Conifere - Museo Botanico UNIVPM

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Conifere
Conipherophyta
• Coniferopsida
Taxales
Taxaceae
Pinales
Pinaceae
Cupressaceae
Taxaceae
• Alberi o arbusti sempreverdi, dioici, con foglie lineari
inserite a spirale sui rami. Le infiorescenze maschili sono
formate da numerose sacche polliniche, quelle femminili
da gruppi di ovuli. Il seme è avvolto in un tegumento
duro circondato a sua volta interamente o quasi da una
formazione carnosa detta arillo. La famiglia è di origine
molto antica, come testimoniano i fossili risalenti al
triassico, attualmente è costituita da 5 generi e 15 specie
distribuite in tutto il mondo
• In Italia l'unico rappresentante della famiglia è il tasso
(Taxus baccata), detto anche "albero della morte" per la
presenza nelle parti vegetative della pianta di un potente
veleno la tassina, di cui sono privi soltanto gli arilli,
commestibili.
Taxus baccata tasso
• Il tasso è un albero legato ai boschi mesofili
caducifogli, quali soprattutto le faggete. Nel Terziario
era uno dei più diffusi e tipici componenti delle
foreste montane sempreverdi, assieme all'agrifoglio
(Ilex aquifolium, fam. Aquifoliaceae), in un clima
notevolmente più umido e caldo dell'attuale.
• Il Taxus baccata è un albero sempreverde con
crescita molto lenta e per questo veniva utilizzato
nell’arte topiaria per l’ornamentazione dei giardini.
• Un tempo venivano utilizzate le sue foglie come
coadiuvante nei problemi di asma, bronchite,
reumatismi ed epilessia. Attualmente l'industria
farmaceutica estrae dalla pianta un potente principio
attivo, il Taxolo, che ha un largo impiego nella cura
contro i tumori. Viene anche utilizzata nei rimedi
Omeopatici.
•
Taxus baccata
tasso
Pinaceae
• Piante arboree, raramente arbustive
• Foglie aghiformi isolate su macroblasti o riunite a due, a cinque, fino a molte su brachiblasti • Infiorescenze a forma di cono, con squame fertili inserite a spirale situate sulla stessa pianta. Squame femminili con due ovuli, semi con involucro rigido.
• La famiglia comprende 9 generi con circa 170 specie diffuse in tutto il mondo, dalle regioni fredde e quelle calde tropicali
• I reperti fossili delle Pinaceae risalgono al Mesozoico
Chiave dei generi della Fam. Pinaceae
Numero di foglie sul brachiblasto
Abies
Abete bianco
sezione foglie
sezione foglie
inserz. foglie
1
Pino sp. div.
Larix
Larice
fascetti di 2
foglie caduche
Picea
Abete rosso
strobili penduli
strobili eretti
Pinus
inserzione foglie
2-5
20-40
fascetti di 5
foglie sempreverdi
Pinus cembra
Pino cembro
Cedrus
Cedro
Picea excelsa abete rosso, peccio
Albero di prima grandezza, alto sino a 50 (60) m., molto longevo,
a tronco diritto e cilindrico, molto resinoso, corona lungamente
piramidale e acuta, talora colonnare; corteccia rossastra,
sfaldantesi in gioventù in piccole squame poi fessurata e divisa in
placche irregolari; rami orizzontali.
Foglie solitarie, sessili, lineari (15-25 x 1-2 mm.), a sezione
romboidale, disposte a spirale sui rami, verdi su ambedue le facce.
Fiori maschili in amenti, giallo-rossastri a gruppi di 2 o 6 all'apice
dei giovani rami; fiori femminili in amenti solitari, sessili, di
colore rosso vivo.
Pigna cilindrica (10-20 x 3-4 cm.), di colore rosso-bruno, penduli,
che cadono interi senza disarticolarsi.
Il legno, bianco, è tenero e lucido; si usa largamente per lavori
correnti di falegnameria, per infissi e imballaggi. Ottimo
nell'industria cartaria per cellulosa.
Picea excelsa
Abete rosso, peccio
Picea excelsa abete rosso, peccio
Pecceta montana
La distribuzione attuale delle peccete montane non è probabilmente quella originaria, non
va dimenticato che il peccio è stato molto utilizzato per recuperare aree denudate,
abbandonate o eccessivamente sfruttate, a scapito anche dei faggeti e di altri boschi di
latifoglie.
La pecceta montana mostra una discreta affinità con i boschi di latifoglie ed in particolare
con il faggeto, inoltre, diverse latifoglie vivono ai margini e nelle radure della pecceta
montana, quali il maggiociondolo alpino, l'acero di monte, il salicone, la betulla.
