UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI LECCE DIPARTIMENTO DI FISICA ESPERIMENTAZIONI DI FISICA III Foto di una bobina di Rogowski per la diagnostica di fasci di elettroni ESPERIENZE Limiti di misura dell’oscilloscopio Circuito derivatore CR Circuito integratore RC Circuito Oscillante Studio del campo elettro-magnetico prodotto da una bobina Caratteristica statica e dinamica di un diodo Capacita’ della giunzione di un diodo Raddrizzatore di tensione Progetto di un Luxmetro con l’ausilio dell’autocad Raddrizzatore stabilizzato Polarizzazione di un transistor ad emitter comune Amplificatore ad emettitore comune Amplificatore a collettore comune Amplificatore ad emettitore comune autopolarizzato Oscillatore a sfasamento Multivibratore astabile Studio dei fenomeni di diffrazione Studio dei fenomeni di interferenza Monocromatore Determinazione della costante di Planck ed effetto fotoelettrico V. Nassisi 1 Strumenti di misura Operare in un laboratorio di fisica significa condurre delle esperienze e quantificare le grandezze che le caratterizzano. Allora, i risultati possono essere dei semplici valori o leggi di comportamento, ma in ogni caso si devono eseguire misure di: dimensioni, tempi, correnti elettriche, tensioni, ecc. Per misurare la dimensione fisica di un oggetto reale o di un’immagine si usano gli strumenti convenzionali meccanici: metro, doppio decimetro, calibro, compasso, ecc. Il tempo si misura con il cronometro o con frequezimetri quando l’evento è ripetitivo. I tester e i multimetri sono strumenti universali. Essi misurano molte grandezze elettriche: tensioni, correnti, resistenze, capacità ecc. I tester sono strumenti elettromeccanici in cui una bobina mobile immersa in campo magnetico ruota se in essa fluisce una corrente. In linea di principio misura la corrente elettrica ma, con opportune reti resistive, il tester misura anche valori di tensione. Il multimetro è molto simile al tester ad eccezione della lettura del valore da quantificare che è dato da un display digitale che converte il parametro incognito in un numero. L’oscilloscopio è uno strumento che misura solo valori di tensioni con qualsiasi variabile temporale, la corrente può essere dedotta da una misura indiretta. Esistono due tipi di oscilloscopi: L’oscilloscopio a raggi catodici e l’oscilloscopio digitale (il primo è in via d’estinzione). L’oscilloscopio a raggi catodici utilizza un generatore di elettroni, due coppie di placchette deflettrici ed un schermo fluorescente. Applicando un potenziale alle placchette deflettrici il fascio di elettroni cambia direzione ed illumina lo schermo in un punto differente da quello iniziale. Orizzontalmente il pennello elettronico si muove con velocità costante a causa della differenza di potenziale linearmente crescente tra la coppia di armature verticali. Proprio lo spazzolamento orizzontale determina il modo di sincronismo. Il modo di sincronismo può essere automatico, normale o a singolo impulso. Il primo modo condiziona lo spazzolamento orizzontale del pennello elettronico in maniera automatica in funzione del segnale d'ingresso ed in particolar modo dalla frequenza e forma d'onda. Questo modo esegue lo spazzolamento anche in assenza di segnale da misurare o con segnali continui ed il risultato in questo caso è una linea orizzontale sullo schermo. Quando il segnale d'ingresso non è ripetitivo o è ripetitivo ma con una forma d’onda variabile o complessa, allora è necessario utilizzare il modo normale. In questo modo è necessario fissare dall'esterno le condizioni di spazzolamento del fascio elettronico. Cioè, si condiziona il fascio ad eseguire lo spazzolamento ogni qulavolta il segnale d'ingresso presenta un fissato valore di ampiezza e una derivata positiva o negativa. Infine, il modo a singolo impulso prevede pure la predeterminazione delle condizioni del segnale d'ingresso come nel caso del modo normale ma necessita di un ok da parte dell'operatore per ogni spazzolamento che si vuole eseguire; praticamente si deve armare lo strumento prima di registrare un segnale poiché lo spazzolamento viene eseguito una sola volta. Questo sistema è molto utile quando si lavora in ambienti molto disturbati elettromagneticamente ed è necessario che lo spazzolamento sia unico. Il display dell’oscilloscopio è diviso in quadratini e ogni quadratino è diviso in cinque parti. Pertanto dal valore della scala orizzontale e della scala verticale si può risalire al valore della più piccola divisione che corrisponde, per ogni asse, ad un quinto del valore di ogni quadratino. Chiaramente anche il più piccolo valore di lettura corrisponde ad un quinto del valore della scala e poiché l’errore associato è la metà del più piccolo valore di lettura, esso corrisponde a un decimo del valore della scala. Se la misura prevede due letture allora l’errore associato è 2*1/10 del valore della scala; se invece la misura prevede un valore di riferimento fissato dall’operatore, allora si può considerare la misura come determinata da una sola lettura e l’errore associato è 1/10 del valore della scala. 