SABATO 28 APRILE 2012 i FATTI ggi LA SICILIA Spettacoli .23 l’anteprima Esce l’8 maggio “L’ultimo romantico”, un gioiello musicale che passa dal rock all’etno, dalla disco fino al melodramma IL DISCO. “L’ultimo romantico” è il GIUSEPPE ATTARDI CATANIA. I vecchietti hanno aperto il tavolino sul marciapiede e giocano a scopa, mentre in via Plebiscito si diffondono profumi di “arrusti e mangia”. Sulla strada cassette di fragoloni colorano di rosso furgoncini arrugginiti, tra il frecciare di centauri senza casco e autobus semivuoti bloccati da auto in seconda fila. E’ il cuore antico e popolare di Catania, San Cristoforo, quartiere “malfamato”, caotico, povero, degradato, in cui anziani abitanti convivono con giovani immigrati. Qui, a due passi da Castello Ursino, vive l’“ultimo dei romantici”. Non a caso, forse, ha scelto di stabilirsi in questa zona. Per ritrovare valori, sapori, emozioni, colori, miserie e bellezze di un mondo che va lentamente scomparendo. L’ultimo romantico è Mario Venuti ed è anche il titolo del suo nuovo disco. Ma non aspettatevi mielose canzoni d’amore, L’ultimo romantico è “sturm und drang”, impeto e passione, romanticismo a volte un po’ sognante, a volte sconsolato e altre rabbioso e cinico. Un atto di accusa nei confronti di una società che sta uccidendo la fantasia e la bellezza. “Lascio ad altri l’onore di prendersi il primo posto, lascio ad altri il brivido di chi si inchina al potere”, canta in Non sarò. E ancora: “Sono l’ultimo romantico del mondo, non mi adeguo alla realtà… non voglio perdere il mio tempo ad ascoltare musica che vada bene a tutti, e a tutti costi allegra e orecchiabile”. In direzione ostinata e contraria, alla Fabrizio De André, fino a sventolare la bandiera dell’indipendenza in Terra di nessuno. «Vivo in un mondo grigio che va in direzione contraria ai miei valori – spiega Mario Venuti – La Musica bistrattata «Oggi è diventata un orpello. Fare musica è da romantici» musica è diventata un orpello, non ha più quei significati che aveva negli anni Sessanta. Oggi fare musica è da romantici». Mario Venuti ha scelto la bellezza come unica compagna. E la insegue sin dai suoi primi album da solista. L’ultimo romantico, che uscirà l’8 maggio, è il suo Revolver (l’album in cui i Beatles spaziano nei generi), una sorta di compendio musicale di questa “recherche” artistica condotta in compagnia di Kaballà come autore dei testi di dieci delle dodici canzoni che lo compongono. Un intenso percorso musicale di contaminazione, sospeso tra tentazioni melodiche, richiami etnici, suggestioni liriche, melodramma, atmosfere visionarie e sane impennate blues, in equilibrio tra completezza formale e libertà. Vaporizza psichedelia, funky, rock, sinfonismo e reggae assieme a sfavillanti miraggi operistici e languori da camera, ottenendo una congettura pop che sa d’allucinazione indomita, del capriccio più solenne in circolazione. Sintomo di una maturazione artistica, di una creatività rara da trovare nell’era della musica per iPod e smartphone. «Inseguo da sempre l’idea di una canzone pop, sono cambiate le forme, ma il Pop è un’arte citazionista», commenta il quarantottenne musicista siracusano di nascita, catanese d’adozione. E le forme sono davvero tante in questo album. L’iniziale Rosa porporina “marchiata” Kaballà e intrisa di esotismo orientale, che gli permette di allungare cordoni ombelicali da George Harrison a Battiato per arrivare attraverso Nusrat Fateh Ali Khan sino agli Xtc e Beck. Il rock-pop di Trasformazioni che riporta alle atmosfere del precedente disco Recidivo. L’amarezza per la deriva del Paese irrorata da vampe “disco” in Fammi il