli edifici.
Secondo i principi della sussidiarietà e della proporzionalità di cui all'articolo 5 del
trattato, i principi generali e gli obiettivi della disciplina in materia di rendimento
energetico devono essere fissati a livello comunitario, mentre le modalità di
attuazione restano di competenza degli Stati membri, cosicché ciascuno di essi
possa predisporre il regime che meglio si adatta alle sue specificità.
Per quanto riguarda il risparmio energetico nel settore edile, il parlamento Europeo
con l’emanazione della Direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 nota come
EPBD - Energy Performance Building Directive si è posto l’obiettivo di promuovere il
rendimento energetico degli edifici nell’Unione, tenendo conto delle condizioni locali
e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni per quanto riguarda il clima degli
ambienti interni e l’efficacia sotto il profilo dei costi.
La direttiva EPBD, ritenuta da molti il più importante strumento legislativo
comunitario in fatto di efficienza energetica, non è una azione isolata ma si colloca
all’interno di una strategia che si è sviluppata a partire dal 2000.
La citata direttiva si limita al minimo richiesto e non va al di là di quanto necessario
per il raggiungimento di tali obiettivi.
I cambiamenti climatici e il surriscaldamento del nostro pianeta saranno oggetto
della Conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico che si svolgerà a Copenaghen
nella seconda metà di dicembre 2009. Della questione si sta interessando il
Parlamento Europeo, con una propria delegazione che parteciperà ai lavori durante
i quali si discuterà delle sorti del pianeta cercando di trovare soluzioni al problema
del surriscaldamento globale.
30
4.1 La politica europea sul clima
Ai sensi dell'articolo 6 del trattato, le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente
devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche e azioni
comunitarie.
Le risorse naturali, alla cui utilizzazione accorta e razionale fa riferimento l'articolo
174 del trattato, comprendono i prodotti petroliferi, il gas naturale e i combustibili
solidi, che pur costituendo fonti essenziali di energia sono anche le principali
sorgenti delle emissioni di biossido di carbonio (CO2).
Il programma che mira ad aiutare l’UE ed i suoi Stati membri a raggiungere i propri
obiettivi nel quadro del protocollo di Kyoto si intitola «Programma europeo per il
cambiamento climatico» (ECCP).
Gestito dalla Commissione europea, il programma ha finora consentito l’attuazione
di circa 40 strategie e misure a livello europeo.
Le misure comunitarie, che completano le azioni intraprese da ciascuno Stato
membro a livello nazionale, comprendono norme energetiche sugli edifici; includono
anche regolamenti volti a limitare l’uso di alcuni gas industriali che contribuiscono in
maniera decisiva al riscaldamento climatico.
Finora il sistema comunitario di scambi di quote d’emissione di gas responsabili
dell’effetto serra rappresenta la misura più importante introdotta dal programma
ECCP.
L’UE è riuscita a spezzare il legame tra crescita economica ed emissioni di gas
responsabili dell’effetto serra: infatti tra l’anno di base 1990 e il 2006, nel pieno di
una crescita economica nell’UE, le emissioni globali dei suoi 27 Stati membri sono
diminuite del 10,8 %.
Per quanto riguarda i 15 Stati membri «più anziani» (UE-15), tale ribasso è stato
pari al 2,7 %. Si tratta di cifre incoraggianti, ma bisogna fare ben di più per
raggiungere l’obiettivo UE-15 di una riduzione dell’8 % entro il 2012.
Le ultime proiezioni indicano che tale obiettivo può essere raggiunto a condizione
che i paesi dell’UE attuino veramente tutte le azioni previste9.
9
Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in
movimento, 2008. Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications;
31
Emissioni di gas responsabili dell’effetto serra per persona nei paesi dell’UE, 1990 e 2006
32
4.2 Un meccanismo innovativo europeo
Il sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE (UE-ETS “Emission Trading
System”), introdotto nel gennaio 2005, rappresenta la pietra angolare della
strategia dell’UE per la lotta al cambiamento climatico. Si tratta del primo sistema
internazionale di scambio di quote per le emissioni di CO2 e ha fatto scuola nel
mondo intero.
Lo scambio delle quote di emissione consente una riduzione dei costi per la
riduzione delle emissioni.
L’impianto del nuovo sistema proposto dalla Commissione si fonda su una
distribuzione del target europeo (riduzione del 20% delle emissioni entro il 2020
rispetto a quelle del 1990) tra settori ETS (trasporti, industria non energivora,
settore
civile
e
agricoltura)
e
settori
non-ETS
(termoelettrico
e
industrie
energivore), effettuata a livello comunitario.
Per i settori non ETS il sistema prevede una ripartizione degli sforzi tra gli Stati
membri secondo regole di allocazione ispirate ai principi di equità e solidarietà; ogni
stato membro è libero di scegliere le più idonee politiche e misure nazionali da
adottare per conseguire i rispettivi target.
Per i settori ETS è previsto un sistema di commercio di emissioni a livello europeo
basato sul principio del “cape and trade”. Questo è stato suddiviso in due fasi di
attuazione: una prima fase, a carattere sperimentale, basata sull’allocazione dei
tetti emissivi a livello nazionale nel periodo 2005-2012; una seconda fase gestita a
livello europeo dopo il 2012.
Un passo fondamentale di questo percorso è stato segnato dall’accordo politico
raggiunto in occasione del Consiglio europeo del 8 e 9 marzo 2007, quando sono
stati decisi obiettivi precisi in merito alla riduzione delle emissioni di gas serra, della
promozione delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Da un lato è importante assicurarsi l’approvvigionamento di energia, cercando di
non dover fare affidamento su una sola fonte energetica o su un esiguo numero di
paesi fornitori esterni dall’ UE; bisogna inoltre cercare di produrre più energia
all’interno dell’UE.
Dall’altro, dato che attualmente circa l’80% dell’energia che consumiamo proviene
da combustibili fossili, petrolio, gas naturale e carbone, importanti fonti di
emissione di CO2, bisogna incentivare l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.
Nella tabella che segue, viene rappresentato l’attuale fabbisogno energetico e le
rispettive fonti di approvvigionamento per l’UE.
33
Consumo di energia UE per tipo di combustibile, 2006
I Capi di Stato e di Governo dell’UE hanno deciso di:
-
economizzare del 20 % il consumo di energia rispetto alle previsioni per il 2020,
migliorando l’efficienza energetica;
-
aumentare la quota di energie rinnovabili sul consumo energetico totale al 20 %
entro il 2020, andando così vicini a triplicare il livello attuale;
34
-
decuplicare entro il 2020 la quota di carburanti rinnovabili, compresi i
biocarburanti, sul consumo totale di benzina e gasolio, raggiungendo almeno la
quota del 10 % per l’autotrazione. Tutti i biocarburanti, sia quelli prodotti
nell’UE sia quelli importati, dovranno essere prodotti in maniera sostenibile.
Verranno forniti incentivi allo sviluppo di biocarburanti ricavati dai rifiuti, dai
residui e da altre fonti non alimentari;
-
sviluppare e promuovere tecnologie a bassa emissione o/a emissione zero, fra
cui la cattura e lo stoccaggio del carbonio, per impedire che il CO2 penetri
nell’atmosfera (catturandolo e conservandolo nel sottosuolo presso giacimenti di
gas o miniere di sale in disuso), affinché tali tecnologie apportino un contributo
essenziale alla riduzione delle emissioni entro il 2020;
-
integrare meglio i mercati energetici dell’UE, creando ad esempio un mercato
europeo del gas e dell’elettricità improntato alla concorrenza;
-
integrare meglio la politica energetica dell’UE con altre azioni, non solo nel
quadro della politica ambientale ma anche di quella in materia di ricerca,
agricoltura e commercio;
-
rafforzare la cooperazione internazionale: se l’UE riuscirà ad adottare un
approccio comune nel settore dell’energia e ad articolarlo in maniera univoca
essa potrà assumere un ruolo di leader del dibattito a livello mondiale.
Si tratta evidentemente di obiettivi impegnativi che si rafforzano vicendevolmente
nel quadro di un percorso verso un’economia a basso livello di emissioni.
Previsioni di crescita nella produzione di elettricità verde nell’UE
35
La Commissione Europea con il “pacchetto clima”, presentato il 23 gennaio 2008,
ha elaborato delle modifiche al sistema esistente attraverso una nuova ripartizione
dei compiti tra il livello europeo e quello nazionale.
In particolare l’impianto del nuovo sistema proposto dalla Commissione si fonda su:
a. distribuzione del target europeo (20% rispetto alle emissioni del 1990) tra
settori ETS e settori non-ETS, effettuata a livello comunitario. Per potersi
avvalere degli ultimi dati, verificati, relativi alle emissioni, la Commissione ha
fatto riferimento ai dati 2005; in questo modo, l’obiettivo del 20% di riduzione
rispetto alle emissioni del 1990 è stato tradotto nella riduzione del 14% rispetto
alle emissioni del 2005. Tale obiettivo è stato poi ripartito tra settori ETS, cui è
spettato il 21%, ed i settori non-ETS, cui è stato attribuito il 10%.
b. Settori ETS: allocazione delle quote ai singoli impianti sulla base di regole di
allocazione comunitarie uniformi. In tal senso, la Commissione ha proposto la
revisione della direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il
sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra;
c. settori non-ETS: ripartizione degli sforzi tra gli Stati membri secondo regole di
allocazione ispirate ai principi di equità e solidarietà. Per conseguire i target
nazionali, ciascuno Stato membro, dopo aver dato attuazione alle misure
comunitarie, sarà libero di scegliere le più idonee politiche e misure nazionali da
adottare. In questo senso la commissione ha proposto l’adozione di una
decisione concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei
gas ad effetto serra nei settori non-ETS.
Insieme alle due proposte ora menzionate, il pacchetto clima comprende anche:
-
una proposta di direttiva sulla promozione dell’uso di energia da fonti
rinnovabili;
-
una proposta di direttiva relativa alla disciplina giuridica della cattura e dello
stoccaggio del carbonio.
Si tratta ovviamente di proposte, ma la Commissione mira alla loro adozione da
parte del Consiglio e del Parlamento europeo entro la fine del 2009.
Attualmente, il sistema UE-ETS è applicato a circa 11.600 impianti del settore
energetico e industriale, collettivamente responsabili di circa la metà delle emissioni
di CO2 nell’UE.
36
Applicando un costo alle emissioni di carbonio di tali impianti, il sistema crea per le
imprese partecipanti un incentivo permanente a ridurre le proprie emissioni nella
misura del possibile.
Il sistema prevede che le autorità nazionali di ciascun paese dell’UE assegnino un
determinato numero di diritti di emissione a ciascun impianto; l’imposizione di un
«tetto», o massimale, del numero totale di diritti dà origine alla penuria di diritti
necessaria perché il mercato funzioni.
Le imprese che mantengono le loro emissioni al di sotto del livello dei loro diritti
possono vendere i diritti di cui non hanno bisogno.
Invece quelle che fanno fatica a conservare i propri diritti devono adottare misure
per ridurre le emissioni (ad esempio, investendo in tecniche più efficaci o
utilizzando meno fonti d’energia a forte tasso di carbonio) o rivolgersi al mercato
per acquistare i diritti supplementari di cui necessitano, pagando altre imprese
perché riducano le emissioni a loro nome.
Le imprese partecipanti al sistema UE-ETS possono anche utilizzare crediti di
emissione generati da progetti di riduzione delle emissioni in paesi terzi: si tratta di
due meccanismi previsti dal protocollo di Kyoto, ovvero del meccanismo di sviluppo
ecologico (CDM) e dell’attuazione congiunta (JI).
La domanda di tali crediti rappresenta un potente motore per investimenti in idee
che contribuiscono a ridurre le emissioni in altri paesi.
Tuttavia, gli impianti dei settori dell’energia e dell’industria non sono gli unici
responsabili dell’aumento del livello di CO2 nell’atmosfera.
Per ovviare a ciò la Commissione europea ha proposto di estendere il sistema UEETS, a partire dal 2011, anche al settore aeronautico, fonte di emissioni sempre più
massicce.
La revisione in corso del sistema attuale potrebbe portare all’inclusione di ulteriori
settori e del gas.
4.3 Il risparmio energetico
Il consumo di energia pone problemi complessi che riguardano sia il tema
dell’approvigionamento, della dipendenza e della sicurezza, sia quello dei costi
dell’energia; la disponibilità di energia è centrale per la competitività del paese e
per i bilanci delle famiglie.
Il mezzo più semplice per migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e
combattere il cambiamento climatico consiste nel ridurre la domanda di energia.
37
Indici di prezzo delle principali fonti energetiche fossili (2005=100)
Fonte: IMF – World Economic Outlook 2009 database
Si tratta dunque di utilizzare l’energia in maniera più efficiente per evitare qualsiasi
spreco. Questo obiettivo può essere raggiunto in vari modi: grazie alle tecnologie
che consentono il risparmio energetico; cambiando il nostro comportamento;
tramite una combinazione dei due metodi. Comunque il risparmio energetico è
innanzitutto
un
intelligente
comportamento
economico:
difatti,
l’obiettivo
dell’Unione di usare almeno il 20 % di energia in meno entro il 2020 rispetto agli
standard attuali permetterà di ridurre le spese energetiche di ben 100 miliardi di
euro all’anno10.
Risparmi potenziali nei vari settori degli usi finali per i Paesi UE
Fonte: Piano d’azione per l’efficienza energetica, COM (2006) 545
Questo traguardo può sembrare difficile da raggiungere; tuttavia nella pratica
esistono grandi margini per utilizzare l’energia in modo assai più efficiente, a volte
con pochi sforzi. Ad esempio, l’etichettatura indicante il consumo di energia, le
norme minime di efficienza e gli accordi volontari dei produttori di apparecchi
elettrodomestici hanno finora permesso di ridurre il consumo di energia di un
frigorifero o congelatore nuovo medio di circa il 50 % dal 1990.
10
Commissione Europea, la lotta ai cambiamenti climatici, L’UE apre la strada. Serie Europa in movimento, 2008.
Disponibile in rete www.ec.europa.eu/publications;
38
Per quanto riguarda molti altri apparecchi, come le lavatrici o le lavastoviglie, sono
stati ottenuti risparmi di oltre il 25 %. Il programma internazionale «Energy Star»
fornisce consulenze sulle apparecchiature informatiche e da ufficio maggiormente
efficienti dal punto di vista energetico.
I trasporti sono uno dei settori dove esiste ancora un considerevole potenziale non
sfruttato in materia di efficienza energetica: l’Unione sta collaborando con
l’industria automobilistica e con quella petrolifera per invertire questa tendenza e
ridurre la quantità di CO2 emessa dagli autoveicoli. Considerando che gli ingorghi
stradali comportano enormi sprechi di carburante, si sta lavorando anche a una
serie di progetti infrastrutturali e di iniziative volte a ridurre la congestione del
traffico.
Gli edifici sono responsabili del 40 % dell’intera domanda di energia dell’Unione
europea; inasprire le norme per gli edifici e i loro sistemi di riscaldamento e di
produzione di acqua calda permette di ridurre il consumo energetico e le emissioni
generate da inefficienti sistemi di riscaldamento e raffreddamento.
Inoltre, la ricerca industriale contribuirà allo sviluppo di nuovi e più efficienti
materiali isolanti. Tali misure potrebbero ridurre entro il 2020 il consumo di energia
negli edifici dal 27 % al 30 %, pari a un risparmio di oltre il 10 % del consumo
energetico totale dell’Unione.
La struttura dei consumi di Energia in Italia per fonte, nei diversi settori finali, e i
consumi di energia elettrica per settore di uso finale vengono, rappresentati di
seguito.
Consumi finali per settore e per fonte, Italia 2007
Fonte: Elaborazione Enea su dati MiSE
E’ stato presentato a settembre 2007 il Piano d’azione dell’Efficienza Energetica
Italiano. Elaborato dalla task-force sull’efficienza energetica istituita dal Ministero
dello Sviluppo Economico, descrive gli orientamenti che il Governo ha già intrapreso
ed intende proseguire per centrare l’obiettivo previsto dalla direttiva UE: 9,6 % di
risparmio energetico entro il 2016 (circa 11 Mtep). Le misure proposte agiscono
39
sulle principali tecnologie disponibili per implementare un intervento efficace e
lungimirante sull’efficienza energetica negli usi finali, per creare una sinergia tra la
necessità di ridurre la dipendenza energetica, per aumentare la sicurezza degli
approvvigionamenti e per ridurre le emissioni di gas serra con effetti sulla
competitività e innovazione tecnologica del sistema produttivo e sulla creazione di
nuova occupazione.
Secondo lo schema fornito dalla Commissione UE, il documento si articola in 5
sezioni corrispondenti al settore residenziale, terziario, industriale (non ETS),
trasporti e pubblico; per ciascun settore è stato richiesto di descrivere un certo
numero di misure da adottare per ridurre i consumi (ad es. motori/inverter
impiegati, consumi per illuminazione, consumi per apparecchiature ecc.).
Nella tabella che segue sono sinteticamente riportate tutte le misure proposte e le
corrispondenti valutazioni in termini di riduzione dei consumi al 2010 e al 2016.
Fonte: Direttiva 2006/32/CE
Per ciascuna delle misure elencate sono state espresse alcune valutazioni in merito
agli effetti sulla riduzione dei consumi al 2010 e al 2016, in funzione degli strumenti
utilizzati (incentivi, obblighi ecc.).
40
E’ dimostrato che gli apparecchi elettrici inefficienti sono causa di enormi perdite
d’energia; in Italia, il 50 % del consumo di energia elettrica è dato dal settore
Residenziale e terziario come illustrato nel grafico che segue.
Consumi di energia elettrica per settore di uso finale, Italia 2007
Fonte: Elaborazione Enea su dati MiSE
L’Unione europea, per incentivare il risparmio, cerca di favorire la produzione di
apparecchiature ancora più efficienti attraverso l’obbligo di etichettatura indicante il
consumo di energia e le norme minime di efficienza.
Una gestione più oculata dell’illuminazione nelle nostre strade, nei nostri uffici e
nelle nostre case è relativamente facile da raggiungere; probabilmente le nuove
norme comunitarie a questo riguardo entreranno in vigore entro la fine del
decennio. Ad esempio, passare dalle lampadine normali a quelle a risparmio
energetico permette di ridurre il consumo energetico di oltre il 75 %.
Certo, queste lampadine costano di più, ma l’investimento verrà più che
compensato dalla riduzione della bolletta dell’elettricità.
Molti di noi usano energia senza rendersi conto di quanti sprechi siano provocati dal
nostro comportamento; invece dotare le nostre automobili e le nostre case di
sistemi di misurazione più sofisticati ci permetterà di utilizzare l’energia in modo più
intelligente. Tuttavia questo comporta un cambiamento delle nostre abitudini e la
campagna “Energia sostenibile per l’Europa” fornisce una serie di lungimiranti
esempi in proposito.
Gli incrementi di efficienza nell’uso di energia consentono di migliorare l’impatto
ambientale delle attività umane senza diminuire gli standard di vita;
inoltre
rappresentano un forte stimolo di progresso tecnologico per il paese, mediante un
impulso allo sviluppo di nuove tecnologie. Si è visto che gli scenari energetici
elaborati dall’ENEA per l’Italia mostrano come soprattutto nel breve-medio periodo
(2020) la possibilità di riduzioni consistenti dei consumi di energia, e più ancora
41
delle emissioni di CO2, sia legata in primo luogo a un uso massiccio di tecnologie più
efficienti. Ciò richiede evidentemente investimenti per la diffusione e lo sviluppo di
tecnologie innovative: quasi il 50 % dell’abbattimento dipende infatti dalla riduzione
dei consumi energetici nei settori di uso finale, grazie sopratutto all’accelerazione
nella sostituzione delle tecnologie.
Contributo delle opzioni di efficienza energetica negli usi finali alla riduzione delle emissioni
di CO2 nello scenario ACT+ rispetto allo scenario di riferimento (anno 2020)
Fonte Elaborazione ENEA
Tra le diverse opzioni il potenziale maggiore si ha nel settore residenziale (più di 15
Mt di CO2); l’effettiva realizzazione di questo potenziale è legato però alla difficile
concordanza di molti decisori diversi, le cui resistenze al cambiamento tecnologico
sono più difficili da superare rispetto a quelle che si possono riscontrare in un
numero limitato di pochi grandi singoli “emettitori” (come nel caso delle grandi
imprese). Un contributo di poco inferiore può venire dai trasporti, per metà grazie
al vero e proprio incremento di efficienza, per l’altra metà a seguito di un
cambiamento nella ripartizione modale.
Dall’industria, che rappresenta circa 1/3 dei consumi finali di energia, viene invece
un contributo all’abbattimento delle emissioni di CO2 pari a circa 1/5 della riduzione
corrispondente all’incremento di efficienza negli usi finali.
Infine a tutto ciò si aggiunge il (potenziale) contributo rilevante da opzioni di
riduzione della domanda di servizi energetici, i quali implicano cambiamenti nei
“modelli di uso dell’energia” da parte dei consumatori.
Un gruppo di lavoro composto da ricercatori dell’ENEA e di ERSE (ex CESIRICERCA), in collaborazione con la task-force sull’efficienza energetica istituita dal
Ministero dello Sviluppo Economico (occupatasi della preparazione del Piano
42
d’azione dell’Efficienza Energetica Italiano) ha definito le misure considerate in
scenari elaborati dall’ENEA.
La tabella nella pagina seguente rappresenta sinteticamente tutte le misure
proposte e le corrispondenti valutazioni in termini di riduzione dei consumi al 2016
e al 2020: la quasi totalità delle misure considerate ha come denominatore comune
l’obiettivo della promozione di una o più tecnologie, tenendo anche conto della loro
praticabilità tecnica ed economica.
E’ chiaro che la promozione di una tecnologia deve essere sempre connessa a
misure che facilitino la transizione del mercato verso quella tecnologia, che
altrimenti stenta ad affermarsi “spontaneamente”.
In termini di “politiche” gli interventi di promozione delle tecnologie qui considerati
possono essere catalogati nelle tipologie degli strumenti di regolamentazione diretta
(o di comando e controllo), degli strumenti di regolamentazione indiretta (strumenti
economici), delle politiche di informazione e persuasione (o di moral suasion, che
puntano a ottenere un effettivo comportamento socialmente responsabile senza
utilizzare la forza delle leggi e/o dei regolamenti), delle politiche infrastrutturali.
Esempi classici sono costituiti dal “labeling” (politica di informazione e persuasione,
che ha favorito la diffusione degli elettrodomestici a basso consumo), e dai
Certificati Bianchi (strumento economico).
I luoghi con le maggiori probabilità di produrre idee fresche e innovative riguardo
alla lotta contro il riscaldamento globale sono le nostre città, anche se in questo
settore il successo dipende dalla partecipazione attiva dei cittadini.
Questo principio è alla base del «Patto dei sindaci», con cui le città aderenti
garantiscono il loro impegno incondizionato a superare gli obiettivi posti dall’UE in
materia di riduzione delle emissioni di CO2.
43
Sintesi del Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (dati al 2020 preliminari)
Fonte Elaborazione ENEA
44
5. Documenti all’esame delle istituzioni dell’UE
5.1 Secondo riesame strategico della politica energetica
Il 13 novembre 2008 la commissione ha presentato la comunicazione relativa al
secondo riesame strategico della politica energetica, con la quale propone un piano
d'azione
dell'UE
per
la
sicurezza
e
la
solidarietà
nel
settore
energetico
(COM(2008)781).
L’analisi strategica della Commissione dovrebbe essere discussa in vista di
un’approvazione al Consiglio europeo, e servirà da base per il nuovo piano d'azione
in materia di energia per il periodo dal 2010 in poi, destinato ad essere adottato dal
Consiglio europeo di primavera 2010.
Il secondo riesame strategico individua due priorità:
9
adottare le misure per soddisfare gli obiettivi della riduzione delle emissioni di
gas serra del 20%; raggiungimento del 20% di energia rinnovabile sul totale e
ridurre la domanda di energia del 20% entro il 2020.
9
far
fronte
alla
crescente
precarietà
dell’approvvigionamento
energetico
intervenendo in 5 settori prioritari tra i quali, in particolare, si segnala la
necessità di attivarsi con maggiore impegno e urgenza per migliorare l’efficienza
energetica11.
In tale contesto la Commissione ha presentato la comunicazione: “Efficienza
energetica: conseguire l'obiettivo del 20%” (COM(2008)772), con la quale definisce
la strategia per conseguire l'obiettivo del 20% di risparmio energetico, entro il
2020, stabilito dal Consiglio europeo del marzo 2007.
In particolare, la Commissione ritiene che la legislazione esistente non sia
sufficiente per realizzare tale obiettivo e che la valutazione dei piani d’azione
nazionali in materia di efficienza energetica rivela un divario tra l'impegno politico
degli Stati membri e l’efficacia dei loro interventi. La Commissione, pertanto,
propone di integrare la normativa esistente rafforzando i principali atti legislativi
esistenti in materia di efficienza energetica concernenti gli edifici, i prodotti che
consumano energia e gli pneumatici; inoltre propone
11
di
rafforzare l'efficienza
In tale ambito la Commissione segnala la necessità di: realizzare nuove infrastrutture;
sfruttare al meglio le risorse energetiche interne dell’UE, sia rinnovabili che fossili; dare
maggiore spazio alla solidarietà, compresi i meccanismi di crisi di cui dispone l’UE; prestare
da parte dell’UE maggiore attenzione alle relazioni con i paesi fornitori.
45
energetica nell'approvvigionamento energetico attraverso orientamenti dettagliati
per agevolare la diffusione della produzione di energia elettrica da impianti di
cogenerazione12 ad elevata efficienza energetica.
5.2 Rifusione della direttiva sul rendimento energetico degli edifici
Tra le proposte presentate il 13 novembre 2008 nel piano d'azione dell'UE per la
sicurezza e la solidarietà nel settore energetico, nell’ambito del secondo riesame
strategico, la Commissione ha avanzato una proposta di rifusione13 della direttiva
sul rendimento energetico degli edifici14 (COM(2008)780).
La Commissione rileva che, attualmente, l’uso dell’energia nell’edilizia residenziale e
commerciale rappresenta la quota principale del consumo finale totale di energia e
delle emissioni di CO2 dell’UE, con una percentuale pari a circa il 40 %. L’ampio
margine di risparmio energetico da sfruttare in tale settore potrebbe consentire
all'UE, secondo la Commissione, di ridurre dell'11 % il consumo finale di energia
entro il 2020.
La sintesi della valutazione d’impatto (SEC(2008)2865) allegata alla proposta di
rifusione pone in risalto che le attività legate all’edilizia rappresentano una parte
significativa dell’economia comunitaria, rispettivamente il 9 % circa del PIL dell’UE e
il 7-8 % del tasso di occupazione comunitario. Di conseguenza, il settore dell’edilizia
dell’UE può svolgere un ruolo di primo piano nel raggiungimento degli obiettivi
climatici, energetici e di crescita, contribuendo nel contempo a un aumento del
livello di comfort e a una riduzione dei consti energetici per i cittadini.
La Commissione sottolinea la continuità di tale proposta di direttiva con la disciplina
vigente, di cui auspica una completa e piena attuazione, confermandone gli obiettivi
e i principi fondamentali.
In particolare, la proposta chiarisce, rafforza ed amplia il campo di applicazione
della vigente direttiva: rafforzando delle disposizioni in materia di certificazione
energetica, ispezioni degli impianti di riscaldamento e condizionamento, requisiti di
rendimento energetico, informazione ed esperti indipendenti.
12
La cogenerazione (CHP) è la produzione associata di energia elettrica e di calore in una centrale
termoelettrica, nella quale il vapore uscente dalla turbina viene inviato ad utenze diverse, civili o
industriali, sia tal quale, sia come acqua calda, dopo condensazione. Questa tecnica è caratterizzata da
un'elevata efficienza termodinamica e il suo utilizzo si sta sviluppando sia nel settore industriale, sia in
quello civile.
13
La rifusione dei testi legislativi implica l'adozione, in occasione di nuove modifiche di carattere
sostanziale apportate ad un atto di base, di un atto giuridico nuovo che, integrando queste modifiche,
abroga l'atto di base e, al tempo stesso,consente di avere una visione di insieme in ordine ad un
determinato settore legislativo.
14
Direttiva2002/91CE detta anche "direttiva EPBD" (dall'inglese Energy Performance of Buildings
Directive).
46
In particolare, vengono riformulate le prescrizioni relative al rilascio degli attestati
al fine di assicurare che per ogni operazione immobiliare sia emesso un attestato e
che al potenziale acquirente o locatario siano fornite informazioni sul rendimento
energetico dell'edificio (o di sue parti) con sufficiente anticipo (cioè nell'annuncio di
vendita o di affitto). La proposta impone, inoltre, l'emissione di un attestato, entro
il 31 dicembre 2010, per gli edifici in cui una metratura utile totale superiore a 250
m2 è occupata da enti pubblici.
Gli Stati membri, infine, sono tenuti ad informare i proprietari o locatari di edifici in
merito agli attestati di certificazione energetica; ampliando il campo di applicazione
della disposizione che impone agli Stati membri di fissare requisiti minimi di
rendimento energetico in caso di ristrutturazioni importanti.
Per gli edifici esistenti, la proposta elimina la soglia di 1000 m2 di metratura al
disotto della quale non è attualmente previsto l'obbligo, in caso di ristrutturazioni
importanti, di conformarsi ai requisiti minimi di rendimento energetico, nazionali o
regionali. Sono importanti le ristrutturazioni che richiedono un investimento che
superi il 25 % del valore totale dell'edificio, escluso il terreno, o le ristrutturazione
che riguardano oltre il 25 % degli elementi che servono a separare un edificio
dall'esterno (ad esempio, finestre, pareti, soffitto, tetto e sistema di isolamento);
allo scopo di pervenire ad un graduale allineamento dei requisiti fissati dai diversi
Stati membri, attualmente assai differenziati, la proposta fornisce uno strumento di
calcolo comparativo utilizzato dagli Stati membri a scopo di confronto.
A partire dal 30 giugno 2014, gli Stati membri non potranno più concedere incentivi
per la costruzione o la ristrutturazione di edifici che risultino non conformi ai
requisiti minimi di rendimento energetico fissati dagli Stati membri sulla base di tali
calcoli; incoraggiando gli Stati membri a elaborare piani nazionali volti a favorire la
diffusione sul mercato di edifici con un consumo di energia ed emissioni di carbonio
bassi o nulli.
La proposta sposta al 31 dicembre 2010 i termini per il recepimento delle
disposizioni nuove o modificate, e al 31 gennaio 2012 i termini per l’attuazione. Al
fine di rafforzare l'importante ruolo di esempio che il settore pubblico è chiamato a
svolgere, il termine per l'attuazione delle disposizioni è più breve nel caso degli enti
pubblici (31 dicembre 2010).
47
6. L’Italia e gli impegni di Kyoto
Come noto il Protocollo di Kyoto, elaborato nel 1997 ed entrato in vigore il 16
febbraio 2005, introduce degli obiettivi quantitativi di riduzione per i soli Paesi
industrializzati, in base al principio di responsabilità comune ma differenziata. ll
Protocollo di Kyoto rappresenta il primo importante simbolo della crescente
preoccupazione riguardante le tematiche ambientali e, insieme, il primo – e ancora
unico - strumento assunto a livello internazionale per dare risposta comune alla
sfida dei cambiamenti climatici. A conclusione del primo periodo di compliance del
Protocollo si evidenzia tuttavia una parziale inefficacia nel controllo delle emissioni
di gas-serra. Come sostengono alcuni analisti, nel disegnare nuovi strumenti per
fronteggiare i cambiamenti climatici si dovrà tenere conto dei limiti mostrati dal
Protocollo; in particolare sarà opportuno adottare strumenti che:
-
riescano a coinvolgere nelle azioni di mitigazione soprattutto i principali paesi
responsabili delle emissioni di gas-serra;
-
prevedano un sistema di sanzioni credibili per le eventuali inadempienze;
-
prevedano rilevanti investimenti pubblici in R&S per avvicinare il tempo di
disponibilità di nuove tecnologie carbon-free;
-
destinino risorse crescenti alle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici
in atto;
-
adottino meccanismi capaci di elevare e rendere stabile il livello di prezzo della
CO2.
L’ultimo elemento, in particolare, agevolerebbe l’adozione spontanea di tecnologie
carbon free da parte del settore privato, consentendo agli attori del mercato di
pianificare un appropriato livello di investimenti in un orizzonte temporale più
lungo.
Per effettuare una valutazione dello stato di attuazione del Protocollo di Kyoto da
parte dell’Italia è stata presa come riferimento la “Quarta Comunicazione nazionale
dell’Italia
alla
Convenzione
Quadro
delle
Nazioni
Unite
sul
Cambiamento
15
Climatico” . Nella valutazione si è tenuto conto dei dati a consuntivo del 2005, di
uno scenario di riferimento al 2010, che contiene i dispositivi legislativi e normativi
decisi e operativi fino a quella data, e dell’analisi del quadro delle politiche e misure
messe in atto a livello nazionale.
15
La Quarta Comunicazione nazionale dell’Italia alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul
Cambiamento Climatico (UNFCCC) è stata preparata da ENEA, APAT e IPCC – National Focal Point, per il
Ministero dell’Ambiente del Territorio e del Mare.
48
In particolare, tale scenario prende in considerazione i nuovi impianti a ciclo
combinato, le misure di efficienza energetica relative ai titoli di efficienza energetica
(certificati bianchi) del luglio 2004 e, parzialmente, le misure di incentivazione delle
fonti rinnovabili legate al sistema dei certificati verdi.
Considerando le emissioni all’anno di riferimento, 1990, pari a 516,85 MtCO2eq
l’obiettivo individuato per l’Italia dal Protocollo risulta pari a 483,26 MtCO2eq.
Tenendo conto dello scenario tendenziale al 2010 pari a 587,0 MtCO2eq la distanza
da colmare per raggiungere l’obiettivo risulta pari a 103,7 MtCO2eq (figura 1).
Figura 1 con Emissioni e valutazione della distanza
dall’obiettivo di Kyoto al 2010 (Mt CO2 eq.)
Fonte: elaborazione ENEA
Le misure decise e operative individuate per colmare la distanza dall’obiettivo
contribuiscono alla riduzione di gas serra per 7,4 MtCO2eq. L’insieme delle misure
decise ma non ancora operative e allo studio risultano pari a 16,54 MtCO2eq. A
queste bisogna aggiungere il contributo dell’assorbimento di carbonio (sinks) pari a
25,3 MtCO2eq.
Inoltre, con riferimento alla direttiva ETS16, il contributo dei settori ad essa soggetti
è stato stimato pari a 13,2 MtCO2eq per anno. Considerato che la distanza
complessiva dall’obiettivo è pari a 103,7 MtCO2eq e che il contributo delle misure fin
qui elencate è valutabile in 62,49 MtCO2eq, rimane ancora da colmare una distanza
pari a 41,21 MtCO2eq.
16
La direttiva 2003/87/CE, recepita con decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 216, prevede che gli Stati
membri debbano stabilire limiti assoluti alle emissioni di gas ad effetto serra provenienti da alcune
tipologie di siti produttivi.
49
50
Fonte: Enea - 2009 – Inventario annuale delle emissioni di gas serra su scala regionale, Rapporto 2008
Per contribuire a ridurre questa ulteriore distanza si è ipotizzato un ricorso all’uso di
meccanismi flessibili pari a 20,75 MtCO2eq (di cui 3,42 già decisi e operativi), pari
al 20% della distanza complessiva come da indicazioni governative. Tenendo conto
dei contributi complessivi esposti, le emissioni al 2010 rispetto all’anno 1990
risultano pari a –2,5 % per un valore del gap rimanente di 20,5 MtCO2eq (figura 2).
Considerando tutte quelle misure che si possono ritenere acquisibili entro il periodo
di riferimento 2008-2012 si arriva a un valore di emissione del 4% sopra al valore
del 1990. Difficilmente, quindi, l’obiettivo di Kyoto potrà essere raggiunto e, in vista
del secondo periodo di impegno, sarà necessario mettere in campo ulteriori
politiche e misure che consentano di conseguire riduzioni importanti.
Figura 2 - Politiche e misure per raggiungere l’obiettivo di Kyoto (Mt CO2 eq.)
Fonte: elaborazione ENEA
Per quanto riguarda l’impegno relativo al primo periodo va sottolineato che l’Italia,
dal 1° gennaio 2008, sta accumulando giornalmente un debito di oltre 4 milioni di
euro che arriverà dunque entro la fine del 2008 a quasi 1,5 miliardi di euro17.
7. Protocollo di Kyoto e ruolo delle Regioni
Ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto ma anche quelli
2020, risulta necessario ed importante il coinvolgimento delle Regioni. Analizzando i
dati sulle emissioni emerge come, a livello nazionale, si sia passati da un valore di
circa 400 milioni di tonnellate di CO2 nel 1990, a 452 MtCO2 nel 2005. Si tratta di
un aumento complessivo dell’ 13 %, dovuto ad un congruo contributo di alcune
Regioni.
17
Enea, Rapporto Energia e Ambiente 2007, Analisi e Scenari, 2008, p.32. Disponibile in rete
www.enea.it;
51
52
Fonte: Enea - 2009 – Inventario annuale delle emissioni di gas serra su scala regionale, Rapporto 2008
In valore assoluto al 2005, Lombardia con 76,03 MtCO2, Puglia con 55,56 MtCO2,
Veneto con 39,325 MtCO2, Lazio con 36,63 MtCO2, Emilia Romagna con 42,43
MtCO2 e Sicilia con 32,43 MtCO2 registrano i quantitativi più alti di emissioni serra,
come si evince dalla tabella nel pagina che precede. Anche nel 1990, le stesse
Regioni riportavano i valori di emissioni più alti in assoluto.
Se si effettua una ripartizione delle Regioni per classi di emissioni di CO2 rispetto al
valore medio di 35 MtCO2 si ottiene la classe più inquinante delle sei regioni già
elencate; una classe intermedia composta da Piemonte e Toscana (rispettivamente
con 34,06 MtCO2 e 29,56 MtCO2), Liguria, Campania, Sardegna e Friuli Venezia
Giulia; una classe con emissioni al di sotto di 10 MtCO2 che comprende le regioni
rimanenti, che in valore assoluto hanno emesso bassi quantitativi di CO2.
La figura 3 illustra la classificazione delle regioni tramite dei chiaro-scuri che
mettono in risalto le emissioni più alte nell’anno 2005.
Nelle regioni della Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si concentra una area più
scura che rappresenta più del 30 % delle emissioni totali in Italia. Il centro d’Italia è
caratterizzato da Marche, Umbria, Abruzzo e Molise che rientrano nella fascia di
emissioni inferiori a 10 MtCO2.
La regione Lazio fa eccezione in quanto, come è stato già osservato, presenta al
2005 più di 36,63 MtCO2. Al sud la Sicilia e la Puglia sono le regioni più inquinanti:
la prima con emissioni alte più o meno costanti per tutto il decennio, la seconda con
variazioni in crescita.
L’impostazione del pacchetto di direttive proposto dalla Commissione Europea - ed
in particolare la suddivisione degli impegni di riduzione delle emissioni serra in due
distinti insiemi, obiettivo ETS e obiettivo non-ETS (ETS, Emission Trading System)evidenzia alcuni aspetti che risultano utili alla regolazione ed alla possibile
assegnazione di obiettivi di emissioni a livelli inferiori di sussidiarietà.
Coerentemente con le politiche, le misure, gli strumenti e gli obiettivi disegnati a
livello europeo si mantiene un rapporto tra Stato-Regioni che riguarda la divisione
tra settori ETS e non ETS:
- le emissioni nei settori ETS non sono direttamente gestite a livello amministrativo
e pertanto non saranno più oggetto di regolazione nazionale o ancor meno
regionale;
- nei settori non-ETS, al contrario, gli Stati membri sono investiti di obiettivi
quantitativi di riduzione delle emissioni secondo una proposta di direttiva di burden
sharing ed hanno competenza e responsabilità diretta al raggiungimento di tali
obiettivi.
53
Figura 3 - Regioni per classi di CO2 emessa negli anni 1990 e 2005
Fonte: elaborazione ENEA
I settori non-ETS riguardano principalmente i consumi energetici nei trasporti e
negli usi domestici e commerciali. In questo ambito la regolazione europea si limita
a fornire direttive quadro, in alcuni casi accompagnate da obiettivi quantitativi (si
tenga presente l’obiettivo di 120 g/km nel settore auto), ma non strumenti centrali
di rispetto dei target (come avviene con la direttiva ETS).
In questo caso lo Stato Nazionale è garante del rispetto degli obiettivi attraverso
politiche e misure autonome; un trasferimento degli stessi a livelli più bassi di
sussidiarietà, quali la Regione, può risultare una politica efficace di perseguimento
degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti.
L’intento programmatorio del Governo italiano è coerente con le indicazioni del UE
ed indica infatti la volontà dell’“istituzione di un mercato di scambio regionale di
quote di emissione per interventi in settori non regolamentati dall’ordinamento
comunitario”, nello specifico i settori dei trasporti e dei consumi civili. Per
l’applicazione di un simile schema regolatorio è indispensabile una quantificazione e
una disponibilità di dati di emissione con il dettaglio regionale differenziato tra
settori ETS e settori non-ETS, la cui elaborazione è in corso.
54
La promozione delle fonti rinnovabili è uno degli strumenti per il raggiungimento
degli obiettivi complessivi di riduzione delle emissioni di gas serra. In particolare si
sottolinea che:
- il ricorso a risorse rinnovabili nella generazione di energia elettrica rientra negli
strumenti che facilitano l’obiettivo di contenimento delle emissioni nell’ambito dei
settori regolati dal meccanismo di ETS;
- l’impiego di fonti rinnovabili nel settore dei trasporti e nel civile (ad esclusione
dell’impiego in impianti soggetti all’ETS; ad esempio biomasse nelle cartiere) rientra
al contrario negli obiettivi di riduzione delle emissioni nei settori non ETS
diversamente declinati tra i diversi stati membri.
La proposta di direttiva per la promozione delle fonti rinnovabili a livello europeo
assegna un obiettivo di crescita nazionale comprensivo di tutti i settori, lasciando
allo Stato membro la facoltà di declinare le misure settoriali per il raggiungimento
dell’obiettivo nazionale. La direttiva come noto insiste su obiettivi al 2020 e li
assegna con la metodologia già descritta.
La proposta italiana di burden sharing è presente nella Finanziaria 2008 con i
comma 167 e 168 dell’ art 2. La proposta di direttiva chiede all’Italia di passare dal
5,2 % del contributo delle fonti rinnovabili sul consumo lordo finale di energia del
2005 al 17 % nel 2020. Nel trasferire sul piano nazionale la metodologia europea
possono emergere alcune obiezioni; tuttavia, un’ipotetica divisione degli oneri sul
modello della Commissione ha il vantaggio di offrire un metodo di divisione già
sperimentato e condiviso; l’adozione di un burden sharing regionale permette di
tradurre istantaneamente gli obiettivi europei in responsabilità di sviluppo delle
rinnovabili ai diversi livelli di sussidiarietà, dove spesso si annidano le barriere per
un loro sviluppo, rappresentando un utile aggiornamento regolatorio a seguito
dell’integrazione della direttiva 77/2001, con la nuova proposta di Direttiva europea
sulle rinnovabili.
La trasmissione di un obiettivo vincolante a livello regionale implica la necessità di
rivedere il ruolo relativo tra Stato e Regione nella regolazione delle fonti rinnovabili
e la concessione alle Regioni di maggiore autonomia per raccogliere le risorse per il
perseguimento dei risultati.
Anche in questo ambito è possibile accompagnare l’ipotesi di burden sharing con
un’analisi che sia in grado di distinguere tra gli strumenti nazionali e quelli regionali.
Nel settore delle rinnovabili questa operazione non dovrebbe presentare particolari
difficoltà.
55
Lo sviluppo degli impianti con rilascio di certificati verdi è facilmente identificabili a
livello regionale e non possono accedere ad altre fonti di finanziamento (di tipo
regionale ad esempio) per volumi superiori al 20 % del loro costo. La produzione di
energia elettrica da rinnovabili rappresenta oggi circa il 70 % del contributo
complessivo
di
energie
rinnovabili.
Una
quota
importante
al
2020
sarà
rappresentata dai biocarburanti nei trasporti. Anche in questo ambito è facile
ipotizzare un’uniforme distribuzione dell’apporto da fonte rinnovabile sul territorio
regionale data la diluizione dei combustibili all’origine18.
8. La questione ambientale e l’accettabilità sociale delle scelte energetiche
La transizione ad un’economia più sicura negli approvvigionamenti ed in linea con le
indicazioni di riduzione delle emissioni di gas serra necessita di innovazione e
l’innovazione
richiede
cambiamento
nell’assetto
energetico
del
Paese.
Il
cambiamento a sua volta necessita di un clima di fiducia tra le istituzioni e gli attori
sociali ed economici. L’indeterminatezza delle politiche energetiche e dei compiti
istituzionali, unite ad un livello insufficiente dell’informazione e, soprattutto, della
comunicazione, sono elementi che non permettono l’instaurarsi di un clima di
fiducia
indispensabile
per
l’accettabilità
del
cambiamento.
Nelle
democrazie
occidentali, in cui si è determinato un allargamento del coinvolgimento della società
civile nel processo decisionale, la sindrome NIMBY (Not In My Back Yard) non è un
fenomeno nuovo né isolato. La realizzazione di un’infrastruttura, dalla più grande
alla più piccola, necessita infatti di regole chiare e di un consenso costruito sulla
partecipazione alle scelte. È proprio in questa direzione che sarà opportuno lavorare
per instaurare un processo virtuoso di cambiamento delle infrastrutture e delle
decisioni in materia di energia. La definizione di linee guida per il sistema
energetico nazionale rappresenta un’occasione per completare i nodi dei processi
decisionali che oggi mostrano evidenti intoppi e per promuovere una politica
energetica di largo respiro in grado di offrire una visione coerente con le sfide della
contemporaneità.
La riforma del titolo V della Costituzione e l’estensione del potere decisionale alle
Regioni in tema di energia fa parte del processo di liberalizzazione che tuttavia
necessita un completamento delle sue fasi attuative in grado di identificare un ruolo
chiaro per Stato e Regioni.
18
Enea, Rapporto Energia e Ambiente 2007, Analisi e Scenari, 2008, p.32. Disponibile in
rete www.enea.it;
56
È
difficile
infatti
chiedere
il
consenso
su
scelte
di
operatori
privati,
che
inevitabilmente trovano difficoltà a livello locale, senza che tali scelte siano
inquadrabili e leggibili all’interno di un percorso elaborato a livello nazionale, fatto
proprio dallo Stato, condiviso e diramato sul territorio attraverso le amministrazioni
decentrate.
La mancanza di chiarezza nella politica energetica nazionale, e l’omissione di linee
guida e testi unici nella regolazione dei diversi settori, lascia alla valutazione locale
il pronunciamento su ambiti della politica energetica che riguardano il livello
nazionale permettendo in tale modo l’alimentarsi di opposizioni locali.
Senza linee guida, senza una prospettiva nazionale di impegni precisi sul piano
energetico
e ambientale,
una qualsiasi decisione a livello locale entra in
contraddizione con gli obiettivi di politica energetica che invece risultano chiari a
livello europeo, siano essi declinati nelle politiche per Kyoto o nelle direttive sulla
qualità dell’aria.
Chiarezza e condivisione degli obiettivi e completamento della normativa nei diversi
settori sono l’ossatura indispensabile per l’accettabilità delle infrastrutture.
Questo non significa che i problemi locali in presenza di una politica energetica
nazionale non possano insorgere, ma significa che il dibattito sulle possibili soluzioni
deve essere impostato da subito all’interno di un ambito definito. Tale ambito può
venire
rafforzato
attraverso
un
trasferimento
di
responsabilità
ai
livelli
di
amministrazione locale. In tema di fonti rinnovabili la responsabilità può prendere
forma con il trasferimento di obiettivi precisi, in termini di efficienza energetica,
promozione delle fonti rinnovabili, incentivazioni sulle infrastrutture energetiche,
sottoscrizione di oneri di riduzione delle emissioni serra.
È
questo l’obiettivo che lo Stato nazionale dovrebbe prefiggersi nell’attuare
metodologie di divisione dei compiti tra le Regioni. Un ulteriore passaggio a
completamento del quadro amministrativo-decisionale tra Stato e Regioni riguarda
l’inclusione della fiscalità energetica nelle proposte del cosiddetto federalismo
fiscale. In particolare il trasferimento di responsabilità ed obiettivi a livello
regionale,
quale
soluzione
per
facilitare
l’accettabilità
delle
infrastrutture
energetiche, dovrà essere accompagnato da un pari trasferimento di strumenti,
quali la fiscalità, a disposizione delle Regioni per il perseguimento delle proprie
politiche.
57
58
Parte Seconda
La valutazione della sostenibilità
attraverso il Protocollo Itaca
59
60
1. Il protocollo ITACA.
I sistemi di valutazione devono essere in grado di identificare il livello di
sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, per poter garantire agli operatori
pubblici e privati la possibilità di poter effettuare comparazioni a supporto delle
proprie scelte decisionali operative.
Si è reso, quindi, necessario sviluppare un vero e proprio sistema di certificazione
che identifichi i processi e definisca i ruoli e le responsabilità in relazione alle attività
di valutazione e di certificazione fino all’emissione del certificato che attesta il livello
di sostenibilità energetica e ambientale degli edifici.
E’ stato necessario definire lo schema di accreditamento a garanzia che il processo
di valutazione, quello di certificazione e le competenze dei team di valutazione,
rispondano ai requisiti definiti per valutare e certificare la sostenibilità ambientale
degli edifici.
Le Regioni hanno costituito nel 2001 uno specifico gruppo di lavoro interregionale in
materia di edilizia sostenibile, presso Itaca, organo tecnico della Conferenza delle
Regioni e delle Province autonome, al fine di coordinare una serie di attività
differenziate e non omogenee già in corso presso le stesse Regioni, con l’intento di
definire indirizzi univoci e comuni nel settore.
Si è trattato soprattutto di individuare in maniera condivisa gli elementi pregnanti
ed oggettivi che caratterizzano proprio l’edilizia sostenibile.
L’approccio del gruppo di lavoro è stato quello di addivenire prima, in via prioritaria,
alla individuazione di uno strumento operativo, avente validità scientifica, quale
metro di misura per la valutazione dei criteri della sostenibilità energetica e
ambientale
di
edifici
situati
in
realtà
territoriali
con
condizioni
ambientali
decisamente diverse, per poi passare a proposte normative regionali omogenee che
attuassero tali criteri, così da garantire alle amministrazioni locali e agli operatori
del settore efficaci e convergenti strumenti di attuazione.
La costituzione del gruppo di lavoro ha consentito di attivare uno scambio di
informazioni fra quelle regioni che hanno già maturato delle esperienze in
quest'ambito, in modo da sviluppare un processo cognitivo sinergico e utile alla
nascita di strategie comuni nel settore.
E' risultato quindi condivisibile l'insieme dei requisiti di benessere e di fruibilità delle
opere edilizie che corrispondono all'esigenza di una migliore qualità della vita nel
rispetto dei limiti ricettivi degli ecosistemi, alla possibilità di rinnovo delle risorse
naturali anche attraverso la riduzione del consumo di energie non rinnovabili,
all'equilibrio tra sistemi naturali ed antropici.
61
Rapporto tra sostenibilità ambientale e
certificazione energetica degli edifici
Certificazione della
Sostenibilità ambientale
Certificazione
Energetica
Viene riportato nella figura, lo schema del fiore di loto quale rappresentazione
grafica del progetto di sostenibilità che è estrapolato dal paragrafo obiettivi e
dimensioni della sostenibilità in Valutazione e Sostenibilità, a cura di Giulio Montini,
Celid, Torino 2009 nel quale si legge: “Osservando lo schema del fiore di loto, è
possibile verificare come, partendo da ogni singolo aspetto, si abbia una visione
sempre più complessa e integrata del problema. Si passa infatti da una visione
monoculturale riferita ad un singolo elemento, ad uno scenario composto da due
aspetti e, successivamente da tre e da quattro, per arrivare infine ad un insieme
integrato
di
cinque
componenti
quale
struttura
portante
del
progetto
di
sostenibilità.
Con riferimento a questi cinque aspetti, è utile procedere ad una prima definizione,
pur se estremamente sintetica, al fine di poter individuare indicatori ed indici capaci
di misurare tali aspetti”.
Si è voluto schematizzare il rapporto relazionale che intercorre tra sostenibilità
ambientale e certificazione energetica degli edifici.
E’ interessante evidenziare come la certificazione energetica degli edifici può essere
considerata come un tassello di un puzzle più ampio, qual è la valutazione della
sostenibilità ambientale degli edifici.
