Utilizza la funzione Segnalibri Scienza delle finanze MODULO I - Settore pubblico e organizzazione Indice del modulo I 1. Il settore pubblico: introduzione Il settore pubblico dell’economia I fallimenti del mercato Le funzioni del settore pubblico Operatori e mercati: i settori istituzionali Il circuito economico ed il settore pubblico 2. Il settore pubblico: la sua struttura economica e finanziaria Le Amministrazioni Pubbliche Il Conto Consolidato delle Amministrazioni Pubbliche Il fabbisogno ed il debito Pubblico 3. Mercato, organizzazione, impresa Mercato e costi di transazione Mercato e impresa come meccanismi di coordinamento Sommario: mercato, imperfezioni, organizzazioni private e pubbliche Domande di esame 1. Amministrazioni Pubbliche e Settore Pubblico 3. Indebitamento, Fabbisogno e Debito Pubblico 4. Mercato, Impresa e ‘costi di transazione’ 1. Il settore pubblico: introduzione Il settore pubblico dell’economia La definizione Scienza delle finanze deriva dal tedesco Finanzwissenschaft. Era intesa come Scienza delle leggi della ricchezza pubblica e venne introdotta in Italia fin dal 1878 come materia d’insegnamento universitario nella Facoltà di Giurisprudenza. E’ stata definita anche come finanza pubblica, economia pubblica, economia del settore pubblico. Studia la struttura, gli operatori, i comportamenti, gli effetti economici degli operatori, delle decisioni e delle attività del settore pubblico. L’organizzazione economica delle attività del settore pubblico, sia questo un regno o un impero del passato, un principato o una signoria, uno stato moderno centrale o federale, un’unione economica fra Stati diversi, è sempre fondamentale per l’esistenza, il rafforzamento e la continuità della struttura politica. Perciò lo studio 1 dell’attività economica pubblica ha carattere fondamentale per comprendere lo sviluppo e la trasformazione delle istituzioni pubbliche nonché per fornire strumenti pratici che possano orientare i governanti nelle decisioni di rilevanza economica. Le ragioni che hanno dato giustificazioni della presenza di un settore pubblico, definito anche bilancio pubblico, nei sistemi capitalistici di economia mista sono divisibili in due gruppi. - Ragioni di carattere storico-politico collegate alla nascita ed all’evoluzione dello stato moderno a partire dalla metà del sec. XVII e che privilegiano le spiegazioni che attribuiscono al settore pubblico diversi ruoli e finalità. 1. Il settore pubblico è stato inteso come regolatore dei conflitti tra le classi sociali. 2. Con altra interpretazione è stato considerato il risultato di un contratto sociale che lega individui e gruppi in attività di convenienza comune e che permette forme di democrazia partecipativa nelle decisioni collettive; 3. In una prospettiva più pessimistica è stato interpretato come lo strumento di una classe dominante (ruling class, un gruppo di élite) per affermare le proprie scelte utilizzando le regole della democrazia politica. Così il settore pubblico impone scelte proprie, correggendo e sostituendo scelte private. In questa chiave è stato considerato in modo diverso a seconda delle situazioni storiche e delle interpretazioni politiche. a) Come un attore di tipo paternalistico, un tutore che impone proprie scelte nell’interesse dei cittadini. b) Come semplice strumento delle classi dominanti e difensore degli interessi economici di queste. Il rapporto conflittuale tra classi dirigenti e classi dominate viene composto nelle strutture politiche. Questa impostazione ha avuto diverse varianti: ¾ da una parte il settore pubblico è considerato uno strumento di consenso politico. Le istituzioni politiche sono utilizzate come strumento di scelte pubbliche nell’interesse di politici e burocrati, ma che provvedono anche ad una legittimazione del potere acquisendo il consenso degli elettori per poter conservare il potere medesimo. ¾ Talora si è interpretato il settore pubblico come strumento di sfruttamento di una classe sulle altre nella lotta di classe. - Ragioni dell’esistenza di un settore pubblico sono state dedotte dalla teoria economica, fondata sulla logica dell’efficienza e dell’equilibrio dei mercati e dei settori produttivi, soprattutto in base alla teoria economica neoclassica. Le ragioni di carattere economico sono motivazioni astratte. La teoria economica neoclassica afferma che i mercati funzionano in modo efficiente quando: ¾ i consumatori e le imprese hanno informazioni complete e la possibilità di prevedere perfettamente il futuro; ¾ c’è concorrenza tra le imprese; i prezzi sono flessibili e c’è facilità di variazioni delle quantità, dei prezzi e dei redditi di prodotti e mobilità dei fattori. Individui ed imprese possono contrattare continuamente, a parità di condizioni, senza costi e su tutto; ¾ c’è la possibilità di effettuare decisioni razionali e coerenti, in assenza di rischi. Se vengono a mancare queste condizioni (ad es. in presenza di monopoli, di informazioni imperfette, di impossibilità di contrattazioni, di rischi privati e sociali, di effetti negativi di decisioni dei soggetti privati) si possono giustificare interventi esterni di un soggetto pubblico che possa correggere le imperfezioni. Un’impostazione teorica propone di esaminare la finanza pubblica dal punto di vista della c.d. economia costituzionale. E’ importante, in questa prospettiva, l’adozione di regole di decisione di lungo periodo (la costituzione economica) che stabiliscano le caratteristiche del bilancio pubblico, quindi le tipologie delle imposte e delle spese, la possibilità dell’indebitamento pubblico, i limiti dell’intervento pubblico nell’economia, la gestione della moneta. Questa prospettiva vuole tutelare essenzialmente le libertà delle scelte individuali contro possibili abusi da parte dello stato, delle burocrazie, dei partiti politici ed è stata sostenuta in particolare dalla scuola americana della public choice. 