piacere: “Sui tacchi se ne sta l’Italia, che traballa sempre ma non cade mai…”. Il sinfonismo alla Umberto Bindi del singolo Quello che ci manca, il fantasma di Luigi Tenco che fa capo- CATANIA. «Se Jimi Hendrix e Nina Simone avessero avuto una figlia insieme, probabilmente sarebbe cresciuta con la stessa voce, la stessa forza, rabbia, intensità e carisma di Z-Star». Così la leggenda rock Jimmy Page definì Zee Gachette, alias Z-Star, artista londinese d’origini del Trinidad capace di far convivere armoniosamente generi diversi e che stasera sarà in concerto ai Mercati Generali di Catania. In un’intervista recente ZStar si è descritta così: «Mi definirei una cantautrice soul-jazz di taglio pop. Altre possibili “etichette”? Nu Jazz, Acoustic Soul, R&B, Urban». Qual è il suo background musicale e a quale scena si senti di appartenere? «A causa della mia estrazione caraibica e delle mie radici afro-asiatiche il mio punto di riferimento principale è il ritmo. Ascolto ogni genere di musica ... jazz, blues, latin, world, soul, soca, r n b, settimo album solista di Mario Venuti. Contiene dodici canzoni (più una traccia omaggio per chi acquista su iTunes) ed uscirà martedì 8 maggio IL PARAGONE. Come nel celebre album dei Beatles uscito nel 1966, Mario Venuti mette insieme tanti e diversi generi musicali: dal pop al reggae, dalla disco alla psichedelia, dall’etno-orientale alla classica Mario Venuti, l’ultimo romantico in direzione ostinata e contraria Beatles e Denovo nel Dna per un viaggio in tutti i generi musicali LE CANZONI Non sarò io a cercare la gente più giusta, ad avere il sorriso più adatto per ogni conquista, lascio ad altri il brivido di chi si inchina al potere, non sarò io a cercare sempre l’applauso facile NON SARÒ IO Mario Venuti - Kaballà Sui tacchi se ne sta l’Italia che traballa sempre ma non cade mai… I padri pensano che è tempo perso andare all’università, non importa oramai a nessuno se hai delle qualità FAMMI IL PIACERE Mario Venuti - Kaballà lino tra divagazioni alla Radiohead in Non sarò io, il reggae di Con qualsiasi cosa, i Denovo che restano nel Dna, il divertissement alla Elton John in Rasoi, in cui si gioca tra il taglio dei peli superflui e quelli della spesa, lui ed il piano al centro della scena, nel cono di luce, nella title-track. «Per me il piano era un territorio sconosciuto – sorride – Per me, abituato a comporre alla chitarra, è stata la scoperta di territori da esplorare. E’ uno strumento che mi consente di trovare nuove soluzioni». E’ il Venuti infatuato dal mondo classico. Che sfoggia con orgoglio l’opera omnia di Bach sul pianoforte nel salotto di casa. Che insegue Don Giovanni tra postriboli e sagrestie in Là ci darem la mano. «E’ l’anticamera dell’opera che avevo in mente di scrivere per il Teatro Bellini quando mi era stata commissionata dall’allora sovrintendente Antonio Fiumefreddo – spiega – Un’opera sull’Eros, dionisiaca come il Don Giovanni. Chissà forse un giorno riuscirò a portarla a termine». O ancora la sacralità di un coro religioso (registrato nella Cappella Bonajuto) che si coniuga con l’inno goliardico del "Gaudeamos". Perché L’ultimo romantico è sì un atto di denuncia, ma è anche una dichiarazione d’amore alla vita, con la voglia di goderla fino alla fine del mondo, magari venendo faustianamente a patti con il diavolo, con spensieratezza e un po’ di trasgressione. L’ultimo romantico conferma Mario Venuti autore démodé e moderno nello stesso tempo, capace di confezionare canzoni melodicamente ricche, arrangiate superbamente e cantate con sapienza vocale, senza mai alcun cedimento di tensione. Perché “non sarò io a cercare sempre