L’emozione è
un pensiero in ostaggio?
un tentativo
di ricerca filosofica
sulla natura cognitiva delle emozioni
Festival della Filosofia maggio 2012
Liceo Manzoni di Varese classe IV FS
Premessa
le teorie psico-cognitive
pensiero
Wertheimer
Guilford
Gardner
riproduttivo
e produttivo
convergente
e divergente
intelligenze
multiple
Premessa
la teoria psico-emotiva
Goleman
e
l’ intelligenza emotiva
cervello
emozionale
sequestri
neurali
cervello
razionale
Premessa
la neurobiologia
“La tendenza al piacere
appartiene intrinsecamente
alla natura umana; perciò il
piacere è un bene,anche se le
sue differenti specie hanno
valore diverso: e di tale valore
è misura l'uomo saggio e
virtuoso”
Aristotele, “Etica Nicomachea”
le attuali neuroscienze
evidenziano la
radice cognitiva del piacere e
delle emozioni, che agiscono
più velocemente rispetto al
pensiero stesso. Tuttavia,
come queste discipline
vogliono dimostrare, il piacere
non è cosi strettamente legato
alla razionalità come credeva
Aristotele.
Premessa
la neuroscienza e Damasio

nel volume L’errore di Cartesio
Antonio Damasio afferma che
la distinzione
emozione/ragione è imprecisa
e fuorviante: le emozioni sono
forme di consapevolezza
intelligente e sono altrettanto
cognitive quanto gli altri
precetti e forniscono
all’organismo aspetti essenziali
della ragion pratica. Le
emozioni fungono da guide
interne nel rapporto fra
soggetto e circostanze

la ricerca di Damasio conferma
le ricerche di Lazarus, Ortony e
Oatley: le emozioni forniscono
all’uomo la nozione di come il
mondo si rapporta al suo
complesso di scopi e progetti
e, senza questa comprensione,
la decisione e l’azione sono
prive di direzione. Tutti i
processi cognitivi, tra cui le
emozioni perché intenzionali, si
radicano nelle funzioni
cerebrali.
Premessa
la posizione della filosofia del ‘900

i filosofi hanno scritto sulle
emozioni senza preoccuparsi di
ciò che di esse pensavano le
altre discipline

i filosofi erano scettici nei
confronti del semplicistico
relativismo culturale che
dominava i primi studi
antropologici e smisero di
riferirsi alle opinioni degli
antropologi sull’emozione


i filosofi consideravano il
comportamentismo una
concezione inadeguata e rozza
dell’azione e smisero di leggere
gli scritti degli psicologi sulle
emozioni
i filosofi erano scettici nei
confronti degli studi
psicoanalitici sulla vita emotiva,
ignoravano gli sviluppi della
neurobiologia ed prestavano
poca attenzione all’espressione
della vita emotiva
Un paradigma filosofico attuale
l’intelligenza delle emozioni


attualmente la filosofia è un
campo più interdisciplinare di
quanto non fosse alla metà del
XX secolo e lo studio sulle
emozioni è uno degli ambiti più
interessanti
L’Intelligenza delle emozioni di
Martha Nussbaum rappresenta
il paradigma filosofico attuale:
l’elaborazione rigorosamente
argomentata di una teoria
sull’emozione attraverso il
confronto con altri approcci
filosofici