2 I fallimenti del mercato Le ragioni di carattere teorico, costruite in riferimento alla teoria pura degli equilibri di mercato, giustificano la presenza di un soggetto pubblico con la presenza di imperfezioni della teoria pura. Nei mercati esistono incertezza, informazioni incomplete ed asimmetriche, elementi e situazioni che si sottraggono alle contrattazioni, impossibilità di realizzare sempre scambi volontari, rigidità e vischiosità nei meccanismi di aggiustamento, situazioni di monopolio ed oligopolio che contraddicono la concorrenza, orizzonti temporali differenziati e limitati, irrazionalità nelle decisioni di individui ed imprese, presenza di rischi individuali e sociali. L’analisi della finanza pubblica negli ultimi decenni è stata approfondita soprattutto nel contesto dell’economia del benessere, un insieme di teorie sviluppate nel secolo XX, sulla base di studi iniziati dall’economista inglese Pigou . L’economia del benessere ha carattere normativo ed applica definizioni e principi di utilità individuale e di benessere sociale per valutare i guadagni e le perdite da interventi pubblici (imposte, spese, vincoli, proibizioni ed obblighi) e stabilire quali situazioni siano socialmente più desiderabili rispetto ad altre. In quel contesto sono stati formulati due principi, noti come primo e secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere. • • Il primo teorema: la massima efficienza negli scambi e nella produzione è raggiungibile solo in un equilibrio di concorrenza perfetta. Il secondo teorema: per ciascuna distribuzione iniziale delle risorse economiche (redditi, patrimoni e fattori di produzione) si raggiungerà un diverso equilibrio concorrenziale. Quindi modificando la situazione iniziale si può raggiungere un altro equilibrio efficiente, a condizione che gli agenti (consumatori e imprese) siano liberi di contrattare. Si distingue tra una funzione allocativa (che porta all’efficienza) successiva ad una funzione redistributiva di risorse. In alcune situazioni i due teoremi fondamentali non trovano applicazione, in quanto i meccanismi di mercato non funzionano e falliscono (si parla di fallimenti del mercato – market failures). Ciò avviene quando esistono: Situazioni non concorrenziali, come i monopoli. Situazioni in cui esistano beni e servizi che tecnicamente non si possono vendere sul mercato ed ai quali non si possono attribuire prezzi (è il caso dei c.d. beni e servizi pubblici). Situazioni in cui la produzione di beni e servizi privati provoca danni a consumatori ed imprese (è il caso delle c.d. esternalità negative, ad es. i danni ambientali). Mancanza di profitto per alcuni beni e servizi (culturali, sanitari, prodotti di artigianato) che il mercato non ha interesse a produrre e che scomparirebbero o si ridurrebbero a quantità minime. Mancanza di informazioni in alcuni mercati (ad es. nei mercati finanziari, nella sanità, nell’istruzione). Costi o rischi eccessivi di alcune produzioni, che i privati non possono o non si vogliono assumere. Lentezza eccessiva nei meccanismi di mercato negli aggiustamenti, come nel riassorbire effetti negativi (ad es. la disoccupazione). Sperequazioni ingiustificate nella distribuzione, tra le famiglie, di redditi e di patrimoni. Al soggetto pubblico viene attribuito il ruolo di una struttura e di un insieme di meccanismi che eliminano o minimizzano queste difficoltà. 3 Le funzioni del settore pubblico Già Adam Smith, nella Ricchezza delle Nazioni (1779) attribuiva al settore pubblico funzioni passive (protezione degli individui e della proprietà, mantenimento della sicurezza interna ed esterna) e funzioni attive (istruzione, opere di utilità pubblica che i privati non costruirebbero per mancanza di convenienza privata). Nel tempo gli studiosi hanno individuato molteplicità di funzioni che giustificano la presenza di un settore pubblico a fianco del settore privato. In sintesi il settore pubblico, rispetto al settore privato, svolge funzioni: - - sostitutive o sussidiarie, quando il mercato privato non funziona e non interviene; complementari ed integrative: il settore pubblico di effettua scelte di lungo periodo, mentre individui e mercati fanno scelte di breve periodo: l’orizzonte temporale è più ampio per il settore pubblico, che guarda più lontano e considera anche le generazioni future; assicurative: il settore pubblico rende possibili decisioni rischiose; correttive di effetti negativi dei mercati; accelerative di meccanismi propri dei mercati privati, quando gli aggiustamenti sono troppo lenti; di diffusione di informazioni; di controllo e garanzia del funzionamento corretto di meccanismi privati nei mercati interni (ad es. la tutela civilistica e penalistica dei rapporti economici); di protezione esterna dei mercati, ad es. con la difesa nazionale e nei rapporti internazionali; di interventi di salvataggio nelle situazioni di grave crisi di grandi imprese private, in particolare nel settore finanziario ed in altri settori (siderurgia, industria estrattiva, telecomunicazioni, trasporti). Tali funzioni sono state raggruppate in tre gruppi: Allocazione delle risorse economiche: consiste nell’influire sull’efficienza della produzione e dei consumi, sul miglior impiego dei fattori di produzione; nell’indirizzare la destinazione dei fattori e nel produrre beni e servizi che il mercato privato non è in grado di produrre; nel massimizzare il benessere sociale (funzione allocativa). Distribuzione: correggere le distribuzioni dei redditi, dei patrimoni e dei consumi perché rispettino criteri di equità (funzione distributiva). Stabilizzazione: controllare gli aggregati dell’economia (redditi, consumi, investimenti, produzione, prezzi) per favorire la crescita, l’occupazione, e per controllare i processi inflazionistici e di stagnazione dell’economia (funzione di stabilizzazione). Le modalità di intervento del settore pubblico sono di tipo: • diretto, a) attraverso il bilancio pubblico, con le entrate pubbliche e le spese pubbliche; b) attraverso le imprese pubbliche, le quali gestiscono direttamente la produzione e la distribuzione di beni e di servizi; …………………………………………………………. • indiretto, attraverso l’imposizione di controlli, di vincoli e di comportamenti ad imprese private ed a consumatori, ad es. con gli interventi di regulation (controllo di quantità, prezzi, mercati). 