5 AMPLIFICATORI A SINGOLO TRANSISTORE MOSFET 5.1 5.2 Introduzione agli amplificatori a transistore Polarizzazione dei MOSFET ad arricchimento 5.2.1 Suggerimenti pratici 5.2.2 Stabilizzazione della corrente di polarizzazione 5.3 Connessione tra generatori di segnale e circuiti 5.3.1 Traslatori di tensione per l’accoppiamento in continua 5.3.2 Accoppiamento in alternata 5.4 Comportamento dei MOSFET su segnale 5.4.1 Relazione transcaratteristica su segnale (caso di VA=) 5.4.2 Transconduttanza di un MOSFET reale 5.4.3 Modello per piccoli segnali del MOSFET 5.5 Amplificatori di tensione a Source comune 5.5.1 Guadagno di tensione in regime lineare 5.5.2 Errore di linearità 5.5.3 Distorsione armonica 5.5.4 Impedenza di ingresso e di uscita 5.5.5 Dinamica di ingresso e di uscita 5.5.6 Effetto della tensione di Early finita del transistore 5.5.7 Massimo guadagno ottenibile 5.6 Stadi con resistenza sul Source 5.6.1 Polarizzazione 5.6.2 Calcolo dell’amplificazione di tensione 5.6.3 Calcolo della partizione del segnale tra vgs e la resistenza di degenerazione 5.6.4 Effetti migliorativi sulla distorsione armonica 5.6.5 Effetto della tensione di Early sulle prestazioni del circuito 5.6.6 Resistenza di ingresso e di uscita Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 2 5.1 INTRODUZIONE TRANSISTORE AGLI AMPLIFICATORI A Uno dei compiti che è naturale attribuire ad un transistore è quello di amplificare un segnale di tensione. In effetti, ricordando che ad una variazione della tensione di comando del transistore (tensione tra Gate e Source in un MOSFET oppure tra Base ed Emettitore in un BJT) corrisponde una variazione della corrente circolante nel transistore stesso e disponibile in uscita al Drain o al Collettore (il cui valore è definito dalla sua specifica relazione transcaratteristica), è logico pensare di applicare il segnale di tensione da amplificare proprio ai morsetti di comando del transistore e di inviare il segnale di corrente prodotto ad un carico. Se quest’ultimo fosse un semplice resistore, ai suoi capi si otterrebbe una corrispondente variazione di tensione. Dato l’elevato valore di transconduttanza dei transistori si può prevedere di avere un significativo guadagno di tensione tra ingresso ed uscita. Benché l’idea sia corretta, bisogna porre attenzione a come realizzarla. L’applicazione diretta del segnale di tensione vin (ad esempio proveniente da un sensore) alla giunzione Gate-Source di un nMOSFET, come indicato nella Fig.5.1, non porterebbe ad alcun risultato interessante. In questo caso infatti il segnale, che supponiamo essere una sinusoide ampia ad esempio 100mV, non consentirebbe il raggiungimento della soglia VT di funzionamento del MOSFET (supposto VT>>100mV): la corrente di Drain rimarrebbe sempre pari a zero e la tensione di uscita rimarrebbe fissa alla tensione di alimentazione VDD. Non solo non c’è stata quindi alcuna amplificazione del segnale ma addirittura si è interrotto il trasferimento dell’informazione dall’ingresso all’uscita. La figura 5.1 mostra a destra la curva transcaratteristica del MOSFET e la schematizzazione del segnale sinusoidale applicato tra Gate e Source attorno al valore V GS=0V, da cui si comprende come non possa venire prodotta corrente di Drain. Il grafico della curva transcaratteristica ci dà comunque l’indicazione di + VDD ID vu v DD RL vin< VT 0 vu Iu t vin t VT 0 VGS vin Fig. 5.1 Esempio di applicazione di un segnale vin ad un MOSFET non polarizzato: la piccola variazione della tensione di Gate non riesce ad indurre alcuna variazione rilevabile nella corrente di Drain del transistore, e quindi risulta assolutamente inefficace alla trasmissione di segnale. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 3 come viceversa potremmo procedere per raggiungere il nostro scopo. Basterebbe sommare al segnale vin sinusoidale del sensore un valore costante di tensione, Vpol, che sposti l’applicazione del segnale stesso in un punto della curva transcaratteristica a cui corrisponda una significativa variazione della corrente di Drain. La Fig.5.2 mostra una possibile situazione di lavoro del nostro circuito conseguente a questi ragionamenti. Ora il segnale di tensione all’ingresso riesce a produrre una ampia variazione della corrente di Drain sia sulla semionda negativa che su quella positiva. Essa può utilmente essere utilizzata in uscita inviandola nella resistenza di carico RL per produrre una variazione della tensione ai suoi capi (uscita) direttamente in relazione al segnale di ingresso, ottenendo così un trasferimento di informazione da vin a vu, auspicabilmente con un guadagno. Il valore Vpol (che corrisponde ad un predefinito valore di tensione VGS) ed il corrispondente valore della corrente stazionaria ID circolante nel canale anche in assenza del segnale, viene chiamata polarizzazione del transistore o più in generale polarizzazione del circuito. Quanto detto riassume gli aspetti fondamentali dell’uso di un transistore in un circuito che deve amplificare un piccolo segnale di tensione e ci stimola a porci le seguenti domande: - Quanto deve valere la tensione costante Vpol da sommare al segnale di ingresso vin ? E’ facile notare dalla curva trans caratteristica del transistore che più Vpol è grande (a destra nella curva) maggiore sarà la corrispondente variazione di corrente prodotta da un fissato segnale vin dato che la pendenza della + VDD vu RL vu vin< VT 0 ID iu t t vin Vpol Ipol+iu Ipol 0 iu VGS Vpol vin Fig. 5.2 Esempio di applicazione di un segnale vin ad un MOSFET correttamente polarizzato con l’aggiunta di un generatore di tensione costante Vpol. La variazione della corrente di Drain è significativa, rendendo possibile avere un segnale amplificato al Drain del circuito. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 4 parabola aumenta. ID ID Ipol iu piccola Ipol 0 iu grande VGS vpol vin 0 VGS vpol vin Tuttavia non si potrà eccedere con Ipol perché corrispondentemente Vu scenderà: bisogna sempre assicurarsi, sia in polarizzazione che quando sarà presente il segnale, che il transistore operi nella corretta zona di funzionamento. Inoltre, una maggiore corrente di polarizzazione da fornire stazionariamente al circuito anche in assenza di segnale significa un maggior consumo di potenza da parte del circuito stesso. - Come sommare il segnale alla polarizzazione ? Nella figura 5.2 è stato usato il simbolo di una batteria in serie al generatore di segnale. Nella realtà è difficile poter utilizzare una reale batteria e bisognerà trovare altre modalità di collegamento del transistore al resto del circuito per realizzare la polarizzazione del circuito e per fare in modo che tutto il segnale di interesse riesca ad aggiungersi alla polarizzazione. I vari modi possibili di realizzare tale collegamento danno luogo a diversi accoppiamenti tra il segnale e l’amplificatore, indicati generalmente con accoppiamenti DC o accoppiamenti AC a seconda che siano attivi sia per segnali in continua (DC) o solo per segnali variabili (AC). - Come sia possibile rendere il segnale di uscita meno distorto? A causa della relazione transcaratteristica quadratica del MOSFET (o addirittura esponenziale del BJT), la variazione della corrente del transistore non è linearmente legata al segnale di ingresso. Infatti guardando la Fig.5.2 si vede come nonostante la sinusoide in ingresso abbia uguali ampiezze per le semionde negative e positive, non così è per l’onda di corrente prodotta in uscita: le relazioni non lineari dei transistori producono una distorsione del segnale di uscita. Alla forma d’onda Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 5 distorta nel tempo corrisponde una riproduzione spettrale non fedele del segnale di uscita rispetto a quello di ingresso. Tutti questi aspetti fondamentali degli amplificatori a transistori verranno ora analizzati in dettaglio. 5.2 POLARIZZAZIONE DEI MOSFET AD ARRICCHIMENTO La polarizzazione di un circuito impiegante un MOSFET passa attraverso la scelta del punto di lavoro del dispositivo, ovvero delle tensioni stazionarie VGS e VGD e della conseguente corrente stazionaria ID in esso circolante (equivalenti a Vpol e Ipol del paragrafo precedente). Ciò avviene attraverso una scelta opportuna dei collegamenti del transistore con gli altri elementi del circuito. Fissare le tensioni e le correnti nel circuito è un problema del tutto analogo a quello già affrontato nel capitolo precedente sui generatori di corrente ed a quei risultati faremo riferimento. Innanzitutto, per essere di qualità il circuito di polarizzazione del transistore deve soddisfare i seguenti requisiti: 1) il punto di lavoro deve essere ben definito. Il circuito deve permettere di ottenere in modo semplice e preciso proprio i valori di corrente e di tensione di polarizzazione desiderati. 2) il punto di lavoro deve essere stabile. Il circuito deve fissare le correnti e le tensioni in modo che siano il più indipendenti possibile dai parametri dei transistori (k, VT), da loro variazioni con la temperatura o da differenze tra lotti di produzione. 3) Il circuito deve consentire l’applicazione di tutta la variazione prevista del segnale senza che il transistore utilizzato esca dalla sua corretta zona di funzionamento. Bisogna cioè prevedere le escursioni del segnale e scegliere le tensioni VGS e VGD affinché assicurino sempre il funzionamento in saturazione del MOSFET (canale verso il Drain in pinch-off). È possibile fin d’ora intuire che, nel caso ad esempio di segnali sinusoidali e quindi simmetrici, è buona norma porre la tensione di polarizzazione del Drain ad un valore intermedio rispetto alla sua possibile escursione. La scelta del punto di lavoro del transistore è molto importante perché influenza le prestazioni del circuito quando gli verrà applicato il segnale esterno. Da essa infatti si ricavano alcune grandezze caratteristiche, quali la transconduttanza e le capacità tra i morsetti, che determineranno il comportamento del circuito quando verrà applicato un segnale. 