Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista

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ALLA LUCE DI … UN TRAMONTO ROTA INFORMATICO E UMANISTA di Fabrizio Palombi Gian Carlo Rota, studioso poliedrico e generoso, suggerisce considerazioni particolarmente utili per cogliere il valore e il senso della Informatica Umanistica. Il contributo ricollega la sua riflessione a quella di autori come P. Duhem, L. Wittgenstein e T. Kuhn, che hanno contribui‐
to ad esportare l’idea della componente teorica di ogni osservazione dal campo delle teorie scientifiche verso quello dell’esperienza quotidiana. La natura particolare dell’informatica consente di raggiungere una matura comprensione filosofica in grado di superare la ingenue forme dello scientismo che Rota ha criticato in una prospettiva fenomenologica. Gian Carlo Rota, multiform and generous scholar, suggests considerations specifically useful to get the value and the sense of computers humanities (informatica umanistica). This paper links his thought to that of authors as P. Duhem, L. Wittgenstein and T. Kuhn, who contrib‐
uted to export the idea of a theoretical component of every observation from the field of sci‐
entific theories towards the field of daily experience. The special nature of informatics let us to reach a mature philosophical understanding able to overcoming the ingenuous forms of scientism that Rota criticizes from a phenomenological point of view. _______ I fenomeni costituiscono … l’insieme di ciò che è alla luce … o può essere portato in luce. Martin Heidegger Allontanarsi dalle cose … vederle … contemplarle per entro un vetro colorato o alla luce del tramonto. Friedrich Nietzsche Gian‐Carlo Rota (1932‐1999) è stato uno studioso poliedrico e generoso, impegnato in numerosi settori della scienza e della cultura. Nella sua produzione filosofica spiccano alcune argomentazioni che riteniamo particolarmente utili per riflettere sul valore, il senso e la pratica del‐
l’informatica umanistica. Queste riflessioni di Rota costituiscono, ai no‐
Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 5 Fabrizio Palombi stri occhi, una sorta di ponte teorico tra la discussione che, nel primo numero della rivista, ha proposto di delineare un campo disciplinare e la fenomenologia del testo, affrontata nel presente. La figura di Rota è un interessante esempio di come sia possibile coniugare, in una biografia intellettuale, gli interessi scientifici con quelli filosofici, la passione per le discipline umanistiche e quella per l’informatica. Rota ha indicato uno stile di ricerca capace di superare gli ostacoli disciplinari riflettendo non solo sull’informatica ma anche sulle trasformazioni, scientifiche, educative e culturali da essa prodotte nella società contemporanea. 1. ROTA E LE DUE CULTURE Il sostantivo umanesimo e il correlato aggettivo umanistico possiedono due significati distinti: il primo, di carattere storico e letterario, si riferi‐
sce all’interesse culturale per il mondo classico e la letteratura greca e latina mentre il secondo, di accezione filosofica, indica una visione del mondo che colloca al suo centro l’uomo e la sua coscienza. Rota è stato un umanista in entrambe le accezioni del termine co‐
me dimostra la sua straordinaria biografia intellettuale, sinteticamente riassunta in un nostro libro dedicato alla sua riflessione filosofica 1 , e in un contributo recentemente pubblicato dalla sorella, nel quale si rac‐
contano le vicende della sua formazione giovanile 2 . Il padre Giovanni (1899‐1969) era un architetto appassionato di Benedetto Croce e della cultura classica che riuscì a insegnare il latino al piccolo Gian‐Carlo an‐
che durante i terribili anni della seconda guerra mondiale 3 . Nella sua famiglia non mancano altri esempi di studiosi e ricerca‐
tori, come la zia Rosetta Rota Flaiano (1911‐2003), in grado di influen‐
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1 F. Palombi, La stella e l’intero. La ricerca di Gian‐Carlo Rota tra matematica e feno‐
