Apollo e Dafne: quando il marmo diventa carne

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Dea Notizie
Apollo e Dafne: quando il marmo diventa carne
Inviato da Carolina Anna D'Errico
venerdì 07 aprile 2017
Considerato il “gran Michelangelo del suo tempo”, Gian Lorenzo Bernini è l’artista seicentesco che
più di tutti ha saputo
portare alla massima fioritura il “linguaggio barocco”. Con tale espressione, si intende che l’artista
non percepisce più le tre arti (architettura, pittura e scultura) in modo separato, così come avveniva nel Rinascimento;
ma le immagina come un’unica forma espressiva integrata. Ad esempio, facendo riferimento alla scultura, essa
si appropria dei giochi di luce e di ombra che sono tipici della pittura, mentre questa, contraffacendo sia la scultura che
l’architettura, arriva a dei risultati illusori così realistici tanto che risulta complesso comprendere dove finisce lo
spazio reale e dove inizia quello del dipinto.
Questa interdipendenza tra le tre arti, è svolta magistralmente in una delle opere che hanno portato il Bernini alla fama
assoluta: il gruppo marmoreo di Apollo e Dafne (1622-1624); conservato presso la Galleria Borghese a Roma. In esso, è
rappresentato il fatidico momento in cui Apollo, Dio della musica, sta per raggiungere la Ninfa Dafne di cui era
perdutamente innamorato a causa di una freccia scagliatagli malevolmente da Eros. Dafne, pur di sottrarsi alla
passione del dio, non corrispondendo i suoi sentimenti, preferisce essere tramutata in una pianta di alloro, che in greco
si chiamava, appunto, dafne.
La ninfa, avvertita la presa del dio, si volta urlando di terrore, mentre il suo corpo ha già iniziato a ricoprirsi di foglie e la
sua morbida pelle si sta trasformando in dura corteccia.
Si tratta di una scena di grande drammaticità che però il Bernini sa ricondurre ad una equilibrata compresenza di fantasia
e classicità. Il marmo diventa carne: le figure sembrano esseri viventi dominati dalle stesse nostre passioni e sentimenti
e dalle medesime fattezze fisiche.
Trascendendo i limiti ideali del blocco di marmo, questa scultura mostra un dinamismo senza precedenti che la proietta
nello spazio circostante, coinvolgendo l’osservatore in un processo di irresistibile attrazione fisica ed emotiva.
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