62
Nella valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici non ci si limita a
valutare le performance energetiche dell’edificio, bensì viene analizzato il rapporto e
le relazioni che interagiscono tra l’organismo edificio e l’ambiente che lo circonda.
Nella schema che seguente, in riferimento ai cinque aspetti della sostenibilità
ambientale, si è voluto cercare di individuare, in forma sintetica, gli obiettivi
raggiungibili nell’edilizia sostenibile ai quali mirare.
Obiettivi dell’Edilizia Sostenibile
Ambientali
Ridurre
le
emissioni
di
inquinanti
in
atmosferici e di gas climalteranti.
Evitare la dispersione urbanistica.
Ridurre la superficie edificata.
Limitare l’impermeabilizzazione del terreno.
Non oltrpassare i limiti di sopportabilità e di
autorigenerazione degli ecosistemi
Culturali
Incentivare al risanamento ed alla
manutenzione
di
edifici
esistenti
piuttosto che alla costruzione di nuovi.
Evitare l’impiego di materiali insalubri.
Realizzare
ambienti
abitativi
commisurati alla consistenza ed all’età
dei nuclei famigliari.
Vivere in ambienti sani sia all’interno
che all’esterno.
Tecnologici
Inventicare lo sviluppo di nuove
tecnologie e la ricerca.
Costruire in modo Energicamente
efficiente.
Aumentare il ricorso ad energie
rinnovabili.
Costruire favorendo il riutilizzo di
materie prime.
Favorire l’esame di aspetti bioclimatici
in fase progettuale.
Sociali
Sensibilizzazione
della
popolazione
alle
tematiche ambientali.
Eliminare gli ostacoli di carattere burocratico.
Favorire l’integrazione sociale.
Connettere le esigenze abitative con quelle
lavorative e ricreative.
Economici
Riduzione dei costi riferiti all’intero ciclo di vita.
Riduzione dei costi per l’approvvigionamento di
energia.
Sostegno alla trasparenza e alla concorrenza.
Assicurare nuovi livelli occupazionali.
Va sottolineato a tal fine, che il territorio regionale italiano è dotato di prerogative
climatiche, sociali ambientali ed urbanistiche che non consentono ovunque
l'applicazione delle medesime regole puntuali.
Sono invece a tutti condivisibili i principi che stanno alla base della bioedilizia e che
consentono la realizzazione di edifici conformi al principio del rispetto dell'ambiente
in cui sono inseriti e che tendono ad un maggior livello di comfort possibile per le
persone che lo utilizzano.
Sin dal 2001, attraverso il gruppo di lavoro, sono state individuate le dieci regole
fondamentali della bioedilizia, intendendo con ciò enunciare i principali obiettivi
ispiratori per chiunque intenda avvicinarsi a questa disciplina, anche al fine di
guidare l'elaborazione di scelte normative regionali o locali e di strategie di
programmazione delle politiche per la casa. Sono da considerarsi in sintesi priorità
63
strategiche con le quali attivare una serie di processi ed azioni rivolte al
raggiungimento di obiettivi specifici per l'edilizia sostenibile:
1. Ricercare uno sviluppo armonioso e sostenibile del territorio, dell'ambiente
urbano e dell'intervento edilizio;
2. Tutelare l'identità storica delle città e favorire il mantenimento dei caratteri
storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici;
3. Contribuire, con azioni e misure, al risparmio energetico e all'utilizzo di fonti
rinnovabili;
4. Costruire in modo sicuro e salubre;
5. Ricercare e applicare tecnologie edilizie sostenibili sotto il profilo ambientale,
economico e sociale;
6. Utilizzare materiali di qualità certificata ed eco-compatibili;
7. Progettare soluzioni differenziate per rispondere alle diverse richieste di qualità
dell'abitare;
8. Garantire gli aspetti di "Safety" e di "Security" dell'edificio;
9. Applicare la domotica per lo sviluppo di una nuova qualità dell'abitare;
10. Promuovere
la
formazione
professionale,
la
progettazione
partecipata
e
l'assunzione di scelte consapevoli nell'attività edilizia.
Senza avere la pretesa di esaurire ogni aspetto della bioedilizia, si è inteso
perseguire l'obiettivo di redigere un'insieme di regole minime che consentono, alle
Amministrazioni Pubbliche, di effettuare scelte differenziate per incentivare la
realizzazione di edifici che prefigurino un interesse collettivo attraverso la scelta di
soluzioni maggiormente rispettose dei valori ambientali.
Nel 2004 la conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome
italiane ha approvato lo strumento di valutazione denominato “Protocollo Itaca”,
derivato dalla metodologia di valutazione Green Building Challange (GBC), che è il
risultato di una ricerca internazionale a cui ha partecipato anche l’Italia. Lo
strumento di valutazione Protocollo Itaca, frutto della ricerca GBC, consente di
effettuare la valutazione di sostenibilità degli edifici per destinazioni d’uso
prevalentemente residenziali.
Il Sistema di Valutazione basato su SB Method, che costituisce la naturale
evoluzione metodologica del GBC, è caratterizzato da una serie di peculiarità
specifiche che lo fanno diventare uno dei sistemi più efficaci oggi disponibili al
mondo.
64
Tali specificità possono essere riassunte in:
•
è un sistema riconosciuto a livello internazionale,
•
consente di valutare le prestazioni globali dell’edificio,
•
rende possibile la contestualizzazione dello strumento di valutazione al
territorio in cui viene applicato,
•
può essere adattato a qualsiasi esigenza di applicazione e di destinazione
d’uso dell’edificio,
•
è aggiornabile all’evoluzione del quadro di riferimento normativo e legislativo
in essere,
•
è utilizzato dalle istituzioni di diversi paesi nel mondo,
•
è stato testato in più di 25 nazioni,
•
è conforme alla specifica tecnica internazionale ISO/TS 21931.
E’ nato quindi il Protocollo Itaca per la valutazione della sostenibilità energetica e
ambientale degli edifici, approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province
autonome il 15 gennaio 2004.
Tale strumento è costituito da un insieme di regole e di requisiti di tipo
prestazionale che elencano, non solo i parametri caratteristici di un determinato
aspetto (quali ad esempio l'isolamento termico, ecc.), ma individuano soprattutto
l'obiettivo finale che deve essere perseguito e che consiste in particolare nella
riduzione dei consumi di energia al di sotto di una soglia predefinita.
Il primo protocollo Itala era composto in particolare da una serie di linee guida
raccolte in 70 schede di valutazione che corrispondono ad altrettanti requisiti di
compatibilità ambientale. Considerata l'effettiva complessità di alcune parti del
metodo proposto è stata valutata la possibilità di affiancare ad esso un sistema
semplificato composto da 28 schede. Tale semplificazione ha fatto propri comunque
quei requisiti che sono stati ritenuti fondamentali ed indispensabili per la
realizzazione di interventi aventi caratteristiche di eco-sostenibilità.
Il Protocollo, nella sua versione integrale originaria (70 criteri) e sintetica (28
criteri), si fonda sul sistema internazionale di valutazione “Green Building Challenge
(GB Tool) quale metodologia tecnica di riferimento per la valutazione della
sostenibilità in edilizia.
In particolare il Protocollo è un sistema che permette di valutare il grado di
ecosostenibilità di un edificio e si basa su un insieme di indicatori organizzati in aree
di valutazione che fanno riferimento a: qualità del sito, consumo di risorse, carichi
ambientali, qualità dell’ambiente interno e qualità del servizio.
65
In Italia sono già stati emessi certificati sia nel settore pubblico che in quello
privato, in accordo sia con il sistema di valutazione Sustainable Building Method (SB
Method) sia con il Protocollo Itaca ed è disponibile il sistema di certificazione
relativo ad entrambi gli strumenti di valutazione.
Il Protocollo prevede parametri di valutazione ambientali complessivi, basati, per gli
aspetti energetici, sulla normativa nazionale di riferimento (D.Lgs. 192/05 e D.Lgs.
311/06).
Al fine di rendere operativo il Protocollo Itaca la Conferenza delle Regioni e delle
Province autonome ha approvato il 15 marzo 2007 uno schema di legge regionale
in materia di edilizia sostenibile, di riferimento per tutte le Regioni. Lo schema di
norma si propone come strumento di regolamentazione della sostenibilità in edilizia
a partire dalla pianificazione urbanistica, individuando azioni di promozione ed
incentivazione che non si riferiscono al solo elemento costruito ma si allargano a
scala urbana:
-
monitoraggio dei consumi idrici e ricerca perdite a scala urbana e di quartiere;
-
permeabilità dei suoli;
-
limitazioni del consumo di nuovo territorio;
-
individuazione nei processi di pianificazione dei criteri di sostenibilità, ecc.
Parte fondamentale della norma è assegnata al sistema di certificazione volontaria
per la sostenibilità degli edifici, quale elemento decisivo per la corretta attuazione
dei principi e dei criteri individuati dalla legge.
Lo schema di legge regionale ha come strumento centrale di attuazione la
certificazione della sostenibilità degli edifici che si basa, dal punto di vista tecnico,
sui principi del "Protocollo Itaca”.
Tale schema si pone anche come strumento di promozione e incentivazione delle
azioni per la sostenibilità delle costruzioni, da attuare attraverso una serie di
incentivi
e
agevolazioni
anche
economiche
quali
gli
sconti
sugli
oneri
di
urbanizzazione, l'esclusione dal calcolo dei parametri edilizi di maggiori spessori e
volumi derivanti dalla migliore qualità dell'edificio (murature più spesse e sistemi
passivi di captazione della luce e del calore), possibili finanziamenti e contributi che
possano coprire gli iniziali maggiori costi determinati dalla migliore qualità degli
edifici.
Nel 2009, sono state emanate le linee guida per la valutazione della sostenibilità
ambientale degli edifici, il protocollo Itaca 2009, redatte ai sensi dell’art. 9 dello
schema di legge regionale “Norme per l’edilizia sostenibile”, in aggiornamento al
Protocollo approvato dalla Conferenza delle regioni del 2004.
66
Itaca, attraverso un accordo di collaborazione, ha identificato l’associazione noprofit iiSBE Italia (international initiative for the Sustainable Built Environment),
quale partner tecnicoscientifico per supportare, sviluppare e mantenere il sistema di
certificazione delle Regioni italiane.
Il modello che viene illustrato, quale sistema di certificazione basato sul Protocollo
Itaca consente di valutare la sostenibilità energetica e ambientale degli edifici, sulla
base di una precisa valenza scientifica, attraverso la correlabilità a sistemi di
valutazione e certificazione riconosciuti a livello internazionale. Ciò che permetterà
un controllo rigoroso ed oggettivo della prestazione degli edifici sia di nuova
costruzione che oggetto di interventi di ristrutturazione. Tale sistema è di
fondamentale importanza per l’efficacia di programmi di incentivazione fiscale,
regolamenti edilizi, attività di pianificazione urbanistica volti alla promozione di un
ambiente costruito a elevata qualità ambientale. Inoltre, attraverso il protocollo
Itaca, il mercato immobiliare avrà la disponibilità di un parco edifici a elevata
prestazione a cui indirizzare la domanda, garantendo investimenti a lungo termine
maggiormente convenienti e costi di gestione inferiori.
2. Il sistema di valutazione degli edifici
Il sistema di valutazione della sostenibilità degli edifici, basato su SB Method,
prevede due importanti strumenti che ne consentono l’applicazione:
-
lo strumento di valutazione vero e proprio;
-
il processo e le procedure di valutazione;
Lo strumento di valutazione tiene conto della particolare destinazione d’uso
dell’edificio da valutare, della specifica fase del ciclo di vita, del contesto locale e
della dimensione dell’edificio.
Lo strumento di valutazione è applicabile sia ad edifici nuovi sia ad edifici esistenti e
in fasi differenti del ciclo di vita:
-
Progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva;
-
Costruzione dell’edificio;
-
Esercizio dell’edificio;
Il processo di valutazione consente di oggettivare le prestazioni dell’edificio
garantendo una base comune di riferimento per tutti i soggetti interessati, come ad
esempio: i proprietari di immobili, i costruttori, i progettisti e gli operatori del
settore in genere, che posso definire le proprie strategie di approccio allo sviluppo
delle costruzioni in funzione del risultato che desiderano ottenere.
67
Aspetto di non secondaria importanza nell’applicazione dei sistemi di valutazione di
questo tipo, è la possibilità di poter comunicare la prestazione raggiunta dall’edifico
e
conseguentemente,
poter
promuovere
la
qualità
dell’ambiente
realizzato,
attraverso la disponibilità di un certificato di sostenibilità dell’immobile riconosciuto
anche a livello internazionale.
3. Il sistema di certificazione
Il sistema di certificazione deve essere strutturato, attraverso la realizzazione di
processi in grado di garantire il corretto utilizzo degli strumenti di valutazione,
l’adeguata applicazione delle procedure ed il rispetto di ruoli e responsabilità per
garantire la qualità delle valutazioni, l’emissione del certificato e la corretta
comunicazione dei risultati ottenuti.
Le principali caratteristiche che un sistema di certificazione deve possedere sono:
-
adottare metodi e strumenti di valutazione caratterizzati da precisa valenza
scientifica, che tengano conto del contesto climatico, sociale, economico e
culturale dell’area in cui l’edificio è localizzato;
-
essere
correlabile
a
sistemi
di
certificazione
riconosciuti
a
livello
internazionale.
Il successo di un sistema di certificazione dipende dalla propria capacità di
coinvolgere gli stakeholders nel processo e di orientare tutti gli attori verso i
risultati da raggiungere.
I costi generati dall’applicazione del sistema devono essere strettamente correlati
alle attività da svolgere ed alle risorse coinvolte nei processi.
A tale proposito, è utili gestire le attività in una logica di miglioramento continuo al
fine di ottimizzare i costi di gestione del processo, garantendo il raggiungimento di
risultati attesi.
Per consentire al sistema di certificazione di mantenere e di migliorare le proprie
caratteristiche nel tempo, è necessario attuare sia meccanismi di monitoraggio
dell’applicazione sia metodologie di valutazione dell’efficacia dello stesso. Occorre,
inoltre, identificare le caratteristiche delle organizzazioni preposte alla gestione del
sistema di certificazione. Tali organizzazioni devono essere qualificate a fronte di
regole definite nell’ambito di uno schema di accreditamento.
68
4. Lo schema dello strumento di valutazione del Protocollo ITACA
Per la Costituzione Italiana le competenze in materia di energia ed ambiente sono
in capo alle Regioni e dalle Province Autonome e la legislazione regionale è
prioritaria su quella nazionale.
Questo fa si che Il Protocollo Itaca, approvato dalle Regioni, sia uno strumento di
valutazione a carattere nazionale, riconosciuto da tutte le Regioni italiane ed
utilizzato sia nel contesto pubblico che in quello privato.
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha identificato il Protocollo Itaca come un
possibile riferimento nell’ambito delle Linee Guida nazionali per la certificazione
energetica.
Il Protocollo Itaca è utilizzato nei processi di valutazione e certificazione da molte
regioni italiane per definire il livello di performance ambientale degli edifici e per
promuovere e incentivare i programmi di edilizia sostenibile.
Nel contesto pubblico, il Protocollo Itaca è utilizzato per definire le politiche e
promuovere la sostenibilità attraverso gli incentivi finanziari, i regolamenti edilizi, i
programmi di pianificazione del territorio.
Il Protocollo Itaca è stato utilizzato, a diversi livelli di applicazione, in particolare da:
-
Piemonte: Programma casa, edilizia sociale, contratti di quartiere;
-
Lombardia: sistema di riferimento per incentivi comunali;
-
Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio, Basilicata, Calabria: linee
guida e sistema di valutazione di riferimento;
-
Marche: sistema di certificazione e programmi di edilizia sociale;
-
Puglia: norma per l‘edilizia sostenibile, sistema di certificazione;
Anche nel contesto privato, il Protocollo Itaca è utilizzato per promuovere e
finanziare interventi caratterizzati da elevate performance energetiche e ambientali.
Attualmente, in Italia sono disponibili alcuni prodotti finanziari che consentono di
ottenere agevolazioni per le costruzioni ad elevate prestazioni, realizzate in nel
rispetto del Protocollo Itaca.
In particolare le agevolazioni consistono in condizioni migliorative sui costi dei
mutui bancari per interventi di realizzazione o ristrutturazione (in senso lato) degli
edifici quando, in base al Protocollo Itaca, “si consegue un valore globale della
sostenibilità non inferiore a 2 per gli interventi di nuova costruzione e a 1 per gli
interventi di recupero, cioè quando si intende determinare un miglioramento della
prestazione dell’edificio rispetto ai regolamenti ed alla pratica corrente”.
69
70
La versione del Protocollo Itaca 2009, e relative linee guida costituiscono lo
strumento tecnico di valutazione valido per la certificazione energetico-ambientale
degli edifici.
Lo
strumento
di
valutazione
che
ha
aggiornato
il
Protocollo
Itaca
ha
contestualizzato le caratteristiche ambientali e costruttive del territorio in funzione
del tipo di progetto da valutare e della sua ubicazione. Originariamente sviluppato
in ambiente Excel, è stato successivamente implementato in un software di calcolo
per facilitarne l’applicazione e la diffusione.
Quindi, gli strumenti a disposizione a supporto del sistema di valutazione del
Protocollo Itaca sono:
-
Schede dei criteri;
-
Schede di valutazione;
-
Manuale Tecnico;
-
Software di calcolo a supporto;
4.1 Aree di valutazione.
La valutazione del livello di sostenibilità ambientale di un edificio residenziale,
avviene, misurando la sua prestazione rispetto a 49 criteri raggruppati in 18
categorie a loro volta aggregate in cinque aree principali di valutazione:
1. qualità del sito;
2. consumo delle risorse;
3. carichi ambientali;
4. qualità ambientale indoor;
5. qualità del servizio;
4.2 Criteri di valutazione.
I criteri di valutazione sono dotati di una serie di caratteristiche:
-
hanno una valenza economica, sociale, ambientale di un certo rilievo;
-
sono
quantificabili
o
definibili
qualitativamente,
rispondenti a scenari prestazionali predefiniti;
-
perseguono un obiettivo di largo respiro;
-
hanno comprovata valenza scientifica;
-
sono dotati di prerogative di pubblico interesse.
71
ovvero
oggettivamente
72
Per ogni criterio l’edificio riceve un punteggio che può variare da –1 a +5,
assegnato confrontando l’indicatore calcolato con i valori della scala di prestazione
(benchmark) precedentemente definiti.
Lo zero rappresenta lo standard di riferimento riconducibile a quella che deve
considerarsi come la pratica costruttiva corrente, nel rispetto delle leggi o dei
regolamenti vigenti.
In particolare, i punteggi della scala di valutazione utilizzata hanno il significato
riportato nella seguente tabella.
Interpretazione dei punteggi della scala di valutazione
Il punteggio viene assegnato in base alle indicazioni e al metodo di verifica riportati
nella “scheda descrittiva” di ogni criterio di valutazione. Le informazioni riportate su
ogni scheda sono:
-
l’esigenza, ovvero l’obiettivo di qualità ambientale che si intende perseguire;
-
il peso del criterio, che rappresenta il grado d’importanza che viene assegnato al
criterio rispetto all’intero strumento di valutazione;
-
l’indicatore di prestazione, ovvero il parametro utilizzato per valutare il livello di
performance dell’edificio rispetto al criterio di valutazione; può essere di tipo
quantitativo o qualitativo, ultimo viene descritto sotto forma di scenari;
-
l’unità di misura, nel caso di indicatore di prestazione quantitativo;
-
la scala di prestazione (o di benchmark), ovvero il riferimento rispetto al quale
viene confrontato l’indicatore prestazionale per calcolare il punteggio del criterio
di valutazione;
-
il metodo e gli strumenti di verifica, che definiscono la procedura per calcolare
l’indicatore di prestazione del criterio di valutazione;
-
i dati di input, ovvero i dati di cui è necessario disporre per il calcolo e/o la
verifica dell’indicatore di prestazionale;
-
la documentazione, in cui vengono specificati i documenti (o stralci) da cui sono
stati estratti i dati di input ed in cui questi trovano contestualizzazione;
73
-
il benchmarking, che specifica la metodologia adottata per la definizione dei
benchmark;
-
i riferimenti legislativi, ovvero le disposizioni legislative di riferimento a
carattere cogente o rientranti nella prassi progettuale;
-
i riferimenti normativi, ovvero sono le normative tecniche di riferimento
utilizzate per determinare le scale di prestazione e le metodologie di verifica;
-
la letteratura tecnica, ovvero i riferimenti tecnici referenziati utilizzati per
determinare le scale di prestazione e le metodologie di verifica.
Tutti i suddetti riferimenti: criteri, benchmark, scala di prestazione, indicatori, unità
di misura, metodo di verifica sono stabiliti da Itaca e possono essere modificati
esclusivamente dalla Itaca stessa.
4.3 Sistema di pesatura.
Pesatura Aree di Valutazione e Categorie.
I pesi di Aree di Valutazione e Categorie rappresentano il grado di rilevanza che
esse assumono all’interno del sistema di valutazione.
Essi sono stati assegnati mediante “votazione” e successiva normalizzazione dei
voti assegnati. I voti possono variare all’interno di un range compreso tra 0
(area/categoria non applicabile) e 5
(area/categoria con massima importanza).
I pesi assegnati di seguito illustrati sono stati stabiliti dalla Conferenza delle regione
e possono essere modificati esclusivamente da parte delle singole regioni.
Pesatura Criteri
I pesi dei criteri rappresentano il grado di rilevanza che essi assumono e sono di
due tipi: “relativi”, ovvero riferiti all’importanza del Criterio all’interno della
Categoria di appartenenza, o “assoluti”, ovvero relativi all’importanza del Criterio
all’interno del sistema di valutazione.
I pesi sono stati assegnati stimando l’impatto ambientale di ognuno di essi valutato
in base a tre caratteristiche:
A. l’estensione del potenziale effetto (3 = globale o regionale, 2 = urbano o
suburbano, 1 = edificio o sito);
B. l’intensità del potenziale effetto (3 = forte o diretto, 2 = moderato o indiretto, 1
= debole);
C. la durata del potenziale effetto (3 = > 50 anni, 2 = > 10 anni, 1 = < 10 anni).
74
La successiva normalizzazione dei voti attribuiti ha consentito il calcolo del peso
relativo di ciascun Criterio. Il peso assoluto è il risultato del prodotto del peso
relativo al Criterio per il peso della Categoria e dell’Area di Valutazione di
appartenenza.
75
4.4 Struttura dei benchmark.
All’interno di ogni scheda di valutazione è indicato il metodo utilizzato per la
definizione della scala prestazionale (o scala di benchmark) con riferimento alla
legislazione e normativa vigente e alla letteratura tecnica utilizzata.
La definizione dei valori della scala prestazionale avviene assegnando due livelli e
calcolando gli altri per interpolazione lineare. Il primo benchmark definito è sempre
quello corrispondente al livello 0, mentre il secondo può essere il livello 3 o il livello
5.
Al livello –1 corrispondono tutti i valori che rappresentano una prestazione inferiore
a quella del livello 0, quindi non è necessario calcolarlo per interpolazione lineare.
La
procedura
di
definizione
dei
valori
di
partenza
può
essere
sviluppata
sostanzialmente nelle due modalità chiarite in seguito, a seconda che esista o meno
76
uno specifico quadro legislativo o normativo o un regolamento che fissi dei requisiti
minimi per l’indicatore considerato.
I benchmark, come gli indicatori, possono essere di tipo quantitativo o qualitativo.
Sebbene la tendenza sia quella di definire metodologie di valutazione basate
esclusivamente su indicatori e benchmark quantitativi ai fini di rendere il risultato
delle valutazioni il più oggettivo possibile, esistono situazioni in cui definire un
indicatore quantitativo risulta particolarmente difficoltoso: in questi casi l’indicatore
è di tipo qualitativo e il voto alla prestazione viene attribuito confrontando la realtà
dell’edificio da valutare con una serie di scenari ipotizzati, che costituiscono la scala
prestazionale. Il limite dei benchmark di tipo qualitativo risiede nella loro
arbitrarietà, nella loro possibile (e facile) cattiva interpretazione e quindi nel fatto
che non consentono di effettuare un confronto preciso tra la prestazione dichiarata,
difficile da controllare, e quella della scala stessa.
Generalmente gli indicatori di tipo qualitativo sono relativi a prestazioni per le quali
non esiste un riferimento legislativo o normativo.
Ai fini di limitare al massimo il numero degli indicatori prestazionali di tipo
qualitativo per i motivi sopracitati, esiste una terza tipologia di indicatori e
benchmark: i quali - quantitativi.
Questi si applicano a quelle prestazioni che è difficile individuare esclusivamente
tramite un indicatore quantitativo, ma per i quali è almeno possibile integrare allo
scenario ipotizzando un riferimento numerico. L’obiettivo di questo tipo di indicatori
e benchmark è quello di renderli più oggettivi di quelli di tipo qualitativo.
Definizione del livello benchmark 0
Il livello 0 corrisponde generalmente al requisito minimo richiesto dalla legge o alla
pratica costruttiva corrente. Nel caso in cui si fosse legiferato in materia, la
procedura di definizione del suo valore risulta relativamente semplice in quanto si
basa esclusivamente sull’analisi di leggi, norme e regolamenti vigenti specifici per la
prestazione da verificare. Qualora non vi fosse un quadro legislativo di riferimento,
invece, la procedura di definizione è più complessa: il valore di riferimento deve
essere
appositamente
calcolato,
pertanto
si
rende
necessaria
un’analisi
approfondita dello stato dell’arte, della pratica costruttiva e delle specifiche politiche
di settore, uno studio dei dati statistici nazionali e l’eventuale sviluppo di modelli di
regressione al fine di estrapolare i dati non presenti nel campione analizzato.
Inoltre può essere necessario effettuare simulazioni ad hoc mediante specifici
strumenti di calcolo applicati ad edifici modellizzati rappresentativi del parco
77
costruito, per i quali vengono applicate soluzioni tecnologiche e costruttive definite
sulla base della pratica costruttiva corrente. I risultati delle simulazioni dipendono
non solo dal tipo di modello dell’edificio costruito, ma anche dai dati climatici e/o
ambientali della località in cui ci si trova e dai profili di gestione e utilizzo impostati,
ciò rende necessario un ulteriore e fondamentale sforzo di interpretazione dei
risultati.
Definizione del livello benchmark 3
Il livello 3 corrisponde ad un significativo miglioramento della prestazione rispetto ai
regolamenti vigenti e alla pratica corrente. Nel caso in cui si sia legiferato in
materia e qualora la legge preveda valori limite dell’indicatore più restrittivi di quelli
in vigore, da applicarsi nel medio periodo, si assegna il livello 3 della scala
prestazionale corrispondente a tali limiti. Inoltre è possibile utilizzare i target fissati
dalle politiche regionali, nazionali e internazionali.
Se non esistono requisiti imposti, invece, il valore del benchmark deve essere
appositamente calcolato: trattandosi di un livello di “migliore pratica corrente”, le
analisi dello stato dell’arte e della realtà esistente devono essere condotte
riferendosi a edifici con prestazioni elevate, cercando per quanto possibile di
ricavare valori di benchmark oggettivi e generalizzabili.
Se si effettuano simulazioni con strumenti quasi - statici o dinamici, l’approccio da
seguire nella scelta dei modelli degli edifici da simulare dovrebbe essere il
seguente: si parte da edifici corrispondenti al livello 0, rappresentativi del parco
costruito, e si modificano i relativi modelli mediante l’applicazione delle soluzioni
architettoniche, costruttive ed impiantistiche migliori disponibili, mirate ad elevarne
le prestazioni globali; la scelta delle soluzioni migliorative deve essere effettuata
sulla base di uno studio dello stato dell’arte riportato sulla letteratura tecnicoscientifica.
La
simulazione
fornisce
come
risultato,
previa
interpretazione
dell’esperto, quei valori di riferimento associabili alla miglior pratica corrente.
Definizione del livello benchmark 5
Il livello 5 corrisponde ad una prestazione considerevolmente avanzata rispetto alla
pratica corrente, che può essere di natura sperimentale e può rendere necessario
un ingente investimento economico iniziale.
Nel caso in cui si sia legiferato in materia e qualora la legge preveda valori limite
particolarmente restrittivi, o da applicarsi entro un lasso di tempo relativamente
lungo, si assegnano al livello cinque della scala di benchmark tali valori.
78
Inoltre è possibile utilizzare i target fissati dalle politiche regionali, nazionali e
internazionali.
Se non esistono indicazioni di legge o politiche di questo tipo, il benchmark deve
essere calcolato; la complessità della procedura di definizione di un target così
elevato è data dal fatto che allo stato dell’arte esistono pochissimi edifici con
prestazioni energetiche e ambientali associabili al livello 5, e quindi un’analisi del
parco costruito può risultare poco significativa.
Tuttavia vi sono casi in cui risulta più immediato definire tale livello: ad esempio,
considerando l’indicatore relativo alle emissioni effetto serra prodotte annualmente
per l’esercizio dell’edificio, al livello 5 può essere associata una configurazione ad
emissioni zero.
4.5 Struttura del Protocollo Itaca (Framework)
Lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente il numero di criteri e le
scale di benchmark in funzione del tipo di progetto e di alcune caratteristiche
specifiche dell’edificio o del contesto.
Schema di applicazione per progettazione Nuova (NC) o di Ristrutturazione (R)
Durante la compilazione del software che implementa lo strumento di valutazione,
l’utente è chiamato a specificare la tipologia di progetto che intende valutare: alcuni
criteri si disattivano nel caso di progetti di ristrutturazione ed alcuni indicatori
prestazionali vengono calcolati e/o verificati con procedure diverse a seconda del
tipo di progetto cui si riferiscono.
Le procedure di verifica da adottare sono specificate nella sezione “Metodo e
strumenti di verifica” della scheda di ciascun criterio.
Si riportano di seguito le relazioni tra i criteri di valutazione e la tipologia di
progetto:
1.1.1
in R è Annullato;
2.3.1
in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;
2.3.2
in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;
2.3.3
in R si calcola il peso solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;
2.3.4
in R si valuta solo relativamente alle strutture aggiunte in ristrutturazione;
2.1.1
in R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte;
2.1.2
in R con Sup. netta > 1000mq e in NC si calcola l’indicatore per l’intero edificio; in R
con Sup. netta ≤ 1000mq si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte;
3.1.1
in R si calcola l’indicatore relativo alle parti aggiunte.
79
Specifiche di contesto
E’ stato definito un elenco di condizioni relative all’edificio e al contesto che, se
verificate, disattivano uno o più criteri ridistribuendo automaticamente i pesi:
9
Assenza di un impianto di climatizzazione estiva (Disattiva il criterio 2.1.8 );
9
Presenza di divieto Comunale di irrigazione con acqua potabile (Disattiva il
criterio 2.4.1 );
9
Presenza di divieto Comunale di raccolta acqua piovana per livelli elevati
d’inquinamento dell’acqua (Annulla il criterio 3.2.2 );
9
Assenza di area di pertinenza, per esempio per grattacieli in centro città.
(Disattiva i criteri 3.2.3 e 3.3.2);
9
Presenza di divieto Comunale alla disposizione di aree private su suolo pubblico
per raccolta differenziata (Disattiva il criterio 5.3.2);
9
Assenza di spazi comuni per aree ricreative, per esempio per grattacieli in
centro città. (Disattiva il criterio 5.3.3);
Parametrizzazione delle scale di prestazione
Alcuni criteri di valutazione dispongono di più scale di benchmark in funzione:
•
delle dimensioni della località dove è sito l’edificio (criterio 1.2.1);
•
del tipo di progetto (criteri 2.1.1 e 3.1.1);
•
del numero di piani dell’edificio (criteri 2.2.1, 2.2.2 e 2.3.1).
Il software che implementa lo strumento di valutazione aggiorna automaticamente
le scale prestazionali in funzione dei dati dichiarati dall’utente nell’apposita scheda
predisposta.
La struttura dello schema di certificazione per le regioni italiane illustra i principali
processi ed identifica i ruoli di Itaca, delle Regioni italiane e dell’Associazione iiSBE
Italia.
Itaca definisce le linee guida strategiche dello Schema di Certificazione e garantisce
che il sistema di certificazione venga applicato efficacemente e garanzia della
qualità dei risultati ottenuti.
Itaca provvede all’aggiornamento degli strumenti di valutazione in relazione alla
evoluzione del quadro di riferimento normativo e legislativo ed all’evoluzione
metodologica del sistema.
Le regioni italiane provvedono a definire il proprio Sistema di Certificazione e di
Accreditamento che stabilisce i ruoli e le responsabilità per poter emettere il
certificato.
80
Esse scelgono quale tipo di protocollo adottare e stabiliscono le procedure di
certificazione e di accreditamento. Le Regioni, inoltre, provvedono a monitorare e
valutare il proprio sistema di certificazione e di accreditamento.
L’Associazione iiSBE Italia, identificata come Organo Nazionale di controllo del
Protocollo Itaca, fornisce supporto tecnico – scientifico al processo di valutazione,
garantisce l’applicazione delle linee guida e mantiene i rapporti con il sistema
internazionale di controllo dell’SB Method.
Altro aspetto che si sottolinea riguarda l’attività in corso presso Itaca sui materiali
ecocompatibili. Come già dimostrato, l’edilizia è uno dei settori in cui vengono
consumate più materie prime e quindi riveste un’importanza di primo piano
nell’ambito delle problematiche legate allo sviluppo sostenibile. L’industria delle
costruzioni, quindi, necessita di un cambiamento sostanziale. Itaca, a tal fine, ha
sviluppato un programma di ricerca, finanziato in copartecipazione dalle Regioni e
dal CIPE, titolato “Strumenti per la promozione della sostenibilità nel campo
dell’edilizia – Banca Dati dei materiali di riferimento per la costruzione ad elevata
prestazione ambientale”. Obiettivo della ricerca, in avanzato stato dei lavori è la
definizione della prima banca dati nazionale istituzionalizzata di materiali e prodotti
per l’edilizia per costruzioni ad elevata prestazione ambientale, secondo l’ottica di
ciclo di vita (LCA). Tale analisi fornisce informazioni inerente gli impatti ambientali,
in termini di consumi di risorse (materie ed energia) e di emissioni in ambiente
(suolo, aria, acqua) relativi all’intero ciclo di vita del prodotto (approvvigionamento
di materie prime, ciclo produttivo, imballaggio, smaltimento rifiuti e trattamento
scarichi idrici, e distribuzione). Ciò, in estrema sintesi, consente una selezione
oggettiva dei materiali a migliore prestazione ambientale.
Ulteriore obiettivo del progetto in corso è anche quello di definire, sulla base della
costituenda Banca Dati nazionale, prezzari regionali di riferimento e capitolati
prestazionali tipo, omogenei a livello nazionale, ottenendo in tal modo anche
importanti economie di spesa e di tempo, oltre che naturalmente l’importante
qualificazione del mercato di settore. Tali strumenti sono da intendersi non solo
come fonti di informazioni tecniche ed economiche di riferimento, ma anche come
veri e propri documenti guida nell’attività di progettazione ai fini della promozione
di un ambiente costruito in maniera sostenibile.
Il protocollo Itaca è stato ampiamente sperimentato in questi anni da regioni, centri
di ricerca, università, ecc., a garanzia della piena e completa applicazione sulle
diverse tipologie di edifici.
81
5. Le recenti leggi regionali sull’edilizia sostenibile
La regione Abruzzo, con legge 3 marzo 2005, n. 12, recante Misure urgenti per il
contenimento dell'inquinamento luminoso e per il risparmio energetico.
In particolare, l'art. 5 indica i requisiti tecnici e le modalità d'impiego degli impianti
di illuminazione che devono essere necessariamente impiegati per garantire il
risparmio energetico, stabilendo anche delle sanzioni pecuniarie in caso di
violazione.
La Regione Basilicata, con legge 28 dicembre 2007, n. 28 (Legge finanziaria
2008), reca agli articoli 10 e 11 misure in materia di miglioramento delle prestazioni
energetiche degli edifici e volumetrie edilizie per favorire il risparmio energetico e
l’utilizzo delle fonti rinnovabili.
Con l’articolo 10 viene promosso il miglioramento delle prestazioni energetiche degli
edifici esistenti e di nuova costruzione, tenendo anche conto delle condizioni
climatiche locali, al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione
delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, dando la preferenza alle
tecnologie a minore impatto ambientale. Con l’articolo 11, invece, sono stabilite
misure che agevolano nei computi per la determinazione dei volumi e delle superfici
nonché la riduzione degli oneri di urbanizzazione per gli interventi edilizi che
adottano
soluzioni
impiantistiche
o
costruttive
che
determinano
prestazioni
migliorative e maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili.
Sono demandate alla Giunta, tra l’altro, le modalità per ridurre e certificare il
consumo energetico degli edifici esistenti, da ristrutturare e di nuova costruzione; i
requisiti minimi di prestazione energetica degli impianti per la climatizzazione
invernale ed estiva, degli impianti per la produzione di acqua calda sanitaria e dei
generatori di vapore a uso civile; la disciplina per l'installazione di impianti di
riscaldamento centralizzati e la diffusione di sistemi di termoregolazione degli
ambienti e di contabilizzazione del calore; la diffusione di sistemi di alta qualità
energetica ed ecosostenibilità ambientale degli edifici, di metodologie costruttive di
bioedilizia, nonché di sistemi di filtraggio delle emissioni degli impianti termici.
La regione Campania, nell’ambito della legge 12 dicembre 2006, n. 22 recante
Norme in materia di tutela, salvaguardia e valorizzazione dell'architettura rurale,
prevede la concessione di contributi finanziari per interventi di manutenzione
82
straordinaria, consolidamento, restauro, risanamento conservativo di manufatti di
architettura rurale tradizionale, con riferimento anche a modalità e tecniche
costruttive coerenti con i principi dell'architettura bioecologica.
La regione Emilia Romagna, fin dal 2002, ha previsto, all’articolo 21 della legge
25 novembre 2002, n. 31, recante (Disciplina generale dell'edilizia), che il
certificato di conformità edilizia e agibilità attesti, tra l’altro, la sussistenza delle
condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli
impianti negli stessi installati.
Ai sensi del successivo articolo 30, il contributo di costruzione non è dovuto per i
nuovi impianti, lavori, opere, modifiche e installazioni relativi alle fonti rinnovabili di
energia, alla conservazione, al risparmio e all'uso razionale dell'energia. Il Consiglio
comunale può inoltre prevedere l'applicazione di riduzioni del contributo di
costruzione per la realizzazione di opere edilizie di qualità, sotto l'aspetto ecologico,
del risparmio energetico, della riduzione delle emissioni nocive e della previsione di
impianti di separazione delle acque reflue, in particolare per quelle collocate in aree
ecologicamente attrezzate.
La regione Friuli Venezia Giulia, con la legge 18 agosto 2005, n. 23, recante
Disposizioni in materia di edilizia sostenibile promuove e incentiva la sostenibilità
energetico ambientale nell'edilizia pubblica e privata, nel rispetto delle disposizioni
stabilite dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 e dal decreto legislativo 30
maggio 2008, n. 115. In tale ambito la legge reca quindi la definizione degli
interventi in edilizia ecologica, bio-eco-etico-compatibile, edilizia bioecologica,
edilizia naturale e definisce le tecniche e le modalità costruttive sostenibili negli
strumenti di pianificazione del territorio, negli interventi di nuova edificazione, di
ristrutturazione edilizia, di restauro, di recupero edilizio e urbanistico e di
riqualificazione urbana.
Per gli interventi soggetti alle disposizioni del decreto legislativo 192/2005 la
certificazione energetica e la qualificazione energetica degli edifici sono sostituite
dalla certificazione di valutazione energetica e ambientale (VEA) degli edifici. La
valutazione del livello di biosostenibilità dei singoli interventi in bioedilizia è definita
attraverso un protocollo regionale denominato Protocollo VEA che costituisce, tra
l’altro, un criterio prioritario nell’attribuzione di finanziamenti regionali per gli
interventi di acquisto, costruzione e/o ristrutturazione di edifici pubblici o privati
nonché per gli incentivi urbanistici.
83
La successiva legge 23 febbraio 2007, n. 5 recante Riforma dell'urbanistica e
disciplina dell'attività edilizia e del paesaggio, reca, agli articoli 39 e 40, misure per
la promozione della bioedilizia, della bioarchitettura, del rendimento energetico
nell'edilizia e per gli interventi relativi a impianti di produzione di energia elettrica
da fonti rinnovabili.
In particolare, si prevede che gli interventi finalizzati al perseguimento di obiettivi di
risparmio energetico e che necessitano anche di limitate modifiche volumetriche
possono essere realizzati anche in deroga agli indici urbanistico-edilizi previsti dagli
strumenti
urbanistici
e
dai
regolamenti
edilizi.
La
copia
dell'attestato
di
certificazione energetica o di rendimento energetico dell'edificio di cui al d.lgs. 19
agosto 2005, n. 192 deve essere depositata presso il Comune a cura del costruttore
o del proprietario dell'immobile all'atto della richiesta di agibilità dell'immobile.
La regione Lazio, con legge 27 maggio 2008, n. 6, recante Disposizioni regionali in
materia di architettura sostenibile e di bioedilizia, promuove ed incentiva la
sostenibilità energetico-ambientale nella progettazione e realizzazione di opere
edilizie pubbliche e private, individuando e promuovendo l'adozione e la diffusione
di principi, modalità e tecniche proprie dell'architettura sostenibile e della
bioedilizia, ivi compresi quelli tesi al miglioramento delle prestazioni energetiche
degli edifici in conformità a quanto stabilito dal decreto legislativo 19 agosto 2005,
n. 192.
A tal fine, la legge definisce un sistema di valutazione e certificazione della
sostenibilità
energeticoambientale
degli
edifici
(Protocollo
regionale
sulla
bioedilizia), che costituisce condizione per l'accesso agli incentivi ed ai contributi da
parte dei privati, nonché criterio di priorità per l'accesso da parte degli enti locali ai
finanziamenti previsti dalla normativa regionale in materia di pianificazione
territoriale e urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici.
E’ quindi previsto che gli strumenti della pianificazione territoriale ed urbanistica
regionale, provinciale e comunale, nonché i regolamenti edilizi, perseguano e
promuovano la sostenibilità energetico-ambientale nelle trasformazioni territoriali e
urbanistiche.
Negli interventi di ristrutturazione edilizia, di nuova costruzione e di ristrutturazione
urbanistica, è obbligatoria l'installazione di impianti per il ricorso a fonti energetiche
rinnovabili. Sono inoltre previsti incentivi nel calcolo degli indici di fabbricabilità
nonché riduzioni degli oneri di urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione.
84
La regione Liguria, nell’ambito della legge 6 giugno 2008, n. 16, recante Disciplina
dell'attività edilizia, definisce, agli artt. 67 e 77 misure volte ad agevolare
l'attuazione delle norme sul risparmio energetico e per migliorare la qualità degli
edifici.
In particolare, la norma stabilisce che non siano considerate nei computi per la
determinazione dell'indice edificatorio le strutture perimetrali portanti e non,
nonché i tamponamenti orizzontali ed i solai intermedi che comportino spessori
complessivi, sia per gli elementi strutturali che sovrastrutturali, superiori a 30
centimetri, per la sola parte eccedente i centimetri 30 e fino ad un massimo di
ulteriori centimetri 25 per gli elementi verticali e di copertura e di centimetri 15 per
quelli orizzontali intermedi, in quanto il maggiore spessore contribuisce al
miglioramento dei livelli di coibentazione termica, acustica e di inerzia termica.
Analoghe disposizioni sono previste per il computo dell’altezza massima.
La regione Lombardia, nell’ambito della legge 11 marzo 2005, n. 12, recante
Legge per il governo del territorio, include l’efficienza energetica tra i parametri da
rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione.
E’ inoltre stabilito che il documento di piano possa prevedere, a fronte di rilevanti
benefici pubblici, aggiuntivi rispetto a quelli dovuti e coerenti con gli obiettivi fissati,
una disciplina di incentivazione ai fini della promozione dell'edilizia bioclimatica e del
risparmio energetico, nonché ai fini del recupero delle aree degradate o dismesse.
Con delibera regionale sono stati quindi approvati gli indirizzi inerenti l'applicazione
di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi di edilizia
bioclimatica o finalizzati al risparmio energetico. La delibera rinvia quindi al
Protocollo Itaca quale “possibile riferimento tecnico-normativo” per la definizione
dei fattori bioclimatici da considerare ed ottimizzare in ogni progetto edilizio.
La regione Marche, con legge regionale 17 giugno 2008, n. 14, recante Norme per
l'edilizia sostenibile, detta norme per la promozione e incentivazione della
sostenibilità energetico ambientale nella realizzazione delle opere edilizie pubbliche
e private, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei
principi fondamentali desumibili dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 ed in
armonia con la direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali
dell'energia e i servizi energetici.
85
Sono quindi definite le tecniche e le modalità costruttive di edilizia sostenibile negli
strumenti di governo del territorio, negli interventi di nuova costruzione, di
ristrutturazione e riqualificazione urbana, nonché la concessione di contributi a
soggetti pubblici e privati per la realizzazione di tali interventi.
La certificazione di sostenibilità energetico-ambientale degli edifici è un sistema di
procedure finalizzato a valutare sia il progetto sia l'edificio realizzato definito
nell’ambito di linee guida regionali. Le linee guida, relative agli edifici residenziali e
non residenziali, contengono il sistema di valutazione della qualità ambientale ed
energetica degli interventi di edilizia sostenibile finalizzato, in particolare, a
certificare il livello di sostenibilità degli interventi edilizi anche ai sensi dell'articolo 4
del d.lgs. 192/2005, a definire le priorità e graduare gli incentivi economici, nonché
a stabilire le soglie minime al di sotto delle quali non è consentito il rilascio delle
certificazioni né l'accesso ai contributi e agli incentivi regionali (tra i quali si
segnalano alcuni incentivi nel calcolo dei parametri edilizi, la riduzione degli oneri di
urbanizzazione secondaria e del costo di costruzione nonché l’istituzione di un fondo
di rotazione per l’acquisto di immobili compatibili con le norme stabilite dalla legge).
La regione Molise, nell’ambito della legge 7 luglio 2006, n. 17, recante Norme di
riordino in materia di edilizia residenziale pubblica, stabilisce che gli interventi
edilizi perseguano obiettivi di qualità e di vivibilità dell'ambiente interno ed esterno
all'abitazione e favoriscano la diffusione di soluzioni architettoniche ecocompatibili
ed il risparmio energetico.
In tale ambito è previsto un sistema premiante rivolto alle amministrazioni locali
che maggiormente si impegnano, con proprie risorse o con riduzione delle imposte
locali sugli immobili, per raggiungere i predetti obiettivi.
La regione promuove inoltre la realizzazione di interventi innovativi anche a
carattere sperimentale che riguardino, tra l’altro, il miglioramento delle qualità
ambientali e del risparmio energetico, l’impiego di materie prime rinnovabili o di
derivazione naturale, l’isolamento acustico verso l'esterno e tra gli alloggi.
La regione Piemonte, nell’ambito del D.P.G.R. 2 agosto 2006, n. 8/R recante il
regolamento di attuazione della legge regionale 16 gennaio 2006, n. 2 (Norme per
la valorizzazione delle costruzioni in terra cruda) prevede l’assegnazione di borse di
studio, tra l’altro, per progetti che riguardano gli edifici in terra cruda e il loro
rapporto con le tecniche di bio-architettura.
86
La regione Toscana, nell’ambito della legge 3 gennaio 2005, n. 1, recante Norme
per il governo del territorio, stabilisce che gli strumenti della pianificazione
territoriale e gli atti di governo del territorio garantiscano che gli interventi di
trasformazione del territorio assicurino il rispetto dei requisiti di qualità urbana,
ambientale, edilizia e di accessibilità al fine di prevenire e risolvere i fenomeni di
degrado.
La qualità urbana, ambientale, edilizia e di accessibilità del territorio è definita in
riferimento, tra l’altro:
•
alla qualità e alla quantità degli interventi realizzati per il contenimento
dell'impermeabilizzazione del suolo, il risparmio idrico, la salvaguardia e la
ricostituzione delle riserve idriche anche potenziali;
•
all'utilizzazione di materiali edilizi e alla realizzazione di requisiti delle
costruzioni che assicurino il benessere fisico delle persone, la salubrità degli
immobili e del territorio, il contenimento energetico, il rispetto dei requisiti di
fruibilità, accessibilità e sicurezza per ogni tipo di utente estesa al complesso
degli insediamenti.
La regione Umbria, con legge 18 novembre 2008, n. 17, recante Norme in materia
di sostenibilità ambientale degli interventi urbanistici ed edilizi, al fine di
promuovere la salvaguardia dell’integrità ambientale e il risparmio delle risorse
naturali secondo i principi dello sviluppo sostenibile, definisce norme e criteri di
sostenibilità da applicarsi agli strumenti di governo del territorio e agli interventi
edilizi, stabilisce le modalità per la valutazione e la certificazione delle prestazioni di
sostenibilità
ambientale
degli
edifici,
nonché
le
forme
di
sostegno
e
di
incentivazione promosse dalla regione e dagli enti locali.
A tal fine lo sviluppo sostenibile dell’edificato si ha quando, adottando materiali,
tecniche e sistemi a basso impatto ambientale ed ecologici, è possibile realizzare
ambienti interni salubri ed organismi edilizi la cui costruzione, manutenzione e
gestione comportino basso uso di risorse non rinnovabili e di materiali non
riciclabili, anche attraverso l’uso di soluzioni informatiche ed elettroniche volte a
ridurre al minimo il consumo energetico.
La legge definisce quindi un sistema di valutazione e certificazione di sostenibilità
ambientale degli edifici.
La certificazione di sostenibilità ambientale è rilasciata dall’Agenzia Regionale
per la Protezione Ambientale dell’Umbria (ARPA) e dagli altri soggetti certificatori
individuati dalla giunta regionale.
87
88
Sono quindi previste norme per il recupero dell’acqua piovana, (con la realizzazione
di
apposite
cisterne
di
raccolta
dell’acqua
piovana,
della
relativa
rete
di
distribuzione e dei conseguenti punti di presa per il successivo riutilizzo), per la
permeabilità dei suoli (con la definizione di percentuali minime di superficie
permeabile), per l’uso sostenibile e la tutela del territorio, per l’esposizione e il
soleggiamento degli edifici, per i sistemi di riscaldamento, per il risparmio
energetico e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile (con l’obbligo di installazione
di impianti a pannelli solari e di impianti per la produzione di energia elettrica da
fonti rinnovabili per gli edifici di nuova costruzione).
Inoltre, al fine di garantire lo sviluppo sostenibile dell’edificato gli interventi edilizi
privilegiano l’uso dei materiali naturali riconducibili alle tipologie di costruzione
tradizionali con particolare riferimento a quelli provenienti dalle produzioni locali
nonché di materiali e componenti edilizie con caratteristiche di ridotto impatto
ambientale, naturali e non trattati con sostanze tossiche, nonché materiali capaci di
garantire traspirabilità, igroscopicità, ridotta conducibilità elettrica, antistaticità,
assenza di emissioni nocive, assenza di esalazioni nocive e polveri, stabilità nel
tempo, inattaccabilità da muffe, elevata inerzia termica, biodegradabilità o
riciclabilità, attestate dalla presenza di marchi o etichette di qualità ecologica.
Con legge 9 marzo 2007, n. 4 recante Iniziative ed interventi regionali a favore
dell'edilizia sostenibile, la regione Veneto ha stabilito le regole generali per
l'edificazione compatibile con l'ambiente.
Sono state aggiornate con delibera di Giunta Regionale n. 2063 del 7 luglio 2009, le
linee guida regionali finalizzate alla valutazione della qualità ambientale ed
energetica degli interventi su edifici a destinazione residenziale, di cui alle
precedenti D.G.R. n. 2398/2007 e n. 1579/2008. Le nuove linee guida sono state
elaborate prendendo a riferimento il “Protocollo Itaca 2009 per la valutazione
energetico – ambientale degli edifici residenziali: nuova costruzione e recupero”. Ne
è risultato uno strumento che consente di stimare il livello di sostenibilità energetica
ed ambientale di un edificio residenziale misurando le sue prestazioni rispetto a 34
criteri raggruppati in 17 categorie a loro volta aggregate in 7 aree di valutazione.
Sulla base delle linee guida in materia di edilizia sostenibile definite dalla giunta,
l'amministrazione regionale effettua la valutazione della qualità ambientale ed
energetica espressa dai singoli interventi di bioedilizia, ai fini dell'ammissibilità degli
stessi alla contribuzione regionale. Per gli interventi in edilizia sostenibile finalizzati
89
al contenimento del fabbisogno energetico, i comuni prevedono nel regolamento
edilizio lo scomputo dei volumi tecnici e delle murature perimetrali degli edifici.
