(Columba livia) (Passer italiae) (Turdus merula) (Corvus

UCCELLI IN CITTA’
A cura di Isabella Regazzi e Graziano Dassi
Le città rappresentano un insieme di habitat molto vari e differenti anche tra loro
(basti pensare a viali alberati, parchi, giardini, con alberi anche secolari, canali, fiumi.
zone umide, laghetti, vecchie torri o castelli, edifici nuovi o antichi, cascinali,
campanili, piazze, porti, ecc.) che consentono l’esistenza di un’altrettanta varietà
biologica.
Numerose sono le specie di uccelli che frequentano l’ambiente urbano: alcune
colonizzano solo piccole nicchie a loro congeniali, altre vi trascorrono solo alcuni
periodi dell’anno e, anch’esse spesso passano inosservate agli occhi dei profani in
birdwatching; altre ancora, invece, hanno eletto le città a vera e propria area di
nidificazione e sviluppo usufruendo delle strutture umane, degli edifici e del cibo
facilmente disponibile. In questo contesto possiamo però affermare che sono poche
quelle che, in particolari casi di sovrappopolazione, diventano causa di disagio per i
cittadini.
Per capire meglio le dinamiche degli uccelli che “volano” sulle nostre città proviamo a
inquadrarli in categorie:
UCCELLI TIPICI DELLE CITTA’ : sono quelli che meglio si sono ambientati alla vita
cittadina sviluppandosi in misura maggiore rispetto agli altri.
UCCELLI PRESENTI ANCHE IN CITTA’: sono quelli che si trovano in città
limitatamente ad alcuni habitat di nicchia che ne consentono la riproduzione o la
sopravvivenza.
UCCELLI TIPICI DELLE CITTA’ COSTIERE: essendo specifici delle zone di mare, il
loro sviluppo può diventare in alcuni casi problematico.
UCCELLI NON TIPICAMENTE DI CITTA’ MA PRESENTI NELLE AREE VERDI E
NATURALISTICHE URBANE: sono quelli che hanno la possibilità di trovare un
rifugio in aree verdi protette o create appositamente per loro.
Poi potremmo dividere gli uccelli in altre categorie per esempio i predatori e i predati,
oppure in relazione al tipo di alimentazione: carnivori, insettivori, granivori, onnivori,
o in relazione ai loro spostamenti: i migratori (rispetto al loro periodo di presenza,
estivi o svernanti) e gli stanziali.
Il numero delle specie presenti quindi diventa molto vasta e risulta difficile farne
un’elencazione completa. Nella tabella che segue ne riportiamo una parte, scusandoci
se non ne inseriamo alcune che gli ornitofili potrebbero ritenere importanti, sono ben
accette le loro opinioni in merito.
Aggiungiamo alcune altre informazioni: migratori (M), stanziali (S);
Alimentazione: insetti (I), semi-granaglie (G), frutti-bacche (F), onnivoro (O);
Predatore: uccelli e/o uova e nidiacei (U), topi e ratti (T), pesci-anfibi-molluschii (P).
UCCELLI TIPICI DELLE CITTA’
Colombi
(Columba livia)
Passeri
(Passer italiae)
Merli
(Turdus merula)
Cornacchie grigie (Corvus cornix,)
Gabbiani comuni
(Larus ridibundus)
S
S
SeM
S
MeS
O
O-I
I-F
O-U
O-P-I
Storni
(Sturnus vulgaris)
UCCELLI PRESENTI ANCHE IN CITTA’
Insettivori, granivori, ecc:
Rondini
(Hirundo rustica)
Rondoni
(Apus apus)
Balestrucci
(Delichon urbica)
Rondini montane (Hirundo rupestris)
Pettirossi
(Erithacus rubecula)
Cinciallegre
(Parus major)
Cinciarelle
(Parus caeruleus)
Verdoni
(Carduelis chloris)
Fringuelli
(Fringilla coelebs)
Capinere
(Sylvia atricapilla)
Tortore dal collare (Streptopelia decaocto)
Tordi
(Turdus spp.)