menologia, Bollati Boringhieri, Torino 2003, pp. 13‐29. 2 E. Rota Gasperoni, Gianco, my Brother, in E. Damiani, O. D’Antona, V. Marra, F. Palombi (eds.), From Combinatorics to Philosophy. The Legacy of G.‐C. Rota, Springer Verlag, New York 2009. 3 Ivi, p. 6. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 6 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista zare la sua educazione e la sua personalità. Tuttavia, il suo modello in‐
tellettuale era rappresentato dallo zio Ennio Flaiano (1910‐1972), cele‐
bre scrittore e sceneggiatore, indiscusso protagonista culturale degli anni della Dolce vita. L’amore di Gian‐Carlo Rota per la letteratura, la scrittura e la cultura umanistica era alimentata anche dal mito familiare di questo celebre zio. Rota riteneva che uno scienziato non fosse un tecnico, limitato dai confini del proprio laboratorio, e che un filosofo non fosse uno specia‐
lista, rinchiuso in una biblioteca, ma che entrambi dovessero possedere una grande curiosità per la vita. La sagacia e la cultura di Flaiano, bril‐
lante conversatore e uomo di mondo, erano per lui una continua esor‐
tazione ad allargare orizzonti, interessi e relazioni intellettuali. Una le‐
zione di vita che apprendemmo, circa venti anni fa, nella prima indi‐
menticabile giornata trascorsa insieme a Rota, discutendo di filosofia tra Via Veneto, il Caffè Greco e Piazza di Spagna in una sorta di pel‐
legrinaggio sui luoghi un tempo frequentati da Flaiano. Ne sarebbero seguite tante altre a Boston, Napoli e Milano, ma nessuna serba nei no‐
stri ricordi la forza di quel giorno entusiasmante. Intravvediamo l’ombra di Flaiano dietro alla cura quasi ossessiva di Rota per la redazione dei suoi articoli e delle loro traduzioni, la sua attenzione per la forma letteraria e la sua attività di polemista. Rota pubblicava regolarmente recensioni (spesso feroci) di libri scientifici, storici e filosofici o scritti nei quali sviluppava salaci descrizioni di noti studiosi. Si trattava di una forma di raffinato divertimento che le rea‐
zioni dei suoi bersagli o dei loro allievi e amici non sembravano gua‐
stare ma, al contrario, accrescere. Valga per tutti il celebre caso del bellissimo saggio scritto in me‐
moria di Stan Ulam (1909‐1984), intitolato The lost café, nel quale, con rispetto e affettuosa ironia, si individuava nella pigrizia del grande scienziato polacco una delle fonti della sua creatività 4 . La vedova e al‐
cuni colleghi di Ulam non apprezzarono questa sorta di eccentrico e o‐
riginale contributo epistemologico alla riflessione sul contesto della sco‐
perta. Molti membri della comunità di Los Alamos assunsero un atteg‐
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4 G. Rota, Indiscrete Thoughts, a cura di F. Palombi, Birkäuser, Boston ‐ Basel ‐ Berlin 1997, pp. 63‐86. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 7 Fabrizio Palombi giamento di severo disappunto e riprovazione nei confronti di Rota che, dal canto suo, contemplava soddisfatto i risultati della sua icono‐
clastia 5 . Nella formazione di Rota la distinzione o la contrapposizione tra la cultura umanistica e quella scientifica non ha mai avuto grande im‐
portanza o senso. Lo dimostra anche il suo precoce interesse per la fe‐
nomenologia che si manifesta nella prima fase della sua formazione universitaria quando, studiando matematica a Princeton, frequenta le lezioni John Rawls (1922‐2002) e di Arthur Szathmary (1916). L’accezio‐
ne filosofica dell’aggettivo umanistico è particolarmente appropriata per Rota, che leggeva la fenomenologia in senso esistenzialistico, come dimostra il suo grande apprezzamento per Jean‐Paul Sartre (1905‐1980) e per la sua interpretazione dei testi di Edmund Husserl (1859‐1938) e Martin Heidegger (1889‐1976). La formazione di Rota si completa a Yale per iniziare una brillante carriera coronata dagli incarichi di Professor of Applied Mathematics and Philosophy presso il MIT e Senior Fellow del Los Alamos National Labo‐
