Conifere Conipherophyta • Coniferopsida Taxales Taxaceae Pinales Pinaceae Cupressaceae Taxaceae • Alberi o arbusti sempreverdi, dioici, con foglie lineari inserite a spirale sui rami. Le infiorescenze maschili sono formate da numerose sacche polliniche, quelle femminili da gruppi di ovuli. Il seme è avvolto in un tegumento duro circondato a sua volta interamente o quasi da una formazione carnosa detta arillo. La famiglia è di origine molto antica, come testimoniano i fossili risalenti al triassico, attualmente è costituita da 5 generi e 15 specie distribuite in tutto il mondo • In Italia l'unico rappresentante della famiglia è il tasso (Taxus baccata), detto anche "albero della morte" per la presenza nelle parti vegetative della pianta di un potente veleno la tassina, di cui sono privi soltanto gli arilli, commestibili. Taxus baccata tasso • Il tasso è un albero legato ai boschi mesofili caducifogli, quali soprattutto le faggete. Nel Terziario era uno dei più diffusi e tipici componenti delle foreste montane sempreverdi, assieme all'agrifoglio (Ilex aquifolium, fam. Aquifoliaceae), in un clima notevolmente più umido e caldo dell'attuale. • Il Taxus baccata è un albero sempreverde con crescita molto lenta e per questo veniva utilizzato nell’arte topiaria per l’ornamentazione dei giardini. • Un tempo venivano utilizzate le sue foglie come coadiuvante nei problemi di asma, bronchite, reumatismi ed epilessia. Attualmente l'industria farmaceutica estrae dalla pianta un potente principio attivo, il Taxolo, che ha un largo impiego nella cura contro i tumori. Viene anche utilizzata nei rimedi Omeopatici. • Taxus baccata tasso Pinaceae • Piante arboree, raramente arbustive • Foglie aghiformi isolate su macroblasti o riunite a due, a cinque, fino a molte su brachiblasti • Infiorescenze a forma di cono, con squame fertili inserite a spirale situate sulla stessa pianta. Squame femminili con due ovuli, semi con involucro rigido. • La famiglia comprende 9 generi con circa 170 specie diffuse in tutto il mondo, dalle regioni fredde e quelle calde tropicali • I reperti fossili delle Pinaceae risalgono al Mesozoico Chiave dei generi della Fam. Pinaceae Numero di foglie sul brachiblasto Abies Abete bianco sezione foglie sezione foglie inserz. foglie 1 Pino sp. div. Larix Larice fascetti di 2 foglie caduche Picea Abete rosso strobili penduli strobili eretti Pinus inserzione foglie 2-5 20-40 fascetti di 5 foglie sempreverdi Pinus cembra Pino cembro Cedrus Cedro Picea excelsa abete rosso, peccio Albero di prima grandezza, alto sino a 50 (60) m., molto longevo, a tronco diritto e cilindrico, molto resinoso, corona lungamente piramidale e acuta, talora colonnare; corteccia rossastra, sfaldantesi in gioventù in piccole squame poi fessurata e divisa in placche irregolari; rami orizzontali. Foglie solitarie, sessili, lineari (15-25 x 1-2 mm.), a sezione romboidale, disposte a spirale sui rami, verdi su ambedue le facce. Fiori maschili in amenti, giallo-rossastri a gruppi di 2 o 6 all'apice dei giovani rami; fiori femminili in amenti solitari, sessili, di colore rosso vivo. Pigna cilindrica (10-20 x 3-4 cm.), di colore rosso-bruno, penduli, che cadono interi senza disarticolarsi. Il legno, bianco, è tenero e lucido; si usa largamente per lavori correnti di falegnameria, per infissi e imballaggi. Ottimo nell'industria cartaria per cellulosa. Picea excelsa Abete rosso, peccio Picea excelsa abete rosso, peccio Pecceta montana La distribuzione attuale delle peccete montane non è probabilmente quella originaria, non va dimenticato che il peccio è stato molto utilizzato per recuperare aree denudate, abbandonate o eccessivamente sfruttate, a scapito anche dei faggeti e di altri boschi di latifoglie. La pecceta montana mostra una discreta affinità con i boschi di latifoglie ed in particolare con il faggeto, inoltre, diverse latifoglie vivono ai margini e nelle radure della pecceta montana, quali il maggiociondolo alpino, l'acero di monte, il salicone, la betulla. Pecceta subalpina L'abete rosso può presentare