L`EDUCAZIONE ALLA SOLIDARIETA` E I DIRITTI DI CITTADINANZA

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FESTA DELLA CITTA’ CHE APPRENDE
21-24 aprile 2004
venerdì 23 aprile
SEMINARIO 7
“L’EDUCAZIONE ALLA SOLIDARIETA’ E I DIRITTI DI CITTADINANZA”
ore 17,30 – Roma Oly Hotel, Via Santuario Regina degli Apostoli
Coordina: Claudio Regazzoni, responsabile Auser nazionale Filo d’Argento
Partecipano: Lidia Ravera scrittrice, Andrea Beccari assessore politiche
sociali Municpio XI di Roma; Bruno Raccio segretario regionale Spi Lazio;
Federico Batini segreteria nazionale Edaforum; Mario De Luca presidente
Auser Lazio; Gloria Malaspina assessore politiche del lavoro e qualità della
vita provincia di Roma; Alessandro Montebugnoli associazione Servizi
Nuovi. Presentazione di esperienze Auser.
SINTESI DELL’INTERVENTO DEL COORDINATORE Claudio Regazzoni
E’ importante interrogarci su ciò che la cultura e l’educazione permanente possono
fare per contribuire a promuovere, consolidare e rinnovare la nostra idea di
educazione alla solidarietà e diritti di cittadinanza. Dobbiamo riflettere su come il
nostro progetto vive nella dimensione sociale politica economica di una città e come
esso viene percepito e vissuto dalle istituzioni e dai cittadini. Dal nostro punto di
vista, la città che apprende è una comunità coesa che prima di tutto tiene conto
della propria memoria, delle storie di vita delle persone come soggetti titolari di
diritti e doveri e dei processi sociali, misurando tutto ciò come evoluzione del
benessere sociale e dei diritti delle persone, in una cornice ideale che muove le
proprie azioni per affermare giustizia sociale, libertà, pace.
Se questo è l’orizzonte entro cui vogliamo muoverci e se guardiamo il soggetto
centrale della nostra azione, vale a dire l’anziano risorsa protagonista per se e per
gli altri, è necessario proporci un salto di qualità nei confronti della società,
soprattutto sul tema della vecchiaia. Come è percepita la vecchiaia dalle persone e
dalla società in generale? La risposta appare ancora scontata: c’è paura, rimozione,
preconcetti. Sulla base delle nostre esperienze, dei progetti, del vissuto
associativo, crediamo sia giunto il momento di avanzare con convinzione la
promozione di una idea positiva dell’invecchiamento e della vecchiaia.
L’altra metà della vita, la vecchiaia, rappresenta un punto di arrivo e partenza per
dare valore sociale all’invecchiamento e alle persone che invecchiano. Questo può
essere assunto come obiettivo strategico di una città che apprende. Cioè una città
capace di innovare e governare il cambiamento, valorizzando il vissuto delle
persone. Tutto ciò va assunto come un processo in divenire, coscienti che per
ottenere risultati i primi a crederci e a spendersi devono essere le persone che sono
già avviate nel percorso verso la vecchiaia. Vanno messe in atto e promosse
iniziative culturali e di educazione permanente verso le istituzioni, verso la società
in generale, iniziative verso le persone che si avvicinano all’ingresso nell’altra metà
della vita.
Si tratta di valorizzare ciò che noi già oggi facciamo come educazione degli adulti,
offrendo a tutte queste iniziative e attività un quadro di riferimento generale.
L’orizzonte a cui guardare è la realizzazione di una idea positiva
dell’invecchiamento, la promozione della partecipazione degli anziani attraverso il
volontariato come momento di costruzione di una cittadinanza attiva e solidale, il
contribuire a realizzare una solidarietà intergenerazionale e nello stesso tempo
promuovere comunità solidali e coese all’interno delle quali promuovere il
benessere e i diritti delle persone anziane. Affermare un’idea positiva della
vecchiaia è una battaglia di lungo periodo, una sfida culturale e una sfida anche
con noi stessi. Prendere coscienza e orientare il nostro lavoro in questa direzione,
rappresenta una prima grande vittoria.
LE ESPERIENZE
Liguria, Dal lavoro al pensionamento senza traumi
L’Auser Liguria ha realizzato un progetto su questo importante e delicato
passaggio nella vita di tutte le persone. L’obiettivo è di porre il lavoratore che sta
per andare in pensione, in grado di valorizzare il suo percorso di vita, di riflettere
sulla relatività del lavoro nella vita dell’individuo, sulla sua futura condizione di
soggetto non più produttivo, ma socialmente attivo e sull’opportunità di un proprio
impegno in una realtà sociale in fase di profonde trasformazioni ( rapporti con le
nuove generazioni e con gli immigrati extra comunitari) e in condizione di
interpretare i cambiamenti psicofisici connessi all’età e al nuovo stato.
Le attività formative previste dal progetto sono rivolte alla realizzazione di una
figura di pensionato che abbia la possibilità di progettare il proprio futuro forte delle
risorse di qualunque natura acquisite nel corso della propria esistenza. Fra gli
argomenti affrontati nel corso di formazione: individuare il proprio futuro;
consapevolezza e ccettazione di sé; aprirsi agli altri e al mondo attorno a noi; non
siamo soli; un’attività importante: il volontariato.
TOSCANA, I VOLONTARI DI QUARTIERE
Una nuova frontiera del volontariato, che si specializza a favore della terza età.
“Volontario di quartiere", è un progetto finanziato dal Cesvot, il Centro servizi del
volontariato della Toscana e portato avanti dall'Auser Toscana in collaborazione con
l'Auser Liguria in sei realtà cittadine: Genova, La Spezia, Viareggio, Empoli,
Scandicci e Seravezza. Si tratta di un nuovo modo di concepire il volontariato,
normalmente legato alla presenza fisica in una sede o un ente. In questo caso i
volontari vanno direttamente incontro agli anziani, nei luoghi che loro frequentano.
Infatti lo scopo del volontario di quartiere è quello di aumentare l'autonomia
dell'anziano, favorendone il contatto con i familiari, il vicinato e le istituzioni. Anche
favorire la permanenza in sicurezza dell'anziano in casa propria è uno degli obiettivi
del progetto del volontario di quartiere, che riporterà alla ribalta quello che un
tempo era il buon vicinato, scomparso nell'era consumistica e tecnologica, dove
ogni famiglia è un mondo a sé. Il volontario di quartiere, nella sua opera di
supporto all'anziano, dovrà ridurre l'esclusione sociale della persona avanti negli
anni, inserendola in una rete di relazioni sociali che la faccia sentire ancora attiva e
risorsa per la comunità.
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