2 Un limite dell’oscilloscopio è il valore massimo della frequenza del segnale che può registrare; la banda passante. Questo valore è condizionato sia dall’amplificatore verticale che dalle placchette deflettrici; cioè se le placchette sono lunghe ed il tempo degli elettroni per attraversarle è più grande del tempo con cui il segnale cambia valore, allora il risultato di lettura è un fallimento. Una soluzione a questo problema è diminuire la lunghezza delle placchette ma si perde in sensibilità. Gli ultimi oscilloscopi convenzionali erano corredati da un sistema multiplo di placchette formanti una linea di trasmissione. Questo sistema aveva permesso di aumentare la banda passante fino a 100MHz. La caratteristica della banda passante può anche essere espressa con un tempo, cioè il tempo di salita del fronte di un impulso pari a circa un quarto del periodo di un’onda sinusoidale; cioè la variazione della tensione nel tempo è approssimativamente la stessa nei due casi. In pratica si usa la seguente relazione per passare dalla banda passante al tempo di salita; 350 tr (ns ) f ( MHz ) t r è il tempo di salita. Il tempo di salita è definito come il tempo necessario a portare il valore dell’impulso dal 10% al 90%. Dalla relazione sopra, possiamo concludere che l’oscilloscopio non può visualizzare impulsi con tempi di salita più piccoli di t r . Ammettendo un tempo di salita, t s , intrinseco all’impulso da diagnosticare, il tempo di salita dell’impulso mostrato dall’oscilloscopio dipenderà sia da t s che da t r mediante la seguente relazione: t t t s2 t r2 t t è il tempo totale. L’oscilloscopio digitale consta principalmente di un amplificatore verticale, di un clock circuito, di una memoria ecc. Il segnale viene campionato con una velocità di campionamento chiamata sampling rate. In pratica l’oscilloscopio registra i valori del segnale d’ingresso non in maniera continuativa come nell’osciloscopio tradizionale, ma a determinati intervalli di tempo. Successivamente questi valori vengono visualizzati dal dispay come singoli punti o uniti con una spezzata o con una curva. Il modo real time sampling acquisisce la forma d’onda dell’impulso registrando un solo “spazzolamento”. Il segnale ideale ( t s =0) può essere presentato dal display con tempo di salita di circa 0.8 a 1.6 l’intervallo di campionamento in funzione del trigger. 3 Misura della differenza di potenziale mediante l’oscilloscopio Per la misura della d.d.p. si usano delle sonde per collegare il circuito elettrico all’oscilloscopio; esse sono di due tipi: semplici e compensate. Le prime introducono una capacita’ di 100 pF/m mentre le seconde un’impedenza resistiva molto alta. Avendo a disposizione un generatore di segnale, prima di iniziare l’esperimento misurare la resistenza interna del generatore quando questi fornisce un segnale sinusoidale con un valore di frequenza ~ 1 kHz . Fissare una tensione Vi di ingresso ed azzerare l’oscilloscopio nella parte bassa del display in modo da leggere solo la tensione massima dell’onda ed associare un solo errore di lettura. Fare misure con la sonda semplice e graficare i dati con scale semi-log. Determinare la frequenza di taglio utilizzando (al valore V0/) i due valori sperimentali della frequenza letti con l’oscilloscopio e i due sperimentali letti con il generatore piu` prossimi al valore teorico. Utilizzare il metodo della propagazione degli errori e dei minimi quadrati, per determinare il risultato finale: x i 2i 1 1 i i 2 Xi = xi + i ; X ; 2 1 m i i 2 i dove xi e’ il valore della frequenza, i e’ l’errore massimo associato, X e` il valore medio e m e` il suo errore. Tarare la sonda compensata e fare le stesse misure. Graficare i risultati R0 Sonda s emplic e Ci rcuito equival ente OS R0 OS Ro s Cos Ros Ceq=Ccavo + Cos= 1/Rceq 4 Ceq Circuito CR C R Vi VU Fig. 1 Schema elettrico di un circuito CR Scegliere un condensatore C ed un resistore R in modo che il prodotto RC sia compreso tra 10 ms e 1s; (1 50 k, 1 200 nF). Trovare la funzione di trasferimento e la funzione di trasferimento approssimata per |p Utilizzare una sonda semplice ed una compensata per la misura, rispettivamente, di Vi e Vu. Verificare se e’ un filtro passa alto. Calcolare il valore della frequenza di taglio e confrontarlo con quello teorico. Calcolare lo sfasamento alla frequenza di taglio e confrontarlo con quello teorico. Per fare questa misura sincronizzare l’oscilloscopio con la traccia che risulta in anticipo e misurare la differenza di tempo t di slittamento delle due onde. Lo sfasamento risulta =t . Trovare il range di frequenza dentro cui la tensione di uscita e’ la derivata dell’ingresso. Confrontare i risultati sperimentali con i valori teorici. Studiare il comportamento del circuito quando e` eccitato con un gradino di potenziale. (Per ottenere quest’ultimo si puo` utilizzare anche un’onda quadra con un offset negativo.) Determinare sperimentalmente l’insieme dei valori della durata dell’impulso che subisce una derivata dal circuito. Per la misura del tempo fare una foto e determinare l’intersezione con l’asse x della derivata calcolata al tempo t=0. 