4 Operatori e mercati: i settori istituzionali Si riassumono alcuni concetti di contabilità nazionale. Si distingue tra i seguenti operatori, soggetti che svolgono attività economiche, definiti settori istituzionali: famiglie, imprese, amministrazioni pubbliche, resto del mondo. Seguendo la terminologia della contabilità nazionale, i settori istituzionali sono raggruppamenti di unità istituzionali che hanno autonomia e capacità di decisione in campo economico-finanziario e che, fatta eccezione per le famiglie, tengono scritture contabili separate. Il Sistema Europeo dei Conti (SEC 95) classifica le unità istituzionali in base alla funzione principale ed alla tipologia del produttore. Il sistema di contabilità nazionale (SEC 95 - ESA 95) può essere consultato in 1) Famiglie e istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie: sono le unità che offrono lavoro alle imprese, ricevono redditi, effettuano decisioni di consumo e di risparmio. L’insieme delle famiglie è l’Aggregato Famiglie. Consistono degli individui o dei gruppi di individui nella loro funzione di consumatori o in quella di produttori di beni e servizi (imprese famigliari e individuali con meno di 5 addetti), purché il loro comportamento non configuri una quasi-società. 2) Imprese: sono le unità di produzione e di commercializzazione di beni e servizi, pagano redditi alle famiglie, decidono su investimenti, produzione, vendite, occupazione. L’insieme delle imprese è l’Aggregato Imprese. Si suddividono in società finanziarie e società non finanziarie: 2a) Società non finanziarie: sono le società e quasi-società private e pubbliche. Le società pubbliche includono le aziende autonome, le Ferrovie dello Stato, le aziende municipalizzate e consortili, l’Enel, le imprese a partecipazione statale, le altre imprese pubbliche. Per quasi-società si intendono quelle unità che sono prive di personalità giuridica, ma tengono contabilità completa ed hanno un comportamento economico separabile da quello dei proprietari: comprendono le società in nome collettivo e in accomandita semplice, le società semplici e di fatto e le imprese individuali con più di 5 addetti. 2b) Società finanziarie: includono: 2b.1) Istituzioni finanziarie monetarie: la Banca d’Italia e le altre istituzioni bancarie; 2b.2) Altri intermediari finanziari: società di finanziamento e di intermediazione mobiliare, società fiduciarie di gestione, fondi comuni; 2b.3) Ausiliari finanziari: le unità istituzionali la cui funzione principale consiste nell’esercitare attività strettamente connesse all’intermediazione finanziaria. Comprende le autorità centrali di controllo dei mercati finanziari, quali la Consob e l’Isvap, enti vari preposti al funzionamento dei mercati, associazioni tra banche e tra imprese finanziarie e assicurative, società che gestiscono fondi comuni, mediatori e promotori finanziari, agenti di cambio con più di un addetto. 2.b.4) Imprese di assicurazione e fondi pensione. 3) Amministrazioni Pubbliche:si suddividono in tre sottosettori: 3.1) Amministrazioni centrali; 3.2) Amministrazioni locali; 3.3) Enti di previdenza e assistenza sociale. 4) Resto del mondo: comprende famiglie, società, settori pubblici di altri paesi. Il settore pubblico include le Amministrazioni pubbliche (3) e le imprese pubbliche (comprese in 2) 5 Il settore pubblico talvolta è identificato con termini generici, ad es. con erario e fisco. Erario deriva da aerarium, che era il tesoro comune dello Stato presso l’antica Roma, distinto dal publicum, che era il tesoro del popolo e dei patrizi. Conteneva, nel tempio di Saturno, il denaro pubblico ed i conti delle entrate, delle spese, dei debiti. L’aerarium era diviso in tesoro comune, al quale affluivano le imposte regolari (tributa, vectigalia, ecc.) e dal quale si traevano le risorse per le spese normali, e l’aerarium sanctum, destinato a spese eccezionali in caso di pericolo per lo stato. Con Augusto venne istituito un aerarium militare, una tesoreria destinata solo al finanziamento delle spese militari. Inoltre Augusto suddivise le province in due gruppi, uno appartenente al Senato, un altro appartenente a Cesare. L’aerarium riceveva le imposte dalle province appartenenti al Senato, mentre un nuovo soggetto, il fiscus riceveva le entrate dalle proprietà dell’imperatore. Il termine fiscus indicava un cesto, un paniere nel quale i Romani portavano grandi somme di denaro. Successivamente (con Adriano) aerarium e fiscus vennero a convergere in unica proprietà statale, così che i due termini vennero utilizzati come sinonimi. Il circuito economico ed il settore pubblico Si considerano i seguenti mercati: beni di consumo privato e servizi privati: sono prodotti da imprese private ed acquistati dalle famiglie (mercato dei beni di consumo); beni di investimento: beni strumentali prodotti dalle imprese, acquistati dalle imprese private e dal settore pubblico (mercato dei beni di investimento); beni pubblici e servizi pubblici: sono prodotti dal settore pubblico, direttamente o tramite imprese private; sono beni di consumo, servizi e beni di investimento e sono utilizzati da famiglie, imprese e settore pubblico; in gran parte sono beni e servizi non destinati alla vendita, ma offerti gratuitamente; risparmio: il risparmio affluisce da famiglie ed imprese (mercato del risparmio); ritorna a famiglie ed imprese che si indebitano, con mutui e prestiti, per consumare e per produrre; il settore pubblico contribuisce a formare risparmio e preleva risparmio col debito pubblico. Le relazioni tra settori istituzionali (aggregati) e mercati sono illustrate dai flussi all’interno del circuito economico. Possono essere rappresentate da frecce (movimenti di redditi e beni verso e da). Distinguiamo due situazioni, a seconda dell’assenza o della presenza del settore pubblico. senza settore pubblico FAMIGLIE IMPRESE Beni di consumo privato e servizi privati Mercato del risparmio RESTO DEL MONDO Beni privati di investimento 6 con il settore pubblico Il segno indica i redditi, i beni, i servizi che al settore pubblico vanno dagli altri aggregati e dai mercati (imposte, beni e servizi acquistati dal settore pubblico). Il segno indica i pagamenti effettuati con spese pubbliche (alle famiglie con stipendi e