Maurizio Mangiagalli METAFISICA IN NUCE Copyright © MMX ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133/A–B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978–88–548–2979–4 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: gennaio 2010 INDICE Prefazione I. Teoria del fondamento 1. Principio e fondamento 2. L’originarietà del fondamento Nota A – L’inizio della filosofia e della sua storia Storicità dell’atto filosofico Nota B – L’inizio storico (concreto) della filosofia Nota C – L’inizio logico della filosofia Originarietà del fondamento quale struttura di mediazione. Il pensiero come mediazione dell’immediato o struttura originaria 3. Incondizionatezza del fondamento rispetto alla vita 4. Incondizionatezza del fondamento rispetto alla verità. Verità e fondamento 5. La condizione interna del fondamento 6. La contraddizione 7. La non-contraddizione 8. La dizione 9. L’esperienza 10. La struttura originaria del sapere 11. Dialettica, fenomenologia, metafisica 12. Lo statuto teoretico della metafisica. Funzione analitica e funzione sintetica del principio di non-contraddizione nella sintesi a priori metafisica 13. La filosofia come metafisica dell’esperienza 14. Essere, verità, fondamento II. Il senso di presenza e la concezione post-fenomenistica dell’essere (Il problema di una semantizzazione elementare dell’essere) 1. Semantizzazione e teoria dell’essere. Il senso dell’essere 2. La «semantizzazione» (del senso) dell’essere 5 p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 11 17 17 19 22 22 22 24 24 28 p. p. p. p. p. p. p. 30 30 33 36 38 39 44 48 p. p. p. 50 51 52 p. p. p. 57 57 57 3. Tentativi di soppressione del senso dell’essere a) Empirismo b) Hegel c) Neopositivismo logico e filosofia analitica 4. Posizione ed esclusione del panteismo ontologico. L’essere come trascendentale 5. Il fenomeno come apparenza e l’essere come condizione dell’apparire: il fenomenismo 6. L’essere come oggetto della riduzione fenomenologica. L’affermazione dell’orizzonte intenzionale e la teoria dell’essere 7. La concezione post-fenomenistica dell’essere a) L’esistenza come pura posizione b) L’esistenza come presenza 8. Dal fenomeno del fenomenismo al fenomeno della fenomenologia 9. L’essere come spirito 10. L’«ontologia» dell’esistenzialismo 11. L’essere in quanto essere, la semantizzazione dell’essere e la concettualizzazione metempirica dell’esperienza. L’essere come principio e come oggetto della metafisica. Semantizzazione e teoria dell’essere 12. L’affermazione dell’unità trascendentale dell’essere e la fondazione dell’unità predicamentale dell’ente (Parmenide) dalla nozione di essere in quanto essere (Aristotele) Nota. Trascendentalità e analogia dell’essere: eleatismo e panteismo 13. L’essere come atto: l’esistenza 14. La semantizzazione dell’essere come riferita all’orizzonte trascendentale 15. Trascendentalità dell’essere, trascendenza del divenire 16. Il divenire come mediazione e il carattere formale della struttura della mediazione («struttura originaria») 17. Lo statuto teoretico della metafisica 18. La portata trascendentale della semantizzazione dell’essere ed il senso di presenza 19. Il senso di presenza e la concezione post-fenomenistica 6 p. p. p. p. 59 59 59 60 p. 61 p. 62 p. p. p. p. 63 64 64 65 p. p. p. 65 69 71 p. 73 p. 76 p. p. 79 85 p. p. 86 87 p. p. 88 89 p. 92 dell’essere 20. La concezione post-fenomenistica dell’essere e la critica al presupposto naturalistico 21. Il presupposto naturalistico e il naturalismo in filosofia: la metafisica come naturalismo e la metafisica naturalistica 22. L’articolazione filosofica del presupposto naturalistico 23. Il residuo naturalistico nella semantizzazione dell’essere avanzata dalla «protologia» bontadiniana III. ’Ενέργεια e παρουσία. Ontologia dell’atto e metafisica della presenza Postilla IV. Dal fenomeno del fenomenismo al fenomeno della fenomenologia (Dalla verità come evidenza alla verità come disvelamento) V. Dialettica e