5 Circuito RC R C VU Vi Fig. 2 Schema elettrico di un circuito RC Scegliere un condensatore C ed un resistore R in modo che il prodotto RC sia compreso tra 10 ms e 1s; (1 50 k, 1 200 nF). Utilizzare una sonda semplice ed una compensata per la misura, rispettivamente, di Vi e Vu. Trovare la funzione di trasferimento e la funzione di trasferimento approssimata per |p Verificare se e’ un filtro passa basso e calcolare il valore della frequenza di taglio. Confrontarlo con quello teorico. Calcolare lo sfasamento alla frequenza di taglio e confrontarlo con quello teorico. Per fare questa misura sincronizzare l’oscilloscopio con la traccia che risulta in anticipo e misurare la differenza di tempo t di slittamento delle due onde. Lo sfasamento risulta =t . Trovare il range di frequenza dentro cui la tensione di uscita e` l’integrale del segnale di ingresso. Confrontare i risultati sperimentali con i valori teorici, cioè verificare il rapporto Vu/Vi e lo sfasamento. Studiare il comportamento del circuito quando e` eccitato con un gradino di potenziale. Determinare sperimentalmente l’insieme dei valori della durata dell’impulso la cui uscita rappresenta un segnale integrato. Poichè in questo caso non si ha un singolo impulso di tensione ma bensì un’onda quadra, allora fissando il tempo t=0 come in Fig. 3 considerare t l’integrale proprio da questo punto. La Vu(T) corrisponde all’integrale di Vidt . Verificare 0 ciò per t=T; cioè l’area tratteggiata in Fig. 3 deve corrispondere all’ampiezza del segnale di uscita al tempo T. Vi Vu uu T 3T Fig. 3 Forme d’onda della tensione di ingresso e di uscita in funzione del tempo 6 Circuito LC Oscillante Scopo di questa esperienza e’ lo studio di un circuito oscillante realizzato mediante un condensatore e un induttore (Fig. 1). Rg cv c0 L VU Vi Fig. 1 Schema elettrico di un circuito LC oscillante Si ha a disposizione un generatore di onde quadre Stanford con impedenza di uscita di 50 un condensatore di capacita’ 10 - 500 nF, una sonda compensata, un cavo coassiale e il materiale per la realizzazione di un induttore. Realizzare un induttore costruendo un solenoide sul supporto a disposizione. Il valore teorico di L e’ dato dalla relazione L = Kon2 A = KoN2A/ dove o=1.26 10-6 H/m e’ la permeabilita’ magnetica, n la densita’ di spire, la lunghezza A la sezione, N il numero di spire del solenoide e K un coefficiente adimensionale (Fig. 2) dipendente dal rapporto diametro/lunghezza del solenoide. K 1 0.8 0.6 0.4 0.2 0.1 0. 2 0.5 1 2 5 10 20 D/ Fig. 2 Dipendenza del fattore K dal rapporto diametro/lunghezza Realizzare il circuito come mostrato in Fig. 1. Applicando in ingressso un’onda quadra di ampiezza massima Vo, la tensione di uscita 2V t 1 1 sara` Vu 0 e sin(t ) dove =2RC (costante di tempo) e (la 2 2 LC 4R C pulsazione). Il valore della resistenza R corrisponde al parallelo Rg//Rp, dove Rp e’ la resistenza equivalente parallela dell’induttore e il valore della capacita’ C=C0+Cv dove Cv e’ la capacita del cavo coassiale di collegamento. 7 Rp Rg I C Rp L C R VU L I a VU b Fig. 3 a) schema elettrico del circuito oscillante; b) schema elettrico equivalente Supponendo di conoscere la capacita` C, dalla pendenza dell’inviluppo della forma d’onda di uscita ricavare il valore R e di conseguenza calcolare Rp . Per valutare la resistenza del filo che costituisce il solenoide e’ necessario trasformare il circuito Rp //L in un circuito Rs serie L. Rp L Rs L a b Fig. 5 a) Rappresentazione parallelo di Rp //L; b) Rappresentazione serie di Rp //L Confrontando il valore teorico di con quello sperimentale e` possibile avere informazioni sulla corretteza del valore di L. 8 Studio del campo elettro-magnetico prodotto da una bobina Si ha a disposizione una bobina principale con le caratteristiche geometriche ed elettriche indicate sul supporto, una bobina rivelatrice, un generatore di segnali, elementi di circuito e strumenti. Per generare un campo magnetico alimentare la bobina con un’onda sinusoidale fornita dal generatore. Per misurare la corrente circolante nella stessa inserire in serie alla bobina un resistore in modo che dalla caduta di potenziale sullo stesso si possa risalire alla corrente nella bobina. La scelta della resistenza deve essere fatta tenendo presente la resistenza interna del generatore che non deve risultare piu` piccola dell’impedenza del circuito RLp. Realizzare il circuito di Fig. 1 facendo attenzione alla posizione della massa. Lp Lr SC R Fig. 1 Circuito generatore di campo e circuito rivelatore: Lp induttanza della bobina principale R resistore, Lr induttanza della bobina rivelatrice ,SC sonda compensata Dalla teoria calcolare l’intensita` del campo magnetico all’interno della bobina. Misurare la f.e.m. indotta nella bobina rivelatrice in punti vicini alla bobina principale e confrontare il segnale indotto con quello di corrente presente nel resistore e verificare se la f.em. indotta soddisfa alla seguenta relazione Vfem=cost d/dt Per questa misura utilizzare la sonda compensata onde evitare effetti di assorbimento che potrebbero intervenire a causa della capacita` della sonda semplice. Approssimando la bobina rivelatrice ad N spire uguali avvolte sullo stesso punto, valutare l’intensita` e la direzione del campo magnetico nello spazio intorno alla bobina principale. Fare una mappa dell’intensita` e direzione del campo magnetico. Per misuarare direttamente il campo magnetico e` necessario integrare il segnale della bobina rivelatrice. Progettare pertanto un circuito integratore RC alla frequenza da voi scelta e collegarlo in cascata alla bobina rivelatrice (Fig. 2). R C Lr Fig. 2 Schema elettrico del circuito RC integratore Affinche` il nuovo circuito RC funzioni correttamente da integratore del segnale indotto la sua impedenza deve essere molto maggiore dell’impedenza della bobina rivelatrice. Per 9 valutare la presenza del campo magnetico collegare un elettrodo sonda al conduttore centrale della sonda compensata. A distanze piu` lontane dalla sorgente il campo elettrico sara` sicuramente molto basso e pertanto e` piu` conveniente utilizzare una sonda semplice con un elettrodo di pochi centimetri di lunghezza. In questo modo si evita l’attenuazione della sonda compensata ma non si puo` evitare la presenza della capacita` della sonda ed affinche` si abbia un segnale leggibile con l’oscilloscopio scegliere una frequenza del segnale del generatore che porti in risonanza il circuito rivelatore e che enfatizzi il segnale di uscita. 