“DSA: quale didattica?”
1° incontro 28 gennaio 2010-02-2010
Dott. Remo Fracassini (Pedagogista)
Nonostante l'incremento di interesse e di attenzione che si è sviluppato in questi ultimi anni intorno al
tema dislessia, sono convinto che non se ne parla mai abbastanza. E questo per almeno due motivi. Il
primo è che la dislessia è il disturbo che ha la maggiore prevalenza epidemiologica in età evolutiva. Ciò
vuol dire che è il problema più diffuso e più frequente che il bambino può incontrare in età scolare e
dunque non ci sono insegnanti, genitori o pediatri che possano ancora ignorarlo. Il secondo motivo è
che la dislessia, e con essa anche gli altri D.S.A. che frequentemente vi sono associati, è un problema
subdolo perché non ha un'identità propria. È una diversità senza diversità. Il comportamento del
bambino con dislessia assomiglia infatti a quello del bambino svogliato, pigro, capriccioso, riluttante
all'impegno e questa sua somiglianza fa sì che si scelgano sempre le spiegazioni più semplici e più a
portata di mano. Anche perché, fuori dalla scuola questo bambino si comporta esattamente come gli
altri: vivace, socievole, allegro. Il fatto che la dislessia non abbia una propria identità sociale fuori dalla
scuola, invece che essere considerata la conferma della "specificità" del problema, viene utilizzata
come rafforzativo della spiegazione semplicistica dell'evi-tamento dell'impegno (il bambino quando è
ora di leggere e di scrivere mostra la sua pigrizia, si rifiuta, ecc.). Al contrario di quello che accade in
tutti gli altri casi in cui un bambino soffre di una disabilità, nessuno è in grado di sospettare la presenza
della dislessia vedendolo giocare con un gruppo di coetanei fuori dalla scuola. Non ci sono marcatori
biologici, né comportamentali o sociali che identifichino la dislessia fuori dalla scuola. Solo in classe,
di fronte al compito scritto, il bambino mostra tutte le sue difficoltà e questa tipicità, invece che essere
considerata un campanello di allarme, un indicatore che accende un'ipotesi, viene valutata come una
conferma del disimpegno e viene rinfacciata ripetutamente ".. quando è ora di giocare sei sempre
pronto, mentre adesso che devi leggere...".
G. Stella
ALCUNI DATI
Il 20 % alunni presenta rallentamenti nei processi di apprendimento che richiedono interventi
individualizzati
✔ Ritardo Mentale
✔ Difficoltà psicomotorie
✔ Immaturità globale
✔ Difficoltà di linguaggio
✔ Disagio psicologico
✔ Provenienza da Paesi stranieri
✔ Svantaggio
✔ Errore pedagogico
✔ Disturbi Specifici di Apprendimento
I bambini con DSA sono solo il 4%
DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO
Con il termine Disturbi Specifici di Apprendimento DSA
si intende una serie di difficoltà nell’apprendimento scolastico presentate da bambini
normalmente scolarizzati
In assenza di patologie neuromotorie, sensoriali
Cognitive , psicopatologiche (Q.I > 85)
“..questi sono disturbi nei quali le modalità di acquisizione delle capacità in questione sono alterati già
nelle fasi iniziali dello sviluppo. Essi non sono semplicemente una conseguenza di una mancanza di
opportunità di apprendere e non sono dovuti ad una malattia cerebrale acquisita.
Piuttosto si ritiene che i disturbi derivino da anomalie nell’elaborazione cognitiva legate in larga
misura a qualche tipo di disfunzione biologica.
Come per la maggior parte degli altri disturbi dello sviluppo, queste condizioni sono marcatamente
più frequenti nei maschi (..)”
ICD 10 (International Classification of Diseases, 10 versione dell’OMS 1992)
LE CAUSE
predisposizione neurobiologica
 familiarità
 diversa incidenza del disturbo nei due sessi
 anamnesi positiva per fattori potenzialmente
cerebrolesivi (prematurità, complicazioni nella
gravidanza ecc.)