6 5.2.1 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI Suggerimenti pratici. Nello studio della polarizzazione dei circuiti a MOSFET è buona pratica essere ordinati, indicando le tensioni e le correnti con il loro verso fisico (V SG in pMOSFET e VGS in nMOSFET, ID dal Source al Drain in pMOSFET e ID dal Drain al Source in nMOSFET) in modo da trattare sempre grandezze positive. Inoltre si ricordi che la corrente assorbita dal Gate del MOS è nulla. Nel seguito indicheremo i valori di polarizzazione in un circuito con lettere maiuscole sia per indicare la grandezza fisica che i morsetti di riferimento (ID e non Id o iD; VGS e non vGS o Vgs). Quanto al segno di k e di VT dei pMOSFET o dei nMOSFET, nonostante che molti testi facciano riferimento a convenzioni per cui essi sono positivi per nMOS e negativi per pMOS, è più comodo considerarli in entrambi i casi valori positivi legati alla fisica dei meccanismi di funzionamento dei MOSFET. Così facendo, il valore di k determinerà il valore effettivo della corrente ID nel verso fisico in cui effettivamente scorre nel transistore. Per quanto riguarda V T basterà prendere il verso fisico giusto delle tensione di comando (come detto V GS in nMOSFET e VSG in pMOSFET) per avere sempre il corretto valore di tensione di overdrive, Vod=(VGS-VT) in nMOSFET e Vod=(VSG-VT) in pMOSFET, utilizzando sempre VT positivo. 5.2.2 Stabilizzazione della corrente di polarizzazione. La polarizzazione del MOSFET con il Source a massa utilizzando un partitore resistivo al Gate è la soluzione più immediata nonostante che, come già visto nel Cap.4, non assicuri grande stabilità alla polarizzazione del circuito. Infatti il transistore, avendo la tensione al Gate fissata dal partitore e quella al Source fissata dal collegamento a massa, risente delle variazioni dei suoi parametri costruttivi: una disomogeneità di k=½µCoxW/L da un lotto di fabbricazione ad un altro ad esempio del 5% si rifletterà in una variabilità della corrente di Drain proprio del 5% secondo la relazione (ricavata derivando direttamente la relazione transcaratteristica): I D k ID k (5.1) La dipendenza della corrente ID dalle caratteristiche del transistore è ben visibile anche sul grafico della curva transcaratteristica del transistore (Fig. 5.3): essendo VGS fissa, una variazione ad esempio di K dall’esemplare (1) all’esemplare (2) Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI + VDD R2 VG fissa ID (2) k2(VGS-VT)2 RL ID ID2 (1) k1(VGS-VT)2 ID1 R1 7 VGS VS fissa VGS fissa Fig. 5.3 Polarizzazione di uno stadio Source a massa tramite partitore resistivo sul Gate e visualizzazione della corrispondente variazione della corrente di Drain quando il MOSFET varia le proprie caratteristiche da k1 a k2. porta ad una corrispondente variazione della corrente stazionaria ID. Analogamente si ottiene la dipendenza per variazioni della tensione di soglia VT. Si noti come il problema da affrontare sia lo stesso già visto nei generatori di corrente del Cap.4 ! Sappiamo così che viceversa l’aggiunta di una resistenza collegata tra il Source e l’alimentazione, come nella Fig.5.4, porta a valori di polarizzazione molto più stabili. Per verificarlo analiticamente, risolviamo il sistema di bilancio delle correnti al nodo di Source: I D k (VGS VT ) 2 VG VGS ID R S (5.2) Con riferimento a quanto visto nel par.4.2.3 e ricordando che 2k(V G-IDRS-VT)=gm, si ottiene I D k 1 ID k (1 g m R S ) (5.3) L’espressione indica come la polarizzazione sia ora più stabile di un fattore (1+gmRS) di quanto non fosse prima senza RS. La Fig.5.4 mostra ad esempio la variazione di ID (da ID1 a ID2) ben minore di quella risultante dal circuito senza RS a fronte di una variazione di k. Aumentando RS, la pendenza della retta di carico diminuisce e quindi il valore di ID varia sempre meno 8 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI ID + VDD RL R2 VG fissa R1 ID RS k2(VGS-VT)2 VG RS VS si adatta k1(VGS-VT)2 ID2 ID1 VGS VG Fig. 5.4 Polarizzazione di uno stadio Source a massa con resistenza RS di Source e visualizzazione della corrispondente ridotta variazione della corrente di Drain quando il MOSFET varia le proprie caratteristiche da k1 a k2. al variare dei parametri del transistore. Si noti come queste conclusioni siano analoghe a quelle tratte nel Cap.4 quando si è introdotto il transdiodo nel ramo di riferimento dello specchio o quando si è introdotta la RS nel ramo di uscita del generatore di corrente. La presenza della resistenza Rs determina una reazione dello stadio alle variazioni dei parametri del MOSFET ! E 5.1 Un modo semplice per polarizzare un MOSFET è collegarlo come nella figura seguente in cui il potenziale di Gate è fissato da un partitore resistivo. Dimensionare il partitore in modo che il dispositivo (k= 4mA/V2, VT= 0.8V e VA= ) porti una corrente di 1.25mA. Determinare il massimo valore di RL che garantisca al MOSFET di operare in zona di saturazione. +5V R2 RL ID R1 Dalla relazione ID=k(VGS-VT)2 si vede che per avere ID=1.25mA, deve essere VG=1.36V. La scelta di R1 e R2 per avere questo valore di partizione non è univoca ma è lasciata al progettista. Ogni scelta avrà però delle conseguenze: R 1 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 9 e R2 piccole determinano grandi correnti di polarizzazione (e quindi nelle applicazioni con alimentazione a batteria sconsigliata); viceversa, R1 e R2 grandi sono più difficili da realizzare in forma integrata e quindi più costose; R 1 e R2 grandi inoltre produrranno grandi costanti di tempo di aggiornamento delle inevitabili capacità parassite. Dipenderà quindi dalla specifica applicazione in cui verrà usato il circuito trarre gli elementi per fare la scelta ottimale. In mancanza di chiari vincoli di progetto, possiamo scegliere di far portare al partitore una corrente percentualmente piccola rispetto a quella di drain: ad esempio IR1=IR2= 10µA da cui R1=136k, R2=364k. Poiché il drain del MOSFET non può scendere sotto i (V G-VT)=0.56V, RL<3.55k. E 5.2 (a) Calcolare la polarizzazione del seguente circuito impiegante un MOSFET con k= 300A/V2, VT= 0.7V, prima ipotizzando che | VA| = poi considerando la situazione più realistica in cui | VA| = 8V. In entrambi i casi verificare che il transistore operi correttamente in saturazione e calcolarne la transconduttanza. (b) Calcolare in entrambi i casi l’intervallo di valori di ID che si otterrebbe in una produzione in serie in cui i transistori abbiano una variabilità di k di ±5% assicurandosi che venga sempre soddisfatta la saturazione del MOSFET. + 3.3 V 170k 5k vu 160k Nel caso di VA=: (a) si ottiene VG=+1.6V, (VGS-VT)=0.9V, ID=243µA, VU=2.08V, e quindi MOSFET in saturazione, gm=540µA/V ((b) 230µA<ID<255µA. Nel caso di VA=-8V (a) essa corrisponde a r0=33k. Essendo la tensione VGS rimasta invariata, la corrente stazionaria nel carico sarà sempre maggiore di prima e, con riferimento alla figura seguente 10 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI ID + 3.3 V 298µA 170k 5k vu 243µA VGS=+1.6V 33k 160k -8V 1.81V VDS può essere ottenuta risolvendo il bilancio di correnti al nodo di Drain: 3.3 VU V 243A U 5k 33k Si ottiene così ID=298µA, VU=1.81V, confermando il MOSFET in saturazione. Inoltre gm= 2k(1+VDS/VA)(VGS-VT) =662µA/V. (b) 284µA<ID<320µA. Nell’ottenere quest’ultimo intervallo di correnti di Drain si faccia attenzione ad aggiornare la pendenza della curva caratteristica (e quindi la corrispondente “resistenza”, ora non più di 33k) alle diverse correnti del MOSFET. Anche in questo caso si conferma la saturazione. E 5.3 (a) Studiare la polarizzazione del seguente circuito, in cui il MOSFET ha W/L= 1000/1, pC’ox= 35A/V2, VA= 25V e VT= 0.55V. + 30V R1 3M vu vin R2 57M RL - 30V (b) Calcolare la potenza elettrica assorbita dalle alimentazioni ed il tempo in cui il circuito può essere tenuto acceso se alimentato con una batteria da 3200mAh. (c) calcolare il massimo carico RL collegabile senza fare uscire il transistore dalla saturazione. (d) Calcolare la variazione della corrente ID a fronte di un aumento della soglia VT del MOSFET del 10%. [(d) ID/ID= -4.7%] Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI E 5.4 11 (a) Calcolare il valore stazionario a cui si porta l’uscita del seguente circuito in assenza di segnale (k= 500A/V2, VT= 0.5V e VA= ). +5V RD 8k Vu 500k 1k vin RS 3k 300k -3V (b) Calcolare l’intervallo di variazione del valore VU a fronte di una variabilità di k del MOSFET del 6%. (a) Il bilancio al nodo di Gate porta VG=0V. Il sistema per il calcolo della polarizzazione assume la forma seguente: VS 3 ID R S I k V V 0.52 k V 0.52 G S S D Inserendo la seconda nella prima, si ottiene l’equazione di secondo grado seguente: R S k VS2 R S k 1 VS R S k 0.25 3 0 La soluzione fornisce due valori, VS=+1.16V e VS=-1.5V di cui solo la seconda ha corretto senso fisico ed è quella da accettare. Conseguentemente I D=500µA e Vu=+1V. Il valore di trans conduttanza è gm=1mA/V. (b) Ricordando la (5.3), poiché il termine (1+g m.RS)=4, si ottiene una variazione di Vu del 1.5% a fronte di una variazione del parametro k del 6%. E 5.5 5.3 Calcolare l’espressione della dipendenza della corrente ID dalle variazioni di VT nel circuito con resistenza di degenerazione (Fig.5.4). CONNESSIONE CIRCUITI TRA GENERATORI DI SEGNALE E Occupiamoci ora di come applicare ad un circuito correttamente polarizzato un segnale di ingresso, cioè di come sommare al valore di polarizzazione VGS una variazione vgs prodotta da un segnale vin. Nella Fig.5.5 sono riportati due esempi discutibili di collegamento. 