Sono quindi previste le seguenti iniziative:
a) promozione di concorsi di idee e progettazione, in collaborazione con gli enti
locali, per la realizzazione di interventi edili pubblici o privati, secondo le tecniche e
principi costruttivi di edilizia sostenibile;
b) attivazione di iniziative di ricerca e diffusione culturale in materia. di architettura
ed edilizia ecocompatibili, nonché di corsi di formazione in tecniche e principi
costruttivi di edilizia sostenibile per tecnici e operatori del settore;
c) individuazione di agevolazioni regionali per la realizzazione di interventi di
costruzione o ristrutturazione secondo le tecniche e principi costruttivi di edilizia
sostenibile.
Al fine di consentire un adeguato rilancio dell’attività edilizia, nel rispetto
dell’ambiente, del paesaggio e del tessuto storico esistente, nonché la sostituzione
del patrimonio edilizio non più rispondente all’attuale situazione tecnologica ed
energetica, il Consiglio Regionale Veneto ha recentemente approvato la legge
regionale 8 luglio 2009 n. 14, il cosiddetto “Piano Casa”, mediante la quale sono
promosse misure per il sostegno del settore edilizio, favorendo nel contempo
l’utilizzo delle tecniche e dei criteri dell’edilizia sostenibile e delle fonti di energia
rinnovabili.
Con particolare riferimento a questi ultimi aspetti, l’art. 3 della nuova legge prevede
la possibilità di attuare, in deroga alle previsioni dei regolamenti comunali e degli
strumenti urbanistici e territoriali, interventi di integrale demolizione e ricostruzione
che prevedano aumenti fino al 40 % del volume esistente per gli edifici residenziali
e fino al 40 % della superficie coperta per quelli adibiti ad uso diverso, purché
situati in zona territoriale propria e solo nel caso vengano utilizzate le tecniche
costruttive di cui alla legge regionale 9 marzo 2009, n. 4 “Iniziative ed interventi
regionali a favore dell’edilizia sostenibile”. In coerenza con i contenuti di tale legge,
viene inoltre stabilito che siano le linee guida in materia di edilizia sostenibile in
essa previste, a costituire riferimento per la graduazione della volumetria
assentibile in ampliamento.
Con riferimento alla provincia autonoma di Bolzano, alla quale viene dedicato il
prossimo capitolo, si evidenzia che fin dal 2002, con delibera n.96/38108 il
Consiglio comunale ha approvato la prima manovra normativa edilizia per
l’eccellenza
ambientale
introducendo nel regolamento edilizio la procedura di
90
CasaClima, secondo i protocolli della Provincia Autonoma, in particolare con
l’obbligo di:
1. della certificazione per ogni nuova costruzione, con dichiarazione all’atto della
concessione edilizia e accertamento definitivo all’atto della licenza d’uso;
2. del raggiungimento dello standard minimo della “Classe C”, con trattamento
premiale per la “Classe A” (sconto 10% sugli oneri di urbanizzazione).
Nel 2007 con delibera n. 9/8926 il Consiglio Comunale ha approvato un pacchetto
di norme che impone ad ogni nuovo progetto soggetto a Permesso di Costruire:
1. lo standard minimo della Classe B, con l’incentivo del 10% di riduzione degli
oneri di urbanizzazione per la Classe A (con l’ipotesi di innalzarlo al 15% attraverso
una necessaria manovra di collegamento al bilancio);
2. l’utilizzazione dell’energia solare, con pannelli termici ovvero con impianti
fotovoltaici, per almeno il 25% del fabbisogno termico totale (equivalente) e/o il
50% del fabbisogno termico per la produzione di acqua calda sanitaria.
Infine, la provincia autonoma di Trento promuove e incentiva l'adozione e la
diffusione dell'edilizia sostenibile (artt. 81-91 della legge 4 marzo 2008, n. 1
recante Pianificazione urbanistica e governo del territorio) attraverso la tutela del
patrimonio ambientale, storico e culturale, la valorizzazione delle caratteristiche
proprie dei luoghi, la salvaguardia della salute e delle risorse naturali, il
contenimento dei consumi energetici, l'uso di fonti energetiche rinnovabili, il
miglioramento delle condizioni di sicurezza e del benessere abitativo, favorendo
inoltre lo sviluppo economico attraverso il miglioramento della competitività dei
settori interessati e l'avanzamento tecnologico delle filiere produttive locali.
A tal fine è istituita la certificazione energetica, anche in attuazione della direttiva
2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell'edilizia, e in coerenza con le
disposizioni statali in materia. Il certificato è trasmesso in copia al comune
contestualmente alla dichiarazione di fine lavori; in caso di mancata trasmissione la
dichiarazione di fine lavori è inefficace.
I regolamenti edilizi possono prevedere l'obbligo di rispettare livelli di prestazioni
energetiche superiori a quelli previsti dal regolamento di attuazione della legge, con
particolare riferimento agli edifici di nuova costruzione, introducendo incentivi
inerenti la riduzione del contributo di concessione, le modalità di calcolo degli indici
edilizi nonché gli sgravi tariffari e fiscali.
Sono infine previste norme di recupero dell’acqua piovana e per l’utilizzo delle fonti
energetiche rinnovabili.
91
6. Altre iniziative in materia di certificazione ambientale
Orientarsi nel nuovo mondo dell’edilizia sostenibile non è facile. Il miglior punto di
partenza è sicuramente rappresentato dagli standard più accreditati per la
certificazione dell’ecocasa.
L’applicazione dei principi dell’architettura ecologica, o Green Building, agli edifici di
nuova costruzione od oggetto di interventi di ristrutturazione, permette di
migliorarne la qualità ambientale e di abbatterne l’impatto sull’ecosistema. Negli
ultimi dieci anni è stata condotta a livello internazionale un’intensa attività di ricerca
volta allo sviluppo di sistemi di certificazione energetico ambientale per la
valutazione della performance degli edifici durante tutto il loro ciclo di vita. Alcuni di
tali sistemi hanno raggiunto una definizione tale da permettere ad utenti o
investitori di ottenere un’indicazione precisa della performance della costruzione.
Tali sistemi inoltre permettono di definire in maniera oggettiva cosa si intende per
qualità ambientale della costruzione. Quello più noto è il Building Research
Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM), sviluppato dal BRE in
Gran Bretagna, che permette di classificare per scopi commerciali gli edifici in base
alla loro performance ambientale e che attualmente interessa circa il 25 - 30% del
mercato degli uffici di nuova costruzione nel Regno Unito. Negli Stati Uniti è stato
sviluppato il sistema LEED, al momento in fase di implementazione da parte del
U.S. Green Building Council con il supporto di numerose agenzie governative e
organizzazioni private. Sistemi simili, alcuni di applicazione obbligatoria nel caso di
transazioni immobiliari, sono stati sviluppati anche in Danimarca, Canada, Olanda,
Germania, Francia.
In Italia, i sistemi di riferimento sono Casa Clima, iiSBE Italia e GBC Italia.
92
6.1 Sviluppi futuri: l’Ecolabel per gli edifici
L’ISPRA19, di concerto con il Comitato Ecolabel-Ecoaudit20, ha ufficialmente avviato
nel gennaio 2008, su mandato della Commissione Europea, le attività finalizzate
alla definizione dei criteri Ecolabel per il gruppo di prodotti “edifici”.
Il progetto (che avrà una durata di 18 mesi21) prevede il coordinamento e la
responsabilità tecnicoscientifica dell’ISPRA ed il contributo di diversi enti pubblici di
ricerca quali ENEA, CNR, nonché centri universitari di Milano, Roma, Palermo.
Partecipano inoltre al gruppo di lavoro ricercatori ed esperti tra cui alcuni facenti
parte di iniziative esistenti.
La possibilità di certificare edifici con il marchio Ecolabel europeo nasce dall’idea di
affiancare una certificazione ambientale volontaria e complementare a quella
energetica obbligatoria esistente, prevista dal d.lgs. n. 192/2005 (come modificato
dal d.lgs. n. 311/2006) di recepimento della direttiva 2002/91/CE che ha stabilito
requisiti di prestazione energetica per gli edifici.
La certificazione Ecolabel europea è uno strumento volontario di certificazione
ambientale che risponde al regolamento (CE) N. 1980/2000, relativo al sistema
comunitario, riesaminato, di assegnazione di un marchio di qualità ecologica.
Si tratta di uno strumento che considera gli impatti ambientali di un bene o servizio
lungo tutto il suo ciclo di vita, stabilendo criteri di miglioramento ambientale che
sono revisionati nel tempo per garantire l’eccellenza delle prestazioni ambientali e
non solo; l’Ecolabel europeo prevede, infatti, anche livelli prestazionali del bene o
servizio che garantiscono il consumatore della qualità del prodotto, particolarmente
rilevante nel caso degli edifici.
Gli strumenti di certificazione ambientale degli edifici costituiscono un importante
volano verso la sostenibilità di un settore, quello edilizio, che per rilevanza e
caratteristiche peculiari, rappresenta uno dei principali responsabili dei carichi
ambientali del sistema antropico. Il sistema di certificazione degli edifici attraverso
l’Ecolabel europeo rappresenta, inoltre, un efficace strumento di abbattimento e
controllo dei carichi ambientali in quanto esamina gli impatti prodotti durante tutto
il ciclo di vita, dalla fase di costruzione, a quella di uso, fino al fine vita.
19
Istituito dall’art. 28 del DL n. 112/2008 (convertito con modificazioni dalla legge n.
133/2008) mediante accorpamento di APAT, ICRAM e INFS.
20
http://www.apat.gov.it/certificazioni/site/it-IT/Comitato_Ecolabel_Ecoaudit.
21
La sottoposizione di un documento finale alla valutazione dell’organo competente europeo,
l’EUEB, è prevista entro la fine del 2009.
93
Insomma “il marchio Ecolabel consentirà di valorizzare gli edifici che sono più
efficienti dal punto di vista energetico e che garantiscono anche le migliori
prestazioni ambientali grazie alla valutazione di parametri quali il ciclo di vita dei
materiali da costruzione, il risparmio idrico, il comfort termico e acustico.
6.2 Le altre iniziative esistenti
L’Ecolabel europeo si colloca nel variegato panorama di iniziative esistenti come
uno strumento complementare, ad esempio ai lavori svolti in campo internazionale
dai gruppi di lavoro tecnici dell’ISO22 e del CEN23, ma anche di raccordo a livello
europeo di iniziative esistenti in campo nazionale e locale. Si pensi, tra le iniziative
italiane, al citato Protocollo di Itaca, ma anche ai sistemi di certificazione BREEAM
(Building Research Establishment Environmental Assessment Method), LEED
(Leadership in Energy and Environmental Design) e GBC (Green Building
Challenge)24.
Il sistema BREEAM (Building Research Establishment Environmental Assessment
Method), il primo strumento di tipo commerciale per la valutazione della qualità
ambientale degli edifici sviluppato nel 1990, è diventato un punto di riferimento per
i metodi prodotti successivamente.
La versione più recente del sistema è applicabile agli edifici di tipo residenziale,
commerciale (supermercati), industriale e ad uso ufficio sia di nuova realizzazione
sia esistenti. L’Ecohomes è la versione del BREEAM per la casa di abitazione e può
essere applicato a edifici residenziali nuovi o ristrutturati. E’ un metodo di
valutazione flessibile che prevede una scala di punteggi che va da “Pass” a
“Excellent”. Il punteggio è raffigurato per mezzo di girasoli; maggiore è il numero
dei girasoli e maggiore è il punteggio ricevuto dall’edifico.
L’Ecohomes è utilizzabile per gli edifici residenziali e anche per un singolo
appartamento o casa. Questo metodo, a parità di performance ambientali, premia
quelle ottenute attraverso un minor dispendio economico.
Nella valutazione vengono tenuti in considerazione tutti gli edifici eventualmente
presenti nel sito e viene conferito un voto unico a tutto il complesso.
22
www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/articoli/2008_2/iso15392.htm.
www.cen.eu/cenorm/sectors/sectors/construction/sustainableconstruction/ index.asp.
Si vedano, per la stretta attinenza, anche le norme UNI/TS 11300 (un breve commento è
disponibile al link www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/ articoli/2008_2/units11300.htm.
24
Per una breve rassegna si veda il link www.infobuild.it/mecgi/drv?tlHome&mod=
modAttiConvegniSheet
23
94
Ecohomes comprende le problematiche ecologiche relative ai cambiamenti climatici,
all’uso di risorse, all’impatto sulla fauna e la flora e valuta inoltre la qualità della
vita negli ambienti indoor.
Le categorie di criteri sono:
-
energia;
-
acqua;
-
inquinamento;
-
materiali;
-
trasporti;
-
ecologia e uso del terreno;
-
salute e benessere.
Il LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) è uno schema di
valutazione della qualità energetico ambientale delle costruzioni, in uso dal marzo
2000, di applicazione volontaria, orientato al mercato e formato su una base di
consenso.
Il
sistema
è
stato
promosso
dall’US
Green
Building
Council,
organizzazione nazionale noprofit formatasi nel 1993.
Il Leed è destinato ai progettisti e ai gestori dei processi di costruzione di edifici
commerciali, pubblici, residenziali di nuova costruzione, ma può venire utilizzato
anche per gli edifici esistenti oggetto di un intervento di ristrutturazione.
Il metodo di certificazione è stato ideato come una checklist ed organizzato in base
a problematiche ecologiche familiari agli architetti.
Questa sua prerogativa ne facilita l’uso nel processo di progettazione, permettendo
di definire quali obiettivi di qualità ambientale si intendano raggiungere.
L’applicazione del sistema è sotto forma di autocertificazione, nel senso che non è
contemplata la figura di un certificatore come nel BREEAM ma è il progettista stesso
che si preoccupa di raccogliere i dati per la valutazione e di inviarli all’organismo
certificatore.
La finalità del Leed è di verificare quante e quali “misure” ecologiche siano state
adottate e implementate nella costruzione. Il sistema si basa sull’attribuzione di
crediti per ciascuno dei requisiti caratterizzanti la sostenibilità di un edificio. Dalla
somma dei crediti ricevuti dipende il livello di certificazione ottenuto.
I criteri contemplati dal metodo Leed per valutare la qualità ambientale della
costruzione sono raggruppati in sei categorie: i nsediamenti sostenibili consumo
95
efficiente di acqua, energia e atmosfera, materiali e risorse, qualità degli ambienti
indoor progettazione e innovazione.
Ogni categoria prevede uno o più requisiti prescrittivi, che devono essere soddisfatti
in ogni caso, e un numero di requisiti di performance ambientale che attribuiscono
un punteggio all’edificio.
Il GBC Italia (Green Building Challenge) è parte integrante di un movimento più
ampio, che prende l’avvio negli Stati Uniti nel 1993, con la nascita dello USGBC,
organizzazione senza scopo di lucro impegnata nella diffusione degli standard
dell’edilizia sostenibile.
La costituzione del primo Green Building Council segna l’avvio di un grande
progetto, capace di suscitare vasti consensi e radicarsi in oltre 40 paesi, in tutto il
mondo.
Il successo globale del modello USGBC, dal Canada all’India, dalla Spagna alla Cina,
ha fatto da volano ad una parallela affermazioni degli standard Leed.
Questi ultimi, di fatto, si sono imposti come sistema universalmente accettato e
compreso per la certificazione di edifici progettati, costruiti e gestiti in maniera
sostenibile ed efficiente. Chiunque, nel mondo, si occupi di edilizia sostenibile
comunica con il linguaggio del sistema Leed.
Il GBC è uno strumento operativo che consente di effettuare la valutazione
dell’impatto ambientale di una costruzione (residenze, uffici e scuole di nuova
costruzione o ristrutturati) durante tutto il ciclo di vita attraverso l’attribuzione di un
punteggio di performance all’edificio che ne permette la classificazione in una scala
di qualità.
Il sistema GBC è il risultato degli studi condotti da parte di un network mondiale,
composto attualmente da Istituti ed Enti di ricerca pubblici e privati appartenenti a
diverse nazioni.
Nell’ambito del processo GBC, che ha avuto inizio nel 1996, si intende sviluppare e
testare continuamente il sistema di certificazione finora elaborato affinché possa
divenire in futuro lo standard internazionale di riferimento per la certificazione
energetico ambientale degli edifici.
Caratteristica del sistema di certificazione GBC rispetto a quelli di prima
generazione come il britannico BREEAM, lo statunitense Leed o l’Energy Rating
danese (di applicazione obbligatoria dal 1997), è di non avere limiti strutturali
poiché non è legato alla regione geografica di origine.
96
Molti sistemi di certificazione energetico ambientale sviluppati possiedono il limite
strutturale intrinseco: sono applicabili solo nella regione geografica in cui sono stati
ideati.
Differenze climatiche, economiche e culturali, non ne permettono infatti l’utilizzo in
realtà differenti. Al contrario, USGBC collabora e aiuta le altre nazioni sensibili a
questi temi, per organizzare un proprio GBC seguendo delle linee guida comuni.
E’ infatti un metodo di valutazione che può essere adattato alle condizioni locali in
cui viene applicato (clima, condizioni economiche e culturali, priorità ambientali,
ecc...) pur mantenendo la medesima terminologia e struttura di base.
Le attività di certificazione sono gestite dall’iiSBE Italia, diramazione nazionale
dell’iiSBE, con il supporto tecnico del ITC - CNR di Milano e dell’Environment Park di
Torino. Alla conclusione del processo di valutazione viene rilasciato al committente
un certificato riportante il punteggio di prestazione raggiunto, nonché il dettaglio
dei punteggi ottenuti per ogni singolo criterio.
Relativamente alle iniziative italiane, se quella promossa da Itaca sembra essere
quella maggiormente implementata (su coordinamento delle regioni), esistono
tuttavia numerose altre iniziative adottate su scala locale come il marchio
CasaClima e Ecodomus, tanto che secondo alcuni “i sistemi di certificazione degli
edifici in Italia sono troppi, quasi una ottantina, con protocolli diversi e spesso
complessi che danno difficoltà di comparazione e cui spesso non corrispondono
controlli efficaci, e che comporterebbero alti costi per le amministrazioni”25.
25
Ulrich Klammersteiner, Agenzia CasaClima di Bolzano.
97
7. Qualità dell’abitare nel Veneto.
L'abitazione costituisce per una famiglia uno dei beni primari, in particolare è tipico
delle famiglie dell'Europa mediterranea, e dell'Italia, il desiderio di avere una casa
di proprietà e la disponibilità ad investire, e rischiare, molto pur di conquistare una
dimora propria. La casa è il luogo privilegiato dove si svolge la maggior parte delle
attività della famiglia, si potrebbe quasi dire che non c'è famiglia - in senso di
relazioni - se non c'è casa, dal momento che i rapporti familiari solidi e concreti ci
sono laddove c'è un luogo, anche fisico, per coltivarli. In Veneto sono più numerose
e in aumento rispetto all'intero territorio nazionale le famiglie con casa di proprietà
(72,2%), che nel 17,6% dei casi sono gravate da mutuo.
Strutturalmente dal 2000 è evidente una ricomposizione del portafoglio familiare
principalmente verso le voci relative alle spese per l'abitazione, oltre a quelle per le
comunicazioni, evidenziando una maggiore attenzione verso questo fondamentale
aspetto del vivere quotidiano.
Le classi dimensionali delle abitazioni, attribuite dall’Agenzia del Territorio sono le
seguenti:
-
monolocali fino a 45 m2;
-
piccola tra 45 e 60 m2;
-
medio-piccola tra 60 e 90 m2;
-
media tra 90 e 120 m2;
-
grande maggiore di 120 m2.
Distribuzione percentuale della tipologia dimensionale delle nuove unità abitative
per provincia - Anno 2006
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI
98
Dall'analisi dimensionale delle nuove unità abitative censite nel 2006 emerge che la
tipologia più diffusa nel Veneto è la piccola (30%), seguita dalla media (26%). Pur
trattandosi delle abitazioni meno affollate (2,6 persone ogni 100m2) d'Italia,
seconde per poco solo a quelle friulane, queste sono percepite sempre più piccole,
ma in condizioni migliori rispetto a dieci anni prima.
Distribuzione percentuale della tipologia dimensionale delle nuove unità abitative per
provincia - Anno 2006
Monolocali
Piccola
Medio/piccola
Media
Grande
Nuove costruzioni
9
5
3
3
7
5
5
5
26
35
22
31
41
29
25
30
21
15
15
21
18
23
20
19
23
28
39
22
22
23
27
26
20
20
21
23
12
19
24
20
1.279
6.521
1.249
6.291
5.105
5.964
4.928
31.337
Belluno
Padova
Rovigo
Treviso
Venezia
Verona
Vicenza
Veneto
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI
Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, la mancanza delle dotazioni di
base (acqua calda, gabinetto interno, vasca da bagno o doccia, riscaldamento)
riguarda una quota modestissima di famiglie.
Il livello di fornitura dei servizi base, ovvero acqua, gas ed energia elettrica, è molto
buono. Nel 2007 soltanto l'8,5% delle famiglie venete (13,2% il dato Italia)
denuncia irregolarità nell'erogazione dell'acqua. L'83% (74% il dato Italia) risulta
fornito di gas attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione, per il 10% (19% il
dato Italia) dei casi il gas viene acquistato in bombole e in 6 casi su 100 è installato
un bombolone esterno con rifornimento periodico.
Consumo di gas metano(*) per uso domestico e per riscaldamento. Veneto(**) e Italia Anni 2000/2006
(*) Metri cubi per abitante
(**) Media dei capoluoghi
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat
99
Con riferimento alle abitazioni allacciate alla rete di distribuzione del gas, si rileva
da parte delle famiglie un buon grado di soddisfazione per alcuni fattori di qualità
del servizio di fornitura: in particolare, l'89% è soddisfatto per il servizio nel
complesso, il 93% per la sicurezza della rete esterna ed il 95% per la sicurezza
dell'impianto domestico. Percentuali analoghe si riscontrano anche nel giudizio
espresso sulla qualità del servizio di fornitura di energia elettrica.
Consumo di gas metano(*) per uso domestico e per riscaldamento. Veneto(**) e Italia Anni 2000:2006
Verona
Vicenza
Belluno
Treviso
Venezia
Padova
Rovigo
Veneto
Italia
2000
01
02
03
04
05
2006
557,6
686,7
274,5
560,9
618,5
888,4
913,3
642,8
386,4
561,3
670,8
307,6
553,7
667,1
949,8
855,2
652,2
394,3
559,2
649,2
293,3
577,2
667,8
906,6
939,8
656,2
390,3
570,5
641,7
325,4
579,7
684,9
937,9
848,7
655,5
413,5
527,0
670,1
339,9
628,4
704,0
844,5
895,2
658,4
416,1
537,9
670,7
356,7
577,3
691,1
919,6
1.038,1
684,5
422,6
517,3
588,1
297,1
527,5
684,2
869,2
972,3
636,5
402,5
(*) Metri cubi per abitante
(**) Media dei capoluoghi
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat
Informazioni sulle abitudini e sulle scelte degli individui che occupano le abitazioni,
in quanto parzialmente legati ai loro comportamenti, possono venire dai dati sui
consumi di gas, energia elettrica e acqua per uso domestico. Nel periodo
2000/2006 i consumi pro capite di gas metano per uso domestico e per
riscaldamento a livello medio regionale hanno un andamento piuttosto costante nel
tempo, sempre nettamente superiori al dato Italia, con rilevanti differenze fra le
province. Inferiori al dato Italia risultano, invece, nello stesso periodo, i consumi
medi regionali di energia elettrica per uso domestico.
Inferiori al dato Italia, ma soprattutto in calo i consumi di acqua per uso domestico,
segnale di una maggiore sensibilità e responsabilità nell'utilizzo di una risorsa
preziosa qual è l'acqua potabile.
Per ciò che riguarda il risparmio energetico, si possono produrre molti buoni frutti
già con l'adozione, all'interno delle proprie mura domestiche, di alcune semplici
buone pratiche come l'acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica, il controllo
della temperatura e dell'illuminazione delle stanze, l'isolamento dell'abitazione,
l'utilizzo degli elettrodomestici in determinate fasce orarie e da una recente
indagine risulta una certa attenzione da parte dei veneti nell'adozione di tali
comportamenti.
Da
segnalare
inoltre,
la
virtuosità
del
100
Veneto
in
tema
di
produzione
e
differenziazione di rifiuti urbani: 495 kg/abitante di rifiuto urbano prodotto (pari a
1,36 kg/ab*giorno) nel 2006, uno dei valori più bassi in Italia, e primo posto nel
Paese per raccolta differenziata dei rifiuti urbani, con una percentuale del 49%, ben
oltre l'obiettivo del 40% fissato per il 31 dicembre 2007 dalla Legge n. 296 del
27/12/0626.
7.1 Le abitazioni nel Veneto.
Nel Veneto è diffuso il fenomeno del pendolarismo, tra il luogo di residenza e la
sede lavorativa. La scelta di fissare la propria residenza in un comune diverso da
quello del luogo di lavoro è molto spesso dettata dalla disponibilità economica delle
famiglie e dall'andamento dei prezzi del mercato immobiliare, tipicamente inferiori
nei comuni periferici rispetto ai grandi centri urbani, e solo raramente frutto di una
precisa preferenza per la vita in campagna piuttosto che in città.
Negli ultimi anni, in particolare, si è assistito ad una forte espansione immobiliare
che ha caratterizzato soprattutto i comuni della provincia, mentre nei capoluogo
sono stati maggiori i volumi di compravendita dello stock esistente. Il Veneto nel
2006, per il settore residenziale, è stata la seconda regione del Nord per volumi di
scambio NTN27 ed intensità IMI
28
degli scambi rispetto allo stock esistente. Nel
periodo 2000:2006 la nostra regione ha mostrato una crescita uniforme, che dal
2000 incrementa il NTN del 27% circa, raffreddatasi soltanto negli ultimi due anni.
Settore residenziale: stock, NTN e IMI Veneto - Anni 2000:2006
Stock
NTN
IMI
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2.008.428
60.729
3,02
2.056.156
62.453
3,04
2.105.228
69.939
3,32
2.168.352
71.691
3,31
2.221.977
74.897
3,37
2.275.504
75.795
3,33
2.338.210
76.833
3,29
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio
L'andamento del numero indice del NTN distinto tra capoluoghi e resto della
provincia
conferma
quanto
rilevato
precedentemente,
cioè
che
il
mercato
residenziale cresce maggiormente, ed in modo sensibile, proprio nei comuni del
resto della provincia, fenomeno particolarmente accentuato per i comuni minori.
26
Regione Veneto, Rapporto Statistico 2008, il Veneto si raccolta. A cura della Direzione Sistema
Statistico Regionale. Disponibile in rete www.regione.veneto.it/statistica;
27
Per NTN si intende il numero di transizioni normalizzate rispetto la quota di proprietà compravenduta.
Ciò significa, per esemplificare, che nel caso di tre transazioni aventi per oggetto rispettivamente 1/3,
1/3 e 1 del diritto di proprietà, il numero di transazioni contate non è 3, bensì 1,667.
28
Per IMI si intende l'Intensità del Mercato Immobiliare, dato dal rapporto tra il numero delle
compravendite e lo stock.
101
Numeri indice NTN settore residenziale. Veneto - Anni 2000:2006
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio
Numeri indice NTN settore residenziale. Veneto - Anni 2000:2006
Nei capoluoghi di provincia
Nel resto della provincia
2000
100
100
2001
100,47
103,62
2002
107,08
117,84
2003
106,04
122,03
2004
105,88
129,11
2005
108,29
130,29
2006
109,47
132,15
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio
Anche la mappa per comune dell'indicatore IMI per l'anno 2006 aiuta a capire come
nei comuni di provincia l'attività di compravendita sia più dinamica rispetto ai
capoluoghi.
Intensità del mercato immobiliare IMI nel settore residenziale per Comune.
Veneto – Anno 2006
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio
102
Ma quali sono le caratteristiche del patrimonio immobiliare che insiste sul territorio
regionale? A dicembre 2006, secondo i dati del catasto urbano, in Veneto si
contavano 2.362.997 unità immobiliari urbane29 (UIU) a destinazione ordinaria
residenziale30 (di cui il 43% del gruppo "Abitazioni di tipo civile" e il 37% del gruppo
"Abitazioni di tipo economico"), per un totale di 14.135.385 vani e una rendita
catastale di 1.219.253.910 euro. Caratteristiche di queste unità sono una superficie
media di 128 m2 e una superficie media del vano pari a 21,6 m2. Il 20% di esse è
presente sul territorio della provincia di Venezia, un altro 68% si distribuisce in
modo sostanzialmente uniforme fra Padova, Treviso, Verona e Vicenza, il rimanente
12% fra Belluno e Rovigo.
Unità Immobiliari Urbane UIU del settore residenziale per provincia – Anno 2006
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI
Con riferimento alle sole nuove costruzioni31 (NC), nel corso del 2006 ne sono state
registrate 31.337, con un aumento del 1,5% se si considera l'intero Veneto, con
una diminuzione del 3,3% se si considerano, invece, soltanto i comuni capoluogo.
Le singole province presentano andamenti differenti: sul territorio padovano si è
costruito più che altrove, ma spiccano su tutti i valori negativi di Rovigo, -12% (23% solo il capoluogo) e Verona, -4% (-36% solo il capoluogo).
29
Si considera unità immobiliare urbana (UIU) ogni parte di immobile che, nello stato in cui si trova, è
di per sé stessa utile ed atta a produrre reddito proprio. (Regio Decreto Legge del 13/04/1939 n.652
art.5).
30
La categoria catastale gruppo A (escluso A/10 – Uffici e studi privati) è composto da:
Edilizia ordinaria: A/2 - Abitazioni di tipo civile, A/3 - Abitazioni di tipo economico, A/4 - Abitazioni di
tipo popolare, A/5 - Abitazioni di tipo ultrapopolare, A/6 - Abitazioni di tipo rurale, A/11 - Abitazioni o
alloggi tipici dei luoghi);
Edilizia di pregio : A/1 - Abitazioni di tipo signorile, A/7 - Abitazioni in villini, A/8 - Abitazioni in ville, A/9
- Castelli, palazzi di eminenti pregi artistici o storici.
31
nuove costruzioni, NC, sono quelle denunciate dai proprietari al catasto con modello DOCFA Documento Fabbricato. Devono essere presentate dai proprietari entro un mese dalla fine della
103
costruzione.
Unità Immobiliari Urbane UIU del settore residenziale per provincia – Anno 2006
A/1
A/2
Belluno
29
68.094
Padova
165
232.550
Rovigo
32
40.870
Treviso
425
198.540
Venezia
264
107.333
Vicenza
372
145.486
Verona
205
216.643
Veneto 1.492 1.009.516
A/3
A/4
A/5
A/6
A/7
A/8 A/9 A/11 Gruppo A
49.851 30.658 10.222 1.555
6.906
192
106.653 24.275 5.557 1.746 29.415
385
44.594 18.773 9.128 2.237
5.809
61
110.049 23.633 3.775 2.928 42.370 1.019
253.306 59.384 8.035
917 20.747
463
173.051 42.392
880 4.267 43.794 1.061
144.546 24.019 10.067 1.347 31.148
420
882.050 223.134 47.664 14.997 180.189 3.601
3
7
4
12
4
12
9
51
105
167.615
25
400.778
0
121.508
58
382.809
109
450.562
4
411.319
2
428.406
303 2.362.997
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI
Nuove costruzioni NC nel settore residenziale per provincia e capoluoghi - Anni 2005:2006
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Agenzia del Territorio - OMI
Dall'analisi dimensionale delle nuove unità abitative censite nel 2006 emerge che la
tipologia più diffusa è la piccola (30%), seguita dalla media (26%).Si tratta delle
abitazioni meno affollate (2,6 persone ogni 100 m2) d'Italia, seconde per poco solo
a quelle friulane.
Per quanto riguarda le caratteristiche delle abitazioni, la mancanza delle dotazioni di
base (acqua calda, gabinetto interno, vasca da bagno o doccia, riscaldamento)
riguarda una quota modestissima di famiglie.
104
Il livello di fornitura dei servizi base, ovvero acqua, gas ed energia elettrica, è molto
buono. Soltanto l'8,5% delle famiglie venete (13,2% il dato Italia) denuncia
irregolarità nell'erogazione dell'acqua. L'83% (74% il dato Italia) risulta fornito di
gas attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione, per il 10% (19% il dato
Italia) dei casi il gas viene acquistato in bombole e in 6 casi su 100 è installato un
bombolone esterno con rifornimento periodico.
Con riferimento alle abitazioni allacciate alla rete di distribuzione del gas, si rileva
da parte delle famiglie un buon grado di soddisfazione per alcuni fattori di qualità
del servizio di fornitura: in particolare, l'89% è soddisfatto per il servizio nel
complesso, il 93% per la sicurezza della rete esterna ed il 95% per la sicurezza
dell'impianto domestico. Percentuali analoghe si riscontrano anche nel giudizio
espresso sulla qualità del servizio di fornitura di energia elettrica.
Informazioni sulle abitudini e sulle scelte degli individui che occupano le abitazioni,
in quanto parzialmente legati ai loro comportamenti, possono venire dai dati sui
consumi
di
gas,
energia
elettrica
e
acqua
per
uso
domestico.
Nel periodo 2000:2006 i consumi pro capite di gas metano per uso domestico e per
riscaldamento a livello medio regionale hanno un andamento piuttosto costante nel
tempo, sempre nettamente superiori al dato Italia, con rilevanti differenze fra le
province.
Inferiori al dato Italia risultano, invece, nello stesso periodo, i consumi medi
regionali di energia elettrica per uso domestico. In particolare, nel 2006 tutti i
comuni capoluogo veneti realizzano consumi inferiori alla media italiana.
Consumo di energia elettrica(*) per uso domestico. Veneto(**) e Italia - Anni 2000/2006
(*) kWh per abitante
(**) Media dei comuni capoluogo
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat
105
Inferiori al dato Italia, ma soprattutto in calo i consumi di acqua per uso domestico,
segnale di una maggiore sensibilità e responsabilità nell'utilizzo di una risorsa
preziosa qual è l'acqua potabile.
Consumo di acqua(*) per uso domestico. Veneto(**) e Italia - Anni 2000:2006
(*) Metri cubi per abitante.I consumi si riferiscono all'acqua fatturata.
(**) Media dei comuni capoluogo
Fonte: Elaborazioni Regione Veneto - Direzione Sistema Statistico Regionale su dati Istat
Il tema dell'energia, della sua produzione e del suo consumo, merita una riflessione
maggiore, sia per l'importanza che essa assume come bene indispensabile per la
nostra vita quotidiana, sia perché a causa del costante aumento della domanda
complessiva, le fonti fossili vanno via via esaurendosi ed aumentano le emissioni di
gas serra. Gli esperti di settore ci dicono che sfruttando la tecnologia è possibile
dimezzare i consumi di fonti fossili senza ridurre i servizi finali dell'energia: si parla
di "efficienza energetica" e di "risparmio energetico". Quest'ultimo è ormai
considerato una pratica fondamentale e mira a modificare le abitudini dei cittadini in
modo da ridurre i consumi di energia. Si possono produrre molti buoni frutti già con
l'adozione, all'interno delle proprie mura domestiche, di alcune semplici buone
pratiche come l'acquisto di prodotti ad alta efficienza energetica, il controllo della
temperatura e dell'illuminazione delle stanze, l'isolamento dell'abitazione, l'utilizzo
degli elettrodomestici in determinate fasce orarie.
Un'indagine dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del
Veneto, realizzata nel 2006 nell'ambito delle iniziative dell'Osservatorio Regionale
dei Comportamenti, ci dà alcune informazioni interessanti sui comportamenti con
impatto ambientale adottati dai cittadini veneti quotidianamente.
106
Il 56% del campione intervistato ritiene decisivo nella scelta dell'elettrodomestico il
consumo di energia dichiarato dal costruttore, soprattutto perché ne conseguirà un
risparmio economico in bolletta.
L'86% degli intervistati dichiara di spegnere sempre o spesso le luci spostandosi da
una stanza all'altra; circa la metà utilizza lampadine a risparmio energetico.
Anche nell'uso quotidiano di acqua c'è attenzione, sempre per risparmiare sulla
bolletta: l'80% del campione dichiara un comportamento corretto. Una curiosità che
caratterizza il Veneto è la preferenza per l'acqua in bottiglia rispetto all'acqua di
rubinetto: la consuma l'89% dei veneti, una delle percentuali più alte fra le regioni.
Un'ultima
nota
riguarda
l'impegno
richiesto
ai
cittadini
per
l'adozione
di
comportamenti sostenibili: per un terzo degli intervistati quello più difficile da
realizzare è il controllo dei consumi di energia, per il 26%, invece, quello sull'utilizzo
dell'acqua32.
32
Regione Veneto, Rapporto Statistico 2008, il Veneto si raccolta. A cura della Direzione Sistema
Statistico Regionale. Disponibile in rete www.regione.veneto.it/statistica;
107
108
Parte Terza
Il progetto CasaClima
109
110
1. Introduzione
L’energia fossile è sempre meno disponibile, questo è innegabile. Chi però non
vuole rinunciare a comodità e benessere abitativo, deve cambiare il proprio modo di
pensare. Esistono infatti delle alternative: lo spreco di energia si può combattere
con l’utilizzo di energie rinnovabili, di una tecnica impiantistica orientata alla
sostenibilità e di una progettazione previdente.
L’edilizia abitativa ha rappresentato da sempre un motore significativo per
l’economia, e gli investimenti in questo settore hanno effetti positivi sull’intero
mondo economico.
Tre quarti di tutti gli appartamenti in Alto Adige hanno più di 25 anni, e consumano
in media 21 litri di gasolio per metro quadro di superficie l’anno (pari a circa 21
metri cui di gas): se si ristrutturassero secondo i canoni CasaClima C (la cosiddetta
"casa da 7 litri"), gli altoatesini potrebbero risparmiare ben 150 milioni di euro
l’anno in spese di riscaldamento. Per ristrutturare tenendo conto delle opportunità
di risparmio energetico il 3% di questo patrimonio edilizio annualmente, è
necessario un volume di investimenti pari a circa 100 milioni di euro, che ha un
indotto positivo sul mondo economico33.
Lo schema CasaClima, disponibile già dal 2002 e successivamente aggiornato,
prevede una valutazione degli edifici per quanto riguarda il fabbisogno di energia
complessiva (energia primaria) tenendo in considerazione sia l’efficienza energetica
dell’involucro
termico
(basandosi
sul
calcolo
del
fabbisogno
termico
per
riscaldamento e ventilazione), sia l’efficienza degli impianti utilizzati (tenendo conto
del fabbisogno di energia per la produzione di acqua calda sanitaria, per
l’illuminazione e dell’energia necessaria per la climatizzazione).
L’Agenzia CasaClima si è data l’obiettivo di coniugare comportamento ecologico e
calcolo economico: una casa ad alta qualità abitativa non deve infatti essere cara;
al contrario, esistono molte possibilità di risparmio che consentono nello stesso
tempo di tutelare l’ambiente.
La Provincia di Bolzano, pioniera nell’ambito delle disposizioni energetiche, già nel
2004 richiedeva il certificato CasaClima per edifici nuovi con vincolo a livello di
prestazioni ai fini del rilascio del certificato di abitabilità. Lo schema si applica ad
edifici abitativi e non, siano essi di nuova costruzione o ristrutturati.
33
dati disponibili nel sito: www.agenziacasaclima.it.
111
Oltre al risparmio energetico, lo schema prevede una valutazione del fabbisogno
termico, dell’utilizzo di fonti rinnovabili, dell’implementazione di alcune misure
considerate ecologiche (recupero acqua piovana, tetti verdi, impianto fotovoltaico,
ecc.) e di materiali definiti sostenibili per l’ambiente e la salute. Questi requisiti
aggiuntivi vengono riconosciuti da una targa denominata Casaclima più.
Il certificato energetico che viene rilasciato al cliente evidenzia immediatamente
l’entità del fabbisogno di calore di un edificio e presenta due classificazioni
energetiche (la prima riguardante la classe di isolamento termico dell’edificio e la
seconda la qualità dell’impiantistica) e una targa, nel caso del raggiungimento di
livelli di eccellenza (oro, A e B), da apporre sulla facciata dell’edificio.
Sono riconosciuti soggetti certificatori le persone fisiche che hanno frequentato e
superato
l’esame
per
certificatori
organizzato
dall’Agenzia
CasaClima,
Ente
partecipato e promosso dalla Provincia di Bolzano. La stessa Agenzia riceve le
richieste di certificazione, gestisce le pratiche e rilascia il certificato e l’eventuale
targa.
Casa Clima ha cercato di promuovere una nuova cultura di costruire e di abitare al
di là delle abituali pratiche basate su norme ed incentivi. Il sogno di vivere e abitare
in modo sano e rispettoso dell’ambiente è entrato a far parte delle aspettative di
ognuno ed è diventato cosa normale; quasi come respirare34.
Il progetto CasaClima ha avuto quali principi ispiratori il risparmio energetico e la
sostenibilità ambientale. Tutto è partito dall’iniziativa dell’Ufficio aria e rumore della
Provincia Autonoma di Bolzano.
In breve tempo CasaClima è diventata punto di riferimento nel panorama italiano
facendo da motore di traino verso la conoscenza, la promozione e lo sviluppo
nell’applicazione di nuove tecnologie e materiali innovativi finalizzati al risparmio
energetico in edilizia.
Basti ricordare che con CasaClima si è dato avvio alla manifestazione fieristica
Klimahouse che si svolge a Bolzano nel mese di gennaio, importante rassegna per
gli operatori del settore con numerosi visitatori da tutta Italia e dall’estero.
Il manifesto di CasaClima individua come obiettivo principale quello di abitare in
modo sano e confortevole gestendo l’energia in modo efficiente, ecologico ed
economico.
La certificazione energetica degli edifici rappresenta una leva per incrementarne
l’efficienza ma soprattutto un elemento di chiarezza per l’utente che deve essere
messo nelle condizioni di scegliere con la massima semplicità.
34
Casa Clima, il piacere di Abitare 2008, Norbert Lantschner, casa editrice Athesia, Bolzano
2007 – pag. 33.
112
Ben si presta lo schema CasaClima di Bolzano, uno schema semplice, trasparente e
intuitivo: uno schema che ha diffuso tra il largo pubblico, ma anche tra gli
operatori, la cultura dell’efficienza prima ancora che uscissero le normative
nazionali.
2. Campi di competenza
Il progetto CasaClima è ormai sinonimo di edilizia ad alto risparmio energetico e di
un modo di abitare sano. In un’epoca caratterizzata dalla costante riduzione delle
riserve di petrolio e gas.
Quando si tratta di costruire e ristrutturare, oltre ai fattori ecologici entrano in gioco
anche quelli economici.
I campi d'azione dell'Agenzia CasaClima sono i seguenti:
•
efficienza energetica nell'ambito edilizio;
•
efficienza energetica in campo elettrico;
•
energie rinnovabili;
•
protezione del clima;
•
protezione delle risorse;
•
sviluppo energetico sostenibilie.
Il percorso che viene promosso è progettare, costruire e risanare utilizzando al
massimo l’efficienza energetica ed il potenziale di risparmio energetico, ricorrendo a
risorse naturali e fonti energetiche rinnovabili e facendo in modo che tutto ciò
avvenga in sintonia con l’architettura, il paesaggio e la cultura.
Dal manifesto vengono proposti i campi di concreta applicazione, quali:
•
sviluppo e concreta applicazione delle conoscenze nei settori del viver sano ed
ecologico e del comfort abitativo;
•
ottimizzazione del rapporto costi-benefici;
•
offerta d’aggiornamento e formazione professionale ai soggetti direttamente
interessati;
•
sensibilizzazione degli utenti, dei progettisti e delle imprese edili ed artigiane.
Viene coniugato il benessere con il risparmio economico. Non è lo stile
architettonico, bensì la categoria energetica l’elemento che contraddistingue una
CasaClima.
Ciò che permette di definire una "CasaClima" é il fabbisogno energetico dell'edificio
che si può calcolare con un pratico sistema di calcolo messo a disposizione
dall’Agenzia di Bolzano.
113
Il certificato energetico e la targhetta CasaClima sono le colonne portanti del
sistema di classificazione che è anche diventata un simbolo o immagine positiva per
i consumatori, costruttori e proprietari.
Da ricordare è che questo processo non riguarda solo le nuove costruzioni, ma
anche la ristrutturazione di immobili esistenti, con l’obiettivo di garantire comfort
abitativo e qualità della vita senza danneggiare l’ambiente e le risorse.
3. Categorie CasaClima
Obiettivo principe del progetto CasaClima è costruire riducendo le perdite di calore
dell’edificio grazie ad un buon isolamento termico. L’utilizzo passivo dell’energia
solare
ed
un’efficiente
impiantistica
ottimizzano
ulteriormente
il
risparmio
energetico.CasaClima non definisce pertanto uno stile architettonico od un
particolare tipo di costruzione, bensì la categoria energetica dell’edificio35.
Nella Provincia di Bolzano sin dal 2004, a seguito del decreto del Presidente della
Giunta Provinciale n. 34 del 29.09.2004, è obbligatorio produrre il certificato
attestante la categoria di fabbisogno termico dell’edificio per poter ottenere il
certificato di agibilità. L’ufficio Aria e Rumore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente
rilascia il certificato per gli edifici CasaClima A e B. Per gli edifici che appartengono
alle
altre
categorie,
la
dimostrazione
deve
essere
fatta
direttamente
dal
professionista e depositata in Comune. I Comuni e la Provincia eseguono verifiche
tramite controlli a campione.
Le categorie di indice termico CasaClima, prevede la suddivisione delle classi di
efficienta in sette soglie,
da A ad G e l’utilizzo di un indicatore di fabbisogno
espresso, almeno per gli edifici residenziali o assimilabili, in kWh/m2 anno, ossia il
rapporto tra una quantità annua di energia e la superficie utile dell’unità
immobiliare o dell’intero edificio. Ma la quantità annua di energia cosa rappresenta?
Questo è il primo punto. Nella classificazione utilizzata nello schema di Bolzano si
considera il fabbisogno di energia dell’edificio, ossia la differenza tra l’energia
dispersa per trasmissione e per ventilazione e quella corrispondente agli apporti
gratuiti (radiazione solare e guadagni interni). L’energia che occorre fornire
all’edificio attraverso un combustibile in realtà è superiore perché dovrà tenere
conto del rendimento medio globale dell’impianto (produzione, distribuzione,
regolazione ed emissione). Si parla allora di energia primaria e l’indicatore specifico,
pur avendo le stesse unità di misura, definisce appunto il fabbisogno di energia
35
Casa Clima-Klimahaus, Vivi in più, Norbert Lantschner, Edition Raetia BZ 2005– pag. 23.
114
primaria o FEP, praticamente lo stesso con il quale si fissa il valore limite nel D.Lgs
192/05.
Mantenere separati i due indicatori di classe energetica, che esprimono concetti
diversi, deve essere la prima preoccupazione. Il primo indicatore, che in effetti
definisce le caratteristiche energetiche dell’edificio, può essere rappresentato nella
targa energetica esposta. E’ condivisibile, quindi, la scelta della procedura
CasaClima che evidenzia il comportamento dell’edificio incentivando in questo modo
il settore edilizio a costruire case più efficienti a livello di involucro. Il secondo
indicatore, che a sua volta può comprendere anche altri indicatori parziali riferiti ai
diversi usi energetici (acqua calda sanitaria, illuminazione, ecc.) può invece essere
reso
evidente
nel
certificato
energetico,
un
documento
che
dovrà
essere
consegnato al proprietario dell’immobile o della singola unità immobiliare.
La classificazione energetica CasaClima di Bolzano, di efficienza dell’involucro,
attualmente la più diffusa, prevede:
classe Oro se il fabbisogno annuo di calore ≤ 10 kWh/m2 anno;
classe A se il fabbisogno annuo di calore ≤ 30 kWh/m2 anno;
classe B se il fabbisogno annuo di calore ≤ 50 KWh/m2 anno;
classe C se il fabbisogno annuo di calore ≤ 70 KWh/m2 anno;
classe D se il fabbisogno annuo di calore ≤ 90 KWh/m2 anno;
classe E se il fabbisogno annuo di calore ≤ 120 KWh/m2 anno;
classe F se il fabbisogno annuo di calore ≤160 KWh/m2 anno;
classe G se il fabbisogno annuo di calore ≥160 KWh/m2 anno.
Lo schema fisso è semplice, chiaro ed intuitivo in quanto stabilisce una correlazione
univoca tra il numero e la lettera: dovranno comunque essere inseriti nella targa
entrambi gli elementi in quanto all’interno di una classe possiamo avere edifici più o
meno efficienti.
115
Gli indicatori di fabbisogno o di consumo energetico dipendono a loro volta dalle
caratteristiche dell’edificio ed in particolare dal rapporto tra la superficie disperdente
ed il volume riscaldato. Per un edificio compatto, ad esempio un edificio a torre, a
parità di volume la superficie disperdente è inferiore e quindi sarà più semplice
raggiungere un livello di classe maggiore. Per una casa isolata, ad esempio una
villetta singola, il rapporto S/V è maggiore e pertanto sarà più difficile raggiungere
prestazioni energetiche elevate: aumentando le superfici disperdenti a parità di
volume sarà necessario isolare di più le pareti.
Alcuni schemi di classificazione propongono di considerare questo problema
associando alle lettere che definiscono le classi da A a G una scala di parametri
numerici di riferimento che possono variare in funzione del rapporto S/V.
Questo schema “flessibile” tra lettera e numero non rappresenta una soluzione
chiara e trasparente in quanto premia edifici che, per loro natura, disperdono di più.
Se due utenti acquistano due appartamenti in edifici con rapporti S/V differenti, a
parità di classe di efficienza il consumo energetico specifico è differente. Se dal
punto di vista commerciale la soluzione è a dir poco geniale, dal punto di vista
pratico si trasmette una informazione poco corretta: in buona sostanza si da ad
entrambi gli acquirenti l’illusione di avere acquistato un appartamento efficiente,
peccato che i fabbisogni energetici siano differenti e quindi uno consumi per unità di
superficie più dell’altro.
Il rapporto S/V e la zona climatica sono elementi che nel dlgs 192/05 definiscono il
limite massimo del FEP ossia la soglia limite di consumo energetico ammesso.
Prendiamo ad esempio tre edifici che si trovano in una zona climatica con 2400 GG:
un edificio a torre (S/V=0,30), un edificio in linea (S/V=0,45) e una villetta isolata
(S/V=0,80). Dalla tabella contenuta nell’allegato C del decreto, interpolando
opportunamente risulta che i fabbisogni energetici limite sono rispettivamente pari
a 57,9 kWh/m2K per l’edificio a torre, 72,4 kWh/m2K per l’edificio in linea e 110,7
kWh/m2K per la villetta isolata. Se si considerasse il FEP limite come parametro per
definire la classe D per la certificazione energetica, si classificherebbero allo stesso
modo (tutti e tre in classe D) edifici che consumano in modo sensibilmente diverso
(tra torre e villetta addirittura il doppio), il che sarebbe scorretto nei confronti
dell’utente.
La scelta di consentire ad un edificio un consumo maggiore per il solo fatto che il
rapporto S/V è penalizzato da una forma meno compatta è una scelta discutibile.
Ma se si classificassero gli edifici con lo stesso criterio si aggiungerebbe al danno la
beffa.
116
La certificazione energetica degli edifici rappresenta una leva per incrementarne
l’efficienza ma soprattutto un elemento di chiarezza per l’utente che deve essere
messo nelle condizioni di scegliere con la massima semplicità. Ben venga allora lo
schema CasaClima di Bolzano, uno schema semplice, trasparente e intuitivo: uno
schema che ha diffuso tra il largo pubblico, ma anche tra gli operatori, la cultura
dell’efficienza prima ancora che uscissero le regole “ufficiali”. La speranza è che non
si butti a mare questa cultura, introducendo complicazioni non solo inutili ma
purtroppo dannose per l’utente che chiede solo chiarezza.
4. Caratteristiche di una CasaClima
Una CasaClima è caratterizzata da un alto grado di isolamento termico e da una
struttura compatta. Il sole ed il suo calore fanno parte del concetto edile di una
CasaClima: l’energia solare viene conservata soprattutto grazie a finestre isolanti
che accolgono la luce ma non permettono fuoriuscite di calore.
Elementi di base di una CasaClima sono:
•
una struttura compatta;
•
un alto grado di isolamento termico della superficie esterna;
•
finestre altamente isolanti;
•
ermeticità;
•
assenza di ponti termici;
•
utilizzo dell’energia solare;
•
impiantistica ottimale;
•
accurata esecuzione dei lavori.
Ove
possibile,
devono
essere
evitati
ponti
termici.
Le
CasaClima
sono
contraddistinte da un’impiantistica ottimale, una realizzazione accurata e da grande
comfort abitativo.
L’obiettivo di CasaClima è coniugare risparmio, benessere abitativo e sostenibilità.
Le categorie CasaClima permettono di identificare il grado di consumo energetico di
un edificio. Esistono CasaClima Oro, CasaClima A e CasaClima B.