l’applauso facile, ad illudervi, a deludervi, non sarò io”. LA HIT PARADE Antonacci e Afterhours scalzano Vasco dalla vetta Il melodramma «“Là ci darem la mano” è l’anticamera dell’opera lirica che stavo scrivendo per il Teatro Bellini» O STASERA IN CONCERTO A CATANIA Z-Star, incrocio tra Jimi Hendrix e Nina Simone hip-hop, dub-reggae, funk, folk, classica, dance, pop e rock e attingo a tutte queste influenze per creare il mio sound». Cosa la ispira e di cosa parlano le sue canzoni? «La musica stessa è una delle mia fonti principali, così come lo sono un bel concerto, la vita quotidiana e l’osservazione delle persone, i temi sociali, l’arte, le storie comiche o fantastiche, la lettera- ZEE GACHETTE, ALIAS Z-STAR tura, i viaggi. Prendo molta ispirazione dai film e dalle colonne sonore. L’amore è sempre un argomento centrale nel mio lavoro perché, dopo la musica, è la cosa che conta di più nella mia vita». ROMA. “Sapessi dire no”, il nuovo album di Biagio Antonacci, entra direttamente al numero uno della classifica dei dischi più venduti. Antonacci è tallonato dagli Afterhours, altra new entry con “Padania”, un concept album sul disorientamento moderno, che parla alla generazione figlia degli anni Novanta. Vasco Rossi - terzo con “L’altra metà del cielo” - precede sempre “MDNA” di Madonna e “21” di Adele, ai vertici della classifica da ben 65 settimane. Marco Carta, secondo la scorsa settimana, esce invece dalla top ten. Stabile Gotye (sesto), così come Tiziano Ferro (primo in radio con il terzo singolo “Hai delle isole negli occhi”), in ottava posizione con “L’amore è una cosa semplice”, quattro volte disco di platino. Bruce Springsteen anche questa settimana occupa la decima posizione con il nuovo album di inediti, “Wrecking Ball”. Salgono di due posizioni gli One Direction e il loro “Up All Night” è settimo. Nella classifica dei singoli svetta come sempre “Somebody that I used to know” di Gotye, mentre al sesto posto irrompe “Si tu no vuelves” di Marco Carta. Il dvd più venduto è ancora “Campovolo 2.0” di Ligabue. Quali artisti hanno maggiormente influenzato la sua musica? «Billie Holiday, Shirley Bassey, Aretha Franklin, The Doors, Bob Marley, Marvin Gaye, Burt Bacharach, Led Zeppelin, Miles Davis, Nina Simone, Prince …» Qual è il suo rapporto con l’Italia e con la scena musicale italiana? «Alcuni dei miei amici più cari sono italiani, senza contare che sono italiani la maggior parte dei musicisti con cui ho lavorato e tuttora lavoro. Certe parti dell’Italia mi ricordano Trinidad e trovo che le persone siano altrettanto calorose e ospitali». Quali collaborazioni le hanno dato maggiori soddisfazioni? «Le mie registrazioni con Terry Callier e Natacha Atlas sono state esperienze bellissime, mentre le performance con Puddu Varano, Nigel Kennedy e per lo spettacolo I monologhi della vagina mi hanno aiutato a perfezionare le mie prestazioni live. Tuttavia, la maggiore soddisfazione è venuta dalla collaborazione con Morten Varano per il progetto Slow Train. In 21 giorni di studio nell’arco di tre mesi abbiamo scritto, registrato, prodotto e mixato l’album Illegal Cargo. Per me Slow Train ha rappresentato un terreno di sperimentazione di certe sonorità elettroniche e beats campionati, elementi che non sono centrali nella mia costruzione musicale, ma che hanno in comune le stesse influenze: il soul psichedelico e il jazz filmico». Prima dell’esibizione di Z-Star, saliranno sul palco i Gill & Co, gruppo catanese formato da Gianluca Gilletti (voce e chitarra), Ezio Barbagallo (basso), Turi Di Natale (chitarre), Antonio Marino (batteria), Anthony Panebianco (tastiere). CRISTINA ROSSETTI