Predatori:
Gazze
(Pica pica)
Taccole
(Corvus monedula)
Civette
(Athene noctua)
Barbagianni
(Tyto alba)
Allocchi
(Strix aluco)
Poiane
(Buteo buteo)
Falchi pellegrini
(Falco peregrinus)
Nibbi
(Milvus spp.)
Gheppi
(Falcus tinnunculus)
UCCELLI TIPICI DELLE CITTA’ COSTIERE
Gabbiani comuni
(Larus ridibundus)
Gabbiani reali
(Larus argentatus)
Cormorani
(Phalacrocorax carbo)
MoS
I-F-G
M
M
M
M
M
Se
Se
Se
Se
Se
S
M
I
I
I
I
I-F-G
I-S
I-S
G-F-I
G-F-I
I-F
F-S
I-F
M
M
M
M
M
S
S
S
S
SeM
MeS
M
M
SeM
G-I-U
O-U-I
U-I-T
U-I-T
U-I-T
T-I
U- T-I
U-T-I
U-T-I
MeS
MeS
MeS
O-P-I
O-P-U
P
UCCELLI PRESENTI NELLE AREE VERDI E NATURALISTICHE URBANE
Germani reali
(Anas platyrhynca)
SeM
P-G-I
Folaghe
(Fulica atra)
SeM
P-I
Svassi
(Podiceps spp.)
M
I-P-G
Aironi cinerini
(Ardea cinerea)
SeM
P-U-T-I
Gallinelle d’acqua (Galinula chloropus)
SeM
I-P-F-G
Picchi
(Picus spp.)
SeM
I-F
Usignoli
(Luscinia megarhynchos) M
I-F
Martin pescatori
(Alcedo atthis)
S
P-I
Ballerine bianche (Motacilla alba)
SeM
O-I-P
Fagiani
(Phasianus colchicus)
S
O-G-F-I-U-T
Legenda
M: migratori
S: stanziali
Alimentazione: I: insetti G: semi-granaglie F: frutti-bacche
O: onnivoro
Predatore di: U: uccelli e/o uova e nidiacei
T: topi
P: pesci-anfibi-molluschii
CHI SONO
Come sempre, la deformazione professionale ci porta per prima cosa a inquadrare
sistematicamente l’entità biologica in questione, nel nostro caso gli uccelli, che
appartengono al tipo Cordati, sezione Vertebrati, sottotipo Gnatostomi e classe
Uccelli. Questa classe comprende circa 3000 generi e circa 8600 specie.
La loro evoluzione è avvenuta attraverso il rettili: gli antenati Archeopterix e
Archeornis (i primi rettili volanti del Giurassico) sono probabilmente l’anello che
congiunge alle forme che si sono sviluppate durante il cretaceo più simili a quelle
attuali.
Gli uccelli sono animali a sangue caldo, ricoperti di piume variamente pigmentate,
con arti anteriori strutturati in genere per il volo e quelli posteriori per la
deambulazione bipede.
Le dimensioni sono molto variabili, basti pensare al
minuscolo colibrì confrontato con il gigantesco struzzo. La testa è caratterizzata dalla
presenza del becco, sede di bocca e narici. Le ossa sono pneumatizzate ovvero
fornite di numerose cavità e in molte parti risultano fuse tra loro per consentire una
struttura ossea solida ma leggera, quindi adatta al volo. La riproduzione avviene per
ovideposizione.
Da sempre gli uccelli sono stati invidiati dall’uomo per la loro capacità di volare,
sinonimo di libertà e spensieratezza, ma come spesso accade non ci si accorge del
rovescio della medaglia e degli innumerevoli problemi legati alla loro vita “ libera” ,
ma non troppo e tutt’altro che spensierata: basti pensare a cacciatori, predatori,
antiparassitari, petroliere squarciate ed altri disastri ambientali per i quali l’immagine
più consueta è diventata il cormorano agonizzante impastato dalla marea nera, e poi
ancora migrazioni lunghe e faticose dove non tutti coloro che partono raggiungono la
meta.