ratory. Nella prestigiosa università statunitense Rota tiene per circa 25 anni il suo corso di fenomenologia che è spesso dedicato al commento di Essere e tempo 6 . Nel centro di ricerche di Los Alamos intesse uno stretto rapporto con alcuni scienziati che hanno partecipato alla fase pionieristica dell’informatica contemporanea come Ulam e Nick Me‐
tropolis (1915‐1999) 7 . Il MIT e Los Alamos sono degli osservatori privilegiati che gli han‐
no consentito di seguire i prodigiosi progressi dell’informatica at‐
traverso numerose tappe intermedie, di carattere strettamente scientifi‐
co o militare, sino alla creazione di Internet. In questi luoghi Rota stu‐
dia, discute e riflette filosoficamente sulla recente storia dell’informati‐
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5 Cfr. F. Palombi, Epilogue, in G. Rota, Indiscrete Thoughts … cit., e M.S. Water‐
man, Gian‐Carlo Rota, in «Notices of the AMS» 2/47 (2000), p. 204. 6 M. Heidegger, Essere e tempo, Longanesi, Milano 1976, (ed. orig. 1927). 7 M.S. Waterman, Gian‐Carlo Rota … cit., p. 205; cfr. G. Rota, Introductory Essay, in J. Howlett, N. Metropolis, G. Rota (a cura), A History of Computing in the Twentieth Century, Academic Press, London ‐ New York 1980, trad. it. Il futuro e il computer, in G. Rota, Pensieri discreti, a cura di F. Palombi, Garzanti, Milano 1993. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 8 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista ca in alcuni contributi e interviste scritte da solo o in collaborazione con allievi e colleghi. La sua relazione con l’informatica è, tuttavia, più concreta e lega‐
ta, direttamente e indirettamente, alla sua ricerca matematica. A partire dagli anni sessanta la combinatoria si trasforma progressivamente da un insieme di artifici matematici messi a punto per risolvere problemi specifici a una disciplina universalmente accettata e dotata di una funzione unifi‐
cante per settori eterogenei della matematica e della scienza. In questo stesso periodo la combinatoria diventa una base per il progresso di diverse aree dell’informatica quali … lo sviluppo di modelli analitici per la valutazione delle prestazioni di sistemi di calcolo … e il calcolo della complessità computa‐
zionale di algoritmi 8 . L’avvio di questa importantissima metamorfosi è unanimemente individuato nei lavori che Rota ha pubblicato negli anni sessanta e che hanno successivamente influenzato la crittografia e lo sviluppo dei linguaggi di programmazione. Infine vogliamo ricordare che Rota nel 1985, in occasione delle ce‐
lebrazioni per il nono centenario dell’Università di Bologna, lesse una relazione dedicata all’Intelligenza artificiale che è divenuta famosa ed è stata più volte ripubblicata 9 . In essa si descrive quello che allora rap‐
presentava lo stato dell’arte dell’informatica e si riflette su specifici problemi educativi dei cosiddetti hackers tra i quali si trovavano anche alcuni tra i più brillanti studenti di Rota. Il testo non si limita a descri‐
vere le eccentriche abitudini di vita e di lavoro degli hackers ma eviden‐
zia il loro rilevante contributo al progresso delle nuove tecnologie e la loro predilezione per i corsi universitari di matematica, musica o filoso‐
fia che si tenevano al MIT. Il loro esempio, secondo Rota, dimostra l’utilità di ripensare i classici confini disciplinari che caratterizzano la ricerca e l’educazione per renderli più permeabili e in grado di adat‐
tarsi alle straordinarie trasformazioni provocate dallo sviluppo dell’in‐
formatica. ————————
8 Estratto del verbale della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Bologna per il conferimento della laurea ad honorem in Scienze del‐
l’Informazione del 21 febbraio 1996. 9 G. Rota, Pensieri discreti … cit., pp. 133‐145. Cfr. G. Rota, D. Sharp, Mathemat‐
ics, Philosophy and Artificial Intelligence, in «Los Alamos Science» 12 (1985), trad. it. Ma‐
tematica, filosofia e intelligenza artificiale, in G. Rota, Pensieri discreti … cit. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 9 Fabrizio Palombi Crediamo che queste sommarie indicazioni siano sufficienti a il‐