12 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI + 5V RD R1 vin + 5V Collegamento diretto Collegamento diretto Vu Rg R2 vin R2 - 5V - 5V (b) (a) Fig. 5.5 RD R1 Vu Connessioni dirette discutibili del generatore di segnale v in con lo stadio amplificante a MOSFET. In entrambi i casi il generatore vin forza una polarizzazione, in generale modificando quella imposta dal partitore. Il collegamento diretto della sorgente al gate del MOSFET come nella Fig.5.5(a) non è corretto poiché in assenza del segnale il generatore imporrebbe al Gate 0V invece di lasciarlo al corretto valore di polarizzazione VG determinato solo dalla partizione tra R1 ed R2. Un collegamento diretto come questo potrebbe essere utilizzato solo se la tensione VG di polarizzazione del MOSFET fosse già naturalmente a 0V, come potrebbe succedere se il Source fosse collegato ad una opportuna alimentazione negativa. Anche nel caso di una sorgente reale con impedenza di uscita Rg (Fig.5.5(b)) il collegamento diretto non va normalmente bene perché di nuovo si andrebbe ad + 5V vin Log RD R1 Rg |T(j)|db Vu C 1 C R Tot R2 - 5V Fig. 5.6 Stadio amplificatore disaccoppiato capacitivamente dal segnale di tensione all’ingresso. La polarizzazione è imposta dalla partizione resistiva di R1 e R2 ed è indipendente da Rg e dal potenziale di riferimento di vin (0V in questo caso). A destra diagramma di Bode del trasferimento del segnale da v in a vgs in un circuito accoppiato in AC con il segnale Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 13 alterare la polarizzazione del MOSFET. Tale collegamento sarebbe accettabile solo se si conoscesse il valore di Rg prima di progettare l’amplificatore e si tenesse conto del suo valore e del riferimento di potenziale di vin quando si scelgono i valori di R1 e R2 (vedi E5.5). Il collegamento diretto tra stadi, detto accoppiamento in continua, è realizzabile viceversa facilmente quando si è in fase di progetto di un circuito completo e si ha potere di decisione su tutti gli aspetti utili al collegamento, in particolare sul valore stazionario del potenziale dei vari nodi del circuito in modo da renderne possibile il collegamento senza competizioni di potenziali. Nei casi in cui ciò non è possibile, per evitare che il generatore di segnale oppure uno stadio a monte condizioni la polarizzazione del circuito a valle si può procedere disaccoppiando le due parti interponendo tra essi un elemento circuitale che ne eviti la connessione in continua ma consenta la trasmissione delle variazioni di tensione vin che costituiscono il segnale utile da amplificare. Un simile elemento circuitale è un semplice condensatore con un opportuno valore della capacità posto in serie al generatore forzante, come riportato nella Fig.5.6 (accoppiamento in alternata). In quest’ultimo caso, dato che un condensatore varia con lentezza la tensione ai suoi capi (nell’ordine della costante di tempo), il segnale vin applicato alla sua sinistra si ritrova quasi inalterato alla sua destra solo se le variazioni sono sufficientemente veloci, cioè per frequenze elevate. 5.3.1 Traslatori di tensione per l’accoppiamento in continua L’adozione dell’accoppiamento in continua (detto anche accoppiamento in DC) richiede che i due potenziali da collegare insieme siano identici. Per fare ciò può essere utile realizzare dei circuiti che consentano di traslare il livello di +3V RL 160k + 300k RL 160k vu 1k A -3V Fig. 5.7 vu vGA 1k vin +3V A vin 300k -3V Esempio di accoppiamento in continua (DC) tra generatore di segnale e amplificatore tramite un traslatore di tensione. 14 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI tensione di un nodo in modo da adattarlo alle esigenze. Per esempio, nel circuito della Fig.5.7(a) il potenziale del Gate, VG, deve certamente essere positivo per polarizzare correttamente il MOSFET. L’elemento circuitale ideale da interporre per consentire la connessione tra il generatore forzante, riferito a massa, e lo stadio amplificante, sarebbe un generatore di tensione VGA di valore pari a VGS. La polarizzazione dello stadio non sarebbe perturbata (se VA=0, in Rg non fluisce alcuna corrente) e solo quando il generatore eroga un segnale, fluirebbe corrente in Rg e vA=vin R12/(R12-Rg), dove R12=R1||R2 è la resistenza di ingresso dello stadio. Il generatore di tensione inserito tra A e G realizza un traslatore di tensione: esso consente ad A e G di avere differenti valori stazionari di potenziale ma al contempo, grazie alla sua resistenza serie nulla, trasferisce il segnale integralmente da A a G senza attenuazione. I più semplici elementi circuitali che consentono di avere tra i loro morsetti una fissata differenza di potenziale e che presentano al segnale una impedenza bassa sono i diodi. Quindi si può pensare di inserire tra A e G uno o più diodi a giunzione in diretta, che realizzano una caduta di tensione di 0.7V per giunzione (o diodi Shottky con 0.5V), con una resistenza serie sul segnale data da Vth/I. In alternativa si potrebbe utilizzare un diodo Zener, che ha tipiche resistenze serie dell’ordine della decina di Ohm ed è disponibile in vari valori. E 5.6 Si consideri un MOSFET con VT=0.8V, k=0.5mA/V2 e VA= . +3V Sensore 50 vin R1 vu R2 3k -3V Progettare l’amplificatore in modo che, accoppiato in DC con un sensore avente una resistenza equivalente in uscita di 50, porti l’uscita a Vu=0V. Commentare la soluzione trovata ed eventualmente proporre soluzioni circuitali alternative. Affinché Vu=0V dovrà essere ID=1mA e VG0.8V. Ne segue che nel sensore dovrebbe circolare comunque una corrente stazionaria di 16mA: non è detto che il sensore riesca a fare circolare tutta questa corrente ! (dipende da come è fatto, dal suo principio fisico di funzionamento e dalla tecnologia). Se riuscisse, allora basterebbe scegliere R1=129 e R2=3.8k. Altrimenti, essendo il sensore riferito Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 15 a massa, converrebbe avere il morsetto di ingresso dell’amplificatore anch’esso circa a massa. Ciò potrebbe essere fatto ponendo un diodo (0.7V) in serie a R 1 e R2 o meglio ancora uno zener da 0.8V. 5.3.2 Accoppiamento in alternata L’accoppiamento in alternata (detto anche accoppiamento in AC) è semplice perché richiede il solo inserimento di una capacità, ma è attuabile solo nei casi in cui si possa definire una minima frequenza del segnale utile da amplificare. Infatti l’aggiunta della capacità di disaccoppiamento introduce: - uno zero a frequenza zero (la continua non passa) - un polo ad una frequenza corrispondente al prodotto tra il valore della capacità e la resistenza da lei vista ai suoi capi. Il diagramma di Bode del contributo della capacità di disaccoppiamento è mostrato nella Fig.5.6 e mette in evidenza come il collegamento comporti un filtraggio passa-alto. Il valore della capacità viene scelto proprio in modo da garantire che anche per le più basse frequenze del segnale di interesse, il condensatore sia un “cortocircuito”, e che queste stesse frequenze siano quindi trasmesse allo stadio successivo senza attenuazione. Talvolta nei capitoli successivi si indicherà un valore della capacità di disaccoppiamento pari a C=. Si tratta ovviamente di una idealizzazione. Questa notazione vuol indicare che il valore della capacità è così elevato che per qualunque segnale utile esso è un cortocircuito; solo per le grandezze stazionarie il condensatore è un circuito aperto. Si noti come uno degli svantaggi del collegamento in AC è che, se si vuole un taglio a frequenze basse, bisogna usare capacità grandi e quindi condensatori voluminosi. In un circuito integrato questo tipo di collegamento è perciò difficile da realizzare perché le capacità occupano molto spazio (proporzionalmente maggiore quanto più sono grandi) e sono quindi costose o addirittura impossibili da realizzare. 16 E 5.7 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI Si consideri il seguente circuito: + 5V RD R1 Vu C Rg R2 vS - 5V Calcolare il valore della capacità C da interporre tra il generatore forzante ed il nodo di Gate, in grado di consentire l’amplificazione di segnali audio di frequenza superiore a 20Hz. La rete equivalente di ingresso del circuito che tiene conto dell’impedenza infinita tra Gate e massa del FET è: Rg C vs vg R1 R2 Il comportamento della rete di disaccoppiamento può essere studiato valutando la funzione di trasferimento vg/vS. E’ facile verificare che essa vale T(s) = v g s vS s sCR1 R2 1 sCRg R1 R2 a cui corrisponde un diagramma di Bode simile a quello della Fig.5.6. La rete ha uno zero per =0 poiché il condensatore non consente che tensioni stazionarie erogate dal generatore forzante influenzino la tensione stazionaria di V G. Il polo introdotto dal condensatore ha costante di tempo pari a C(R1//R2+Rg). Il termine tra parentesi è la resistenza vista dai capi del condensatore, attraverso cui defluisce la carica accumulata su C. Il dimensionamento di C è fatto in base alla frequenza più bassa del segnale che si vuole trasmettere inalterato. Se ad esempio si vogliono amplificare segnali audio di frequenza minima f=20Hz, occorre che 1 C 13 . nF 2 f R g R 12 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 17 e quindi si può scegliere per esempio C=10nF (si ricordi che alla frequenza corrispondente al polo l’attenuazione è pari a -3dB). Per segnali di frequenza superiore a 20Hz, la carica nel condensatore non fa in tempo a variare e quindi la tensione ai suoi capi rimane costante, cosicchè il segnale applicato ad un suo capo lo si ritrova sostanzialmente invariato all’altro. Si suole dire che in questo caso il condensatore è un cortocircuito. Nel nostro esempio i segnali di frequenza superiore a 20Hz sono trasferiti con ampiezza ridotta dalla partizione R12/(R12+Rg) dal generatore vin al morsetto di Gate del MOSFET. 5.4 COMPORTAMENTO DEI MOSFET SUL SEGNALE Analizziamo ora il comportamento di un MOSFET (come nella Fig.5.8) quando tra i morsetti di Gate e di Source viene applicato un segnale di tensione vgs (con le lettere minuscole intenderemo sempre riferirci ai soli segnali) che si sovrappone al valore di VGS determinato dalla polarizzazione. In particolare calcoliamo la corrente totale Id (il pedice minuscolo indica che la corrente totale comprende anche il segnale) che è disponibile sul Drain per essere inviata ad un carico. 