10 Caratteristica statica e dinamica di un diodo Si ha a disposizione un diodo di cui si vuole conoscere la caratteristica. Per determinare la caratteristica in polarizzazione diretta montare il circuito come in Fig. 1a, dove l’amperometro e` a monte mentre l’oscilloscopio e` direttamente collegato al diodo. Lo scopo di questo collegamento e` di evitare la lettura della c.d.p. nell’amperometro da parte dell’oscilloscopio. L’alimentatore a disposizione fornisce una tensione da 0 a 40 V. Pertanto, nonostante questa peculiarita` dell’alimentatore, e` necessario introdurre una resistenza in serie all’alimentatore onde permettere un miglior controllo della tensione applicata al diodo e limitare la massima corrente. La scelta della resistenza RL e` vincolata dalla potenza del diodo e dal valore massimo di tensione di alimentazione che si vuole utilizzare. Per esempio, in un diodo al Si da 1W la corrente massima e` ~ 1600 mA, pertanto se la tensione massima di alimentazione e` 20 V il valore della resistenza necessaria affinche` la corrente non superi i 600 mA deve essere maggiore di 13 . E` comunque buona norma sperimentale scegliere valori di resistenze limitatrici piu` alti di quelli calcolati e solo durante l’esperienza si valuta l’opportunita` di scegliere valori piu` bassi. RL A ID G D VD V Fig 1a RL A ID G D VD V Fig. 1b Schema elettrico del circuito utilizzato per misurare un diodo in polarizzazione diretta (Fig. 1a) ed in polarizzazione inversa (Fig.1b) Per determinare la caratteristica in polarizzazione inversa si modifica il circuito come in Fig 1b. In questo caso la strumentazione a disposizione potrebbe non permetterci di rilevare i valori di corrente essendo questi troppo bassi. Comunque il valore di corrente che si deve attribuire e` inferiore al valore dell’errore di lettura. Conoscere la caratteristica di un elemento circuitale in condizioni dinamiche, cioe` con correnti alternate, e` spesso di grande utilita`. Percio` proviamo ad ottenere la catteristica dinamica di un diodo polarizzandolo con tensioni alternate e ponendo la corrente sull’asse y e la tensione sull’asse x dell’oscilloscopio. Essendo l’oscilloscopio uno strumento con un terminale a massa e` necessario avere il segnale di tensione e quello di corrente riferiti alla massa. Realizzare il circuito di Fig 2. Come si vede dalla Fig. 2 solo il valore di corrente e` riferito alla massa mentre la c.d.p. ai capi del diodo e` sovrapposta al potenziale presente sulla resistenza Rl. Solo se la c.d.p. su Rl e` trascurabile rispetto alla c.d.p. ai capi del diodo allora possiamo approssimare la tensione misurata dall’oscilloscopio come la tensione ai capi del diodo. Come si sceglie il valore di Rl 11 ? Il valore di Rl deve essere inferiore a Req. Quest’ultimo valore lo si puo` valutare dalla caratteristica statica determinata precedentemente. Per esempio supponendo una tensione di 0.7-0.8 V, in corrispondenza di questi valori la caratteristica statica fornisce il corrispondente valore di corrente e dal rapporto V/I si conosce il valore di Req. Puo` succedere di scegliere un valore di R2 molto piccolo e di non essere in grado di misurare la corrente, in questo caso si consiglia di valutare la scelta caso per caso durante l’esperienza. ID D VD RF y F RI x O Fig. 2 Schema elettrico del circuito utilizzato per determinare la caratteristica di un diodo in condizioni dinamiche Iniziare l’esperienza ponendo il segnale di corrente sulle ordinate e quello di tensione sulle ascisse via il canale a e centrare il fascio elettronico al centro del display fissando la frequenza del segnale di alimentazione a 50 Hz. Aumentare gradualmente il valore di tensione fino alla comparsa della curva caratteristica. Graduare correttamente le scale x-y, fare una foto e studiare il comportamento della curva in funzione della frequenza. 