Imperialismo
1875-1914
• "Ma paradossalmente l'età che va dal 1875 al 1914 può essere
detta Età imperiale non solo perché essa diede vita a un
imperialismo di nuovo tipo, bensì anche per una ragione di stampo
più antico.
• Fu quello, probabilmente, il periodo della storia mondiale moderna
in cui furono più numerosi i sovrani che si chiamavano ufficialmente
"imperatori", o erano ritenuti dai diplomatici occidentali degni di
questo titolo. …
• In un senso meno banale, il nostro periodo è ovviamente l'età di un
nuovo tipo di impero, quello coloniale. La supremazia economica e
militare dei paesi capitalsitici era da un pezzo fuori discussione; ma
tra la fine del XVIII secolo e l'ultimo venticinquesimo del XIX non si
era fatto nessun tentativo sistematico di tradurla in conquiste,
annessioni e amministrazioni formali.
• Fra il 1880 e il 1914 il tentativo fu fatto, e la maggior parte del
mondo extraeuropeo, ad eccezione delle Americhe, fu formalmente
spartito in territori soggetti al governo esplicito, o all'implicito dominio
politico dell'uno o dell'altro di un manipolo di stati: principalmente
Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio, Stati Uniti,
Giappone." (Hobsbawm, Età degli imperi pag. 67)
" … il termine "imperialismo" cominciò a
entrare nel lessico politico e giornalistico
durante gli anni 1890, nel corso dei dibattiti
sulla conquista coloniale. … il termine ha
acquistato man mano, e ormai
probabilmente non perderà più, una
coloritura peggiorativa ... l'imperialismo è
una cosa comunemente ritenuta riprovevole
e quindi attribuita agli altri." (idem, pag. 70 e
71)
• " … l'imperialismo del tardo ottocento era
indubbiamente "nuovo". Era figlio di un'era di
competizione nuova fra economie nazionali
capitalistico-industriali rivali; nuova e
intensificata dalla spinta ad assicurarsi e a
salvaguardare i mercati in un periodo di
incertezza economica; … Quell'imperialismo era
parte di un processo di allontanamento dal
capitalismo del laissez-faire pubblico e privato;
processo anch'esso nuovo, e implicante
l'avvento sia di grandi società e di oligopoli, sia
di un maggiore intervento dello stato nelle
faccende economiche". (idem, pag. 85-86)
"Un peso molto maggiore ebbe la diffusa tendenza
a offrire agli elettori la gloria anziché più costose
riforme: e cosa c'era di più glorioso della
conquista di territori esotici e di genti e di
carnagione scura, specie se erano di solito
conquistabili a buon mercato? Più in generale
l'imperialismo incoraggiava le masse, e
specialmente i potenziali scontenti a identificarsi
con lo Stato e la nazione imperiale, e così a
giustificare e legittimare inconsciamente il
sistema politico-sociale rappresentato dallo stato
medesimo." (Hobsbawm, Età degli imperi, pag.
82).
"… era convinzione diffusa che
l'imperialismo potesse non solo surrogare
le riforme sociali, ma fosse anche
popolare. Alla prova dei fatti la guerra, o
almeno la prospettiva di una guerra
vittoriosa, dimostrò di avere un potenziale
demagogico intrinseco anche maggiore".
(idem, pag. 123)
"Il cinquantennio che precede il 1914 fu
un'età classica di xenofobia e quindi di
reazione nazionalistica contro di essa,
perché, anche lasciando da parte il
colonialismo, fu un'età di mobilità e
migrazione massiccia, specie nei decenni
della Depressione, di manifesta o
sotterranea tensione sociale… " (idem,
pag. 176)
Nuovo imperialismo
• L’imperialismo del tardo Ottocento fu una
prosecuzione dell’espansione coloniale setteottocentesca, ma con alcuni caratteri specifici:
• Rapidità (pochi decenni a fronte di secoli)
• Superficie di conquista (1/5 delle terre del globo
e 1/10 dei suoi abitanti)
• Soggetti conquistatori (gli stati a fronte delle
compagnie private)
• Ragioni di conquista non solo economiche ma
anche politiche (dominare intere regioni anche
quando il vantaggio non era percepibile)
Imperialismo (pag. 365)
Motivazioni
economiche
(Hobson, Lenin)
Ricerca di mercati, sbocco
investimenti, materie
prime
Imperialismo economico
(Inghilterra in America del
sud)
Motivazioni politiche
(Schumpter, Fieldhouse)
Ricerca del prestigio e
coesione interna
Equilibri diplomatici e di
potenza
• L’imperialismo americano è il prodotto
naturale della pressione economica di un
improvviso incremento del capitale, che
non può trovare impiego in patria e ha
bisogno di mercati stranieri per i beni e per
gli investimenti.
• Le medesime necessità sussistono nei
paesi europei e spingono, come viene
ammesso, i vari governi sulla medesima
strada. (Hobson, Imperialismo 1902)
• Dal momento che le nazioni entrano una dopo
l’altra nell’economia delle macchine e tutte
adottano sistemi industriali avanzati, diventa
sempre più difficile per i produttori, per gli
operatori commerciali, per i finanzieri disporre
con profitto delle proprie risorse economiche,
sicché essi sono sempre più fortemente tentati
di usare i rispettivi governi al fine di assicurarsi
per loro uso privato qualche remoto e arretrato
paese mediante annessione o protettorato.