Il consumo di energia più basso è garantito da una CasaClima Oro, che richiede 10
KiloWattora per metro quadro l’anno, il che si può garantire, in pratica, anche in
assenza di un sistema di riscaldamento attivo. La CasaClima Oro è anche detta
"casa da un litro", perché per ogni metro quadro necessità di un litro di gasolio o di
un m³ di gas l’anno. Le case con un consumo di calore inferiore ai 30 KiloWattora
per metro quadro l’anno sono invece classificate come CasaClima A, la cosiddetta
117
"casa da 3 litri", perché richiede 3 litri di gasolio o 3 m³ di gas per metro quadro
l’anno. CasaClima B è invece l’edificio che richiede meno di 50 KiloWattora per
metro quadro l’anno. In questo caso si parla di "casa da 5 litri", in quanto il
consumo energetico comporta l’uso di 5 litri di gasolio o 5 m³ di gas per metro
quadro l’anno.
Quindi:
CasaClima Oro
Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a
10 kWh/m²a / Casa da 1 litro;
CasaClima A
Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a
30 kWh/m²a / Casa da 3 litri;
CasaClima B
Edificio con un indice di fabbisogno energetico per il riscaldamento inferiore a
50 kWh/m²a/ Casa da 5 litri;
CasaClimapiù
Alle categorie Oro, A e B di CasaClima può essere aggiunto il sinonimo “più", sul
contrassegno, rilasciato ad edifici abitativi che si contraddistinguono non solo per
l’alto risparmio energetico, ma anche per una tecnica di costruzione ecologica e che
utilizza materiali ecologici e fonti rinnovabili.
Lo scopo è di ammettere a questa certificazione gli edifici che oltre alla metodologia
costruttiva attenta ad ottenere un basso consumo energetico hanno un altissimo
grado di sostenilità ambientale attraverso un accorto sfruttamento delle risorse
naturali sia in fase di costruzione che di gestione.
Il contrassegno CasaClimapiù può essere rilasciato solo agli edifici che soddisfano i
sei criteri fondamentali di un’edilizia ad alto rendimento energetico e rispettosa
della salute e dell’ambiente, e in particolare:
9
fabbisogno termico per il riscaldamento inferiore ai 50 KWh/m2 all’anno;
9
nessun utilizzo di fonti energetiche di origine fossile;
9
nessun utilizzo di isolanti termici sintetici e/o contenenti fibre nocive per la
salute;
9
nessun utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC;
9
nessun utilizzo per gli ambienti chiusi di impregnanti chimici;
9
nessun utilizzo di legno tropicale.
118
Lo sviluppo sostenibile si fonda sull’utilizzo di energie rinnovabili. L’impianto di
riscaldamento di una CasaClimapiù deve essere alimentato senza ricorrere a
combustibili di origine fossile.
Viene fatta eccezione per edifici collegati al teleriscaldamento e per quelli che
usufruiscono di un impianto di riscaldamento esistente. Il ricorso al riscaldamento
elettrico è ammesso solo se il fabbisogno di energia primaria non supera i 10
KWh/m2 anno.
La valutazione dei materiali ecologici deve tener conto del ciclo di vita di un
materiale dalla sua produzione allo smaltimento. Nella costruzione di una
CasaClimapiù non è ammesso l’impiego di materiali isolanti sintetici (es. EPS o XPS),
non è consentito l’utilizzo di pavimenti, finestre e porte in PVC, non è consentito
utilizzare impregnanti chimici per il legno e/o colori o vernici contenenti solventi
negli ambienti chiusi e non è consentito l’utilizzo di legno di origine tropicale per
contrastare l’aumento dell’effetto serra, la distruzione dell’ecosistema foresta e il
dispendio di energia nel trasporto.
Nella realizzazione di una CasaClimapiù, è inoltre necessario che venga soddisfatto
almeno uno dei seguenti criteri:
9
utilizzo di pannelli fotovoltaici;
9
utilizzo di pannelli solari per acqua sanitaria o riscaldamento;
9
recupero con riutilizzo delle acque piovane;
9
realizzazione tetto verde.
La targhetta CasaClima
119
Il riconoscimento del marchio CasaClimapiù viene effettuato dallo stesso Ente di
certificazione degli altri edifici CasaClima. Tutti possono richiedere questo marchio
di qualità.
Gli edifici CasaClima non nascono dal nulla.
Servono proprietari interessati a realizzarli, progettisti che sanno progettarli e
imprese esecutrici che riescano a costruirli. In più si risparmia energia, si tutela
l’ambiente e si protegge il clima.
Come più volte ribadito, si evidenzia che l’edilizia consuma il 40 % delle risorse
naturali e produce un’elevata quantità di rifiuti. In fase progettuale è possibile
prendere decisioni che oltre ad essere mirate al risparmio energetico possano
tenere conto di aspetti ecologici ed ambientali.
Il 15 per % degli edifici CasaClima in Provincia di Bolzano hanno ottenuto il marchio
“più” anche in assenza di incentivi economici36.
La targhetta CasaClima è rilasciata a tutte le CasaClima di categoria Oro, A e B, può
essere apposta sulla facciata ed è un segno tangibile ed immediatamente visibile
della bassa classe energetica dell’edificio.
La sua presenza contribuisce a rivalutare l’immagine dell’edificio, ed anche il suo
valore energetico e commerciale.
La targhetta è rilasciata da un soggetto indipendente, vale a dire dall’Agenzia
CasaClima stessa.
5. CasaClima history: dal 2002, 7 anni di esperienza
Il settore dell’edilizia è stato fortemente influenzato e attirato dal fenomeno
CasaClima, oltre 5000 progettisti hanno frequentato i corsi organizzati dallAgenzia
CasaClima di Bolzano.
Più di mille sono ad oggi gli edifici che hanno ottenuto la Certificazione CasaClima.
Il progetto CasaClima nato a Bolzano ha suscitato interesse in tutt’Italia e su invito
di istituzioni, università ed altre organizzazioni è stato presentato in oltre duecento
città e comuni italiani.
L’Agenzia CasaClima ha partecipato all’ aggiornamento di molti regolamenti edilizi
secondo criteri di risparmio energetico e sostenibilità ambientale in varie realtà
nazionali tra cui quello della Città di Arzignano in provincia di Vicenza come verrà
illustrato nell’ultimo capitolo.
36
Casa Clima-Klimahaus, Vivi in più, N. Lantschner, Edition Raetia Bolzano 2005– pag. 37.
120
La Cronologia di CasaClima
Negli anni 80
La prima promozione di misure per il risparmio energetico in Alto Adige viene sviluppata
e applicata dall'Ufficio provinciale per l'inquinamento atmosferico.
1992
Adesione della Provincia e dei comuni altoatesini all'Alleanza per il clima, una
collaborazione internazionale tra i comuni europei e gli indigeni della foresta amazzonica
per la protezione del clima. Formazione di un reparto di coordinamento presso l'Ufficio
Aria e Rumore, ex Ufficio provinciale contro l'inquinamento atmosferico.
1992-2006
Organizzazione di numerose azioni di informazione e sensibilizzare sul rischio che corre il
nostro pianeta e su come sfruttare l'energia e le risorse con la massima efficienza
possibile.
Molto interesse suscitato dalle iniziative Unione per il Clima, Passi per il Clima,
ScuolaClima, PrimaClima e AziendaClima.
1992-2002
Elaborazione di un “pass energetico” e di un attestato energetico per edifici (a quel
tempo “certificato climatico”) e sviluppo di un piano strategico per il miglioramento
dell’efficienza
energetica
e
della
sostenibilità
delle
abitazioni.
I'ideatore del progetto è il direttore Norbert Lantschner che battezza CasaClima
/Klimahaus. Il nuovo certificato energetico descrive in modo facile e comprensibile
l’efficienza energetica di una casa. Edifici con un’efficienza energetica buona o molto
buona ricevono con il certificato energetico anche la targhetta CasaClima.
Per progettisti e artigiani vengono istituti corsi di formazione e specializzazione, come
pure intense campagne per promuovere l’informazione sul rapporto tra casa e energia.
2002 Febbraio Prima presentazione di CasaClima ad un convegno a Bolzano. Nella prima fase si è agito
sulla volontà dei singoli committenti percostruire case a basso fabbisogno energetico. Già
allora trasparenza e comunicazione erano le basi fondamentali per la buona riuscita del
progetto CasaClima.
2002 Aprile
Invito del governo canadese per la presentazione del progetto CasaClima all’ambasciata
canadese a Milano.
2002 Maggio
Il primo certificato energetico per una CasaClima A viene consegnato dall’assessore Dr.
Laimer alla famiglia Schäfer (Renon).
2002 Ottobre
Il Comune di Bolzano adotta i principi di CasaClima nel regolamento edilizio. Per la prima
volta in Italia si richiede obbligatoriamente un certificato energetico notevolmente più
restrittivo rispetto allo standard nazionale (10/1991). Poco tempo dopo seguono altri
comuni attuando il progetto CasaClima.
2003 Aprile
L’IPES (istituto altoatesino del’edilizia sociale) che dispone di circa 12.000 appartamenti
in Alto Adige, si impone volontariamente di costruire e risanare realizzando soltanto
CaseClima.
Per l’intero settore edilizio questo è un chiaro segnale che CasaClima diverrà uno
standard.
2003 Maggio
Prima premiazione della “miglior CasaClima”. Il primo premio è assegnato all’edificio
Albert Willeit a Gais. La “Repubblica” dedica un articolo nell’inserto “Venerdì” alla
premiazione della miglior CasaClima e titolo il pezzo “Benvenuti nella casa più ecologica
d’Italia”.
2004 Giugno
La facoltà di architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma invita CasaClima a tenere
un ciclo di conferenze.
2004 Dicembre Il presidente della giunta provinciale L. Drunwalder pubblica il decreto legge n. 34: è il
regolamento di esecuzione della legge urbanistica in materia di risparmio energetico, con
il quale il progetto CasaClima trova norma e modalità di applicazione.
2005 Ottobre
Pubblicazione del libro CasaClima “Vivere nel più” in italiano e tedesco. Il libro è subito
molto richiesto.
2005
Novembre
Invito all’undicesima Conferenza mondiale sul clima a Montreal (Canada) organizzato
dalle Nazioni Unite, dove CasaClima viene scelto come esempio tra 21 progetti invitati.
2006 Gennaio La fiera di Bolzano organizza la prima fiera CasaClima - Klimahouse. In quattro giorni di
fiera si registrano oltre 24.000 visitatori ed al concomitante congresso internazionale
“Costruire il futuro” si contano più di 1.000 visitatori.
121
2006 Gennaio Per la prima volta il premio “miglior CasaClima” viene suddiviso dalla giuria in sei
categorie diverse.
2006 Febbraio Approvazione e vendita di VERs (verified emission reduction) attraverso il programma
Clima. CasaClima riceve il primo certificato per le emissioni di CO2 nel settore edile da
pare dalle TÜV di Monaco (Germania).
2006 Aprile
Nella Libera Università di Bolzano comincia il primo Master CasaClima. La richiesta è così
grande che si deve procedere alla selezione dei candidati.
2006 Maggio
Stoccolma: invito dell’Agenzia CasaClima alla conferenza internazionale di ICLEI (Local
Governments for Sustainability).
2006 Maggio
Nascita dell’Agenzia CasaClima S.r.l. I soci sono: SEL (Società elettrica altoatesina),
Pensplan (fondo pensione regionale) Cassa Centrale Raiffeisen, Cassa di Risparmio (circa
60%
del
capitale
sociale
è
capitale
pubblico).
2006 Ottobre
Partecipazione alla più grande fiera per l’edilizia in Italia SAIE a Bologna.
2006 Ottobre
Il primo dicembre comincia l’attività della nuova Agenzia CasaClima in Via Dante 20 nella
città di Bolzano. Compiti principali svolti: Certificazione energetica degli edifici,
formazione dei progettisti e consulenza.
2007 Gennaio artecipazione al workshop internazionale “Natural Step” a Stoccolma con invito personale
del Re di Svezia del direttore Lantschner.
2007 Gennaio Seconda fiera Klimahouse 07 e secondo congresso internazionale “Costruire il futuro”.
2007 Aprile
Partecipazione alla fiera „Solarexpo – Greenbuilding“.
2007 Giugno- Prima „Scommessa del cubo dei ghiaccio“ a Bolzano.
Luglio
2007
Settembre
Partecipazione alla fiera „SAIE 2007 Bologna“.
2007 Ottobre
Pubblicazione del Software ProKlimaHaus 3.0
2007 Ottobre
Pubblicazione del libro CasaClima “CasaClima 2008 - Il piacere di abtiare” in italiano e
tedesco. Il libro è subito molto richiesto
2007
Novembre
Inaugurazione della nuova sede dell'Agenzia ai Piani di Bolzano.
2008 Dicembre Ceremonia per la consegna dei diplomi per il Master CasaClima della Libera Università di
Bolzano.
2008 Gennaio Partecipazione alla fiera Klimahouse 2008 e terzo convegno internazionale "Costruire il
futuro"
2008 Gennaio Partecipazione alla fiera Batilux, Monte Carlo
2008 Febbraio Partecipazione alla fiera Climatherm 2008, Atene
2008 Marzo
Partecipazioen alla fiera Expocomfort, Milano
2008 Marzo
Prima pubblicazione della rivista ufficiale dell'Agenzia "KlimaHaus-CasaClima"
2008 Maggio
Presentazione di CasaClima a Sao Paolo, Brasile
2008 Maggio
Prima presentazione del nuovo servizio web XClima.
2008 Giugno
L'Agenzia presenta il 1000esimo edificio certificato
2008 Luglio
Nasce "CasaClima Firenze"
2009
Novembre
Attivazione della piattaforma web XClima e del nuovo software ProCasaClima
122
123
6. Vantaggi di una CasaClima
Chi si orienta verso una CasaClima di nuova costruzione o un risanamento secondo
i criteri CasaClima può contare su numerosi vantaggi che riguardano sia la qualità
della vita che l’aspetto economico, perché una CasaClima ha costi energetici molto
ridotti.
Last but not least, CasaClima è anche una risposta all’irrefrenabile fame di energia
che caratterizza l’umanità intera, e che comporta il consumo delle ultime riserve
fossili. CasaClima è infatti tutela quotidiana dell’ambiente, che porta vantaggi al
pianeta terra ed al portafoglio.
Sono almeno 7 le ragioni per scegliere una CasaClima, perché essa:
-
garantisce consapevolezza energetica;
-
comfort;
-
tutela dell’ambiente e del clima;
-
salute;
-
risparmio;
-
assenza di difetti edili;
-
una rivalutazione dell’immobile.
7. Concorso miglior CasaClima
Una volta l’anno, in Alto Adige viene premiata la "Miglior CasaClima". Una giuria
di esperti la sceglie tra gli edifici che nel corso dell’anno hanno ricevuto la targhetta
CasaClima. Le CasaClima Oro più ed A più hanno le migliori chance di vittoria, in
quanto coniugano l’efficienza energetica ottimale con un’edilizia sostenibile per
ambiente e salute.
Simbolico Trofeo per la Miglior CasaClima
124
Ai vincitori del concorso "Migliore CasaClima" è stato consegnata in passato un
quadro dell’opera GRÜN, dell’artista berlinese Michael Müller, composta da 100
quadri, con il cui ricavato è stato finanziato un progetto umanitario in Amazzonia.
Dal 2007 vengono consegnati i "Golden Cubes" CasaClima.
8. Manifesto per la sostenibilità CasaClima
All’inizio degli anni ’90, nel corso del Vertice della Terra di Rio de Janeiro, al
pubblico mondiale furono mostrate in modo inequivocabile le conseguenze che
avrebbero avuto sulle persone e sull’ambiente il crescente sfruttamento delle
risorse, il velocissimo incremento delle emissioni di gas ad effetto serra e
l’inarrestabile inquinamento degli ecosistemi mondiali.
Oggi sappiamo che queste minacce hanno raggiunto una dimensione allarmante. Al
costante aumento della popolazione mondiale ed al crescente divario fra ricchi e
poveri si aggiungono una fame insaziabile di risorse ed un cambiamento climatico
che avviene in tempi sempre più rapidi.
Uno sviluppo attento al futuro deve conciliare equità sociale, attenzione ecologica
ed efficienza economica. E’ però indispensabile intervenire rapidamente. Non
abbiamo più tempo da perdere. E’ giunto il momento di agire in modo risoluto a
livello mondiale.
Gli edifici dissipano circa la metà dell’energia globale. Le tecnologie per costruire
abitazioni più parsimoniose dal punto di vista energetico sono già disponibili da
molto tempo: è dunque ora di applicarle. Grazie al risanamento energetico, negli
edifici esistenti è possibile ridurre fino all’80 % le emissioni di anidride carbonica
prodotte dal riscaldamento e dai sistemi di produzione dell’acqua calda.
125
9. Il Decalogo del Sole:
dieci principi CasaClima per un costruire
sostenibile
Siamo noi esseri umani i responsabili dell’attuale sviluppo senza futuro. C’è però
una buona notizia: noi possiamo imprimere una svolta perché esistono soluzioni
applicabili immediatamente.
Per realizzarle però è necessario uno sforzo collettivo da parte di tutte le istituzioni
sociali, politiche ed economiche.
Il filosofo Hans Jonas formulò il seguente imperativo: ”Agisci in modo che le
conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di un’autentica
vita umana sulla Terra”.
Questa esortazione si rivolge a tutte le categorie lavorative della società, ma un
gruppo più di altri, quello dei progettisti e dei tecnici, è chiamato ad assumere un
ruolo particolare nella via verso lo sviluppo sostenibile.
Il motivo: le costruzioni permangono nel tempo ed influiscono in modo decisivo
sulle qualità ecologiche, economiche, socioculturali e funzionali della società cui
appartengono; solo se ognuno di noi si assume le proprie responsabilità possiamo
perseguire un futuro sostenibile.
I dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile, che seguono, sono un
assunto individuale e volontario, ma allo stesso tempo rappresentano una guida
per tutti coloro che intendono partecipare attivamente a favore di uno sviluppo
sostenibile.
Lo scopo è quello di incoraggiare ogni singolo ad impegnarsi con entusiasmo e
buonsenso ed accelerare così la trasformazione del nostro sistema energetico, sia
per quanto riguarda la produzione, che l’utilizzo dell’energia.
Dieci principi CasaClima per un costruire sostenibile
I. Noi siamo figli del sole. Il sole è la nostra unica, inesauribile fonte di energia
e fondamento di tutte le forme di vita sulla Terra. L’utilizzo dell’energia
solare nel nostro modo di costruire ed abitare migliora la qualità di vita;
II. Noi sosteniamo una rivoluzione energetica globale fondata sull’efficienza, sul
risparmio energetico e sull’utilizzo di energie rinnovabili;
126
III. Noi creiamo ambienti di vita sani e confortevoli, che favoriscono la crescita
della consapevolezza dei fruitori, risparmiando nel contempo risorse e
rispettando l’ambiente. Spazi in cui vivere inseriti nel ciclo naturale e che
dialogano con le tradizioni costruttive locali;
IV. Noi mettiamo al centro le persone, sia quelle che oggi abitano questi spazi,
sia quelle che vi abiteranno domani. Siamo coscienti che l’architettura è
espressione di desideri, nostalgie, sogni e bellezza, ma tutto questo non
deve
essere
in
contrasto
con
la
vita.
Al
centro
non
mettiamo
l’individualizzazione della società, ma l’agire solidale. Ogni abitante della
Terra ha il diritto di condurre una vita dignitosa;
V. Noi perseguiamo la bellezza e cerchiamo di raggiungere un benessere
ecologico, che non metta in pericolo il ciclo naturale pregiudicandone
irreversibilmente la capacità di auto-rigenerazione;
VI. Noi operiamo consapevoli che gli edifici dovranno essere utilizzati dai 50 fino
ai 100 anni ed anche più. Per questo i provvedimenti finalizzati alla
salvaguardia dell’ambiente sono efficaci a lungo termine. I quartieri
residenziali saranno attuali anche in futuro se esteticamente gradevoli ed
attrattivi per tutti;
VII. Noi trasformiamo il passato in futuro risanando energeticamente gli edifici
esistenti. Questo ci permetterà di impiegare meno energia per assicurare il
comfort. Si ridurranno così le emissioni di sostanze inquinanti e di gas ad
effetto serra;
VIII. Noi scegliamo, per tutti gli edifici di nuova costruzione, uno standard che
non necessita più (o quasi più) di energia. Impieghiamo materiali sani e
tecnologie ecocompatibili considerandone globalmente gli impatti nella
valutazione ecologica. Provvediamo inoltre a un’illuminazione e a un’acustica
ottimale nonché a una buona qualità dell’aria, in quanto tutti questi fattori
incidono in modo significativo sulla qualità di vita;
IX. Noi applichiamo con intelligenza le tecniche che utilizzano in modo
economico ed efficiente la risorsa energia, consci che anche i cantieri si
contraddistinguono per un impatto ambientale ridotto. Allo stesso tempo
diamo la preferenza alle energie rinnovabili;
X. Noi siamo innanzitutto flessibili mentalmente. Le nostre azioni sono rivolte
ad una mobilità sociale ed ecosostenibile. Noi diamo la precedenza a
soluzioni che risparmiano energia e risorse e che sono in grado di venire
incontro alle necessità del singolo senza per questo limitare quelle degli altri.
127
10. Percorso formativo consulenti CasaClima.
Con un fabbisogno energetico nel settore edilizio in costante aumento, energie
fossili che scarseggiato e con prezzi dell’energia alle stelle, una consulenza
energetica competente ed indipendente è oggi sempre più richiesta.
Come si possono sfruttare i potenziali di risparmio energetico negli edifici, quali
vettori energetici devono essere presi in considerazione sia dal punto economico
che ecologico, quali tecnologie permettono costi minori per produrre e distribuire
calore, come si può raggiungere un comfort estivo a basso impatto ambientale e a
bassi costi di esercizio.
Queste possono essere alcune delle domande che si pongono committenti,
progettisti, costruttori e pubbliche amministrazioni.
L’Agenzia CasaClima nell’intento di contribuire alla formazione degli operatori nel
settore, organizza specifici percorsi formativi a pagamento.
Peraltro la figura del consulente energetico specializzato è già operativa da anni in
molti paesi europei quali Germania, Austria e Svizzera ed è un valido aiuto per gli
utenti nelle scelte finalizzate al risanamento energetico di edifici esistenti o all’uso
energetico consapevole nelle nuove costruzioni.
L’accesso ai corsi di formazione per diventare consulente CasaClima è aperto a tutti
coloro che siano in possesso di un diploma di maturità o laurea nel settore tecnico
(ingegneri, architetti, geometri, periti industriali/edili).
Il percorso formativo è composto da 180 unità formative suddivise in 3 moduli:
9
primo modulo: corso Base con 20 unità formative;
9
secondo modulo: corso Avanzato con 40 unità formative;
9
terzo modulo: corso per Consulenti con 120 unità formative.
Nel terzo modulo sono approfondite in particolare le questioni relative all’involucro
ed all’impiantistica già affrontate nei moduli base ed avanzato. Si introducono
inoltre i concetti e i metodi di valutazione della sostenibilità ambientale, le
normative e gli incentivi nel campo del risparmio energetico, la valutazione
economica degli interventi. Ampio spazio è dedicato al programma di calcolo
ProCasaClima e alla certificazione CasaClima nonché all’acustica negli edifici a basso
consumo.
I concetti teorici affrontati nel corso dei tre modulisono infine messi in pratica in un
workshop di progettazione e verificati nella loro applicazione mediante visite in
alcuni cantieri.
128
I Corsi sono frequentati da molti operatori che provengono da diverse realtà italiane
e che possono adattare le metodologie CasaClima ai vari contesti ambientali.
Alla fine del terzo modulo è previsto un esame scritto e orale per verificare le
competenze acquisite.
Il superamento di questo esame permette di ottenere la qualifica di consulente
esperto CasaClima e di essere iscritto al corrispondente elenco dei consulenti.
I consulenti devono dimostrare specifiche competenze e conoscenze nei seguenti
tre ambiti:
9
involucro dell’edificio;
9
impiantistica;
9
redditività economica.
Il consulente esperto CasaClima svolge la sua consulenza in modo autonomo e
indipendente affiancando il committente, il progettista o il costruttore nella scelta
delle soluzioni più efficaci per il risparmio energetico. A seconda delle esigenze e
delle diverse situazioni in cui il consulente è chiamato ad intervenire, possono
essere richieste diversi tipi di consulenza.
In primo luogo il tipo di consulenza si differenzia a seconda se l’analisi da effettuare
è riferita a situazioni di fatto su edifici esistenti o se è riferita al caso di nuove
realizzazioni di edifici.
Il consulente esperto secondo il protocollo CasaClima deve essere in grado, in
funzione della sua preparazione e conoscenza specifica, può inoltre offrire i seguenti
servizi:
9
calcoli di simulazione del comportamento energetico dell’edificio;
9
analisi termografiche;
9
prove di tenuta all’aria dell’edificio mediante Blower-Door test;
9
certificati energetici per costruzioni nuove oppure per edifici esistenti o risanati;
9
documentazione per richiedere contributi o incentivi;
9
elaborazione di piani energetici per zone di nuova urbanizzazione.
I nominativi dei Consulenti CasaClima sono disponibili nel dedicato sito web
www.agenziacasaclima.it. Una tessera di riconoscimento con foto certifica la loro
iscrizione all’elenco dei consulenti CasaClima.
10.1 Consulenza energetica per l’esistente
Una consulenza energetica da parte di un consulente esperto CasaClima può
essere considerata un valido aiuto per sfruttare al meglio il potenziale di risparmio
energetico negli edifici esistenti.
129
130
In questo caso il consulente deve visitare personalmente l’edificio dando una
consulenza specifica sui problemi esistenti, sulle possibilità di risanamento del
fabbricato o sulle iniziative da intraprendere per ridurre i costi energetici.
La consulenza deve prevedere un dettagliato esame dello stato di fatto sia per
quanto riguarda i diversi elementi dell’involucro (stato dei diversi elementi
costruttivi, presenza di ponti termici, tenuta all’aria dell’involucro) sia per quanto
riguarda l’impiantistica installata (sistemi di produzione ed emissione di calore,
sistemi di produzione dell’acqua calda sanitaria o altro).
Una volta raccolti i dati necessari, viene stilato un bilancio energetico dell’esistente
ed un’analisi dei punti deboli, mettendo in luce le potenzialità di miglioramento con
relative raccomandazioni di risanamento.
Vengono
fornite
delle
raccomandazioni
tecniche
per
esempio
nel
campo
dell’isolamento termico e della tenuta dell’aria dell’involucro, del riscaldamento,
della produzione di acqua calda o del recupero di calore e consigliate diverse
alternative di risanamento con un calcolo dei costi complessivi.
Se necessario può essere fatta una valutazione dei costi di investimento e calcolato
il tempo di ammortamento delle spese sostenute grazie al risparmio energetico
ottenibile nel tempo. La consulenza in loco può essere fatta per tutti i tipi di edifici
indipendentemente dalla destinazione d’uso.
10.2 Consulenza energetica per nuovi edifici.
La consulenza da parte di un consulente esperto CasaClima nel caso di nuove
realizzazioni può essere richiesta non solo dal committente, ma anche dal
progettista.
Spesso infatti le nuove conoscenze nel campo energetico o ecologico non fanno
parte del bagaglio culturale del geometra, del perito, dell’architetto o dell’ingegnere
chiamato a progettare l’edificio.
In questo caso è quindi utile un supporto da parte di un consulente esperto sia in
fase di progettazione preliminare che esecutiva. Il consulente CasaClima deve
essere in grado di suggerire le migliori soluzioni, sia dal punto di vista tecnico che
ecologico
ed
economico,
per
raggiungere
un
elevato
standard
energetico
dell’edificio secondo quanto stabilito con i parametri CasaClima.
Il consulente deve essere in grado di dare indicazioni sull’orientamento al fine di
massimizzare gli apporti solari e progettare gli accorgimenti più idonei per la
protezione solare estiva. Può dare consigli per minimizzare le perdite in inverno,
131
suggerire materiali e spessori dell’involucro e dello strato isolante, può indicare la
tipologia e le caratteristiche energetiche degli infissi e le più efficienti soluzioni a
livello impiantistico. Può inoltre fornire analisi tecnico economiche con indicazione
dei costi di investimento e relativi tempi di ammortamento. Inoltre può mettersi a
disposizione per eseguire personalmente il cantiere, in particolare per quanto
riguarda la corretta posa dei materiali isolanti e la soluzione dei ponti termici.
11. Il software ProCasaClima.
Il nuovo software di calcolo permette la valutazione dell’efficienza energetica
dell’involucro e di quella complessiva (sistema involucro e impianti), ed è strumento
di ausilio per la valutazione e la certificazione energetica.
Il programma esegue un bilancio energetico che consente di calcolare il fabbisogno
energetico degli edifici a lungo termine..
La valutazione energetica mediante il ProCasaClima può essere effettuata alle
seguenti tipologie di edifici:
9
Edifici residenziali;
9
Edifici non residenziali;
9
Edifici di nuova costruzione;
9
Edifici in ristrutturazione.
Il software sviluppato dall’Agenzia CasaClima, oltre alla valutazione dell’efficienza
energetica degli edifici attraverso la quantificazione delle dispersioni energetiche
dell’involucro termico (termine con il quale si identificano tutte le zone riscaldate di
un edificio), valuta anche l’efficienza energetica complessiva del sistema involucro e
della parte impiantistica, quantificando l’energia per il riscaldamento, per l’acqua
calda
sanitaria,
dando
una
prima
indicazione
per
il
raffrescamento,
per
l’illuminazione e per tutte le energie ausiliarie (energie che servono ad alimentare
gli impianti).
Il programma inoltre scorpora la quota parte di energia derivante dagli impianti
alimentati da fonti rinnovabili come ad esempio dal solare termico per l’acqua calda
sanitaria, per il riscaldamento o dal fotovoltaico. In quest’ultimo caso viene ad
esempio valutata l’energia derivante da produzione elettrica propria.
All’inizio l’attività dell’Agenzia CasaClima e i relativi supporti applicativi si
concentravano nella performance dell’involucro, mentre ora, i nuovi indici di qualità
dell’edificio riguardano anche il fabbisogno di energia primaria e l’emissione di CO2.
132
Il programma oltre al calcolo del fabbisogno specifico energetico dell’involucro, offre
anche un metodo di calcolo per definire l’efficienza energetica complessiva degli
edifici (involucro più impianti) indicata come energia primaria.
In questo modo è possibile stabilire attraverso un procedimento di calcolo, il
fabbisogno
energetico
annuo
necessario
per
soddisfare
le
esigenze
di
un
determinato edificio. Viene inoltre definito il consumo di CO2 equivalente sulla base
della fonte energetica utilizzata.
Il programma ProCasaClima, gia dalla versione del 2008, consentiva di determinare
tre indicatori rilevanto:
9
Il fabbisogno termico per riscaldamento espresso per metro quadro e per anno
che è un indicatore della qualità edilizia dell’edificio. Questo valore è legato alla
compattezza, all’orientamento dell’edificio, alla qualità dell’isolamento termico
dell’involucro e all’ottimizzazione dei guadagni termici passivi;
9
Il fabbisogno di energia primaria espresso per metro quadro e per anno che è
un
indicatore
dell’efficienza
degli
impianti
per
il
riscaldamento
o
la
climatizzazione dell’edificio, ovvero all’illuminazione e degli altri consumi
energetici dello stesso;
9
Il fattore specifico di emissione di CO2, espresso in chilogrammi di CO2 per
metro quadro e per anno che è un indicatore di quanta dell’energia primaria
necessaria all’edificio viene coperta con il ricorso all’utilizzo di energia
rinnovabile.
A partire dal primo novembre 2008, l’Agenzia CasaClima richiede che tutte le
istanze intese ad ottenere la Certificazione siano elaborate con il software
ProCasaClima 2009 messo a disposizione dalla società.
Nell’intento di migliorare il processo di certificazione l’Agenzia ha creato una
piattaforma web, l’ambiente XClima, sul quale saranno gradualmente resi disponibili
diversi servizi.
XClima viene reso disponibile mediante tre modalità:
-
XClima Free in abbonamento gratuito;
-
XClima Basic in abbonamento a pagamento (il più economico);
-
XClima Professional in abbonamento a pagamento (il più completo).
Il software dà la possibilità di calcolare, in riferimento ad uno specifico edificio, il
consumo di energia per:
9
l’installazione e produzione acqua calda;
9
gli impianti di riscaldamento;
9
il raffrescamento;
9
l’illuminazione.
133
In modalità XClima Free, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene abilitato
e configurato secondo le seguenti specifiche:
9
verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva
dell’edificio;
9
multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese);
9
creazione di un solo progetto;
9
creazione di un catalogo materiali personalizzato;
9
assenza di collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia
CasaClima;
9
assenza di collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti
(aziende produttrici di materiali e prodotti edili);
9
inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e
fotovoltaico in numero limitato;
9
eseguire un unico iter di certificazione.
Nelle diverse modalità della nuova piattaforma viene abilitato l’utilizzo del nuovo
software ProCasaClima 2009 configurato secondo diverse specifiche funzionali.
In modalità XClima Basic, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene
abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche:
9
verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva
dell’edificio;
9
multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese);
9
creazione di più progetti e duplicazione di quelli esistenti;
9
condivisione progetti con altri utenti;
9
creazione di un catalogo materiali (in numero illimitato) personalizzato;
9
collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima;
9
collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende
produttrici di materiali e prodotti edili);
9
inserimento di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, finestre, porte,
elementi di ventilazione, ponti termici in numero illimitato;
9
inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e
fotovoltaico in numero limitato;
9
eseguire iter di certificazione senza limitazioni.
134
In modalità XClima Professional, l’utilizzo dell’applicativo ProCasaClima 2009 viene
abilitato e configurato secondo le seguenti specifiche:
9
verifica dell’efficienza dell’involucro edilizio e dell’efficienza complessiva
dell’edificio;
9
multilingua (Italiano, Tedesco, Inglese);
9
creazione di più progetti e duplicazione di quelli esistenti;
9
condivisione progetti con altri utenti;
9
creazione di un catalogo materiali (in numero illimitato) personalizzato;
9
collegamento con cataloghi materiali e prodotti di Agenzia CasaClima;
9
collegamento con cataloghi materiali e prodotti di terze parti (aziende
produttrici di materiali e prodotti edili);
9
inserimento di elementi costruttivi quali muri, solai, tetti, finestre, porte,
elementi di ventilazione, ponti termici in numero illimitato;
9
inserimento di impianto di riscaldamento e raffrescamento, impianto solare e
fotovoltaico in numero illimitato;
9
eseguire iter di certificazione senza limitazioni.
Agli utenti che si abbonano al servizio XClima Professional sono fornite tutte le
ulteriori implementazioni , aggiunte di funzionalità, nuovi moduli di calcolo e più in
generale tutte le ulteriori migliorie che dovessero essere previste in futuro per
l’applicativo.
12. La Certificazione energetica CasaClima.
La fame di energia è in costante crescita in tutto il mondo, e contemporaneamente
sono sempre più
limitate le fonti energetiche fossili (petrolio, uranio, gas). Lo
abbiano notato osservando gli aumenti esponenziali negli ultimi anni dei prezzi
energetici, che comportano anche una crescita delle spese di riscaldamento, di
produzione dell’acqua calda e di energia elettrica per gli edifici.
Il certificato energetico di un edificio aiuta a valutarne l’efficienza energetica nonché
a prevederne i costi di gestione dal punto di vista del consumo di energia. Si tratta
quindi di un modo per sfruttare il potenziale energetico nel settore abitativo. La
catalogazione energetica di un edificio è inoltre fonte di trasparenza per tutti coloro
che sono interessati alla sua gestione. Questo tipo di certificato è previsto da una
direttiva UE vincolante per tutti gli Stati membri.
135
Tra le certificazioni edili, quella energetica, rilasciata da un ufficio indipendente
autorizzato, ha una funzione particolare, in quanto si tratta di un documento con
marchio di qualità. Particolarmente importante è il fatto che la classificazione
energetica dell'edificio avviene in seguito ad un’indagine sullo stesso durante
tutto l'iter della realizzazione, e non solo sulla base di un semplice progetto.
Il nuovo certificato energetico CasaClima riporta in modo facilmente comprensibile
le principali informazioni per la valutazione dell’efficienza energetica e della
sostenibilità ambientale di un edificio.
Certificato Energetico tipo CasaClima
136
137
Nella prima pagina del certificato energetico si evidenzia immediatamente l’entità
del fabbisogno di calore di un edificio, e presenta due classificazioni energetiche: la
prima riguarda la classe di isolamento termico dell’edificio, la seconda la qualità
dell’impiantistica. Con l’aiuto di una tabella suddivisa in caselle colorate, dal verde
(basso fabbisogno energetico) fino al rosso (alto fabbisogno), anche i principianti
possono capire se un edificio consuma molta o poca energia.
L’indice termico di calore viene determinato in base a fattori rilevanti dal punto di
vista energetico, tramite un procedimento di calcolo unitario.
Rispettando le indicazioni della Direttiva europea 2002/91/CE sull’efficienza
energetica in edilizia, il software ProCasaClima valuta l’emissione di CO2 totali del
sistema edificio.
Ancora in prima pagina del certificato è riportata l’indicazione dell’efficienza di
edificio ed impianti (Rendimento Energetico Complessivo) in relazione all’emissione
di gas climalteranti (fattore di emissione della CO2 espresso in Kg di CO2 per metro
quadro annuo).
Classificazione Efficienza Complessiva per Emissione CO2
CLASSIFICAZIONE EFFICIENZA
INDICE CO2
COMPLESSIVA
Kg/m2a
Gold
≤5
A
≤ 10
B
≤ 20
C
≤ 30
D
≤ 40
E
≤ 75
F
≤ 100
G
≥100
Le altre pagine del certificato contengono una serie di informazioni complementari
di una certa importanza sia per il tecnico che per il committente.
Particolarmente
utili
sono
le
indicazioni
riguardanti
i
cosiddetti
consigli
di
calcolare
il
fabbisogno
medio
di
ammodernamento per gli edifici già esistenti.
I
committenti
possono
in
questo
modo
riscaldamento ed energia di un edificio, ed effettuare una comparazione tra diverse
costruzioni.
138
La certificazione CasaClima punta non solo all'efficienza energetica ma anche, e
soprattutto, ad una qualitá costruttiva che garantisca lo standard CasaClima fino ad
ora raggiunto.
Il nuovo certificato CasaClima contiene una valutazione del fabbisogno termico per
riscaldamento annuale riferito alla superficie (efficienza dell’involucro) e della
qualità impiantistica (efficienza complessiva).
La classificazione in categorie per il consumo permette come già anticipato, di
effettuare in modo semplice e comprensibile una valutazione energetica dell’edificio.
Per permettere il controllo del fabbricato e garantire la qualitá e lo standard
costruttivo CasaClima è opportuno presentare tutta la documentazione necessaria
presso l’Agenzia CasaClima prima dell'inizio dei lavori.
La presentazione della pratica a lavori iniziati e/o conclusi è sempre possibile; in
questo caso peró la pratica è sottoposta a giudizio della Commissione tecnica
interna dell'Agenzia CasaClima al fine di verificare la possibilitá di avviare la pratica
stessa.
E’ possibile, quindi ottenere il certificato energetico CasaClima, a pagamento,
rilasciato in esclusiva dall'Agenzia CasaClima, seguendo la procedura prevista
dall’Agenzia di Bolzano.
L’etichettatura con la targhetta, che evidenzia la classe di efficienza dell’edificio è
l’elemento ultimo di un percorso che trasforma la certificazione nello strumento più
efficace per promuovere la qualità energetica. E quando il largo pubblico avrà
compreso l’importanza di questo strumento, il settore immobiliare cambierà e forse
non saranno più necessarie regole cogenti per garantire prestazioni energetiche
adeguate alle esigenze contingenti, sempre più critiche nei confronti delle fonti
energetiche fossili e dell’ambiente.
Le leggi del mercato, quindi, sostituiranno le leggi fatte di regole tecniche da
sempre dibattute, amate da alcuni ma odiate da altri, leggi che fanno discutere
rischiando perfino di far dimenticare il loro vero obiettivo che è poi quelli di
garantire una soglia minima, non certo un target di prestazione da raggiungere.
Finchè si era in attesa delle regole ufficiali o linee guida nazionali per la
certificazione energetica, il tema della targa energetica e dei suoi indicatori veniva
interpretato in modi diversi ed evidentemente con finalità ed obiettivi differenti.
Perché se è vero che in fondo la certificazione energetica, snobbata da molti per
troppi anni, è apparsa solo in tempi recenti in Italia, è anche vero che la percezione
di quanto sia importante conoscere a priori quelle caratteristiche della casa che non
si possono vedere, si sta diffondendo.
139
Il mercato comincia a dare significativi segnali di interesse: in Provincia di Bolzano,
dove la certificazione è obbligatoria da tempo, il mercato si sta orientando verso
edifici di classe A e B, la Provincia di Vicenza tramite la società controllata
Vi.energia ha avviato il percorso di sensibilizzazione e preparazione chiamato
EcoDomus. Si cominciano a vedere realizzazioni immobiliari importanti che vanno
alla ricerca di sempre più elevati standard di qualità certificando la punto di vista
energetico le realizzazioni. Si tratta di manifestata volontà di passare dalle parole ai
fatti, anche se le regole cosiddette “ufficiali” non sono ancora pronte.
L’Agenzia CasaClima di Bolzano nella sua pluriennale attività, al mese di ottobre
2009 ha già registrato un numeroso rilascio di certificati energetici con n. 56 edifici
in CasaClima Oro,n. 411 edifici in CasaClima A e n. 1388 edifici in CasaClima B.
140
Parte Quarta
Il progetto EcoDomus
141
142
1. Introduzione
La direttiva europea 2002/91/CE sulla prestazione energetica nell’edilizia, ha
riportato all’attenzione il problema dei consumi energetici negli edifici, individuando
nel contempo uno strumento per il contenimento di tali impieghi. Si tratta di uno
strumento di carattere prevalentemente conoscitivo: il certificato energetico.
Questo strumento dovrà accompagnare l’edificio, in particolare nel momento della
costruzione, della compravendita o della locazione.
La caratterizzazione dell’edificio rispetto al consumo di energia è richiesta sia in
termini assoluti, con l’indicazione dei valori della prestazione energetica, sia in
termini relativi con l’inserimento in classi di merito, riproponendo un approccio per
certi aspetti analogo a quanto stabilito per gli elettrodomestici.
Concertazione, economicità, rapidità nella concretizzazione. Questi gli obiettivi
primari di Vi.energia, società della Provincia di Vicenza attiva nel campo del
risparmio energetico e delle energie alternative, che da qualche anno ha avviato
“EcoDomus.vi”, sistema di certificazione energetica degli edifici. L’iniziativa ha
suscitato notevole interesse da parte degli operatori dei settori della progettazione
e dell'impiantistica, ma anche da parte di amministrazioni locali, ordini professionali
e associazioni di categoria.
La Provincia di Vicenza attraverso la società Vi.energia ha voluto fornire uno
strumento in grado di fare il punto sulla situazione della certificazione energetica
legato alla specifica direttiva europea in attesa di piena attuazione anche in Italia;
uno strumento tanto importante quanto innovativo, grazie al quale Vicenza si è
messa in luce a livello nazionale ed europeo per la qualità delle soluzioni proposte e
per la rapidità con la quale ha proceduto all'elaborazione e alla concretizzazione del
progetto.
Da subito l'adesione a EcoDomus.vi, era puramente volontaria ma, come già
avvenuto in molte realtà europee, si potrà passare all'obbligatorietà di questo
sistema, che coinvolge a tutti i livelli il costruire e l'abitare, con l'obiettivo primario
di ridurre i consumi di energia, diminuire le emissioni nocive e, come positiva
conseguenza, incentivare l'adozione di sistemi alternativi a quelli energetici
tradizionali.
La strada è lunga ed è difficile: meglio allora cominciare subito il cammino, si è
detta l'Amministrazione Provinciale, guidata dall’allora presidente Manuela Dal
Lago, così da potersi da un lato garantire tempi adeguati per mettere in piedi un
143
sistema valido e dall'altro assicurare la necessaria gradualità nella sua introduzione,
che per ora interesserà solo nuovi edifici e ristrutturazioni oltre i mille metri quadri
ma poi passerà tutto il patrimonio immobiliare37.
I risultati, intanto, cominciano già ad arrivare. Vicenza è infatti tra gli apripista in
Italia e al suo esempio, che si sta mostrando efficace e sostenibile, stanno
guardando con interesse anche altre realtà, prima fra tutte la Provincia di Verona
che ha scelto Vi.energia come "tutor" per accompagnarla nell'elaborazione di un
analogo sistema di certificazione.
Caratteristiche, applicazioni e obiettivi di EcoDomus sono stati illustrati nel corso di
vari incontri agli operatori del settore con il contributo di relatori qualificati ed
esperti che hanno inoltre coordinato tavoli di lavoro sugli aspetti giuridici e
amministrativi della nuova normativa in via di definizione nel nostro Paese (sulla
traccia della direttiva 2002/91/CE dell'Unione Europea e del D.Lgs 192/2005);
Il progetto promosso dalla Provincia di Vicenza ha ricercato una propria collocazione
nell’alveo della prevista attuazione regionale della certificazione energetica,
proponendosi come protocollo sperimentalee, nel transitorio, anche volontario, nella
prospettiva di un recepimento regionale. Nel contempo, il progetto è anche stato
sottoposto alla valutazione degli esperti della segreteria tecnica del Ministero per lo
Sviluppo Economico, a garanzia anche di una coerenza con l’impostazione
legislativa nazionale, in attesa delle Linee Guida nazionali.
Rifacendosi alle norme tecniche predisposte dal Comitato Europeo di Normazione, è
stata definita una metodologia di calcolo degli indici di prestazione energetica,
implementandola in un software di calcolo, scaricabile disponibile gratuitamente dal
sito Vi.energia.
Molti sono stati sin da subito gli ostacoli da superare, le nebulosità interpretative e
applicative, i dubbi e le incoerenze in attesa dei decreti attuativi della nascitura
normativa italiana. Proprio per questo, però, Vi.energia e la Provincia hanno
ritenuto tanto più importante muoversi concretamente e rapidamente entro ben
precisi ambiti di applicazione, come quelli scelti da EcoDomus.vi che - in attesa di
ampliare
l'azione
al
fondamentale
settore
della
climatizzazione
e
a
quelli
dell'illuminazione e degli altri impianti - ha messo nero su bianco il suo sistema di
calcolo per la certificazione in materia di riscaldamento e di produzione di acqua
calda sanitaria.
37
dagli atti del convegno: EcoDomus.vi – la certificazione energetica degli edifici, organizzato
da vi.energia con il patrocinio della Provincia di Vicenza in data 30 giugno 2006 presso la
villa Cordellina – Lombardi in Montecchio Maggiore (VI).
144
Caratteristiche, tempi e metodi di applicazione del sistema di certificazione
vicentino sono stati illustrati nel corso del convegno del 2006 dal professor Piercarlo
Romagnoni dell'Università IUAV di Venezia, anche a nome del collega Paolo Baggio
dell'Università di Trento, e dall'ing. Andrea Gasparella dell'Università di Padova. «La
legge non deve trasformarsi in un vincolo astratto ma deve diventare un manuale di
progettazione - ha dichiarato il prof. Romagnoni - e proprio per questo è importante
che norme giuridiche e norme tecniche siano complementari». E altrettanto
fondamentale sarà ancora una volta la collaborazione delle varie realtà coinvolte.
Un ulteriore passo avanti potrà ora venire dagli operatori del settore, in particolare i
progettisti, invitati a testare in prima persona il software (Excel) realizzato per il
calcolo dell'efficienza energetica degli edifici, consegnato in occasione del convegno
e illustrato dall'ing. Gasparella: «L'invito che vi rivolgiamo - ha sottolineato il
tecnico - è quello di provarlo e di segnalare "buchi", problemi e mancanze, così
da
permetterci un pronto perfezionamento di
questo strumento, che abbiamo
cercato di rendere quanto più possibile semplice ed efficace».
Il Progetto EcoDomus.vi, voluto dalla Provincia di Vicenza e coordinato dalla società
Vi.energia, si propone come approccio per la certificazione energetica di edifici
nuovi e le ristrutturazioni, considerandone le prestazioni sia invernali che estive per
il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria e valutando il
comportamento sia dell'edificio che dell'impianto.
La
direttiva
europea
2002/91/CE
sulla
prestazione energetica degli edifici,
riportando all'attenzione il problema dei consumi energetici degli edifici, ha
individuato in maniera molto esplicita lo strumento per il loro contenimento: il
certificato energetico.
Si tratta di uno strumento di carattere prevalentemente informativo che dovrà
accompagnare l'edificio nel momento della costruzione, della compravendita o della
locazione, influendo anche sulla valutazione economica dell'immobile.
2. Confronto con esperienze italiane
In Italia, oltre ad alcune implementazioni a carattere comunale, esiste l’esperienza,
illustrata nel precedente capitolo, decisamente riuscita del certificato CasaClima
della Provincia Autonoma di Bolzano. Tale schema prevede il rilascio da parte
dell’Agenzia CasaClima di un certificato energetico e, nei casi di maggiore pregio, di
una targa energetica da esporre.
145
Il processo di valutazione viene formalizzato attraverso la semplice compilazione
nell’apposito foglio elettronico di calcolo in formato Excel, distribuito gratuitamente
dall’Agenzia, dei dati dell’edificio che consente la quantificazione del fabbisogno
energetico.
L’analisi considera le sole esigenze per il riscaldamento invernale. Per le classi
migliori è prevista una verifica in cantiere della conformità delle opere. La
certificazione sostituisce le verifiche richieste per la concessione edilizia ed è stata
utilizzata da molti comuni per azioni di pianificazione, sia con carattere prescrittivo,
sia con forme di incentivazione. Annualmente i migliori edifici ricevono inoltre uno
speciale premio.
E’ poi stato applicato un nuovo software di calcolo nel quale sono state aggiunte
anche valutazioni sugli aspetti impiantistici, precedentemente non compresi
nell’analisi.
3. Il progetto in crescita EcoDomus.vi
Il progetto di certificazione energetica EcoDomus.vi, si è inserito sin da subito nel
contesto descritto prevedendo di realizzare un ambizioso risultato: offrire la
possibilità di corredare gli edifici di un attestato energetico relativo a tutti gli usi che
possono riguardare edifici residenziali, uffici ed edifici pubblici, sia di nuova
realizzazione, sia esistenti.
Vi.energia si era prefissata il raggiungimento di tale risultato con una certa
gradualità, in maniera tale da supportare i contenuti scientifici e metodologici con i
dati e le verifiche provenienti dalla realtà locale. La fase iniziale, pertanto, è stato
preso in esame i soli usi energetici per riscaldamento ed acqua calda sanitaria negli
edifici nuovi e nelle ristrutturazioni.
L’adesione al progetto avveniva, per quanto consentito dalle leggi vigenti prima
dell’emanazione delle linee guida nazionali, su base volontaria, anche se veniva
lasciata ai singoli comuni la facoltà di rendere obbligatoria in tutto o in parte la
certificazione.
La procedura di rilascio dell’attestato energetico era comunque integrata con la
procedura di verifica obbligatoria prevista dalla Legge 10/91, come modificata dalle
disposizioni del D. Lgs. 192/2005 ed è supportata dallo specifico software di calcolo
messo a disposizione gratuitamente.
Il progetto ha incontrato un notevole riscontro sul piano istituzionale. Numerosi
istituti universitari nazionali hanno chiesto di poter prendere visione del software di
calcolo e di poterlo utilizzare, confrontandolo anche con altri approcci di calcolo.
146
Alcuni di questi istituti hanno prodotto pubblicazioni che evidenziano la sostanziale
correttezza dell’implementazione e dei risultati che si ottengono seguendo
l’approccio di EcoDomus.
La possibilità consentita dal calcolo di computare gli effetti sulle prestazioni
energetiche dell’edificio di singole scelte progettuali, dal livello di isolamento,
all’orientamento, dalle caratteristiche delle vetrate al rendimento dell’impianto,
dall’adozione dei collettori solari al ricorso alla geotermia, e il ruolo di garanzia nella
fase di accertamento fornito dall’attività di controllo di Vi.energia. Ha reso
interessante, anche per le Amministrazioni locali, il ricorso alla certificazione
EcoDomus per articolare forme di incentivazione o per l’indicazione di requisiti per
nuove realizzazioni e ristrutturazioni.
E’ il caso del Comune di Schio (VI) che con il Comune di Valdagno (VI) ricorrerà al
foglio di calcolo EcoDomus, per il calcolo delle prestazioni energetiche, e a
Vi.energia, per l’attività di accertamento e controllo previste dal nuovo regolamento
edilizio.