lustrare, ai lettori della rivista, l’importanza della riflessione di Rota: essa rappresenta una miniera di intuizioni, critiche e problemi che pos‐
siamo coltivare per estrarre idee utili anche per l’informatica umanisti‐
ca. 2. IL TRAMONTO L’Editoriale, comparso sul primo numero della rivista, contiene delle in‐
teressanti riflessioni sul problematico statuto epistemologico dell’infor‐
matica. Tra queste è di particolare valore quella che individua una spe‐
cificità di questa disciplina sostenendo che a qualunque livello essa si frapponga tra un soggetto e un oggetto … la mediazione dell’informatica non è mai neutra … è sempre … carica di teoria 10 . Siamo sicuri che Rota avrebbe apprezzato questa tesi, ma altresì persuasi che, con il suo sorriso ironico, ci avrebbe incitato ad ap‐
profondirla e a radicalizzarla in senso fenomenologico. Una convinzio‐
ne che ci suggerisce di mettere alla prova alcune sue modalità argo‐
mentative innestandole sui temi ai quali la rivista è dedicata. La Filosofia viene classicamente presentata come un sapere tardi‐
vo, che inizia a riflettere su fenomeni quando questi sono già maturi o addirittura in declino. A tal proposito, l’Editoriale del primo numero di Informatica Umanistica segnala che l’esigenza della riflessione filosofica sembra arrivare e palesarsi a cose fatte 11 . Questa caratteristica della filosofia viene spesso proposta con un’analogia che paragona il suo peculiare ritardo con il tramontare del Sole. Proviamo a riflettere su questa antica immagine sottolineando, in‐
nanzitutto, che la debole luminosità del tramonto consente di indivi‐
duare, con la sua luce radente, dei particolari che l’abbagliante luce del giorno rende indistinguibili. ————————
10 Editoriale, in «Informatica Umanistica» 1 (2009), p. 8. 11 Ivi, p. 6. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 10 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista I fenomeni luminosi e le loro metafore sono molto importanti nel‐
la riflessione fenomenologica e li ritroviamo negli scritti di numerosi esponenti di questa corrente. Rota riflette su questa modalità argomen‐
tativa, in bilico tra retorica e logica, e si spinge a sostenere che l’espres‐
sione alla luce di sia una sorta di connettivo logico caratteristico della fe‐
nomenologia 12 . A suo parere, le indagini fenomenologiche di carattere genetico richiedono la ricostruzione della storia delle intenzioni e non di quella reale … che si può effettuare soltanto alla luce di un problema attuale che funge da movente 13 . Nel settimo paragrafo di Essere e tempo troviamo una celebre ana‐
lisi della parola fenomenologia che la riconduce all’etimo greco di luce e la collega ad alcuni snodi fondamentali della storia della filosofia. Sin‐
tetizziamo drasticamente, e alla luce dei nostri fini, questo brano per va‐
lorizzare le considerazioni di Rota. Potremmo allora dire che, secondo Heidegger, l’essere si dia nel suo sottrarsi in analogia con la luce che non si manifesta mai nella sua pienezza ma sempre attraverso grada‐
zioni e differenze di luminosità. Noi non vediamo mai la luce in quan‐
to tale ma la cogliamo indirettamente attraverso gli oggetti che il‐
lumina. Infatti, una luce troppo forte abbaglia e acceca come l’oscurità assoluta. L’immagine del tramonto, dunque, sembra in grado di fondere in‐
sieme luce e temporalità e fornire un contesto estremamente propizio per distinguere le sfumature e i chiaroscuri che rappresentano gli orli fenomenologici dove l’essere si manifesta. Per questo la filosofia, come nottola di Minerva di hegeliana memoria, sceglie quest’ora per spiccare il volo e descrivere in modo riflesso e indiretto altre forme del sapere. Vogliamo ripensare il senso di tale temporalità per non giudicarla erroneamente un sapere antiquario e, in qualche modo, inutile e ozio‐
so, ispirandoci alla riflessione di Rota. In proposito ricordiamo che, a suo parere, il ragionamento filosofico non consiste nel dissipare qualco‐
sa che si manifesta come un mistero impenetrabile ma nell’identificare e riconoscere tanti altri misteri analoghi 14 . ————————