Pecceta subalpina
L'abete rosso può presentare dominanze variabili. Se intorno ai 1500-1800 metri trova
forse le sue migliori condizioni di crescita e forma spesso boschi estesi e lussureggianti,
salendo di quota tende a venire prima affiancato, e poi anche del tutto sostituito, dal larice
e/o dal pino cembro, meglio resistenti ai geli invernali. Il larice, peraltro, può infiltrarsi
nella pecceta già a quote inferiori, sfruttando le sue doti pioniere per insediarsi in stazioni
meno favorevoli.
Il bosco ad abete rosso più tipico è rappresentato dalla pecceta subalpina, diffusa nel
piano altomontano, dai 1500 m circa fino al limite superiore del bosco che sulle alpi
raggiunge anche 2300 m. A causa del clima più rigido, la flora dei boschi di quote
inferiori lascia il posto ai mirtilli, ai rododendri , al pino mugo e ad altre specie meglio
adattate alle condizioni proibitive delle pendici sommitali.
Picea excelsa
Rami con strobili femminili
Tronco in fase di scortecciatura
Pecceta subalpina
Pecceta montana
Abies alba
abete bianco
abetina
rametto
Abete bianco con strobili femminili
Abies alba
abete bianco
L'abete bianco è un albero maestoso, slanciato e longevo, presenta un
fusto diritto che può arrivare ad un diametro di 3 metri e data la sua
notevole altezza (in media 30 metri ma alcuni esemplari possono
superare i 45-50 metri), è soprannominato "il principe dei boschi".
La chioma, di colore verde-blu cupo, ha forma piramidale negli
esemplari giovani, mentre negli adulti (dopo i 60-80 anni) si forma un
appiattimento, definito "nido di cicogna", in quanto la punta
principale ferma la crescita e i rami sottostanti continuano a
svilupparsi fino a formare una specie di conca. Tale pianta ha una
ramificazione molto regolare: i rami principali sono raggruppati in
palchi regolari e disposti orizzontalmente e mai penduli
(ramificazione simpodiale). I rami secondari sono, invece, disposti
lungo il tronco seguendo un andamento a spirale.
Vive ad altitudini comprese fra 400 e 1900 metri e risulta essere un
albero molto longevo: può raggiungere, infatti, i seicento anni d'età.
L'abete bianco è una specie sciafila (che può vivere, cioè, in zone
d'ombra); allo stato di giovane, l’abete bianco può ben sopportare la
copertura, mentre allo stato adulto ha la necessità di vegetare in piena
luce. L'abete bianco ama l'umidità, terreni freschi e profondi, tipici dei
versanti ombreggiati e molto piovosi.
Abies alba
abete bianco
Larix decidua
larice
Strobili femminili maturi
Strobili fiorali maschili e femminili
lariceto
Giovani foglie
Larix decidua
larice
Il larice è pianta tipica delle
montagne dell'Europa centrale.
Vive tra 800 e 2500 m; tali limiti
altimetrici possono variare a
seconda delle condizioni
climatiche delle zone.
Si differenzia dalla maggior parte delle conifere perché in autunno l'albero perde le foglie.
E' specie eliofila,che forma boschi puri, radi e luminosi, con sottobosco ricco di piante
erbacee; piú frequentemente lo troviamo associato a faggio, abete rosso, pino silvestre,
montano e cembro a seconda delle località. Si adatta a qualsiasi terreno, purché ben
drenato, colonizzando anche terreni spogli.
E' l'albero che raggiunge le quote piú elevate, sopportando gelo e venti impetuosi,
prediligendo condizioni di clima decisamente continentali.
Il legno del larice, ottimo e ricercato, ha color rosso intenso. Immerso in acqua, diviene
resistentissimo. La resina, detta trementina di Venezia, viene usata nell' industria delle
vernici. La corteccia è impiegata per l'estrazíone dei tannino e per lavori di intaglio.
Larix decidua
larice
Cedrus
Alberi di notevoli dimensioni (il C. deodara raggiunge anche75 m di
altezza), sempreverdi e con aspetto caratteristico. Portamento vario a
seconda della specie; tronco dritto, molto rastremato, con corteccia
rigata obliquamente e verticalmente. Rami distinti in macroblasti e
brachiblasti, i primi lunghi con aghi sparsi, i secondi corti e con aghi
riuniti a ciuffetti. Sistematicamente il genere Cedrus si trova tra i
generi Larix e Pinus; si distingue dal larice per gli aghi sempreverdi e
gli strobili larghi con squame caduche. Vi appartengono 4 specie di
cui 3 mediterranee e 1 dell’Hymalaya: C. libanotica, sui monti del
Libano e del Tauro, C. brevifolia endemico dell’Isola di Cipro, C.
atlantica sulle montagne dell’Algeria e del Marocco, C. deodara
dell’Hymalaya, Afghanistan e Belucistan.