le emozioni hanno un ricco
contenuto cognitivo-intenzionale e
hanno un ruolo nelle decisioni
umane
non sono forze cieche prive di
intrinseca selettività o intelligenza
le emozioni sono forme di pensiero
valutativo
il problema del loro ruolo è
essenziale per la riflessione sulla
bontà della vita umana
Un tentativo di ricerca filosofica:
una teoria cognitiva delle emozioni
L’etica di Aristotele
lo sfondo
epicurei
stoici
patristica
razionalisti
empiristi
illuministi
i protagonisti
i protagonisti
Partenza: la tesi eudaimonistica
Come deve vivere un essere umano?
emozioni
sono in relazione
a qualcosa,
hanno un oggetto:
la mia paura,
il mio dolore,
la mia gioia
sono in relazione
alla persona
che prova
le emozioni stesse
implicano credenze
riguardo all’oggetto
stesso:per avere paura
devo credere che
incombano eventi
negativi
Le emozioni sono relative al valore: vedono i propri oggetti
investiti di valore o importanza particolare, che fa riferimento al
prosperare di una persona, al ruolo giocato nella vita della persona
stessa.
Il primo passo:
gli epicurei e gli stoici
per gli stoici, gli epicurei e per
la mentalità ellenistica in
genere
le emozioni non hanno
un’origine indipendente
rispetto alla razionalità.
Per gli stoici
non esiste una parte
irrazionale dell’anima da cui
nascono le passioni, ma queste
si originano da un cattivo uso
della ragione stessa, perché le
emozioni dipendono da
determinate credenze o
convinzioni
per noi
le emozioni provengono dal
lato istintivo, impulsivo,
‘animale’ della personalità,
lontano da quell’altro lato
consapevole, razionale,
responsabile di sé e degli altri,
capace di formulare giudizi
razionali.
“quando sei come
costretto dalle
circostanze a
turbarti,
rientra subito in
te stesso,
e non uscire di
misura più di
quanto sia
necessario,
perché tornando
continuamente
all’armonia ne
diventerai sempre
più padrone”
Marco Aurelio,
Ricordi
“L’organo direttivo e
dominante dell’anima
deve restare immobile
contro gli impeti della
carne e non deve
parteciparvi, ma si deve
rafforzare per contenere
le passioni nelle membra
del corpo; se però
queste arrivano alla
mente non bisogna
tentare di combatterle
perché sono formate dal
senso che è natura.
Nell’agire dell’uomo deve
esservi sempre
contegno, bisogna
accontentarsi di poco in
modo che si possa
morire tranquillamente,
perciò bisogna imporsi
dei limiti e non lasciarsi
trasportare dai sensi e
dall’istinto”
Platone descriveva con toni
accesi la lotta interiore fra la
tensione erotica, che mira al
soddisfacimento fisico, e
quella celeste che spinge
l’uomo a elevarsi verso
l’alto.
Nel rapporto amoroso
ragione e passione entrano
in contrasto:
se la prima prevale allora
l’amore nobilita,
eleva l’anima verso il mondo
delle idee o, come scriveva
Platone, le fa “spuntare le
ali” per salire verso l’alto;
se invece prevale l’amore
volgare,l’anima rimane
legata al corpo e si
abbrutisce,
perdendo le ali.
“se si combattono le
passioni si giungerà ad
una tranquillità d’animo,
paragonabile alla salute
del corpo quando si
combattono le malattie”
Zenone
“le passioni non possono
essere temperate,
perché permettono di
vedere ciò che è
manifesto”
Crisippo
“come certi pali storti, per raddrizzarli, li mettiamo a fuoco e, ficcatici dentro dei cunei,
non per spezzarli, ma per dispiegarli, li battiamo per terra, così i caratteri storti a causa
di un difetto, con il dolore del corpo e dell’animo li raddrizziamo”
Seneca, Dell’ira
“la cosa migliore è rifiutare subito il primo eccitamento dell’ira, opporsi proprio ai suoi
semi e darsi da fare per non cadere nell’ira. Infatti, se comincia a portarci fuori strada,
difficile è il ritorno alla salvezza, dal momento che non c’è ragione, ove per una sola
volta è stata introdotta la passione e qualche diritto, per volontà nostra, le è stato dato”
“Comincia con grande impeto, poi viene meno, stanca prima del tempo, ed essa,
che null’altro se non la crudeltà e tipi mai visti di punizione aveva tramato, quando
bisogna prendere provvedimenti, è già spezzata e calmata. La passione presto
cade, omogenea è la ragione”
Seneca, Dell’ira
“La ragione dà tempo ad entrambe le parti, poi una chiamata a difesa la chiede
anche per sé, per aver spazio di esaminare la verità: l’ira si affretta; la ragione vuol
giudicare ciò che è giusto. La ragione nulla guarda all’infuori di ciò di cui
veramente si sta trattando, l’ira è messa in agitazione da cose vane e che si
muovono all’esterno della causa”
“Felice è la persona
retta nel giudizio;
felice è chi è contento
di ciò che c’è,
