Impulsi longitudinali in una molla a spirale In questa scheda ricaveremo la velocità di propagazione di un impulso longitudinale generato in una molla a spirale posizionata in direzione orizzontale, usando la II legge della dinamica nella sua formulazione nota come “teorema dell’impulso”.1 La molla ha una lunghezza iniziale “a riposo” l e il suo estremo inizialmente nella posizione x=0 viene spinto con la mano in direzione orizzontale, con una forza F per un intervallo di tempo t, l’impulso della forza che agisce è dunque F∆t. 2 Se la molla si comportasse come un corpo rigido l’impulso determinerebbe un movimento con una velocità inversamente proporzionale alla massa totale della molla: Fx∆t= ∆px=m∆v, se la molla avesse lunghezza infinita la velocità sarebbe nulla. Nella realtà la molla ha una lunghezza finita e la forza mette in moto solo una porzione di essa. Il teorema dell’impulso diventa: Fx∆t= ∆px= v∆m3, il movimento si trasmette alle porzioni adiacenti e il disturbo si propaga in tutta la corda come un’onda. Figura 1 la molla viene compressa da una forza F per un tempo t Nella figura 9 viene mostrata la molla in diversi istanti: detta u la velocità con cui l’estremo sinistro della molla viene messo in moto, e cl la velocità con cui il disturbo si propaga lungo la molla si può osservare come, trascorso l’intervallo t, la molla risulti accorciata di un ut e la porzione di essa che partecipa al moto è quella che in figura vediamo compressa (la porzione in moto resterà la stessa in termini di Figura 2 schematizzazione di quanto avviene nella molla quando un estremo viene spinto in direzione x per un intervallo di tempo t. lunghezza e massa, ma istante per istante il moto si trasmetterà alle maglie successive della molla, in figura la porzione in moto è evidenziata dai cinque pallini). Detta ε la massa per unità di lunghezza quando la molla è a riposo, la porzione di molla in moto da t3 in poi ha massa: m cl t . Ogni maglia della porzione in moto ha velocità u, quindi px cl ut . Questa quantità di moto è fornita alla molla dall’impulso Ft e possiamo scrivere F px cl ut da cui otteniamo per la forza F cl u Il teorema dell’impulso enuncia che la variazione della quantità di moto di una massa in un intervallo finito di tempo è uguale all’impulso, cioè alla forza per l’intervallo di tempo durante il quale ha agito: Ft=p 2 Se una sollecitazione simile venisse data ad un corpo rigido, ad esempio una sbarra di ferro, questo si muoverebbe tutto, nel caso in esame, invece solo una porzione della molla viene coinvolta nel movimento 3 Siamo in presenza di un sistema a massa variabile, per cui la corretta formulazione del teorema dell’impulso è: dp du dm , poiché la velocità u della parte di molla in movimento è costante du m u m 0. 1 dt dt dt dt Una volta trascorso il tempo t, da chi è fornita la forza che permette al disturbo di propagarsi? E’ chiaro che entra in gioco l’elasticità della molla, occorre fare un piccolo passo indietro ed esaminare il comportamento di una molla elastica. Quando una molla viene compressa con una forza F la sua lunghezza diminuisce di una quantità proporzionale alla forza che comprime la molla, secondo la nota legge di Hooke espressa dalla formula F Kx , dove K è la costante della molla. La costante della molla dipende non solo dal materiale di costruzione, ma anche dalla lunghezza a riposo della molla. In questa sede ci è utile esprimere le proprietà elastiche della molla in termini di una quantità che dipenda solo dal materiale e non dalla lunghezza della molla 4. Per un dato materiale di costruzione di una molla notiamo che la variazione di lunghezza l (positiva quando l aumenta) risulta proporzionale sia alla forza applicata F che alla lunghezza l della molla a riposo: l kFl , dove la costante k è detta compressibilità lineare della molla. Da questa relazione si può dedurre facilmente5 che la compressibilità lineare k in termini della costante K della molla è k 1 . Kl Torniamo alla propagazione dell’impulso fornito alla molla dalla forza F, analizzando cosa succede nel punto A in figura 10. Come abbiamo già visto, durante l’intervallo t, la molla si è accorciata di un tratto l ut ed il fronte del disturbo che si trova nel punto A si sarà mosso avanti di una distanza cl∆t. Consideriamo la parte di molla che è stata coinvolta nel moto nell’intervallo di tempo t: riportando la posizione del fronte d’onda alla molla a riposo (t=0), la lunghezza è l. Il rapporto fra Figura 3 Nell’intervallo t la porzione l della molla è compresa di un l l’accorciamento della molla e la sua lunghezza a riposo è: l u t u , l cl t cl riprendendo la relazione della compressibilità lineare della molla, forza è F cl u , otterremo Le due espressioni l k cl u . l l kF , ricordando che la l l l u t u u k cl u ci portano a k cl u . e l l cl t cl cl Nel paragrafo precedente ci siamo occupati della velocità di trasmissione dell’impulso trasversale su una corda tesa, esprimendola in termini di tensione e di densità lineare della corda, qui cerchiamo per la velocità di propagazione della velocità dell’impulso longitudinale nella molla un’espressione che dipenda dalla densità lineare della molla. 4 5 F l k l 1 l , F Kx k 1 Kl kl Da questa relazione possiamo trovare la velocità di propagazione dell’onda longitudinale cl 1 k . La velocità è indipendente da u e dipende dal coefficiente di compressibilità lineare della molla e dalla sua densità lineare.6 La trattazione precedente è valida assumendo che l’accorciamento della molla sia proporzionale alla lunghezza della molla ed alla forza F, ciò è vero solo quando Δl è piccolo confrontato con l e la compressibilità lineare è costante. La restrizione l l è equivalente a u cl che è un’assunzione comune nello studio del moto delle onde. 6 la velocità di propagazione dell’impulso, espressa con al costante elastica della molla K diventa dipendente dalla lunghezza della molla e dalla sua massa. cl 1 K l k m