12 Capacita’ della giunzione di un diodo La capacita` della giunzione di un diodo e` C = s/w dove e` la costante dielettrica, s e` la sezione e w e` la larghezza della giunzione. Il circuito equivalente di un diodo in regime dinamico e’ illustrato in Fig. 1 C RS D RP Fig. 1 Circuito equivalente di un diodo in regime dinamico con Rs resistenza del corpo del diodo ~ 0 e Rp resistenza della giunzione. Rp e` ~ 0 per polarizzazione diretta e per polarizzazione inversa. D F B R V Fig. 2 Schema elettrico del circuito Montare il circuito come in Fig 2 con R =500 - 500 k e alimentare con un onda quadra. Studiare il comportamento della corrente nel circuito al variare della tensione di ingresso: a) fissare prima la tensione a valori inferiori di quello di conduzione del diodo e rilevare i valori di tensione ai capi della resistenza R. Da questi ultimi ricavare i relativi valori della capacita` in polarizzazione diretta ed inversa, cioe` dalla costante di tempo della risposta (Cdir = dir/R e Cinv = inv/R). b) fissare la tensione a valori superiori a quello di conduzione e rilevare i valori di tensione ai capi della resistenza R. Da questi ultimi ricavare i relativi valori della capacita` in polarizzazione diretta ed inversa. In questo caso il valore della resistenza Rp cambia sensibilmente al variare del segno della tensione, pertanto durante la fase di interdizione la capacita` si calcola come nel caso precedente mentre in polarizzazione diretta e` necessario risolvere il circuito di Fig. 3, dove Rp e ` differente da 0. 13 C R RP Fig. 3 Circuito equivalente in polarizzazione diretta Per esercitazione risolvete il circuito e confrontate il risultato con la soluzione qui sotto riportata: t Rp ReC V0 I0 (1 e ) R Rp R dove Re e` data da (RpR)/(R+Rp). Dal risultato sperimentale potete notare che in fase di polarizzazione diretta la corrente nel circuito ha un picco in corrispondenza del fronte negativo dell’onda quadra e dopo un po` si stabilizza ad un valore costante determinando una c.d.p. in R che chiamiamo Vc. Sapendo che la costante di tempo in questa fase e` dir = Re Cdir determinare Cdir. Comporre la seguenta tabella con almeno tre valori di tensione nel caso a) e tre nel caso b): V0(V) Vinv(V) Vdir(V) Vc(V) 14 Cinv(pF) Cdir(pF) Raddrizzatore di tensione L’esperienza si propone di studiare un raddrizzatore di tensione a singola e a doppia semionda. Per la realizzazione dell’esperienza si ha a disposizione l’oscilloscopio, multimetri digitali e un trasformatore di tensione con doppia uscita da 5 e 10 V. Montare il circuito come in Fig. 1 utilizzando un diodo raddizzatore (1N4007) e l’uscita a 10 V del trasformatore. Il valore della resistenza Rc deve essere compreso tra 100 e 560 . D 220 V ~ 50 Hz Vi Rc i Vu T Fig. 1 Schema elettrico di un circuito raddrizzatore a singola semionda Studiare il comportamento del segnale ai capi di Rc. Scegliere un condensatore elettrolitico di capacita’ compresa tra 47 F e 470 F e collegarlo come in Fig. 2. D 220 V ~ 50 Hz C Vi Rc Vu T Fig. 2 Schema elettrico di un circuito raddrizzatore a singola semionda Studiare il segnale di tensione ai capi di Rc. Calcolare il fattore di ripple dalla relazione teorica r=5.8/RC e confrontarlo con il valore sperimentale r V , dove V e` la 2 3Vm parte variabile della tensione e Vm il suo valore medio. Ripetere lo stesso esperimento utilizzando un ponte di diodi (WL10F) realizzando il circuito di Fig. 3. 220 V ~ 50 Hz Vi + - C1 Rc Vu T Fig. 3 Schema elettrico di un circuito raddrizzatore a doppia semionda 15 Raddrizzatore stabilizzato con diodo Zener Questo circuito lo si realizza con un diodo zener. Graficare la curva caratteristica del diodo zener che si ha a disposizione (BZY 97C12) e determinare il valore di Izmin necessario per avere la conduzione di zener. Progettare il valore di Rs da porre in serie al circuito come illustrato in Fig. 1 D 220 V 50 Hz Rs C1 V Iz Dz VZ Rc T Fig. 1 Schema elettrico di un circuito raddrizzatore a singola semionda stabilizzato con Rs (Vmin-Vz)/(Izmin+Ic) Montare il circuito come in Fig. 1. Ora lo stesso carico Rc e` sottoposto ad una tensione piu` stabile. Misurare il fattore di ripple e confrontatelo con quello della precedente esperienza. Per migliorare ulteriormente il fattore di ripple provare ad aggiungere ai capi di Rc un condensatore con valore di capacita` circa uguale a C1. Fare attenzione alla potenza dissipata da Rs. 16 Luxmetro Un diodo p-n se polarizzato inversamente conduce la bassissima corrente di saturazione. Se invece è illuminato la corrente inversa aumenta e può essere utilizzato come misuratore di flusso luminoso. Al buio la corrente inversa è dovuta ai portatori minoritari generati termicamente. Quando la giunzione è illuminata con radiazione che genera coppie la corrente inversa aumenta. Cioè, immaginando la generazione di coppie elettrone-lacuna nel semiconduttore esse portano ad una nuova concentrazione delle cariche che non rispetta quella dovuta dalla statistica di Fermi-Dirac. Pertanto i portatori minoritari migrano verso la giunzione per ristabilire l’equilibrio. Fig. 1. Livelli energetici e migrazione di cariche corrente Fig. 2. Circuito per la misura della In un fotodiodo inversamente polarizzato la corrente inversa resta constante con la tensione applicata. D’altronde la corrente è dovuta alla disponibilità delle cariche e non alla tensione di accelerazione. Aumentando la tensione di accelerazione aumenta, contemporaneamente, anche il livello di saturazione della giunzione. La risposta, S, di un fotodiodo è data in A/W cioè la corrente in funzione del flusso luminoso. Il diodo S1336 dell’Hamamatsu ha una risposta di circa 0.4 A/W e l’aria sensibile è 1,2 mm2. Illuminando il diodo possiamo rilevare la corrente e determinare il valore di S. Si può notare che la corrente generata è insensibile al valore della tensione applicata. Per bassi livello del flusso incidente si rischia di non essere capaci di leggere la bassa corrente fornita. Allora, è necessario utilizzare la differenza di potenziale che la corrente provoca