pensioni, alle imprese con contributi, ecc.) dal settore pubblico. Le famiglie consumano beni e servizi pubblici, oltre a quelli privati. Le imprese producono ed utilizzano beni e servizi pubblici per svolgere attività industriale e commerciale. Beni di consumo privato e servizi privati FAMIGLIE Beni privati di investimento SETTORE PUBBLICO IMPRESE RESTO DEL MONDO Beni pubblici e servizi pubblici Mercato del risparmio 2. Il settore pubblico: la sua struttura economica e finanziaria Le Amministrazioni Pubbliche Per la terminologia si fa rinvio al della Banca d’Italia, al dell’OECD. Per il settore pubblico in particolare si veda il ed il Ragioneria Generale dello Stato dell’ISTAT ed al dell’IMF della Le Amministrazioni pubbliche includono, secondo il criterio della contabilità nazionale, le unità istituzionali le cui funzioni principali consistono nel: a) produrre beni e servizi non destinabili alla vendita; b) operare una redistribuzione del reddito e della ricchezza del Paese. 7 Il settore è suddiviso in tre sottosettori: Amministrazioni centrali, che in Italia comprendono le amministrazioni centrali dello Stato e gli enti economici, di assistenza e di ricerca, che estendono la loro competenza su tutto il territorio del Paese (Stato, organi costituzionali, Anas, gestione delle ex Foreste demaniali, Istat, altri); Amministrazioni locali, che in Italia comprendono gli enti pubblici la cui competenza è limitata a una sola parte del territorio. Il sottosettore è articolato in: a) enti territoriali (Regioni, Province, Comuni), b) aziende sanitarie locali e ospedaliere, c) istituti di cura a carattere scientifico e cliniche universitarie, d) enti assistenziali locali (università e istituti di istruzione universitaria, opere universitarie, istituzioni di assistenza e beneficenza, altri), e) enti economici locali (camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, enti provinciali per il turismo, istituti autonomi case popolari, enti regionali di sviluppo, comunità montane, altri); Enti di previdenza, che comprendono le unità istituzionali centrali e locali la cui attività principale consiste nell’erogare prestazioni sociali finanziate attraverso contributi generalmente di carattere obbligatorio (INPS, INAIL, INPDAP ed altri). Nell’ambito del settore pubblico si distingue tra settore statale, settore pubblico e settore pubblico allargato. Il Settore statale comprende lo Stato in senso stretto (le Amministrazioni Centrali o bilancio statale + tesoreria, in termini economico-finanziari), le ex Aziende Autonome dell’Amministrazione centrale (Poste, Ferrovie, Anas), la Cassa Depositi e Prestiti, altri enti centrali (es. Istat). Il Settore Pubblico è composto dal settore statale + le altre Amministrazioni Pubbliche (locali, enti di previdenza) + Imprese pubbliche locali (aziende pubbliche regionali, provinciali, comunali) Il Settore Pubblico Allargato: è composto dal settore pubblico + altre imprese pubbliche (la più importante è l’ENEL). Sulla contabilità del Settore Pubblico si veda il dell’International Monetary Fund (IMF) Le Amministrazioni Pubbliche hanno, ciascuna, un proprio Bilancio. Esiste quindi un bilancio dello Stato, un bilancio per ogni altra amministrazione pubblica, un bilancio per ciascun ente pubblico. La contabilità di entrate e spese è effettuata con due sistemi: - di competenza: accertamenti di entrate (autorizzazioni a incassare) ed impegni di spese (autorizzazioni a spendere); - di cassa: riscossioni effettive di entrate e pagamenti effettivi (erogazioni) di spese. L’ inserite nel Conto Economico Consolidato è pubblicato dall’ISTAT. Si vedano, sempre dell’ISTAT, i ed in dettaglio le tavole dell’ 8 Il conto consolidato delle Amministrazioni Pubbliche Non viene costruito un bilancio unico del settore pubblico. Invece, in base ai dati di cassa, è costruito (da Istat-Banca d’Italia) un Conto Consolidato delle Amministrazioni Pubbliche all’interno del quale si elidono, per non contarli più volte, i trasferimenti effettuati tra Amministrazioni Pubbliche. Ad es. se dal bilancio dello Stato si trasferiscono 100 alle Regioni e questo importo di 100 è trasferito successivamente ai Comuni si conta solo il trasferimento iniziale di 100. Nel Conto Consolidato delle amministrazioni pubbliche si riportano ENTRATE TOTALI (ET), suddivise in - entrate correnti (EC) - entrate in conto capitale (ECC) ET = EC + ECC SPESE TOTALI (ST), suddivise in - spese correnti (SC) - spese in conto capitale (SCC) ST = SC + SCC Dalle voci indicate si ricavano: EC – SC = DC ECC- SCC = DCC DC + DCC = (EC+ECC) – (SC+SCC) = ET – ST = IN Saldo corrente delle Amministrazioni pubbliche, che può essere - Disavanzo Corrente se EC < SC - Avanzo corrente o Risparmio Pubblico se EC > SC Disavanzo primario EC – (SC – Spese per interessi) Disavanzo in conto capitale Indebitamento Netto, se negativo, come accade regolarmente, in quanto ST>ET A proposito del saldo corrente e dell’indebitamento netto si utilizzano altri due concetti: Il saldo delle Amministrazioni Pubbliche corretto per il ciclo è il saldo delle Amministrazioni pubbliche corretto per gli effetti del ciclo economico: fornisce una stima del saldo che si registrerebbe qualora il sistema economico procedesse sul sentiero di crescita tendenziale, senza fluttuazioni cicliche. Il saldo tendenziale è il saldo dei conti pubblici valutato nell’ipotesi di assenza di interventi da parte dell’autorità responsabile della politica di bilancio. Si utilizza l’analisi di stock-flow-adjustment (SFA) per valutare l’andamento congiunto dell’indebitamento netto (flow) e del debito pubblico (stock). Lo SFA indica la differenza, misurata in valore assoluto o in rapporto al PIL, tra la variazione annuale del debito pubblico e l’ammontare di indebitamento nello stesso anno. Lo SFA è positivo se la variazione annuale del debito è superiore all’indebitamento, negativo nel caso opposto. ………………………………………………………… 9 CONTO CONSOLIDATO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (in miliardi di euro - anno 2007) ENTRATE Entrate correnti Imposte dirette Imposte indirette Contributi sociali Redditi di capitale Altre entrate correnti SPESE Spese correnti 