(Hobson, Imperialismo 1902)
• Il processo, ci si dirà, è inevitabile e tale in realtà
appare a un esame superficiale. Dappertutto ci
si presentano forze di produzione in eccesso,
dappertutto un eccesso di capitale in cerca di
investimento. Non c’è uomo d’affari che non
ammetta che l’aumento del potere di produzione
nel suo paese eccede la corrispondente crescita
dei consumi, che possono essere prodotte
quantità di beni maggiori di quelle che possano
essere esitate con profitto e che esiste un
capitale in eccesso rispetto alle possibilità di
trovare investimenti remunerativi. (Hobson,
Imperialismo)
“Se si volesse dare la più concisa definizione possibile
dell’imperialismo, si dovrebbe dire che l’imperialismo è lo
stadio monopolistico del capitalismo. Tale definizione
conterrebbe l’essenziale, giacché da un lato il capitale
finanziario è il capitale bancario delle poche grandi
banche monopolistiche, fuso col capitale delle unioni
monopolistiche industriali, e d’altro lato la ripartizione del
mondo significa passaggio dalla politica coloniale,
estendentesi senza ostacoli ai territori non ancora
dominati da nessuna potenza capitalistica, alla politica
coloniale del possesso monopolistico della superficie
terrestre definitivamente ripartita.”
• Nel 1916 Lenin pubblicò un saggio intitolato
L’imperialismo fase suprema del capitalismo, nel quale
sviluppava le tesi dell’economista inglese John Atkinson
Hobson, sostenitore della maggiore rilevanza dei fattori
economici del colonialismo
Quindi noi – … – dobbiamo dare una definizione
dell’imperialismo, che contenga i suoi cinque principali
contrassegni, e cioè: 1) la concentrazione della
produzione e del capitale, che ha raggiunto un grado
talmente alto di sviluppo da creare i monopoli con
funzione decisiva nella vita economica;
2) la fusione del capitale bancario col capitale industriale e
il formarsi, sulla base di questo «capitale finanziario», di
un’oligarchia finanziaria;
3) la grande importanza acquistata dall’esportazione di
capitale in confronto con l’esportazione di merci;
4) il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali di
capitalisti, che si ripartiscono il mondo;
5) la compiuta ripartizione della terra tra le più grandi
potenze capitalistiche. (Lenin)
• Secondo SCHUMPETER (1919 "La sociologia
dell'imperialismo") bisogna distinguere tra capitalismo
teorico , essenzialmente razionale e benefico,
caratterizzato da una economia dinamica e di sviluppo
equilibrato; e capitalismo reale essenzialmente
imperialistico ed oppressivo, apportatore di squilibri e
disuguaglianze.
• Imperialismo è per lo studioso "l'assurda tendenza da
parte di uno Stato a perseguire una espansione illimitata
e violenta".
• Il modello di capitalismo reale si sarebbe realizzato per il
prevalere di una componente irrazionale e atavica
dell'uomo stesso. Con il prevalere della componente
razionale nella vita sociale l'imperialismo sarebbe
scomparso. "Un mondo puramente capitalistico non può
offrire terreno fertile agli impulsi imperialistici" - "Il
capitalismo è per sua stessa natura anti-imperialistico".
• Un importante contributo al dibattito sull’origine
dell’imperialismo è venuto da studiosi che, criticando le
interpretazioni di Hobson e di Lenin, i quali
consideravano determinanti le cause di tipo economico,
hanno assegnato un maggior peso a fattori di ordine
politico e sociologico. Lo storico inglese David Kenneth
Fieldhouse collega l’espansione coloniale alla situazione
dell’Europa a partire dal 1870, quando ebbe inizio una
crescente rivalità tra gli stati, vennero nuovamente
applicate tariffe protettive e «la potenza militare tornò ad
essere il criterio, il metro della grandezza nazionale». In
tal modo divenne sempre più popolare l’idea imperiale,
fondata su «concetti assurdi, irrazionali come la
superiorità della razza e il prestigio della nazione». [Vedi
fotocopie]
• Secondo G. Barone (Imperialismo e
colonialismo 1999) l’imperialismo giocò un ruolo
importante nell’opera di “nazionalizzazione delle
masse” [pag. 344], ovvero di integrazione dei
ceti popolari nello stato-nazione e nei suoi valori.
• Ricorda che secondo lo storico inglese
Hobsbawm negli ultimi decenni dell’Ottocento si
diffuse “la tendenza ad offrire agli elettori la
gloria anziché le più costose riforme …”
(Imperialismo delle masse - vedi pag. 367)
L’Imperialismo come fenomeno
economico
• La seconda rivoluzione industriale (185070; 1900-1914)
• La grande depressione (1873-1896)
La seconda rivoluzione
industriale
Sviluppo
tecnologico
Chimico, elettrico,
siderurgico
Concentrazione
industriale
Cartelli, trust
Integrazione
finanza industria
Banche miste,
società per azioni
Intervento dello
stato
Razionalizzazione
produttiva
Commesse all’industria
protezionismo
imperialismo
Taylorismo, fordismo
Sovrapproduzione
Cause
congiunturali
Innovazione
tecnologica
Capitalismo
monopolistico
Protezionismo
Eccesso di offerta
Grande
depressione
Colonialismo
Società di massa
Nuove potenze
industriali