5.4.1 Relazione transcaratteristica su segnale (caso di VA=) Quando viene applicato un segnale vgs tra Gate e Source di un nMOSFET che si somma alla tensione stazionaria VGS di polarizzazione, la corrente di Drain cambia di valore passando dal valore stazionario I D = 12 C 'ox W 2 2 VGS - VT k VGS - VT L (5.4) dovuto alla sola polarizzazione, al nuovo valore I d = k VGS v gs - VT 2 (5.5) 18 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI Se si sviluppa il quadrato si ottiene: 2 I d = kVGS VT 2 k VGS VT v gs k v gs 2 (5.6) Nel primo addendo si riconosce la corrente stazionaria ID (polarizzazione) e nel coefficiente moltiplicativo di vgs del secondo addendo si riconosce l’espressione della transconduttanza del MOSFET, gm=2k(VGS-VT), introdotta nel Capitolo 3. In questo modo: 2 I d I D g m v gs k v gs (5.7) La scrittura della (5.5) nella forma della (5.7) suggerisce le seguenti considerazioni: (a) - Le variazioni id della corrente si sommano al valore di polarizzazione ID preesistente al segnale. Quindi l’analisi del comportamento del transistore può essere diviso in due parti: prima si studia la sola polarizzazione (ID) e poi le variazioni (id) determinate dal segnale vgs, date da: 2 2 i d = 2 k VGS VT v gs k v gs g m v gs k v gs (5.8) dove la transconduttanza gm dipende dalla particolare polarizzazione del transistore, ovvero dal valore di VGS: maggiore è la polarizzazione, maggiore è la transconduttanza. (b) – La risposta del transistore è inevitabilmente non lineare. Se però fosse verificata la condizione di vgs<<2(VGS-VT)=2Vov , cioè se il segnale effettivamente presente tra Gate e Source fosse “piccolo” (chiameremo questa condizione di Id vgs VGS Id ID effettiva corrente circolante corrente nella approssimazione lineare 2 k v gs corrente di polarizzazione g m v gs vgs VP Fig. 5.8 VGS Curva transcaratteristica di un MOSFET con indicati i termini che concorrono a definire la corrente totale circolante, I d. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 19 piccolo segnale per il MOSFET), il termine di secondo grado nella (5.8) può essere trascurato rispetto al termine lineare. In questo modo la variazione id della corrente di Drain del MOSFET può essere stimata, commettendo un piccolo errore spesso trascurabile, dalla semplice espressione i d g m v gs (5.9) ovvero con un legame lineare tra il segnale di tensione applicato (vgs) ed il segnale di corrente prodotto (id). La transconduttanza è proprio il termine che lega linearmente le due grandezze. Nel grafico della transcaratteristica riportata nella Fig.5.8 sono indicati i singoli addendi della (5.7). Si noti come la variazione di corrente lineare data dalla (5.9) corrisponda ad approssimare la curva parabolica con la retta ad essa tangente nel punto di polarizzazione. Poiché affrontare un problema lineare è enormemente più semplice che affrontarne uno non lineare, tutte le volte che sussiste la condizione vgs<<2(VGS-VT) si opera utilizzando l’espressione semplice data dalla (5.9). (c) - L’errore che si commette nella valutazione della corrente del MOSFET usando per comodità la semplice relazione lineare rispetto al reale andamento quadratico, è detto errore di linearità e può essere espresso come 2 kvgs g m v gs v gs 2 VGS - VT (5.10) L’errore è quindi tanto più piccolo quanto più il segnale vgs è piccolo rispetto a 2.(VGS-VT). Poiché il termine quadratico è indipendente dalla polarizzazione l’errore percentuale diminuisce all’aumentare della polarizzazione. Nel caso in cui viceversa l’errore non sia trascurabile, la (5.10) ci dà modo di riscrivere la (5.8) nella seguente forma sintetica: i d g m v gs 1 (5.11) molto comoda quando si voglia calcolare il valore esatto della corrente di segnale circolante in un transistore di un circuito elettronico, evidenziando il raffronto tra l’entità del termine lineare (1) e quella del termine quadratico (). (d) – Ricordando che le considerazioni fatte conseguono dalla (5.4), è necessario che il dispositivo si mantenga sempre nella zona di funzionamento in saturazione. Bisogna quindi evitare che l’ampiezza del segnale di ingresso sia tale da: 20 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI - ridurre la tensione Gate-Source a meno del valore VT di soglia (Vod=0V), annullando così la corrente circolante (interdizione del MOSFET); - portare la tensione di Drain a formare un canale continuo tra Source e Drain, facendo funzionare il transistore in zona ohmica. Nel caso di un nMOSFET questo si traduce nel controllare che la tensione di Drain non scenda mai sotto al Gate di più di una soglia mentre nel caso di un pMOSFET che non salga mai di più di una soglia sopra la tensione del Gate. Si definisce dinamica di ingresso del circuito la massima escursione del segnale applicabile all’ingresso del circuito che consente ai MOSFET di continuare ad operare nella zona di funzionamento corretta (saturazione) per cui vale la (5.4). La massima escursione del segnale di uscita corrispondente è detta dinamica di uscita del circuito. 5.4.2 Transconduttanza di un MOSFET reale Le considerazioni appena fatte valgono nel caso di un transistore ideale, le cui curve caratteristiche sono orizzontali nella zona di saturazione. Quando invece VA (o equivalentemente r0), la relazione transcaratteristica del MOSFET non è più data dalla (5.4) ma abbiamo visto nel Cap.3 essere con buona precisione approssimata dalla seguente espressione: V 2 I D k VGS VT 1 DS VA (5.12) Anche la transconduttanza gm=ID/VGS risente del termine correttivo (1+VDS/VA) e vale: V g m 2 k 1 DS VGS VT (5.13) VA Oltre quindi a portare una corrente di polarizzazione maggiore, un MOSFET reale ha anche una transconduttanza maggiore di quella di un transistore ideale. La Fig.5.9 visualizza questa situazione: infatti la transconduttanza è rappresentata dall’entità del salto da una curva caratteristica alla successiva, maggiore in un MOSFET reale a pari VGS. E’ comodo introdurre il termine k’ pari a : V k ' k 1 DS V (5.14) In questo modo le formule della transconduttanza rimangono formalmente uguali a quelle del MOSFET ideale pur di sostituire k con k’: Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI ID 21 VGS2 gm reale VGS2 gm ideale VGS1 VGS1 VA Fig. 5.9 VDS Confronto delle curve curve caratteristiche reali con quelle ideali. g m 2k ' VGS VT o g m 2 k ' I D o gm 2 ID VGS VT (5.15) La (5.8) diventa quindi 2 i d g m v gs k'v gs (5.16) dove sia gm che k’ tengono conto della nuova situazione. 5.4.3 Modello per piccolo segnale del MOSFET In base a quanto detto nei punti (a) e (b), è possibile definire un modello circuitale equivalente per il MOSFET in cui compaiano le sole variazioni delle grandezze elettriche rispetto ai loro valori di polarizzazione. Nel caso di piccoli segnali, questo circuito equivalente lineare è comunemente indicato come modello per piccoli segnali del MOSFET ed è riportato nella Fig.5.10. Esso è detto per piccoli segnali proprio perché contempla la sola relazione lineare (5.9) e pertanto presuppone segnali vgs piccoli rispetto a 2Vov. Esso esalta la visione del transistore nella zona di saturazione come essenzialmente un generatore di corrente di segnale comandato dalla tensione vgs. Il circuito ha un’impedenza infinita tra Gate e Source poiché tra questi due morsetti c’è un isolante, mentre ha la resistenza r0 tra Drain a Source per tener conto della tensione di Early del transistore. E’ lasciato al lettore convincersi che il modello così come riportato nella figura è corretto sia per nMOSFET che per pMOSFET. 22 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI Si ricordi che per valutare le variazioni delle grandezze elettriche di una rete attorno ad una condizione di polarizzazione e gli elementi non-lineari sono linearizzabili, si può associare al circuito una rete ottenuta disattivando tutti i generatori stazionari e sostituendo all’elemento non lineare il circuito equivalente per il piccolo segnale. L’uso dei circuiti equivalenti per il piccolo segnale riconduce l’analisi di reti in cui compaiono transistori e diodi alla analisi di reti in cui sono presenti solo elementi passivi e generatori comandati. Questa prospettiva è particolarmente interessante per la realizzazione di programmi di calcolo dedicati allo studio dei circuiti elettronici. La definizione ed il raffinamento dei modelli equivalenti da sostituire ai vari componenti attivi e passivi, e la realizzazione di programmi di calcolo sempre più potenti, costituiscono branche feconde dell’Elettronica contemporanea. . D G i D = g m vgs vgs S Fig. 5.10 Modello per piccoli segnali del MOSFET. r0 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 23 5.5 AMPLIFICATORI DI TENSIONE A SOURCE COMUNE Quale esempio di analisi del comportamento su segnale di un semplice amplificatore, si consideri il circuito della Fig.5.11. Questo tipo di amplificatore, in cui il Source è connesso ad un punto a potenziale fisso, è chiamato stadio “Source comune” o “Source a massa”. La polarizzazione del circuito era stata calcolata in E5.2 e la transconduttanza del transistore è gm=540µA/V nel caso di VA=. Supponiamo di applicare un segnale di tensione tra i morsetti di Gate e di Source così da sovrapporre un segnale sinusoidale, di ampiezza ad esempio 50mV, al potenziale stazionario del Gate, VG, e si voglia calcolare la corrispondente variazione della corrente erogata dal MOSFET e del potenziale del Drain, VD. 5.5.1 Guadagno di tensione in regime lineare Poichè il Source è fisso al potenziale di massa, l’applicazione del segnale al Gate determina una variazione vgs della tensione di comando del MOSFET. Notiamo che vgs<<2Vov perché 50mV<<1.8V; quindi è ragionevole iniziare a svolgere il calcolo nell’approssimazione lineare, più facile ed intuitiva, e poi approfondire il dettaglio del piccolo errore che così si è commesso. In corrispondenza del massimo segnale positivo applicato (+50mV) si ha un aumento della corrente di Drain pari a id=gm.vgs=27µA equiversa alla corrente stazionaria di polarizzazione ID. La corrente totale che fluisce nel resistore di carico RD passa dal valore iniziale di 243µA a 270µA, e quindi la caduta di tensione ai suoi capi aumenta portandosi da 1.215V a 1.35V. Il potenziale VU diminuisce da +2.08V a +1.95V corrispondente ad una variazione vu=id.RD=-135mV. Questa diminuzione è rappresentata dalla sinusoide in controfase disegnata in prossimità del terminale di Drain nella Fig.5.11. Si verifica immediatamente che, anche in + 3.3 V 170k vin< VT t vin Fig. 5.11 C RD 5k vu t 160k Stadio amplificante a Source comune al cui ingresso è applicato un piccolo segnale sinusoidale. Fare riferimento all’esercizio (E 5.2) per la polarizzazione (k=300A/V2, VT=0.7, VA=). 