Cedrus libani
Cedro del Libano
Cedrus atlantica
Cedro dell’Atlante
Cedrus deodara
Cedro dell’Himalaia
Pinus
Questo genere è il più grande ed importante fra tutte le conifere,
comprende circa 120 specie, largamente distribuite nell’emisfero
settentrionale, fin quasi ai limiti della vegetazione arborea nel Nord
America, Europa, Asia alle foreste subtropicali dell’India, Birmania,
Sumatra, Filippine, Honduras britannico, Indie coccidentali, Isole
Canarie e Africa settentrionale. I pini hanno una importanza primaria
nella ripoduzione di legname da costruzione, sebbene il legno della
maggior parte delle specie sia adatto alla fabbricazione di carta e
cellulosa. Dal legno di diverse specie si ottengono trementina, olio di
legno di pino, catrame di legno e resina. L’olio ricavato dalle foglie di
diverse specie viene usato nella fabbricazione di medicinali e i semi di
alcune specie sono anche commestibili. I nemici naturali sono
numerosi, per la presenza di resina, il fuoco rappresenta una seria
minaccia, mentre considerevoli danni vengono provocati da vari
insetti e funghi.
Pinus cembra
Pino cembro
Pinus cembra Pino cembro
Il cembro o cirmolo è spontaneo in Europa sulle Alpi e sui Carpazi. Sulle Alpi è presente
nel settore centroccidentale, mancando in quello orientale.
Pianta longeva, raggiunge 500 anni di età; adatta a clima continentale, vegeta in alta
montagna tra 1600 e 2400 m di altitudine, sopportando forte vento e temperature molto
rigide. Pur preferendo terreni freschi e profondi, dove raggiunge sviluppo ottimale, cresce
anche su substrati sassosi, purché sufficientemente umidi, grazie all'apparato radicale
robusto e profondo. Il cembro forma, ad alte quote, boschi puri, in formazioni rade e ariose,
nelle zone dei pascoli alpini; nella fascia inferiore si mescola al larice e all'abete rosso. Gli
esemplari isolati hanno sagoma ovale, armoniosa e ramificata dal basso. L'attuale area di
diffusione sulle Alpi è più ridotta rispetto ad un tempo e si va ancora contraendo per il
sommarsi di vari fattori negativi, come pascolo eccessivo e tagli indiscriminati.
I coni del pino cembro producono semi detti "pinocchini", che sono commestibili .
Il legno è uno dei più pregiati e ricercati tra quelli delle conifere; ha alburno bianco avorio e
durame bruno chiaro, i nodi sono scuri. Non viene attaccato dai tarli e non si scheggia. I
lavorati emanano per lungo tempo un caratteristico profumo balsamico. Molto tenero e
leggero, con nodi che non si staccano, si presta in particolar modo per lavori di intaglio
permettendo lo sviluppo di un artigianato di pregio, come quello delle note sculture della
Val Gardena.
Chiave del gen. Pinus (con fascetti di 2 fg)
Pinus pinea
seme con protezione legnosa
Pinus pinaster
seme alato
scudo poco rilevato
Pinus halepensis
scudo carenato o uncinato
Pinus sylvestris
corteccia rossiccia
foglie 2-7 cm
Pinus mugo
corteccia scura
Pinus nigra
cicatrici sporgenti
foglie 8-14 cm
P. leucodermis
cicatrici lisce
Pinus pinea
Pino domestico
Pinus pinea pino domestico
Pinus pinea è un albero maestoso che può raggiungere i 25-30 m di altezza,
e 6 m di circonferenza. Questa specie non ha longevità molto elevata,
ma può giungere fino a circa 200-250 anni di età. Il fusto è cilindrico,
raramente biforcato, con rami inseriti in verticilli regolari incurvati
verso I'alto. La forma della chioma è globosa nelle piante giovani
fino a 25-30 anni, mentre nelle piante adulte, verso i 50 anni di età,
assume la caratteristica forma ad ombrello e si innalza rapidamente per
la potatura naturale dei rami inferiori. La cima si appiattisce sempre di
più con l'età; il portamento ad ombrello pare dovuto ad una dominanza
apicale poco marcata nel getto terminale.