UCCELLI TIPICI DELLE CITTA’
Ma fermiamoci un momento alla vita in città e diamo inizio al birdwatching.
I primi volatili che sicuramente incontreremmo per primi sono i colombi che,
incuranti del traffico di persone e veicoli resistono allo smog trovando congeniale la
vita urbana, ricca di cibo facile da reperire e di numerosi rifugi idonei per procreare e
sfuggire da improbabili predatori. Persino i gatti, per lo più abituati agli agi domestici,
sono spaventati dai piccioni!
Spesso, commensali dei piccioni si intravedono i passeri, che essendo più agili e
vivaci nei movimenti spesso sottraggono loro il cibo portandolo col becco il luoghi più
tranquilli per consumarlo. In quasi tutta Italia la forma cittadina presente è la passera
reale o passera italiana (Passer italiae) presente anche in Corsica e all’Elba, In Sicilia
si trova solo a Messina mentre nel resto della Sicilia e in Sardegna troviamo la
Passera sarda, o nera (Passer hispaniolensis), che talvolta appare anche in alcune
regioni meridionali. Nella Venezia Giulia e a Udine, invece, vive la passera
oltremontana (Passer domesticus). Nonostante le distinzioni sistematiche hanno tutti
gli stessi costumi e possiedono un’alimentazione assai varia (insetti, semi, granaglie,
rifiuti alimentari vari e frutti).
Mentre i piccioni e i passeri li possiamo incontrare un po’ dappertutto, sia sulle
strutture che sugli edifici, che sugli alberi o nei prati, i merli sono più legati alle aree
a verde, dove udiamo il loro potente fischio o li vediamo, solitari o a coppie durante il
periodo della procreazione, saltellare a piè pari sui manti erbosi. Nidifica
principalmente in mezzo alle siepi, su alberi bassi o tra folti rampicanti, dove i la
prole è facile preda delle incursioni dei gatti. I merli si nutrono di insetti, vermi,
piccoli rettili, bacche, frutti ed edera.
Le periferie urbane sono ormai frequentate dalle grosse cornacchie (pesano circa
mezzo chilo) che praticano una sorta di pendolarismo tra la campagna, dove
pernottano, e la città, ambiente adatto alla ricerca diurna del cibo. Volano verso sera
ai confini della città a piccoli gruppi gracchiando insistentemente. I loro grossi nidi
sono costruiti sulle biforcazioni dei rami di alberi alti e si possono chiaramente vedere
durante l’inverno, quando le foglie sono ormai cadute. Sono uccelli dotati di una
socialità particolare, uniti nella difesa del territorio e per soccorrere un compagno in
difficoltà. Sono praticamente onnivori e in natura si cibano sia di vegetali, causando
anche danni alle coltivazioni che di selvaggina; sono inoltre molto ghiotte di uova che
predano dai nidi di altri uccelli. La città offre però una quantità di cibo più facilmente
raggiungibile, variando così le abitudini di questo corvide.
Il gabbiano comune, spazzino del mare, ha già da tempo scoperto che vi sono
rifiuti alimentari in gran numero e facilmente disponibili anche nell’entroterra, nelle
discariche a cielo aperto o in città. Questa specie, il cui nome comune è, a ragione,
“piccione di mare”, di norma si spostava solo durante la ricerca del cibo ritornando
poi a sera verso il mare; diversi anni fa ha iniziato però a vivere e nidificare in alcune
città italiane. Il primo nido è stato avvistato a Roma nel 1971 ed ora anche altre città
tra cui Genova, Cremona, Trieste, Cagliari e San Remo possiedono le loro piccole
colonie. La più consistente è probabilmente quella di Trieste con 300 nidi stimati nel
1999. I gabbiani possono diventare molto numerosi, come abbiamo visto in alcune
località abitate della Gran Bretagna, dove il problema è emerso dopo alcuni casi di
aggressività da parte dei volatili verso l’uomo, il loro trend di crescita annuale si
aggira intorno al 20%, quindi per analogia (non ho trovato differenze sostanziali sulle
potenzialità riproduttive delle varie specie del genere Larus) possiamo ritenere che
questo calcolo valga anche per il gabbiano comune, consentendoci di fare previsioni
a lungo termine sul loro sviluppo, da confrontare naturalmente con i dati via via
disponibili con i monitoraggi.