Il P.A.T.I. di Zugliano (VI) ha previsto specifiche indicazioni per i comuni, in modo
che le linee di incentivazione, quali ad esempio lo scomputo in tutto o in parte dello
spessore dei muri dal calcolo delle volumetrie, siano subordinate al conseguimento
di una classe energetica minima.
Il Comune di Isola Vicentina ha bandito l’assegnazione dei lotti per edilizia
agevolata condizionandola alla realizzazione di edifici di classe B Ecodomus e
attribuendo un punteggio premiante a chi preveda la realizzazione di edifici in
classe A.
Il Comune di Padova, tra le alternative disponibili ha scelto EcoDomus per il calcolo
delle prestazioni energetiche degli edifici e per la definizione di linee di
incentivazione.
Anche sulla base della specifica richiesta, inoltrate dalle Provincie del Veneto, la
Giunta Regionale del Veneto ha dato mandato nel corso del 2007, all’Assessore
regionale all’Ambiente, l’arch. Conta, di valutare il recepimento proprio di Ecodomus
per l’attuazione regionale della certificazione energetica degli edifici.
4. Il certificato energetico
Il certificato energetico fornisce indicazioni sulle prestazioni energetiche dell’edificio
in condizioni di impiego standard, in modo da rendere tali informazioni confrontabili
per edifici distinti. Le informazioni sono calcolate a partire dai dati disponibili, in
genere molto diversi per le due categorie principali degli edifici nuovi e degli edifici
147
esistenti. Le voci di consumo considerate, inserite con una certa gradualità
nell’introduzione, sono quelle del riscaldamento, della produzione di acqua calda
sanitaria, dell’illuminazione e della climatizzazione estiva. Tali grandezze sano
valutate in considerazione degli aspetti indicati dalla stessa direttiva europea, come
ad
esempio
le
caratteristiche
termiche
dell’edificio,
quelle
dell’impianto
di
riscaldamento e di produzione dell’acqua calda, la ventilazione, l’impianto di
illuminazione incorporato, la posizione e l’orientamento degli edifici, gli apporti
gratuiti.
I consumi così valutati permettono di attribuire all’edificio una classe di merito,
variabile dalla A alla G, rendendo immediatamente evidente l’impegno e la qualità
nella progettazione e nella realizzazione.
5. L’informazione ai progettisti e agli operatori
Poiché lo scopo dell’iniziativa è comunque quello di incentivare il risparmio
energetico, una attenzione particolare è stata rivolta alla divulgazione degli approcci
progettuali e realizzativi che consentono il miglioramento delle prestazioni con il
conseguente passaggio di classe, fornendo indicazioni anche di carattere economico
sui costi e sui benefici delle principali categorie di intervento.
E’ stato attivato un confronto costruttivo con le categorie interessate (costruttori
edili, impiantisti, ingegneri, architetti, geometri, periti ….) per la costruzione
sinergica del percorso che ha portato alla concretizzazione del progetto.
Sono stati avviati specifici corsi di aggiornamento, aperti a varie categorie
professionali per poter sensibilizzare il settore e per fornire supporto tecnico sulle
scelte progettuali e sulle modalità di applicazione dei strumenti forniti dal
programma EcoDomus.it.
Al metodo di calcolo è stato aggiunto anche un protocollo operativo opzionale che
rappresenta una guida agli accorgimenti costruttivi concreti e pratici per i casi più
semplici e al tempo stesso permette una certa semplificazione nel calcolo.
Il contributo dei progettisti, in particolare di quelli che hanno partecipato numerosi
alle tre edizioni del corso base di progettazione, realizzate nel corso del 2007, è
risultato fondamentale per testare sul campo e migliorare le caratteristiche del
metodo di calcolo e della procedura di certificazione38.
38
la certificazione energetica degli edifici: obbligo o opportunità, di Andrea Gasparella,
Ecoenergia, bimestrale di cultura energetica maggio/giugno 2008 n. 4 di Vi.energia srl,
Vicenza - p.25
148
6. L’affidabilità dei risultati
Il ricorso ad un foglio di calcolo reso disponibile gratuitamente da Vi.energia
garantisce in primo luogo l’omogeneità del metodo di calcolo. In assenza delle linee
guida nazionali esistevano margini di discrezionalità piuttosto ampi nel calcolo dei
fabbisogni energetici di un edificio. Allo scopo di poter confrontare i risultati ottenuti
da progettisti diversi su edifici diversi è fondamentale che l’approccio metodologico
risulti uniforme.
Il sistema avviato da EcoDomus.vi ha dato la possibilità di poter certificare le
prestazioni energetiche dell’edificio, non tanto quelle del progetto.
Attraverso una specifica attività di verifica, svolta direttamente da Vi.energia, viene
controllata e monitorata la fase esecutiva dei lavori di realizzazione degli edifici da
certificare per verificare la corrispondenza a quanto dichiarato in fase progettuali.
7. L’operatività del progetto EcoDomus
Sin dalla prima fase avviata nel 2006 veniva prevista l’implementazione della
certificazione che riguardava i fabbisogni energetici di riscaldamento e per la
produzione di acqua calda sanitaria per edifici nuovi e in ristrutturazione.
Lo scopo era quello di fornire un giudizio, il più oggettivo possibile sull’impatto
energetico dell’edificio che consenta la sua confrontabilità con i limiti di legge e con
la prestazione di altri edifici e che fornisse al tempo stesso informazioni sulle
potenzialità di miglioramento.
Dal punto di vista operativo nella prima fase si richiedeva:
1) la definizione delle classi, in considerazione dell’attuale stato del parco edilizio e
dei requisiti di legge previsti per il Permesso di Costruire (D. Lgs. 192/05);
2) la definizione di un metodo di calcolo, coerentemente con le attuali indicazioni
normative nazionali e internazionali;
3) la predisposizione di un foglio di calcolo;
4) la verifica in alcune situazioni realizzative dei costi e dei benefici energetici e
economici derivanti dall’adesione alla certificazione;
5) la costituzione di una commissione tecnica permanente;
La classificazione degli edifici nuovi o esistenti, residenziali o destinati a usi diversi,
avviene sulla base del fabbisogno energetico primario (FEP, cioè inclusivo delle
perdite
energetiche
legate
all’impianto
e
non
soltanto
riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria.
149
all’involucro)
per
il
7.1 Definizione delle classi
La società vi.energia, inizialmente, aveva definito 7 classi di prestazione energetica
degli edifici identificandole con le lettere dalla A alla G seguendo la metodologia
proposta dai progetti di norma europea:
-
prEN 15203 Energy performance of buildings - Assessment of energy use and
definition of ratings;
-
prEN 15217 Energy performance of buildings - Methods for expressing energy
performance and for energy certification of buildings.
Le indicazioni disponibili consentono di costruire la scala per la classificazione del
fabbisogno energetico (nelle sette classi che vanno da A alla G) una volta che siano
dati due valori di riferimento:
1) l’indice Rr (Energy Performance Regulation reference) relativo al requisito
minimo imposto agli edifici di nuova costruzione (limite tra classi B e C)
2) l’indice Rs (Building Stock reference) relativo al valore medio della prestazione
energetica degli edifici esistenti (limite tra classi C e D) secondo lo schema
seguente.
Noto il valore EP, che corrisponde al valore di prestazione energetica dell’immobile
preso in esame, la classe di prestazione viene determinata secondo il seguente
schema:
Classe A
EP < 0,5 Rr
Classe B
Rr 0,5 < EP < Rr
Classe C
Rr < EP < 0,5 (Rr+ Rs)
Classe D
0,5 (Rr+ Rs) < C < Rs
Classe E
Rs < EP < 1,25 Rs
Classe F
1,25 Rs < EP < 1,5 Rs
Classe G
1,5 Rs < EP
Per considerare l’effetto del clima sui consumi degli edifici, la prEN 15217 prevede
due alternative: nella prima sono le classi ad essere normalizzate rispetto al clima
mentre nella seconda si normalizzano i fabbisogni.
Dato che in provincia di Vicenza vi sono condizioni climatiche che variano tra 2259
Gradi Giorno o GG (Agugliaro) e 4367 GG (Tonezza del Cimone), si è ritenuto
opportuno considerare, nello spirito di quanto richiesto dalla Direttiva 2002/91/CE,
il clima. Tra le opzioni si ritiene preferibile avere classi uniche su tutto il territorio:
sono quindi i consumi ad essere normalizzati su Vicenza (2371 GG), rispetto al cui
clima risultano definite le classi. Nel certificato è comunque presente una
indicazione sul consumo nel clima reale.
150
Indice di requisito per il nuovo Rr
Nonostante fosse prevista l’attuazione della certificazione solamente su base
volontaria, è stato ritenuto opportuno proporre un valore Rr da impiegare come
confine tra la classe B e la C compatibile con le attuali disposizioni, in particolare
con quanto previsto dal D. Lgs. 192/05.
Tale decreto, in sintesi, dispone per gli edifici nuovi tre condizioni:
1) un valore massimo del fabbisogno di energia per riscaldamento (EP) (tab. 1)
2) un valore massimo per la trasmittanza delle componenti (tab. 2)
3) un valore minimo per il rendimento medio stagionale d’impianto, pari a
ŋg= (75 + 3 Log Pn) %
Come si può osservare, il requisito di tab. 1 dipende dal clima e dal rapporto tra
superficie disperdente e volume riscaldato dell’edificio esaminato: appartamenti in
edifici a blocco sono caratterizzati a parità di volume utile da una superficie
disperdente ridotta e risultano pertanto soggetti a vincoli più restrittivi (con S/V
minore o uguale a 0,2 il limite varia linearmente da 40 kWh/m2 nei climi a 2100 GG
fino a 55 kWh/m2 sopra i 3000 GG, oltre i quali rimane fisso); abitazioni in edifici
singoli presentano invece superfici disperdenti ampie a parità di volume, e sono
sottoposte a vincoli meno ristretti (con S/V maggiore o uguale a 0,9 il limite varia
linearmente tra 110 kWh/m2 nei climi a 2100 GG e 145 kWh/m2 sopra i 3000 GG,
oltre i quali rimane fisso).
Tab. 1: Coefficienti previsti per il territorio nazionale dal D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192
(valori massimi del fabbisogno per riscaldamento in kWh/m2 di sup. calpestabile netta)
151
Tab. 2: Trasmittanze massime previste per il territorio nazionale
dal D. Lgs. 19 agosto 2005, n. 192 (a partire dal 1 gennaio 2009).
Per non definire classi diverse in relazione alla tipologia di edificio, si è ritenuto
opportuno definire l’indice Rr in corrispondenza delle condizioni più restrittive:
- Rr=40 kWh/m2 a 2100 GG che può essere arrotondato a 45 kWh/m2
nel clima di Vicenza
Per quanto attiene agli altri due requisiti, sulla trasmittanza massima e sul
rendimento minimo, il certificato energetico riporta i valori di prescrizione accanto a
quelli relativi al progetto, agevolandone il confronto.
Indice di stock per l’esistente Rs
La determinazione dell’indice di stock, cioè del consumo medio per unità di
superficie calpestabile degli edifici risulta piuttosto problematica, dato che non
esistono dati disaggregati su base provinciale e regionale.
A questo scopo, ma anche ai fini della verifica degli effetti del progetto di
certificazione energetica, si è valutata la possibilità di definire su base provinciale
un accordo con le società di distribuzione di prodotti energetici (in particolare gas,
ma anche gasolio e legna da ardere) che preveda la periodica comunicazione delle
quantità vendute disaggregate per tipologia di utenza (residenze private, uffici,
commercio, etc.) in modo da creare una base di dati affidabile relativa ai consumi
dello stock edilizio esistente.
Per lo stesso motivo, si procederà alla raccolta di informazioni affidabili relative alla
volumetria riscaldata attraverso il catasto degli immobili e/o il catasto degli impianti
termici. In attesa di tali indicazioni l’indice di stock è stato fissato indicativamente al
valore di 130 kWh/m2.
152
153
I dati Enea nazionali indicano infatti per il 2001 nel settore residenziale un consumo
energetico per il riscaldamento di circa 224,5 miliardi di kWh. Considerata la
superficie delle abitazioni rilevata dal censimento Istat del medesimo anno, pari a
circa 2,08 milioni di m2, il consumo medio per metro sarebbe 108 kWh/m2.
Considerato che il clima medio nazionale ha 2085 GG mentre quello medio
provinciale 2501 GG, il consumo riportato alla situazione locale sarebbe di circa 130
kWh/m2.
Acqua calda sanitaria
Il dato Enea per i consumi di acqua calda sanitaria è pari a circa 18,9 kWh/m2.
Ricorrendo alla raccomandazione CTI-R 03/3, per impianti tradizionali si individuano
fabbisogni che variano intorno a 35-40 kWh/m2, con rendimenti intorno a 0,75, con
una evidente sovrastima dei dati effettivi.
Si è quindi deciso di stabilire un fabbisogno di acqua calda pari a 1 l/m2 giorno ed
un salto termico convenzionale pari a 40°C. La raccomandazione CTI viene quindi
impiegata soltanto per il calcolo del rendimento di produzione e della eventuale
frazione coperta con l’impianto a pannelli solari. Assumendo un rendimento del
70% per lo stock edilizio e richiedendo un rendimento maggiore dell’85% per il
nuovo, il che porta, con qualche arrotondamento ad un indice di stock di 24
kWh/m2 anno e un requisito minimo di 18 kWh/m2.
Le classi per riscaldamento e acqua calda sanitaria
A partire dai valori degli indici di stock e dai requisiti relativi ai soli fabbisogni per
riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria, si perviene alla definizione di classi
comprensive di entrambi gli usi. E’ stato considerato infatti opportuno permettere di
ottenere le migliori prestazioni energetiche in forma congiunta, dato che in molti
casi l’impianto di produzione è unico. I limiti complessivi sono stati arrotondati
all’intero inferiore.
La classe di qualità per le nuove realizzazioni è rappresentata dalla classe B. La
classe A va ritenuta una categoria di eccellenza perché richiede l’adozione non
generalizzabile di misure particolari (collettori solari, recupero termico nella
ventilazione, …).
154
Tab. 3: Classificazione del 2006 degli edifici in clima standard (2379 GG)
7.2 Il metodo di calcolo
Per quanto riguarda il calcolo dei fabbisogni energetici invernali la normativa di
riferimento appare sostanzialmente consolidata. Attualmente la procedura di calcolo
da seguire è quella indicata dalla norma UNI EN 832 Prestazione termica degli
edifici - Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento – Edifici residenziali e
dalle seguenti norme europee (o internazionali) ad essa complementari:
-
UNI EN ISO 6946 Componenti e elementi per edilizia - Resistenza termica e
trasmittanza termica - Metodo di calcolo;
-
UNI EN ISO 10077-1 Prestazione termica di finestre, porte e chiusure - Calcolo
della trasmittanza termica – Metodo semplificato;
-
UNI EN ISO 13370 Prestazione termica degli edifici - Trasferimento di calore
attraverso il terreno - Metodi di calcolo;
-
UNI EN ISO 13786 Prestazione termica dei componenti per edilizia Caratteristiche termiche dinamiche - Metodi di calcolo;
-
UNI EN ISO 13789 Prestazione termica degli edifici - Coefficiente di perdita di
calore per trasmissione - Metodo di calcolo;
-
UNI EN ISO 14683 Ponti termici in edilizia - Coefficiente di trasmissione termica
lineica - Metodi semplificati e valori di riferimento;
L’entrata in vigore della norma EN ISO 13790 Thermal performance of buildings Calculation of energy use for space heating and cooling , non ha apportato
cambiamenti sostanziali data la somiglianza con la EN 832.
155
Per quanto concerne il rendimento dell’impianto termico è stato preso a generale
riferimento la citata Raccomandazione CTI-R 3/03 e alla UNI 10348, con eccezione
dei rendimenti di produzione che sono stimati sulla base delle indicazioni del D.P.R.
660/96 sulla marcatura energetica dei generatori di calore.
Il riferimento puntuale a norme specifiche risulta un particolare punto di forza del
metodo. Rispetto all’approccio CasaClima, EcoDomus.vi implementa fin da subito
l’analisi dell’impianto energetico e considera dettagliatamente i ponti termici, le
dispersioni attraverso pareti a contatto con il terreno e attraverso ambienti non
riscaldati, così come le capacità termiche delle singole strutture, preludendo ad una
agevole estensione del calcolo alla stagione estiva.
7.3 Predisposizione del foglio di calcolo
Il software Ecodomus.vi è una cartella di calcolo in formato Excel che a partire dai
dati geometrici e dalle caratteristiche termofisiche dell’involucro e da quelle
dell’impianto, consente di valutare secondo il protocollo Ecodomus le prestazioni
energetiche di un edificio.
Nella versione attuale vengono in particolare determinati:
-
il fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento invernale;
-
il fabbisogno di energia primaria annuale per la produzione di acqua calda
sanitaria annuale;
-
la capacità termica, in termini di costante di tempo, delle strutture opache e il
surriscaldamento
strutturale
massimo,
ovvero
l’aumento
massimo
di
temperatura delle strutture determinato dalla radiazione solare entrante dalle
superfici trasparenti;
L’inserimento dei dati caratteristici è effettuato attraverso apposite tabelle che
consentono la compilazione diretta (celle a sfondo giallo) o la scelta di opzioni
attraverso menu a tendina o caselle di selezione.
In molti casi sono riportati anche i risultati parziali di calcolo, disponibili per una
diretta verifica da parte dell’utente, in celle non modificabili (sfondo arancio).
Lo spostamento e la selezione delle celle sulle quali operare sono possibili sia con
l’uso del mouse, sia con l’uso delle frecce e/o del tasto di tabulazione. Questa
ultima opzione può risultare più comoda nell’accesso sequenziale ai campi da
completare.
Il progetto EcoDomus già dal 2006 metteva a disposizione degli utenti lo strumento
per la valutazione degli edifici. Si tratta di una cartella di lavoro articolata in 12 fogli
156
di lavoro organizzati in 7 gruppi che sono identificati dal medesimo numero nel
foglio e dalla colorazione della etichetta.
I gruppi di fogli sono i seguenti:
- 0 Dati generali:
è presente un solo foglio dedicato all’inserimento dei dati
generali del progetto quali la località, la destinazione d’uso,
le dimensioni complessive
- 1 Pareti e vetrate:
sono presenti 3 fogli dalla medesima impostazione per
l’inserimento
della
descrizione
della
composizione
rispettivamente “1a” delle pareti opache (fino a 10
tipologie), “1b” delle pareti contro terra (fino a 5 tipologie)
e dei pavimenti contro terra (fino a 5 tipologie) e un foglio
per l’inserimento della composizione e delle dimensioni
unitarie “1c” delle componenti vetrate (fino a 10 tipi di
finestra semplice e altrettanti di finestra doppia)
- 2 Dimensioni:
sono presenti 3 fogli per l’inserimento rispettivamente “2a”
delle dimensioni e delle esposizioni delle pareti opache, “2b”
delle dimensioni delle partizioni contro terra e “2c” del
numero e dell’esposizioni delle componenti vetrate
- 3 Ponti termici:
è presente un solo foglio per l’inserimento delle lunghezze
dei diversi tipi di ponti termici presenti.
- 4 Ventilazione:
è
presente
un
foglio
di
calcolo
dedicato
alla
caratterizzazione degli scambi d’aria con l’esterno,
eventualmente in presenza di un sistema di recupero
termico.
- 5 Impianti:
il foglio per l’inserimento dei dati degli impianti consente di
caratterizzare le soluzioni in termini di sistemi di produzione
del calore per riscaldamento e acqua calda sanitaria e dei
sistemi di emissione, regolazione e distribuzione del calore,
includendo il solare termico per la produzione di acqua
calda sanitaria e le pompe di calore geotermiche per il
riscaldamento.
- 6 Risultati:
il foglio dei risultati (Fax simile del certificato energetico con
i principali risultati del calcolo) fornisce indicazioni sintetiche
sulla prestazione energetica dell’edificio e degli impianti,
indicandone la classe energetica.
È consigliabile procedere con l’inserimento dei dati nell’ordine previsto dalla
posizione dei fogli.
Il calcolo viene effettuato per l’ambiente riscaldato, considerando come tale l’unità
o l’insieme delle unità abitative servite da un unico impianto di riscaldamento.
Nella descrizione dell’edificio si deve tenere presente che le dispersioni vengono
valutate considerando sia la trasmissione diretta dall’ambiente riscaldato verso
157
l’esterno (aria esterna e terreno), sia quella indiretta attraverso gli ambienti non
riscaldati a contatto con quello riscaldato.
Fig. 1: Esempio Risultati del calcolo con il foglio elettronico
Si devono pertanto inserire sia i dati relativi alle partizioni che dividono l’ambiente
riscaldato dall’esterno, sia quelli relativi alle partizioni che separano l’ambiente
riscaldato da quelli non riscaldati e questi ultimi dall’esterno.
158
Nel valutare la capacità termica dell’ambiente riscaldato, occorre infine considerare
anche le pareti interne all’ambiente stesso o quelle che lo separano da altri
ambienti riscaldati. Naturalmente, tali indicazioni non incidono sulla determinazione
delle dispersioni.
La scelta dello strumento informatico è comune all’impostazione originaria del
progetto CasaClima di Bolzano. Rispetto ad altri approcci risulta di più immediata
comprensione, trattandosi di un ambiente di lavoro già familiare a molti utenti di
PC, e di facile navigazione.
Attualmente il fabbisogno energetico primario è calcolato mediante il software
EcoDomus da parte del progettista, e solo dopo più livelli di verifica eseguiti sia sul
calcolo sia in cantiere da parte dei tecnici di Vi.energia avviene, sempre a cura di
Vi.energia, il rilascio del certificato energetico.
Una impostazione che garantisce trasparenza e indipendenza, credibilità al
certificato stesso e la valorizzazione del prodotto.
La scala di classificazione energetica, è stata integrata con due nuove classi, la A+
e la B+, ed è oggi quindi composta di 9 classi energetiche, con intervalli espressi in
kWh per metro quadrato di superficie netta riscaldata.
Per quanto poco familiare, l’unità energetica del kWh può facilmente fornire
indicazioni sul consumo del combustibile: da 1 metro cubo di gas si possono
ottenere infatti 10 kWh. Un edificio di 100 metri quadrati per rientrare in classe B,
ad esempio, dovrà consumare meno di 6300 KWh l’anno, ovvero meno di 630 metri
cubi di gas.
Dalle analisi condotte è emerso non soltanto che il software risulta molto accurato
nella stima del fabbisogno energetico, ma anche che i sovracosti per la
realizzazione di un edificio in classe B invece che in classe D, sono limitati
permettono il recupero attraverso i risparmi annui sul combustibile in un periodo
che varia tra i cinque agli otto anni, come viene dimostrato nell’esempio riportato al
prossimo paragrafo.
159
7.4 Iter di certificazione
L’iter procedurale per la certificazione energetica degli edifici con il sistema
Eco.Domus è definito da Vi.energia in un protocollo che prevede le seguenti fasi:
1) Richiesta di preventivo:
è fatta dal committente a Vi.energia, tramite compilazione e sottoscrizione di
apposito modulo di richiesta di preventivo scaricabile dal sito www.vienergia.it.
Vi.energia invierà il preventivo entro 7 giorni lavorativi. Il committente individua
nella richiesta un progettista/referente incaricato per il calcolo e la certificazione.
2) Accettazione del preventivo:
è fatta dal committente sottoscrivendo il preventivo e restituendo la copia firmata a
Vi.energia entro 7 giorni lavorativi dalla data di ricevimento del preventivo.
Contestualmente all’accettazione del preventivo è richiesto il versamento un primo
acconto dell’importo complessivo della certificazione e comunque prima dell’avvio
dell’attività di certificazione. Nel caso in cui la certificazione durante il suo iter non
sia portata a termine per qualsiasi motivo dipendente dal committente, l’acconto
versato non viene restituito.
3) Verifica preliminare:
con progettista/referente per la certificazione viene effettuata la valutazione del
progetto, la discussione delle criticità, la classificazione dei ponti termici funzionali
alla compilazione del foglio di calcolo.
Materiale da fornire:
a. piante, prospetti, sezioni, particolari costruttivi relativi alla composizione
dell’involucro e alle configurazioni di ponte termico;
b. eventuale foglio di calcolo compilato anche parzialmente.
4) Verifica di progetto:
alla presenza del progettista referente per la certificazione viene verificato il
corretto inserimento dei dati tecnico-strutturali e dimensionali dell’edificio e
dell’impianto nel foglio di calcolo.
Sono in particolare oggetto di verifica: la composizione delle strutture opache e
vetrate, la composizione geometrica dell’involucro, l’estensione dei ponti termici, le
caratteristiche degli impianti tecnici.
160
161
A tale scopo sono richiesti:
a. Piante di ciascun piano, prospetti e sezioni significative (in formato
cartaceo e .dwg) con:
-
quotatura e aree per singolo vano;
-
distinzione locali riscaldati e non riscaldati;
-
classificazione numerica o cromatica delle strutture con legenda
secondo quanto inserito nel foglio di calcolo;
-
classificazione delle finestre come quanto inserito nel foglio di calcolo;
-
evidenziazione di eventuali sistemi di protezione solare fissi o mobili;
-
indicazione dei ponti termici e relativo codice che faccia riferimento
alle tipologie previste dal foglio di calcolo;
b. Particolari costruttivi che evidenzano i materiali impiegati e le soluzioni
tecnologiche previste:
-
Stratigrafia delle murature;
-
Stratigrafia dei solai;
-
Dettaglio dell’attacco parete-parete (spigolo);
-
Dettaglio dell’attacco parete-solaio;
-
Dettaglio dell’inserimento dell’infisso;
-
Dettaglio dell’ attacco a terra;
-
Dettaglio della copertura;
Gli elaborati di dettaglio dovranno riportare lo stesso codice indicato negli e
laborati grafici d’insieme (piante e sezioni).
c. Schemi funzionali degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua
calda sanitaria.
d. Certificazione delle caratteristiche termiche di vetri e serramenti.
e. Certificazione della conduttività termica nel caso di materiali edilizi che
presentano conduttività termica inferiore a 0,2 W/(m K).
f. Eventuale documentazione fotografica (nel caso di cantiere avviato o
completato).
Al superamento della verifica di progetto il materiale elencato deve essere
depositato ufficialmente in copia cartacea sottoscritta dal progettista incaricato e
controfirmato dal tecnico di Vi.energia assieme ad una stampa del foglio di calcolo
corrispondente. Può essere richiesto dal committente il rilascio di un attestato di
superamento della verifica di progetto.
162
5) Verifiche in cantiere:
hanno lo scopo di accertare la composizione delle pareti, le correzioni dei ponti
termici, la posa dei serramenti e degli impianti tecnici. Il rilascio del certificato
energetico e della targa è subordinato ad una verifica termografica finale con
impianto in funzione. Vi.energia, sentita la commissione tecnica di Ecodomus, ha
facoltà di richiedere in alcuni casi ed eventualmente a titolo oneroso per la
committenza, l’esecuzione di ulteriori prove strumentali nel caso in cui la
documentazione fornita risulti insufficiente o lacunosa (mancanza di certificazione
delle prestazioni di materiali o impianti o dichiarazione di dati prestazionali
notevolmente difformi dagli standard presenti sul mercato).
6) Rilascio certificato energetico e targa:
Contestualmente il rilascio del certificato è richiesto il versamento del saldo
dell’importo complessivo della certificazione.
8. Verifica dei costi e dei benefici della certificazione in alcune situazioni
applicative
8.1 Progettare e costruire tra le classi energetiche
Nel sito dedicato39 di EcoDomus sono disponibili degli esempi applicativi sul sistema
di Certificazione degli edifici. Appare interessante riproporli per avere toccare con
mani degli esempi concreti.
Per poter rispondere alla domanda: Quali interventi sull’involucro edilizio possono
portare una abitazione di classe D o E in classe B? Si consideri un esempio relativo
a due tipologie edilizie:
1) edificio destinato ad abitazione unifamiliare;
2) edificio
a
schiera
costituito
da
quattro
abitazioni
accostate
identiche
all’abitazione Unifamiliare;
Supponendo che il singolo alloggio abbia una superficie netta calpestabile di 90 m2,
suddivisa su due piani (45 ciascuno) di dimensioni di ml. 6,00 x ml. 7,50. Ciascun
piano dell’abitazione abbia un’altezza netta pari a 2,7 m. Ponendo che in entrambi i
casi, edificio unifamiliare o multifamiliare, la singola abitazione presenta due affacci
sul lato corto con una forometria complessiva di 10 m2, a nord e a sud, mentre le
pareti est ed ovest siano cieche.
39
dati disponibili sul sito WWW.vi.energia.it
163
Escludendo possibili miglioramenti dell’impianto (per il quale si è considerato un
rendimento pari a 0,8), le variabili che influenzano il fabbisogno energetico per
riscaldamento comprendono l’isolamento dell’involucro edilizio e la stessa tipologia
edilizia che vede una diversa incidenza delle superfici disperdenti rispetto al volume
riscaldato.
Per entrambe le tipologie si possono quindi considerati interventi sul livello di
isolamento, in particolare:
-
aumento dello spessore di isolante termico di pareti e copertura (da 5 cm a 12
cm)
-
diminuzione della trasmittanza termica dei serramenti (da 2,5 W/(m2 K) a 1,5
W/(m2 K)) con il ricorso a vetrate bassoemissive con gas.
Viene valutato a parte l’effetto dell’eliminazione dei ponti termici, decisamente
rilevanti nella determinazione dei consumi, che va perseguita attraverso una
maggiore cura in fase di realizzazione e progettuale. I risultati per l’edificio a
schiera sono mediati sull’intera superficie.
Fabbisogno di energia per riscaldamento: confronto tra tecniche costruttive
Fonte: Elaborazione Vi.energia
164
La figura nella pagina precedente mostra il fabbisogno energetico annuo per unità
di superficie delle abitazioni considerate. Si può osservare che:
-
a parità di materiali e caratteristiche costruttive, la geometria e quindi la
tipologia edilizia influiscono notevolmente sulla richiesta di energia primaria per
il riscaldamento: edifici con rapporto S/V (Superficie disperdente/Volume
riscaldato) minore, come nel caso della schiera, consumano meno;
-
l’incidenza dei ponti termici sul fabbisogno di riscaldamento è rilevante ed
aumenta con il livello di isolamento: risulta quindi raccomandabile che la
realizzazione segua la migliore “regola d’arte”, minimizzando tutti i possibili
“punti deboli” dell’involucro;
-
con interventi sul solo involucro edilizio, l’abitazione unifamiliare a partire dal
sistema costruttivo tradizionale con ponti termici, che ha un fabbisogno
energetico da classe E, può arrivare sulla soglia della classe B, risparmiando il
67%; l’edificio a schiera che inizialmente ha un fabbisogno energetico da classe
D, con i provvedimenti ipotizzati passa in classe B, risparmiando il 71% di
energia.
8.2 Vantaggi economici: differenza tra costi e risparmi
Per quanto riguarda la differenza di costo tra una abitazione tradizionale e una
abitazione bene isolata e il risparmio di energia monetizzato sulla base delle attuali
tariffe del gas per uso domestico, si sono confrontati il sistema costruttivo
tradizionale senza ponti termici,
la cui eliminazione non è stata ritenuta
particolarmente onerosa, e il sistema costruttivo super-isolato con vetrocamera
bassoemissivo, sempre senza ponti termici. Nelle valutazioni si considerano inoltre
solo i costi per i materiali, dato che l’incidenza della manodopera dovrebbe risultare
inalterata.
Le principali voci di costo sono quelle relative al maggiore spessore di isolamento e
all’impiego di vetrate basso emissive (b.e.) con gas.
Maggiori costi di costruzione a mq. di superficie isolata:
costo unitario
isolamento
1,2 €/m2 x 7 cm di spessore
Maggior costo a mq. di
superficie isolata
8,4 €/m2
15 €/m2
Vetrate basso emissive
165
Maggiori costi di costruzione edificio per cambio classe da EcoDomusE a EcoDomuB
EDIFICIO UNIFAMILIARE
isolamento
Maggior costo a
mq.
8,4 €/m2
superficie isolata
mq.
252
2
Vetrate b.e.
15 €/m
10
Costo Totale Euro
Costo modifica
Euro
2.116,80
150,00
2.266,80
SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA
isolamento
Maggior costo a
mq.
8,4 €/m2
Vetrate b.e.
superficie isolata
mq.
738/4
2
15 €/m
40/4
Costo Totale Euro
Costo modifica
Euro
1.549,80
150,00
1.699,80
I maggiori costi da sostenere per poter passare dalla classe EcoDomus E alla classe
EcoDomus B, rispettivamente per un edificio unifamiliare ammontano a Euro
2.266,80, mentre per un edificio a schiera ammontano a Euro 1.699,80.
Ora diventa interessante analizzare a quanto ammontino i risparmi in termini di
fabbisogno di energia per riscaldamento all’anno.
Risparmi Annui per cambio classe da EcoDomus E a EcoDomu B
EDIFICIO UNIFAMILIARE
104,5 kWh/m2– 49,6 kWh/m2 = 54,9 kWh/m2
equivalenti in gas a 5,72 Sm3/m2
5,72 Sm3/m2 × 90 m2 × 0,6 €/Sm3 = 309 €/anno
SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA
66,2 kWh/m2− 29,4 kWh/m2 = 36,8 kWh/m2
equivalenti in gas a 3,84 Sm3/m2
3,84 Sm3/m2 × 90 m2 × 0,6 €/Sm3 = 207 €/anno
Dividendo il costo per il risparmio annuo, si può vedere come l’investimento rientri
in entrambi i casi in 7-8 anni:
EDIFICIO UNIFAMILIARE
2.266,80/ 309 = 7,3 anni
SINGOLO EDIFICIO A SCHIERA
1.699,80/ 207 = 8,2 anni
166
9. I benefici sulle emissioni a livello provinciale
L’analisi condotta evidenzia che la costruzione secondo i requisiti della classe B della
certificazione Ecodomus.vi porta a consumi compresi tra metà e un terzo di quelli
dei sistemi costruttivi tradizionali applicati attualmente ai nuovi edifici (fig. 2).
Questo ha ricadute rilevanti anche sul territorio.
Considerato il solo settore residenziale, i permessi di costruzione per abitazioni in
nuovi fabbricati residenziali e ampliamenti hanno riguardato in provincia nei quattro
anni 2000-2003 oltre 1.625.000 m2 di superficie utile (fig. 3).
Stimando che la costruzione secondo la classe B di Ecodomus.vi possa consentire
risparmi anche solo del 50% rispetto alla pratica attuale, l’applicazione dello
standard alle superfici abitative realizzate avrebbe portato fin dal 2004 a risparmi
dell’ordine di 100 milioni di kWh, equivalenti a 12,5 milioni di m3 di gas (fig. 4). Un
trend di riduzione di oltre 3,1 milioni di m3 all’anno che rappresenta quindi un
obiettivo possibile dei prossimi anni e che potrebbe portare in 10 anni a risparmiare
circa 30 milioni di m3 di gas (il 6% dei consumi attuali di gas attribuibili al settore),
con una corrispondente riduzione delle emissioni di anidride carbonica pari a 57.000
tonnellate.
Fig. 3: Superficie utile delle abitazioni in edifici residenziali relativa
ai permessi 2000-2003.
Fonte: Elaborazioni Vi.energia
167
Fig. 4: Ipotesi di risparmio derivante dall’adozione dello standard Ecodomus.vi Classe B per
le superfici abitative realizzate negli ultimi anni.
Fonte: Elaborazioni Vi.energia
10. Costituzione di una commissione tecnica permanente
Il progetto EcoDomus prevede una continua revisione e messa a punto dei principali
parametri e delle metodologie, sia al fine di mantenere la migliore corrispondenza
con la specifica situazione del territorio, sia per garantire il rispetto della procedura
di assegnazione della classe. È stato costituito uno staff tecnico scientifico
permanente, nominata da Vi.energia. Farà capo alla stessa commissione il rilascio
della certificazione, una volta superate le necessarie verifiche di cantiere.
Queste verranno effettuate nei tempi e con le modalità stabilite dalla stessa
commissione da parte di tecnici interni a Vi.energia.
La
composizione
della
commissione
vede
la
presenza
di
quattro
esperti
dell’università più uno dell’ENEA con ruolo di coordinamento scientifico e di
garanzia, di un rappresentante della Provincia e di un rappresentante designato
congiuntamente dagli ordini professionali degli ingegneri, architetti, geometri e
periti, con ruolo di collegamento con i soggetti interessati al progetto.
168
Parte Quinta
Le nuove linee guida nazionali
per l’efficienza energetica
169
170
1. Introduzione alla certificazione energetica.
La Certificazione Energetica è uno strumento di valutazione molto affidabile qualora
si voglia determinare l’efficienza energetica di un edificio.
La normativa in materia di certificazione energetica degli edifici, è un importante
segno di modernizzazione in materia di uso e consumo razionale dell'energia.
Il processo di certificazione energetica prevede la creazione di un "attestato" circa il
consumo energetico dell'edificio rilasciato da un professionista qualificato ed
abilitato.
La certificazione energetica degli edifici non è un punto di arrivo al quale tendere
per documentare il rispetto di una norma, ma un punto di partenza, uno strumento
strategico-gestionale in grado di supportare le scelte progettuali in vista di un
miglioramento delle prestazioni energetiche complessive del sistema edilizio.
L'obiettivo è quello di ottimizzare la resa del sistema edificio-impianto, riducendo gli
sprechi ed elevando il livello di qualità dell'intero settore edilizio, a vantaggio non
solo degli utenti diretti ma anche degli organi di Governo e della società civile.
Dalla Certificazione Energetica di una struttura, si può capire come è stata
realizzata dal punto di vista dell’isolamento e della coibentazione, e quindi si può
determinare in che modo il fabbricato possa contribuire ad una riduzione dei
consumi e ad un concreto risparmio energetico.
La Certificazione Energetica è diventata obbligatoria secondo i tempi e le modalità
dei decreti attuativi del D.Lgs 192/2005. Prima di tutto, tuttavia è interesse del
consumatore sapere se l'edificio produce o meno un risparmio energetico in quanto
una casa o un qualsiasi altro fabbricato, realizzato senza nessun accorgimento volto
a limitarne i consumi, produce un aggravio di spese per la persona che lo abita.
L’ attestato di Certificazione Energetica deve essere redatto da un professionista
abilitato nel rispetto delle linee guida nazionali (D.M. 26.06.2009) o delle norme
imposte dalla regione di competenza, attestante la prestazione in termini di energia
assorbita e parametri energetici caratteristici del sistema edificio-impianti.
Il professionista che certifica un determinato edificio è tenuto a specificare, qualora
fossero necessari, gli interventi di riqualificazione energetica volti a migliorarne le
prestazioni. Infatti, anche grazie alla legge finanziaria 2008, che prevede la
detrazione dall’Irpef del 55% delle spese sostenute per migliorare le prestazioni
energetiche del patrimonio edilizio esistente, è possibile ridurre sensibilmente le
dispersioni
dell’involucro
edilizio
contenendo
il
costo
iniziale
e
riducendo
sensibilmente i tempi di ritorno dell’investimento. Sono agevolabili interventi volti a
171
migliorare le prestazioni energetiche di coperture, pavimenti ed infissi, la
sostituzione di impianti di climatizzazione obsoleti con impianti dotati di caldaia a
condensazione, pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa
entalpia. La detrazione del 55% viene riconosciuta anche per impianti solari termici,
in grado di sfruttare l’energia alternativa del sole per la produzione di acqua calda.
L'attestato di Certificazione deve essere necessariamente predisposto ed asseverato
da un professionista accreditato, estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla
realizzazione dell’edificio, ad ulteriore garanzia della veridicità del documento.
L’ attestato di Certificazione Energetica ha una validità massima di 10 anni a partire
dal suo rilascio ed è aggiornato ad ogni intervento che modifica la prestazione
dell’edificio o dell’impianto in termini di assorbimento di corrente.
2 . Riferimenti normativi
I riferimenti normativi sono:
•
Legge 373/1976 e relativi decreti attuativi;
•
Legge 10/1991;
•
La direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 sul “rendimento energetico
nell’edilizia”;
•
Decreto Ministeriale 27 luglio 2005 n. 178, “attuativo dell’art. 4 commi 1 e 2
della Legge 10/1991” pubblicato in G.U. il 2 agosto 2005;
•
Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 192 “Attuazione della direttiva
2002/91/CE relativa al rendimento energetico dell’edilizia”, ripubblicato il 15
ottobre 2005 nella G.U. supplemento ordinario n. 165, in vigore dall’8 ottobre
2005;
•
Decreto Legislativo 29 dicembre 2006, n. 311 “Disposizioni correttive e
integrative al D.Lgs 192/2005, recante attuazione della direttiva 2002/091/CE,
relativo al rendimento energetico in edilizia”, pubblicato il primo febbraio 2007
in G.U. supplemento ordinario n. 26;
•
Decreto Legislativo 30 maggio 2008, n. 115 “Attuazione della direttiva
2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici
e abrogazione della direttiva 93/76/CEE”, pubblicato in G.U. del 3 luglio 2008;
•
Legge 6 agosto 2008, n. 133 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la
semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la
perequazione tributaria”, pubblicata in G.U. n. 195 del 21 agosto 2008 –
Supplemento ordinario n. 196 che ha convertito in legge il Decreto Legge 25
172
giugno 2008, n. 112 pubblicato nel supplemento ordinario n. 152/L alla G.U. n.
147 del 25 giugno 2008;
•
Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59 “Regolamento di
attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del D.Lgs n. 192/2005,
concernente attuazione della direttiva 2002/091/CE sul rendimento energetico
in edilizia”, pubblicato il 10 giugno 2009 nella G.U. n. 132;
•
Decreto 26 giugno 2009 “Linee guida nazionali per la certificazione energetica
degli edifici”, pubblicato il 10 luglio 2009 nella G.U. n. 158.
3. La normativa tecnica europea
Certificare un edificio significa misurarne le performance mediante l’analisi di una
serie di indicatori che possano indirizzarci nella formazione del suo bilancio
energetico.
La direttiva 2002/091/CE del 16 dicembre 2002 sul “rendimento energetico
nell’edilizia”,
più
conosciuta
a
livello
europeo
con
la
sigla
EPBD
(Energy
Performance Building Directive), ha come obiettivo il miglioramento del rendimento
energetico degli edifici, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne,
nonché la introduzione di norme per quanto riguarda il clima degli ambienti interni
e l’efficacia sotto il profilo dei costi.
Pre-requisito fondamentale per una corretta ed efficace certificazione energetica è
la disponibilità di idonee norme tecniche per la determinazione dei fabbisogni
energetici degli edifici in modo unificato per ottenere valori confrontabili e
verificabili.
La Commissione europea ha ritenuto indispensabile la predisposizione di un
pacchetto di norme tecniche a supporto della EPBD che facesse da base per le
procedure nazionali, e con mandato n. 343 ha incaricato il CEN (Euopean
Committee for standardization),
In questo campo, il CEN, Comitato Europeo di Normazione, da tempo ha intrapreso
un vasto programma di produzione di norme tecniche.
Nella determinazione delle prestazioni energetiche degli edifici e nella certificazione
energetica è stata data fin da subito la priorità alla climatizzazione invernale e alla
produzione di acqua calda per usi igienico – sanitari.
Le procedure di calcolo dell’energia per gli edifici, i suoi sistemi tecnologici e tutte le
indicazioni prescrittive prestazionali, sono sfociate in una serie di norme EN a
supporto della direttiva EPBD. Ne conseguono non facili problemi di raccordo tra
normative diverse per impostazione, terminologia e per la mancanza di documenti
173
normativi di supporto contenenti dati, per i quali le norme EN rinviano spesso ad
allegati o a norme nazionali.
In questa situazione è emersa la necessità di un documento, che coordini i vari testi
normativi, ai quali si deve fare ricorso, per consentirne un effettivo utilizzo nel
quadro della direttiva 2002/91/CE, il cosiddetto “Umbrella document”.
Il pacchetto di norme CEN che supportano la direttiva EPBD per i paesi dell'Unione
Europea consiste in 43 titoli o parti e possono essere raggruppate nei punti di
seguito esposti:
1) Fisica dell'edificio: es. calcolo della trasmissione del calore e della ventilazione,
carichi e temperature estive, carico solare e calcolo dell'energia necessaria al
riscaldamento e raffrescamento dell'edificio;
2) Descrizione
e
proprietà
(classificazione)
dei
sistemi
di
ventilazione
con
raffrescamento e sistemi di condizionamento dell'aria;
3) Descrizione del riscaldamento degli ambienti e dell'impianto per l' acqua
sanitaria: efficienza di generazione; impianto acqua sanitaria; sistemi di
riscaldamento e raffrescamento integrato negli elementi dell'edificio (sistemi
integrati);
4) Una serie di norme di supporto su: sistemi di illuminazione per gli edifici
(compreso l'effetto della luce diurna); controlli e automazione dei servizi degli
edifici; classificazione dell'ambiente interno; valutazione economico-finanziaria
delle soluzioni energeticamente sostenibili;
5) Ispezioni: caldaie e impianti di riscaldamento; impianti di raffrescamento e
condizionamento d'aria; impianti di ventilazione;
6) E infine le due norme chiave su come esprimere la prestazione e la
certificazione energetica degli edifici, l'uso totale dell'energia, l'energia primaria
e le emissioni di CO2, la valutazione dell'uso di energia e la definizione dei livelli
di prestazione energetica.
Nel quadro normativo europeo del CEN a supporto della EPBD vi sono:
¾
prEN ISO 13790 sul fabbisogno di energia per la climatizzazione annuale
dell’edificio (in vigore dal 1 dicembre 2004);
¾
prEN 14335 sulle perdite dell’impianto di riscaldamento - perdite nella
produzione di acqua calda sanitaria;
¾
prEN 15203 sulla valutazione energetica degli edifici esistenti.
¾
prEN 15217 sulle prestazioni energetiche e sulle metodologie per la
certificazione energetica;
¾
prEN ISO 15265 sulla certificazione della qualità ambientale indoor;
¾
prEN 14335 sulle perdite dell’impianto di riscaldamento.
174
Metodologia di Calcolo Schema generale tratto da “Umbrella document” del CEN
Explanation of the general relationship between various CEN standards and the
Energy Performance of Buildings Directive (EPBD)
Agli stati membri dell’Unione Europea (e/o regioni e provincie autonome)
spettavano l’applicazione di requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici e
la messa in vigore delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative
necessarie per confrontarsi con la direttiva 2002/091/CE entro il 4 gennaio 2006;
A livello nazionale l’attività normativa a supporto della direttiva EPBD è stata
promossa, coordinata e gestita dal CTI (Comitato Termotecnica Italiano), ente
nazionale di formazione delle norme UNI.
Il Comitato Termotecnico Italiano, Ente federato all’Uni, preposto alla elaborazione
di norme per il settore termotecnico ed energetico in genere, ha ritenuto suo
compito istituzionale intervenire tempestivamente con strumenti idonei a soddisfare
tale necessità.
Sono seguite una serie di pubblicazioni per una lettura ed un utilizzo coordinato
della normativa europea UNI EN e nazionale UNI, oggi disponibile in materia di
determinazione dei fabbisogni energetici degli edifici per climatizzazione invernale e
produzione di acqua calda, e sono stati forniti anche dati ed integrazioni di carattere
pre-normativo.
I tre pilastri della direttiva 2002/091/CE sono:
-
Metodologia per il calcolo del rendimento energetico integrato degli edifici;
-
Certificazione Energetica degli edifici;
-
Ispezione periodica degli impianti.
175
Correlazione tra la direttiva EPBD e le norme
tecniche europee e nazionali
Ispezioni degli
impianti
Valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici
Certificazione
Energetica
Direttiva 2002/91/CE
Norme di supporto
UNI 10349
UNI 10351
UNI 10355
UNI 10375
Calcolo del
fabbisogno
energetico netto
dell’edificio. Linee
Guida per
l’applicazione
nazionale
Calcolo dei
fabbisogni di energia
erogata. Linee guida
per l’applicazione
nazionale
Prestazioni
energetiche degli
edifici. Metodi per la
certificazione
energetica degli
edifici
Norme Nazionali
Norme su
monitoraggio e
ispezioni
prEN 15378
prEN 15239
prEN 15240
Norme di supporto
PrEN
prEN
prEN
prEN
prEN
prEN
ISO
ISO
ISO
ISO
ISO
ISO
13789
13370
10077
6946
14683
15927
Calcolo del
fabbisogno
energetico netto
dell’edificio
prEN ISO 13790
Calcoli del Fabb. di
energia erogata
PrEN 15193
prEN 15232
prEN 15241
prEN 15243
prEN 15316
Valutazione della
prestazione
energetica,
classificazione
emissioni CO2
PrEN 15217
prEN 15603
prEN 15459
Norme Europee
Per la valutazione delle prestazioni energetiche di un edificio è necessario definire
un bilancio relativo agli usi energetici considerati ai fini della certificazione
energetica.
La EPBD, nella valutazione delle prestazioni globali per la certificazione, prevede di
considerare i seguenti usi:
a. climatizzazione invernale (riscaldamento);
b. climatizzazione estiva (raffrescamento);
c. ventilazione;
d. produzione di acqua calda sanitaria;
e. illuminazione.
Ai fini della certificazione, i fabbisogni di energia vengono calcolati in condizioni
standard, ossia normalizzando tutte le informazioni che riguardano le modalità con
le quali l’utente utilizza gli impianti e, nel caso degli impianti di climatizzazione,
ipotizzando che le condizioni climatiche esterne, invernali o estive, rimangano
costanti per una stessa località.
176
Un’ ulteriore precisazione va fatta riguardo a ciò che si considera come fabbisogno
di energia. Occorre infatti fare una distinzione tra quello che è il fabbisogno
energetico, ovvero la quantità di energia richiesta per soddisfare determinate
esigenze,
e
l’energia
primaria.
Nel
caso
più
semplice
di
un
impianto
di
climatizzazione invernale, il fabbisogno energetico rappresenta la quantità di
energia che occorre fornire all’edificio per garantire al suo interno una temperatura
costante durante tutta la stagione di riscaldamento. L’energia necessaria a
soddisfare il fabbisogno viene fornita all’edificio da un impianto di riscaldamento
che, per le sue inefficienze, consuma una quantità di energia maggiore: questa
rappresenta appunto l’energia primaria. Più un edificio è efficiente, minori sono il
consumo di combustibile e gli sprechi energetici dovuti alle inefficienze.
Nella figura che segue viene rappresentato lo schema di calcolo per la valutazione
del fabbisogno di energia primaria in un edificio.
La Certificazione Energetica: schema di calcolo per la valutazione del fabbisogno di
energia primaria di un edificio, metodologia di calcolo e flussi energetici –
Fonte: CEN, Umbrella Document
177
I numeri riportati in figura hanno il seguente significato:
1.
Fabbisogno di energia dell’edificio necessario per soddisfare i diversi usi
(riscaldamento, raffrestamento, illuminazione ecc..) in coerenza con le
procedure di calcolo previste;
2.
Guadagni “naturali” di energia (ad esempio riscaldamento solare passivo,
raffrescamento passivo, ventilazione naturale, daylighting, ecc …);
3.
Fabbisogno energetico complessivo (somma del punto 1 e del punto 2);
4.
Energia fornita complessivamente dagli impianti all’edificio per i vari usi,
compresa l’energia degli ausiliari elettrici e l’energia da fonti rinnovabili e
co-generazione;
5.
Energia da fonti rinnovabili prodotta da sistemi facenti parte dell’edificio;
6.
Energia da fonti rinnovabili ceduta (ad esempio solare fotovoltaico
connesso in rete);
7.
Energia primaria utilizzata o emissioni CO2 ad essa associate;
8.
Energia primaria, o emissioni CO2 ad essa associate, generata all’interno
del sistema edificio-impianto che viene utilizzata e perciò non viene
sottratta da 7;
9.
Energia primaria o emissioni CO2, che viene esportata e perciò non
sottratta da 7;
4. La normativo nazionale
In Italia, ad una prima regolamentazione di contenimento delle dispersioni
energetiche operata con la legge 373/1976 e relativi decreti attuativi, è seguita la
legge 9 gennaio 1991, n. 10.
Con la legge 10/1991 si sono viste le prime disposizioni in materia di certificazione
energetica degli edifici e volta a favorire e ad incentivare, tra l’altro, l'uso razionale
dell'energia, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi specifici di
energia nei processi produttivi.
La legge al Titolo II recava, infatti, un quadro organico di disposizioni per il
contenimento dei consumi di energia negli edifici concernente, tra l’altro, proprio la
certificazione energetica degli edifici.
Successivamente le disposizioni concernenti la certificazione energetica degli edifici
sono state riviste ed integrate dai decreti legislativi n. 192/2005 (in vigore dall’8
ottobre 2005) e n. 311/2006 con i quali è stata recepita nel nostro ordinamento la
direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia.