DIAGNOSI
una diagnosi vera e propria può essere fatta almeno dopo due anni di frequenza della scuola primaria
→ Neuropsichiatra
→ Psicologo
→ Logopedista
→ Psicomotricista
→ Pedagogista
SONO INDISPENSABILI:
Anamnesi (spesso familiarità) + visita neuropsichiatrica ( assenza di patologie neuromotorie,
sensoriali….) +valutazione psicologica (assenza di psicopatologie e deficit cognitivi QI >85 ) +
pedagogista- e/o logopedista(prove di lettura, scrittura, matematica risultati a test standardizzati – 2
deviazioni standard) ……
L’INTERVENTO EDUCATIVO
Ogni intervento deve avvenire nella consapevolezza, da parte dei docenti, che
“…bisogna tenere presente che l’obiettivo di aiutare il bambino non necessariamente
può coincidere con l’obbiettivo di far scomparire le sue difficoltà …. Se infatti è vero
che i DSA hanno una base biologica, cioè originano da un substrato neurobiologico che
per una peculiare struttura costitutiva rende difficile l’effettuazione automatica di alcune
operazioni, allora bisogna ricordare (…) che questo substrato biologico non è di per sè
modificabile.” (Stella 2001)
•Ciò significa che l'obiettivo didattico dev'essere orientato alla riduzione delle difficoltà,
non alla cancellazione degli errori o alla scomparsa dei deficit
FINALITA’ DELL’INTERVENTO
Individuare precocemente situazioni a rischio
Favorire la graduale conquista delle abilità di base necessarie per gli apprendimenti
strumentali
Potenziare gli ambiti di carenza
Ridurre gli effetti del disturbo
Prevenire il disagio psicologico e i problemi comportamentali che possono derivare dal
disturbo (ansia prestazionale, scarsa autostima, demotivazione, disattenzione, rifiuto
della scuola,…).
Quali sono i problemi sociali ed emotivi collegati ad alunni con DSA?
Frustrazione: è determinata dall'incapacità di tali alunni (che sottolineiamo ancora, hanno
un'intelligenza nella norma) a soddisfare le aspettative. I loro genitori e gli insegnanti vedono un
bambino intelligente ed entusiasta che non riesce a imparare a leggere e a scrivere. Sempre più spesso i
dislessici e i loro genitori si sentono ripetere: "eppure è così intelligente, se solo si impegnasse di più".
Ironicamente nessuno sa quanto duramente i bambini dislessici ci provino.
Ansia: spesso la costante frustrazione e confusione a scuola rende questi bambini ansiosi.
L'ansia è esacerbata dalla disomogeneità che caratterizza il quadro della dislessia. L'ansia fa sì che i
bambini evitino tutto ciò che li spaventa e spesso insegnanti e genitori interpretano questo
comportamento come pigrizia.
• Rabbia: la frustrazione può provocare rabbia. Il bersaglio della rabbia può essere costituito dalla
scuola, dagli insegnanti, ma anche dai genitori e dalla madre in particolare.
Mentre per un genitore può essere difficile gestire queste situazioni, spesso, il tutoraggio da parte di
coetanei o di ragazzi poco più grandi può rivelarsi uno strumento efficace di intervento e di aiuto.
• Immagine di sé: durante i primi anni di scuola ogni bambino deve risolvere i conflitti tra
un'immagine di sé positiva e i sentimenti di inferiorità, provocati dalle difficoltà nell'apprendimento. I
bambini dislessici, infatti, andando incontro ad insuccessi e frustrazioni, si fanno l'idea di essere
inferiori agli altri bambini e che i loro sforzi facciano poca differenza; spesso si sentono inadeguati ed
incompetenti.
• Depressione: i bambini dislessici sono ad alto rischio di provare intensi sentimenti di dolore e
sofferenza. Forse a causa della loro bassa autostima, i dislessici temono di sfogare la loro rabbia verso
l'esterno e quindi la rivolgono verso se stessi. Il bambino depresso può diventare più attivo e
comportarsi male per mascherare i sentimenti di dolore.