Il legno è molto resinoso e pesante con duramen giallo-rosso e alburno
bianco-roseo. Gli anelli di accrescimento, generalmente ampi, sono
ben individuabili e mostrano una separazione piuttosto netta fra la
zona primaverile e la zona tardiva.
Pinus pinea viene coltivato come specie pioniera per i1 rinsaldamento
delle dune in zone mediterranee ad elevata siccità estiva e per la produzione
del seme e del legno.
Pinus pinaster
Pino marittimo
Pinus pinaster pino marittimo
Si tratta di un albero alto fino a 40 metri, dalla chioma all'incirca conica negli
esemplari giovani, cilindrica o irregolarmente ombrelliforme in quelli annosi (ben
diversa, quindi, da quella, elegantissima ed inconfondibile, del pino domestico).
Gli aghi del pinastro sono rigidi, coriacei, lunghi fino a 20 centimetri, le pigne un pò
asimmetriche, tendenti alla forma conica, rossicce (da chiuse), lunghe 10-20
centimetri.
Il pino marittimo vive spontaneo nel bacino mediterraneo occidentale.
Specie eliofila e si spinge sino a 1000 m . La crescita è relativamente rapida :
preferisce substrati acidi , ma si adatta anche a terreni molto poveri (sabbiosi o
brughiera).
E' utilizzato in difesa dall' erosione del vento di zone litoranee, oltre che per
l'estrazione di resina.assai diffusa con i rimboschimenti e grazie ad interventi
indiretti dell'uomo, nel Centro-Sud è stata poco impiegata, progressivamente
sostituita dal pino d'Aleppo, assai più tollerante di fronte alla forte insolazione e
all'aridità.
Pinus halepensis
Pino d’Aleppo
Pinus halepensis
Pino d’Aleppo
Albero sempreverde, il Pino d’ Aleppo si presenta quasi sempre eretto, con chioma a
forma irregolare, ampia verso la sua sommità. Ha un tronco massiccio di colore
rossastro verso la base, mentre salendo verso la sua altezza, si fa sempre più scuro. Ha
foglie color verde chiaro, aghiformi, di 5-15 centimetri, sottili e tenere. La fioritura
avviene tra marzo e maggio, con fiori sia maschili che femminili. Questi ultimi hanno
colore con sfumature di verde e viola. Le sue pigne sono di forma ovale, lunghe 5-10
centimetri e larghe 2-3. Dal color verde, raggiunta la maturità passano ad un colore
rosso-marrone.
Il pino d’Aleppo ha portamento irregolare a chioma bassa ed espansa e fusto spesso
inclinato e contorto , può raggiungere i 15-20 m. Corteccia da grigia a rosso-bruna
profondamente solcata.
Diffuso in tutto l' areale costiero mediterraneo, questo pino è specie molto rustica e
resistente alla siccità ; vegeta sino a 1500 m di quota.
E' utilizzato per rimboschimenti di suoli molto poveri grazie al suo rapido
accrescimento. Dalla resina abbondante si estrae trementina.
Pinus sylvestris
Pino silvestre
Pinus sylvestris
Pino silvestre
Pinus sylvestris pino silvestre
Albero sempreverde, alto fino a 35 m., con chioma di forma piramidale, espansa ed ovale
negli individui isolati. Corteccia degli alberi adulti arancione nella parte alta del fusto e
della chioma, screpolata in lamelle sottili. Rami di color rosso-ruggine. Sotto ha profonde
fessure. Il profilo stretto e con rami regolari si altera man mano che l'albero cresce; i rami
bassi cadono e si forma una chioma piatta. Aghi lunghi 3 - 8 cm., rigidi ed appuntiti,
ritorni, di colore verde grigiastro, in fascetti di 2.
Pianta monoica: amenti maschili ovoidali di color giallo rosato riuniti intorno alla gemme
apicali dei rametti, infiorescenze femminili brevemente peduncolare.
Coni (pigne), lunghi 3 - 5 cm, verdi nell'autunno del primo anno, bruni a maturità,
nell'ottobre del secondo anno, cadono presto a terra. Il fusto ha corteccia rossastra.
Questa pinacea occupa un vastissimo areale che va dagli Appennini all' Europa del nord
sino all' Asia nord-orientale.
Si tratta di una pianta eliofila che sopporta climi rigidi e aridità. Frugale vegeta su
qualsiasi substrato , ha rapido accrescimento e raggiunge i 40 m di altezza.