Gli storni riconoscibili dal loro incedere a passi, con un movimento orizzontale della
testa come quello delle galline, si possono incontrare a gruppi più o meno numerosi
sui prati dei giardini o improvvisamente comparire in stormi “chiasssosi”, talvolta
consistenti, sulle alberature cittadine, da cui si innalzano compiendo volteggi
spettacolari, prima di posarsi nuovamente ed infine dileguarsi nel nulla. Ciò che
rimane del loro passaggio è molto meno poetico!
Possono nidificare in città, utilizzandola come dormitorio, e spostarsi di giorno nelle
zone agricole più ricche di cibo a loro congeniale (bacche, semi, frutti, vermi e
insetti) oppure fermarsi di passaggio in città durante le loro migrazioni.
Tra i volatili incontrati finora alcuni possono provocare dei problemi. I principali
“accusati” sono i piccioni, poi in misura minore e in situazioni contingenti indichiamo
gli storni, i gabbiani ed i passeri. In genere le imputazioni I si limitano per lo più a
fenomeni di accumulo di guano potenzialmente pericoloso e corrosivo per gli arredi
urbani, poi a una possibile proliferazione di zecche o di altri parassiti; infine, in altri
casi, all’ingresso indesiderato di individui in determinati ambienti (p. es nei magazzini
alimentari).
Tutti gli altri uccelli, di cui faremo una breve rassegna, sono solitamente elementi
graditi all’uomo e la loro presenza andrebbe incentivata, dal momento che in gran
parte ci aiutano nel controllo di specie nocive tra cui insetti, topi, ma anche piccioni e
le loro uova.
IL BIRDWATCHING TRA I PALAZZI
Durante la stagione fredda possiamo incontrare alcuni uccelli che vengono a svernare
nel nostro paese utilizzando anche i parchi, i giardini, le siepi, i cespugli di grandi
città e le aree incolte e gli orti di periferia.
Tra questi c’è il pettirosso, un uccelletto confidente, facilmente riconoscibile per il
caratteristico petto color rosso-arancione e per il suo canto piacevole ma un po’
malinconico. Si ciba di insetti, bacche e semi.
Il tordo, col suo acuto zirlo di richiamo è un’ambita preda di cacciatori, per fortuna
in città trova pace e lo possiamo vedere pasturare sui prati. Si nutre di insetti, vermi,
bacche, coccole di ginepro e frutta.
Tra le specie che possiamo osservare tutto l’anno, perché stanziali, c’è la capinera
di color grigio-bruno superiormente e più chiaro sotto, il maschio ha una calotta sul
capo di un nero lucido, mentre quella della femmina è bruno-rossiccio. Si può udire il
suo bel canto in qualsiasi ora della giornata, anche se più frequentemente al mattino
e alla sera.
Le cince, sono uccelletti gregari, vivaci, irrequieti e talvolta aggressivi tra loro;
appaiono più numerosi in inverno per gli arrivi di gruppi svernanti. La cinciallegra (dal
piumaggio variopinto di giallo, verde, nero e bianco) è più comune rispetto alla
cinciarella (di colore azzurro). Nidificano nei buchi dei tronchi, dei muri e ed in altre
cavità oppure in nidi abbandonati (p. es. di merli). Si cibano di insetti e semi.
I verdoni.