qualunque sia, ed è
amico delle cose sue;
felice è colui che la
RAGIONE
raccomanda tutta la
disposizione delle
cose sue”
“tu il piacere lo
abbracci, io lo freno; tu
fruisci del piacere, io
me ne servo; tu, lo
consideri sommo
bene, io, neppure un
bene; tu fai tutto per il
piacere, io nulla”
Seneca, De vita beata
“Qualche cosa di alto è
la virtù, di eccelso e
regale, di invincibile, di
instancabile, il piacere
qualcosa di basso, di
servile, di debole, di
caduco, il cui posto di
fermata ed il cui
domicilio sono i
postriboli e le taverne.
Con la virtù ti
incontrerai nel tempio,
nel foro, nella curia, in
piedi davanti le mura,
coperta di polvere,
cotta dal sole, con le
mani callose; il piacere
lo troverai spesso
nascosto e alla ricerca
delle tenebre”
Il furioso eroico è colui che
persegue l’avventura
dell’intellettuale assetato
di sapere.
È pervaso da istinti
bestiali, ma li controlla e
almeno prova ad
incanalarli nella giusta
direzione.
Giordano Bruno presenta
Socrate come un “furioso
eroico”, poiché dotato di
“demonicità”, quindi di
tendenze naturali,
propensioni istintive da far
fruttare per mezzo
dell’intelletto.
L’unico furore eroico è l’amore
per la vita contemplativa,
poiché esso ha come fine
ultimo la contemplazione della
bellezza divina che si
manifesta nell’universo. Tale
amore può nascere solo in
seguito a una conversione
della mente, a un distacco
dalle cose inferiori,
contemplando ciò che è
superiore fino a Dio stesso: ciò
porta a una forma di amore
supremo che si compie nella
“morte di bacio”, cioè
nell’annullamento di sè. Poiché
però l’infinito, per definizione,
non può mai essere raggiunto
totalmente, l’eroico furore è
una passione del conoscere,
per avvicinarsi sempre più a
Dio, causa e fine di questo
furore. Quindi, nel momento in
cui l’uomo comprende di
essere parte della natura e di
Dio agisce eroicamente.
“Dio è radice delle emozioni”
Agostino
“Non vi è per l'uomo altra
ragione del filosofare che
quella di essere felice.”
“Come ti cerco dunque Signore,cercando te io
cerco la felicità della vita”
“La filosofia non può definire la felicità, può
tracciarne la fenomenologia, assumendo come
esperienza paradigmatica il rapporto tra il
desiderio e il dato”
“Non c’è un’anima tanto debole, che
non possa, se ben guidata, acquisire
un potere assoluto sulle proprie
passioni” Cartesio, Le passioni
dell’anima
“anche se ogni movimento della
ghiandola sembra essere stato unito
dalla natura a ciascuno dei nostri
pensieri, fin dall’inizio della nostra vita,
li si può tuttavia unire ad altri con l’
abitudine”
“Prima di tentare un
qualsiasi controllo ed
un saggio regolamento
degli affetti, bisogna
procedere alla
comprensione della
loro natura, del loro
ordine e del
meccanismo che li
regola.
Il punto di partenza
per comprendere la
natura degli affetti è la
convinzione che
qualunque cosa, per
quanto è in sé, si
sforza di perseverare
nel suo
essere”
Spinoza, Etica
L'uomo virtuoso è
ontologicamente superiore a
chi è schiavo delle passioni e
dell'edonismo fine a se
stesso. Colui che si limita al
livello della sensibilità è
condizionato da un tipo di
conoscenza per immagini. Bisogna sbarazzarsi delle
passioni negative, come la
tristezza, l'odio, l'ira
incontrollata.
Il rimedio a questa
tipologia di passioni è la
consapevolezza della
necessità che tutto
avvenga in un modo e non
in un altro, e che le nostre
reazioni sono quindi
immotivate, prive come
sono di ogni coerenza
razionale.
“Lo stato di natura è governato dalla legge di natura, che obbliga tutti: e
la ragione, ch’è questa legge, insegna a tutti gli uomini, purchè vogliano
consultarla, che, essendo tutti eguali e indipendenti, nessuno deve recar
danno ad altri nella vita, nella salute, nella libertà o nei possessi, poiché
siamo forniti delle stesse facoltà e partecipiamo tutti d’una sola comune
natura” Locke, Due trattati sul governo
“Dio, avendo dell’uomo fatto tal creatura, per la quale, nel suo
giudizio, non era bene esser sola, lo sottopose a potenti
obbligazioni di bisogno, comodità e tendenza a entrare in società,
e parimenti lo adattò, con intelligenza e il linguaggio, a
continuarla e a goderne”
“Col termine ‘impressione’
intendo tutte le nostre
percezioni più vivide,
quando udiamo, o
vediamo, o sentiamo, o
amiamo, o siamo, o
vogliamo”
Hume, Ricerca
sull’intelletto umano
“Un’azione, un
sentimento, una qualità
sono virtuosi o viziosi
perché la loro vista
provoca un piacere o un
dolore di tipo particolare.
Quindi avere il senso
della virtù non significa
altro che sentire una
soddisfazione di un tipo