24 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI corrispondenza della massima ampiezza del segnale di ingresso, il MOSFET funziona ancora nella zona di saturazione perché Vd-Vg=1.95-1.65=0.3V>-0.7V. Sulla semionda negativa la tensione di Gate diminuisce al più di 50mV e la corrente di Drain diminuisce, nell’approssimazione lineare, come prima di 27µA rispetto al valore stazionario di 243µA. La caduta di tensione ai capi di RD diminuisce da 1.215V a 1.08V (la stessa variazione di 135mV vista per l’ansa negativa) e quindi il potenziale VD si porta a +2.215V. In termini simbolici una variazione vgs della tensione tra Gate e Source determina una variazione della corrente di Drain pari a id=gm.vgs e una conseguente variazione del potenziale sul Drain pari a vd=-gm.vgs.RD. Il segno meno indica che una variazione positiva vgs determina una riduzione del potenziale di Drain e viceversa. Nel nostro esempio numerico il rapporto v G d g m R D (5.17) v gs pari a G=-2.7, costituisce il guadagno di tensione dello stadio. La sinusoide di ampiezza 50mV, forzata sul morsetto di Gate, si presenta quindi al morsetto di uscita come una variazione sinusoidale della tensione, di ampiezza 135mV e sfasata di mezzo periodo (180°). Un amplificatore con guadagno negativo è detto amplificatore invertente. Si noti che per il calcolo del guadagno si è fatto riferimento solo alle variazioni di corrente id, mentre il valore stazionario ID è intervenuto esclusivamente nel calcolo del valore numerico di gm. Quanto alla stabilità del guadagno al variare di k o di VT si può verificare che G k G k 5.5.2 oppure VT G VGS VT G (5.18) Errore di linearità I valori delle correnti e delle tensioni di segnale appena trovati non sono esattamente quelli circolanti realmente nel circuito. Infatti, della reale variazione di corrente stimolata da vgs 2 i d g m v gs k v gs abbiamo calcolato, con l’approssimazione lineare, solo il primo addendo, pari a 27µA. Il secondo addendo può anch’esso essere calcolato e risulta pari a circa 750nA. La variazione effettiva della corrente dovuta al segnale di ingresso è quindi di circa 27.8µA. Il termine di secondo grado prima trascurato corrisponde al v gs 2.8% 2 VGS VT ) Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 25 vu +135 mV 3.8 mV Sinusoide ideale Sinusoide distorta -135 mV 3.8 mV Fig. 5.12 Forma d’onda del segnale di tensione all’uscita del circuito della Fig. 5.11. Questo è in termini percentuali l’errore che si commette procedendo con la sola analisi lineare invece che affrontare il calcolo preciso. Nella maggior parte delle situazioni in cui si trova ad operare un progettista di circuiti elettronici, questo errore è trascurabile nella fase di progetto dell’idea circuitale ed il calcolo preciso non viene fatto a mano sul foglio ma viene poi lasciato fare al simulatore sul circuito definitivo. Si faccia attenzione al fatto che l’errore che si commette non è simmetrico: infatti il termine quadratico della (5.8) è sempre positivo e si somma o si sottrae al termine lineare. Con l’aiuto della Fig.5.12, il segnale all’uscita ha un’ansa negativa maggiore rispetto ad una sinusoide ideale (perché la corrente totale Id reale è maggiore di quella calcolata con il solo termine lineare) ed un’ansa positiva minore (perché la corrente totale Id reale è minore di quella calcolata con il solo termine lineare). 5.5.3 Distorsione armonica La forma d’onda della Fig.5.12 non perfettamente sinusoidale ma “distorta” ci introduce al calcolo di tale distorsione. A tal fine applichiamo all’ingresso della (5.8) un segnale sinusoidale ad una frequenza prefissata =2f, vin=vgs=A.sin(t). L’equazione (5.8) diventa: kA2 1 cos(2t ) i d g m A sin(t ) kA2 sin 2 (t ) g m A sin(t ) 2 Sviluppando i termini si ottiene : kA2 kA2 id g m A sin(t ) cos(2t ) 2 2 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 26 vu 1° armonica 2° armonica 135mV 1° armonica 100% 0V -1.9 mV 2° armonica 135 mV 1.4% 0 f1 Fig. 5.13 f2 Visualizzazione delle armoniche presenti all’uscita dell’amplificatore della Fig.5.11 prodotte dal transistore. Nel caso ci si voglia concentrare sulla tensione di uscita, vu=-id.RD si ottiene: R kA2 R kA2 vu D R Dg m A sin(t ) D cos(2t ) 2 2 Il risultato, visualizzato nella Fig.5.13, mostra come la tensione di uscita presenti: - uno spostamento del valore medio pari a RDkA2/2 ; nel nostro esempio -1.9mV; - una sinusoide alla stessa frequenza del segnale ed amplificata, data da RDgmA.sin(t); nel nostro esempio 135mV; - una cosinusoide di frequenza doppia (armonica) del segnale di ingresso, ampia RDkA2/2, para a 1.9mV. Si usa quantificare quest’ultimo segnale spurio rispetto alla componente lineare indicandola come distorsione di 2° armonica (HD2, 2nd Harmonic Distorsion) : kA2 A HD 2 2 g m A 4(VGS VT ) 2 (5.19) dove è il fattore di non linearità (5.10). Molto spesso il valore di distorsione è fornito in percentuale. Nel nostro caso HD2=1.4% che sta ad indicare che la componente spuria a frequenza doppia del segnale utile è ampia 1.4% della sinusoide del segnale. La generazione di una sinusoide non voluta a frequenza doppia rispetto al segnale forzante è l’effetto più importante della relazione non lineare del transistore. Esso può avere conseguenze importanti nelle prestazioni di un circuito, ad esempio in un amplificatore musicale con la generazione di armoniche o in un amplificatore per telecomunicazioni. 5.5.4 Impedenze di ingresso e di uscita Il generatore di tensione di segnale vin all’ingresso del circuito della Fig.5.11 non deve soltanto fornire la tensione sinusoidale di ampiezza ±50mV. Poiché sposta il Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 27 + 3.3 V R1 RU vin Fig. 5.14 RD 5k C RU R2 vin C R1||R2 Visualizzazione dell’impedenza di ingresso di un circuito. Essa condensa in un semplice componente le caratteristiche elettriche del circuito di interesse per lo stadio che lo comanda, nel nostro caso il generatore. potenziale ai capi delle due resistenze R1 e R2 di polarizzazione, esso deve contemporaneamente anche fornire una corrente pari a : iin=vin/(R1||R2)=610nA. E’ importante assicurarsi che il generatore di segnale possa effettivamente fornire anche questa corrente oltre alla variazione di tensione: il generatore di segnale deve essere in grado di fornire una potenza allo stadio successivo, nel nostro esempio pari a PMax=50mV.610nA=30.5nW. Il termine che determina l’entità della corrente richiesta coincide con l’impedenza di ingresso del circuito. Per calcolarla, ed in generale per calcolare l’impedenza mostrata da un punto qualsiasi di un circuito verso massa, bisogna pensare di sollecitare quel punto con una piccola variazione di tensione e misurare la corrispondente variazione di corrente prodotta (o alternativamente iniettare un piccolo segnale di corrente nel nodo e calcolare la corrispondente variazione della tensione nello stesso punto): il rapporto tra la variazione di tensione e la variazione di corrente r V I fornisce la resistenza (o più in generale la “impedenza” quando si considera anche lo sfasamento reciproco di V e I) mostrata da quel punto ad una sollecitazione esterna. Essa è chiamata impedenza di ingresso per piccolo segnale perché si considera fissato il punto di polarizzazione e linearizzate le risposte dei transistori. Nel caso del circuito della Fig.5.14, grazie al fatto che il Gate del MOSFET mostra verso massa una resistenza infinita, la resistenza di ingresso è pari a : Rin=R1||R2 La conoscenza della resistenza di ingresso di un circuito permette di : Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 28 - calcolare la potenza che è necessario che il generatore di segnale abbia affinché il segnale sia effettivamente applicato. Può succedere, soprattutto quando il generatore è un sensore, che tale potenza non sia effettivamente disponibile. In questo caso il segnale di tensione non riesce ad essere disponibile per comandare il circuito. - ricavare la eventuale partizione del segnale di ingresso dovuta alla presenza di una resistenza di uscita RU (Fig.5.14) dello stadio precedente: maggiore è la resistenza di ingresso del circuito, maggiore sarà la frazione del segnale di tensione vin effettivamente applicata al Gate del transistore (dualmente, minore sarà la resistenza di ingresso del circuito, maggiore sarà la frazione del segnale di corrente effettivamente iniettata nel circuito); Analogamente, è importante calcolare la resistenza di uscita del circuito per prevedere come esso riuscirà ad effettivamente pilotare un carico ad esso collegato. Nel caso della Fig.5.14, in cui r0=, essa vale RU=RD. 5.5.5 Dinamica di ingresso e di uscita La ricerca del massimo segnale applicabile all’ingresso del circuito oltre cui il transistore esce dalla sua corretta zona di funzionamento ci introduce all’analisi della dinamica del circuito. E’ opportuno distinguere ed analizzare separatamente segnali positivi e segnali negativi applicati all’ingresso. Nel caso del circuito della Fig.5.11, e con attenzione alla semionda positiva applicata all’ingresso, immaginiamo di aumentarne l’ampiezza. Corrispondentemente l’uscita Vu scenderà. Il limite sarà posto dall’ingresso in zona Ohmica del MOSFET: il Drain non potrà scendere sotto al Gate di più di una soglia. Poiché in polarizzazione VG=1.6V e Vu=2.08V, il massimo spostamento reciproco del Gate (in su) e del Drain (in giù) uno contro l’altro sarà quindi di 1.18V (vedi Fig.5.15). Prendendo come incognita vg, e conoscendo il guadagno G tra vg e vu, posso pertanto scrivere la seguente espressione: Id + 3.3 V RD 5k VT=.7V 2.08V- 861mV 416µA 243µA 1.6V+ 319mV 319mV VT Fig. 5.15 1.6V Calcolo della dinamica positiva di ingresso del circuito. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 29 Id + 3.3 V 1.6V-0.9V 243µA 2.08V+1.22V I=0 0 VT Fig. 5.16 1.6V 900mV Calcolo della dinamica negativa di ingresso del circuito. v g G v g 1.18V Da cui si ricava il valore di vg=319mV. Questo è il massimo segnale positivo applicabile all’ingresso del circuito, supposto lineare, oltre il quale il MOSFET entrerebbe in zona Ohmica. Se si volesse essere più precisi e tener conto della non linearità della risposta del MOSFET, la relazione precedente potrebbe essere più precisamente impostata come: v g G(1 ) v g 1.18V la cui soluzione darebbe una dinamica massima in ingresso di 312.5mV, valore inferiore al precedente perché appunto tiene conto anche della risposta non-lineare del transistore. Ponendo ora attenzione alla semionda negativa in ingresso ed immaginando di aumentarne l’ampiezza, il MOSFET tenderà a portare sempre meno corrente e l’uscita Vu tenderà a salire verso l’alimentazione. Il limite sarà posto dalla interdizione del MOSFET, cioè dal suo portare corrente zero. Questo verrà raggiunto quando si annulla l’overdrive, cioè quando l’ingresso raggiunge il valore della soglia, 0.7V. La corrispondente variazione a diminuire della tensione in ingresso (ricordando la polarizzazione a 1.6V) è quindi di 900mV. La Fig.5.16 riporta questa situazione. Concludendo, la dinamica di ingresso del circuito è pari a : 900mV v in 319mV a cui corrisponde una dinamica dell’uscita pari a : 1.219V Vu 3.3V Si noti come, nella parte di dinamica che fa aumentare la corrente portata dal transistore (positiva in questo esempio), il calcolo è già sufficientemente preciso considerando la curva trans caratteristica linearizzata. Viceversa, nella parte di 30 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI dinamica che fa spegnere il transistore (negativa nel nostro esempio) bisogna percorrere tutta la curva trans caratteristica reale. E 5.8 Si consideri l’amplificatore della figura seguente connesso ad un sensore (schematizzabile con il suo equivalente Thevenin) tramite una capacità di valore infinito. L’amplificatore impiega un MOSFET realizzato con una tecnologia che fornisce un valore µpC’ox=50µA/V2 , VT=-1V e VA= ed ha W/L=80/0.5. a) Calcolare la polarizzazione del circuito, cioè le correnti e le tensione presenti in assenza di segnale b) Calcolare l’impedenza d’ingresso ed il guadagno dell’amplificatore nell’ipotesi di piccoli segnali. c) Calcolare l’errore di linearità che si commette quando il segnale proveniente dal sensore è ampio Vin=100mV. d) Calcolare la distorsione armonica introdotta dall’amplificatore ad un segnale di ingresso sinusoidale ampio ±100mV, disegnare in un grafico le componenti spettrali trovate ed il loro inviluppo e commentare. e) Immaginando che una variazione della temperatura operativa del transistore di 50°C provochi una variazione del 5% del valore µpC’ox calcolare di quanto varierebbe il guadagno del circuito. +5V sensore 1k vin 1.5M C= 3.5M vu 2k (a) Dati i parametri costruttivi e grazie alla caratteristica ideale del transistore, si trova un valore di k=4mA/V2. La polarizzazione dell’amplificatore ed il punto di lavoro del transistore risultano come nella figura seguente: Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 31 +5V Id sensore ID=1mA 1k 3.5V vin Vu=2V 1mA 2k Vgs 1V 1.5V A questa corrisponde una transconduttanza gm=4mA/V. Con il Drain a +2V ed il Gate a +3.5V, il pMOSFET è correttamente polarizzato in zona di saturazione. (b) G=-8. La partizione resistiva tra la resistenza interna del sensore e le resistenze di polarizzazione del Gate del transistore che definiscono l’impedenza di ingresso del circuito (circa 1M), è trascurabile. (c) Poiché vsg=vin, ricordando l’espressione dell’errore di linearità data dalla Eq.(5.10) si ottiene =10%. (d) – Dato il segnale di ingresso vin=100mV.sin(t), le componenti della corrente di Drain sono: I tot 1.02mA 400A sin( t ) 20A cos(2 t ) Pertanto il valore della distorsione armonica risulta: HD2 20A 5% . 400A Il risultato della tensione di uscita è Vu 2.04V 800mV sin( t ) 40mV cos(2 t ) e può essere visualizzato rappresentando le forme d’onda che compongono il segnale in un grafico temporale o spettrale, come nella Fig.5.13. La curva dell’effettiva forma d’onda ottenuta in uscita all’amplificatore è distorta come ci attendevamo ricordando che quando aumenta la tensione di comando del transistore esso porta più corrente di quanto calcolato linearmente e che quando diminuisce le tensione di comando del transistore esso porta meno corrente di quanto calcolato linearmente. (e) 5%. E 5.9 Riferendosi ancora al circuito dell’esercizio precedente, a) calcolare la massima ampiezza di una sinusoide che può essere applicata all’ingresso del circuito; b) calcolare la corrispondente distorsione. 32 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI E 5.10 Si consideri di nuovo il circuito della figura seguente, impiegante ora un MOSFET ad arricchimento in cui k=10mA/V2 , VT=1V e VA=. a) Calcolare RL per avere un guadagno per piccolo segnale tra vin e vu pari a -10. b) Calcolare la massima ampiezza del segnale sinusoidale applicabile al Gate, senza che il MOSFET esca dalla sua zona di saturazione. c) Valutare la massima non linearità nell’amplificazione, supponendo che ad esso sia applicato un segnale sinusoidale di 50mV +5V 1.5 M vg vu 3.5 M RL (a) - Il MOSFET è polarizzato con VGS=-1.5V, ID=2.5mA e gm=10mA/V. Quindi per avere un guadagno di piccolo segnale G=-gmRL=-10, RL deve essere pari a 1k. Con il Drain a +2.5V ed il Gate a VG=+3.5V, il FET è correttamente polarizzato in zona di saturazione (la condizione limite si ha per V u=+4.5V). (b) - Si supponga ora di far variare il potenziale VG attorno al suo valore stazionario di +3.5V. Per escursioni positive il limite è dato dalla necessità di avere comunque, tra Source e Gate, una tensione superiore alla tensione di soglia di 1V. Tale limite si raggiunge quando l’escursione positiva del segnale è di +0.5V (ovvero VG raggiunge i 4V). In questo caso, la corrente nel Drain si annulla, VD=0 ed il MOSFET è interdetto. Per le escursioni negative di VG bisogna invece verificare che la differenza di potenziale tra Drain e Gate (V DG) si mantenga sempre minore di 1V, in modo da avere il canale in condizioni di pinch-off all’estremità del Drain. Inizialmente, quando non è applicato alcun segnale a VG, VDG=-1V. L’escursione totale di VDG è quindi di 2V. Poiché per ogni mV di diminuzione del potenziale di Gate, il morsetto di Drain aumenta il suo potenziale di 10mV, la tensione V DG varia di 11mV. Il massimo segnale negativo applicabile al morsetto di Gate è quindi pari a 2V/11=182mV. Questo risultato presuppone che il segnale di ingresso sia un piccolo segnale. Se si rifacesse il calcolo considerando il vero comportamento del MOSFET, si troverebbe un valore di circa 150mV. Questa condizione, più stringente di quella ottenuta sull’escursione positiva, definisce la massima ampiezza del segnale sinusoidale a 150mV. (c) 5%. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 33 E 5.11 Si consideri un MOSFET a canale n, con tensione di soglia VT=1V e k=5mA/V2. Avendo a disposizione la sola alimentazione di +5V, si dimensioni uno stadio Source comune in grado di amplificare segnali sinusoidali di ampiezza massima A=100mV. a) Determinare la massima amplificazione G che garantisca una non linearità 10%. b) Dimensionare lo stadio per avere una amplificazione di -5 e la minima non-linearità. +5V VL vu vg vgs (a) - La non-linearità nell’amplificazione di un segnale sinusoidale di ampiezza 100mV è data dalla (5.10), da cui si ricava che il FET deve essere polarizzato con VGS-VT>0.5V e quindi VG 1.5V. La scelta VGS=1.5V assicura che il FET non si spenga sull’escursione negativa di 100mV del segnale di ingresso. Per l’escursione positiva, si deve verificare che Vd-Vg-1V. I potenziali del Drain e del Gate sono Vd=E-IDRL+Gvin e Vg=VG+vin la condizione limite è raggiunta quando è soddisfatta la seguente relazione Vd-Vg=E-IDRL+Gvin-VG-vin=-1 Ricordando la (3.8) si può scrivere ID RL - G VGS VT 2 e quindi E+ G VGS VT G v in VG v in 1 2 Sostituendo VGS=VG=1.5V, vin=100mV e VT=1V, si ottiene G=-12.6. Poiché gm=5mA/V, si deve scegliere RL=2.5k. Si noti che il guadagno dello stadio può essere scritto come: Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 34 G g m R L 2 VL ( VGS VT ) Questa relazione mette in evidenza come G sia limitato dalla tensione di alimentazione disponibile, in questo caso +5V. (b) - Posto G=5, si risolve la penultima espressione rispetto a (VGS-VT) e si ottiene VGS 2.16V. Se si sceglie VGS=2.1V si ha il dimensionamento proposto nella figura. +5V 2.9M 430 0.2 V vu = 2.1 V I D = 6.7 mA 2.1M 5.5.6 Effetto della tensione di Early finita del transistore Come visto nell’esercizio E5.2, l’uso di un transistore reale avente una tensione di Early finita, ad esempio |VA|=8V, ha innanzitutto l’effetto di modificare la corrente di polarizzazione portata dal transistore (aumentandola), per calcolare la quale il modo più semplice è quello di impostare il bilancio di corrente al nodo di Drain: + 3.3 V 170k 160k ID 5k vu VDS r0 Ir 33k gm con r0=33k 662µA/V gm con r0= 540µA/V 1.81V Fig. 5.17 Visualizzazione della polarizzazione e della transconduttanza del circuito della Fig.5.11 nel caso di |VA|=8V. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 35 V V 2 (5.20) I D k VGS VT 1 DS I r0 DS VA r0 Guardando le curve caratteristiche della Fig.5.9 discusse nel Par.5.4.2, si vede che anche la transconduttanza del MOSFET viene aumentata dalla presenza di una r0 finita rispetto al caso infinito. In queste curve infatti la transconduttanza corrisponde alla variazione di corrente che si ottiene passando da una curva caratteristica alla successiva. Questo aumento della transconduttanza è quantificato dalle espressioni: V I (5.21) g m D 2k VGS VT 1 DS VGS VA oppure, utilizzando anche la (5.20), dalle espressioni equivalenti: V (5.22) g m 2 k1 DS I D VA Da esse si evince come un aumento della corrente portata dal transistore comporti un aumento della gm. La Fig.5.17 riassume graficamente questi aspetti. L’elevata transconduttanza, che comporta una maggiore produzione di corrente di Drain su segnale, lascia presagire anche un maggiore guadagno del circuito. Tuttavia non bisogna dimenticare che le curve caratteristiche sono pendenti e quindi che la corrente, fissata VGS, cambia quando cambia la tensione all’uscita (Drain). Con l’aiuto della Fig.5.18 è possibile impostare il seguente sistema di condizioni che devono valere nel circuito (con l’ipotesi semplificativa che r0 rimanga costante al variare di VGS, ragionevolmente verificata quando vgs è un piccolo segnale): gm 2 ID VGS VT oppure + 3.3 V RD 5k ID v u r0 v u g m R D r0 gm vgs id 33k vgs 1.81V vu Fig. 5.18 Visualizzazione del guadagno di tensione del circuito della Fig.5.11 nel caso di |VA|=8V. 36 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI v u i d g m v gs r0 v u i d R D Il sistema risolto ci fornisce il guadagno effettivo del circuito : vu g m R D r0 (5.23) v gs