dominanze variabili. Se intorno ai 1500-1800 metri trova forse le sue migliori condizioni di crescita e forma spesso boschi estesi e lussureggianti, salendo di quota tende a venire prima affiancato, e poi anche del tutto sostituito, dal larice e/o dal pino cembro, meglio resistenti ai geli invernali. Il larice, peraltro, può infiltrarsi nella pecceta già a quote inferiori, sfruttando le sue doti pioniere per insediarsi in stazioni meno favorevoli. Il bosco ad abete rosso più tipico è rappresentato dalla pecceta subalpina, diffusa nel piano altomontano, dai 1500 m circa fino al limite superiore del bosco che sulle alpi raggiunge anche 2300 m. A causa del clima più rigido, la flora dei boschi di quote inferiori lascia il posto ai mirtilli, ai rododendri , al pino mugo e ad altre specie meglio adattate alle condizioni proibitive delle pendici sommitali. Picea excelsa Rami con strobili femminili Tronco in fase di scortecciatura Pecceta subalpina Pecceta montana Abies alba abete bianco abetina rametto Abete bianco con strobili femminili Abies alba abete bianco L'abete bianco è un albero maestoso, slanciato e longevo, presenta un fusto diritto che può arrivare ad un diametro di 3 metri e data la sua notevole altezza (in media 30 metri ma alcuni esemplari possono superare i 45-50 metri), è soprannominato "il principe dei boschi". La chioma, di colore verde-blu cupo, ha forma piramidale negli esemplari giovani, mentre negli adulti (dopo i 60-80 anni) si forma un appiattimento, definito "nido di cicogna", in quanto la punta principale ferma la crescita e i rami sottostanti continuano a svilupparsi fino a formare una specie di conca. Tale pianta ha una ramificazione molto regolare: i rami principali sono raggruppati in palchi regolari e disposti orizzontalmente e mai penduli (ramificazione simpodiale). I rami secondari sono, invece, disposti lungo il tronco seguendo un andamento a spirale. Vive ad altitudini comprese fra 400 e 1900 metri e risulta essere un albero molto longevo: può raggiungere, infatti, i seicento anni d'età. L'abete bianco è una specie sciafila (che può vivere, cioè, in zone d'ombra); allo stato di giovane, l’abete bianco può ben sopportare la copertura, mentre allo stato adulto ha la necessità di vegetare in piena luce. L'abete bianco ama l'umidità, terreni freschi e profondi, tipici dei versanti ombreggiati e molto piovosi. Abies alba abete bianco Larix decidua larice Strobili femminili maturi Strobili fiorali maschili e femminili lariceto Giovani foglie Larix decidua larice Il larice è pianta tipica delle montagne dell'Europa centrale. Vive tra 800 e 2500 m; tali limiti altimetrici possono variare a seconda delle condizioni climatiche delle zone. Si differenzia dalla maggior parte delle conifere perché in autunno l'albero perde le foglie. E' specie eliofila,che forma boschi puri, radi e luminosi, con sottobosco ricco di piante erbacee; piú frequentemente lo troviamo associato a faggio, abete rosso, pino silvestre, montano e cembro a seconda delle località. Si adatta a qualsiasi terreno, purché ben drenato, colonizzando anche terreni spogli. E' l'albero che raggiunge le quote piú elevate, sopportando gelo e venti impetuosi, prediligendo condizioni di clima decisamente continentali. Il legno del larice, ottimo e ricercato, ha color rosso intenso. Immerso in acqua, diviene resistentissimo. La resina, detta trementina di Venezia, viene usata nell' industria delle vernici. La corteccia è impiegata per l'estrazíone dei tannino e per lavori di intaglio. Larix decidua larice Cedrus Alberi di notevoli dimensioni (il C. deodara raggiunge anche75 m di altezza), sempreverdi e con aspetto caratteristico. Portamento vario a seconda della specie; tronco dritto, molto rastremato, con corteccia rigata obliquamente e verticalmente. Rami distinti in macroblasti e brachiblasti, i primi lunghi con aghi sparsi, i secondi corti e con aghi riuniti a ciuffetti. Sistematicamente il genere Cedrus si trova tra i generi Larix e Pinus; si distingue dal larice per gli aghi sempreverdi e gli strobili