particolare nel
contemplare una certa
qualità”
“Mentre il corpo è
confinato ad un solo
pianeta, sul quale striscia
con pena e difficoltà,il
pensiero può in un istante
trasportarci nelle regioni
più lontane dell’universo,
ed anche al di là
dell’universo, nel caos
illimitato, dove si ritiene
che la natura giaccia in
una completa confusione.
Ma, sebbene il nostro
pensiero sembri
possedere questa
illimitata libertà, tutto
questo potere creativo
della mente si riduce a
niente più che alla facoltà
di comporre, trasporre,
aumentare o diminuire i
materiali fornitici
dall’esperienza”
“Per quanto egoista si possa ritenere l’uomo, sono
chiaramente presenti nella sua natura alcuni principi che
lo rendono partecipe delle fortune altrui, e che rendono
per lui necessaria l’altrui felicità, nonostante da essa egli
non ottenga altro che il piacere di contemplarla”
Smith, Teoria dei sentimenti morali
‘Simpatia’ denota il nostro sentimento di partecipazione per
qualunque passione o meglio dalla vista della situazione
che suscita la passione. “Provare molto per gli altri e poco
per noi stessi, trattenere il nostro egoismo e lasciarci
andare alle affezioni benevole costituisce la perfezione
della natura umana”
“Il piacere è il sentimento
di un incremento della
vita, il dolore il
sentimento di un
impedimento.
La vita è il gioco continuo
di antagonismo di piacere
e dolore”
Kant, Antropologia dal
punto di vista pragmatico
Kant ha sostenuto nella
critica della ragion
pratica con la sua
rigorosa morale del
dovere, la necessità per
l’uomo di liberarsi dalle
passioni e dal piacere
per seguire soltanto la
ragione.
L’uomo, tuttavia,
composto da anima e
corpo non può liberarsi
dalle proprie pulsioni
naturali, ma al massimo
può cercare di
controllarle.
“Da un legno così storto come quello di cui è fatto l'uomo,non si può costruire nulla di
perfettamente dritto.” Kant, Conflitto delle facoltà
“Tutto ciò pertanto,unito al fatto della partecipazione al bene come passione ,cioè come
entusiasmo,anche se non del tutto da giustificare perchè ogni moto d'animo come tale
merita biasimo,fornisce però l'occasione,in virtù di questa storia,di fare un'osservazione
importante per l'antropologia,vale a dire che il vero entusiasmo si riferisce solo e sempre
a ciò che è ideale,ossia puramente morale,quale è nella fattispecie il concetto del diritto,
e non può innestarsi sull'interesse individuale.”
''La nostra emotività
può essere educata e
se vogliamo una
società migliore deve
essere educata''
“il sentimento è
forza”
U. Galimberti
L'ospite inquietante
“Ai giovani è
stato insegnato
tutto, ma non
come mettere in
contatto il cuore
con la mente e la
mente col
comportamento,
il comportamento
con il riverbero
emotivo che gli
eventi del mondo
incidono nel loro
cuore.”
“ Sperare non
significa solo
guardare avanti
con ottimismo, ma
soprattutto
guardare indietro
per vedere com'è
possibile
configurare col
passato che ci
abita per giocarlo
in vista di
possibilità a
venire”.
“La speranza, infatti,
è l'apertura del
possibile.
Essa fa riferimento
a quei “nuovi cieli”
e quelle“nuove terre”
che sono promessi
dalla religione,
dall'utopia,
dalla rivoluzione,
dalla trasformazione
personale che
siamo soliti temere,
perché arroccati alla
nostra identità assunta
come un fatto e non come
un'interminabile e mai
conclusa costruzione”
Bibliografia
Aristotele, Etica Nicomachea, Editrice la Scuola, Brescia, 1983
Miguel Benasayag, Gerard Schmit, L'epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, 2004
Bruno Giordano, Gli eroici furori, BUR, Milano 1999
Cartesio, Le passioni dell’anima, Bompiani, Milano, 2003
Epicuro, Lettera sulla felicità, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2005
Galimberti Umberto, L’ospite inquietante, Feltrinelli, Milano, 2007
Giacometti G., La filosofia politica di Kant
Locke, Hume, Kant e Agostino brani tratti dalla sezione antologica curata da
Ruffaldi, Carelli, Nicola de Il pensiero plurale voll. 1e2, Loecher Editore, Torino, 2008
Marco Aurelio, I ricordi, Einaudi Editore, Torino, 1968
Nussbaum Martha, L’intelligenza delle emozioni, Il Mulino Editore, Bologna, 2004
Seneca, Dialoghi voll. I-II, Dell’ira e De Vita beata, Mondadori Editore, Milano, 1992
Smith Adam, Teoria dei sentimenti morali, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano,
1995
Spinoza, Etica, Boringhieri, Torino, 1981
Si ringraziano per la gentile concessione
il Prof. Gianfranco Coggiola,
autore delle fotografie qui riprodotte,
e il Prof. Antonio Pizzolante,
autore delle opere rappresentate.