Il legno di questo pino è di buona qualità : ha alburno biancastro e durame rosso, è
resistente e facile da lavorare. Viene impiegato in lavori di falegnameria corrente,
imballaggi, serramenti, per tavolame, travature e come pasta per cellulosa nell'industria
cartaria. Dalla distillazione del legno si ricava la pece navale o pece nera. Dalla corteccia
si ricava tannino per la concia delle pelli.
Pinus mugo
Pino mugo
Pinus mugo
Pino mugo
Arbusto con portamento prostrato alto al
massimo 2-4 m; i numerosi e flessibili rami
si dipartono fin dalla base e sono
caratterizzati da fitti aghi lunghi fino a 4 cm,
riuniti a due, di colore verde-cupo. La
corteccia è grigio bruna a placche
romboidali; sulla stessa pianta si trovano
coni (pigne) maschili lunghi fino a 1 cm alla
base dei rami dell'anno e coni femminili,
prima verdi e poi rosso violetti, solitari o
accoppiati all'apice dei rami
Diffuso in ambiente alpino è sporadico
nell’Appennino, dove è limitato alla
porzione più meridionale. Sulla Majella è
presente il popolamento più esteso
dell'Appennino dove costituisce un climax
relitto, con areale in passato ben più ampio
e poi andatosi restringendosi a causa delle
mutate condizioni climatiche intercorse
negli ultimi 10.000 anni
Si rinviene fra i 1800 - 2300 m oltre il limite
della vegetazione arborea. Preferisce i terreni
basici calcarei o dolomitici
Come tutte le piante della sua famiglia è noto per
la produzione di resina , un tempo ricavata da
incisioni sul fusto, con la quale si preparavano
linimenti utili nelle forme reumatiche e nelle
affezioni polmonari. Attualmente si utilizza la
distillazione in corrente di vapore degli aghi e
dei piccoli rami.
Da questa si ricava un fluido odoroso, chiamato
mugolio, che viene usato come balsamico per
combattere le malattie dell'apparato respiratorio.
Pinus mugo
Pino mugo
Pinus
nigra
Pino
nero
Areale di pino nero: P. clusiana 1-ssp.
mauritanica, 2 ssp. hispanica, 3-ssp. salzmanni; P.
laricio 4-ssp. laricio, 5-ssp. italica, 6-ssp.
calabrica; P. nigra 7-ssp. austriaca, 8-ssp.
dalmatica, 9-ssp. illyrica; P. pallasiana 10-ssp.
banatica, 11-ssp. pindica, 12-ssp. balcanica, 13ssp. pallasiana, 14-ssp. caramanica, 15 ssp. fenzlii
Areale alpino
italiano (sopra)
di Pinus nigra
subspecie
austriaca con
stazioni isolate
(triangoli)
Pinus nigra pino nero
Quando si parla di Pino nero, si fa riferimento ad un insieme di specie, che si sono differenziate in un
areale molto vasto e frammentato.
I pini neri secondo alcuni autori possono essere suddivisi in:
- Pinus clusiana: si rinviene nel settore occidentale (Francia, Spagna e nord Africa) in popolamenti
contorti sopra mediterranei;
- Pinus palladiana: si rinviene nel settore orientale (Romania, Crimea, Turchia e Cipro).
E in italia, settore centrale dell’areale, ritroviamo il
- Pinus laricio in Calabria e Sicilia (ssp. calabrica) e in Corsica (ssp. corsicana);
- Pinus nigricans che si rinviene con le sue sottospecie in Abruzzo (ssp. italica), Friuli, Veneto Austria e
Slovenia (ssp. austriaca) e sulla costa dalmata ed in Grecia con altre sottospecie.
In ogni caso si tratta di piante molto diffuse a scopo di rimboschimento, per la loro adattabilità e per il
loro relativo rapido sviluppo. Si adattano anche a substrati tendenzialmente calcarei, non troppo
profondi, poco fertili. Cresce in posizioni soleggiate, mal sopportano la competizione spazio-luce con
altre essenze e prediligendo climi non troppo freddi.
Il Pino nero non tollera i substrati troppo pesanti ed asfittici e non sempre si adatta agli ambienti urbani
con problemi di inquinamento atmosferico, Spesso infatti in condizioni ambientali inidonee presenta un
deperimento fisiologico progressivo con arrossamento e necrosi degli aghi posti nella parte interna della
chioma che cadono in massa lasciando la pianta spoglia soprattutto all'interno. Quando tali condizioni
sfavorevoli sono accentuate dall'ombreggiamento della chioma o da stress di natura parassitaria (es.
attacchi da parte di insetti come le cocciniglie o la processionaria), tali necrosi possono portare alla
morte della pianta.
