CAMALDOLI Il celebre complesso monastico di Camaldoli (sec. XI) è costituito da un eremo e da un monastero ed è posto alle falde della catena appenninica che divide la Romagna dalla vallata del Casentino in Toscana. La storia di Camaldoli si intreccia con la storia del monachesimo occidentale. Fondato nel 1012 da San Romualdo il complesso monastico ha attraversato 1000 anni di incendi (due volte nel duecento e nel trecento), soppressioni nel 1810 (Napoleone) e nel 1866 (Regno d'Italia). IL MONASTERO Dopo aver fondato il Sacro Eremo, San Romualdo, capostipite dell’Ordine camaldolese, fondò più in basso una casa per accogliervi gli ospiti e i pellegrini. Sulla base di questo ospizio nacque poi l’attuale monastero che acquistò le attuali caratteristiche nel sec. XVI. Si tratta di una grande costruzione a due piani contenente al suo interno due chiostri, il refettorio, la foresteria e le celle dei monaci. La chiesa attuale, edificata sulle rovine di precedenti edifici sacri, risale al XVI secolo, fu ammodernata nel 1700 e conserva al suo interno – tra le altre – opere del Vasari. Di rilievo infine, l’Antica Farmacia del monastero, costruita nel 1543, arredata da splendidi armadi in noce e da antichi oggetti usati dai monaci per la preparazione di farmaci e balsami. IL SACRO EREMO Posto a 1111 m. slm, si raggiunge tramite un’antica e ripida mulattiera oppure da una moderna strada asfaltata proveniente da Poppi. Un’ampia cinta muraria comprende la chiesa, alcuni manufatti e le celle dei monaci eremiti circondate ognuna dal proprio orticello. Di rilievo, all’interno del complesso, la cella di San Romualdo, l’antica biblioteca, l’ospizio, il refettorio e la chiesa. Cosa vedere nell'eremo? Sicuramente l'antica cella di San Romualdo, oggi inglobata nell'edificio della biblioteca. Nell'oratorio dell'eremo si può ammirare la pala "Madonna con Bambino e Santi", capolavoro in terracotta di Andrea della Robbia. LA FORESTA La millenaria foresta camaldolese circonda l’Eremo da tre lati e attribuisce al luogo un ulteriore elemento di fascino e raccoglimento. La foresta offre ogni giorno dell’anno un sollievo e una pace raramente trovabili altrove. Sembra che la Natura vi abbia profuse tutte le sue bellezze, dalla fragola di prato al lichene delle rocce, dagli abeti di cent’anni ai fiori d’un giorno… La foresta per molti secoli appartenne agli eremiti i quali ebbero il culto delle piante. I monaci dovevano ogni anno provvedere a porre a dimora con la massima diligenza, da quattro a cinquemila piantine. C AMALDOLI , FARO DI SPIRITUALITÀ , CULTURA E OSPITALITÀ DA MILLE ANNI Originario di Ravenna e monaco benedettino in Sant’Apollinare in Classe, San Romualdo aveva fondato molte comunità eremitiche, rispondendo così alle domande di assoluto degli uomini del suo tempo. Incoraggiato dal vescovo di Arezzo Teodaldo, sotto la cui giurisdizione si trovava quella località, vi eresse 5 celle e un piccolo oratorio dedicato a San Salvatore Trasfigurato che furono il 1 primo nucleo dell’eremo. Successivamente furono aggiunte 15 celle al nucleo originario della struttura. Il monachesimo di San Romualdo, morto nel 1027, affonda le sue radici nell’antica tradizione monastica dell’oriente cristiano e in quella dell’occidente che si riconosce in San Benedetto (sec VVI). Ma San Romualdo non si limitò all'applicazione della Regola Benedettina ne fece un'evoluzione proponendo oltre al classico monastero (benedettino) anche l'eremo tipico della dalla spiritualità orientale. San Romualdo tradusse questa accoppiata con l'equazione: “cenobio = vita comune”. San Romualdo riprende, in occidente, l'esperienza antica della meditazione delle Scritture nel silenzio della cella eremitica associata però alla vita comune del monastero. L’antica cella di San Romualdo all’eremo, oggi inglobata nell’edificio della biblioteca, mantiene al suo interno la struttura tipica della cella eremitica: un corridoio che si snoda su tre lati, custodendo al suo interno gli spazi di vita del monaco, la stanza da letto, lo studio, la cappella. Questa struttura “a chiocciola”, oltre ad offrire riparo dalle rigide temperature invernali, simboleggia il percorso interiore del monaco che cerca di entrare in se stesso. San Romualdo morì il 19 giugno 1027 in una cella dell'abbazia di Val di Castro, fondata dal Santo nel 1009 vicino a Frasassi (Ancona). Qui venne sepolto anche se poi nel 1481 le sue spoglie furono traslate nella chiesa dei Santi Biagio e Romualdo a Fabriano dove tuttora giacciono. San Romualdo fu canonizzato, nel 1032, da Papa Giovanni XIX e fu dichiarato Santo, nel 1595, da Papa Clemente VIII. Il Martirologio Romano ne celebra la memoria il 19 giugno. Camaldoli coniuga così la dimensione comunitaria e quella solitaria della vita del monaco, espresse rispettivamente nell’eremo e nel monastero che formano una sola comunità, aggiungendovi la tradizione irlandese dei monaci pellegrini o evangelizzatori itineranti, fondatori di varie comunità. Per naturale vocazione, Camaldoli ha svolto per un millennio la funzione di ponte fra le tradizioni monastiche di oriente e di occidente. Con il Concilio Vaticano II è tornato a essere luogo d’incontro privilegiato del dialogo ecumenico e interreligioso. Dialogo con l’ebraismo e con l’islam, con l’induismo e il buddismo, con uomini e donne formalmente non appartenenti a religioni specifiche, ma in sincera ricerca interiore. La particolarità di Camaldoli consiste nell’essere ancora, dopo mille anni, un luogo di vita monastica e di ricerca di Dio che si realizza in due strutture differenti ma unite: un eremo e un cenobio (monastero). La comunità dei monaci attraverso la preghiera, la vita fraterna e il lavoro, mantiene questi luoghi sempre viventi e accoglienti. Sacro Eremo di Camaldoli 52010 Camaldoli – Arezzo Monastero di Camaldoli 52010 Camaldoli – Arezzo tel 0575.556021 Fax 0575.556001 [email protected] tel 0575.556012 Fax 0575.556001 [email protected] 2