nel fluire in una resistenza. Poiché V=RI per raggiungere valori accettabili di tensione si gioca col valore della R che aumentandola aumenta pure la caduta di potenziale fino a portarla a valori leggibili con la strumentazione a disposizione. Questa configurazione può portare il diodo in saturazione. Cioè, la corrente generata provoca una caduta di potenziale sulla resistenza uguale alla f.e.m. dell’alimentatore. Essa non può aumentare se non si aumenta la f.e.m. Ponendo una resistenza di circa 1M la sensibilà dello strumento aumenta notevolmente. Fig. 3. Circuito luxmetro per la rivelazione di bassi flussi luminosi. Fig. 4 Configurazione fisica TO-18 Valutare la luce del sole a circa 500W/m2 ( giornata solare a Lecce ) e ricordare che 1 lux=5x10-6 W/cm2, V0 5 V, S=0,4 A/W. 17 Polarizzazione di un transistor ad emitter comune Scopo dell’esperienza e’ la polarizzazione di un transistor, ovvero la scelta dei valori di tensione e di corrente e le relative resistenze di connessione, mediante il metodo grafico ed analitico. Per quest’esperienza si ha a disposizione: a) un generatore di tensione continua b) un multimetro digitale c) un transistor con le relative curve caratteristiche d) oscilloscopio IB RB IC RC C + B Vcc VB E VC TR IE Fig. 1 Schema elettrico del circuito utilizzato per polarizzare un transistor nella configurazione ad emettitore comune Metodo grafico Tenendo conto della potenza massima dissipabile dal transistor scegliere un punto di lavoro P(VCEL, ICL, IBL) sulle caratteristiche di uscita. Scelto il valore di VCC tracciare la retta di carico e determinare il valore di RC. Dalla relazione VCC=RBIBL + VBE determinare il valore di RB. Montare il transistor nella configurazione ad emettitore comune come in Fig. 1, misurare le tensioni VBE, VCEL, ricavare le correnti ICL e IBL ed il parametro hFE e confrontarli con i valori di progetto. Metodo analitico Determinare VCEL , ICL ed hFE dalle condizioni di test fornite dal costruttore. Determinare RC dalla relazione RC=(Vcc-VCEL)/ICL e RB dalla relazione RB=(VccVBE)hFE/ICL. Montare il transistor nella configurazione ad emettitore comune come in Fig. 1, misurare le tensioni VBEL, VCEL , ricavare le correnti ICL e IBL ed il parametro hFE e confrontarli con i valori di progetto. 18 Amplificatore ad emettitore comune Scopo dell’esperienza e’ di costruire e studiare un circuito amplificatore utilizzando un transistor, modello 108 B, collegato nella configurazione ad emettitore comune. Per quest’esperienza si ha a disposizione: a) un generatore b) un alimentatore c) un multimetro digitale d) un transistor con le relative curve caratteristiche e) un oscilloscopio Scegliere un punto di lavoro nel mezzo della regione attiva e calcolare il valore delle resistenze di polarizzazione RB ed RC tenendo conto della potenza massima dissipabile dal transistor. Montare il circuito come in Fig. 1. + VCC IB RB vi R1 IC RC C Ci vu B R2 VBE TR E VCE IE Fig.1 Schema elettrico dell’amplificatore ad emettitore comune . + VCC RB C R1 RX R2 vi' Ci iu RC vU B vi ii' TR E Fig. 2 Schema elettrico dell’amplificatore ad emettitore comune modificato per la misura della resistenza di ingresso Ri. Scegliere il valore di capacita` del condensatore tra 10 e 1000 nF. Se necessario costruire un partitore di tensione per diminuire la tensione di ingresso in modo da evitare il 19 funzionamento del transistor in interdizione o in saturazione. Fissare la frequenza del generatore a qualche kHz e calcolare l’amplificazione di tensione, Av=vu/vi misurando la tensione di ingresso vi e quella di uscita vu . Inserire una resistenza nota, Rx, con valore poco piu` alto di hie, tra il condensatore e il partitore come in Fig. 2. e misurare la corrente di ingresso ii.=(v`i - vi)/Rx. Determinare l’amplificazione di corrente e la resistenza di ingresso Ri=vi/ii. Confrontare i valori sperimentali ottenuti con quelli teorici. 20 Amplificatore a collettore comune Scopo dell’esperienza e’ di costruire e studiare un circuito amplificatore utilizzando un transistor, modello 108 B, collegato nella configurazione a collettore comune. Per quest’esperienza si ha a disposizione: a) un generatore b) un alimentatore c) un multimetro digitale d) un transistor con le relative curve caratteristiche e) un oscilloscopio Scegliere un punto di lavoro nel mezzo della regione attiva e calcolare il valore delle resistenze di polarizzazione RB = (Vcc - VBE)/IB - hFE RE ed RE = (Vcc - VCE)/IC. Montare il circuito come in Fig. 1. + VCC RB IB TR vi R1 IC C Ci VCE B E R2 vu VBE RE IE Fig.1 Schema elettrico dell’amplicatore a collettore comune. Scegliere il valore di capacita` del condensatore tra 10 e 1000 nF. Se necessario costruire un partitore di tensione per diminuire la tensione di ingresso in modo da evitare il funzionamento del transistor in interdizione o in saturazione. Fissare la frequenza del generatore a qualche kHz e calcolare l’amplificazione di tensione, Av=vu/vi misurando la tensione di ingresso vi e quella di uscita vu . 21 + VCC RB TR C R1 Ci Rx B vU ii R2 E vi' vi iu Fig. 2 Schema elettrico modificato per la misurazione di Ai e Ri. Inserire una resistenza nota, Rx, di valore poco piu` alto di hic, tra il condensatore e il partitore come in Fig. 2. e misurare la corrente di ingresso ii.