Anche i verdoni sono più frequenti in inverno per gli arrivi degli svernanti. Hanno
piume color verde-grigio dorsalmente e gialle ventralmente ed un becco robusto e
conico. Vive in gruppo e talvolta nidifica in colonie. In cattività può essere incrociato
col canarino domestico. L’adulto si alimenta di semi e piccoli frutti, mentre i nidiacei
vengono nutriti con insetti.
I fringuelli, si mostrano snelli ed eleganti, hanno la testa grigio-azzurra, il dorso
bruno-rossiccio, il groppone verde-giallo, le guance, la gola e il petto rosso vinato e
le ali con doppia fascia bianca. Il loro canto è una strofa breve, forte e melodiosa.
Vivono gregari tutto l’anno tranne in primavera. Si cibano di insetti, larve. Semi e
granaglie.
Relativamente recente è l’arrivo della tortora dal collare orientale, che è
penetrata in Italia da oriente e si è diffusa progressivamente stabilendosi sia in
campagna che nelle grandi città, nei parchi e nei giardini alberati. È un po’ più scura
della tortora domestica e presenta un collare nero incompleto. Il suo verso è
descritto dal nome scientifico e si può percepire come un susseguirsi di “de-ca-octò”.
In primavera ecco apparire le rondini e i rondoni, tutti noti insettivori, che
preferiscono nidificare nelle vecchie costruzioni piuttosto che nei moderni edifici. Il
nido delle rondini è forgiato con un impasto di fango, saliva e, in relazione alla specie
con l’aggiunta di crini, e filamenti vegetali o foderato con piume. Il rondone invece
realizza un nido di paglia cementato con la saliva.
La rondine ha il dorso di color violetto-azzurro, la rondine montana ce l’ha bruno
chiara (volgente talvolta al grigio o al rossiccio), il balestruccio ce l’ha nero-azzurro
tranne il groppone che è bianco, il ventre è biancastro in tutte e tre le specie; il
rondone è invece tutto bruno-nero fuligginoso con la sola gola biancastra.
Guardando verso il cielo, invece, ci renderemo conto dell’esistenza (in alcuni casi
sempre più rara, in altri in aumento, in quanto favorite le introduzioni) di specie che
in parte vivono di predazione come alcuni corvidi, tra cui le già citate cornacchie, le
taccole e le gazze, oppure i rapaci quali poiane, falchi (pecchiaioli, pellegrini,
cuculi), astori e nibbi (di passaggio durante le migrazioni) e gheppi (stanziali).
Le taccole sono più piccole dei piccioni con i quali convivono per saccheggiarne le
uova e i nidiacei; vivono gregarie e stanziali in molte città italiane specialmente
quelle ricche di edifici vecchi.
Le gazze, dal piumaggio di un bel contrasto di nero e bianco, possono nidificare
sulle piante alte o sui tetti dove depongono le uova sotto le tegole. Si cibano di
insetti, larve, ghiande, semi e preda le uova e i nidiacei di altri uccelli; divora anche
le carogne.
Il gheppio è un falchetto che vive e nidifica anche in città. Di dimensioni ridotte
(indicativamente quanto un piccione) costruisce il proprio nido sopra grossi edifici
urbani e si sposta in campagna per nutrirsi.
Al calare delle ombre si fanno largo gli uccelli notturni (utili anche perché la loro
alimentazione comprende anche topi e insetti): possiamo allora udire o scorgere il
volo delle civette, ma ci sono anche allocchi, barbagianni e assioli.
I barbagianni trovano il loro ambiente ideale per nidificare laddove vi sono ruderi o
vecchi casolari, gli allocchi prediligono invece le aree a verde e principalmente i
parchi dove sono ancora presenti grossi alberi secolari, le civette amano i grossi
edifici che probabilmente le appaiono come dei veri e propri massicci rocciosi,
nidificano nei vecchi tronchi, nei tetti, sotto le tegole, in camini, soffitte, vecchie
mura e torri. Cattura insetti, topi e uccellini.