178
Tale direttiva ha introdotto nell’Unione europea la certificazione energetica degli
edifici intesa soprattutto come strumento di trasformazione del mercato immobiliare
finalizzato a sensibilizzare gli utenti sugli aspetti energetici all'atto della scelta
dell'immobile.
Come richiesto dalla direttiva Europea a cui si riferisce,
"Il presente decreto
stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni
energetiche degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e
l'integrazione delle fonti rinnovabili e la diversificazione energetica, contribuire a
conseguire gli obiettivi nazionali di limitazione delle emissioni di gas a effetto serra
posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la competitività dei comparti più avanzati
attraverso lo sviluppo tecnologico.".
Si ricorda, a tale proposito, che nel preambolo dello schema del D.Lgs. 192/05, il
Governo
sottolineava
come
tale
direttiva
risultasse
già
in
parte
attuata
nell’ordinamento proprio dalla legge 9 gennaio 1991, n. 10, e dal decreto del
Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, di attuazione della legge
stessa. Alcune disposizioni della legge 10/91 sono state in seguito abrogate e
modificate ai fini del coordinamento con le disposizioni dei richiamati decreti
legislativi.
Andando con ordine è necessario richiamare lo scopo della direttiva CE individuato
dall’art.7 che così dispone:
1) gli stati membri provvedono a che, in fase di costruzione, compravendita o
locazione di un edificio, l’attestato di certificazione energetica sia messo a
disposizione del proprietario e che questi lo metta a disposizione del futuro
acquirente o locatario a seconda dei casi. La validità dell’attestato è di dieci anni
al massimo. (comma 1);
2) L’attestato
di
certificazione
energetica
degli
edifici
comprende
dati
di
riferimento, quali i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento che
consentano ai consumatori di valutare e raffrontare il rendimento energetico
dell’edificio. L’attestato è corredato di raccomandazioni per il miglioramento del
rendimento energetico dell’edificio in termini costi benefici. (comma 2);
3) Gli stati membri adottano le misure necessarie a garantire che negli edifici la cui
metratura supera i 1000 mq occupati da autorità pubbliche e da enti che
forniscono servizi pubblici a un ampio numero di persone e sono pertanto
frequentati spesso da tali persone, sia affisso in luogo chiaramente visibile per il
pubblico un attestato di certificazione energetica risalente a non più di 10 anni
prima. (comma 3);
179
Il decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante Attuazione della direttiva
2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia, disciplinante - fra l’altro la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici,
l'applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici,
ha stabilito (in attuazione dell'art. 7 della direttiva 2002/91/CE) i criteri generali per
la certificazione energetica degli edifici, prevedendone l’obbligo per gli edifici di
nuova costruzione.
In particolare il D.Lgs. 192 stabiliva sin dal 2005 che entro un anno dalla data della
sua entrata in vigore, gli edifici di nuova costruzione devono essere dotati, al
termine della costruzione, di un attestato di certificazione energetica, redatto
secondo i criteri e le metodologie fissati dall'articolo 4 dello stesso D.Lgs, e fondato,
oltre
che
sulla
certificazione
valutazione
comune
dell’appartamento
dell’intero
edificio
o
interessato,
su
un
altro
anche
su
una
appartamento
rappresentativo.
Veniva introdotto un nuovo descrittore della prestazione energetica dell’edificio: il
FAEP, Fabbisogno Annuo di Energia Primaria, espresso in kWh su metri quadrati di
superficie utile all’anno.
Tale parametro doveva essere confrontato con valori stabiliti per legge, differenziati
per zona climatica40 di appartenenza.
I requisiti energetici minimi degli edifici sono riportati nell’allegato C del D.Lgs
192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006.
40
La suddivisione del territorio italiano in zone climatiche è da attribuirsi al DPR n°412 del 26-08-1993
Regolamento recante norme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli
impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4,
comma 4, della legge 9 gennaio 1991, n. 10, un decreto attuativo della legge 10/91, la legge quadro in
materia di uso razionale dell'energia e di risparmio energetico sul territorio nazionale.
Le zone climatiche sono sei, vengono identificate dalle lettere alfabetiche [A, B, C, D, E, F] e ciascuna è
definita in funzione dei valori assunti da una grandezza decisamente peculiare, i gradi-giorno (GG).
I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno non superiore a 600 sono compresi nella zona
climatica A.
I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 600 e non superiore a 900 sono
compresi nella zona climatica B.
I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 900 e non superiore a 1.400 sono
compresi nella zona climatica C.
I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 1.400 e non superiore a 2.100
appartengono alla zona climatica D.
I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno maggiore di 2.100 e non superiore a 3.000
appartengono alla zona climatica E .
I comuni che possiedono un numero di gradi-giorno>di 3.000 sonoin zona climatica di tipo F.
180
Suddivisione Zone climatiche medie per provincie in Italia
181
Il fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale viene determinata
attraverso dei valori limite che sono riportati nelle tabelle seguenti e sono espressi
in funzione della zona climatica, cosi come individuata dal DPR 412/9341 e del
rapporto di forma dell’edificio S/V, dove:
-
S è la superficie (m2) che delimita verso l'esterno (ovvero verso ambienti non
dotati di impianto di riscaldamento) il volume riscaldato V;
-
V è il volume lordo (m3) delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici
che lo delimitano.
Per valori di S/V compresi nell’intervallo 0.2 e 0.9 e, analogamente, per gradi
giorno (GG) intermedi ai limiti delle zone climatiche riportati in tabella, si procede
mediante interpolazione lineare.
Per località caratterizzate da un numero di GG > 3001 i valori limite sono
determinati per estrapolazione lineare, sulla base dei valori fissati per la zona
climatica E, con riferimento al numero di GG proprio della localita in esame (DM 11
aprile 2008).
Valore limite per il fabbisogno annuo di energia primaria per la
climatizzazione invernale per metro quadrato di superficie utile
interna dell’edificio, espresso in kWh/m2 anno, per edifici residenziali
classe E1, esclusi collegi, case di pena e caserme
Zona Climatica
Rapporto
A
B
C
D
E
F
di forma
dell’edificio
S/V
Fino a
600
GG
a
601
GG
≤ 0,2
≥ 0,9
9,5
41
9,5
41
≤ 0,2
≥ 0,8
8,5
36
8,5
36
a
900
GG
a
901
GG
a
1400
GG
a
1401
GG
a
2100
GG
a
2101
GG
Valori limite applicati dal 1° gennaio 2008
14
14
23
23
37
37
55
55
78
78
100
100
Valori limite applicati dal 1° gennaio 2010
12,8
12,8
21,3
21,3
34
34
48
48
68
68
88
88
a
3000
GG
oltre
3000
GG
52
133
52
133
46,8
116
46,8
116
Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006
41
La classificazione generale degli edifici prevista dall’art. 3 del D.P.R. n. 412 del 26.08.93, in base alla
loro destinazione d’uso vengono classificati nelle seguenti categorie:
E.1 (1) Edifici RESIDENZIALI con occupazione continuativa;
E.1 (2) Edifici RESIDENZIALI con occupazione saltuaria;
E.1 (3) Edifici adibiti ad ALBERGO, PENSIONI ed attività simili;
E.2
Edifici per UFFICI e assimilabili;
E.3
OSPEDALI, CASE DI CURA e CLINICHE;
E.4
Edifici adibiti ad attività RICREATIVE, associative o di culto e assimilabili;
E.5
Edifici adibiti ad attività COMMERCIALI;
E.6
Edifici adibiti ad attività SPORTIVE;
E.7
Edifici adibiti ad attività SCOLASTICHE;
E.8
Edifici INDUSTRIALI e ARTIGIANALI e assimilabili riscaldati;
182
Gli indici di prestazione energetica vengono definiti con due unità di misura diverse:
-
come rapporto tra il fabbisogno di energia primaria e la superficie utile
riscaldata (kWm2 anno) per gli edifici residenziali classe E1, esclusi collegi, case
di pena e caserme, con valori che vengono rappresentati nella tabella
che
precede;
-
come rapporto tra il fabbisogno di energia primaria e il volume lordo riscaldato
(kWm3 anno) per tutti gli altri edifici, con valori che vengono rappresentati nella
tabella che segue.
Valore limite per il fabbisogno annuo di energia primaria per la
climatizzazione invernale per metro cubo di volume lordo
dell’edificio, espresso in kWh/m3 anno, per gli altri edifici
Zona Climatica
Rapporto
A
B
C
D
E
F
di forma
dell’edificio
S/V
Fino a
600
GG
a
601
GG
≤ 0,2
≥ 0,9
2,5
9
2,5
9
≤ 0,2
≥ 0,8
2,0
8,2
2,0
8,2
a
900
GG
a
901
GG
a
1400
GG
a
1401
GG
a
2100
GG
a
2101
GG
Valori limite applicati dal 1° gennaio 2008
4,5
4,5
6,5
6,5
10,5
10,5
14
14
20
20
26
26
Valori limite applicati dal 1° gennaio 2010
3,6
3,6
6
6
9,6
9,6
12,8
12,8
17,3
17,3
22,5
22,5
a
3000
GG
oltre
3000
GG
14,5
36
14,5
36
12,7
31
12,7
31
Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006
Nella tabella della prossima pagina sono riportati i valori limite della trasmittanza
espressi in funzione della zona climatica, della natura della struttura e dell’anno di
entrata in vigore.
Tali limiti sono stati inseriti dal legislatore nazionale come allegato C del D.Lgs
192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006, riescono a garantire un controllo
efficace delle prestazioni energetiche attraverso una semplice verifica sulla
stratigrafia delle strutture assicurando un contenimento del fabbisogno energetico
globale a prescindere dalle scelte impiantistiche effettuate.
183
Valori limite della trasmittanza termica U in W/m2 K
Zona climatica
A
B
C
D
E
F
Zona climatica
A
B
C
D
E
F
Zona climatica
A
B
C
D
E
F
Zona climatica
A
B
C
D
E
F
Zona climatica
A
B
C
D
E
F
Strutture opache verticali espressa in W/m2 K
dal 1° gennaio 2008
0,72
0,54
0,46
0,40
0,36
0,35
dal 1° gennaio 2010
0,62
0,48
0,40
0,36
0,34
0,33
dal 1° gennaio 2008
0,42
0,42
0,42
0,35
0,32
0,31
dal 1° gennaio 2010
0,38
0,38
0,38
0,32
0,30
0,29
dal 1° gennaio 2008
0,74
0,55
0,49
0,41
0,38
0,36
dal 1° gennaio 2010
0,65
0,49
0,42
0,36
0,33
0,32
dal 1° gennaio 2008
5,0
3,6
3,0
2,8
2,4
2,2
dal 1° gennaio 2010
4,6
3,0
2,6
2,4
2,2
2,0
dal 1° gennaio 2008
4,5
3,4
2,3
2,1
1,9
1,7
dal 1° gennaio 2010
3,7
2,7
2,1
1,9
1,7
1,3
Strutture opache di copertura in W/m2 K
Strutture opache di pavimento in W/m2 K
Chiusure trasparenti compresi infissi in W/m2 K
Vetri in W/m2 K
Fonte: Allegato C del D.Lgs 192/2005 come modificato dal D.Lgs 311/2006
E’ così facile per progettisti e costruttori preparare un abaco di partizioni in grado di
rispettare i limiti di legge.
In base al richiamato allegato C del D.Lgs 192/2005 il rendimento globale medio
stagionale dell’impianto deve rispondere alla seguente verifica:
ŋg = (75 + 3 log Pn ) %
dove il log Pn è il logaritmo in base 10 della potenza utile nominale del generatore o
dei generatori di calore al servizio del singolo impianto termico, espressa in kW.
Per valori di Pn superiori a 1000 kW la formula precedente non si applica, e la soglia
minima per il rendimento globale medio stagionale è pari a 84%.
184
Tornando all’attestato di certificazione energetica, la cui validità non può superare i
10 anni, si precisa che va aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione
modificante le prestazioni energetiche dell'edificio, deve essere allegato agli atti di
compravendita ovvero deve essere messo a disposizione del conduttore in caso di
locazione (disposizioni queste ultime poi abrogate dalla legge n. 133 del 6 agosto
2008).
L’attestato comprende i dati relativi all'efficienza energetica propri dell'edificio, i
valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento, che consentano ai cittadini di
valutare e confrontare la prestazione energetica dell'edificio. E’ inoltre corredato da
suggerimenti
in
merito
agli
interventi
più
significativi
ed
economicamente
convenienti per il miglioramento della prestazione energetica.
Il D.Lgs. 192 all’art. 6 ha demandato al Ministro dello sviluppo economico, di
concerto con i Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio, delle infrastrutture
e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza Unificata, la predisposizione, sentito il
CNR, l'ENEA e il CNCU, delle Linee guida nazionali per la certificazione energetica
degli edifici (entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del decreto) avvalendosi
delle metodologie di calcolo definite con i decreti del Presidente della Repubblica di
cui all'articolo 4, comma 1. Si ricorda che, ai sensi del menzionato articolo 4,
comma 1, con tali decreti attuativi sono definiti:
a) i criteri generali, le metodologie di calcolo e i requisiti minimi finalizzati al
contenimento dei consumi di energia e al raggiungimento degli obiettivi di cui
all'articolo 1, tenendo conto di quanto riportato nell'allegato «B» e della
destinazione
d'uso
degli
edifici.
Questi decreti disciplinano la progettazione,
l'installazione, l'esercizio, la manutenzione e l'ispezione degli impianti termici per la
climatizzazione invernale ed estiva degli edifici, per la preparazione dell'acqua calda
per usi igienici sanitari e, limitatamente al settore terziario, per l'illuminazione
artificiale degli edifici;
b) i criteri generali di prestazione energetica per l'edilizia sovvenzionata e
convenzionata, nonché per l'edilizia pubblica e privata, anche riguardo alla
ristrutturazione degli edifici esistenti e sono indicate le metodologie di calcolo e i
requisiti minimi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di cui all'articolo 1,
tenendo conto di quanto riportato nell'allegato «B» e della destinazione d'uso degli
edifici;
c) i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la
qualificazione e l'indipendenza degli esperti o degli organismi cui affidare la
certificazione energetica degli edifici e l'ispezione degli impianti di climatizzazione. I
185
requisiti minimi sono rivisti ogni cinque anni e aggiornati in funzione dei progressi
della tecnica.
Con il decreto legislativo n. 311 del 2006, recante disposizioni integrative e
correttive del D.Lgs. 19 agosto 2005, n. 192, l’obbligo della certificazione
energetica è stato esteso gradualmente a tutti gli edifici preesistenti all’entrata in
vigore del D.Lgs. 192 (8 ottobre 2005), purché oggetto di compravendita o
locazione, al fine di rendere il provvedimento maggiormente aderente alle
disposizioni dell’articolo 7 della direttiva 2002/91/CE.
Per l'estensione della certificazione è stato previsto un percorso graduale:
a) a decorrere dal 1° luglio 2007 agli edifici di superficie utile superiore a 1000
metri quadrati, nel caso di trasferimento dell'intero immobile;
b) a decorrere dal 1° luglio 2008 agli edifici di superficie utile fino a 1000 metri
quadrati, nel caso di trasferimento dell'intero immobile con l'esclusione delle singole
unità immobiliari;
c) a decorrere dal 1° luglio 2009 alle singole unità immobiliari.
A partire dal 1° gennaio 2007 , l’attestato di certificazione energetica diventa
prerequisito essenziale per accedere ad incentivi ed agevolazioni di qualsiasi natura
destinati al miglioramento delle prestazioni energetiche – sia sgravi fiscali, sia
contributi a carico di fondi pubblici o degli utenti - e viene reso obbligatorio per tutti
gli edifici pubblici (o comunque in cui figura come committente un soggetto
pubblico) in concomitanza con la stipula o il rinnovo dei contratti di gestione degli
impianti termici o di climatizzazione, entro i primi sei mesi di vigenza contrattuale.
Infine, in caso di locazione di interi immobili o di singole unità immobiliari già dotati
di attestato di certificazione energetica, detto attestato è messo a disposizione del
conduttore o ad esso consegnato in copia dichiarata dal proprietario conforme
all'originale in suo possesso.
Al fine di semplificare il rilascio della certificazione energetica per gli edifici esistenti
e renderla meno onerosa per i cittadini viene prevista la possibilità di predisporre un
attestato di qualificazione energetica, a cura dell’interessato, come si precisa
nell’Allegato A del decreto (art. 2, co. 3, D.Lgs. 311/06).
Al riguardo, si segnala che l’allegato A definisce l’attestato di qualificazione
energetica come il documento predisposto ed asseverato da un professionista
abilitato, non necessariamente estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla
realizzazione dell’edificio, nel quale sono riportati i fabbisogni di energia primaria, la
classe di appartenenza in relazione al sistema di certificazione energetica in vigore,
ed i corrispondenti valori massimi ammissibili fissati dalla legge. Al di fuori di
quanto previsto dall’articolo 8, comma 2, del D.Lgs. 192/05 (come modificato
186
dall’articolo 3 del D.Lgs. 311/06)l’attestato di qualificazione energetica è facoltativo
ed è predisposto a cura dell’interessato al fine di semplificare il successivo rilascio
della certificazione energetica. A tal fine, l’attestato comprende anche l’indicazione
di possibili interventi migliorativi delle prestazioni energetiche che potrebbero
permettere passaggi di classe energetica. L’estensore del documento provvede ad
evidenziare
sul
frontespizio
che
il
medesimo
non
costituisce
attestato
di
certificazione energetica dell’edificio.
L’attestato
di
qualificazione
energetica
viene,
inoltre,
integrato
nella
documentazione asseverata dal direttore dei lavori e presentata al comune
contestualmente alla dichiarazione di fine lavori. Si tratta di una semplificazione
della certificazione in quanto - si osservava nella relazione illustrativa dello schema
di decreto sottoposto al parere parlamentare - l’assunzione di responsabilità da
parte di chi progetta e realizza un edificio consente una riduzione degli oneri di
accertamento e di ispezione posti a carico degli enti deputati al rilascio della
certificazione. Il comune dichiara irricevibile la dichiarazione di fine lavori se la
stessa non è accompagnata da tale documentazione asseverata, di cui una copia
viene conservata dal comune stesso, anche al fine di operare controlli, accertamenti
e ispezioni (art. 3 del D.Lgs. 311).
Inoltre, il D.Lgs. 311, introducendo una semplificazione temporanea per accelerare
l'attuazione della normativa, all’articolo 5 consentiva il ricorso, in via provvisoria,
alla procedura di qualificazione energetica in luogo dell’attestato di certificazione.
La
disposizione stabilisce infatti che, fino all’adozione delle Linee guida nazionali
per la certificazione energetica degli edifici prevista dall’articolo 6, comma 9, del
D.Lgs. 192, l’attestato di certificazione energetica fosse sostituito - a tutti gli effetti
- dall’attestato di qualificazione energetica, rilasciato ai sensi dell’articolo 8, comma
2, dello stesso decreto legislativo.
Infine con il D.Lgs 311 sono state modificate anche le norme relative alle funzioni
delle regioni e degli enti locali contenute nel D.Lgs 192 cit. che all’articolo 9 precisa,
in particolare, il ruolo delle Regioni, delle Province autonome e delle autorità
competenti in merito agli accertamenti e alle ispezioni sugli edifici e sugli impianti,
confermando le competenze in materia già attribuite in sede di decentramento
amministrativo dall’articolo 30 del decreto legislativo n. 112/1998 e stabilendo
altresì che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano riferiscano
annualmente alla Conferenza Unificata e ai Ministeri competenti sullo stato di
attuazione del decreto legislativo nei rispettivi territori.
Ai sensi del comma 3-bis dell'articolo 9, aggiunto dal D.Lgs. 311, entro il 31
dicembre 2008 le regioni e le province autonome, in accordo con gli enti locali, sono
187
tenute a predisporre un programma di riqualificazione energetica del patrimonio
immobiliare, sviluppando tra l'altro la realizzazione di campagne di informazione e
sensibilizzazione dei cittadini e la promozione, con istituti di credito, di strumenti di
finanziamento
agevolato
destinati
alla
realizzazione
degli
interventi
di
miglioramento individuati con le diagnosi energetiche nell'attestato di certificazione
energetica, o in occasione delle attività ispettive.
Ai sensi del comma 5-bis dell'articolo 9, le Regioni devono considerare, fra gli
strumenti di pianificazione ed urbanistici di competenza, le soluzioni necessarie
all’uso razionale dell’energia e all’uso di fonti rinnovabili, con indicazioni anche in
ordine all’orientamento e alla conformazione degli edifici da realizzare, per
massimizzare lo sfruttamento della radiazione solare.
Merita segnalare che la legge finanziaria 2008 (legge 244/2007) al comma 288
dell'articolo 1 ha disposto che a decorrere dall’anno 2009, in attesa dell’emanazione
dei provvedimenti attuativi di cui all’articolo 4, comma 1, del D.Lgs. 192/2005, il
rilascio del permesso di costruire fosse subordinato alla certificazione energetica
dell’edificio, così come previsto dall’articolo 6 del citato decreto legislativo, nonché
delle caratteristiche strutturali dell’immobile finalizzate al risparmio idrico e al
reimpiego delle acque.
Si segnala, inoltre, il D.Lgs. 30 maggio 2008, n. 115 recante Attuazione della
direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi
energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE, che all’art. 18, comma 6,
prevede, nelle more dell'emanazione dei decreti attuativi di cui all’art. 4, comma 1,
del D.Lgs. 192/2005 e fino alla data di entrata in vigore degli stessi decreti,
l’applicazione delle disposizioni contenute nell'allegato III dello stesso decreto
legislativo, relative alle “Metodologie di calcolo della prestazione energetica degli
edifici e degli impianti” e al riconoscimento dei “Soggetti abilitati alla certificazione
energetica degli edifici”.
Il D.Lgs n. 115/2008, inoltre, recependo la direttiva 2006/32/CE, ha introdotto una
novità in materia di bonus volumetrici. In particolare per incentivare la prestazione
energetica degli edifici, è prevista tutta una serie di deroghe ai regolamenti edilizi
comunali in materia computo di volumetrie e superfici, così come distanze minime
dagli edifici.
In seguito in materia di certificazione energetica è intervenuto il decreto-legge 25
giugno 2008, n. 112, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la
semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la
perequazione tributaria, che all’articolo 35 - volto a semplificare la disciplina per
l’installazione degli impianti all’interno degli edifici, rimettendola ad uno o più
188
decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro per la
semplificazione – con il comma 2-bisha disposto l’abrogazione di alcune disposizioni
del D.Lgs. 192/2005 relative all’obbligo di allegare l’attestato di certificazione
energetica.
Le disposizioni abrogate stabilivano, in particolare che, nel caso di trasferimento a
titolo oneroso di interi immobili o di singole unità, l’attestato di certificazione
energetica dovesse essere allegato all'atto di trasferimento (art. 6, comma 3) e che
in caso di locazione lo stesso attestato dovesse essere messo a disposizione del
conduttore o ad esso consegnato in copia conforme all'originale (art. 6, comma 4).
Conseguentemente, sono abrogati anche i commi 8 e 9 dell’art. 15, che
prevedevano, la nullità del contratto che poteva essere fatta valere solo
dall'acquirente in caso di violazione dell'obbligo di cui all'art. 6, co. 3 (comma 8) o
solo dal conduttore in caso di violazione dell'obbligo previsto dall'art. 6, co. 4
(comma 9).
Il legislatore con il Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59,
pubblicato nella G.U. n. 132 il 10 giugno 2009, entrato in vigore il 25 giugno 2009,
dà attuazione ad alcuni dei punti previsti dall’articolo 4 del D.Lgs. 192/2005. Ed in
particolare
introduce
un
nuovo
quadro
di
disposizioni
obbligatorie
,
che
sostituiscono le indicazioni “transitorie” dell’Allegato I del D.Lgs 311/2006.
Più recentemente, è intervenuto il Decreto 26 giugno 2009, pubblicato in G.U.
n.158 del 10 luglio 2009, recante Linee guida nazionali per la certificazione
energetica degli edifici, che sancisce la piena attuazione della Direttiva 2002/91/CE
e del D.Lgs 192/2005 con riferimento alla certificazione energetica degli edifici, in
vigore dal 25 luglio 2009. Il nuovo decreto si compone di otto articoli e di due
allegati:
-
Allegato A – Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici,
suddivise a loro volta in sette allegato:
-
-
-
-
-
Allegato 1 - Indicazioni per il calcolo della prestazione energetica di edifici
non dotati di impianto di climatizzazione invernale e/o di produzione di
acqua calda sanitaria;
Allegato 2 - Schema di procedura semplificata per la determinazione
dell'indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale
dell'edificio;
Allegato 3 - Tabella riepilogativa sull’utilizzo delle metodologie di calcolo
delle prestazioni energetiche in relazione agli edifici interessati e ai servizi
energetici da valutare ai fini della certificazione energetica;
Allegato 4 - Sistema
di
classificazione
nazionale
concernente
la
climatizzazione invernale degli edifici e la produzione di acqua calda
sanitaria;
Allegato 5 – “Schema Attestato di qualificazione energetica”;
189
-
Allegato 6 - “Schema Attestato di certificazione energetica” per edifici
residenziali;
Allegato 7 - “Schema Attestato di certificazione energetica” per edifici non
residenziali;
Allegato B – Norme tecniche di riferimento.
Alla luce di tutto ciò, per le Regioni o Provincie autonome che hanno una loro
legislazione funzionale alla piena attuazione della direttiva europea 2002/91/CE, la
procedura di certificazione energetica in vigore è quella locale; fermo restando il
fatto che per le eventuali differenze con la regolamentazione nazionale, si
dovranno dotare di un graduale ravvicinarsi a quelle presenti nel DM 26 giugno
2009.
5. Le normative Regionali
Dall’analisi della legislazione introdotta nelle diverse Regioni emergono le notevoli
differenze oggi esistenti riguardo al tema dell’innovazione energetica in edilizia.
Alcune Regioni hanno emanato negli ultimi anni Leggi che introducono significativi
cambiamenti nel modo di costruire, introducendo precise indicazioni per l’uso delle
energie rinnovabili, per il risparmio idrico e per l’isolamento termico degli edifici.
In altre si è invece percorsa la strada delle Linee Guida sulla Bioedilizia come
riferimento solo indicativo per le nuove costruzioni, in altre si sono approvate
normative che promuovono l’edilizia sostenibile.
La figura che segue riassume i provvedimenti regionali in materia di sostenibilità in
edilizia, mostra chiaramente le diversità presenti in Italia ed al tempo stesso fa
emergere con forza quanto questo tema sia ormai considerato in tutte le aree del
nostro Paese, Sicilia esclusa.
Le quattro fasce in cui sono state suddivise le Regioni indicano che in molte aree
del Nord, a cui si aggiunge la Puglia, sono state emanate Leggi che definiscono i
criteri per la certificazione energetica, obbligano l’installazione delle fonti rinnovabili
per i nuovi edifici e definiscono i criteri per migliorare le prestazioni energetiche
degli edifici. Per quanto riguarda il Lazio e l’Umbria invece gli obblighi di Legge si
riferiscono all’uso dell’energia fotovoltaica ed ai pannelli solari termici.
Ci sono poi quattro Regioni, il Veneto, la Toscana, la Campania e le Marche, che
hanno emanato Linee Guida per l’edilizia sostenibile ma non prevedono obblighi. In
queste Regioni si promuove la sostenibilità in edilizia e si invitano i Comuni a
prevedere incentivi; si promuove la certificazione energetico-ambientale degli edifici
190
(facoltativa), come la corretta selezione dei materiali da costruzione e il risparmio
delle risorse naturali. Le suddette indicazioni devono essere recepite ed adottate dai
Regolamenti Edilizi Comunali per entrare in vigore.
Il quadro regionale in Italia al 2009 sulla Certificazione Energetica
Fonte: Rapporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa - Legambiente
Nella successiva Tabella vengono descritti alcuni degli interventi principali previsti
sui temi delle prestazioni energetiche, del ricorso alle energie rinnovabili e della
certificazione energetica.
191
Normative Regionali
Fonte: Rapporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente
Le Regioni che prevedono obblighi specifici per il rendimento energetico degli edifici
sono l’Emilia Romagna, la Liguria, la Lombardia e la Provincia di Trento. In queste
aree del Paese sono in vigore delle norme che impongono un limite massimo alla
trasmittanza termica delle pareti esterne e una percentuale minima di schermatura
delle superfici vetrate (il 50% in Emilia Romagna ed il 70% in Liguria e Lombardia)
per ridurre gli effetti del soleggiamento estivo. Sempre in Emilia Romagna i requisiti
minimi obbligatori richiesti includono anche le prestazioni per la climatizzazione
invernale ed il rendimento medio stagionale dell’impianto termico. Un altro aspetto
fondamentale è affrontato in Emilia Romagna ed in Lombardia dove, per i nuovi
edifici e per le grandi ristrutturazioni, vengono imposti i limiti di trasmittanza
192
massima delle pareti esterne più bassi in Italia (pari a 0,36 W/m2 K), Bolzano
esclusa.
Invece nelle Regioni Piemonte, Valle d’Aosta e Puglia le Leggi stabiliscono degli
standard minimi che però devono essere ancora introdotti. Per gli stessi aspetti, in
Campania ed in Toscana sono presenti Linee Guida sull’edilizia sostenibile, che
promuovono ed incentivano il risparmio energetico ma non impongono dei limiti.
Un caso a parte – sicuramente il più completo e interessante - è quello della
Provincia Autonoma di Bolzano che è stato trattato in modo più esaustivo nella
terza parte della ricerca. Il regolamento di Bolzano già dal 2004 con il protocollo
CasaClima ha resa obbligatoria la certificazione energetica, ha definito i valori
massimi di fabbisogno di calore annuale per riscaldamento negli edifici di nuova
costruzione e ha definito le classi di prestazione.
Per quanto riguarda le energie rinnovabili l’obbligo di produzione del 50% di Acqua
Calda Sanitaria da solare termico, o da altre fonti rinnovabili come la biomassa, è
presente per le nuove costruzioni, e nei casi in cui viene rinnovato l’impianto
termico, in Lombardia, Emilia Romagna, Provincia di Trento e Liguria; lo stesso
obbligo, applicato anche nei casi di ristrutturazione per almeno il 20% del volume, è
in vigore in Umbria e Lazio. La Regione Piemonte è l’unica ad aver portato l’obbligo
per le nuovi costruzione, e nei casi di nuova installazione degli impianti termici, al
livello minimo del 60% mentre in Toscana non sono mai stati emanati i decreti
attuativi per l’obbligo del solare termico. In Campania invece l’obbligo deve essere
recepito dai singoli Comuni.
L’obbligo di installazione di 1 kW di energia elettrica da solare fotovoltaico è
richiesto per le nuove costruzioni e nel caso di sostituzione dell’impianto termico in
Emilia Romagna, Puglia, Umbria, mentre nel Lazio l’obbligo è valido anche nei casi
di ristrutturazione. In Provincia di Trento è obbligatoria la produzione almeno del
20% del fabbisogno elettrico da rinnovabili. In Emilia Romagna e Lombardia si fa
esplicito obbligo di allacciamento alla rete di teleriscaldamento (anche non da fonte
rinnovabile) se presente entro un raggio di 1000 metri dall’edificio interessato.
Un aspetto molto importante riguarda i controlli e le possibili sanzioni applicate in
caso di illecito o di mancato rispetto delle suddette norme. In Lombardia, Liguria e
Piemonte le ammende
riguardano il caso in cui i costruttori degli immobili non consegnino la certificazione
energetica al proprietario e quando il certificatore rilascia un attestato non veritiero
o dichiara un falso impedimento all’installazione dei pannelli solari. E’ interessante
notare come con la L.R. 13 del 2007 del Piemonte vengano sanzionati anche i
proprietari degli immobili in cui non sono stati installati impianti solari termici
193
integrati nella struttura edilizia con una multa tra i 5000 ed i 15000 Euro. Lo stesso
discorso vale per gli impianti di solare fotovoltaico per i quali la multa varia tra i
2000 ed i 10000 Euro.
Sul tema acqua merita una nota anche il caso della Legge n. 17 del 18/11/08 della
Regione Umbria che impone il recupero delle acque piovane per la manutenzione
delle arre verdi (pubbliche e private), per l’alimentazione integrativa delle reti
antincendio e per gli autolavaggi (intesi sia come attività economica che per l’uso
privato) per tutti gli edifici di nuova costruzione la cui copertura sia superiore ai 100
metri quadrati.
6. Linee guida nazionali per la Certificazione Energetica
Sulla Gazzetta ufficiale n. 158 del 10 luglio 2009 è sono stato pubblicato il Decreto
Interministeriale (Sviluppo Economico – Ambiente – Infrastrutture e Trasporti) del
26 giugno 2009 recante le Linee guida nazionali per la certificazione energetica
degli edifici, cui sono tenute le regioni che non hanno ancora approvato una legge
ad hoc in materia di risparmio energetico.
Il decreto, emanato in attuazione della Direttiva europea del 2002, definisce le linee
guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici e gli strumenti di
raccordo, concertazione, cooperazione tra lo Stato e le Regioni, alcune delle quali
hanno già definito proprie procedure di certificazione, che si devono integrare alla
normativa nazionale, nel rispetto delle peculiarità di ciascuna Regione.
Il provvedimento segue il decreto del Presidente della Repubblica del 2 aprile 2009
n.59, che fissa i requisiti energetici minimi per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni
di quelli esistenti. Con queste nuove procedure, i cittadini che vendono la propria
abitazione, potranno rispondere in modo più appropriato e con oneri assai contenuti
all’obbligo di informare l’acquirente della qualità energetica dell’abitazione ceduta.
Prossimamente sarà emanato un regolamento che definirà infine, le figure dei
certificatori energetici (ingegneri, architetti, professionisti) abilitati al rilascio delle
certificazioni per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti o degli
organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l’ispezione degli
impianti di climatizzazione.
Ai sensi del decreto legislativo la certificazione energetica si applica a tutti gli edifici
delle categorie di cui all’articolo 3, del decreto Presidente della Repubblica 26
agosto 1993, n.412, indipendentemente dalla presenza o meno di uno o più
impianti tecnici esplicitamente od evidentemente dedicati ad uno dei servizi
energetici di cui è previsto il calcolo delle prestazioni.
194
Si sottolinea che tra le categorie predette non rientrano, box, cantine, autorimesse,
parcheggi multipiano, depositi, strutture stagionali a protezione degli impianti
sportivi, ecc. se non limitatamente alle porzioni eventualmente adibite ad uffici e
assimilabili, purché scorporabili agli effetti dell’isolamento termico.
Specifiche indicazioni per i calcolo della prestazione energetica di edifici non dotati
di impianto di climatizzazione invernale e/o di produzione di acqua calda sanitaria
sono riportate nell’allegato 1 alle linee guida.
Nel caso di edifici esistenti nei quali coesistono porzioni di immobile adibite ad usi
diversi (residenziale ed altri usi) qualora non fosse tecnicamente possibile trattare
separatamente le diverse zone termiche, l’edificio è valutato e classificato in base
alla destinazione d’uso prevalente in termini di volume riscaldato.
Inoltre le Regioni e Province autonome che hanno legiferato o legifereranno in
materia, dovranno tenere conto degli elementi essenziali riportati nell’art. 4 del
decreto in oggetto.
Tali elementi riguardano essenzialmente:
a. l’attestato di certificazione dovrà contenere l’efficienza energetica dell’edificio, i
valori a norma di legge, di riferimento e le classi prestazionali nonché
suggerimenti per interventi migliorativi economicamente convenienti;
b. si dovrà tenere conto delle norme tecniche vigenti;
c. presentare metodologie di calcolo anche semplificate finalizzate a minimizzare
gli oneri a carico dell’utente, pero che tengano conto delle norme di riferimento;
d. i requisiti professionali e i criteri di qualificazione e indipendenza dei soggetti
certificatori;
e. la validità temporale;
f.
l’aggiornamento obbligatorio dell’attestato di certificazione energetica.
L’articolo 6 definisce la validità dell’attestato di certificazione in 10 anni purché
siano rispettate tutte le prescrizioni normative vigenti e le operazioni di controllo di
efficienza energetica, compresi i controlli sull’impianto di climatizzazione.
In caso di mancato rispetto di tali disposizioni l’attestato perde efficacia il 31
dicembre dell’anno successivo a quello in cui e prevista la prima scadenza non
rispettata.
I libretti di impianto o di centrale devono essere allegati all’attestato di
certificazione energetica.
195
L’attestato deve essere aggiornato:
1) nel caso di interventi di riqualificazione che riguardino almeno il 25% della
superficie esterna dell’immobile;
2) nel caso di installazione di impianti con rendimenti più alti di almeno 5 punti
percentuali rispetto ai precedenti;
3) nel
caso
di
interventi
di
ristrutturazione
impiantistica,
sostituzione
di
componenti o apparecchi che riducano la prestazione energetica dell’edificio;
4) facoltativo in tutti gli altri casi.
Nelle linee guida sulla certificazione compaiono alcune novità, rispetto a quanto già
visto nei capitoli dedicati a CasaClima e EcoDomus. La più evidente riguarda
l’adozione
istogrammi,
del
“cruscotto”
mentre
la
energetico
targa
in
energetica
aggiunta
dovrà
al
consueto
indicare
sia
le
grafico
con
prestazioni
dell’involucro che il rendimento medio dell’impianto.
Il Cruscotto Energetico
Il
sistema
di
valutazione
delle
prestazioni
energetiche
dell’edificio
viene
rappresentato dalla scala a istogrammi per la classificazione energetica globale
dell’edificio, introdotta
dalle linee guida composta di otto
classi prestazionali
identificate dalle lettere dalla A alla G, con l’introduzione anche di una classe A+, in
modo simile a quanto previsto dai sistemi di classificazione CasaClima ed
EcoDomus.
196
Al momento l’attribuzione della classe avviene tenendo conto del fabbisogno
energetico primario globale per il riscaldamento per la produzione di acqua calda
sanitaria.
Aspetto di non secondaria importanza è che, a partire dal primo gennaio 2010 viene
reso obbligatorio nella realizzazione di tutti i nuovi edifici, la loro classificazione
almeno in classe C.
Ai proprietari degli immobili esistenti è data la possibilità di non fare certificare gli
immobili a condizione, attraverso una autocertificazione siano disposti a dichiararli
appartenenti alla classe G e con costi di gestione energetica molto alti.
Di seguito viene raffigurata la parte di certificato con gli istogrammi che
rappresentano
la
classe
energetica
complessiva
dell’edificio,
per
gli
edifici
residenziali, come previsto dall’allegato 6 dell’allegato A, paragrafo 8.
Con le linee guida viene inoltre ufficializzata l’adozione del software Docet elaborato
in collaborazione tra CNR e ENEA per la diagnosi energetica degli edifici, per poter
verificare la funzionalità dello strumento è necessario attendere che sia reso
disponibile via web gratuitamente.
197
7. Prestazione Energetica degli edifici
La prestazione energetica complessiva dell’edificio è espressa attraverso l’indice di
prestazione energetica globale EPgl.
EPgl = EPi + EPacs + EPe + EPill
dove:
EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale;
EPacs: indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria;
Epe: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva;
EPill: è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale.
Nel caso di edifici residenziali tutti gli indici sono espressi in kWh/m2anno.
Nel caso di altri edifici (residenze collettive, terziario, industria) tutti gli indici sono
espressi in kWh/m3anno.
Le modalità di calcolo dell’energia primaria e i contributi delle fonti rinnovabili sono
valutati, nell’ambito delle metodologie di riferimento nazionali di cui al paragrafo 5
delle linee guida (norme UNI di riferimento), con le modalità disposte ai decreti
ministeriali 24 luglio 2004 e successive modifiche ed integrazioni, in materia di
efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili”.
L’indice di prestazione energetica globale EPgl tiene conto:
-
del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale ed estiva, per
la produzione di acqua calda sanitaria e per l’illuminazione artificiale;
-
dell’energia erogata e dell’energia ausiliaria dei sistemi impiantistici, incluso i
sistemi per l’autoproduzione o l’utilizzo di energia.
Si
ricorda
che
la
determinazione
dell’indice
di
prestazione
energetica
per
l’illuminazione degli ambienti è obbligatoria, quando saranno emanati i decreti
attuativi, per gli edifici residenziali, gli uffici, collegi, conventi, case di pena,
caserme, ospedali, case di cura, cliniche, edifici adibiti ad attività commerciali,
ricreative, sportive ed edifici scolastici.
Nella fase di avvio, ai fini della certificazione degli edifici, nelle linee guida vengono
considerati
solamente
gli
indici
di
prestazione
di
energia
primaria
per
la
climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici e
sanitari.
Per
la
climatizzazione
estiva
è
prevista
una
valutazione
qualitativa
delle
caratteristiche dell’involucro edilizio volte a contenere il fabbisogno energetico per
l’erogazione del predetto servizio in base al paragrafo 6 delle linee guida.
198
Dovranno essere emanati ulteriori decreti attuativi per poter estendere la
certificazione a tutti i servizi energetici afferenti l’edificio, ed eventualmente ad
integrare, ai metodi di valutazione delle prestazioni energetiche già indicati, i
metodi a consuntivo o le valutazioni di esercizio.
7.1 Analisi per gli edifici esistenti da “rilievo”
La metodologia per la determinazione della prestazione energetica degli edifici per
gli edifici esistenti è sostanzialmente basata su un metodo di calcolo da rilievo
diretto sull’edificio oggetto d’indagine.
Per gli edifici esistenti è quindi previsto di partire da dati di ingresso ricavati da
indagini sull’edificio e dalle linee guida sono previsti tre livelli di approfondimento:
1) Per tutte le tipologie di edificio: i dati si possono ricavare per via strumentale o
facendo riferimento alle tabelle e agli abachi presenti nelle UNI/TS 11300 per
l’acquisizione delle caratteristiche termiche delle strutture o dell’immobile. Per il
calcolo del fabbisogno si fa riferimento alle UNI/TS 11300;
2) Per edifici esistenti con superficie utile fino a 3000 m2: i dati di ingresso si
possono ricavare per analogie con altri edifici o tramite banche dati o abachi.
Per il calcolo dell’indice di prestazione energetica si fa riferimento al software
DOCET, predisposto in base alla UNI/TS 11300 dal CNR e dall’ENEA.
199
3) Per gli edifici esistenti con superficie utile fino a 1000 m2 : sulla base dei
principali dati dell’edificio e climatici si calcola l’indice di prestazione energetica
EPi con un metodo semplificato riportato all’allegato 2 delle linee guida nazionali
e il metodo semplificato delle UNI/TS 11300 per l’indice di prestazione EPacs.
Si riporta di seguito la tabella riepilogativa sull’utilizzo dei metodi di calcolo delle
prestazioni energetiche come da allegato 3 delle linee guida.
7.2 Analisi per gli edifici in “progetto”
Per la determinazione della prestazione energetica di edifici in “progetto” ove sono
previsti interventi di nuova costruzione, di ristrutturazione o di demolizioni con
ricostruzioni, sarà necessario applicare un approccio metodologico più approfondito.
Dovrà essere previsto di partire dai dati di ingresso del progetto energetico
dell’edificio come costruito e di eseguire il calcolo in conformità con le norme
ufficiali di riferimento che sono le UNI/TS 11300, attualmente disponibili:
a. la parte 1 per il calcolo del fabbisogno dell’energia termica dell’edificio per la
climatizzazione estiva ed invernale;
b. la parte 2 per la determinazione dell’energia primaria e dei rendimenti per la
climatizzazione invernale e la produzione dell’acqua calda sanitaria.
Gli strumenti di calcolo applicativi dei metodi di riferimento nazionali devono
garantire che i valori degli indici di prestazione energetica abbiano uno scostamento
massimo di non più del 5 per cento rispetto ai corrispondenti parametri di
riferimento nazionali.
7.3 La valutazione del fabbisogno estivo
Metodo basato sulla determinazione dell’indice di prestazione termica dell’edificio
per il raffrescamento (Epe,invol).
Nella valutazione dell’indice di prestazione energetica estiva attualmente non si
tiene conto dell’impianto e quindi non si parla di energia primaria ma solo di energia
richiesta dall’involucro per mantenere le condizioni di comfort estivo considerato per
temperature inferiori a 26°C.
L’indicazione della qualità termica estiva dell’involucro edilizio deve essere riportata
negli attestati di qualificazione e certificazione energetica. Tale valutazione e
facoltativa nella certificazione di singole unita immobiliari ad uso residenziale di
Superficie utile inferiore a 200 m2 che utilizzano il metodo semplificato per la
200
valutazione dell’indice di prestazione energetica invernale. A tali unita verrà
attribuita una qualità prestazionale estiva pari al livello V.
Metodo del l’EPe, inv Due sono i metodi di valutazione della qualita termica estiva
dell’edificio, il primo si basa sulla determinazione dell’EPe, inv con il metodo
riportato nelle UNI/TS 11300 parte 1 espresso in kWh/m2anno e pari al rapporto tra
l’energia termica richiesta a mantenere le condizioni di confort e la superficie netta
del volume climatizzato.
In funzione della valutazione dell’EPe, inv si definisce la classe energetica estiva
dell’edificio in base alla seguente classificazione:
Metodo basato su parametri qualitativi.
Nel caso di edifici esistenti con superficie utile inferiore a 1000 m2 in alternativa la
metodo dell’Epe, inv e possibile fare una valutazione della qualità termica estiva
nell’involucro in base alle caratteristiche dinamiche dello stesso: sfasamento e
attenuazione dell’onda termica.
Nel caso che i valori non rientrino coerentemente nella stessa categoria prevale il
valore dello sfasamento.
Sulla base dei valori assunti per questi parametri si definisce la seguente
classificazione valida per tutte le destinazioni d’uso:
201
8. Metodologia di classificazione degli edifici:
L’attestato di certificazione energetica degli edifici, con l’attribuzione di specifiche
classi prestazionali, è strumento di orientamento del mercato verso gli edifici a
migliore rendimento energetico, permette ai cittadini di valutare la prestazione
energetica dell’edificio di interesse e di confrontarla con i valori tecnicamente
raggiungibili, in un bilancio costi/benefici.
Le esperienze in atto a livello internazionale ed europeo, i provvedimenti adottati in
argomento da parte di alcune Regioni e Province Autonome dimostrano che
esistono diversi sistemi di classificazione energetica degli edifici, che possono
coprire anche aspetti di sostenibilità ambientali.
Nel seguito viene illustrata la metodologia di classificazione che è stata ritenuta dal
legislatore, “più efficace” per il raggiungimento degli obiettivi posti dalla direttiva
2002/91/CE in relazione al patrimonio edilizio nazionale valutato nella sua globalità
territoriale42.
8.1 Rappresentazione delle prestazioni
In merito alla rappresentazione delle prestazioni energetiche globali e parziali
dell’edificio, si è ritenuto opportuno, per la massima efficacia comunicativa,
affiancare ad una rappresentazione grafica diretta a “cruscotto” delle predette
prestazioni (comprensiva quindi dell’indicazione della prestazione raggiungibile con
la realizzazione degli interventi di riqualificazione raccomandati), un sistema di
valutazione basato su classi.
L’attestato
di
certificazione
energetica
(come
da
fac-simile
rappresentato
nell’Allegato 6, D.M. 26 giugno 2009) deve contenere il riferimento alla classe
energetica globale definita secondo le modalità nell’Allegato 4 per la climatizzazione
invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.
Le classi energetiche vengono definite:
-
per la climatizzazione invernale, in base alla situazione climatica del luogo dove
l’edificio è realizzato ed al suo rapporto di forma (S/V) parametrandoli ai valori
limite definiti dal D.Lgs 192/05 a far data dal gennaio 2010;
-
per l’acqua calda sanitaria, in base ai valori delle norme tecniche nazionali. Le
classi migliori (A,B e C) sono legate ad una riduzione di fabbisogno di energia
dovuta all’utilizzo di fonti rinnovabili.
42
come indicato nel paragrato 7 dell’allegato A delle linee guida nazionali per la certificazione energetica
degli edifici, di cui al Decreto 26 giugno 2009.
202
203
La classe energetica globale dell’edificio è l’etichetta di efficienza energetica
attribuita all’edificio sulla base di un intervallo convenzionale di riferimento
all’interno del quale si colloca la sua prestazione energetica complessiva. La classe
energetica è contrassegnata da una lettera. Possono coesistere delle maggiori
specificazioni all’interno della stessa classe (a titolo esemplificativo classe B, B+).
Le classe energetica globale dell’edificio comprende sottoclassi rappresentative dei
singoli servizi energetici certificati: riscaldamento, raffrescamento, acqua calda
sanitaria e illuminazione.
Per la classificazione della prestazione relativa al servizio di climatizzazione
invernale, tenendo conto dell’evoluzione normativa (che prevede nuovi requisiti
minimi concernenti gli edifici di nuova costruzione a partire dal 1 gennaio 2008 e
dal 1 gennaio 2010), è stato posto il requisito minimo fissato a partire dal 2010
quale limite di separazione tra le classi C e D (soglia di riferimento legislativo).
In considerazione del livello medio di efficienza del parco immobiliare nazionale e
soprattutto
per
stimolare
interventi
di
riqualificazione
diffusi,
che
possano
concretizzarsi agevolmente in passaggi di classe, si è ritenuto opportuno, avere a
disposizione un congruo numero di classi, soprattutto al di sopra della soglia di
riferimento legislativo.
A tali esigenze si è risposto con classi identificate dalle lettere dalla A alla G, nel
senso di efficienza decrescente, con l’introduzione di una classe A+ (relativamente
alla prestazione globale e a quelle concernenti la climatizzazione invernale ed
estiva).
8.2 La Classificazione Energetica
La scelta del sistema di classificazione degli edifici in base alle loro prestazioni
energetiche, pur nella sua inevitabile convenzionalità, rappresenta certamente un
aspetto importante per l’efficacia, la correttezza e chiarezza delle informazioni
fornite ai cittadini.
A tal fine, nelle linee guida nazionali, si è ritenuto opportuno che il certificato
energetico esprima il confronto della prestazione energetica globale propria
dell’edificio:
EPgl= EPi + EPacs + EPe + EPill (1)
indici prestazionali:
EPi: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale;
EPacs: indice di prestazione energetica per la produzione dell’acqua calda sanitaria;
Epe: è l’indice di prestazione energetica per la climatizzazione estiva;
EPill: è l’indice di prestazione energetica per l’illuminazione artificiale.
204
con “n” classi di riferimento, i cui limiti inferiori sono stati determinati attraverso la
seguente espressione:
EPgl (CLASSE)n = K1n EPiL (2010)+ EPacsn + K2n EPeL + EPilln (2)
dove:
K1n e K2n sono dei parametri adimensionali;
EPiL (2010) è il limite massimo ammissibile dell’indice di prestazione energetica per
la climatizzazione invernale in vigore a partire dal 1 gennaio 2010. Bisogna tenere
presente che il certificato energetico esprime il confronto della prestazione
energetica globale EPgl con le classi di riferimento proprie della località in cui è
situato l’edificio.
La classificazione infatti tiene conto dell’indice di prestazione energetica limite
previsto dal DLgs 192/05 e relative modifiche (Dlgs 311/06 e DPR 59/09),
applicando delle percentuali Kn. Siccome nell’allegato C del DLgs 192/05 sono
riportati i valori di EP limite in funzione dei GradiGiorno e S/V dell’edificio, anche la
classificazione corrispondente dovra tenere conto di entrambi questi fattori.
Come già detto al paragrafo 6, è stata avviata la certificazione energetica
limitandola alla valutazione dell’indice di prestazione EP ai servizi di climatizzazione
invernale e produzione di acqua calda sanitaria.
In tal caso le precedenti espressioni (1) e (2) diventano rispettivamente:
EPgl= EPi + EPacs (3)
EPgl (CLASSE)n = K1n EPiL (2010)+ EPacsn (4)
Nell’allegato 4 delle linee guida, sono riportate le scale delle classi energetiche per
le prestazioni parziali e globale, questa ultima, indicata al punto 3 del predetto
allegato, definita con l’espressione (4), con cui confrontare la prestazione
energetica globale propria dell’edificio, calcolata con l’espressione (3).
8.3 Climatizzazione invernale dell’edificio EPi
Il sistema di classificazione nazionale, relativo alla climatizzazione invernale, è
quindi definito sulla base dei limiti massimi ammissibili del corrispondente indice di
prestazione energetica in vigore a partire dal 1° gennaio 2010 (EPiL(2010)), di cui alle
tabelle 1.3 e 2.3 dell’allegato C al decreto legislativo 192/2005, e parametrato al
205
rapporto di forma dell’edificio e ai gradi giorno della località dove lo stesso è
ubicato.