12 G. Rota, The End of Objectivity. The Legacy of Phenomenology. Lectures at MIT, MIT Mathematics Department, Cambridge (USA) 1991, p. 174. 13 G. Rota, Pensieri discreti … cit., p. 119. 14 Ivi, pp. 125‐126. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 11 Fabrizio Palombi Si tratta, in questo caso, di ripensare la nostra esperienza alla luce del ritardo. Basta poco per ricordarci di numerosi fenomeni tipici del‐
l’esistenza umana che non sono caratterizzati da un decorso temporale omogeneo e si compiono solo nella loro conclusione. Pensiamo al mot‐
to di spirito che si può comprendere solo dalla sua fine che modifica drasticamente e retroattivamente il senso delle frasi che l’hanno prece‐
duta. Non c’è niente di peggio di qualcuno che anticipa il finale di una barzelletta, perché dissipa completamente l’effetto umoristico insieme con il senso e l’economia di quel tipo di discorso 15 . Volendo potremmo redigere un lungo elenco di questi fenomeni tra i quali si potrebbe in‐
cludere il riorientamento gestaltico delle figure ambigue, aspetti del problem solving e, come vedremo in seguito, la lettura di un testo. Se te‐
niamo conto di questi esempi e soprattutto, della loro peculiare tempo‐
ralità, ci rendiamo conto che, almeno alcune caratteristiche della tem‐
poralità filosofica, sono più diffuse di quanto può sembrare. Si tratta di prerequisiti teorici indispensabili 16 anche per l’episte‐
mologia. In relazione a una sorta di eterocronia possiamo comprendere perché, per esempio, la fisica abbia dovuto attendere sino all’inizio del ventesimo secolo per conseguire la piena consapevolezza di alcuni a‐
spetti che caratterizzavano la sua logica e la sua dinamica storica. Al‐
ludiamo alla celebre interpretazione olistica della conoscenza scientifi‐
ca proposta da Pierre Duhem (1861‐1916) in una tesi che i manuali di filosofia della scienza ricordano con il suo nome. L’epistemologo fran‐
cese interpreta la scienza non come un insieme costituito da elementi isolati e definiti, ma come un intero complesso dotato di parti in evolu‐
zione e che interagiscono tra loro 17 . Duhem evidenzia anche l’inseparabilità tra l’osservazione e l’in‐
terpretazione teorica che caratterizza gli esperimenti della fisica indi‐
viduando un filone di ricerche che è stato ampiamente coltivato dalla successiva riflessione filosofica. A tal proposito ci limitiamo a segnalare i nomi di Ludwig Wittgenstein (1889‐1951) e Thomas Kuhn (1922‐1996) ————————
15 F. Palombi, Jacques Lacan, Carocci, Roma 2009, pp. 43‐48. 16 Editoriale, in «Informatica Umanistica» cit., p. 5. 17 Cfr. D. Oldroyd, Storia della filosofia della scienza, Il Saggiatore, Milano 1989, p. 263, (ed. orig. 1986). Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 12 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista che sono altrettanti punti di riferimento per la riflessione di Rota 18 . Costoro contribuiscono a esportare la carica teorica dell’osservazione dal ristretto campo delle teorie scientifiche verso quello dell’esperienza quotidiana avvicinando, da un certo punto di vista, la riflessione epi‐
stemologica a quella fenomenologica 19 . 3. FENOMENOLOGIA DEL SOFTWARE A questo punto arriviamo alla tesi riguardante la specificità dell’infor‐
matica proposta nell’Editoriale del primo numero che proponiamo di ri‐
formulare, seguendo l’ispirazione di Rota, nei seguenti termini. Il carat‐
tere peculiare dell’informatica non è (solo) quello di costituire sempre una mediazione carica di teoria, ma consiste soprattutto nella capacità di evidenziare, con una forza senza precedenti, il carattere olistico che già caratterizza l’intera scienza. Non si tratta di riscoprire qualcosa di noto, ma di raggiungere una matura comprensione filosofica che superi le ingenue forme di scientismo che Rota si impegnava a criticare 20 . La natura interdisciplinare dell’informatica, la sua capacità di so‐
vrapporre operatori logici a circuiti fisici, il suo confondere i confini dei saperi scientifici gli conferiscono una sorta di compito storico che ec‐