237 Redditi di lavoro dipendente 226 Consumi intermedi 204 Prestazioni sociali 9 Contributi alla produzione 46 Interessi Altre spese correnti Totale Entrate Correnti 722 Totale Spese Correnti Entrate in conto capitale Spese in conto capitale Imposte in conto capitale 0,3 Investimenti Altre 4 Altre 4 Totale Totale TOTALE ENTRATE 726 TOTALE SPESE 47,2% In percentuale del PIL In percentuale del PIL 165 80 307 14 77 43 686 61 8 69 755 49,1% Prodotto Interno Lordo (PIL) del 2007 1.536 (mld di euro) A Disavanzo di parte corrente (686-722) B Disavanzo del conto capitale (69-4) C = A+B Indebitamento netto (65-36) in % del PIL -36 (risparmio pubblico) 65 29 1,9 % I dati sono tratti da: Relazione Annuale della Banca d’Italia per l’anno 2007- Appendice in 13. La finanza pubblica Dati più estesi in Relazione Generale sulla situazione economica del paese (2007) e Il fabbisogno ed il debito pubblico Il fabbisogno è dato da indebitamento netto + saldo delle operazioni di Tesoreria. Le operazioni di Tesoreria sono: a) gli incassi ed i pagamenti di bilancio (il saldo è l’indebitamento netto); b) gli introiti e le erogazioni della gestione di Tesoreria, riguardanti cioè i debiti ed i crediti di Tesoreria (le operazioni, su conti correnti, svolte dalla Tesoreria con altri soggetti, Regioni, ex aziende autonome, ecc.). E' un risultato differenziale dei conti consolidati di cassa dei settori statale e pubblico allargato e misura l'eccedenza delle erogazioni sugli incassi con riferimento al complesso delle operazioni correnti, in conto capitale e finanziarie. 10 Il fabbisogno tendenziale è quello che risulterebbe, in assenza di interventi correttivi di politica fiscale, dai conti consolidati di cassa dei settori statale e pubblico allargato, costruiti sulla base di ipotesi e previsioni di evoluzione tendenziale delle variabili macroeconomiche rilevanti (reddito nazionale, prezzi, produzione, ecc.) Il fabbisogno complessivo risulta dalla somma fabbisogno del settore statale (o del Tesoro) + fabbisogno delle Amministrazioni Locali. Il fabbisogno è un concetto di flusso: si forma nel corso di un anno, comprende l’emissione di nuovi strumenti finanziari destinati a coprire la differenza tra spese ed entrate complessive e rappresenta i nuovi debiti annuali. Questi strumenti sono: - titoli del debito pubblico, con scadenza a breve termine (entro un anno: i bot) ed a medio-lungo termine (più di un anno; rappresentano la componente più rilevante: cct, bpt,ecc.) raccolta postale indebitamento con la Banca d’Italia indebitamento con istituzioni bancarie indebitamento con l’estero. Con l’adesione all’UE ed all’euro è venuto meno il finanziamento con l’emissione di nuova moneta da parte della Banca Centrale per finanziare il fabbisogno. FORMAZIONE DEL FABBISOGNO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE (miliardi di euro - anno 2007) A Incassi del bilancio statale B Pagamenti del bilancio statale C = B-A Saldo del bilancio statale D altre operazioni delle Amministrazioni centrali E=C+D Fabbisogno delle amministrazioni centrali F Fabbisogno delle amministrazioni locali G=E+F Fabbisogno totale delle amministrazioni pubbliche H Fabbisogno in percentuale del PIL 438 463 -25 -1 -26 -4 -30 2,0% Il debito pubblico Con il termine debito pubblico si intende la consistenza (o stock) dei debiti del settore pubblico, incluso il debito fluttuante (e gli altri debiti a breve) e l'indebitamento verso la Banca d'Italia. Secondo il Trattato di Maastricht per debito pubblico si intende il debito lordo consolidato della P.A. (lordo significa al lordo delle attività del settore; consolidato significa che sono state annullate le poste di debito e credito reciproche tra gli enti all'interno della P.A.). Le componenti finanziarie del debito pubblico sono le stesse che concorrono a formare il fabbisogno. Si distinguono: - il c.d. debito fluttuante: è il complesso delle operazioni destinate al finanziamento a breve del fabbisogno del settore statale. A formare il debito fluttuante concorrono le operazioni relative: a) ai buoni ordinari del Tesoro (BOT); b) ai conti correnti con la Cassa Depositi e Prestiti, l'INPDAP ed altri Istituti finanziari. 11 - Il c. d. debito patrimoniale: è l’ indebitamento con il quale si effettua il finanziamento a mediolungo termine del fabbisogno del Tesoro. Esso comprende i debiti pubblici (consolidati, redimibili, buoni del Tesoro poliennali, certificati di credito del Tesoro, debiti esteri) e gli altri debiti (mutui obbligazionari con istituti di credito). I titoli del debito pubblico, oltre che per scadenza, si distinguono per: - modalità di emissione (diretta: vendita diretta al pubblico; indiretta: vendita ad un consorzio di banche, assicurazioni, istituti previdenziali che assicurano la sottoscrizione di tutti i titoli emessi; mista: una parte è sottoscritta dal pubblico, un parte eventualmente residua è sottoscritta da un consorzio); > emissione alla pari: un titolo con valore nominale di 100 è sottoscritto e rimborsato, alla scadenza, a 100; > emissione sotto la pari: un titolo di valore nominale 100 è sottoscritto, ad es. a 95 e, alla scadenza, è rimborsato a 100: la differenza, 100 - 95 = 5, è lo scarto di emissione. ………………………………….. - con asta periodica di aggiudicazione dei titoli ed offerte di acquisto. Esistono diverse procedure d’asta utilizzate per il collocamento dei titoli di Stato italiani e nelle operazioni di mercato aperto dell’Eurosistema: si distingue tra:…………………………………………………………………………….................................. asta marginale: i titoli vengono aggiudicati con un prezzo unico minimo, pari all’offerta minima accolto; asta competitiva: l’aggiudicazione è effettuata ad un prezzo pari a quello al quale vengono presentate le richieste, quindi a prezzi differenziati pari alle offerte successive, iniziando da quelle più elevate e poi passando via via a quelle meno elevate. Il Trattato di Maastricht (1992) ha fissato alcuni criteri per adesione all’Unione Monetaria Europea. Il rapporto tra l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche ed il prodotto interno lordo deve avere un limite massimo del 3%; il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo non deve superare il 60%). Il Patto di stabilità del 1997 (Amsterdam) ha previsto che i paesi aderenti abbiano come obiettivo il bilancio pubblico in pareggio. Nell’ESA 95 c’è un per la definizione dell’indebitamento netto rilevante per attivare la procedura di ‘disavanzo eccessivo’ nei confronti di un paese. COMPONENTI DEL FABBISOGNO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE E DEL DEBITO PUBBLICO (miliardi di euro - anno 2007) COMPONENTI 1 MONETA E DEPOSITI di cui: Raccolta postale 2 3 4 5 TOTALE In % del PIL Titoli a breve termine Titoli a medio e a lungo termine Altre passività Attività verso BI (1+2+3+4+5) FABBISOGNO DEBITO PUBBLICO - 14 -28 6 22 3 13 30 143 37 128 1.190 136 1.597 2,0% 104,0% 12 Riparto del fabbisogno e del debito pubblico tra amministrazioni centrali e locali (miliardi di euro - anno 2007) FABBISOGNO E DEBITO PUBLICO Fabbisogno delle Amministrazioni centrali Fabbisogno delle Amministrazioni locali Totale Debito delle Amministrazioni centrali Debito delle Amministrazioni locali Totale 26 4 30 1.488 109 1.597 3. Mercato, organizzazione, impresa Mercato e costi di transazione La distinzione tra settore pubblico e settore privato, da un punto di vista di teoria economica, è stata basata sulla distinzione tra mercato ed organizzazione. In particolare l’organizzazione è stata definita come: - privata: l’azienda-impresa; - pubblica: amministrazioni pubbliche ed imprese pubbliche (il settore pubblico). L’organizzazione, a sua volta, è intesa come istituzione (pubblica o privata). L’istituzione, che include imprese ed amministrazioni, è una struttura ed un meccanismo sociale che governa i comportamenti individuali, assicurando processi di cooperazione ordinata. L’analisi teorica dell’azienda-impresa è stata adattata e sviluppata anche per interpretare l’organizzazione ed il funzionamento di istituzioni pubbliche e di soggetti che operano in esse (le burocrazie, gli addetti al monitoraggio ed ai controlli). La transazione è una relazione di connessione tra soggetti ed è stata definita come l’unità elementare attraverso la quale gli individui effettuano l’attività economica (l’economia è stata definita anche come scienza dei contratti) e come il trasferimento di un bene o un servizio attraverso una tecnica di scambio, implicante cessioni ed acquisti di valori tra le parti. Le imprese nascono perché grazie alla loro struttura ed organizzazione interna sono in grado di coordinare meglio un certo numero di transazioni che, se fossero coordinate dal mercato, comporterebbero il sostenimento di un costo più elevato dovuto a numerosi fattori, principalmente a carenza di informazioni. Si distinguono così due modalità alternative di governo delle transazioni: il mercato e l’organizzazione interna o gerarchia. Mercato: con il ricorso ai prezzi e alle quantità si hanno tutte le informazioni affinché le parti possano scambiare beni e servizi. Organizzazione gerarchica (privata e pubblica): le transazioni sono gestite dalle norme e dalle regole di funzionamento del sistema di organizzazione, nonché dalla linea di comando dell’organizzazione (gerarchia), per gli aspetti di controllo e coordinamento. L’impresa è una struttura gerarchica, il mercato una struttura informativa. La scelta tra mercato ed organizzazione (privata o pubblica) deve, teoricamente, trovare la modalità di governo migliore che permetta la minimizzazione dei costi di transazione, così da massimizzare l’efficienza. La differenza nei costi di transazione è all’origine dell’impresa. Le ragioni che portano le imprese verso una progressiva crescita di dimensioni si spiegano con la convenienza della scelta gerarchica come soluzione migliore per la minimizzazione dei costi di transazione.Le strutture che permettono di ridurre i costi di transazione sono le 13 istituzioni. Le regole istituzionali hanno la funzione principale di ridurre il grado di incertezza intrinseco nelle interazioni umane, diminuendo quindi proprio quelle imperfezioni che sono alla base dei costi di transazione. Le istituzioni limitano i costi di transazione in quanto comportano una certa cooperazione ed accordi sociali verso il riconoscimento comune di regole, senza le quali molte transazioni sarebbero troppo costose. L’esempio tipico di istituzione è la moneta, che permette di ridurre i costi delle transazioni come mezzo di scambio. Nelle transazioni, che si formalizzano in un contratto, gli individui coordinano le proprie azioni, realizzando interessi comuni ed instaurando relazioni ordinate. Ogni transazione ha diverse fasi (ricerca, negoziazione, controllo), a ciascuna delle quali corrispondono attività lo svolgimento delle quali implica dei costi, espressi in termini di consumi di risorse monetarie e di tempo. I costi delle transazioni si individuano nelle seguenti categorie generali: - ricerca (costi per cercare e contattare altre parti nei mercati), negoziazione (costi per contrattare, concludere un accordo e stipulare un contratto: sono i costi di contratto), controllo ed esecuzione (costi di controllo, di coordinamento e di esecuzione) gestione della struttura gerarchica (impresa o amministrazione pubblica). Le transazioni possono svolgersi all’interno dell’impresa o all’esterno (nel mercato): - i costi di ricerca e negoziazione sono più bassi nel mercato e più alti all’interno dell’impresa; i costi di negoziazione e di controllo/esecuzione sono più alti nel mercato e più bassi all’interno dell’impresa. I costi di transazione dipendono da mancanza di informazioni, in quanto i soggetti non hanno un’informazione perfetta e una conoscenza totale di tutte le circostanze rilevanti per realizzare una transazione. In particolare non esistono, nei mercati, 1. identità nelle condizioni di contrattazione e nei poteri negoziali delle parti; 2. completa trasparenza del mercato, con informazioni disponibili per tutti gli operatori nella stessa misura; 3. omogeneità dei prodotti e perfetta sostituibilità dei prodotti offerti sul mercato da diverse imprese. Nelle situazioni reali è possibile che una sola delle parti coinvolte nelle transazioni conosca circostanze importanti per il buon esito della transazione