Il sistema di classificazione così definito garantisce:
-
la coerenza con le finalità di cui al paragrafo 1 delle linee guida;
-
la stessa classe a tutti gli edifici, anche di diversa tipologia, che rispettano i
limiti del decreto legislativo (EPiL), in pari misura, ponendoli in maniera certa al
di sopra della soglia di riferimento;
-
permette
una
politica
energetica
degli
edifici
basata
su
una
corretta
comunicazione ai cittadini, su incentivi e premialità, facilmente integrabili o
cumulabili tra loro, a partire dal rispetto degli obblighi di legge e con l’utilizzo
delle classi;
-
la coerenza tra la metodologia di calcolo dell’indice di prestazione energetica EPi
e l’attribuzione della classe energetica.
Nelle linee guida al punto 1 dell’allegato 4 è riportata la seguente scala di classi
energetiche
espressione
della
prestazione
energetica
per
la
climatizzazione
invernale EPi.
Tabella per la classificazione fabbisogno energetico EPi
0,25
0,50
0,75
1,00
1,25
1,75
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
(limite
(limite
(limite
(limite
(limite
(limite
2010)
2010)
2010)
2010)
2010)
2010)
CLASSE Ai +
CLASSE Ai
CLASSE Bi
CLASSE Ci
CLASSE Di
CLASSE Ei
CLASSE Fi
CLASSE Gi
≤
≤
≤
≤
≤
≤
<
<
<
<
<
<
<
≥
0,25
0,50
0,75
1,00
1,25
1,75
2,50
2,50
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
EPiL
(limite
(limite
(limite
(limite
(limite
(limite
(limite
(limite
2010)
2010)
2010)
2010)
2010)
2010)
2010)
2010)
Al fine di fornire all’utente tutte le informazioni necessarie per individuare i
provvedimenti
atti
migliorare
le
prestazioni
energetiche,
nell’attestato
di
certificazione devono essere riportati, oltre all’indice di prestazione energetica
dell’edificio (energia primaria specifica), quelli relativi alle prestazioni parziali, quali
il
fabbisogno
energetico
dell’involucro
e
il
rendimento
medio
stagionale
dell’impianto.
Si richiama l’attenzione sul fatto che nel costruire la scala di confronto, per gli
edifici residenziali gli indici di prestazione sono espressi in kWh/m2 anno, mentre
per residenze collettive o edifici non residenziali, i medesimi indici sono espressi in
kWh/m3 anno.
Nell’ambito di quanto disposto all’articolo 4 del presente decreto, nel contesto delle
specifiche realtà regionali possono essere adottati altri sistemi di classificazione in
206
conformità all’articolo 7 della direttiva 2002/91/CE e dei principi generali fissati dal
decreto legislativo.
Ai fini di tutela degli interessi degli utenti, di cui al comma 1, dell’articolo 3 del
presente decreto, è essenziale assicurare un livello di confrontabilità delle
prestazioni degli edifici su tutto il territorio nazionale. La predetta confrontabilità è
garantita dalla rappresentazione grafica, eventualmente aggiuntiva, di cui ai punti 3
(a cruscotto) e 4 (riferita alla qualità dell’involucro – raffrescamento), degli allegati
6 e 7 (certificati tipo) nelle linee guida.
8.4 Produzione di acqua calda sanitaria EPacs
La prestazione energetica, rappresentata dal relativo indice per la preparazione
dell’acqua calda per usi igienici e sanitari (EPacs), in chilowattora per metro
quadrato di superficie utile dell’edificio per anno (kWh/m2 anno), viene messa a
confronto con una scala di valori costituenti le classi energetiche.
Nelle linee guida al punto 2 dell’allegato 4 è riportata la seguente scala nazionale
delle classi, espressione della prestazione energetica per la preparazione dell’acqua
calda per usi igienici e sanitari.
Tabella per la classificazione fabbisogno energetico EPacs
2
9 kWh/m anno ≤
12 kWh/m2 anno ≤
18 kWh/m2 anno ≤
21 kWh/m2 anno ≤
24 kWh/m2 anno ≤
CLASSE Aacs
CLASSE Bacs
CLASSE Cacs
CLASSE Dacs
CLASSE Eacs
CLASSE Facs
CLASSE Gacs
< 9 kWh/m2 anno
< 12 kWh/m2 anno
< 18 kWh/m2 anno
< 21 kWh/m2 anno
< 24 kWh/m2 anno
< 30 kWh/m2 anno
≥ 30 kWh/m2 anno
Alla luce di quanto sopra le linee guida nazionali, riconducono alla seguente
classificazione dell’indice di prestazione energetica globale EPgl.
Tabella per la classificazione prestazione energetica globale EPgl
CLASSE Agl +
< 0,25 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a
0,25 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a ≤
CLASSE Agl
< 0,50 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a
0,50 EPiL (lim.2010) + 9 kWh/m2 a ≤
CLASSE Bgl
< 0,75 EPiL (lim.2010) + 12 kWh/m2 a
0,75 EPiL (lim.2010) + 12 kWh/m2 a ≤
CLASSE Cgl
< 1,00 EPiL (lim.2010) + 18 kWh/m2 a
1,00 EPiL (lim.2010) + 18 kWh/m2 a ≤
CLASSE Dgl
< 1,25 EPiL (lim.2010) + 21 kWh/m2 a
1,25 EPiL (lim.2010) + 21 kWh/m2 a ≤
CLASSE Egl
< 1,75 EPiL (lim.2010) + 24 kWh/m2 a
1,75 EPiL (lim.2010) + 24 kWh/m2 a ≤
CLASSE Fgl
< 2,50 EPiL (lim.2010) + 30 kWh/m2 a
CLASSE Ggl
≥ 2,50 EPiL (lim.2010) + 30 kWh/m2 a
207
9. Il software DOCET
Il DLgs 192/05 di attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa alle prestazioni
energetiche degli edifici (EPBD) prevede, all’articolo 6 comma 9, la definizione di
metodi semplificati per la certificazione energetica, che minimizzino gli oneri per gli
utenti.
In questo contesto l’ITC-CNR e l’ENEA hanno comunemente definito e sviluppato
una metodologia d’intervento e un software utilizzabile attraverso un’interfaccia
semplificata che minimizza le richieste di dati quantitativi e il cui motore di calcolo è
basato sul quadro normativo CEN definito a supporto della EPBD.
Lo strumento si contraddistingue per l’elevata semplificazione dei dati in input e la
ripetibilità delle analisi, senza tuttavia rinunciare all’accuratezza del risultato.
La procedura elaborata consente di effettuare un’analisi dei diversi fabbisogni di
energia sia per l’intero edificio che per un solo appartamento. Inoltre la struttura
complessiva dello strumento, suddivisa in moduli di calcolo (“energia netta”,
“energia
fornita”,
“energia
primaria”,
“certificazione
energetica”
e
“raccomandazioni”), è stata studiata e sviluppata secondo criteri di semplicità,
chiarezza e intuitività.
Le Linee Guida Nazionali per la Certificazione Energetica degli Edifici, articolo 5.2,
prevedono che il software DOCET possa essere utilizzato per il calcolo degli indici di
prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale (EPi) e per la
produzione dell’acqua calda sanitaria (EPACS) “[…] per analogia costruttiva con altri
edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali,
regionali o locali[...]” . in quest’ottica lo strumento è stato aggiornato alle UNI TS
11300-1/2 come previsto dalle suddette Linee Guida all’articolo 5.1.
Tutti i dati qualitativi introdotti sulla base della documentazione a disposizione e di
un
audit
energetico
minimo,
e
quelli
non
introdotti,
vengono
definiti
quantitativamente in modo automatico dallo strumento.
DOCET nasce dalla ricerca di approcci semplificati per facilitare l’inserimento dei
dati da parte di utenti anche senza specifiche competenze, definendo un’interfaccia
che consente di qualificare dal punto di vista energetico edifici esistenti, in modo
semplice e riproducibile. Lo strumento infatti si contraddistingue per l’elevata
semplificazione dei dati in input e la riproducibilità delle analisi, senza tuttavia
rinunciare all’accuratezza del risultato.
208
La nuova versione consente di definire geometrie anche complesse modificando,
qualora l’utente lo ritenga necessario, i dati precalcolati di DOCET, come riportato
nella successiva schermata.
DOCET viene classificato secondo la dicitura, di cui all’Allegato A, paragrafo 4 al
punto 2: “Metodo di calcolo da rilievo sull’edificio o standard”, che prevede la
valutazione della prestazione energetica a partire dai dati di ingresso ricavati da
indagini svolte direttamente sull’edificio esistente, per analogia costruttiva con altri
edifici e sistemi impiantistici coevi, integrata da banche dati o abachi nazionali.
La nuova versione del software contempla le seguenti caratteristiche:
a. aggiornamento della procedura di calcolo per la determinazione dell’energia
primaria per la climatizzazione invernale;
b. calcolo dell’energia termica per il condizionamento estivo;
c. esportazione dei dati giornalieri per per il calcolo dell’energia termica per il
condizionamento estivo;
d. certificazione energetica prevista dalle Linee Guida Nazionali (DM 26/06/09);
e. stampa degli Attestati di Certificazione e Qualificazione Energetica in accordo ai
formati contenuti nelle linee Guida Nazionali;
f.
aggiornamento delle raccomandazioni.
Aver semplificato il processo di certificazione, agendo sull’interfaccia utente pur
mantenendo un “motore di calcolo” dettagliato, ha consentito di ottenere risultati
confrontabili rispetto ad altri strumenti che fanno riferimento al medesimo
approccio analitico.
209
DOCET calcola i seguenti indicatori prestazionali:
-
Fabbisogno di energia netta per riscaldamento (Epi,invol), raffrescamento
(Epe,invol);
-
Fabbisogno di energia fornita per riscaldamento, acqua calda sanitaria e ausiliari
elettrici;
-
Indice di energia primaria per riscaldamento (EPi), per acqua calda sanitaria
(EPacs) e globale (Epgl);
-
Quantità di CO2 prodotta;
-
Risparmio economico ottenibile e tempo di ritorno semplice degli investimenti
ipotizzati;
-
Classe energetica (da G ad A+).
Le semplificazioni introdotte sono finalizzate a far partecipare direttamente e
consapevolmente l’utente finale al processo di certificazione anche per stimolare
una successiva diagnosi energetica più approfondita con strumenti che consentano
una maggiore dettaglio delle analisi al fine di decidere eventuali interventi di
riqualificazione energetica sulla base di indicatori prestazionali consistenti.
Lo strumento è inoltre in grado di valutare il contributo dell’applicazione di collettori
solari e pannelli fotovoltaici. Gli output relativi agli Attestati di Certificazione e
Qualificazione Energetica sono quelli contenuti nelle Linee Guida nazionali per la
certificazione energetica.
Un’ulteriore peculiarità di DOCET si trova nelle Raccomandazioni. Nell’ultima
sezione del software è possibile definire i miglioramenti, in termini prestazionali,
210
dell'edificio secondo i requisiti minimi al 2010 dei valori di trasmittanza termica e
rendimento globale medio stagionale riportati nell'Allegato C del decreto legislativo
311/06.
Lo strumento infine offre due ulteriori tipologie di analisi:
Analisi parametrica: La prima analisi consente di determinare l'andamento del
fabbisogno di riscaldamento (EPi,invol) e di raffrescamento (EPe,invol) al variare di una
trasmittanza termica (espressa in % sul valore reale) corrispondente ad una sola
tipologia di elemento di involucro tra quelle richieste (Pareti vericali, Copertura,
Pavimento o Serramenti).
Analisi di sensibilità: La seconda analisi permette di individuare i parametri più
sensibili, tra quelli possibili (trasmittanza termica pareti verticali, copertura, terreno
e serramenti, fattore solare degli elementi trasparenti e rendimento globale medio
stagionale), e confrontarli in un diagramma con scala da 1 a 100. I valori più elevati
corrispondono ad una elevata priorità di intervento.
211
Si ricorda, infatti, che l’approccio alla certificazione è totalmente differente da
quello della progettazione o della diagnosi energetica che, tra l’altro, necessitano di
strumenti dettagliati.
Il nuovo software DOCET, disponibile gratuitamente in rete da novembre 2009, é
finalizzato alla certificazione energetica degli edifici esistenti con destinazione d’uso
residenziale, mediante metodo di calcolo da rilievo sull’edificio, con superficie utile
inferiore a 3000m2.
In base alle Linee Guida di recente emanazione CNR ed ENEA non sono tenuti ad
emettere alcuna dichiarazione di conformità per la certificazione del software
DOCET; tale software infatti è già riconosciuto dal DM 26 giugno 2009 come
metodo di riferimento nazionale per la certificazione energetica secondo metodo
semplificato (Allegato A, paragrafo 5.2, punto 2):
“[…] In merito alla metodologia di cui al punto 2ii del paragrafo 4, per il calcolo
degli indici di prestazione energetica dell’edificio per la climatizzazione invernale
(EPi) e per la produzione dell’acqua calda sanitaria (EPacs), si fa riferimento al
metodo di calcolo DOCET, predisposto da CNR ed ENEA, sulla base delle norme
tecniche di cui al paragrafo 5.1, il cui software applicativo è disponibile sui siti
internet del CNR e dell’ENEA. […] ”
In base alle Linee Guida, CNR e ENEA definiscono le procedure di verifica e
dichiarazione di software commerciali (Allegato A, paragrafo 5):
“[…]Gli strumenti di calcolo applicativi dei metodi di riferimento nazionali (software
commerciali) devono garantire che i valori degli indici di prestazione energetica,
calcolati attraverso il loro utilizzo, abbiano uno scostamento massimo di più o meno
il 5% rispetto ai corrispondenti parametri determinati con l’applicazione dei
pertinenti riferimenti nazionali.
La predetta garanzia è fornita attraverso una verifica e dichiarazione resa da:
-
CTI ed UNI per gli strumenti che hanno come riferimento i metodi di cui al
paragrafo 5.1 e 5.2, punto 1;
-
CNR, ENEA per gli strumenti che hanno come riferimento i metodi di cui al
paragrafo 5.2, punti 2 e 3. […] ”
che si riferiscono ai metodi di cui al paragrafo 5.2, punti 2 e 3, in merito alla
metodologia di cui al punto 2ii e 2iii del paragrafo 4.
E’ stato reso disponibile un manuale che fornisce le informazioni necessarie per un
corretto uso del software riducendo al minimo le interpretazioni soggettive
dell’utente. In questo modo si vuole garantire analisi oggettive e una migliore
riproducibilità e comparabilità dei risultati.
212
10. La Certificazione Energetica
La legge, al riguardo, prevedeva due diversi "attestati" al fine della "certificazione
energetica":
-
l’attestato di qualificazione energetica (AQE), chiamato a svolgere il ruolo di
strumento di controllo successivo del rispetto, in fase di costruzione o
ristrutturazione degli edifici, delle prescrizioni volte a migliorarne le prestazioni
energetiche (art. 8 comma secondo);
-
l'attestato di certificazione energetica (ACE), chiamato a svolgere il ruolo di
strumento di "informazione" dell'acquirente o del conduttore (art. 6 commi terzo
e quarto) circa la prestazione energetica ed il grado di efficienza energetica
degli edifici;
I due attestati si distinguevano, oltre che per le diverse "funzioni", anche per
quanto riguarda le caratteristiche del "certificatore": infatti mentre l'attestato di
qualificazione energetica può essere predisposto ed asseverato da un professionista
abilitato alla progettazione o alla realizzazione dell’edificio "non necessariamente
estraneo alla proprietà e quindi non necessariamente “terzo”, l’attestato di
certificazione energetica era rilasciato da "esperti" o "organismi" "terzi", dei quale
dovevano essere garantiti "la qualificazione e l'indipendenza".
La certificazione ACE va richiesta, a proprie spese, dal titolare del titolo abilitativo a
costruire, comunque denominato, o dal proprietario, o dal detentore dell’immobile,
ai Soggetti certificatori riconosciuti.
La procedura di certificazione energetica degli edifici comprende il complesso di
operazioni svolte dai soggetti certificatori ed in particolare:
1. l’esecuzione di una diagnosi, o di una verifica di progetto, finalizzata alla
determinazione della prestazione energetica dell’immobile e all’individuazione degli
interventi di riqualificazione energetica che risultano economicamente convenienti:
a. Il reperimento dei dati di ingresso, relativamente alle caratteristiche
climatiche della località, alle caratteristiche dell’utenza, all’uso energetico
dell’edificio e alle specifiche caratteristiche dell’edificio e degli impianti,
avvalendosi, in primo luogo dell’attestato di qualificazione energetica;
b. La determinazione della prestazione energetica mediante applicazione di
appropriata metodologia, secondo quanto indicato ai precedenti paragrafi,
relativamente a tutti gli usi energetici, espressi in base agli indici di
prestazione energetica EP totale e parziali;
213
c. L’individuazione delle opportunità di intervento per il miglioramento della
prestazione energetica in relazione alle soluzioni tecniche proponibili, ai
rapporti costi-benefici e ai tempi di ritorno degli investimenti necessari a
realizzarle;
2. La classificazione dell’edificio in funzione degli indici di prestazione energetica di
cui alla lettera b), del punto 1, e il suo confronto con i limiti di legge e le
potenzialità
di
miglioramento
in
relazione
agli
interventi
di
riqualificazione
individuati;
3. Il rilascio dell’attestato di certificazione energetica (ACE).
In tutti gli altri casi di trasferimento di immobili esistenti permane l’obbligo di
dotare l’immobile dell’attestato di qualificazione energetica (AQE).
I costruttori contestualmente alla consegna degli immobili devono dare ai
proprietari l’Attestato di certificazione energetica in originale.
Per i nuovi edifici43 e quelli esistenti con superficie utile superiore a 1.000 m2
sottoposti ad integrale ristrutturazione ovvero a demolizione e ricostruzione o ad
ampliamento con volume maggiore del 20 %, la nomina del soggetto certificatore
avviene prima dell’inizio dei lavori, in quanto è obbligatorio ottenere l’attestato di
certificazione energetica.
L’Attestato di certificazione energetica deve essere depositato presso il comune da
parte del direttore dei lavori contestualmente alla dichiarazione di fine lavori.
Nel caso in cui fossero presenti, a livello regionale o locale, incentivi legati alla
qualità energetica dell’edificio (bonus volumetrici, ecc.), la richiesta dell’attestato di
certificazione energetica può essere resa obbligatoria prima del deposito della
richiesta di Permesso di Costruire.
Entro i quindici giorni successivi alla consegna al richiedente dell’attestato di
certificazione energetica, il soggetto certificatore trasmette copia del certificato alla
Regione o Provincia autonoma competente per territorio.
Le condizioni e le modalità attraverso cui e stata effettuata la valutazione della
prestazione energetica di un edificio o di una unita immobiliare viene indicata
esplicitamente nel relativo attestato, anche ai fini della determinazione delle
conseguenti responsabilità.
L’ ACE ha una validità temporale massima di anni 10 che resta confermata solo se
sono rispettate le prescrizioni normative che riguardano le operazioni di controllo di
efficienza energetica, degli impianti di climatizzazione asserviti agli edifici.
43
per nuovi edifici il Decreto 192/2005 intende quelli per cui la presentazione della richiesta
del permesso di costruire, o denuncia di inizio attività, sia stata presentata dopo l'8 ottobre
2005.
214
Nel caso di mancato rispetto delle disposizioni l'attestato di certificazione decade il
31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui è prevista la prima scadenza non
rispettata per le predette operazioni di controllo di efficienza energetica.
Per gli edifici di superficie utile inferiore o uguale a 1000 m2 e ai soli fini di cui al
comma 1bis, dell’articolo 6, del decreto legislativo, il proprietario dell’edificio può
scegliere di ottemperare agli obblighi di legge attraverso una sua dichiarazione in
cui afferma che:
-
l’edificio è di classe energetica G;
-
i costi per la gestione energetica dell’edificio sono molto alti.
Sarebbe quindi del tutto logico che l’acquirente di un appartamento chiedesse non
solo il prezzo, ma anche quanto consuma e quali siano i costi di manutenzione. È
esattamente qui che si inserisce l’utilità dell’ Attestato di Certificazione Energetica.
La certificazione energetica, in effetti, se scrupolosamente eseguita nelle varie fasi
(progettazione, costruzione e gestione dell’immobile) è uno strumento potente e
decisivo per la trasparenza del mercato immobiliare e per la sensibilizzazione dei
cittadini al risparmio.
L’ACE è molto più della mera attribuzione di una classe di efficienza a un edificio
(formalmente per la durata di 10 anni) in funzione del suo consumo. Esso è l’atto
finale di un processo che comincia al momento del progetto ed è capace di indurre
una politica energetica globale.
Partire con la certificazione in fase di progettazione è fondamentale: significa agire
tempestivamente, in virtù di suggerimenti dati, per evitare o correggere alcuni
parametri del progetto qualora si riscontrasse che gli obiettivi del progetto non
siano raggiunti.
Una volta eseguita la diagnosi energetica, al fine di rendere “efficiente” l'immobile,
si dovrà verificare se gli interventi prospettati rendano l'iniziativa conveniente sia
dal punto di vista del risparmio energetico che di quello economico, considerando,
al contempo, i tempi di ammortamento del relativo investimento e la durata media
delle medesime opere.
Decise le strategie da attuare e quindi redatto il progetto esecutivo, il controllo in
fase di costruzione (conformità dei materiali e corretta posa in opera) diventa
imprescindibile.
È chiaro che se l’edificio è già stato realizzato o ristrutturato e il “certificatore”
arriva a opera conclusa la cosa è inutile e perde completamente di significato.
215
È bene sottolineare che l’ACE non deve garantire la “prescrizione” ma la
“prestazione” in relazione alla durabilità dell’immobile, garantendo il valore globale
in relazione al costo di esercizio.
Negli allegati n. 5, 6 e 7 delle Linee Guida nazionali sono riportati i nuovi modelli
degli Attestati di Certificazione e Qualificazione energetica con la rappresentazione
“a cruscotto” delle classi energetiche
10.1 I soggetti certificatori
Le Linee Guida non stabiliscono alcunché in relazione alla definizione dei Soggetti
certificatori. Ai sensi dell’art. 4 co. 1 lett. c d.lgs. 192/2005, un tale compito resta
affidato a successivi decreti presidenziali che definiranno i requisiti professionali e i
criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l'indipendenza degli
esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e
l'ispezione degli impianti di climatizzazione.
In attesa di tali decreti, nelle regioni che non hanno legiferato in materia energetica
ovvero che hanno legiferato ma la normativa è ancora in attesa di attuazione, si
ritiene debba essere applicata la normativa nazionale ed in particolare quanto
previsto dal comma 6 dell'art. 18 del d.lgs. 30 maggio 2008, n. 115. Esso ha
disposto che ai fini di dare piena attuazione a quanto previsto dal decreto legislativo
19 agosto 2005, n. 192, nelle more dell'emanazione dei decreti di cui all'articolo 4,
comma 1, lettere a), b) e c), del medesimo decreto legislativo e fino alla data di
entrata in vigore degli stessi decreti, si applica l'allegato III del decreto 115. Il
punto 2 del predetto allegato III definisce i soggetti abilitati alla certificazione
energetica degli edifici; così recita:"Si definisce tecnico abilitato un tecnico operante
sia in veste di dipendente di enti ed organismi pubblici o di società di servizi
pubbliche o private (comprese le società di ingegneria) che di professionista libero
od associato, iscritto ai relativi ordini e collegi professionali, ed abilitato all'esercizio
della professione relativa alla progettazione di edifici ed impianti, asserviti agli
edifici stessi, nell'ambito delle competenze ad esso attribuite dalla legislazione
vigente. Il tecnico abilitato opera quindi all'interno delle proprie competenze. Ove il
tecnico non sia competente nei campi sopra citati (o nel caso che alcuni di essi
esulino dal proprio ambito di competenza), egli deve operare in collaborazione con
altro tecnico abilitato in modo che il gruppo costituito copra tutti gli ambiti
professionali su cui è richiesta la competenza.
216
Ai soli fini della certificazione energetica, sono tecnici abilitati anche i soggetti in
possesso di titoli di studio tecnico scientifici, individuati in ambito territoriale da
regioni e province autonome, e abilitati dalle predette amministrazioni a seguito di
specifici corsi di formazione per la certificazione energetica degli edifici con
superamento di esami finali. I predetti corsi ed esami sono svolti direttamente da
regioni e province autonome o autorizzati dalle stesse amministrazioni”(comma 2).
Al comma 3 del predetto punto 2 allegato III si dispone che: "Ai fini di assicurare
indipendenza ed imparzialità di giudizio dei soggetti certificatori di cui al punto 1, i
tecnici abilitati, all'atto di sottoscrizione dell'attestato di certificazione energetica,
dichiarano:
a. Nel caso di certificazione di edifici di nuova costruzione, l'assenza di conflitto di
interessi, tra l'altro espressa attraverso il non coinvolgimento diretto o indiretto
nel processo di progettazione e realizzazione dell'edificio da certificare o con i
produttori dei materiali e dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai
vantaggi che possano derivarne al richiedente;
b. Nel caso di certificazione di edifici esistenti, l'assenza di conflitto di interessi,
ovvero di non coinvolgimento diretto o indiretto con i produttori dei materiali e
dei componenti in esso incorporati, nonché rispetto ai vantaggi che possano
derivarne al richiedente".
Si precisa poi al comma 4 del predetto allegato III che: "Qualora il tecnico abilitato
sia dipendente od operi per conto di enti pubblici ovvero di organismi di diritto
pubblico operanti nel settore dell'energia e dell'edilizia, il requisito di indipendenza
di cui al punto 3 è da intendersi superato dalle stesse finalità istituzionali di
perseguimento di obiettivi di interesse pubblico proprie di tali enti ed organismi".
217
218
Parte Sesta
Un’applicazione sperimentale: valutazione
degli effetti del regolamento energetico
di Arzignano
219
220
2. Introduzione
In Italia la maggioranza dei regolamenti edilizi comunali che disciplinato l’attività
edilizia
nei
comuni
sembrano
essere
rimasti
estranei
alle
tematiche
della
sostenibilità ambientale e del risparmio energetico.
Molto spesso nei regolamenti edilizi ci si è limitati a disciplinare aspetti igienico sanitari, di densità edilizia, di parametri volumetrici, di altezze e ornato senza
richiedere minimi parametri prestazionali di efficienza da parte degli edifici.
Oggi i temi della qualità urbana, dell’edilizia e dell’efficienza energetica molto
spesso confliggono con la rigidità imposta da molti regolamenti edilizi che
possiedono ancora evidenti limiti concettuali e normativi.
Le Corbusier nel saggio ”Manière de pensar l’urbanisme” del 1963 affermava:
“Occorre dare una casa a tutti francesi, assicurare loro (sempre sul piano tecnico, al
quale ci atteniamo) un minimo confort compatibile col progresso tecnico del nostro
tempo. E’ un problema che non è ancora stato affrontato seriamente e sappiamo
già per esperienza che i procedimenti tradizionali non sono in grado di risolverlo.
Bisogna razionalizzare la costruzione, industrializzare l’edilizia, metterla insomma
sotto il dominio della macchina: sarà questa l’opera dell’esperto, l’opera che
l’avvenire si attende dall’esecutore, dall’impresa.
Avremo gli uomini, avremo i materiali, costruiremo le macchine: i tecnici
garantiranno infatti che la soluzione tecnica ed economica del problema esiste, e
che sarà trovata se si daranno i mezzi.
Questa realizzazione tecnica dovrà fondarsi su un piano di studi e ricerche di cui si
possono tracciare fin d’ora le linee principali44”.
La sostenibilità nell’edilizia è una materia in continua evoluzione: ha bisogno di
essere regolamentata in modo flessibile e al passo con i tempi.
La qualità del vivere è strettamente legata al rapporto che si instaura tra l’uomo, la
sua abitazione e l’ambiente; il confort abitativo viene favorito quando sono
applicate metodologie costruttive con criteri di sostenibilità ambientale: è stato
ampliamente dimostrato che il benessere del singolo individuo sia intimamente
legato al benessere della comunità.
44
Le Corbusier, Manière de pensar l’urbanisme, Paris 1963 - Maniera di pensare l’urbanistica,
Universale Editori Laterza, Roma 1981.
221
Il lavoro da svolgere nelle città per renderle meno insostenibili è straordinariamente
faticoso,
tuttavia
partecipazione
presenta
una
grande
opportunità
di
coinvolgimento
e
della gente. Il ruolo delle comunità locali e quindi delle
amministrazioni locali può divenire sempre più significativo e importante.
Infatti per costruire città sostenibili è necessario partire dalla gente rendendola
protagonista diretta delle decisioni progettuali.
Generalmente i regolamenti edilizi legano il sistema di controllo della qualità edilizia
a caratteri esclusivamente conformativi e prescrittivi quali le dimensioni di volumi,
di altezze e di superfici.
Come si è illustrato nei capitoli precedenti, a seguito delle recenti disposizioni
legislative vi sono una serie di regole, cogenti o facoltative che possono incentivare
il raggiungimento di superiori livelli prestazionali da parte degli organismi edilizi dal
punto di vista energetico e ambientale. L’obiettivo di passare da parametri numerici
a valutazioni sulle prestazioni è sempre più condiviso.
Se i regolamenti edilizi vogliono diventare strumenti per il buon costruire devono
esplicitare come farlo e proporre obiettivi energetici plausibili e realizzabili
nell’immediato.
Indispensabile
diventa
programmazione
e
il
coinvolgimento
revisione
dei
nuovi
degli
attori
regolamenti.
locali
nell’attività
Innanzitutto
di
bisogna
sensibilizzare cittadini, committenti, progettisti ed imprese all’attuazione di sistemi
costruttivi energicamente efficienti.
In sostanza bisogna sempre legare la norma al contesto per rendere partecipi gli
attori locali delle nuove politiche di risparmio energetico.
2. Le iniziative della Regione Veneto per l’Edilizia sostenibile.
In Veneto un primo passo verso la promozione di edifici con maggiore inerzia
termica era stato compiuto con l’emanazione della legge regionale n. 21/1996
La successiva legge regionale n. 4 del
9 marzo 2007, “Iniziative ed interventi
regionali a favore dell’edilizia sostenibile” è stata tra le prime norme regionali ad
affrontare, in maniera organica, l’introduzione nella pratica edilizia dei principi
costruttivi dell’edilizia sostenibile; tale pratica è intesa come osservanza di teorie
progettuali che fondano l’ideazione e la realizzazione del manufatto edilizio su
principi di compatibilità dello stesso con l’ambiente e su quelli di miglioramento
della qualità della vita umana.
222
Il provvedimento, che non detta norme vincolanti per le costruzioni, necessita di
strumenti di supporto per poter diffondere le nuove pratiche edificatorie che,
concorrono al miglioramento della vita umana in particolare in termini di igiene,
sicurezza e risparmio energetico.
La legge prevede la possibilità di attivare incentivi, da quelli di tipo contributivo nei
confronti di committenti e costruttori che realizzano edilizia sostenibile, ai cosiddetti
“sconti urbanistici” in termini di maggiori volumetrie, riduzioni nelle imposizioni
tributarie, fino ad arrivare alla promozione delle nuove pratiche mediante concorsi
di idee o alla formazione professionale degli addetti.
Con deliberazione della Giunta Regionale n. 2063 del 7 luglio 2009 è stato emanato
il provvedimento per “l’aggiornamento e semplificazione operativa delle linee guida
in materia di edilizia sostenibile e definizione delle modalità di attuazione
dell’intervento finanziario della Regione”. A seguito di ciò, la Regione Veneto
assegna,
mediante
l’adozione
di
specifici
bandi,
contributi
destinati
alla
realizzazione di interventi di costruzione o ristrutturazione aventi carattere di
sostenibilità”.
Ulteriore novità del 2009 è il “Piano Casa”, emanato con la legge regionale 8 luglio
2009, n. 14 “Intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per favorire
l’utilizzo dell’edilizia sostenibile….”; questo piano può essere considerato tra l’altro
un utile strumento per diffondere e praticare la nobile pratica del costruire “sano”.
I meccanismi premianti del “Piano Casa” del Veneto sono finalizzati ad incentivare
la bioedilizia e l’utilizzo di fonti rinnovabili, senza impiego di nuove risorse
territoriali, senza modificare la destinazione urbanistica dei suoli e nel rispetto di un
quadro di tutele generali (centri storici, edifici con vincolo monumentale, edifici
tutelati dal PRG, ecc..) che i comuni potranno estendere sulla base delle specificità
locali. In particolare, per quanto riguarda gli incentivi rivolti allo sviluppo dell’edilizia
sostenibile, la legge prevede, per gli interventi di ampliamento del 20 %, una quota
aggiuntiva del 10 % nel caso di utilizzo di fonti di energia rinnovabili e,
relativamente a quelli di sostituzione edilizia, un premio volumetrico proporzionale
al livello qualitativo dell’intervento sulla base di criteri e requisiti tecnici stabiliti in
materia di bioedilizia.
Per valutare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti e le relative potenzialità
di miglioramento, è interessante rilevare che, secondo i dati Istat aggiornati al
2001, il 19,2% del patrimonio immobiliare italiano è edilizia storica (costruita prima
del 1919), il 12,3% è stato costruito tra il 1919 e il 1945, il 50% tra il 1946 e il
1981, l’11,5% dal 1982 al 1991 e il 7% dopo il 1991.
223
La possibilità di realizzare ampliamenti in deroga alle disposizioni locali, fino ad un
massimo del 40% in termini di volume per gli edifici residenziali (purchè realizzati
secondo le linee guida della Legge regionale 4/2007) è un incentivo appetibile in
termini di convenienza economica, ed inoltre consente un’edificazione nel massimo
rispetto delle regole ambientali. La Regione del Veneto, già dal 2007, aveva infatti
approvato le linee guida che contengono un sistema di valutazione energeticoambientale che “misura” la sostenibilità dell’edilizia residenziale.
Il sistema di valutazione veneto di sostenibilità ambientale, come si è illustrato nei
capitoli precedenti, è derivato dal Protocollo Itaca.
L’aggiornamento del sistema di valutazione, già approvato con D.G.R. Veneto n.
2063/2009, è operato attraverso un software dedicato che consente al progettista,
previa immissione dei parametri dell’edificio, rapide valutazioni sul suo grado di
sostenibilità e di conseguenza, secondo una progressione lineare, la valutazione
dell’incremento di volume assentibile fino al 40% dell’esistente.
Con la nuova legge “Piano Casa”, la Regione Veneto ha sostanzialmente anticipato
e
reso
immediatamente
efficace,
attraverso
misure
di
natura
economica,
l’applicazione di principi ed indirizzi che da tempo sono stati assunti all’interno dei
nuovi Piani di Assetto del Territorio quali elementi qualificati e condivisi nelle azioni
rivolte alla riqualificazione dei tessuti consolidati, secondo una coerente traduzione
operativa e strategica degli obiettivi di sviluppo sostenibile e durevole indicati dalla
vigente legge urbanistica regionale n. 11/2004.
3. Efficienza energetica e sostenibilità nei regolamenti edilizi comunali
Nel recente rapporto ON-RE 2009 per l’innovazione energetica nei regolamenti
comunali viene illustrato lo stato dell’opera. In particolare, dall’analisi svolta sui
Regolamenti Edilizi Comunali sono emersi 557 Comuni nei quali si sono introdotte
innovazioni che riguardano l’energia e la sostenibilità; tra i Comuni analizzati figura
anche Arzignano.
Nell’edizione
2009
del
Rapporto
sono
stati
utilizzati
alcuni
parametri
per
approfondire i temi più significativi: gli aspetti considerati sono l’isolamento
termico, le tecnologie per migliorare l’efficienza energetica degli impianti, il ricorso
alle fonti rinnovabili, il recupero delle acque piovane e il risparmio idrico, l’uso di
materiali da costruzione riciclabili e/o locali e l’orientamento corretto dell’edificio.
Per ogni parametro si è verificato, nei regolamenti edilizi, se l’indicazione fosse un
224
obbligo, se prevedesse un incentivo ma senza obblighi o se fosse semplicemente
promossa.
Gli incentivi riscontrati si possono distinguere in tre principali tipologie: la prima è
quella relativa agli sconti sugli oneri di urbanizzazione; la seconda riguarda premi
volumetrici, che si concretizzano riconoscendo il miglioramento delle prestazioni
energetiche: si concede un ampliamento dell’edificio che non andrà calcolato come
superficie utile; la terza tipologia di incentivi è quella del finanziamento diretto
attraverso bandi riferiti ad alcune tipologie particolari di intervento.
La diffusione geografica dei 557 Comuni è messa in evidenza nella Figura che
segue. La nota positiva riguarda la presenza di Comuni di tutte le aree del Paese,
anche se si registra una maggiore concentrazione nelle Regioni del Centro-Nord, e
in particolare in Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.
Fonte: Cresme Ricerche Spa – Legambiente
225
Anche in Veneto, Piemonte, Lazio, Marche e Puglia si registrano esperienze
significative riguardo la presenza di Regolamenti Edilizi attenti alla sostenibilità.
Nelle Regioni insulari, cioè in Sardegna e Sicilia, iniziano ad avviarsi processi
importanti, anche se limitati ancora a pochi Comuni, che potrebbero presto portare
altre realtà alla realizzazione di Regolamenti Edilizi orientati all’efficienza energetica,
come nel caso di Sassari.
3.1 Isolamento termico
Il tema dell’isolamento termico è tra i punti fondamentali da affrontare per il
contenimento dei consumi energetici delle abitazioni. Dalla ricerca ON-RE 2009,
condotta da Cresme e Legambiente, emerge che in 432 Comuni su 557 sono
previsti obblighi, promozione e/o incentivi sull’isolamento termico degli edifici, ed
anche il ricorso a tetti verdi e a serramenti ad alta efficienza.
Una nota estremamente positiva riguarda 11 Comuni della Provincia di Lecco, in cui
vige l’obbligo, nel caso di realizzazione di nuovi edifici, di creare una copertura a
tetto verde per almeno il 30% della superficie.
In 17 Comuni italiani viene imposto un limite di trasmittanza delle pareti esterne
massimo; questo valore, che è ancora in larga parte del Paese il riferimento
nazionale in materia. esprime la capacità isolante dell’involucro dell’edificio e ha
come riferimento la Legge 10/1991. I limiti imposti con i regolamenti edilizi arrivano
fino a valori di 0,30 W/m2 K. E’ interessante il caso dei Comuni di Udine e
Tavagnacco (UD), i quali impongono un limite di 0,34 W/m2 K perché vanno oltre
quanto previsto dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che si ferma a una semplice
promozione del risparmio energetico. Infine in 123 Comuni vige invece l’obbligo,
per i nuovi edifici, di installare i doppi vetri per migliorare le prestazioni di
isolamento igrotermico.
3.2 Utilizzo di fonti Rinnovabili
La Legge 27.12.2006, n. 296 (Finanziaria 2007) all’articolo 1, comma 350,
introduce l’obbligo, ai fini del rilascio del permesso di costruire, di installare pannelli
fotovoltaici negli edifici di nuova costruzione per la produzione di energia elettrica.
In modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 0,2 kW per
ciascuna unità abitativa.
226
La Legge 24.12.2007 n. 244 (Finanziaria 2008) dal primo gennaio del 2009,
introduceva l'obbligatorietà per gli edifici di nuova costruzione di integrare gli
"impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” per una
produzione
energetica
di
almeno
1
kW
per
ciascuna
unità
abitativa,
"compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell'intervento", e per i fabbricati
industriali, "di estensione superficiale non inferiore a 100 metri quadrati", una
produzione energetica minima di 5 kW;
A seguito del D.L. 30.12.2008 n.207 (milleproroghe), convertito nella legge
27.2.2009 n.14 (GU n. 49 del 28-2-2009) all’art.29.1 octies, a livello nazionale
l'obbligatorietà per gli edifici di nuova costruzione di integrare gli "impianti per la
produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili” è stata rinviata al primo gennaio
2010.
2009 - Aree in Italia con obbligo del solare fotovoltaico
Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente
227
Molto spesso la presentazione di proposte progettuali finalizzate ad installare
“pannelli solari” su coperture di edifici ha posto rilevanti problematiche e criticità,
originate dalla conflittualità tra l’innovazione tecnologica e la disciplina edilizio –
urbanistica vigente in materia di tutela delle caratteristiche architettoniche e
ambientali degli ambiti considerati. Ciò specialmente a seguito dell’entrata in vigore
del D.Lgs 30 maggio 2008, n. 115, che include l’installazione di alcuni tipi di
“pannelli solari” tra gli interventi di manutenzione ordinaria disciplinati dal D.P.R. n.
380 del 2001.
Molto spesso le norme del P.R.G. dei Comuni non disciplinano in modo dettagliato
ed esaustivo le modalità di progettazione e installazione di impianti tecnologici a
“pannelli solari e fotovoltaici”, pur essendo le stesse norme finalizzate a perseguire
il mantenimento e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche degli edifici,
dell’intorno e degli spazi liberi; tali norme prescrivono l’uso di materiali e tecnologie
tradizionali comunque compatibili con i manufatti esistenti e con le caratteristiche
ambientali.
Per migliorare il governo del territorio, tutelare la coesistenza di valori paesaggistici,
ambientali, storici, ed architettonici, tenere in adeguato conto processi evolutivi
connessi agli sviluppi sociali ed economici, occorre dotarsi di strumenti non solo
normativi e burocratici di mero controllo, ma anche e soprattutto di apporti culturali
in grado di orientare le scelte strategiche e gli indirizzi della politica territoriale.
Resta inteso che uno degli aspetti più importanti per la sostenibilità in edilizia è
quella del ricorso alle fonti rinnovabili di energia: molti Comuni, negli ultimi anni,
operando nel solco delle normative nazionali e regionali hanno adeguato i loro
Regolamenti Edilizi introducendo l’obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici e
solari termici.
In particolare, nel Rapporto On-RE 2009, si evidenzia che sono 406 su 557 i
Comuni che possiedono un Regolamento Edilizio che prevede l’obbligo, la
promozione e degli incentivi per quanto riguarda l’uso di energie rinnovabili. In
queste esperienze si parla di solare termico per la produzione di acqua calda
sanitaria e di fotovoltaico per l’energia elettrica, ma in 35 Comuni vengono citate, in
maniera quasi sempre promozionale e di applicazione volontaria, le biomasse per
uso domestico (caldaie con cippato e pellets); si fa poi riferimento all’eolico in 28 di
essi ma senza obblighi. Analogamente avviene per l’idroelettrico, con 11 Comuni
che promuovono l’uso di questa fonte di energia rinnovabile.
228
Dei 406 Comuni che considerano le fonti rinnovabili, 135 sono quelli in cui è stato
recepito nel Regolamento Edilizo l’obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per
unità abitativa, mentre per 103 Comuni vige l’obbligo di 0,2 kW di fotovoltaico per
unità abitativa; i Comuni con l’obbligo di installazione del solare termico sono 253.
In aggiunta il Rapporto ON-RE 2009 ha rilevato i Comuni e le Regioni in cui vige
l’obbligo di installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda
sanitaria (evidenziati nella figura successiva). Anche in questo caso gli obblighi
possono avere requisiti minimi diversi, ma è importante sottolineare come le norme
che obbligano il ricorso a questa tecnologia siano diffuse in più della metà del
territorio nazionale.
2009 - Aree in Italia con obbligo del solare termico
Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente
229
3.3 Utilizzo di tecnologie per l’efficienza energetica
Il terzo aspetto considerato nella ricerca è costituito dall’utilizzo di tecnologie per
l’efficienza energetica, che interessa 208 dei 557 Comuni totali; quindi circa il 37%
delle Amministrazioni locali prevede incentivi, la promozione o l’obbligo di
allacciamento ad una rete di teleriscaldamento, l’uso delle pompe di calore o il
collegamento ad impianti di cogenerazione per il riscaldamento invernale e la
climatizzazione estiva delle case.
Dei
208
Comuni
sono
115
quelli
che
impongono
l’obbligo
di
allaccio
al
teleriscaldamento o l’uso di pompe di calore; in 45 viene espressamente richiesto
nei Regolamenti Edilizi di utilizzare la rete di teleriscaldamento qualora la distanza
sia inferiore ai 1000 metri.
Il quadro che emerge rispetto al teleriscaldamento è quello di una tecnologia diffusa
soprattutto, come è ovvio, al Nord ed in particolare in quelle Regioni - Lombardia
ed Emilia Romagna - che possono già vantare una certa consuetudine nell’utilizzo di
questo tipo di impianti.
3.4 Orientamento ed ombreggiatura
L’attenzione all’orientamento degli edifici e alla protezione dal sole viene sempre più
considerata come fondamentale per ridurre il fabbisogno di energia per il
riscaldamento e il raffrescamento delle abitazioni: sono 277 i Regolamenti edilizi
che contemplano il tema (con indicazioni che vanno dall’obbligo alla promozione) e
nei quali l’indicazione consiste nell’orientare l’edificio abitativo lungo l’asse EstOvest, in modo da poter consentire una maggiore illuminazione naturale.
In 8 Comuni vi è un esplicito divieto di costruire edifici o singole abitazioni con un
unico affaccio verso Nord. Per quanto riguarda la schermatura delle superfici
vetrate, in modo da impedire un eccessivo riscaldamento nei mesi estivi, in 7
Comuni vige l’obbligo di oscuramento per almeno il 70% delle superfici vetrate
(Agrate Brianza (MB), Albiolo (CO), Casorate Primo (PV), Itri (LT), Parabiago (MI) e
Vedano Olona (VA)), che aumenta all’80% in 18 Comuni: Bergamo, Capraia e
Limite (LI), Castelfiorentino (FI), Castelfranco di Sotto (PI), Cerreto Guidi (FI),
Certaldo (FI), Collegno (TO), Empoli (FI), Fucecchio (FI), Gambassi Terme (FI),
Montatone (FI), Montelupo Fiorentino (FI), Montespertoli (FI), Montopoli Val d’Arno
(PI), San Miniato (PI), Santa Croce sull’Arno (PI), Sarsina (FC), Vigonovo (VE) e
Vinci (FI).
230
3.5 Materiali da costruzione locali e riciclabili.
Uno degli aspetti a cui guardano molti dei regolamenti edilizi si riferisce all’origine
dei materiali impiegati e al loro ciclo di vita; i Comuni che affrontano questo aspetto
sono 266.
Nello specifico sono 20 quelli che includono l’obbligo della provenienza locale dei
materiali da costruzione o quello sulla loro riciclabilità. Nel Comune di Agrate
Brianza (MB), si fa richiesta di impiegare almeno il 15% dei materiali con
certificazione di qualità ambientale, mentre nel Comune di Rozzano (MI), vige
l’obbligo di utilizzare almeno il 25% di materiali riciclati. In 21 Comuni incentivi
sono erogati nel caso si usi una quota di materiali riciclabili per la realizzazione
dell’edificio; tali incentivi consistono in uno sconto degli oneri di urbanizzazione.
3.6 Risparmio idrico e recupero acque meteoriche
L’ultimo punto su cui ci si è soffermarti nel Rapporto ON-RE 2009 è quello delle
risorse idriche. 358
Comuni nel nostro Paese inseriscono nel loro Regolamento
Edilizio norme sul risparmio dell’acqua e sul recupero delle acque piovane per uso
domestico; spesso viene anche promosso l’uso di contatori per l’acqua potabile allo
scopo di favorire una diminuzione dei consumi e dei costi.
L’obbligo di adottare soluzioni volte al risparmio della risorsa idrica è diffuso nella
maggior parte dei Comuni individuati, anche se la loro distribuzione geografica è
molto spesso limitata alle Regioni del centro-nord.
In particolare 321 impongono il risparmio delle risorse idriche (attraverso riduttori
di flusso e altre tecnologie) ed il recupero delle acque meteoriche per gli usi
compatibili, mentre nei restanti 37 il requisito è volontario. A Brivio, Calco,
Cernusco Lombardone, Imbersago, Lomagna,
Merate,
Montevecchia, Olgiate
Molgora, Osnago, Paderno d’Adda, Robbiate, Verderio Inferiore e Verderio
Superiore - tutti in Provincia di Lecco - viene richiesto, in modo obbligatorio, un
risparmio idrico pari al 30% rispetto al valore di 250 litri al giorno per abitante; in
aggiunta viene promosso, per gli edifici di nuova costruzione e nei casi di
ristrutturazione, il recupero per usi compatibili e non potabili delle acque nere/grigie
opportunamente trattate, limitando così lo scarico in rete. Il sistema prevede la
predisposizione di idonei sistemi di pre-trattamento, pozzetto di ingresso, vasca di
fitodepurazione impermeabile, pozzetto di uscita.
231
3.7 Analisi dei Regolamenti edilizi
Rispetto al totale delle amministrazioni locali il numero di quelle considerate dal
rapporto non sembra così rilevante (si tratta di quasi il 7 % del totale dei Comuni
italiani). Tuttavia se il calcolo è effettuato sulla popolazione “amministrata”, il dato
si fa notevolmente più interessante in quanto riguarda oltre 17 milioni di abitanti,
pari al 29 % della popolazione del Paese. Si tratta quindi di un campione
rappresentativo dell’attenzione che i governi stanno attribuendo alla questione del
risparmio energetico e all’importanza condivisa che il patrimonio edilizio riveste in
tale tema.
Forse però la rilevanza di questa attività regolamentativa è ancora più percepibile
attraverso la dimensione edilizia che essa va a condizionare: i quasi 560 documenti
analizzati influenzano le strategie del risparmio energetico (passivo o attivo), nella
costruzione nel 2009 e, nel solo comparto residenziale, la costruzione di 16.000
edifici residenziali per un complesso di circa 82.000 abitazioni.
Considerando i periodi di formazione e di adozione di tali provvedimenti, ci troviamo
a quantificare in circa 270.000 le abitazioni della nuova edilizia residenziale; tali
abitazioni dal 2000 ad oggi, sono state realizzate con criteri obbligati o promossi dai
Regolamenti Edilizi finora raccolti.
La progressione cronologica della normativa comunale riflette sia la produzione
normativa comunitaria e nazionale, sia la cultura di strati sempre più ampi della
cittadinanza. A questo proposito si consideri che, in base ad una recente indagine
del Cresme, il 79 % dei cittadini italiani intervistati ritiene che l’Amministrazione
comunale sia la principale responsabile della regolamentazione in tema di risparmio
energetico ed emissioni inquinanti, seguita dall’Amministrazione centrale (il 54%
dei rispondenti).
Fra la documentazione raccolta presso i Comuni, soltanto 66 Regolamenti Edilizi (il
12 % del totale) sono antecedenti al 2006. L’anno di svolta è da considerarsi il
2007 con ben 134 provvedimenti (il 31 %) seguito, con una leggera flessione della
produzione normativa, dal 2008 e dal 2009 (quest’ultimo biennio rappresenta
insieme quasi la metà della documentazione visionata).
In ordine alle tematiche affrontate, quelle dell’isolamento, dell’orientamento e del
risparmio idrico venivano affrontate già con i Regolamenti dei primi anni del 2000,
anche se la grande crescita dell’attuazione si è verificata successivamente.
232
Più recenti, sono invece i provvedimenti che riguardano l’obbligo di ricorrere alle
fonti rinnovabili: l’80 % sono prescrizioni che riguardano i regolamenti adottati nel
triennio 2007-’09.
Distribuzione dei Regolamenti esaminari per epoca di adozione
Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente
Le principali aree di efficienza trattate dai Regolamenti sono:
a. Le norme volte all’obbligo dell’isolamento igrotermico dell’involucro edilizio, alla
promozione della copertura verde e dello spessore delle pareti perimetrali: il
77% dei 557 provvedimenti esaminati, contenenti tale prescrizione, riguardano
comuni corrispondenti al 5,4 % del territorio nazionale con una popolazione di
oltre 15 milioni di abitanti (il 26 % del totale);
b. Al secondo posto, in termini di diffusione, l’obbligo di prevedere una quota di
produzione di energia attraverso l’impiego di pannelli fotovoltaici e/o di
provvedere a una percentuale definita di acqua calda mediante l’installazione
del solare termico. Meno frequenti i provvedimenti che promuovono il ricorso
all’eolico e alle biomasse. Complessivamente, l’area delle fonti rinnovabili è
contemplata nel 72 % dei Regolamenti analizzati. Essi coprono il 5 % dei
Comuni italiani per una popolazione complessiva di 13,6 milioni di residenti (il
23 % della popolazione nazionale);
c. La terza area d’efficienza maggiormente menzionata è quella ascrivibile al
risparmio idrico e al recupero delle acque piovane; si tratta del 65 % dei comuni
che hanno risposto alla rilevazione, che rappresentano il 4,4 % di quelli italiani
ed ad una popolazione pari a 12,2 milioni di abitanti (il 21 % della popolazione
nazionale).