fenomenologia VI. Il tempo dell’autenticità I. Χρόνος e Καιρός. Prolegomeni alla differenza II. Sant’Agostino e la costituzione della temporalità del finito II.1. Posizione del problema II.2. L’aporia del senso comune II.3. Innegabilità di futuro e passato II.4. Il presente quale condizione di passato e futuro II.5. I «tempi» del tempo: ricognizione delle modalità di presenza II.5.1. Il presente del passato II.5.1.1. Il passato in sé II.5.1.2. La presenza del passato II.5.1.2.1. La presenza del passato remoto II.5.1.2.2. La presenza del passato prossimo II.5.2. Il presente del futuro II.6. Il presente del presente III. Søren Kierkegaard e l’istituzione della temporalità di ripresa come temporalità autentica III.1. La temporalità come autenticazione dell’essere contingente 7 p. 92 p. 94 p. p. 95 98 p. 99 p. 105 p. 127 p. p. p. p. 129 143 153 153 p. p. p. p. p. 156 156 156 157 157 p. p. p. p. p. p. p. p. 158 158 158 159 160 161 162 162 p. 163 p. 163 III.2. L’instaurazione della temporalità di ripresa come tempo dell’autenticità III.3. Il Don Giovanni di W.A. Mozart IV. L’altro e il tempo IV.1. La certezza del già IV.2. Temporalità ed estaticità IV.3. L’apertura estatica IV.4. Conclusione VII. La conoscibilità del Dio Trinitario 1. L’essere e il principio di non contraddizione 2. L’essere e il problema di Dio 3. Il divenire come segno di contingenza 4. Trascendentalità dell’essere e intelligenza del divenire 5. L’ascesa a Dio 6. Dall’Indivenibile al Creatore e Persona 7. Dal Creatore alla Trinità di Persone in un’Unica Natura 8. La conoscibilità del Dio Trinitario: San Tommaso d’Aquino e Sant’Anselmo d’Aosta VIII. Gratuità di Dio, trascendentalità del bello e credibilità dell’amore. L’estetica teologica nello spazio della metafisica 1. L’essenza del cristianesimo 2. La mediazione cosmologica 3. La mediazione antropologica 4. La via dell’amore: credibilità intrinseca dell’amore 5. Gratuità di Dio 6. Trascendentalità del bello 7. La bellezza di essere cristiani IX. Il problema dell’essere spirituale e lo statuto esistenziale dello spirito incarnato (Corpo, anima, spirito) Prima Appendice – Tradizione e rinnovamento nel secondo mezzo secolo di vita della “Rivista di Filosofia neo-scolastica” (1960-2008) 1. Il nesso metafisica-storia e il rapporto tra la filosofia classica e il pensiero moderno 2. Problematica metafisica e crisi fondazionale. 8 p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 165 167 171 172 174 175 178 181 181 182 184 185 188 189 p. 190 p. 191 p. p. p. p. p. p. p. p. 193 193 196 199 200 200 201 202 p. 205 p. 225 p. 227 Il neoparmenidismo di Severino e la “rigorizzazione” protologica di Bontadini 3. Ritorno alla storia della filosofia 4. L’antichistica 5. Il centenario tomistico ed altri centenari 6. Nova et vetera. Tradizione e continuità della “Rivista di Filosofia neo-scolastica” Seconda Appendice – Astrazione, intuizione e intuizione astrattiva. Sofia Vanni Rovighi e Edith Stein 1. La giornata di studio di Juvisy 2. La miscellanea in onore di Edmund Husserl ed il confronto steiniano tra Husserl e Tommaso 3. Problemi di determinazione della fenomenologia rispetto al tomismo 3.1. La fenomenologia: realismo o idealismo? 3.1.1. Edith Stein 3.1.2. Sofia Vanni Rovighi 3.1.3. Alphonse De Waelhens 3.2. La fenomenologia: intuizione e astrazione 3.2.1. Edith Stein (l’intuizione eidetica delle essenze) 3.2.2. Sofia Vanni Rovighi (l’intuizione astrattiva dell’ente) Terza Appendice – Il centenario della nascita di Sofia Vanni Rovighi 9 p. p. p. p. 233 244 248 253 p. 256 p. 261 p. 262 p. 264 p. p. p. p. p. p. p. p. 269 269 270 272 274 275 275 279 p. 287 PREFAZIONE Avremmo pensato per la raccolta di questi brevi nove saggi il titolo, piuttosto pretenzioso, di Breviario di metafisica, oppure quello, assai più impegnativo, di Saggi di ontologia. Ma non si tratta di una ontologia, o di una metafisica, concepita come science faite, per dirla con Mercier, bensì come science à faire, alla cui