Pinus leucodermis Pino loricato
Pinus leucodermis Pino loricato
Relitto dell'ultima glaciazione, è presente in Italia
solamente nel Parco nazionale del Pollino (di cui è
simbolo), nel resto d'Europa anche nei Balcani.
Ha un portamento conico-espanso, alto fino a 35 m e con
il diametro del tronco che può raggiungere i 2 m.
La corteccia di colore grigio-giallastra che diviene bianca
sugli alberi morti, è fessurata in placche.
Il nome comune italiano della specie (pino loricato)
deriva dal fatto che la corteccia stessa ricorda la lorica
(corazza in uso nelle legioni dell'antica Roma).
Gli aghi sono riuniti in mazzetti di due, larghi fino a 2
mm, lunghi 6-7 cm.
Vegeta nelle zone rocciose più impervie spinto sempre
più in alto dal faggio.
Cupressaceae
Cupressus sempervirens
• Sporofilli verticillati
• Foglie più o meno squamiformi, aghiformi o aciculari
Juniperus phoenicea
Juniperus communis
• Strobili secchi e legnosi o carnosi (galbuli)
Juniperus
„
Foglie sia di tipo squamiforme, che aghiformi (o aciculari)
„
Strobili carnosi (galbuli)
Chiave per i
Ginepri
presenti
nelle Marche
Juniperus
communis
ssp. communis
Ginepro comune
Juniperus communis subsp. communis
Ginepro comune
Arbusto sempreverde riccamente ramoso che può raggiungere dimensioni medio grandi, sfiorando e
superando i 6 m. La corteccia si presenta rossastra e tipicamente desquamata in linee longitudinali
parallele. Chioma ampia con aspetto colonnare. Foglie sottili, lineari, appuntite pungenti, riunite a gruppi di
tre elementi, con la faccia superiore nettamente segnata da una linea bianca. Si tratta di una pianta dioica (i
fiori maschili e quelli femminili sono portati da individui diversi). Il galbulo è sferoide, presenta tre semi al
suo interno, impiega due anni per maturare passando dal colore verde glauco del primo anno a viola
bluastro del secondo anno.
Habitat
Si tratta di una pianta pioniera e quindi la troviamo nelle zone più brulle e spoglie, nei prati pascoli, anche
se in realtà si adatta molto bene anche al sottobosco di numerose essenze arbustive mediterranee, in
particolare quelle con forte presenza di roverella, non disdegna nemmeno le zone pietrose dei sottoboschi
ripopolati con pino nero.
Uso Alimentare
Il legno di questa pianta, intensamente aromatico, viene usato per fumigazioni di alcuni insaccati, le bacche
sono usate per aromatizzare le carni e gli arrosti in genere, sono impiegate per realizzare alcune acquaviti e
birre, in particolare si usano in distilleria per la produzione del notissimo Gin.
Uso officinale
L'olio essenziale di questo arbusto presenta proprietà balsamiche, diuretiche, carminative, antisettiche e
stomachiche. Il legno manifesta proprietà diaforetiche (favorisce la sudorazione nelle affezioni da
raffreddamento). L'uso delle foglie e delle bacche trova impiego come stimolante l'appetito e la digestione,
trova utilizzi anche nel trattamento delle affezioni delle vie urinarie. L'impasto macerato di foglie e rami
viene utilizzato per applicazioni locali utili al trattamento di reumatismi, dolori articolari e contusioni.
Juniperus
communis subsp.
communis
Ginepro comune
Juniperus communis ssp
ssp.. nana
Ginepro nano
Arbusto dioico prostrato, con corteccia bruno-rossastra nei rami giovani, desquamante
longitudinalmente.
Foglie lunghe sino a 10 mm, lineari aghiformi, in verticilli di tre, pungenti, patenti, con
faccia superiore quasi piana e con una sola stria glauca.
Fiori coni femminili di forma globosa, costituiti da poche squame carnose saldate anche
a maturità. Fioritura : febbraio - aprile
Frutti pseudo-bacche (galbuli), di colore dapprima verde poi blu-viola, ricoperte da
pruina che maturano a fine estate-autunno del secondo anno. impiegano due anni per
raggiungere la completa maturazione tanto che si possono vedere, contemporaneamente
sulla pianta, sia quelle bluastre ormai mature che quelle verdi che matureranno l'anno
successivo. Maturazione: ottobre/novembre
Seme semi piccoli fino a 3 per galbula, con dormienza dovuta ai tegumenti duri e
impermeabili.
Pianta eliofila e con scarsa esigenza di substrato, diffusa su pascoli e brughiere dai 1500
m ai 2500 m (piano subalpino).