mentre l’altra deve sostenere un costo per conoscerle. Si tratta di asimmetria informativa che determina un potere negoziale differenziato. Inoltre si possono distinguere (v. infra, MODULO VI) - investimenti non-specifici (ad es. l’acquisto di attrezzature e materiali standardizzati); investimenti misti (l’acquisto di macchinari adattati alle esigenze dell’impresa); investimenti specifici (o esclusivi, come la costruzione di un impianto specifico per l’impresa, la necessità di attrezzature speciali o di capacità professionali particolari), non trasformabili per altre finalità o trasformabili con costi elevati. All’aumentare della specificità delle risorse materiali ed umane richieste da un investimento aumentano i costi di transazione, mentre tendono a diminuire con l’aumentare della frequenza delle transazioni, perché aumentano i rapporti di fiducia e diminuiscono i comportamenti opportunistici. L’esistenza dell’impresa è stata fatta dipendere dalla specificità degli investimenti nella produzione, dove sono reciprocamente connessi, così che il loro uso separato è meno produttivo ed efficiente. 14 Mercato ed impresa come meccanismi di coordinamento Tra i due meccanismi di coordinamento, mercato ed impresa: - - il mercato è la forma più efficiente di governo delle transazioni solo quando è possibile realizzare contratti istantanei, in condizioni di incertezza non elevata, di elevata misurabilità dell’oggetto scambiato, di investimenti specifici assenti, di elevata sostituibilità tra le parti, di relazioni impersonali. L’impresa o altra organizzazione gerarchica emerge quando sono insufficienti i contratti a breve termine, quando c’è incertezza, se ci sono investimenti specifici e se nelle relazioni di lungo periodo sono necessari elementi diversi dall’impersonalità, quali ad es. la fiducia nei rapporti. L’impresa, come struttura gerarchica è superiore rispetto al mercato quando: • • • • • Riduce i costi di transazione con la sostituzione di una serie di contratti di mercato con un unico contratto ( ad es. di lavoro dipendente) e con la proprietà comune delle risorse. Limita i rischi derivanti da comportamenti negativi ed opportunistici dei partecipanti, con le regole stabilite dall’autorità gerarchica. Permette modalità di comunicazione più efficiente, aumentando la fiducia e diminuendo i costi per la razionalità limitata. Risolve i conflitti con maggiore facilità in quanto non sarà necessario ricorrere a un arbitro esterno, ma basterà rivolgersi all’autorità gerarchica. Fa risparmiare sui costi di controllo, con sistemi incentivanti che collegano la remunerazione dei singoli ai comportamenti effettivamente verificati. L’organizzazione interna ha dei costi, in quanto oltre un dato limite, la gerarchia può essere aggravata da un sovraccarico informativo tale da produrre un effetto negativo contrario a quello voluto. Si ha la perdita di controllo e la conseguente crisi della gerarchia. Mettendo a confronto questi costi, detti costi di organizzazione (governance costs), con i costi di transazione si può spiegare la scelta dell’una o dell’altra forma di coordinamento dell’attività economica. Gli interventi pubblici sulle imprese (imposte, controlli di prezzi e quantità) tendono a far crescere la dimensione delle imprese, perché aumentano i loro costi di transazione e quindi la necessità di organizzazione aggiuntiva per ridurre tali costi. 15 Sommario: mercato perfetto ed imperfezioni nelle organizzazioni private e pubbliche Mercato perfetto (impostazione neoclassica) Imperfezioni del mercato Gli individui e le imprese hanno informazioni complete ed uguali, hanno capacità di far previsioni in modo corretto e di formulare aspettative fondate. E’ il mercato a diffondere le informazioni. Le informazioni sono incomplete, la raccolta di informazioni è costosa, le informazioni sono distribuite in modo disuguale (asimmetria informativa), si commettono errori di previsione e si formulano aspettative non corrette. La razionalità è vincolata dalla scarsità di informazioni e dalle limitate capacità di elaborazione di individui ed imprese. Gli orizzonti temporali sono limitati. La massimizzazione non è possibile a causa dell’incompletezza di informazioni e della razionalità vincolata. Le imprese massimizzano altri obiettivi (la sicurezza e la stabilità, le vendite, la quota di mercato) e puntano ad un profitto soddisfacente. I mercati sono per lo più strutture a concorrenza imperfetta con monopoli ed oligopoli. I mercati sono caratterizzati da processi continuamente mutevoli, non ci sono equilibri stabili, il tempo è importante ed i processi di aggiustamento degli squilibri sono lenti e costosi. La grande impresa è gestita dai manager e da una struttura complessa, nella quale la proprietà è separata dal controllo. I manager hanno obiettivi propri, distinti e conflittuali con quelli dei proprietari. I prezzi sono caratterizzati da rigidità e da vischiosità nelle variazioni. Gli accessi ai mercati sono difficoltosi e costosi (barriere all’entrata). L’uscita dai mercati può essere costosa (costi non recuperabili all’uscita). Gli individui e le imprese si comportano in modo perfettamente razionale e sono in grado di decidere correttamente anche per il futuro. Gli individui massimizzano (l’utilità) e le imprese massimizzano (i profitti). I mercati funzionano con imprese in concorrenza perfetta. Nei mercati si raggiungono rapidamente posizioni di equilibrio stabile attraverso la concorrenza, il tempo non è considerato perché i processi di aggiustamento degli squilibri sono immediati. L’impresa è gestita dal proprietario ed i manager coincidono, per interessi e comportamenti, con i proprietari. I prezzi dei prodotti e dei fattori di produzione sono perfettamente flessibili, c’è perfetta mobilità dei fattori e l’accesso e l’uscita dai mercati (dei prodotti e dei fattori) sono facili e non comportano costi. I prezzi si adeguano immediatamente quando variano le quantità. Esiste forte sostituibilità tra i prodotti e tra i fattori di produzione. Beni, servizi e fattori sono omogenei. Tutti i beni ed i servizi possono essere sempre scambiati con un prezzo. Il mercato è l’organizzazione