I DSA sono:
la disgrafia, la disortografia, la dislessia e la discalculia
LA DISGRAFIA
Difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici
Principali elementi di riconoscimento
POSIZIONE E PRENSIONE
ORIENTAMENTO NELLO SPAZIO GRAFICO
PRESSIONE SUL FOGLIO
DIREZIONE DEL GESTO GRAFICO
DIFFICOLTA’ NELL’ESECUZIONE DI COPIE
DIMENSIONI DEI GRAFEMI
UNIONE DEI GRAFEMI
RITMO GRAFICO
PRINCIPALI ABILITA’ COMPROMESSE
Difficoltà grafo-motorie
Difficoltà di orientamento e integrazione spazio-temporale
Difficoltà di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica generale
Dominanza laterale non adeguatamente acquisita
Difficoltà nella discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale
LA DISORTOGRAFIA
Difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici
Principali elementi di riconoscimento
CONFUSIONE TRA FONEMI SIMILI il soggetto cioè confonde i suoni alfabetici che si somigliano
(f-v, p-b, s-z)
CONFUSIONE TRA GRAFEMI SIMILI difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano
somiglianza nella forma (p-b, a-e, m-n..)
OMISSIONI (doppia, vocale/consonante intermedia)
INVERSIONI: difficoltà nel rispettare la sequenza dei suoni all’interno della parola (“sefamoro”
anziché “semaforo”)
PRINCIPALI ABILITA’ COMPROMESSE
 Difficoltà di linguaggio
 Organizzazione e integrazione spazio- temporale non ancora acquisita
 Processo lento nella simbolizzazione grafica
 Dominanza laterale non adeguatamente acquisita
Classificazione errori in ortografia
1) Errori fonologici (riguardano un rapporto scorretto tra fonemi e grafemi
– Scambio grafemi (b-p, b-d, f-v, r-l, p-q, a-e)
– omissioni o aggiunte di lettere o sillabe
– inversioni (il-li)
– grafema inesatto (sc,sch, ghi)
2) Errori non fonologici (Conseguono ad acquisizioni insufficienti nelle fasi ortografica o lessicale, si
manifestano come errori presenti solo nella rappresentazione ortografica delle parole)
- Separazioni irregolari (in-sieme)
- Fusioni irregolari (“lacqua”, “nonèvero”)
- Scambio grafema omofono (“quore”, quaderno, squola)
- Omissione o aggiunta di h
3) Altri errori
Accenti
Doppie
Disortografia della frase: la difficoltà è nello strutturare le frasi e di
conseguenza i periodi
LA DISLESSIA
Difficoltà a riconoscere e discriminare i segni alfabetici contenuti nelle parole, ad analizzarli in
sequenza e ad orientarsi sul rigo da leggere
VALUTAZIONE LIVELLO PRESTAZIONALE LETTURA
 velocità
Numero di errori commessi
Tipo di errori commessi
Comprensione del testo
Principali elementi di riconoscimento
►CONFUSIONE
DI SEGNI DIVERSAMENTE ORIENTATI NELLO SPAZIO
►CONFUSIONE
DI SEGNI CHE DIFFERISCONO PER PICCOLI PARTICOLARI (m-n, c-e, f-t,..)
►CONFUSIONE
NEL DISCRIMINARE SEGNI ALFABETICI CHE CORRISPONDONO A SUONI
CHE SI ASSOMIGLIANO
►OMISSIONI
►SALTI
DI GRAFEMI E DI SILLABE
DI PAROLA E SALTI DA UN RIGO ALL’ALTRO
►INVERSIONI
►AGGIUNTE
DI SILLABE
E RIPETIZIONI
►TRASFORMAZIONE
LA DISLESSIA
DI PAROLE PER ANTICIPAZIONI
PRINCIPALI ABILITA’ COMPROMESSE
►Difficoltà di percezione e integrazione visivo-uditiva
►Difficoltà di memorizzazione visivo-uditiva
►Difficoltà di organizzazione e integrazione spazio-temporale
►Difficoltà di simbolizzazione uditivo-grafica
►Dominanza laterale non adeguatamente acquisita
POSSIBILI RIPERCUSSIONI NELLA SCRITTURA
Difficoltà di copia alla lavagna
Difficoltà di organizzazione spaziale sul foglio
Difficoltà grafo-motorie
Difficoltà ortografiche
POSSIBILI RIPERCUSSIONI NELL’APPRENDIMENTO LOGICO-MATEMATICO
Difficoltà nella decodifica dei simboli numerici
Confusione di simboli numerici simili
Inversioni di cifre
Difficoltà di decodifica del testo del problema
Difficoltà a gestire la sequenzialità nelle operazioni matematiche
Difficoltà ad organizzare lo spazio grafico
Difficoltà a memorizzare le tabelline
ESEMPIO DI PROVA PER LA VELOCITA’ E LA CORRETTEZZA
PROVE MT – 3 ELEMENTARE INGRESSO
Tra il dire e il fare...