Juniperus communis
ssp. nana
Ginepro nano
M. Prena (Gran Sasso)
Juniperus oxycedrus ssp. oxycedrus
Ginepro rosso
Pianta arbustiva o piccolo albero sempreverde alto fino a 5 metri (raramente fino a 15 metri), con
portamento variabile dal prostrato all' arboreo; corteccia di colore grigio-rossastro o bruno-rossastro nei
rami giovani, desquamante in linee longitudinali ed ondulate nei bordi nei rami di 10 anni; tronco eretto
e ramificato fin dal basso; rami inseriti sparsamente sul fusto, di colore bruno rossastro, con internodi
di 3-10 mm; chioma piramidale di colore verde vivo parzialmente aperta; il sistema radicale è molto
sviluppato.
Foglie di colore verde glauco, aghiformi, coriacee e pungenti, cerose, lunghe 15-25 mm, patenti, con
due strisce biancastre nella pagina superiore, prive di picciolo,verticillate a 3.
Frutto : costituito da una pseudo-bacca (galbulo), derivante dall'ingrossamento delle brattee fertili del
cono, inizialmente di colore giallo-verdastro, a maturità rosso-bruna e più o meno pruinosa, di forma
quasi sferica, con un diametro fino a 15 mm, contenente in genere tre semi forma lanceolata, a sezione
grossolanamente triangolare. Dalla fioritura alla maturazione delle galbule passano circa due anni. I
galbuli maturano da settembre-ottobre in poi fino a gennaio.
Juniperus oxycedrus L. è simile a Juniperus communis L. da cui si differenzia per la chioma più ampia
e il portamento anche arboreo, per gli aghi più lunghi e più larghi, con due strisce glauche sulla faccia
superiore e per i galbuli di colore rosso-bruno a maturità anziché bluastri e un po' più grossi. Inoltre è
pianta più termofila di Juniperus communis, vegeta in ambiente temperato e mediterraneo, predilige
suoli calcarei.
Il legno, duro e compatto, è adatto per lavori di intarsio e per costruire matite, botti, solai ed
imbarcazioni; dalla sua distillazione si ottiene l'olio di Cadè, usato in antichità dai romani per
imbalsamare i morti, e ancora oggi utilizzato nel trattamento di alcune dermatosi ed è inoltre impiegato,
sempre a fini cosmetici, per la fabbricazione di shampoo.
Juniperus communis
ssp.. nana
ssp
Ginepro nano
Juniperus oxycedrus
ssp. oxycedrus
Ginepro rosso
Luoghi aridi, sassosi e assolati,
preferibilmente su calcare, dalle zone
costiere fino ai 1800-1900 m
Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa
Ginepro coccolone
Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa ha foglie maggiori (larghe fino a 2,5 mm)
rispetto a J. oxycedrus , galbulo pruinoso, di diametro 8-15 mm, più scuro e più grande di
quello della sottospecie nominale.
E' presente solo nelle zone litoranee sabbiose, fino ad altezze di pochi metri sul livello del
mare, con una distribuzione geografica più limitata della sottospecie nominale, diffusa in
particolare sulle coste del Sud Italia e nelle Isole.
Per le sue caratteristiche di specie pioniera in ambienti sabbiosi e degradati, svolge un ruolo
importante nel trattenimento e consolidamento del terreno, grazie anche al suo apparato
radicale molto esteso. Contribuisce così all'evoluzione del terreno stesso e all'arricchimento
in sostanza organica, aiutando l'insediamento di specie meno resistenti ad ambienti ostili e
favorendo l'instaurarsi di una vegetazione più ricca ed evoluta. Viene perciò utilizzata nel
recupero e ripopolamento di terreni denudati, di aree degradate e di zone impoverite di
vegetazione.
L'estratto di foglia verde esercita un'azione repellente verso gli insetti. Il fogliame è poco
appetito dagli animali. I frutti sono invece molto appetiti dagli uccelli. Il legno è tra i più
compatti e duri della nostra flora arborea. E’un legno pregiato, scuro e profumato, durissimo
ma di facile lavorazione, quasi incorruttibile.
Juniperus oxycedrus
ssp. macrocarpa
Ginepro coccolone
Luoghi caldi e sabbiosi
esclusivamente sulle dune
e le falesie costiere
Juniperus sabina Ginepro sabino
si distingue per portamento spesso prostrato o strisciante,
foglie lunghe 1÷3 mm, verdi bluastre con apice ottuso
convesse sull apagina superiore ove è evidente una
ghiandola. le foglie strofinate emanano cattivo odore; i frutti
hanno un colore bluastro sono ricoperti da una pruina cerosa
glaucescente e sono portati da un peduncolo ricurvo.