233
Seguono, misure più articolate, che riguardano l’obbligo di orientamento lungo
l’asse est-ovest e la schermatura dei sistemi vetrati (concernono una popolazione di
7,8 milioni di abitanti); poi, l’obbligo o la promozione di allaccio a reti di
teleriscaldamento e/o impianti di cogenerazione e/o l’uso di pompe di calore, che è
contemplato dal 37% dei regolamenti visionati, per un totale di popolazione
interessata pari a 6,1 milioni di abitanti; infine la promozione di materiali riciclabili,
certificati e/o prodotti localmente che interessa il 48 % dei Regolamenti esaminati
per un totale di 265 comuni con una popolazione di 5,6 milioni di abitanti.
Aree di efficienza trattate nei regolamenti edilizi
secondo la popolazione dei comuni (milioni di abitanti)
Fonte: Papporto ON-RE 2009, Cresme Ricerche Spa – Legambiente
234
3.8 Esperienze di quartieri sostenibili
Esempi di edifici e quartieri sostenibili che avessero al centro il tema del risparmio
energetico e dell’uso delle fonti rinnovabili erano, fino a pochi anni fa, prerogativa
dei Paesi del Nord Europa.
Dunque risulta interessante evidenziare le esperienze illustrate nel Rapporto ON-RE
2009 riguardo alcuni quartieri di città italiane nei quali i temi analizzati sono stati
proposti, con i risultati che hanno permesso di ottenere.
Bolzano-Quartiere CasaNova
Uno degli esempi più concreti di quello che viene definito un quartiere sostenibile, è
l’insediamento in fase di realizzazione a Bolzano, denominato “CasaNova”. Il
quartiere,
situato
nella
periferia
Ovest
del
capoluogo
Alto
Atesino,
il
cui
completamento è previsto per il 2012, consiste in 8 edifici per un totale di 950
appartamenti. Gli edifici saranno tutti di Classe A con certificazione energetica
CasaClima (30 kWh/mq/anno) e permetteranno un risparmio del fabbisogno
energetico annuo del
42 % rispetto agli edifici di tipo tradizionale.
Per la produzione e distribuzione di energia termica è stato realizzato un impianto
di teleriscaldamento per l’intero quartiere con un risparmio del fabbisogno
energetico annuo del 31 % rispetto a una soluzione con impianti a caldaie
autonome per singola unità abitativa. Per la produzione di acqua calda sanitaria è
stato poi realizzato un impianto centralizzato a collettori solari, per la maggior parte
installati lungo la linea ferroviaria tangente al quartiere, con un risparmio del
fabbisogno energetico annuo del 36% rispetto a quello prodotto con fonti
energetiche tradizionali.
Anche il recupero delle acque meteoriche e l’orientamento dell’edificio fanno parte
delle prerogative degli edifici in costruzione, sopra i quali verranno realizzati i tetti
verdi per un migliore isolamento termico. Infine, viene considerato determinante
anche il tema della mobilità sostenibile: il quartiere CasaNova infatti, avrà una pista
ciclo-pedonale interna collegata alla rete della città di Bolzano e sarà anche
realizzata una nuova stazione ferroviaria del treno metropolitano.
235
Torino-Quartiere Via Arquata
A Torino è stato recuperato un complesso di case popolari degli anni ’40 nella zona
di Via Arquata seguendo i principi dell’edilizia sostenibile. La configurazione
planimetrica originaria del quartiere, poco distante dal centro di Torino, era a corte
e con edifici di buona qualità costruttiva ed architettonica, ma nel corso degli anni il
degrado e la mancanza di manutenzione ne avevano compromesso la vivibilità.
L’operazione, che è stata avviata nel 2005 e la cui conclusione è prevista nel 2010,
ha coinvolto oltre 2.500 abitanti, 30 edifici, 622 appartamenti ed una superficie
totale di 110.000 m2.
Gli interventi principali sono incentrati sul risparmio energetico, sia per la
produzione di calore sia per la parte elettrica.
E’ stata già completata la rete di teleriscaldamento per tutto il complesso
(considerando che a Torino ben il 59 % dell’edilizia pubblica è servito), è in fase di
realizzazione un impianto fotovoltaico da 100 kW sui tetti di 16 edifici;
contemporaneamente vengono sostituite circa 500 luci con quelle a risparmio
energetico (per circa 30 edifici coinvolti), mentre per un più efficiente isolamento
termico sono stati sostituiti vetri e serramenti.
La stima parla di una riduzione dei consumi tra il 30 % e il 40 %: ogni anno
saranno risparmiate circa 2000 tonnellate di CO2, pari al 52 % in meno rispetto alle
emissioni degli edifici prima degli interventi di riqualificazione.
Senigallia-Quartiere Villa Aosta
Un esempio di recupero edilizio è quello di Senigallia (AN), dove nell’estate del 2009
sono iniziati i lavori per la riqualificazione del quartiere Villa Aosta che vedrà la
consegna dei nuovi alloggi nel 2011.
Si tratta di un’area di circa 9.000 m2 situata nel centro del Comune e risalente agli
anni ’30 con 7 immobili per oltre 80 appartamenti. Il progetto prevede una serie di
interventi volti a migliorare l'efficienza energetica degli edifici: l’isolamento termico
delle pareti, dei tetti e degli infissi.
Verrà recuperato anche il colore originale degli immobili, mentre è prevista la
bonifica ambientale dei limitrofi argini del Fosso della Giustizia, che verrà attrezzato
come passeggiata verde.
236
La caratteristica più interessante dell’opera riguarda la ventilazione naturale,
garantita da una serie di aperture rivolte verso il mare che porteranno negli edifici
area fresca d’estate ma potranno anche in parte riscaldare gli ambienti d’inverno.
Bergamo-Villaggio del Futuro
Uno dei quartieri sostenibili più interessanti è quello nato nella periferia di Bergamo
e chiamato Villaggio del Futuro: il complesso è costituito da edifici con certificato
CasaClima di Classe A, realizzati seguendo tutti i principi della bioedilizia. In
particolare è stato curato l’isolamento delle pareti esterne, ottenuto con materiale
composto da fibre di legno e fibre minerali, che potrà essere riciclato al termine del
ciclo di vita come le restanti parti degli edifici.
Inoltre sono ridotte le esposizioni a Nord mentre quelle a Sud sono dotate di
schermature che permettono l’ombreggiatura totale delle vetrate.
Per quanto riguarda il ricorso alle fonti rinnovabili di energia, sono stati installati 70
m2 di pannelli solari termici che possono produrre 6000 litri di acqua calda, mentre
per l’energia elettrica sono presenti pannelli fotovoltaici per un totale di 6 kW di
potenza installati sulle pensiline dei parcheggi.
237
4. Il Regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico di
Arzignano.
Il Comune di Arzignano (provincia di Vicenza) si è dotato dal febbraio 2008 di un
nuovo regolamento per l’edilizia sostenibile e il risparmio energetico, tra i primi del
genere in Italia. La scelta è in linea con le politiche di sostenibilità ambientale
messe in atto dall’amministrazione comunale arzignanese negli ultimi anni, ritenuta
necessaria soprattutto in considerazione del fatto che il settore residenzialeterziario incide per il 40 % sui consumi generali di energia.
Il regolamento è basato sullo standard del protocollo CasaClima e composto da 32
articoli conglobati in sette titoli e con due allegati.
L’Amministrazione di Arzignano non si è limitata ad introdurre la nuova normativa,
bensì ha attivato un percorso formativo che ha coinvolto l’Ufficio Tecnico Comunale,
i liberi professionisti, le imprese edili e i cittadini; si può affermare che è stato
attivato un percorso partecipato.
In particolare è stata avviata una serie di iniziative attraverso un percorso iniziato
nel 2005 mediante:
-
organizzazione di corsi di formazione specialistica ANAB, ecc dal 2005 al 2008;
-
collaborazione con soggetti e tecnici leader del settore sull’utilizzo di sistemi di
efficienza e risparmio enegetico dal 2006;
-
patrocinio di incontri e convegni mirati ad approfondire le questioni legate alle
Leggi finanziarie, le agevolazioni sulle ristrutturazioni e le fonti rinnovabili;
-
organizzazione di Corsi CasaClima Base ad Arzignano per progettisti, imprese,
committenti e cittadini;
-
promozione con incontri sul territorio del nuovo Regolamento Energetico
Comunale prima della sua adozione;
-
avvio di un programma di valutazione e pianificazione di interventi mirati alla
riqualificazione energetica degli edifici Comunali (fine 2008) anche investendo
nella produzione di energia rinnovabile con installazione di impianti fotovoltaici;
-
organizzazione di un Corso CasaClima avanzato tra febbraio e marzo del 2009
presso l’Agenzia CasaClma di Bolzano.
Non sono note le ragioni per cui si è deciso di affidarsi esclusivamente al sistema di
certificazione CasaClima e non a quello promosso da Vi.energia con il progetto
EcoDomus, nato per l’appunto in provincia di Vicenza.
238
L’Assessore di competenza, nella seduta consiliare di approvazione del regolamento
del febbraio 2008, motivava la scelta di affidarsi a CasaClima per il fatto di “……
prendere una esperienza provata”, “essere cavie non ci sembrava il caso”, “ questo
non per dire che uno è meglio dell’altro, questo è per dire che nel momento in cui
Ecodomus sarà un metodo applicato ad una scala tale da darci sicurezza, noi penso
proprio che andremo a sviluppare il regolamento ...”.
Nel corso del convegno “La sostenibilità energetica ed ambientale nel settore: stato
dell’arte e ruolo della campagna SEE (Energia Sostenibile per l’Europa) verso il
2020”, svoltosi a Venezia il 12 novembre 2008, veniva presentato il progetto della
città di Arzignano con la metodologia CasaClima, frutto della collaborazione tra il
Comune e l’Agenzia di Bolzano, sostenendo che:
-
la certificazione “CasaClima” è una certificazione energetica con marchio di
qualità;
-
la certificazione “CasaClima” distingue e divide gli attori del settore con diversi
interessi e garantisce indipendenza della certificazione energetica;
-
il Comitato tecnico e scientifico dell’Agenzia garantisce un dinamico sviluppo del
progetto CasaClima.
Attraverso il nuovo regolamento al fine di promuovere la sostenibilità ambientale
nel settore abitativo e la certificazione energetica degli edifici, l’amministrazione
comunale di Arzignano si è posta i seguenti obiettivi:
•
rispondere prioritariamente ad esigenze di risparmio di risorse energetiche;
•
attuare la riduzione del consumo di energia non rinnovabile, nel rispetto del
trattato di Kyoto, per il contenimento delle emissioni di CO2 in atmosfera;
•
garantire
livelli
di
prestazione
sicuramente
raggiungibili,
tenuto
conto
dell’attuale stato dell’arte in campo scientifico e nel settore edilizio;
•
essere normati con regole semplici, essenziali e di pura indicazione procedurale;
•
essere verificati in modo oggettivo, in sede progettuale ed a lavori ultimati;
•
rendere esplicito il fabbisogno termico dell’edificio e l’immediata identificazione
dei costi di gestione dello stesso;
•
determinare un risparmio economico e gestionale nel breve-medio periodo;
•
determinare
una
rivalutazione
economica
risanamento ambientale nel lungo periodo.
239
del
bene
“casa”,
risparmio
e
Nei sette titoli del regolamento vengono enunciati:
I. natura e scopo del Regolamento;
II. prestazione dell’involucro;
III. efficienza energetica degli impianti;
IV. fonti energetiche rinnovabili;
V. sostenibilità Ambientale;
VI. modalità per ottenere gli incentivi;
VII. sanzioni.
Gli indicatori della Valutazione nel Regolamento per l’edilizia sostenibile
e il risparmio energetico di Arzignano
Prestazioni dell’involucro
Fonti Energetiche Rinnovabili
Orientamento dell’edificio
Cogente
Protezione dal Sole
Produzione energetica
Impianti solari termici
Inerzia termica
Solare fotovoltaico
Isolamento termico
Sistemi solari passivi
Indice di prestazione energetica dell’edificio
Impianti a biomasse
Geotermia
Efficienza Energetica degli Impianti
Valutazione
Ventilazione meccanica
Impianti centralizzati di produzione calore
Sostenibilità Ambientale
Sistemi di produzione ad alto rendimento
Valutazioni energetiche nei piani attuativi
Contabilizzazione energia
Certificazione ambientale
Regolazione locale della temperatura dell’aria
Sistemi a bassa temperatura
Efficienza illuminazione naturale
Materiali ecosostenibili
Recupero acque piovane
Volontario
Tetti verdi
Efficienza elettrodomestici
Incidenza per la Certificazione CasaClima di Arzignano
Il regolamento arzignanese, se da un lato detta norme cogenti rivolte al risparmio
energetico
degli
edifici,
dall’altro
lascia
alla
discrezione
dei
committenti
l’applicazione di metodologie di sostenibilità ambientale.
Si nota subito, osservando gli indicatori predisposti, che l’impostazione ha reso
cogenti i parametri valutativi riconducibili alla certificazione energetica, mentre la
scelta dei parametri valutativi orientati alla sostenibilità ambientale degli edifici in
progetto è rimandata ai committenti, ai progettisti e ai costruttori.
L’aspetto più innovativo del nuovo regolamento, che recepisce la legislazione
nazionale e detta i requisiti relativi alle nuove costruzioni, al risparmio energetico,
alle energie rinnovabili e alla certificazione ambientale, riguarda gli incentivi che
240
l’amministrazione comunale concede a chi costruisce edifici ad alta efficienza
energetica.
In particolare si tratta di agevolazioni economiche per gli edifici nuovi o ristrutturati
che ottengono la certificazione secondo il protocollo individuato con la certificazione
“CasaClima” o “equivalenti” per le categorie A, B e Oro.
Nel regolamento viene illustrata la procedura da seguire per ottenere la
certificazione degli edifici, disciplinandone le modalità tecniche, organizzative e
gestionali.
4.1 Modalità per ottenere gli incentivi.
E’ già stato evidenziato come l’Amministrazione comunale di Arzignano si sia
principalmente orientata verso l’applicazione del metodo per la certificazione degli
edifici proposto dall’agenzia CasaClima di Bolzano.
Ad Arzignano è stato previsto che gli edifici siano classificati in categorie di
consumo secondo il fabbisogno di calore per riscaldamento specifico a superficie
netta (senza tener conto del rendimento degli impianti), secondo lo schema di
seguito rappresentato:
Il nuovo regolamento richiede che la rispondenza alle categorie di consumo sia
verificata secondo il metodo CasaClima, ovvero con altri metodi di certificazione
equivalenti che abbiano le seguenti caratteristiche minime:
-
essere formalmente riconosciuti con apposito provvedimento, da cui possa
dedursi il conseguimento delle finalità del regolamento, emanato da:
a. Stato appartenente alla Comunità Europea;
b. Regione italiana / Provincia autonoma italiana;
241
-
comportino il rilascio di certificazioni da parte di un soggetto terzo indipendente
dalla committenza e/o dal soggetto che ha eseguito la progettazione e
costruzione;
-
prevedano verifiche ed accertamenti durante tutto l’iter della realizzazione, sia
in fase progettuale che in fase di costruzione, per l’intervento specifico, non
basandosi su verifiche “a campione”;
-
siano in grado di fornire in modo distinto la classificazione dell’efficienza
energetica dell’involucro edilizio in kWh/mq annui.
Per incentivare la realizzazione di edifici certificati CasaClima e/o secondo
metodologie equivalenti, vengono ridotti i costi degli oneri di urbanizzazione
primaria e secondaria rispettivamente:
1. del 55 % per le CasaClima di classe A (con un consumo annuo inferiore a 30
kWh per metro quadrato) ed Oro (con un consumo annuo inferiore a 15 kWh
per metro quadrato).
2. del 40 % per le CasaClima di classe B (con un consumo annuo inferiore a 50
kWh per metro quadrato);
Inoltre, il regolamento stabiliva che per le costruzioni certificate fosse applicata
l’aliquota ICI ridotta al 4 per mille con le seguenti modalità:
-
nel caso di edifici che ottengono certificazione CasaClima o equivalente Classe A
o Oro, il soggetto passivo d’imposta avrebbe usufruito dell’agevolazione per anni
10 decorrenti dalla data di rilascio della certificazione;
-
nel caso di edifici che ottengono certificazione CasaClima o equivalente Classe
B, il soggetto passivo d’imposta avrebbe usufruito dell’agevolazione per anni 6
decorrenti dalla data di rilascio della certificazione.
E’ stato precisato che la certificazione Casa Clima (o quella equivalente) può essere
rilasciata solo su interi edifici e non può riguardare singole unità immobiliari
appartenenti agli edifici stessi.
Nel regolamento per il risparmio energetico viene considerato “edificio” anche
l’alloggio appartenente ad una costruzione bifamiliare, ovvero ad un complesso a
schiera o a cortina, purché tale alloggio sia diviso da cielo a terra al resto
dell’edificio.
Dal 2009 con l’esonero del pagamento dell’ICI per la prima casa, questo tipo di
incentivazione ha perso efficacia.
242
4.2 Modalità per ottenere la Certificazione CasaClima.
Il paragrafo 6.3 del Regolamento di Arzignano indica l’iter da seguire per ottenere
la certificazione CasaClima degli edifici.
A tal proposito è stato predisposto un documento, approvato dalla Giunta Comunale
di Arzignano con delibera n. 105 del 23 aprile 2008, recante disposizioni tecnicoorganizzative ai sensi dell’art. 6.3 del Regolamento per l’edilizia sostenibile e il
risparmio energetico.
In questa “guida” vengono enunciate le varie fasi operative del procedimento, le
modalità per la gestione informatica delle procedure, la documentazione tecnico
progettuale necessaria e la modulistica per ottenere la certificazione CasaClima.
L’iter
per
ottenere
la
certificazione
CasaClima
ad
Arzignano
si
articola
sinteticamente nelle seguenti fasi:
1. il richiedente del permesso di costruire integra la domanda del permesso di
costruire con la richiesta di certificazione all‘Agenzia CasaClima;
2. l’Agenzia CasaClima formula una prima valutazione energetica (energy check)
che consiste in una verifica delle aree e delle volumetrie anche con l’ausilio del
programma di calcolo CasaClima;
3. l’agenzia CasaClima nomina il certificatore esterno;
4. seconda valutazione energetica (Audit/sopralluogo del certificatore CasaClima);
5. valutazione finale dell’edificio da parte dell’Agenzia CasaClima;
6. rilascio del certificato energetico da parte dell’Agenzia CasaClima, consegna
della “targhetta energetica” CasaClima, consegna del “libretto di risparmio
energetico”, per il corretto utilizzo dell’edificio certificato.
Di seguito viene riportato l’allegato “B” del regolamento con lo schema del
procedimento operativo per il rilascio dei permessi di costruire fruenti incentivi.
Negli edifici in classe A e Oro, in quelli in cui è inserito un sistema di ventilazione
meccanica,il certificatore provvede alla verifica della tenuta all’aria mediante Blower
Door test; nel caso in cui il certificatore rilevi eventuali irregolarità o errori, ne dà
immediatamente comunicazione al Comune, al committente e al direttore lavori.
243
244
Gli
aspetti
di
dettaglio
e/o
di
natura
tecnico-organizzativa
riguardanti
il
procedimento per il rilascio dei permessi di costruire che fruiscono degli incentivi
vengono disciplinati dalla Giunta Comunale con appositi provvedimenti, ai sensi
dell’art. 1.2 del presente Regolamento.
E’ previsto che, nel caso in cui la certificazione energetica volontaria venga
rilasciata a seguito di verifica condotta con altri metodi equivalenti (quindi non con
CasaClima),
che
l’iter
per
la
concessione
degli
incentivi
dovrà
essere
preventivamente comunicato al Comune di Arzignano dal soggetto titolare del
metodo equivalente, ovvero dal soggetto certificatore, al fine della preventiva
verifica della sussistenza delle caratteristiche minime.
Se a fine lavori non sarà acquisita la certificazione gli oneri di urbanizzazione
saranno dovuti per intero e il relativo conguaglio sarà versato prima del rilascio del
certificato di agibilità.
Il rilascio dei certificati di agibilità degli edifici che fruiscono degli incentivi previsti
nel regolamento vengono rilasciati contestualmente al certificato CasaClima o
equivalente.
Nel regolamento, al fine di agevolare l’informazione ai cittadini e garantire
l’assistenza tecnica ai progettisti, è prevista la possibilità per il Comune di istituire
lo “Sportello Energia”.
In tal caso, un tecnico incaricato dall’Agenzia CasaClima in collaborazione con
l’ufficio tecnico comunale, nei giorni e orari da concordarsi garantirà:
1. Controllo delle richieste di certificazione;
2. Sopralluoghi nei cantieri;
3. Informazione ai cittadini;
4. Consulenza ai progettisti.
Ad oggi non è ancora stato istituito lo Sportello Energia, l’eventuale attivazione e le
modalità di funzionamento potranno essere stabilite con apposita deliberazione di
Giunta Comunale.
245
4.3 I risultati ottenuti.
Purtroppo i risultati sono stati influenzati dalla crisi economica, che nel settore edile
e in particolar modo nel comparto residenziale ha rallentato l’attività edilizia.
In questo momento ad Arzignano, come in altre realtà del Veneto, si stà
riscontrando un’offerta di abitazioni superiore alla domanda, con conseguente
rallentamento o stagnazione dei prezzi nel mercato immobiliare.
Malgrado ciò, i committenti e gli imprenditori più illuminati cercano di uscire dalle
sabbie mobili dell’attuale situazione proponendo nuovi alloggi con più qualità in
termini di efficienza energetica.
Per l’attività edilizia nel Comune di Arzignano ogni anno è alimentata dal rilascio di
circa 250 permessi di costruire. Dal febbraio 2008, mese di entrata in vigore del
regolamento, al novembre 2009, sono in corso di certificazione energetica con la
metodologia CasaClima 14 cantieri per complessivi 72 alloggi residenziali, più un
edificio pubblico di prima accoglienza per extracomunitari.
I quattordici cantieri riceveranno la seguente classificazione CasaClima:
9
n. 3 in CasaClima A;
9
n. 11 in CasaClima B.
Per la realizzazione di immobili residenziali certificabili CasaClima sono stati
rilasciati:
9
n. 4 Permessi di Costruire nel corso del 2007 pari al 2 % nell’anno;
9
n. 7 Permessi di Costruire nel corso del 2008 pari al 3 % nell’anno;
9
n. 3 Permessi di Costruire nel corso del 2009 pari al 2 % nell’anno;
Pur se in quota limitata rispetto al numero di permessi di costruire rilasciati, la
certificazione ha coinvolti i cantieri più grandi in termini di nuova volumetria
realizzata.
Gli edifici certificati CasaClima di Arzignano in corso di realizzazione, pari a
complessivi 40.214 m3 di volume lordo riscaldato, avranno un fabbisogno
energetico complessivo di 326.794 kWh/a, molto al di sotto dei limiti prescritti per
legge nell’anno 2009 a 633.668 kWh/a.
Il minor consumo di energia primaria pari, al 48 % del fabbisogno energetico nei
limiti di legge, consentirà di evitare una quantità di emissioni di CO2 di almeno 184
tonnellate all’anno.
246
5. Caso studio.
Nel presente capitolo le prestazioni energetiche e la convenienza economica sono
valutate in un esempio applicativo riguardante la realizzazione di un nuovo edificio
residenziale unifamiliare.
In particolare vengono analizzati i differenziali in termini di risparmio energetico
ottenibili attraverso la classificazione dell’edificio in Classe A CasaClima e/o Casse A
Casa Clima con utilizzo di energia fornita da fonte rinnovabile (geotermia) rispetto
alla realizzazione dello stesso edificio limitandosi a rispettare i limiti di legge.
L’intervento in esame consiste nella realizzazione di un edificio ad uso residenziale
nell’area collinare della frazione di Castello, in Comune di Arzignano in provincia di
Vicenza.
Si tratta della realizzazione dell’edificio in un area identificata dal PRG come ZTO C2
n° 2109 inserita nel piano di
lottizzazione denominato ”Pozzetti”, approvato con
delibera CC n°104 del 4/12/1975 ed identificato con la lettera “C” nella planimetria
che figura.
Gli edifici in corso di realizzazione nel lotto presentano la seguente disposizione: gli
edifici A1 e A2 sono accoppiati verso la strada comunale di via Pozzetti, l’edificio B è
indipendente e posto al centro del lotto, l’edificio C, oggetto del presente
approfondimento, è anch’esso indipendente ed è situato nella parte nord-est
dell’area d’intervento.
247
L’accesso agli edifici A2, B e C avverrà attraverso un percorso carrabile comune
lungo il confine sud del lotto posizionato in corrispondenza dell’area di accesso
esistente.
Il fabbricato C è costituito da due piani fuori terra e da un interrato nel quale
saranno ubicati i locali tecnici, i locali accessori ed i garage, accessibili dall’esterno
mediante apposite rampe.
Il tetto è ad andamento curvilineo in lamiera metallica; le facce a vista delle
murature dei piani terra saranno realizzate con pietra rasata e teste scoperte ( ad
opera incerta ), mentre quelle del piano superiore saranno intonacate. La maggior
parte delle superfici è scandita da ampie aperture finestrate.
L’edificio C si sviluppa su una superficie coperta complessiva di 162,3 m2 ed una
volumetria di 705,9 m3.
Si segnala che la committenza e il progettista hanno avviato un’attività di
collaborazione con il Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università degli Studi di
Padova volta al controllo ed alla verifica della qualità costruttiva degli edifici dal
punto di vista energetico.
I dati iniziali di progetto dell’edificio in esame, che si trova in zona climatica E sono
esposti nella tabella.
248
5.1 Le prestazioni dell’edificio
Per comprendere l’efficienza energetica dell’edificio è utile segnalare che la
superficie di dispersione termica dell’involucro è di 911,33 m2, con un coefficiente di
forma di 0,71 (dato dal rapporto tra la superficie dell’involucro riscaldato e il
volume lordo riscaldato).
Secondo la normativa nazionale di riferimento in vigore per l’anno 2008 (illustrata
nella precedente parte quinta), il limite di prestazione energetica per l’edificio in
esame è fissato, per la climatizzazione invernali, in 80,50 kWh/m2annui pari a
complessivi 23.683 kWh/annui.
Sulla base delle caratteristiche costruttive dell’edificio è stato possibile ottenere la
classificazione in CasaClima A con un fabbisogno di calore per riscaldamento
specifico alla superficie netta di 25.87 kWh/m2annui.
Nella figura sono rappresentate le prestazioni ottenibili dall’edificio in progetto e i
relativi risparmi energetici raggiungibili.
Prestazioni e Risparmi Energetici
Abitazione in Arzignano
limiti
per legge
- 2008 -
CasaClima
A
con geotermia
80,50
kWh/m2a
25,87
kWh/m2a
11,33
kWh/m2a
23.683
kWh/a
7.610
kWh/a
3.334
kWh/a
Risparmio
kWh
16.073
Risparmio
kWh
4.276
Fabbisogno di calore
per riscaldamento
Fabbisogno energetico
complessivo massimo
Dati di Progetto - Edificio unifamiliare
Superficie netta riscaldata
m2
Volume lordo riscaldato (V)
m3 1.287,54
Sup. disp. termica involucro (S)
m2
Rapporto di forma S/V
294,20
911,33
CasaClima
A
Risparmio
kWh
20.349
0,71
I valori espressi nella prima colonna rappresentano i limiti prestazionali di legge
(classe C), con riferimento all’anno 2008, dell’edificio in progetto.
Nella seconda colonna sono evidenziati: i consumi espressi in kWh/m2 annui
risparmi energetici espressi in kWh, classificando l’edificio in CasaClima A.
249
e i
Nella terza colonna si riportano i valori corrispondenti all’edificio in CasaClima A
applicando la tecnologia per lo sfruttamento da fonte energetica alternativa, quale
la
geotermia con impianto di ventilazione meccanica controllata comprensa la
deumidificazione con scambiatore aria terreno tipo Rehau.
5.2 Analisi dei costi di costruzione
A questo punto è necessario analizzare i maggiori costi di costruzione sostenuti per
il miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio.
Nella tabella che segue vengono rappresentati i maggiori costi da sostenere per
poter raggiungere prestazioni tali da ottenere la classificazione in CasaClima A
rispetto allo stesso edificio classificabile in Classe C.
Considerando l’edificio in questione con caratteristiche di prima casa d’abitazione si
può ritenere applicabile l’aliquota Iva del 4%, quindi i maggiori costi di costruzione
per
raggiungere
la
classificazione
in
complessivamente in Euro 15.569,29.
250
CasaClima
A
vengono
stimati
Rappresentazione maggiori costi per prestazioni di CasaClima A e
CasaClima A con geotermia
251
L’applicazione della tecnologia per la produzione di energia da una fonte energetica
alternativa, quale la geotermia ,comporta i seguenti costi aggiuntivi di costruzione:
-
per la realizzazione dell’ impianto di ventilazione meccanica controllata
compresa la deumidificazione: Euro 14.000,00 più Iva;
-
per la realizzazione dello scambiatore aria terreno tipo Rehau: Euro 23.500,00
più Iva.
Riassumendo, per realizzare l’edificio in classe CasaClima A con l’impianto per lo
sfruttamento della geotermia rispetto allo stesso edificio classificato in categoria C
si dovranno sostenere maggiori costi per complessivi Euro 54.569,29 Iva compresa.
A questo punto è indispensabile determinare come il risparmio energetico si
esprime in termini monetari. Ciò al fine di per poter determinare la convenienza
economica nella classificazione dell’edificio in CasaClima A o CasaClima A con
geotermia.
5.3 Spesa annua per approvvigionamento energia.
Il prezzo dell’energia è in continua oscillazione. Il petrolio ad esempio a luglio 2008
ha raggiunto la quotazione di 147 dollari al barile, e poi nel corso del 2009 si è
attestato tra i 60 e gli 80 dollari al barile.
Per la determinazione della spesa annua per l’approvvigionamento di energia
dell’edificio è stato preso a riferimento il prezzo di mercato della fornitura di energia
elettrica espresso in kWh, che è il parametro al quale fa riferimento l’indice di
prestazione energetica negli edifici.
Il prezzo del kWh viene determinato in Euro 0,1554 comprensivo di accise e
imposte di riferimento, sulla base d’ indagine di mercato condotta su utenti esistenti
nell’area oggetto di intervento.
Quindi non sono state prese a riferimento offerte promozionali da parte di società
erogatrici di fornitura di energia elettrica, bensì il prezzo monorario fisso che
attualmente viene applicato.
Sulla
scorta
delle
analisi
effettuare
viene
stimata
la
spesa
annua
per
l’approvvigionamento di energia, come rappresentata nella tabella che segue.
Edificio
Classe C
CasaClima A
CasaClima A con
geotermia
Fabbisogno
energetico
complessivo
annuo kWh/a
23.683
7.610
Prezzo medio al
KWh in Euro
Spesa annua
approvvigionament
o energia in Euro
0,1554
0,1554
3.680,34
1.182,59
0,1554
518,10
3.334
252
5.4 La determinazione dell’incentivo comunale
Aspetto di non secondaria importanza nel caso in questione è l’incentivo che il
Comune di Arzignano riserva a chi costruisce edifici in Classe A con una riduzione
degli oneri di urbanizzazione del 55%, come illustrato nel precedente paragrafo 4.1.
Se l’edificio in corso di realizzazione pari a convenzionali 965,02 mc non rientrasse
nella categoria CasaClima A, il richiedente il Permesso di Costruire (PdC) dovrebbe
versare nelle casse comunali i seguenti importi per oneri di urbanizzazione:
- Euro 7.467,36 per oneri di urbanizzazione primaria pari a Euro 7,738 al mc;
- Euro 10.873,05 per oneri di urbanizzazione secondaria pari a Euro 11,268 al mc;
Grazie agli incentivi previsti dal Regolamento comunale, per il caso in questione
certificabile CasaClima A, gli oneri di urbanizzazione dovuti sono i seguenti:
- Euro 3.360,33 per oneri di urbanizzazione primaria pari a Euro 3,48 al mc;
- Euro 4.892,43 per oneri di urbanizzazione secondaria pari a Euro 5,07 al mc;
L’incentivo, per l’edificio in progetto, si traduce in una riduzione degli oneri di
urbanizzazione primaria di Euro 4.107,03 e secondaria di Euro 5.980,62 pari a un
risparmio complessivo per il richiedente il PdC di Euro 10.087,65.
Considerato che il maggiore costo da sostenere per portare a Classe A l’edificio
stimato in Euro 15.569,29 si può notare il peso dell’incentivo messo a punto
dall’Amministrazione Comunale Arzignanese.
5.5 Il ritorno economico dell’investimento
Per poter valutare la convenienza economica dell’investimento occorre analizzare
l’andamento dei flussi di cassa tenendo conto dei maggiori costi iniziali e del
risparmio nell’approvvigionamento di energia.
L’orizzonte temporale che viene analizzato è di trenta anni, che viene considerato il
ciclo di vita utile dell’immobile. Resta però l’incognita delle spese di manutenzione
all’impianto di geotermia, per le quali non è possibile avere dati attendibili data la
novità nell’applicazione di tale tecnologia.
La determinazione del saggio di attualizzazione rappresenta un elemento di criticità
per il calcolo del costo globale: saggi diversi portano ad un diverso costo globale.
Riferimenti importanti per la determinazione saggio di sconto sono: il tasso di
riferimento della Banca Centrale Europea (BCE), l’Euribor per periodi inferiori
all’anno e l’inflazione determinata dall’Istat. Il tasso di riferimento della BCE
attualmente è fissato all’1 % (invariato dal 7 maggio scorso) e secondo studi di
settore sembra destinato a rimanere ai minimi storici anche per gran parte del
2010.
253
Secondo alcuni analisti, e come si è inteso dalle recenti dichiarazioni dello stesso
Presidente BCE Jean Claude Trichet, il costo del denaro dovrebbe aumentare solo
dopo la prossima estate. Euribor avverte che i primi graduali segnali di rialzo
potrebbero verificarsi nei prossimi mesi: tra aprile e giugno l’euribor 3 mesi (oggi al
minimo storico, 0,70 %) dovrebbe superare l’1 %, prima di un aumento del tasso
BCE che potrebbe gradualmente portare l’Euribor al 1,50 % tra settembre e ottobre
e vicino al 2 % tra fine 2010 e inizio 2011. Comunque le previsioni di Euribor in
merito ai tassi futuri non possono essere considerate dati certi.
Si segnala che il Governo italiano, in passato, con il Decreto Legge n. 185, varato il
29 novembre 2008, è intervenuto nel settore dei mutui. Infatti, l’articolo 2 del
citato decreto ha previsto per il 2009 un tetto al costo dei mutui a tasso non fisso,
costituito dal maggiore tra il tasso del 4 % ed il tasso del mutuo al momento della
stipula. L’eventuale differenza è messa a carico dello Stato. Tale beneficio per il
debitore è al momento limitato al solo 2009.
Una seconda novità rilevante introdotta dal decreto è quella che sancisce l’obbligo
per le banche, sempre a partire dal 2009, di offrire mutui a tasso variabile
agganciati al tasso di riferimento della BCE. Si tratta di un cambiamento importante
nel mercato dei mutui, in quanto si introduce la possibilità di avere un tasso
variabile sicuramente meno esposto alle incertezze del mercato ed alle variazioni
giornaliere, e quindi più stabile, prevedibile e con oscillazioni meno accentuate.
Dall’analisi degli ultimi due anni si può notare si può notare come il tasso Euribor
abbia subito delle oscillazioni ben superiori al tasso BCE.
Per chi investirà sulla prima casa usufruendo di mutui, si aprono quindi nuovi
scenari: potrà godere di tassi ai minimi storici e potrà scegliere tra tassi fissi
particolarmente contenuti e tassi variabili più stabili e prevedibili.
L’inflazione è un processo di aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi
dei beni e servizi destinati al consumo della famiglie che viene misurata attraverso
la costruzione di un indice dei prezzi al consumo, da parte dell’Istat. Lo strumento
statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e
servizi è chiamato paniere, rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in
uno specifico anno. A dicembre 2009 l’inflazione annua è stata determinata all’1%.
In tale contesto,
si ritiene che per quanto riguarda il saggio attualizzazione da
applicate per l’analisi del flusso di cassa, sulla scorta d’indagine di mercato, di dover
effettuare una doppia simulazione come segue:
-
una prima, applicando un saggio di attualizzazione del 2,5;
-
una seconda, applicando un saggio di attualizzazione del 5,5 %.
254
5.5.1 Analisi convenienza economica
Con un saggio di sconto del 2,5 %
Considerando un saggio di sconto del 2,5 %, dalla simulazione che segue si può
notare che senza l’incentivo comunale di riduzione degli oneri di urbanizzazione il
punto di pareggio (break even point) per la CasaClima A è inferiore a 7 anni,
mentre per la CasaClima A con l’impianto geotermico è superiore a 22 anni.
Flusso di Cassa E
Simulazione investimento per Classe A con saggio 2,5 % senza incentivo comunale
40000
VAN 36.715,32
20000
VAN 11.341,75
0
-20000
-40000
-60000
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
30
Tempo (anni)
CasaClima A
CasaClima A con geotermia
Nel caso della CasaClima A con saggio di sconto del 2,5 % il valore attuale netto
(VAN) nei trenta anni è di Euro 36.715,32 mentre con la geotermia e di Euro
11.341,75 con l’incognita della spese di manutenzione della nuova tecnologia.
Flusso di Cassa E
Simulazione investimento per Classe A con saggio 2,5 % con incentivo comunale
50000
VAN 45.661,73
30000
VAN 21.183,36
10000
-10000
-30000
-50000
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
30
Tempo (anni)
CasaClima A
CasaClima A con geotermia
La situazione cambia ottenendo l’incentivo comunale in quanto il break even point
per la CasaClima A passa da 7 a meno di 3 anni, mentre volendo sfruttare la
geometria passa da 22 a 18 anni, senza considerare i maggiori costi di
manutenzione.
255
In ogni caso il Saggio di rendimento interno senza incentivo per la CasaClima A è
del 16 % e applicando la geotermia si riduce al 4 %.
Con l’incentivo ottenibile ad Arzignano il Saggio di rendimento interno, per il caso in
esame, arriva al 46 % per l’edificio classificato in CasaClima A e raggiunge il 6 %
con applicazione della geotermia.
Con un saggio di sconto del 5,5 %
A questo punto si procede all’analisi della convenienza dell’investimento analizzando
il flusso di cassa applicando un saggio di sconto del 5,5 %.
Con il tasso al 5,5 % senza incentivo comunale si ottiene il punto di pareggio solo
se se non si applica la tecnologia per lo sfruttamento da fonte energetica
alternativa. Viene osservato come, classificando l’edificio in Casa Clima A il valore
attuale netto (VAN) nei trenta anni è di Euro 20.736,73 mentre con la geotermia è
negativo a Euro - 8.604,56.
Flusso di Cassa E
Simulazione investimento per Classe A con saggio 5,5 % senza incentivo comunale
40000
20000
VAN 20.736,73
0
VAN – 8604,56
-20000
-40000
-60000
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
30
Tempo (anni)
CasaClima A
CasaClima A con geotermia
Flusso di Cassa E
Simulazione investimento per Classe A con saggio 5,5 % con incentivo comunale
40000
VAN 30.824,38
20000
0
VAN 1.483,09
-20000
-40000
-60000
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
20
22
24
Tempo (anni)
CasaClima A
256
CasaClima A con geotermia
26
28
30
Con l’investimento necessario per portare l’edificio in CasaClima A si raggiunge il
break even point in meno di 8 anni che diventano 2 nel caso dell’ottenimento
dell’incentivo comunale di riduzione del 55 % degli oneri di urbanizzazione primaria
e secondaria.
Solo ottenendo l’incentivo comunale al saggio di sconto del 5,5 % in 30 anni il
valore attuale netto (VAN) diventa di Euro 30.824,38 con l’edificio in CasaClima A e
di Euro 1.483,09 con la geotermia.
Naturalmente il Saggio di rendimento interno, invariato rispetto alla simulazione
precedente resta: senza incentivo comunale per la CasaClima A al 16 % e con
geotermia del 4%; con incentivo comunale del 46 % per l’edificio classificato in
CasaClima A e del 6 % con applicazione della geotermia.
Il terreno è una risorsa naturale disponibile che, se ben sfruttata, può ridurre i
consumi
di
energia
negli
usi
cosiddetti
termici
quali
il
riscaldamento,
la
climatizzazione e la produzione di acqua calda.
Nel caso in esame l’applicazione della tecnologia che ci permette di ricavare energia
dal terreno non appare nel complesso economicamente conveniente, rilevando le
molte incertezze nei costi di gestione si sono evidenziati gli elevati costi
d’installazione rispetto ai benefici energetici ottenuti.
Probabilmente la geotermia creerebbe una maggiore convenienza economica se
fosse applicata ad edifici plurifamiliari che permetterebbero di ammortizzare
maggiormente l’investimento.
Nella pagina seguente viene rappresentato un quadro riassuntivo di comparazione
per la valutazione dell’investimento sull’edificio oggetto di studio.
257
258
Considerazioni conclusive
Riferimenti bibliografici
259
260
Considerazioni conclusive
Da quando la certificazione energetica è divenuta obbligatoria a livello nazionale si
sono avviate diverse iniziative con sistemi che spesso hanno portato a risultati di
classificazione anche eterogenei tra loro.
Nei sistemi CasaClima e EcoDomus
gli obiettivi prioritari rimangono quelli di
misurare e classificare le performance energetiche dell’edificio o dell’organismo
edificio-impianto preso in esame.
L’analisi delle linee guida, emanate a livello nazionale a seguito delle direttive
europee e i sistemi di certificazione analizzati, evidenzia una serie di valutazioni che
i veri attori del processo edilizio sono tenuti a compiere.
Ogni attore coinvolto e ogni elemento della filiera deve operare con la massima
precisione, pena il non raggiungimento degli obiettivi economici, qualitativi e
d’immagine che si è prefissato.
Se vogliamo riprendere quanto emergeva sin dal Rapporto Brundtland, pubblicato
nel 1987 dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni
Unite in riferimento al concetto di “sviluppo sostenibile”, appare chiaro che le mere
performance
energetiche
dell’edificio
non
siano
sufficienti
a
garantire
il
miglioramento della qualità della vita nel rispetto dell’ecosistema e senza
compromettere le opportunità delle generazioni future.
La certificazione energetica non può essere considerata uno strumento di rilievo
rivolto alla salvaguardia dell’ambiente in quanto non vengono analizzate le
interazioni tra l’edificio e il territorio.
Su questa strada in ambito italiano, come si è evidenziato nella seconda parte della
ricerca, è stato
attivata la metodologia di valutazione del protocollo Itaca,
sviluppata dalle regioni.
Risulterebbe necessaria l’applicazione cogente di un maggiore approccio con
modalità di analisi multicriterio nella valutazione degli edifici per poter così
intervenire in ambito ambientale, economico e sociale al fine di integrare l’edificio
nel sistema.
L’analisi multicriterio è costituita da un insieme piuttosto ampio di metodi di
valutazione di tipo multidimensionale: essa è in grado di incorporare, con
riferimento all’oggetto della valutazione, effetti economici e non economici,
quantitativi e qualitativi.
261
In alcune riflessioni sul ruolo della valutazione multicriterio partecipata nella
pianificazione energetica, Sigrid Stagl concludeva:” La pianificazione nel settore
energetico richiede processi decisionali e scelte relativi a sistemi complessi ed,
inoltre, di prendere in considerazione molteplici prospettive, tutte altrettanto
legittime. Considerati i crescenti interessi economici nel settore e le rilevanti
questioni ambientali connesse, i pianificatori si confrontano, spesso, con la sfida di
integrare
punti
di
vista
conflittuali.
In
queste
circostanze,
la
valutazione
multicriterio, insieme ai processi partecipativi, può aiutare a strutturare il processo
decisionale. All’interno di una tale struttura il processo decisionale dovrebbe essere
percepito come un processo di apprendimento sociale45”.
Si tratta di considerazioni condivisibili, poiché non si possono mettere in atto
processi di riqualificazione ambientale o programmare regolamenti con criteri di
sostenibilità ambientale senza rendere partecipi i soggetti che, a vario titolo,
vengono coinvolti da tali processi.
La legge è sì un modo per attuare l’evoluzione, ma quest’ultima deve essere
presente e sentita dagli operatori. Ecco allora la necessità di agire da un lato sulla
professionalità degli operatori affinché siano veramente in grado di progettare
edifici
energeticamente
efficienti
e
sostenibili,
e
dall’altro
sull’informazione
accurata dei cittadini per metterli nella condizione di capire, scegliere, e far valere i
loro diritti.
La Commissione Ambiente della Camera ha svolto nel febbraio 2009 il primo esame
del progetto di legge “Sistema casa qualità. Disposizioni concernenti la valutazione
e la certificazione della qualità dell'edilizia residenziale”: un disegno di legge che
dovrebbe istituire un sistema unico per la certificazione della qualità dell'edilizia
residenziale, denominato «casa qualità», allo scopo di perseguire un moderno
adeguamento qualitativo delle abitazioni, e che permetterebbe di produrre un
risparmio gestionale dell’edificio. Viene attribuita la qualifica di “casa qualità ecocompatibile” alle abitazioni che dimostrano una particolare sensibilità per la tutela
dell’ambiente
attraverso
l’utilizzo
di
materiali
naturali,
escludendo
l’uso
di
impregnanti chimici e di solventi, o l’impiego esclusivo di energia da fonti
rinnovabili.
Il futuro dell’edilizia è dunque orientato alla sostenibilità, ma c’è da sperare che alla
normativa vengano affiancati sistemi obbligatori di controllo, a partire dalle fasi di
realizzazione in cantiere.
45
a cura di L.Fusco Girare e P. Nijkamp, Energia, Bellezza, Partecipazione: la sfida della
sostenibilità – valutazioni integrate tra …, Franco Angeli, Milano 2004, p. 269.
262
263
A tutti gli edifici
Indice dell’involucro
Fabbisogni di Energia Primaria FEP:
- Riscaldamento
- Acqua Calda Sanitaria
A tutti gli edifici
Efficienza Energetica dell’involucro
Fabbisogni di Energia Primaria FEP:
- Riscaldamento
- Acqua Calda Sanitaria
- Raffrescamento
- Illuminazione
- Energia Ausiliaria
- Guadagno di EP da prod. Elettrica propria
- Quota di energia alternativa %
- Emissione CO2
Campo di applicazione
Indici di prestazione
energetica
Ente o società certificata estranei
alla committenza, progettista,
costruttore, direzione lavori.
Da parte del Soggetto Certificatore
tra estranei alla committenza,
progettista, costruttore e D.LL.
Ente o società certificata
Tecnico abilitato nelle more di
attesa dei decreti attuativi non in
conflitto di interesse
Committenza tra soggetti estranei
alla progettazione, costruzione e
direzione lavori.
Il Certificatore
Agenzia CasaClima di Bolzano
Da parte dell’Agenzia CasaClima
Da parte dell’Agenzia CasaClima
Nomina del Certificatore
Rilascio Certificazione
- Riscaldamento
- Acqua Calda Sanitaria
- Raffrescamento
- Illuminazione
- Energia Ausiliaria
- Guadagno di EP da prod. Elettrica propria
- Quota di energia alternativa %
- Emissione CO2
- Maggiori costi di costruzione rispetto ai
limiti minimi di legge
- Incidenza dei costi di manutenzione
Efficienza Energetica dell’involucro
Fabbisogni di Energia Primaria FEP:
A tutti gli edifici
La Regione in riferimento ai vincoli
ordinamento comunitario
Proposta
Soggetto Certificatore
- Climatizzazione estiva
- Illuminazione artificiale
Dovranno essere emanati decreti
attuativi per:
La Regione di appartenenza
secondo principi base nazionali
Normativa Nazionale
Provincia autonoma di Bolzano
CasaClima
Legislatore
Caratteristiche
Tornando alle linee guida per la certificazione energetica degli edifici del luglio 2009
si può affermare che esse siano un valido contributo per far chiarezza nei sistemi di
valutazione avviati; in ogni caso devono essere considerate solo il punto di
partenza.
Per meglio comprendere le peculiarità tra il sistema di CasaClima (che è sembrato il
più evoluto tra quelli analizzati) e i riferimenti legislativi nazionali, comprese le linee
guida del 2009, nella figura a pagina 264 si è rappresentato un quadro sinottico di
raffronto con una nuova proposta alla luce degli argomenti trattati nella presente
ricerca.
Si può notare come dagli indici di prestazione energetica emerga che il quadro
normativo nazionale, come si è illustrato nella parte quinta della ricerca, sia carente
per effetto della mancanza di alcuni decreti attuativi.
Il certificatore ha un compito ben più importante e sostanziale di quello che gli si
vuole spesso attribuire: è il garante degli interessi dell’utente, acquirente o
affittuario dell’edificio.
Certificazione Energetica degli edifici
Pregi
Criticità e limiti
Incentiva la qualità in edilizia
Mancanza decreti attuativi
Orienta il “consumatore”
Non valuta emissioni reali CO2 e relativi
costi
Riduce i consumi di energia
Non avvia processi di partecipazione
Responsabilizza la società
Non si basa su criteri di Sostenibilità
Ambientale
E’ obbligatoria
Attività di controllo e monitoraggio
Per questo l’Ente o la società che rilascia l’Attestato di Certificazione Energetica
dovrebbe garantire la qualità, essere estraneo al processo di costruzione e
nominare direttamente il certificatore.
264
Resta il fatto che se si rendesse obbligatoria l’applicazione di criteri di sostenibilità
ambientale nella realizzazione di tutti gli interventi in ambito edilizio si potrebbe
avviare in modo decisivo un nuovo modo di lavorare per migliorare la qualità della
vita nelle città e nel resto del territorio italiano.
Nonostante la valutazione della qualità della vita sia fortemente individuale,
esistono condizioni minime che devono essere garantite a tutti quali: un’ adeguata
qualità abitativa ed insediativa, l’accessibilità ai servizi, l’uso di infrastrutture e via
dicendo.
Le attività di monitoraggio e vigilanza dovrebbero continuare anche dopo il rilascio
della Certificazione energetica, per verificare la rispondenza tra quanto attestato e
la situazione reale, specialmente in riferimento alle prestazioni in esercizio
dell’edificio.
Proposta sistema di monitoraggio e di vigilanza.
Edificio
Soggetto Certificatore
Attestato di Certificazione Energetica
validità 10 anni
Verifica
ogni due
anni
Spese di Gestione Edificio
Reale Prestazione Energetica
- Forniture energetiche
- Imposte e tasse
- Costi di assicurazione
- Manutenzioni ordinarie e
straordinarie
Verifica ogni due anni come per ispezione impianti per verifica rispetto delle prestazioni
energetiche dell’edificio in riferimento a quanto attestato con la Certificazione
Energetica
La strada percorsa in ambito europeo e nazionale deve diventare un bagaglio di
esperienza in grado di orientare le scelte per poter rispondere da un lato alle
politiche energetiche nazionali e dall’altro alle esigenze e alle necessità della
popolazione.
In ogni caso sarebbe necessario avviare processi di aggiornamento e preparazione
della macchina amministrativa locale per renderla in grado di rispondere nella
maniera
più
appropriata
alle
nuove
265
tematiche
in
ambito ambientale, con
promozione e conoscenza dei criteri di partecipazione più diffusi che siano in grado
di supportare il lavoro di governance.
Comunque gli interventi avviati nella costruzione di edifici a basso consumo o nella
riqualificazione energetica degli esistenti sono destinati a produrre effetti che sarà
possibile riscontrare solo tra qualche anno.
Attraverso l’analisi di un caso studio si è voluto testare la convenienza economica
nella costruzione di un edificio residenziale ad alta efficienza energetica con
l’applicazione di un nuovo sistema tecnologico per l’approvvigionamento energetico
dal terreno, anche con l’ottenimento di incentivi comunali come la riduzione degli
oneri di urbanizzazione. A questo proposito è doveroso ringraziare l’Ing. Franchetti
Paolo di Arzignano per la disponibilità dimostrata nel concedere dati ed informazioni
utili alla stesura della presente ricerca.
Si è potuto verificare l’influenza potenzialmente notevole sui risultati degli incentivi
comunali nella scelta di attuare un intervento in CasaClima A anziché in Classe C.
Resta da verificare quale possa essere il limite che influenza la decisione nelle scelte
di investimento: potrebbe essere individuato nei casi in cui il saggio di rendimento
interno sia superiore al saggio finanziario a carico degli stakeholder coinvolti.
E’ ragionevole pensare che gli investitori siano portati a spingere nel miglioramento
delle performance degli edifici fino a quanto l’ammortamento possa avvenire in un
arco di tempo inferiore ai dieci anni.
I risultati dell’applicazione dimostrano che gli incentivi per il miglioramento delle
performance negli edifici possono essere in grado sia di
coprire i maggiori costi
iniziali di costruzione e sia di garantire una riduzione dei costi di gestione. Si
dimostra, cioè un utile strumento per incentivare la realizzazione di edifici a basso
consumo, garantendo un concreto ritorno economico.
266
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