C’era una volta un lupo, che uscì dal bosco e passò dietro a una casa.
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Passò così vicino a una finestra, che sentì una voce parlare. Era la voce 52
di una nonna che stava cullando il nipotino e gli diceva:
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- Dormi, buono, non piangere, se no chiamo il lupo che ti mangerà!
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A sentire queste parole, il lupo si rallegrò tutto e decise di fermarsi
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là ad aspettare il buon bocconcino.
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Aspetta e aspetta, ma la porta rimaneva sempre chiusa.
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Ed ecco il lupo sentì il bambino piangere più forte di prima, e subito
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dopo la voce della nonna che diceva:
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— Buono, buono, bambino mio, non piangere! Non aver paura, se
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viene il lupo cattivo, noi lo bastoneremo, e poi lo ammazzeremo!
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Quando il lupo sentì dire questo, si arrabbiò moltissimo. Se ne andò
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via subito da là, e intanto brontolava fra sé:
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— A certa gente non si può mai credere! Dice una cosa, ma poi ne
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vuole fare un’altra tutta diversa!
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Velocità = sillabe/tempo
LA DISCALCULIA
Difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta
nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici
nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente
 nella numerazione in ordine crescente e decrescente
nella risoluzione di situazione problematiche
LA DISCALCULIA
Principali elementi di riconoscimento
DIFFICOLTA’
NEL MANIPOLARE MATERIALE PER QUANTIFICARE E STABILIRE
RELAZIONI
DIFFICOLTA’
NELLA DENOMINAZIONE DEI SIMBOLI MATEMATICI
DIFFICOLTA’
NELLA LETTURA / SCRITTURA DEI SIMBOLI MATEMATICI
DIFFICOLTA’
A SVOLGERE OPERAZIONI MATEMATICHE
DIFFICOLTA’
A COGLIERE NESSI E RELAZIONI MATEMATICHE
LA DISCALCULIA
PRINCIPALI ABILITA’ COMPROMESSE
LENTEZZA
NEL PROCESSO DI SIMBOLIZZAZIONE
DIFFICOLTA’
PERCETTIVO-MOTORIE
DIFFICOLTA’
PRASSICHE
DOMINANZA
LATERALE NON ADEGUATAMENTE ACQUISITA
DIFFICOLTA’
DI ORGANIZZAZIONE SPAZIO-TEMPORALE
DIFFICOLTA’
DI MEMORIZZAZIONE
DIFFICOLTA’
DI ESECUZIONE DI CONSEGNE IN SEQUENZA
N.B. concetto di comorbidità: si intende la presenza contemporanea nella stessa
persona di più patologie che tra loro non presentano alcun nesso causale
A partire dal lavoro di Rutter (1974) è stata rilevata una comorbidità tra DSA e:
ADHD (sottotipo attentivo)
Disturbi della Condotta e D.OppositivoProvocatori
Disturbi d’Ansia (generalizzata e specifica)
Disturbi Depressivi (distimici)
L’entità della comorbidità riportata è variabile e sembra essere anche mediata dal sesso e
dall’età.
Spesso, invece, i DSA si presentano a “grappolo” cioè spesso sono presenti più di uno
es. dislessia e disortografia, disgrafia e disortografia ecc. (le abilità di base
“compromesse” sono le stesse)