Esso ci mostra come il guadagno di un circuito reale a MOSFET con il Source a massa sia pari al prodotto della transcondutanza reale del transistore con il carico effettivamente visto al morsetto di uscita, pari al parallelo tra RD ed r0. Interessante è anche notare l’effetto migliorativo che la presenza di r0 ha sulla distorsione del circuito. Per capirlo bisogna ricordare che r0 non è costante (come invece è VA) ma varia a seconda della curva caratteristica su cui ci si trova. In particolare r0 aumenta quanto più Vgs diventa piccola e viceversa diminuisce quando Vgs aumenta. Pertanto quando il segnale vin è positivo (e quindi Vgs aumenta) l’eccesso di aumento della corrente del MOSFET rispetto alla previsione lineare viene compensato, nel produrre il segnale vu, dalla contemporanea diminuzione di r0. Analogamente, quando il segnale vin è negativo (e quindi Vgs diminuisce) la minore variazione della corrente del MOSFET rispetto alla previsione lineare viene compensata, nel produrre il segnale vu, dal contemporaneo aumento di r0. L’effetto finale di un tale comportamento è proprio quello di diminuire la distorsione dell’amplificatore. Da ultimo il calcolo della resistenza di uscita, Zu, del circuito della Fig.5.18 mostra che essa è data dal parallelo di RD con r0: Zu=RD||r0 Essa è quindi un po’ più piccola del caso ideale (r0=) ma rimane in generale elevata. Pertanto nel collegamento con uno stadio successivo bisogna fare attenzione che l’impedenza di ingresso Zin di quest’ultimo sia sufficientemente elevata per non ridurre significativamente il trasferimento di segnale a causa della partizione resistiva tra Zu e Zin. G E 5.12 Riprendere l’esercizio E5.8 e confrontare i risultati con quelli che si otterrebbero nel caso di un MOSFET con VA=10V. 5.5.7 Massimo guadagno ottenibile Ci chiediamo ora quale possa essere il massimo guadagno ottenibile da un amplificatore come quello della Fig.5.11, potendone modificare la polarizzazione o la resistenza di carico RD. Per fare ciò, ricordiamo l’espressione del guadagno: Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 37 G g m RD 2 ID R VGS VT D da cui Gmax 2 Va lim VOD (5.24) dove Valim è la tensione di alimentazione del circuito. Innanzitutto, maggiore è V alim maggiore è il guadagno ottenibile, perché posso aumentare la trans conduttanza e/o RD. Ciò avviene però a spese di una maggiore potenza assorbita dalla alimentazione stessa. Fissata Valim, viceversa, il guadagno può essere aumentato riducendo la tensione di overdrive VOD=(VGS-VT) perché corrispondentemente si riduce quadraticamente la ID e quindi si può aumentare quadraticamente RD. Ciò avviene a spese della dinamica di segnale in ingresso al circuito. L’ampiezza del segnale da applicare al circuito e la distorsione accettabile alla sua uscita sono in effetti gli aspetti che guidano in pratica la progettazione di un amplificatore e che vincolano nell’ottenimento di guadagni elevati. Da notare come, nel caso di MOSFET reali con VA finita, l’espressione del guadagno diventi: I V G g m R D r0 2 D R D r0 G max 2 A VOD VOD (5.25) Anche quindi nel caso di carico RD=, il guadagno satura ad un valore finito limitato da r0 ed il limite è dato dal valore di VA stesso. 5.6 STADI CON RESISTENZA SUL SOURCE Uno degli svantaggi degli amplificatori con il Source comune è che il guadagno G=-gm.RL dipende, attraverso gm, dal particolare transistore utilizzato. Infatti, fissate le tensioni di alimentazione e le resistenze di polarizzazione, i valori di ID e gm dipendono da k e VT del transistore. Questi parametri cambiano da dispositivo a dispositivo, anche per uno stesso tipo di transistore. Per esempio il fabbricante garantisce che i MOSFET di un certo processo tecnologico abbiano un k compreso tra 1mA e 1.3mA/V2 e la VT tra 0.6V e 0.7V, legati alle variabilità dei processi tecnologici nei vari momenti dell’anno e nei vari siti produttivi sparsi nel mondo. E’ quindi inopportuno basare il progetto di un amplificatore su parametri non perfettamente controllabili ed inoltre variabili significativamente con la temperatura. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 38 Come già visto nel Par.5.2.1 per la polarizzazione, l’aggiunta di una semplice resistenza RS tra il terminale di Source ed un punto a potenziale fisso consente di risolvere in parte questo problema e di rendere l’amplificazione meno dipendente da gm. L’idea che sta alla base dell’aggiunta di RS è sintetizzata nella Fig.5.19. Il segnale vin da amplificare, applicato tra l’ingresso (Gate) e massa, deve necessariamente ripartirsi tra una variazione vgs ai capi del transistore ed una variazione vRS ai capi della resistenza RS : v in v gs v R S Quanto più è grande la frazione vRS rispetto a vgs, tanto più la conseguente variazione della corrente nel transistore (id=vRS/RS) diventa prossima a vin/RS e pertanto indipendente dal particolare transistore impiegato. La resistenza RS è chiamata resistenza di degenerazione del Source. Vediamo nel seguito più in dettaglio questo aspetto in modo da poter analizzare e progettare con precisione circuiti amplificatori di questo tipo. 5.6.1 Polarizzazione Nel paragrafo 5.2.1 abbiamo visto come l’introduzione della resistenza di degenerazione migliori la stabilità della corrente di polarizzazione di un circuito a MOSFET. Come visto il calcolo della polarizzazione impone la risoluzione di una equazione del secondo ordine derivante dal sistema di bilancio delle correnti al nodo di Source. Benché concettualmente semplice, è importante porre attenzione nei segni per non perdersi nei calcoli ! + VDD R1 vin RL Vu Vg R2 vgs Vs RS vRs - VDD Fig. 5.19 Esempio di stadio amplificatore a MOSFET con resistenza sul Source. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 39 E 5.13 (a) Ricavare il valore della tensione stazionaria dell’uscita del circuito seguente che fa uso di un pMOSFET avente |VT|=0.7V e |k|=1mA/V2. + 3.3 V 1k vin RS=500 220k vu 110k RL=1k (b) Valutare di quanto si sposta Vu nel caso di una variabilità di k del 10%. (a) Nell’impostare il sistema per il calcolo della polarizzazione è sempre conveniente pensare ai versi fisici delle grandezze in gioco in modo da avere equazioni con grandezze positive. Poiché il partitore fissa VG=1.1V, la tensione al Source starà necessariamente ad un valore maggiore e la corrente di Drain circolerà verso il basso. Con i versi indicati nella figura seguente i valori di V T e di k vanno presi positivi perché ad un aumento di VSG deve corrispondere un aumento di ID. Il sistema assumerà quindi la seguente forma: 3.3 VS ID R S I k V V 0.7 2 k V 1.82 S G S D Inserendo la seconda nella prima, si ottiene l’equazione di secondo grado seguente: R S k VS2 1 R S k 3.6 VS R S k 1.8 2 3.3 0 La soluzione VS=+0.8±2 fornisce due valori, Vs=+2.8V e VS=-1.2V di cui solo la prima ha corretto senso fisico ed è quella da accettare. Conseguentemente ID=1mA e Vu=+1V. Il valore di trans conduttanza è gm=2mA/V. (b) Ricordando la (5.3), poiché il termine (1+gm.RS)=2, si ottiene una variazione di Vu del 5% a fronte di una variazione del parametro k del 10%. 40 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI E 5.14 Analizzare l’amplificatore seguente che impiega un nMOSFET avente VT=1.5V e k=10mA/V2 (VA=). +2V 5k 170k 5k 160k -3V 5.6.2 . Calcolo dell’amplificazione di tensione L’analisi su segnale del circuito della Fig.5.19, vale a dire lo studio delle sole variazioni di corrente e di tensione nel circuito prodotte dal segnale vin, ci porta ad impostare il seguente sistema: v g vs g m id vs R id S Risolto, esso fornisce la seguente corrente di segnale id: id v g 1 1 RS gm vg gm 1 g m RS (5.26) Da questa relazione è immediato calcolare la variazione della tensione di uscita e corrispondentemente l’amplificazione del circuito pari a G= vu RL g R m L 1 v in 1 gmRS RS gm (5.27) Questo risultato mette in evidenza che se gmRS>>1 (cioè se RS>>1/gm), il guadagno di tensione diventa R (5.28) G L RS Il risultato è interessante perché mostra come il guadagno possa essere indipendente dai parametri propri del transistore e dipendente solo dal valore delle Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 41 due resistenze RS ed RL, che possono essere scelte con la voluta precisione e che mantengono stabili nel tempo le loro caratteristiche. Quanto alla stabilità del guadagno a fronte di variazioni di k, VT o altro, è ovvio dalla (5.28) che il circuito è diventato molto stabile, non comparendo nell’espressione alcun termine legato al transistore. Nel caso in cui al denominatore della (5.27) non fosse possibile trascurare l’addendo “1”, il calcolo della sensibilità del guadagno porterebbe alla seguente espressione (ottenuta ipotizzando di avere già calcolato la variazione della polarizzazione VGS): G k 1 G k (1 g m RS ) (5.29) Anche in questo caso le prestazioni del circuito sono migliorate rispetto al caso di RS=0 del fattore (1+gmRS). Il prezzo pagato per ottenere questo notevole miglioramento è un minore guadagno rispetto allo stadio a Source comune, in ragione del fattore (1+gmRS). Il guadagno massimo è proprio ottenuto con RS=0, cioè rinunciando alla resistenza di degenerazione, in corrispondenza del quale il guadagno ritorna naturalmente ad essere G=-gm.RL. Il dispregiativo contenuto nel termine usualmente impiegato di resistenza di degenerazione per indicare RS rende conto di questa perdita di amplificazione, ma non fa giustizia del notevole miglioramento delle prestazioni in termini di stabilità alle variazioni dei parametri del MOSFET e, vedremo presto, di linearità, impedenza e altro ! 