Presente in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino,
Veneto, Friuli, Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata,
Calabria, non più ritrovato nelle Marche.
Juniperus phoenicea
Ginepro fenicio
si distingue per essere arbusto eretto 1÷ 4 m, con
corteccia desquamata in nastri arrotolati; rami
completamente ricoperti dalla foglie squamiformi
1mm, verdi o bluastre, convesse superiormente, apice
ottuso;i frutti sono bacche rossastre, ovali, pendule.
Presente in Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia,
Sicilia, Sardegna.
Juniperus turbinata
Ginepro mediterraneo
si distingue per essere albero alto anche 10÷12 m,
con foglie squamiformi, opposte e appressate
all’asse centrale, foglie delle plantule aghiformi e
pungenti; coni generalmente terminali, globosi,
galbulo lucido e di colore rosso-bruno a maturità.
Presente in Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia,
Sardegna.
Cupressus
„
Foglie esclusivamente di tipo squamiforme (o embriciate)
„
Strobili secchi e legnosi
Cupressus
Comprende circa 19 specie. Alberi,
raramente arbusti, si trovano nel
bacino del Mediterraneo, America
N-occidentale, Messico, Himalaya
e Cina occidentale. Foglie
persistenti, squamiformi, opposte
decussate, decorrenti e appiattite
sul rametto. Piante monoiche,
strobili sub-globosi con 6-12
squame legnose peltate,
strettamente saldate per i margini
durante la crescita ma separate a
maturità.
C. sempervirens
C. macrocarpa
C. arizonica
Cupressus sempervirens
Cipresso
Albero sempreverde, molto longevo, alto fino a 30 m (negli esemplari più vecchi può
arrivare anche a 50 m), con tronco diritto e robusto e con chioma di forma molto variabile, o
conico-piramidale allungata terminante in una punta con rami appressati eretti, spesso
ramificato fin dalla base (var. pyramidalis) o espansa con rami patenti o quasi orizzontali
(var. horizontalis).
Le foglie sono piccole, ridotte a squame subtriangolari (1 mm o meno), disposte in 4 file
fittamente embriciate, appressate ai rametti ricoprendoli completamente.
Fiori monoici, ma presenti sulla medesima pianta. I fiori femminili dopo l'impollinazione si
sviluppano in strobili (o galbuli) subsferici, verdi quando immaturi. Si maturano dopo due
anni e diventano grigio-giallastri con squame legnose peltate, irregolarmente poliedriche a
forma di scudo con mucrone ottuso. Ogni squama contierne da 5 fino a 20 semi angolosi
strettamente alati.
Originario del Mediterraneo orientale (Creta, Rodi, Cipro, Siria) è stato introdotto in Italia in
epoca antichissima, forse già dagli Etruschi o addirittura dai Fenici, ed è attualmente diffuso
in tutto l'areale del Mediterraneo dove si trova sia spontaneo che coltivato come pianta
ornamentale dei parchi, viali e cimiteri, e spesso viene piantato per contrassegnare i confini
di proprietà. Nei boschi naturali si trova la varietà horizontalis e nell’isola di Creta
costituisce boschi puri o misti con Acer sempervirens.
Cupressus sempervirens
Cipresso
Cupressus macrocarpa, C. arizonica
Cupressus macrocarpa cipresso di Monterey
albero a chioma dapprima piramidale, quindi
ombrelliforme, con foglie squamiformi lunghe fino a 2
mm, di color verde chiaro; corteccia bruno-rossastro scura
che diventa grigio chiara nei soggetti vecchi rompendosi
in scaglie piatte; galbuli a maturità bruno-lucidi.
Originario della California. E' usato nelle zone litoranee
come frangivento essendo tollerante all' aria salmastra. e
nei parchi. Inoltre , avendo accrescimento rapido, è anche
usato per rimboschimenti.
Cupressus arizonica
albero a chioma folta formata da corti rami ± orizzontali
coperti da una corteccia bruno-rossastra; foglie
squamiformi acute, scariose ai margini, glandolose,
essudanti resina bianca, lunghe ca 2 mm, di color verdeglauca, pruinose; galbuli subglobosi (1/2-2 cm) riuniti in
gruppi sono di color rosso bruno con pruina glaucescente
e con mucroni molto prominenti.
Originario dei monti dell'Arizona e del Nuovo Messico,
da dove è stato importato a scopo ornamentale.
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