cede quello del trattamento dell’informazione. Crediamo che questo sia il senso dell’apologo dell’ingegnere materialista che, si rifiuta di spo‐
starsi dal terreno fisico a quello, ai suoi occhi, troppo astratto della lo‐
gica proposto nell’Editoriale dello scorso numero 21 . Un rifiuto che pale‐
sa una resistenza che, seppure inconsapevole, è di natura filosofica. Sin qui si spinge la riflessione epistemologica che, tuttavia, non avrebbe soddisfatto completamente Rota. Egli avrebbe esortato a spo‐
starci sul terreno della fenomenologia esaminando la struttura heideg‐
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18 F. Palombi, La stella e l’intero … cit., pp. 56‐59. 19 R. Monk, Ludwig Wittgenstein. Il dovere del genio, Bompiani, Milano 1991, pp. 497‐507, (ed. orig. 1990). 20 O.M. D’Antona, Ai confini dell’informatica, in «Informatica Umanistica» cit., p. 95. 21 Editoriale, in «Informatica Umanistica» cit., pp. 6‐7. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 13 Fabrizio Palombi geriana del già 22 che, nella retorica della nostra argomentazione, si av‐
vicina al ritardo del tramonto. Tale parola sostiene alcune delle più pro‐
fonde connessioni che avvengono nella nostra comprensione del mondo ed ar‐
ticola la stessa ricerca fenomenologica 23 . Rota propone una lettura peculiare della fenomenologia che pre‐
scindeva da definizioni e citazioni per usare un grande numero di e‐
sempi estrapolati dalla scienza e dall’esperienza quotidiana. Una delle poche eccezioni è rappresentata da alcuni passi nei quali la fenomeno‐
logia viene definita come la formalizzazione della dipendenza contestuale 24 . Questa definizione tenta di esprimere, in modo succinto, il concet‐
to heideggeriano di Mondo come orizzonte organizzato, familiare e pre‐
dato di senso che costituisce la condizione di possibilità di ogni nostra esperienza e, di conseguenza, anche della ricerca scientifica. In questo senso il carattere olistico delle teorie scientifiche, sostenuto dall’episte‐
mologia duhemiana e reso evidente dall’informatica, diventa, nella prospettiva di Rota, funzionale a ribadire la natura contestuale del‐
l’esperienza umana, il suo irriducibile carattere di intero, che la feno‐
menologia evidenzia. Questo terreno costringe a riformulare nuovamente i termini in quanto i concetti di oggetto, soggetto, osservazione e teoria sono derivati e secondari rispetto allo sfondo del Mondo. Rota riprende la critica hus‐
serliana al naturalismo che pretende di ridurre senza resti la realtà a quella sua faglia che è indagata dalle scienze naturali 25 . L’interpre‐
tazione del mondo in termini materiali, fisici e obiettivi è legittima sino a quando non si dimentica di essere un progetto tra i tanti. Dal mo‐
mento in cui inizia a togliere spazio teorico e legittimità intellettuale agli altri progetti di comprensione, alle altre modalità dell’essere‐nel‐
mondo, essa inizia a sconfinare nello scientismo. ————————
22 G. Rota, The End of Objectivity … cit., pp. 237‐238; cfr. O.M. D’Antona, Ai con‐
fini dell’informatica … cit., p. 95. 23 Ivi, p. 237. 24 Ivi, pp. 8, 81. 25 E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica, Libro secondo, Ricerche fenomenologiche sopra la costituzione, Einaudi, Torino 2002, p. 195, (ed. orig. 1952). Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 14 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista Rota ritiene che le cose debbano essere descritte, innanzitutto, in base alle loro funzioni e alle infinite relazioni di rimando che correlano le une alle altre. Si tratta di una celebre argomentazione heideggeriana che viene aggiornata esaminando gli elementi invarianti che permet‐
tono di riconoscere uno strumento malgrado le sue radicali trasforma‐
zioni materiali. Cerchiamo d’illustrare questa prospettiva riflettendo fenomenologicamente su un oggetto familiare come la penna che u‐
siamo per scrivere. Possiamo individuare come penna un organo cuta‐