5.6.3 Calcolo della partizione del segnale tra vgs e la resistenza di degenerazione La (5.26) ha la forma di una legge di Ohm dove la corrente di segnale i d è ottenuta semplicemente dividendo il segnale di tensione al Gate, vg, con la serie di due resistenze (1/gm+RS). E’ utile capire più in profondità questa relazione. Pertanto calcoliamo quanta parte del segnale vin applicato all’ingresso si sviluppa ai capi della resistenza RS di degenerazione e quanta ai capi del MOSFET. Per fare ciò, è comodo porsi proprio ai capi di RS e ricorrere al circuito equivalente Thevenin dello stadio che comanda la resistenza, rappresentato schematicamente nella Fig.5.20. Per costruire il circuito equivalente Thevenin della rete che pilota la resistenza RS, occorre calcolare: (a) la tensione di segnale a vuoto veq nel punto A. Per fare ciò si deve pensare di valutare il segnale di tensione che si avrebbe nel nodo A quando il nodo A è scollegato. Se il Source è aperto, qualunque sia la variazione del potenziale del Gate, il segnale di corrente che fluisce nel transistore è nullo. Quindi anche la 42 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI Equivalente Thevenin + VDD RD R1 req C 1 gm A A vin R2 RS veq=vin vRS RS vRS - VSS Fig. 5.20 Riduzione del circuito che comanda RS al suo modello equivalente Thevenin per il segnale. variazione vgs della tensione di comando del transistore è nulla. Ne consegue che la variazione di tensione imposta al Gate si riporta identica come variazione del potenziale del punto A, ovvero la tensione a vuoto nel punto A del circuito è pari a vin, cioè veq=vin. (b) la resistenza equivalente req vista guardando in A, cioè nel Source del transistore. Per fare ciò, con riferimento alla Fig.5.21 si deve pensare di disattivare il generatore vin, di rimuovere la resistenza RS e di forzare il Source con un generatore di sonda di tensione vs o di corrente is. Avendo cortocircuitato il generatore vin, il Gate del FET si trova a massa e la tensione impressa vs si applica tra i morsetti del Gate e del Source del FET. Quindi la corrente i s che viene assorbita dal FET è pari a is=gmvs. Il rapporto tra la tensione di sonda e la corrente assorbita dà la resistenza vista tra il morsetto A e massa. Essa è pari, quindi, a R1 RL R1 RL is=gmvs vA=vin vin R2 Fig. 5.21 Schemi circuitali per (a) il calcolo della tensione a vuoto e (b) della resistenza equivalente vista guardando nel Source del transistore. R2 vgs=-vs vs Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI req 43 1 gm In entrambe queste operazioni bisogna immaginare di avere comunque salvaguardata la polarizzazione che ha tenuto acceso il transistore nel corretto punto di lavoro e che definisce il valore di gm. Ricavati gli elementi che compongono il circuito equivalente Thevenin della Fig.5.20, è possibile valutare la partizione di vin tra vgs e vRS v gs v in 1 gm 1 RS gm v R S v in RS 1 RS gm (5.30) Se RS>>1/gm, allora vRSvin, e la corrente circolante in RS, e quindi nel transistore, è praticamente indipendente dai parametri del FET. Non bisogna dimenticare, nel caso in cui il circuito sia forzato da un generatore di tensione reale con resistenza serie Rg, che in questo caso la variazione del potenziale del Gate è pari a v G vin R1 R 2 R1 R 2 R g (5.31) e quindi la tensione a vuoto veq è pari a vG. La resistenza equivalente è invece ancora 1/gm. Infatti quando si cortocircuita il generatore forzante, il Gate si trova connesso a massa attraverso le resistenze Rg ed R1||R2 attraverso cui non fluisce alcuna corrente di segnale. Quindi anche in questo caso il Gate è a tutti gli effetti a massa ed il segnale sonda vs si applica ai morsetti Gate-Source del FET. 5.6.4 Effetti migliorativi sulla distorsione armonica Anche dal punto di vista della linearità si ha un miglioramento con l’introduzione della resistenza RS . Questo non solo perché la sola frazione vgs del segnale d’ingresso viene effettivamente a cadere ai morsetti del MOSFET ma anche per un effetto legato alla architettura intrinsecamente “retroazionata” dello stadio. Infatti ad un aumento di vg, corrisponderà un aumento di vgs che comporterà un aumento più che lineare della corrente di drain. Poiché questa scorre in Rs, farà salire vs di più di quanto questo non salga quando il fenomeno è descritto linearmente. Questo va a contrastare l’iniziale maggiore vgs, riducendola. Pertanto ci aspettiamo che la 44 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI non linearità (e quindi la distorsione armonica) venga ridotta dalla presenza di Rs di più della semplice partizione lineare data dalla (5.30). Per calcolarla in dettaglio bisogna considerare la risposta quadratica del transistore. Dal punto di vista analitico, si parte dall’equazione che fornisce la variazione reale (cioè con il termine quadratico) della corrente di drain a fronte di una variazione vgs, come mostrato nella Fig.5.22, impostando il seguente sistema: v in v s g m k v in v s 2 i d vs R id s (5.32) Sostituendo la seconda nella prima si ottiene : kRs2 i d2 R s g m 2kRs vin 1 i d g m vin kvin2 0 La cui soluzione per id assume la seguente forma: id R s g m 2kRs vin 1 R s g m 2kRs vin 12 4kRs2 g m vin kvin2 2kR s2 Raccogliendo opportunamente i termini, essa diventa: 1 g m R s 2kR s vin 1 g m R s id 1 4kR s v in 1 g m R s 2 2kR s2 Ricordando che la radice può essere sviluppata in serie nel seguente modo: + VDD R1 RL vin R2 Id=gm(vin-vs)+k(vin-vs)2 vs RS Id=vs/RS - VDD Fig. 5.22 Correnti di segnale totali portate dal transistore. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 1 x 1 x x 2 2 8 45 .... possiamo riscrivere il segnale reale di corrente al drain come : 1 g m R s 2kR s vin 1 g m R s 1 4kR s v in 4kR s vin 2 4 81 g m R s .... 21 g m R s 2kR s2 Si noti come il circuito stia producendo anche armoniche superiori alla seconda nonostante l’equazione quadratica di partenza del MOSFET ! Questo perché anche il Source si sta spostando ed ad armoniche diverse per cui vgs contiene tutte le differenze di frequenze. Dalla relazione precedente si può estrarre il termine di secondo grado : id k 1 g m R s 3 2 v in2 ed il termine di primo grado : gm v 1 g m R s in Il fattore di non linearità risulta pertanto pari a k 1 g m R s 3 v in2 gm v 1 g m R s in v in k 1 1 g m R s g m 1 g m R s Ricordando che gm=2k(VGS-VT), l’espressione può essere riscritta come: vin 1 gm 1 gm \ RS 2VGS VT 1 1 g m Rs (5.33) 46 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI Dove il numeratore rappresenta la partizione del segnale vin=vg ai capi del transistore calcolata come se il trasferimento fosse lineare, cioè con 1/gm costante. La (5.30) ci dice che la non linearità è minore di un fattore (1+gmRs) di quella che si avrebbe se si considerasse solo la partizione lineare del segnale all’ingresso ai capi del transistore. In analogia con quanto trovato con la (5.18) nel caso di amplificatore con il Source a massa, anche ora si può verificare che la distorsione di 2° armonica vale HD2 2 (5.34) E 5.15 Con riferimento al seguente circuito, il cui MOSFET ha |k|=8mA/V2, |VT|=0.5V e VA= (Please refer to the following circuit, whose MOSFET has |k|=8mA/V2, |VT|=0.5V and VA=) : a) Calcolare la tensione di polarizzazione nel morsetto di uscita. (Find the DC value of the output voltage) b) Calcolare il guadagno per piccoli segnali G=vout/vin. (Calculate the small signal gain G=vout/vin of the circuit). c) Calcolare la distorsione armonica (HD2) rilevabile all’uscita vout quando in ingresso viene applicata una sinusoide ampia 10mV alla frequenza di 10kHz, vin(t)=10mVsin(t). (Find HD2 at the output when the input is a sinusoide of amplitude 10mV at frequency 10kHz). d) Calcolare il massimo segnale sinusoidale applicabile all’ingresso del circuito prima che il MOSFET esca dalla zona di funzionamento corretta. (Find the maximum amplitude a sinusoidal signal can have at the input before the MOSFET exits saturation). C= vin RS 500 R1 10k vout R2 40k RL 7.5k -5V . Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 5.6.5 47 Effetto della tensione di Early sulle prestazioni del circuito L’uso di un transistore reale avente una definita tensione di Early, V A, non modifica significativamente il comportamento dell’amplificatorecon resistenza di degenerazione RS rispetto a quanto visto con r0=. La polarizzazione non viene praticamente modificata. La corrente nel MOSFET è infatti fissata dalla tensione ai capi di RS e questa è identica alla corrente in RL. La presenza di r0 lungo il percorso non modifica questo bilancio se non modificando solo di poco la VGS. Nella maggior parte dei casi non è necessario neanche rifare il bilancio di corrente ai due nodi di Source e di Drain. In maniera analoga ci aspettiamo che anche il guadagno del circuito non vari significativamente. Con riferimento infatti alla Fig.5.23, i bilanci di corrente ai due nodi di Source e di Drain del circuito permettono di impostare il seguente sistema: (vu vS ) id (vin vS ) g m r0 vS id RS vu id RL da cui ricavare l’espressione del guadagno di tensione dell’amplificatore: + VDD R1 vin RL Vg Vu r0 Vs R2 RS - VDD Fig. 5.23 Stadio amplificatore a MOSFET con resistenza sul Source e r0 finita. 48 Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI vu gm R L v in (R R S ) 1 g m R S L r0 (5.35) Il risultato mostra come, fintanto che RL<r0 il guadagno dell’amplificatore rimanga sostanzialmente invariato rispetto al caso di transistore ideale con VA=. Viceversa si noti come nel caso di RL>>r0, il guadagno raggiunge il valore limite pari a Gmax=-gmr0. Questo è il caso ad esempio di quando il carico RL è realizzato con un generatore di corrente. Il risultato si giustifica considerando che, come non ci può essere variazione di corrente in RL così non può essercene in RS; quindi vS0 e tutta la corrente del transistore ricircola in r0. G 5.6.6 Resistenza di ingresso e di uscita La resistenza di degenerazione sul Source non cambia la resistenza d’ingresso del circuito: la resistenza vista guardando nel Gate rimane infatti infinita e quindi la resistenza d’ingresso dello stadio è unicamente dettata dalla rete di polarizzazione del Gate del MOSFET, in genere pari ad R1||R2. Queste resistenze determinano la eventuale perdita di segnale per partizione con la resistenza Rg del generatore forzante. Per quanto riguarda la resistenza di uscita del circuito, nel caso di r0=, essa non viene alterata dalla presenza della resistenza RS sul Source rimanendo pari a : Rout=RL Quando r0< l’impedenza vista guardando nel Drain non è più infinita ma finita rimanendo comunque molto elevata. Appunti del corso di Elettronica Analogica – Prof. Marco Sampietro POLIMI 49 E 5.16 Dimostrare che in presenza di una resistenza ro finita, la resistenza vista guardando nel Drain del MOSFET del circuito con resistenza di degenerazione R1 vin RL Vg Zu r0 Vs R2 RS - VDD diventa Z U RS r0 (1 g m RS ) .