più efficiente perché realizza contratti ad informazione completa. I comportamenti di individui ed imprese nel mercato sono separati e concorrenziali. Manager pubblici, burocrati e politici decidono nell’interesse degli elettori ed agiscono come rappresentanti. I prezzi sono rigidi o variano lentamente e sono le quantità ad adattarsi ai prezzi. La sostituibilità è piuttosto limitata e talvolta costosa o impossibile (ad es. quando si tratta di beni, servizi o fattori specifici per un’impresa). Beni, servizi e fattori sono differenziati e non omogenei. Esistono casi in cui i meccanismi di prezzo tecnicamente non si possono applicare (i c.d. fallimenti del mercato) Talora una struttura con organizzazione gerarchica (impresa, amministrazione pubblica) può essere più efficiente del mercato, se permette di risparmiare sui costi di transazione dei contratti evitando molteplici contratti con una struttura organizzativa diversa dal mercato. Le strategie di mercato sono di tipo cooperativo, collusivo e corporativo. Manager pubblici, burocrati e politici perseguono interessi propri esercitando poteri discrezionali, mirando alla crescita della spesa e ad ampliare la dimensione del bilancio sotto il loro controllo. 16 A partire dalla seconda metà del sec. XVIII sono state elaborate diverse teorie sulla natura economica dell’attività del settore pubblico. Teorie dello scambio: secondo studiosi inglesi dei sec. XVIII-XVIII nel settore pubblico si svolgono processi di scambi contrattuali tra individui e soggetti pubblici. Le imposte e le tariffe pubbliche sono i prezzi di beni e servizi pubblici (imposta-controprestazione) e, per mantenere queste caratteristiche ‘contrattualiste’ il settore pubblico deve avere dimensioni limitate, in modo che vi sia consapevolezza di questa natura di scambio. Secondo Adam Smith le spese pubbliche rappresentano un consumo improduttivo di ricchezza, se non assistono la produzione privata e non avvantaggiano l’industria (ad es. con infrastrutture come strade, porti, canali). I servizi pubblici sono considerati lavori improduttivi, nel senso che scompaiono nel momento stesso in cui sono prodotti e le imposte mantengono lavoratori improduttivi, che sono rappresentati dal sovrano, dai funzionari pubblici, da magistrati e militari. Il consumo comune di servizi pubblici è improduttivo. Smith ammette pure che, di seguito al consumo improduttivo pubblico, possa seguire un aumento della produzione privata. Secondo studiosi francesi del sec. XIX il contratto assume la forma di un contratto di assicurazione: le imposte non sarebbero altro che un premio di assicurazione pagato per avere beni e servizi pubblici che proteggano contro l’insicurezza ed i rischi della vita associata. Le teorie dello scambio derivano dal contratto sociale, la controprestazione corrisponde allo stato di diritto ed il settore pubblico è generato dallo scambio. Teorie del consumo: sono formulate da studiosi inglesi e francesi del sec. XIX. Le attività economiche del settore pubblico sono attività di consumo, nel senso che i redditi ed i patrimoni acquisiti con le imposte sono destinati a fornire ‘servizi immateriali’ (i.e. servizi pubblici) e non a produrre beni materiali. Il consumo di servizi pubblici è considerato improduttivo perché avviene contemporaneamente alla produzione. L’attività economica del settore pubblico equivale ad un consumo di ricchezza privata: i beni materiali privati sono trasformati, con imposte-spese, in beni a consumo immediato. Una teoria distingue tra beni pubblici di godimento, che implicano consumo congiunto dei cittadini (le infrastrutture, i parchi pubblici, le strutture sportive, musei e teatri) ed i beni pubblici di sfruttamento (stipendi e consumi dei dipendenti pubblici). Teorie della produzione: si tratta soprattutto di alcune teorie di studiosi tedeschi (Wagner, List, Dietzel, Wagner, Stein,) della seconda metà del sec. XIX. Si tratta di teorie che evidenziano un ruolo dello Stato come produttore autonomo. Una teoria più antica sosteneva che lo Stato agisce come un’azienda privata, che c’è equiparazione tra privato e pubblico e che il sovrano agisce nell’interesse del popolo (Stato poliziesco-eudemonistico). La teoria della produttività di List sostiene che la nazione sacrifica beni per acquisire ‘forze spirituali e sociali’ (giustizia, difesa, istruzione): lo Stato, quando non produce direttamente valori genera forze produttive, nuove energie morali e fisiche per la produzione di valori. Secondo Dietzel lo Stato con i beni capitali produce direttamente beni immateriali ed è esso stesso un grande capitale immateriale e produttivo. I beni destinate a soddisfare i bisogni comuni sono prodotti in gran parte immateriali di un processo comune di produzione: difesa, giustizia, istruzione sono considerati beni immateriali dello Stato. Per Wagner lo Stato trasforma beni naturali in beni immateriali ed è produttore di beni immateriali (servizi pubblici): sicurezza, giustizia, benessere ed in forze produttive (energie morali e fisiche): esiste una generale commutatività di beni e servizi pubblici ed il consumo pubblico è produttivo. Teoria della riproduttività. La teoria della riproduttività (Stein) ha carattere normativo, più che interpretativo. Afferma che lo Stato-organismo, che amministra le entrate sostituendosi agli individui per i bisogni della collettività, nell’economia ha il fine di mantenere l’ordine e reintegrare le forze economiche. Pertanto deve seguire il criterio della riproduttività. Ogni organismo per essere vitale deve poter riprodurre le condizioni per la sua esistenza. Le spese pubbliche sono il costo di produzione dello Stato. Le prestazioni che il cittadino fa allo Stato (imposte) sono parte del costo di produzione privato. L’uso di beni privati (entrate) deve essere riproduttivo, l’amministrazione deve costare meno di quello che acquisisce. L’uso di beni e redditi privati da parte dello Stato è giustificato solo se è riproduttivo. D’altra parte i beni privati non si possono godere senza un contestuale godimento dei beni pubblici. Le spese statali sono produttive se permettono la riproduttività del consumo individuale. 17