Ricordiamo infine gli uccelli presenti nelle aree naturalistiche urbane e di periferia,
ma che possono anche sconfinare se trovano condizioni di vita idonee.
Tra questi troviamo specie silvestri come gli usignoli, uccelletti noti per il,melodioso
canto, i picchi che si nutrono di insetti xilifagi, i luì insettivori verdastri di passaggio
e gli scriccioli minuti volatili che si possono incontrare tra i cespugli in inverno. . Sul
terreno si muovono invece i fagiani, o altri gallinacei di passaggio (le quaglie e le
beccacce) o le gallinelle d’acqua, nidificanti in rogge e laghetti artificiali. Nelle aree
umide troviamo anche germani reali, oche selvatiche, cigni, folaghe, svassi,
aironi cinerini, martin pescatori (a Milano un esemplare probabilmente in cerca
di cibo è riuscito ad introdursi nell’Acquario Civico) e persino cormorani svernanti,
che sono peraltro stati visti in casi eccezionali, posati sugli edifici.
LINEE GUIDA PER IL CONTENIMENTO DEI PICCIONI
Mezzi per l’allontanamento dei colombi
I più comuni sono i dissuasori all’atterraggio costituiti da una base plastica su cui
sono fissate delle punte metalliche flessibili (incruente) che non consentono al
volatile di posarsi sui luoghi in cui vengono applicate (davanzali, cornicioni,
monumenti). Ne esistono anche di interamente metallici. Molto efficaci sonop anche i
sistemi elettrostatici, che per nostra diretta esperienza, sono i più “persuasivi”
all’allontanamento. Bisogna porre particolare attenzione alla loro durata nel tempo e
al fatto che devono risultare “invisibili” in un contesto di arredo urbano.
Possiamo citare altri mezzi quali i gel irritanti da applicare sui luoghi in cui atterrano,
che però vengono inattivati presto dalla polvere, oppure gli ultrasuoni, che hanno un
raggio di azione limitato e possono essere alla lunga tollerati, spesso diventano un
rumore di fondo. Possiamo poi includere
tutti i sistemi che hanno come scopo
quello di spaventare i colombi quali le strisce mosse dal vento, o le sagome di rapaci.
Mezzi anti-intrusione
Le reti sono quelle maggiormente usate. Importante è la corretta applicazione, che
non lasci alcuna opportunità di ingresso ai colombi, che potrebbero entrare (magari
senza venirne più fuori) o rimanere intrappolati nel tentativo di passare.
Mezzi per il contenimento dei colombi
Possiamo definire come sistemi di emergenza quelli che prevedono la cattura
massiva (che fine fanno? NdAA) e lo spostamento dei volatili in altre zone (dove?
NdAA) e superati (nonché costosi!) quelli che comportano la sterilizzazione
chirurgica. In molti Comuni sta prendendo piede il controllo della fertilità attraverso
programmi di alimentazione calibrata, addizionata con antifecondativi. Il principio
attivo registrato allo scopo è la nicarbazina (ad. es. Avicontrol) che non influisce sul
comportamento riproduttivo, ma solo sul calo della procreazione, non è un ormone,
ma un anticoccidico.
Tale sistema prevede una fase di studio-censimento (quanti-dove) e poi la
somministrazione vera e propria che mediamente dura 120 gg. La durata del ciclo è
triennale, ma riteniamo che, così come per le zanzare e i ratti la lotta debba essere
fatta ogni anno, pena il reinquinamento di questi “rat.bird”.
Naturalmente sono di ausilio le ordinanze che vietano l’alimentazione dei piccioni da
parte della cittadinanza.
Infine in alcune città sono state favorite le introduzioni di alcuni antagonisti, tra cui
gheppi e taccole, ma tali mezzi di contenimento invero non hanno sortito l’effetto
desiderato. E’ un aspetto della lotta biologica che dovrebbe essere valutato in termini
razionali e non emozionali.