larghi con squame caduche. Vi appartengono 4 specie di cui 3 mediterranee e 1 dell’Hymalaya: C. libanotica, sui monti del Libano e del Tauro, C. brevifolia endemico dell’Isola di Cipro, C. atlantica sulle montagne dell’Algeria e del Marocco, C. deodara dell’Hymalaya, Afghanistan e Belucistan. Cedrus libani Cedro del Libano Cedrus atlantica Cedro dell’Atlante Cedrus deodara Cedro dell’Himalaia Pinus Questo genere è il più grande ed importante fra tutte le conifere, comprende circa 120 specie, largamente distribuite nell’emisfero settentrionale, fin quasi ai limiti della vegetazione arborea nel Nord America, Europa, Asia alle foreste subtropicali dell’India, Birmania, Sumatra, Filippine, Honduras britannico, Indie coccidentali, Isole Canarie e Africa settentrionale. I pini hanno una importanza primaria nella ripoduzione di legname da costruzione, sebbene il legno della maggior parte delle specie sia adatto alla fabbricazione di carta e cellulosa. Dal legno di diverse specie si ottengono trementina, olio di legno di pino, catrame di legno e resina. L’olio ricavato dalle foglie di diverse specie viene usato nella fabbricazione di medicinali e i semi di alcune specie sono anche commestibili. I nemici naturali sono numerosi, per la presenza di resina, il fuoco rappresenta una seria minaccia, mentre considerevoli danni vengono provocati da vari insetti e funghi. Pinus cembra Pino cembro Pinus cembra Pino cembro Il cembro o cirmolo è spontaneo in Europa sulle Alpi e sui Carpazi. Sulle Alpi è presente nel settore centroccidentale, mancando in quello orientale. Pianta longeva, raggiunge 500 anni di età; adatta a clima continentale, vegeta in alta montagna tra 1600 e 2400 m di altitudine, sopportando forte vento e temperature molto rigide. Pur preferendo terreni freschi e profondi, dove raggiunge sviluppo ottimale, cresce anche su substrati sassosi, purché sufficientemente umidi, grazie all'apparato radicale robusto e profondo. Il cembro forma, ad alte quote, boschi puri, in formazioni rade e ariose, nelle zone dei pascoli alpini; nella fascia inferiore si mescola al larice e all'abete rosso. Gli esemplari isolati hanno sagoma ovale, armoniosa e ramificata dal basso. L'attuale area di diffusione sulle Alpi è più ridotta rispetto ad un tempo e si va ancora contraendo per il sommarsi di vari fattori negativi, come pascolo eccessivo e tagli indiscriminati. I coni del pino cembro producono semi detti "pinocchini", che sono commestibili . Il legno è uno dei più pregiati e ricercati tra quelli delle conifere; ha alburno bianco avorio e durame bruno chiaro, i nodi sono scuri. Non viene attaccato dai tarli e non si scheggia. I lavorati emanano per lungo tempo un caratteristico profumo balsamico. Molto tenero e leggero, con nodi che non si staccano, si presta in particolar modo per lavori di intaglio permettendo lo sviluppo di un artigianato di pregio, come quello delle note sculture della Val Gardena. Chiave del gen. Pinus (con fascetti di 2 fg) Pinus pinea seme con protezione legnosa Pinus pinaster seme alato scudo poco rilevato Pinus halepensis scudo carenato o uncinato Pinus sylvestris corteccia rossiccia foglie 2-7 cm Pinus mugo corteccia scura Pinus nigra cicatrici sporgenti foglie 8-14 cm P. leucodermis cicatrici lisce Pinus pinea Pino domestico Pinus pinea pino domestico Pinus pinea è un albero maestoso che può raggiungere i 25-30 m di altezza, e 6 m di circonferenza. Questa specie non ha longevità molto elevata, ma può giungere fino a circa 200-250 anni di età. Il fusto è cilindrico, raramente biforcato, con rami inseriti in verticilli regolari incurvati verso I'alto. La forma della chioma è globosa nelle piante giovani fino a 25-30 anni, mentre nelle piante adulte, verso i 50 anni di età, assume la caratteristica forma ad ombrello e si innalza rapidamente per la potatura naturale dei rami inferiori. La cima si appiattisce sempre di più con l'età; il portamento ad ombrello pare dovuto ad una dominanza apicale poco marcata nel getto terminale. Il legno è molto resinoso e pesante con duramen