=(v’i - vi)/Rx. Determinare l’amplificazione di corrente, la resistenza di ingresso Ri=vi/ii e quella di uscita Ru. + VCC RB TR C R1 Ci A B E R2 RE B vU Rx v' u Fig.3 Schema elettrico modificato per la misurazione di Ru. Per la misura di quest’ultima inserire una resistenza di valore noto come in Fig. 3 e misurare il valore della tensione di uscita v`u con la resistenza Rx collegata e la tensione vu quando Rx non e` collegata. Il parallelo R`u = Ru // RE sara` dato dalla relazione: v v' R 'u n ' u Rx vu Determinare la resistenza di uscita Ru. Confrontare i valori sperimentali ottenuti con quelli teorici. 22 Amplificatore ad emettitore comune autopolarizzato Scopo dell’esperienza e’ di costruire e studiare un circuito amplificatore autopolarizzato utilizzando un transistor modello 109 C nella connessione ad emettitore comune. Per quest’esperienza si ha a disposizione: a) un generatore b) un alimentatore c) un multimetro digitale d) un transistor 109 C con le relative curve caratteristiche e) un oscilloscopio Scegliere un punto di lavoro e calcolare il valore delle resistenze di polarizzazione R1, R2, RE ed RC dalle relazioni: RC+ RE = (VCC - VCE)/ IC con RE IE ~ 1 - 2 V R1 = (VCC - VB)/ (IB +I1) R2 = VB/I1 VB = VBE + REIC I1 > 8 IB Montare il circuito come in Fig. 1 senza il condensatore CE, senza il carico RL. Verificare il punto di lavoro. + VCC R1 I1 RC IC C Rs Ci CU RL B R2 I1 TR vu E IE RE CE Fig. 1 Schema elettrico dell’amplificatore autopolarizzato Determinare l’amplificazione di tensione e di corrente e confrontarle con i valori teorici. Aggiungere un condensatore CE di capacita` compresa tra 40 nF e 100 F e un carico RL di circa 1000 ; misurare l’impedenza di ingresso e di uscita vista da RL e l’amplificazione di tensione in funzione della frequenza. Verificare i risultati con quelli teorici ricordando che il valore della frequenza di taglio inferiore 1 e` limitato da 1/hie Ci, 1/((Ru+RL)Cu), hfe/(hie CE). 23 Oscillatore a sfasamento Scopo dell’esperienza e` di progettare e costruire un oscillatore sinusoidale a sfasamento utilizzando un amplificatore a transistor. Per quest’esperienza si ha a disposizione: a) un alimentatore c) un multimetro digitale e) un oscilloscopio Per realizzare l’oscillatore utilizzare l’amplificatore con transistor 109C ed una rete sfasatrice formata da tre celle CR uguali collegate in cascata come mostrato in Fig. 1. + VCC RB1 RC C1 C2 C3 C vu B R1 RB2 TR R2 R3 E CE RE Fig. 1 Schema elettrico di un oscillatore a sfasamento Scegliere il valore della capacita` compreso tra 10 nF e 1 F ed il valore della resistenza tra 1 e 5 k. Verificare che la seguente relazione sia soddisfatta: hfe > 4RC/R + 23 + 29 R/RC Visualizzare la forma d’onda presente sul collettore e verificare che la frequenza di oscillazione sperimentale sia uguale a quella teorica: 1 R 2RC 6 4 C R Fare una foto della forma d’onda. 24 Multivibratore astabile Scopo dell’esperienza e` di progettare e costruire un miltivibratore astabile a transistor. Per quest’esperienza si ha a disposizione: a) un alimentatore c) un multimetro digitale e) un oscilloscopio Realizzare il multivibratore seguendo lo schema di Fig. 1 utilizzando transistor BC108 o un integrato TBA 331. RC RB RB C1 RC C2 + VCC VU TR2 TR1 Fig. 1 Schema elettrico di un multivibratore astabile Calcolare le resistenze di polarizzazione RC dalla relazione: RC = VCC/ICmax La corrente di base e` calcolata dal valore di ICmax/hFE. Poiche` hFE ha valori massimi e minimi dobbiamo assicurare il funzionamento anche per valori minimi di hFE. Pertanto il minimo valore di IB che dobbiamo assicurare risulta da IB=ICmax/hFEmin . La resistenza RB e` data dalla relazione: RB (VCC-VBE)/IB Verificare che all’uscita vi sia un’onda quadra e confrontare i valori sperimentali della tensione alta TH e del periodo avente tensione bassa TL con le relazioni: TH = ln2 RBC1 e TL = ln2 RBC2. Fare una foto della forma d’onda. 25 Studio dei fenomeni di diffrazione Scopo di questa esperienza e` lo studio dei fenomeni diffrazione prodotta da aperture circolari e da una fenditura stretta. Utilizzare come sorgente luminosa un laser He-Ne (=632.8 nm) e dirigere il fascio luminoso perpendicolarmente verso un foro circolare, raccogliendo la luce su di uno schermo posto come in Fig. 1. d x o Laser He-Ne Perturbazione Schermo Fig.1 Schema dell’apparato sperimentale utilizzato per lo studio dei fenomeni di diffrazione La legge che governa i fenomeni per una perturbazione circolare e` dalla dalla relazione: D sin=1.22 dove D e` il diametro del foro e e` l’angolo sotteso dal raggio del disco di Airy visto dalla perturbazione. Determinare il diametro D dell'apertura. La misura deve essere eseguita ponendo lo schermo a distanze d sufficientemente grandi in modo da avere una dimensione del disco di Airy accettabile che renda gli errori non troppo grandi e di essere in condizioni di diffrazione di Fraunhofer. Utilizzare adesso una fenditura stretta e verificare la legge della diffrazione a sin= n dove a e` la larghezza della fenditura, n l’ordine dei minimi e l’angolo sotteso dall’asse principale ed il raggio in corrispondenza del minimo n. 26 Studio dei fenomeni di interferenza Scopo di questa esperienza e` lo studio dei fenomeni di interferenza prodotti da una doppia fenditura e da un reticolo di diffrazione in trasmissione ed in riflessione. Utilizzare