introduzione siamo portati dalla stessa storia della filosofia, dove il corsivo della indica che questa storia è ad un tempo storia del pensare nelle sue vicende storiche e storia appartenente al pensare stesso: dove, quindi, il genitivo della vuole essere ad un tempo genitivo oggettivo e genitivo soggettivo, quale storia che la filosofia, in accezione metafisica, compie nel proprio incedere, e quale indicazione dell’obbligo, morale e teoretico insieme, che ogni coscienza ha di commisurarsi sulla realtà dell’oggetto. Avremmo preferito il titolo musicale – alla teoria musicale, della quale siamo peraltro digiuni, abbiamo fatto riferimento non solo ne Il tempo dell’autenticità, ma anche in un breve studio su Husserl – di Contrappunti metafisici. Nel senso che l’arte del contrappunto di tipo metafisico si viene affinando nell’esercizio della storia della filosofia, via regia alla metafisica. Ma si tratta di una metafisica incoativa, e quindi il titolo più opportuno potrebbe essere quello di Metafisica in nuce. In effetti, questa raccolta – che si può suddividere in due grandi tronconi – è una silloge che accompagna e descrive quello che è stato il percorso filosofico dell’Autore, originato inizialmente dall’abbandono del progetto originario di una riformulazione della protologia bontadiniana, un cui residuo può essere considerata la Teoria del fondamento, e siglato dal rifiuto di una tesi di laurea con lo stesso Bontadini nonché dall’opzione per un metodo di lavoro storiograficamente assai più impegnativo, suggerito da Sofia Vanni Rovighi quale meditazione sul pensiero di Friedrich Adolf Trendelenburg, la tesi di laurea (Logica e metafisica nel pensiero di F.A.Trendelenburg, prefaz. di S. Vanni Rovighi, CUSL, Milano 1983) nella quale permaneva quale preciso residuo bontadiniano l’accusa esplicita di un certo permanere nel 11 dualismo gnoseologico – accusa respinta puntualmente da Vanni Rovighi in sede di discussione di tesi –, accusa originata dalla persuasione che la gnoseologia, identificata senz’altro con lo gnoseologismo, debba precedere metodologicamente l’istituzione metafisica – come recitava il titolo originariamente proposto dallo scrivente (Gnoseologia e metafisica nel pensiero di F.A. Trendelenburg), modificato da Vanni Rovighi in Logica e metafisica… –, e non invece nasca, come di fatto accade, per geminazione simultanea di logica e metafisica, aventi lo stesso principio (di non contraddizione) ma differente oggetto (rispettivamente, il pensato e l’essere), laddove la logica accompagna la metafisica, come suggeriva la titolazione stessa rinnovata della tesi (mentre l’affermazione del primato della metafisica sulla logica corrisponde a una decisione, ma non riflette la verità delle cose). Un altro elemento desunto dalla opportuna meditazione del pensiero di Trendelenburg è certo, molto importante se non centrale per l’abbandono del pensiero neoclassico, l’intelligenza del divenire, che non può essere passaggio dall’essere al nulla – sia perché dall’essere al nulla o dal nulla all’essere, propriamente, non si dà passaggio, o divenire, sia perché, nel caso, si avrebbe la confusione dei significati (in quanto il bianco diverrebbe nero) –, bensì passaggio dall’essere in potenza all’essere in atto. Un ulteriore elemento, sussunto questo però immediatamente dalla riflessione filosofica di Sofia Vanni Rovighi, è che l’essere è certamente significativo, oltre ogni sua presunta insignificanza di origine positivistica e neopositivistica, ma astratto dall’esperienza: e noi non abbiamo né esperienza né intuizione di un essere che, come tale, sia e non possa non essere. Mentre l’essere della protologia bontadiniana, oltre ad essere concepito come immediatamente intensivo, si configura anzitutto come l’essere della presenza, e manifesta così la propria radice anti- o metao post-fenomenistica, come viene intuito e suggerito dal saggio su Il senso di presenza e la concezione post-fenomenistica dell’essere (Il problema di una semantizzazione elementare dell’essere), e può essere oggetto della critica heideggeriana della metafisica della semplicepresenza, come intende suggerire il terzo saggio, Ένέργεια e Παρουσία. Ontologia dell’atto e metafisica della presenza. 