giallo-rosso e alburno bianco-roseo. Gli anelli di accrescimento, generalmente ampi, sono ben individuabili e mostrano una separazione piuttosto netta fra la zona primaverile e la zona tardiva. Pinus pinea viene coltivato come specie pioniera per i1 rinsaldamento delle dune in zone mediterranee ad elevata siccità estiva e per la produzione del seme e del legno. Pinus pinaster Pino marittimo Pinus pinaster pino marittimo Si tratta di un albero alto fino a 40 metri, dalla chioma all'incirca conica negli esemplari giovani, cilindrica o irregolarmente ombrelliforme in quelli annosi (ben diversa, quindi, da quella, elegantissima ed inconfondibile, del pino domestico). Gli aghi del pinastro sono rigidi, coriacei, lunghi fino a 20 centimetri, le pigne un pò asimmetriche, tendenti alla forma conica, rossicce (da chiuse), lunghe 10-20 centimetri. Il pino marittimo vive spontaneo nel bacino mediterraneo occidentale. Specie eliofila e si spinge sino a 1000 m . La crescita è relativamente rapida : preferisce substrati acidi , ma si adatta anche a terreni molto poveri (sabbiosi o brughiera). E' utilizzato in difesa dall' erosione del vento di zone litoranee, oltre che per l'estrazione di resina.assai diffusa con i rimboschimenti e grazie ad interventi indiretti dell'uomo, nel Centro-Sud è stata poco impiegata, progressivamente sostituita dal pino d'Aleppo, assai più tollerante di fronte alla forte insolazione e all'aridità. Pinus halepensis Pino d’Aleppo Pinus halepensis Pino d’Aleppo Albero sempreverde, il Pino d’ Aleppo si presenta quasi sempre eretto, con chioma a forma irregolare, ampia verso la sua sommità. Ha un tronco massiccio di colore rossastro verso la base, mentre salendo verso la sua altezza, si fa sempre più scuro. Ha foglie color verde chiaro, aghiformi, di 5-15 centimetri, sottili e tenere. La fioritura avviene tra marzo e maggio, con fiori sia maschili che femminili. Questi ultimi hanno colore con sfumature di verde e viola. Le sue pigne sono di forma ovale, lunghe 5-10 centimetri e larghe 2-3. Dal color verde, raggiunta la maturità passano ad un colore rosso-marrone. Il pino d’Aleppo ha portamento irregolare a chioma bassa ed espansa e fusto spesso inclinato e contorto , può raggiungere i 15-20 m. Corteccia da grigia a rosso-bruna profondamente solcata. Diffuso in tutto l' areale costiero mediterraneo, questo pino è specie molto rustica e resistente alla siccità ; vegeta sino a 1500 m di quota. E' utilizzato per rimboschimenti di suoli molto poveri grazie al suo rapido accrescimento. Dalla resina abbondante si estrae trementina. Pinus sylvestris Pino silvestre Pinus sylvestris Pino silvestre Pinus sylvestris pino silvestre Albero sempreverde, alto fino a 35 m., con chioma di forma piramidale, espansa ed ovale negli individui isolati. Corteccia degli alberi adulti arancione nella parte alta del fusto e della chioma, screpolata in lamelle sottili. Rami di color rosso-ruggine. Sotto ha profonde fessure. Il profilo stretto e con rami regolari si altera man mano che l'albero cresce; i rami bassi cadono e si forma una chioma piatta. Aghi lunghi 3 - 8 cm., rigidi ed appuntiti, ritorni, di colore verde grigiastro, in fascetti di 2. Pianta monoica: amenti maschili ovoidali di color giallo rosato riuniti intorno alla gemme apicali dei rametti, infiorescenze femminili brevemente peduncolare. Coni (pigne), lunghi 3 - 5 cm, verdi nell'autunno del primo anno, bruni a maturità, nell'ottobre del secondo anno, cadono presto a terra. Il fusto ha corteccia rossastra. Questa pinacea occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini all' Europa del nord sino all' Asia nord-orientale. Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità. Frugale vegeta su qualsiasi substrato , ha rapido accrescimento e raggiunge i 40 m di altezza. Il legno di questo pino è di buona qualità : ha alburno biancastro e durame rosso, è resistente e facile da lavorare. Viene impiegato in lavori di falegnameria corrente, imballaggi, serramenti, per tavolame, travature e come pasta per cellulosa nell'industria cartaria. Dalla distillazione del legno si ricava la pece navale o pece nera. Dalla corteccia si ricava tannino per la concia delle pelli. Pinus mugo Pino mugo Pinus mugo Pino mugo Arbusto con portamento prostrato alto al massimo 2-4 m; i numerosi e flessibili rami si dipartono fin dalla base e sono caratterizzati da fitti aghi lunghi fino a 4 cm, riuniti a due, di colore verde-cupo. La corteccia è grigio bruna a placche romboidali; sulla stessa pianta si trovano coni (pigne) maschili lunghi fino a 1 cm alla base dei rami dell'anno e coni femminili, prima verdi e poi rosso violetti, solitari o accoppiati all'apice dei rami Diffuso in ambiente alpino è sporadico nell’Appennino, dove è limitato alla porzione più meridionale. Sulla Majella è presente il popolamento più esteso dell'Appennino dove costituisce un climax relitto, con areale in passato ben più ampio e poi andatosi restringendosi a causa delle mutate condizioni climatiche intercorse negli ultimi 10.000 anni Si rinviene fra i 1800 - 2300 m oltre il limite della vegetazione arborea. Preferisce i terreni basici calcarei o dolomitici Come tutte le piante della sua famiglia è noto per la produzione di resina , un tempo ricavata da incisioni sul fusto, con la quale si preparavano linimenti utili nelle forme reumatiche e nelle affezioni polmonari. Attualmente si utilizza la distillazione in corrente di vapore degli aghi e dei piccoli rami. Da questa si ricava un fluido odoroso, chiamato mugolio, che viene usato come balsamico per combattere le malattie dell'apparato respiratorio. Pinus mugo Pino mugo Pinus nigra Pino nero Areale di pino nero: P. clusiana 1-ssp. mauritanica, 2 ssp. hispanica, 3-ssp. salzmanni; P. laricio 4-ssp. laricio, 5-ssp. italica, 6-ssp. calabrica; P. nigra 7-ssp. austriaca, 8-ssp. dalmatica, 9-ssp. illyrica; P. pallasiana 10-ssp. banatica, 11-ssp. pindica, 12-ssp. balcanica, 13ssp. pallasiana, 14-ssp. caramanica, 15 ssp. fenzlii Areale alpino italiano (sopra) di Pinus nigra subspecie austriaca con stazioni isolate (triangoli) Pinus nigra pino nero Quando si parla di Pino nero, si fa riferimento ad un insieme di specie, che si sono differenziate in un areale molto vasto e frammentato. I pini neri secondo alcuni autori possono essere suddivisi in: - Pinus clusiana: si rinviene nel settore occidentale (Francia, Spagna e nord Africa) in popolamenti contorti sopra mediterranei; - Pinus palladiana: si rinviene nel settore orientale (Romania, Crimea, Turchia e Cipro). E in italia, settore centrale dell’areale, ritroviamo il - Pinus laricio in Calabria e Sicilia (ssp. calabrica) e in Corsica (ssp. corsicana); - Pinus nigricans che si rinviene con le sue sottospecie in Abruzzo (ssp. italica), Friuli, Veneto Austria e Slovenia (ssp. austriaca) e sulla costa dalmata ed in Grecia con altre sottospecie. In ogni caso si tratta di piante molto diffuse a scopo di rimboschimento, per la loro adattabilità e per il loro relativo rapido sviluppo. Si adattano anche a substrati tendenzialmente calcarei, non troppo profondi, poco fertili. Cresce in posizioni soleggiate, mal sopportano la competizione spazio-luce con altre essenze e prediligendo climi non troppo freddi. Il Pino nero non tollera i substrati troppo pesanti ed asfittici e non sempre si adatta agli ambienti urbani con problemi di inquinamento atmosferico, Spesso infatti in condizioni ambientali inidonee presenta un deperimento fisiologico progressivo con arrossamento e necrosi degli aghi posti nella parte interna della chioma che cadono in massa lasciando la pianta spoglia soprattutto all'interno. Quando tali condizioni sfavorevoli sono accentuate dall'ombreggiamento della chioma o da stress di natura parassitaria (es. attacchi da parte di insetti come le cocciniglie o la processionaria), tali necrosi possono portare alla morte della pianta. Pinus leucodermis Pino loricato Pinus leucodermis Pino loricato Relitto dell'ultima glaciazione, è presente in Italia solamente nel Parco nazionale del Pollino (di cui è simbolo), nel resto d'Europa anche nei Balcani. Ha