neo di un uccello appositamente tagliato e preparato, una stilografica, una biro o, addirittura, uno stilo elettronico collegato a un computer, perché tutti questi oggetti, dotati di forme assai diverse e costituiti da materiali eterogenei, sono accomunati dalla loro funzione di utensili, di strumenti per … scrivere. È solo alla luce della scrittura che una penna diventa tale. Allo stesso modo riusciamo a riconoscere come strumento per la videoscrittura copie di programmi molto differenti tra loro che sono registrate su computer e periferiche dotate di caratteristiche fisiche ete‐
rogenee come hard disk, floppy o dvd 26 . Si potrebbe dire, parafrasando Heidegger, che se il senso del martello è martellare 27 quello di un pro‐
gramma di videoscrittura è di videoscrivere indipendentemente dai supporti materiali che rendono possibili tali funzioni. 4. FENOMENOLOGIA DEL TESTO
Queste riflessioni sulla funzione e l’identità ci conducono verso quel complesso fenomeno che la nostra cultura chiama testo. Rota sceglie un esempio, apparentemente banale, dal quale iniziare a sviluppare le proprie argomentazioni: il quotidiano rito della lettura del giornale 28 . ————————
26 G. Rota, Lezioni napoletane, a cura di F. Palombi, La città del Sole, Napoli 1999, pp. 124‐125. 27 M. Heidegger, op. cit., p. 95. 28 Riprendiamo e sviluppiamo alcuni temi e considerazioni proposte, con altri scopi, in F. Palombi, La stella e l’intero … cit., pp. 55‐61. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 15 Fabrizio Palombi Si può leggere il New York Times sfogliando una qualsiasi delle centinaia di migliaia di copie che vengono stampate ogni giorno sulla carta, muovendo le dita su un cartoncino inciso con l’alfabeto braille che offre il giornale a un cieco oppure spostando un cursore sullo schermo del computer. Ognuna di queste azioni non modifica il senso del testo in quanto esso è un invariante rispetto al supporto materiale che lo riproduce. Il senso di un articolo del New York Times, le notizie e i commenti che propone, sono sempre gli stessi su ogni copia e su ogni formato e sarebbe assurdo affermare che uno di questi sia quello origi‐
nale. La prima copia stampata ogni mattina non è l’autentico originale più di quanto non lo sia l’ultima o quella visualizzata sullo schermo del computer che controlla le rotative. La prima copia è tale solo in senso cronologico e non logico 29 . Il vero testo non si trova letteralmente in nessun luogo fisico ep‐
pure possiamo riconoscerlo in ogni copia del giornale per mezzo di un fenomeno fondamentale della nostra esperienza, che prende il nome di identità. È l’identità che permette di riconoscere un testo in una molte‐
plicità potenzialmente infinita di presentificazioni che sono, in termini fisici, assolutamente diverse tra loro. Secondo Rota questo è l’ac‐
cadimento primordiale … è l’identità priva di qualsiasi elemento sostanziale o concreto … L’identità è già presupposta in tutti i fenomeni di percezione 30 . La storia della filosofia ha proposto ciclicamente simili considera‐
zioni riflettendo sulla scrittura, la stampa e su altri strumenti tecnologi‐
ci eppure esse non hanno mai conosciuto la forza attuale. L’informatica ha messo l’epoca presente innanzi alla smaterializzazione di intere aree della nostra esperienza consentendoci di visualizzare su un computer quello che prima era possibile solo immaginare per mezzo di faticose variazioni eidetiche ed esperimenti mentali. Rota propone una riflessione di questo tipo esaminando la nostra esperienza della lettura, ispirandosi liberamente alle Ricerche Filosofi‐
che 31 di Wittgenstein, per mostrare la difficoltà di ridurla a un processo o a un algoritmo. La comprensione di un testo non è riducibile a un ————————