12 Ciò rimanda, evidentemente, a quella che è propriamente la concezione fenomenistica ed al significato ed alla portata del concetto di fenomenismo, di cui si occupa il quarto saggio, Dal fenomeno del fenomenismo al fenomeno della fenomenologia (Dalla verità come evidenza e manifestazione alla verità come disvelamento), con il quale si chiude il primo troncone. Il primo saggio, Teoria del fondamento, apparso sulla “Rivista di Filosofia neo-scolastica” nel 1984, ma risalente al 1981 (steso fra Milano, Magonza e Lovanio), espone la struttura epistemica dell’inferenza metempirica, cifrata dalla funzione sintetica del principio di non contraddizione, quando è volto a sciogliere antinomie; il secondo e il terzo saggio, Il senso di presenza e la concezione post-fenomenistica dell’essere (Il problema di una semantizzazione elementare dell’essere) ed Ένέργεια e Παρουσία. Ontologia dell’atto e metafisica della presenza, il primo dei quali pure apparso sulla “Rivista di Filosofia neo-scolastica” nel 1993, ed il secondo pubblicato su “Aquinas” nel 2007 ma risalente al 2005, segnano il passaggio da una concezione neoparmenidea attualistico-postfenomenistica dell’essere, contrapposto al nulla dopo la sua contrapposizione al pensiero, ad una concezione neotomistica ed attualistica dell’essere; il quarto saggio, Dal fenomeno del fenomenismo al fenomeno della fenomenologia (Dalla verità come evidenza e manifestazione alla verità come disvelamento) precisa il concetto di fenomenismo e la rotazione del fenomeno del fenomenismo al fenomeno della fenomenologia; il quinto saggio, Dialettica e fenomenologia, che fa in qualche modo da ponte tra la parte critica e quella costruttiva, presenta il confronto tra la concezione dialettica e quella fenomenologica, sullo sfondo di un tentativo di dissoluzione dell’univocità esclusiva di teoresi filosofica e storiografia filosofica; il sesto saggio, Il tempo dell’autenticità, apparso su “Aquinas” e su “Sapienza” nel 1999-2000, ma risalente in effetti alla primavera-estate milanese del 1993, e dedicato originariamente – nell’originale steso al computer –, al padre dello scrivente, tenta una metafisica della temporalità; il settimo saggio, su La conoscibilità del Dio trinitario espone finalmente una metafisica in compendio, ossia la teologia razionale cui l’Autore aderisce, fino alla concezione del Dio Trinitario; l’ottavo saggio, Gratuità di Dio, trascendentalità del bello e credibilità dell’amore. L’estetica teologica nello spazio della metafisica, inedito an13 ch’esso, fa da cerniera tra la metafisica neoscolastica e l’estetica teologica di Hans Urs von Balthasar, puntando soprattutto sulla credibilità intrinseca dell’amore cristiano; il nono ed ultimo saggio, Il problema dell’essere spirituale e lo statuto esistenziale dello spirito incarnato, tenta una prima configurazione della spiritualità dell’uomo così come risulta compatibile con un’antropologia teandrica, caratterizzata dal primato di Dio e dalla centralità dell’uomo. Possano queste letture, concepite a fianco del mestiere di storico della filosofia, rivolgersi ad una coscienza attenta all’incedere della filosofia stessa. L’Autore P.S. Le tre Appendici, la prima e seconda delle quali pubblicate già sulla “Rivista di Filosofia neo-scolastica”, rispettivamente, nel 2009 e nel 2008, costituiscono per così dire un ritorno “alla storia”, dovrebbero cioè contribuire a far mantenere come si suol dire i piedi per terra allo scrivente ed al lettore. Riandando ai luoghi scapigliati della mia giovinezza, trovo che, da giovane, io sognavo: ricordo bene che il sogno della mia giovinezza non era un brutto, un cattivo sogno: io sognavo di edificare una casa al Signore, di costruire