un portamento conico-espanso, alto fino a 35 m e con il diametro del tronco che può raggiungere i 2 m. La corteccia di colore grigio-giallastra che diviene bianca sugli alberi morti, è fessurata in placche. Il nome comune italiano della specie (pino loricato) deriva dal fatto che la corteccia stessa ricorda la lorica (corazza in uso nelle legioni dell'antica Roma). Gli aghi sono riuniti in mazzetti di due, larghi fino a 2 mm, lunghi 6-7 cm. Vegeta nelle zone rocciose più impervie spinto sempre più in alto dal faggio. Cupressaceae Cupressus sempervirens • Sporofilli verticillati • Foglie più o meno squamiformi, aghiformi o aciculari Juniperus phoenicea Juniperus communis • Strobili secchi e legnosi o carnosi (galbuli) Juniperus Foglie sia di tipo squamiforme, che aghiformi (o aciculari) Strobili carnosi (galbuli) Chiave per i Ginepri presenti nelle Marche Juniperus communis ssp. communis Ginepro comune Juniperus communis subsp. communis Ginepro comune Arbusto sempreverde riccamente ramoso che può raggiungere dimensioni medio grandi, sfiorando e superando i 6 m. La corteccia si presenta rossastra e tipicamente desquamata in linee longitudinali parallele. Chioma ampia con aspetto colonnare. Foglie sottili, lineari, appuntite pungenti, riunite a gruppi di tre elementi, con la faccia superiore nettamente segnata da una linea bianca. Si tratta di una pianta dioica (i fiori maschili e quelli femminili sono portati da individui diversi). Il galbulo è sferoide, presenta tre semi al suo interno, impiega due anni per maturare passando dal colore verde glauco del primo anno a viola bluastro del secondo anno. Habitat Si tratta di una pianta pioniera e quindi la troviamo nelle zone più brulle e spoglie, nei prati pascoli, anche se in realtà si adatta molto bene anche al sottobosco di numerose essenze arbustive mediterranee, in particolare quelle con forte presenza di roverella, non disdegna nemmeno le zone pietrose dei sottoboschi ripopolati con pino nero. Uso Alimentare Il legno di questa pianta, intensamente aromatico, viene usato per fumigazioni di alcuni insaccati, le bacche sono usate per aromatizzare le carni e gli arrosti in genere, sono impiegate per realizzare alcune acquaviti e birre, in particolare si usano in distilleria per la produzione del notissimo Gin. Uso officinale L'olio essenziale di questo arbusto presenta proprietà balsamiche, diuretiche, carminative, antisettiche e stomachiche. Il legno manifesta proprietà diaforetiche (favorisce la sudorazione nelle affezioni da raffreddamento). L'uso delle foglie e delle bacche trova impiego come stimolante l'appetito e la digestione, trova utilizzi anche nel trattamento delle affezioni delle vie urinarie. L'impasto macerato di foglie e rami viene utilizzato per applicazioni locali utili al trattamento di reumatismi, dolori articolari e contusioni. Juniperus communis subsp. communis Ginepro comune Juniperus communis ssp ssp.. nana Ginepro nano Arbusto dioico prostrato, con corteccia bruno-rossastra nei rami giovani, desquamante longitudinalmente. Foglie lunghe sino a 10 mm, lineari aghiformi, in verticilli di tre, pungenti, patenti, con faccia superiore quasi piana e con una sola stria glauca. Fiori coni femminili di forma globosa, costituiti da poche squame carnose saldate anche a maturità. Fioritura : febbraio - aprile Frutti pseudo-bacche (galbuli), di colore dapprima verde poi blu-viola, ricoperte da pruina che maturano a fine estate-autunno del secondo anno. impiegano due anni per raggiungere la completa maturazione tanto che si possono vedere, contemporaneamente sulla pianta, sia quelle bluastre ormai mature che quelle verdi che matureranno l'anno successivo. Maturazione: ottobre/novembre Seme semi piccoli fino a 3 per galbula, con dormienza dovuta ai tegumenti duri e impermeabili. Pianta eliofila e con scarsa esigenza di substrato, diffusa su pascoli e brughiere dai 1500 m ai 2500 m (piano subalpino). Juniperus communis ssp. nana Ginepro nano M. Prena (Gran Sasso) Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus Ginepro