come sorgente luminosa un laser He-Ne (=632.8 nm) e dirigere il fascio luminoso perpendicolarmente verso la pertubazione e raccogliere la luce su di uno schermo posto come in Fig. 1. d x o Laser He-Ne Perturbazione Schermo Fig.1 Schema dell’apparato sperimentale utilizzato per lo studio dei fenomeni di interferenza. Doppio foro: La perturbazione è una coppia di fori investiti dal facsi laser. In questo esperimento si deve misurare l’intensità luminosa nei punti di interferenza costruttiva e distruttiva mediante il fotodiodo. I risultati poi, devono essere confrontati con quelli ottenuti dalla figure di diffrazione da un singolo foro. Doppia fenditura: Verificare se la posizione dei massimi principali e dei minimi seguono le leggi : a sin = n b sin = n con a distanza tra le due fenditure, b larghezza della singola fenditura e angolo sotteso dalla distanza tra il fascio non perturbato e i massimi o minimi considerati. Utilizzare adesso un reticolo di diffrazione in trasmissione posto perpendicolarmente al fascio come in Fig. 1. Per controllare la posizione del reticolo posizionare il reticolo stesso sul rotatore e controllare il fascio riflesso di ordine zero che coincida con il fascio laser non perturbato. Il valore dell’angolo letto sul nonio corrisponde all’angolo di incidenza zero. Per la misura degli angoli dei fasci utilizzare gli schermi perpendicolari e paralleli al fascio principale come in Fig. 2. Verificare che i massimi seguano la legge a sin = n con a distanza tra due fenditure adiacenti e l’angolo compreso tra il raggio del massimo di ordine n e la normale al reticolo. Ruotare ora il reticolo di un angolo a piacere e verificare che i massimi seguono la legge: a (sin i + sin d) = n dove i e` l’angolo di incidenza del fascio laser rispetto alla normale del reticolo, d e` l’angolo sotteso dalla distanza tra la normale e i massimi principali. Ripetere l’esperimento con un reticolo in riflessione con le stesse modalita` prima esposte. 27 Schermo Parallelo 0 x Schermo Perpendicolare x i 0 Laser He- Ne Reticolo d Fig 2. Schema dell’apparato sperimentale utilizzato per lo studio dei fenomeni di interferenza da un reticolo in trasmissione ed in riflessione 28 Monocromatore Scopo dell’esperienza e` la determinazione dello spettro di emissione di una lampada a gas incognita utilizzando un monocromatore. Questo dispositivo permette di selezionare una fascio luminoso avente lunghezza d’onda ben definita. Porre una lampada vicino alla slit di ingresso del monocromatore ed il fotodiodo vicino alla slit di uscita come mostrato in Fig. 1. Monocromatore Fotomoltiplicatore Lampada Oscilloscopio Fig. 1 Schema dell’apparato sperimentale utilizzato Prima di iniziare la misura e` indispensabile calibrare lo strumento. Un metodo grossolano consiste nel portare il valore della lunghezza d’onda letta sulla manopola del monocromatore al valore =0. In queste condizioni il reticolo funziona da specchio, cioe` tutti i raggi di qualsiasi lunghezza d’onda emergono dalla slit di uscita. Per essere sicuri che cio` avvenga ruotare la manopola fino ad ottenere il massimo segnale dalla fotocellula. Assegnare questo valore letto sul monocromatore come =0. La differenza tra lo zero della manopola e quello assegnato servira` per correggere tutte le letture. Ruotare la manopola del monocromatore fino ad avere un massimo registrato dal fotodiodo ed associare ad esso la lunghezza d’onda letta sul monocromatore. La serie di massimi cosi` individuata permette, per confronto con valori gia` tabulati, di determinare il tipo di lampada impiegata. 29 Misura sperimentale della costante di Planck Scopo di questa esperienza e` determinazione sperimentale della costante di Planck. Porre la lampada al mercurio vicino la slit di ingresso del monocromatore e la fotocellula vicino la slit di uscita come in Fig. 1. + V A Monocromatore A Lampada a mercurio K Fotocellula Fig. 1 Schema dell’apparato utilizzato Quindi polarizzare la fotocellula in modo da avere un controcampo che si opponga al flusso di elettroni uscente dal catodo ed utilizzare un voltmetro ed un amperometro per leggere la tensione di polarizzazione e la corrente anodo - catodo. Utilizzando il monocromatore selezionare una delle lunghezza d’onda di emissione della lampada e leggere la tensione di controcampo alla quale la corrente si annulla. Ripetere la stessa operazione per le diverse lunghezze d’onda. Riportare in un grafico le tensioni di controcampo al variare delle lunghezza d’onda selezionata con il monocromatore e verificare che si abbia un andamento lineare. Essendo la relazione teorica V = (h/e) - w dove V e` il potenziale, h la costante di Planck, e la carica elettrica, la la frequenza e w la funzione, lavoro ricavare h dalla pendenza della retta. In quest’esperienza controllare se esistono correnti di verso opposto aumentando ulteriormente la tensione. Questa corrente potrebbe essere emessa dall’anodo o dal bulbo della fotocellula. In questo caso quando l’amperometro legge una corrente nulla non significa che il catodo non emette ma che la sua corrente e` controbilanciata da quella dell’anodo o da bulbo. La tensione da considerare in questa esperienza e` quella che annulla l’emissione dal catodo e che corrisponde a quel valore di tensione per cui la corrente diviene opposta e costante. 30