una casa di concetti, una cattedrale filosofica al nostro Dio. In effetti, quando, nel 1981, andavo redigendo la mia Teoria del fondamento – che avrebbe dovuto essere il primo nucleo iniziale di quella cattedrale, costituito dal progetto di una metafisica essenzialistica o formalistica –, intitolando il primo paragrafo Principio e fondamento, non sapevo che con lo stesso titolo Sant’Ignazio di Loyola aveva aperto i suoi Esercizi spirituali, con la solenne indicazione: «L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio Nostro Signore e per salvare, in questo modo, la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo affinché lo aiutino al raggiungi14 mento del fine per cui è stato creato. Da qui segue che l’uomo deve servirsene tanto quanto lo aiutino a conseguire il fine per cui è stato creato e tanto deve liberarsene quanto glielo impediscano». Sta di fatto che io desideravo edificare una casa, una cattedrale di concetti al nostro Signore, quasi a determinarNe il perimetro. Ma il Signore, rispondendo a questo mio profondo desiderio, mi avrebbe in seguito replicato, proprio come al re Davide: «Forse tu mi costruirai una casa, perché IO vi abiti?» (2 Sam 7, 5): “Tu vuoi edificare una casa a Me [una casa filosofica]? No, no, no: sono IO che edificherò una casa a te; anzi, una casa tutta per me, nel tuo cuore, nel quale verrò ad abitare. In che modo? Attraverso la malattia!”. Nello spazio della cui desolazione il tempo – alla cui apertura è già dedicato Il tempo dell’autenticità –, il mio tempo, si è costituito in questa preghiera: «Signore, io sono crocifisso nella mia differenza specifica, nella mia ragione formale di uomo e – se lo permetti – di filosofo. Ma mi è rimasto il cuore, un cuore ce l’ho. Vedi un po’ Tu, vedi Tu». E del cuore nuovo e della sua intelligenza sono frutto i saggi che descrivono il passaggio dal progetto di una metafisica essenzialistica ad una metafisica esistenziale-creaturale – Il senso di presenza e la concezione post-fenomenistica dell’essere, insieme alla sua ripresa nel successivo Ενέργεια e Παρουσία. Ontologia dell’atto e metafisica della presenza, segnava già in qualche modo, se non proprio il passaggio da un’ontologia neoclassica ad un’ontologia neoscolastica, almeno una precisa presa di distanza critica nei confronti del progetto della prima –, con l’apertura alla gratuità di Dio, al dono degli altri ed alla non assorbibilità della fede, quale supremo atto della ragione, nella ragione stessa, e quindi al riconoscimento della legittimità della reciproca autonomia dei due ambiti, quello della fede e quello della ragione, e dove il filosofare possa diventare, finalmente, un parlare a Dio piuttosto che un parlare di Dio. Naturalmente, la patologia spirituale-psicologica non ha per sé alterato la sostanza del comparto dottrinale, che si è evoluto in maniera autonoma, ma dove il principio, l’arcano, il presagio di guarigione, una volta instillato ed una volta installatosi come benedizione, ha fatto sì che le dottrine siano divenute, per così dire, “coassiali”, nel senso che, se prima esse erano decifrate dal basso, ora vengono “illuminate” 15 e vivificate dall’Alto. Infatti, soltanto la potente irruzione dello Spirito Santo nella nostra vita e in noi ci porta alla piena conoscenza di Lui, determinando il passaggio da un Dio conosciuto intellettualmente, sia pure bello, giusto, vero, ma senza potenza di dominio sulla nostra vita, al Dio di un Gesù che si pone ed afferma come l’unico Signore della nostra vita. L’Autore rinnovato 16 I. TEORIA DEL FONDAMENTO 1. Principio e fondamento Il principio di ogni sapere sta nel suo fondamento, ed il sapere (πιστήµη) si istituisce anzitutto come sapere del fondamento. Principio è sinonimo di fondamento, ed il fondamento – considerato nella sua attualità, inteso cioè come atto di fondazione – può essere illustrato, sull’esempio di un celebrato filosofo contemporaneo, dall’allusione all’istituire (Stiften), al prender