rosso Pianta arbustiva o piccolo albero sempreverde alto fino a 5 metri (raramente fino a 15 metri), con portamento variabile dal prostrato all' arboreo; corteccia di colore grigio-rossastro o bruno-rossastro nei rami giovani, desquamante in linee longitudinali ed ondulate nei bordi nei rami di 10 anni; tronco eretto e ramificato fin dal basso; rami inseriti sparsamente sul fusto, di colore bruno rossastro, con internodi di 3-10 mm; chioma piramidale di colore verde vivo parzialmente aperta; il sistema radicale è molto sviluppato. Foglie di colore verde glauco, aghiformi, coriacee e pungenti, cerose, lunghe 15-25 mm, patenti, con due strisce biancastre nella pagina superiore, prive di picciolo,verticillate a 3. Frutto : costituito da una pseudo-bacca (galbulo), derivante dall'ingrossamento delle brattee fertili del cono, inizialmente di colore giallo-verdastro, a maturità rosso-bruna e più o meno pruinosa, di forma quasi sferica, con un diametro fino a 15 mm, contenente in genere tre semi forma lanceolata, a sezione grossolanamente triangolare. Dalla fioritura alla maturazione delle galbule passano circa due anni. I galbuli maturano da settembre-ottobre in poi fino a gennaio. Juniperus oxycedrus L. è simile a Juniperus communis L. da cui si differenzia per la chioma più ampia e il portamento anche arboreo, per gli aghi più lunghi e più larghi, con due strisce glauche sulla faccia superiore e per i galbuli di colore rosso-bruno a maturità anziché bluastri e un po' più grossi. Inoltre è pianta più termofila di Juniperus communis, vegeta in ambiente temperato e mediterraneo, predilige suoli calcarei. Il legno, duro e compatto, è adatto per lavori di intarsio e per costruire matite, botti, solai ed imbarcazioni; dalla sua distillazione si ottiene l'olio di Cadè, usato in antichità dai romani per imbalsamare i morti, e ancora oggi utilizzato nel trattamento di alcune dermatosi ed è inoltre impiegato, sempre a fini cosmetici, per la fabbricazione di shampoo. Juniperus communis ssp.. nana ssp Ginepro nano Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus Ginepro rosso Luoghi aridi, sassosi e assolati, preferibilmente su calcare, dalle zone costiere fino ai 1800-1900 m Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa Ginepro coccolone Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa ha foglie maggiori (larghe fino a 2,5 mm) rispetto a J. oxycedrus , galbulo pruinoso, di diametro 8-15 mm, più scuro e più grande di quello della sottospecie nominale. E' presente solo nelle zone litoranee sabbiose, fino ad altezze di pochi metri sul livello del mare, con una distribuzione geografica più limitata della sottospecie nominale, diffusa in particolare sulle coste del Sud Italia e nelle Isole. Per le sue caratteristiche di specie pioniera in ambienti sabbiosi e degradati, svolge un ruolo importante nel trattenimento e consolidamento del terreno, grazie anche al suo apparato radicale molto esteso. Contribuisce così all'evoluzione del terreno stesso e all'arricchimento in sostanza organica, aiutando l'insediamento di specie meno resistenti ad ambienti ostili e favorendo l'instaurarsi di una vegetazione più ricca ed evoluta. Viene perciò utilizzata nel recupero e ripopolamento di terreni denudati, di aree degradate e di zone impoverite di vegetazione. L'estratto di foglia verde esercita un'azione repellente verso gli insetti. Il fogliame è poco appetito dagli animali. I frutti sono invece molto appetiti dagli uccelli. Il legno è tra i più compatti e duri della nostra flora arborea. E’un legno pregiato, scuro e profumato, durissimo ma di facile lavorazione, quasi incorruttibile. Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa Ginepro coccolone Luoghi caldi e sabbiosi esclusivamente sulle dune e le falesie costiere Juniperus sabina Ginepro sabino si distingue per portamento spesso prostrato o strisciante, foglie lunghe 1÷3 mm, verdi bluastre con apice ottuso convesse sull apagina superiore ove è evidente una ghiandola. le foglie strofinate emanano cattivo odore; i frutti hanno un colore bluastro sono ricoperti da una pruina cerosa glaucescente e sono portati da un peduncolo ricurvo. Presente in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli, Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, non più ritrovato nelle Marche. Juniperus phoenicea Ginepro fenicio si distingue per essere arbusto eretto 1÷ 4 m, con corteccia desquamata in nastri arrotolati; rami completamente ricoperti dalla foglie squamiformi 1mm, verdi o bluastre, convesse superiormente, apice ottuso;i frutti sono bacche rossastre, ovali, pendule. Presente in Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna. Juniperus turbinata Ginepro mediterraneo si distingue per essere albero alto anche 10÷12 m, con foglie squamiformi, opposte e appressate all’asse centrale, foglie delle plantule aghiformi e pungenti; coni generalmente terminali, globosi, galbulo lucido e di colore rosso-bruno a maturità. Presente in Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna. Cupressus Foglie esclusivamente di tipo squamiforme (o embriciate) Strobili secchi e legnosi Cupressus Comprende circa 19 specie. Alberi, raramente arbusti, si trovano nel bacino del Mediterraneo, America N-occidentale, Messico, Himalaya e Cina occidentale. Foglie persistenti, squamiformi, opposte decussate, decorrenti e appiattite sul rametto. Piante monoiche, strobili sub-globosi con 6-12 squame legnose peltate, strettamente saldate per i margini durante la crescita ma separate a maturità. C. sempervirens C. macrocarpa C. arizonica Cupressus sempervirens Cipresso Albero sempreverde, molto longevo, alto fino a 30 m (negli esemplari più vecchi può arrivare anche a 50 m), con tronco diritto e robusto e con chioma di forma molto variabile, o conico-piramidale allungata terminante in una punta con rami appressati eretti, spesso ramificato fin dalla base (var. pyramidalis) o espansa con rami patenti o quasi orizzontali (var. horizontalis). Le foglie sono piccole, ridotte a squame subtriangolari (1 mm o meno), disposte in 4 file fittamente embriciate, appressate ai rametti ricoprendoli completamente. Fiori monoici, ma presenti sulla medesima pianta. I fiori femminili dopo l'impollinazione si sviluppano in strobili (o galbuli) subsferici, verdi quando immaturi. Si maturano dopo due anni e diventano grigio-giallastri con squame legnose peltate, irregolarmente poliedriche a forma di scudo con mucrone ottuso. Ogni squama contierne da 5 fino a 20 semi angolosi strettamente alati. Originario del Mediterraneo orientale (Creta, Rodi, Cipro, Siria) è stato introdotto in Italia in epoca antichissima, forse già dagli Etruschi o addirittura dai Fenici, ed è attualmente diffuso in tutto l'areale del Mediterraneo dove si trova sia spontaneo che coltivato come pianta ornamentale dei parchi, viali e cimiteri, e spesso viene piantato per contrassegnare i confini di proprietà. Nei boschi naturali si trova la varietà horizontalis e nell’isola di Creta costituisce boschi puri o misti con Acer sempervirens. Cupressus sempervirens Cipresso Cupressus macrocarpa, C. arizonica Cupressus macrocarpa cipresso di Monterey albero a chioma dapprima piramidale, quindi ombrelliforme, con foglie squamiformi lunghe fino a 2 mm, di color verde chiaro; corteccia bruno-rossastro scura che diventa grigio chiara nei soggetti vecchi rompendosi in scaglie piatte; galbuli a maturità bruno-lucidi. Originario della California. E' usato nelle zone litoranee come frangivento essendo tollerante all' aria salmastra. e nei parchi. Inoltre , avendo accrescimento rapido, è anche usato per rimboschimenti. Cupressus arizonica albero a chioma folta formata da corti rami ± orizzontali coperti da una corteccia bruno-rossastra; foglie squamiformi acute, scariose ai margini, glandolose, essudanti resina bianca, lunghe ca 2 mm, di color verdeglauca, pruinose; galbuli subglobosi (1/2-2 cm) riuniti in gruppi sono di color rosso bruno con pruina glaucescente e con mucroni molto prominenti. Originario dei monti dell'Arizona e del Nuovo Messico, da dove è stato importato a scopo ornamentale.