base (Boden-nehmen), al giustificare (Begründen)1: fondare significa, in generale, rivelare la fondatezza. La fondazione di un discorso, la sua «asserzione», è offerta dall’esame delle condizioni che lo pongono, ovvero dall’esame delle condizioni alle quali il discorso si pone, e – poiché il fondamento si esibisce anzitutto sotto questo aspetto, ossia come «ciò che pone le condizioni» – essa risulta, in qualche modo, incondizionata2. Il fondamento è allora la condizione per lo stesso porsi del discorso, la condicio sine qua non di questo discorrere che è il pensare come il discorso del fondamento3. Quale base (die Grundlage) condizionante il proprio porsi e lo stesso sopravvenire degli altri elementi, il fondamento (der Grund) possiede il requisito dell’originarietà, rivelandosi parimenti come la «categoria» per eccellenza, ossia come quel πρτος λόγος che è il movente – ciò «per cui» – ed insieme ciò «da cui», il luogo donde la ricerca prende il proprio avvio4. 1 M. HEIDEGGER, Vom Wesen des Grundes, Klostermann, Frankfurt a.M. 1955, p. 44. 2 Questo ci sembra il significato elementare della celebre Vorrede alla Fenomenologia dello spirito di Hegel. 3 S’intende qui il pensare in un senso pregnante e intensivo, il cogitare nell’accezione agostiniana di cogitatio: aristotelicamente, come quel «discorso che l’anima tiene a se stessa». 4 «Protologia» fu appunto definita la metafisica quale scienza dei primi princìpi, da due eminenti pensatori classici dell’età moderna: V. Gioberti e G. Bontadini. 17 Il discorso sul fondamento o, più semplicemente, questo fondare che è il discorso stesso del fondamento, il suo prender-corso, si istituisce secondo una peculiare cadenza, poiché detto dis-corso muove bensì dal fondamento, ma è insieme esso stesso un fondamento, un fondare nel quale l’azione del fondamento si attesta: il ritornare sui propri passi – ossia un progredire retrocedendo ed un retrocedere progredendo (das Vorwärtsschreiten in der Philosophie ist vielmehr ein Rückwärtsgehen, avvertiva Hegel5) – appartiene all’indole del fondamento e dello stesso fondare (del «dar fondo»), indole per la quale il discorso sul fondamento si sostanzia in una strutturale ripresa del suo avvio. Nel corso di questa ripresa, nella quale la sua azione si traduce, il fondamento è principio del proprio risultato, poiché esso si attesta come risultato nell’imporsi come principio, mentre s’impone come principio dello stesso attestarsi del risultato: ed in questo suo assestarsi come principio-risultato, il fondamento s’instaura quale garante criterio di verifica della circolarità noetico-dianoetica della verità fatta oggetto di discorso6. 5 G.W.F. HEGEL, Wissenschaft der Logik, G. LASSON Hrsg., Meiner, Hamburg 1971, Bd. I, p. 55. 6 Di qui resta agevole scorgere che la circolarità proclamata dalla filosofia «ermeneutica» (o dall’ermeneutica come filosofia) può essere proposta solo come una forma determinata, e perciò certamente non esaustiva, di circolazione concettuale: si ricadrebbe altrimenti nell’esigenza di tradurre detta circolarità in un «circolo di circoli», il quale rappresenta l’esito (problematicistico) della speculazione hegeliana, formalmente ravvisabile nel pensiero di Gentile: a meno di considerare come mediabile la mediazione stessa – quanto potrebbe costituire la soluzione di diritto (corrispondente alla risolvenza metafisica di ogni residuo della cosiddetta «cattiva infinità») del medesimo hegelismo. Risoluzione per altro non avvistata dai più geniali prosecutori di Hegel (come Bradley, Bergson, Heidegger), facili prede dell’immediatezza intuizionistico-aconcettuale, perché troppo preoccupati, al pari degli interpreti e degli storiografi contemporanei, dall’esigenza di evidenziare la pretesa assolutezza (e quindi, di rivendicare parimenti la determinatezza) di quella particolare mediazione operata dalla filosofia hegeliana, compito nel quale si è così essenzialmente risolta la loro rispettiva funzione storica. 18