29 G. Rota, Lezioni napoletane … cit., pp. 110‐111. 30 Ivi, pp. 112‐113. 31 L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche, Einaudi, Torino 1983, pp. 83‐94, (ed. orig. 1953). Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 16 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista processo cumulativo poiché, strettamente parlando, la nostra mano quando scrive traccia un percorso diverso da quello dei nostri occhi che leggono. In altre parole: quando scriviamo verghiamo delle lettere su un foglio o pigiamo i tasti di un computer in una successione che non viene perfettamente ripetuta e riprodotta quando rileggiamo le nostre stesse righe. Per semplicità consideriamo il caso del nostro sistema di scrittura fonetica che redige i suoi simboli da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso. Succede che, per pronunciare correttamente il suono di una lettera, dobbiamo spesso anticipare la lettura di quelle che la se‐
guono. Dal punto di vista della comprensione dobbiamo rilevare che le nuove parole che leggiamo verso destra possono cambiare, anche dra‐
sticamente, il significato di quelle che abbiamo già letto a sinistra. Capi‐
ta così che l’ultima parola di una frase possa modificare retroat‐
tivamente il senso di quelle che l’hanno preceduta o, addirittura, di tut‐
to un complesso racconto come succede nel finale di un libro giallo. Inoltre la nostra scrittura fonetica funziona in virtù di caratteri non fonetici, che costituiscono la punteggiatura, e addirittura grazie a una sorta di non carattere, la spaziatura, che ci permette di suddividere i gruppi di lettere e di articolarli in parole. Per questo motivo quando valutiamo la lunghezza di un testo per mezzo del numero dei caratteri che lo costituiscono è bene includere anche gli spazi che, come ha inse‐
gnato Derrida 32 , possiedono una funziona fondamentale. Queste bana‐
li considerazioni mostrano che la comprensione di un testo non può es‐
sere ridotta a un processo lineare in qualunque accezione condivisa di questo aggettivo. Siamo piuttosto innanzi a un fenomeno più complesso nel quale il senso, non solo si accumula in forma lineare e unidirezionale, ma an‐
che si stratifica in una struttura dotata di numerosi livelli e direzioni. Già all’interno di una semplice frase appare che la testualità si manife‐
sta sempre nella forma del rimando e il suo senso non esiste isolatamen‐
te, ma sempre e irriducibilmente in relazione ad altro 33 . ————————
32 J. Derrida, La différance, in J. Derrida, Margini, Einaudi, Torino 1997, p. 107, (ed. orig. 1968). 33 G. Dalmasso, Etica e conferimento del senso, in G. Dalmasso (a cura), La de‐
costruzione. Testualità e interpretazione, ETS, Pisa 1990, p. 49. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 17 Fabrizio Palombi Tale complessa struttura deve essere generalizzata alla relazione tra frasi, ai richiami interni tra brani di un testo, a quelli tra pagine e capitoli di un libro e a quelli ad altri scritti che adombrano la straordi‐
naria complessità del fenomeno della lettura. Un problema che teorie diverse hanno dovuto affrontare come nel caso della variante ermeneu‐
tica della fenomenologia, alla quale Rota fa esplicito riferimento 34 , che evidenzia la circolarità tra testo e contesto che caratterizza la compren‐
sione di un testo. La straordinaria complessità della testualità è stata oggetto di pro‐
fonde riflessioni e ricerche filosofiche, nel secolo da poco concluso, che hanno ripensato alcuni grandi testi della tradizione filosofica come il Fedro di Platone. In questa prospettiva il testo diventa un ottimo mo‐
dello di oggetto fenomenologico, perché può manifestarsi solo in virtù delle sue relazioni di rimando. Infatti, potremmo dire che un testo to‐
talmente isolato e privo di qualsiasi tipo di riferimento, seppur tenue, lacunoso, o anche solo potenziale, rispetto ad altri testi letteralmente non esiste e non potrebbe, comunque, essere riconosciuto come tale. Un testo è sempre espressione di un intero, reca con sé un mondo, un vocabolario, una grammatica e una biblioteca infinita di altri testi reali o possibili. Il riferimento borgesiano è d’obbligo visto che il grande scrittore argentino era uno degli scrittori preferiti da Rota. Queste considerazioni ci permettono di riflettere su alcuni impru‐
denti analisi degli ipertesti che, attraverso Internet, sono da diversi an‐
ni entrati a fare parte della nostra quotidianità. Uno degli approcci più comuni al tema è quello di descriverlo in opposizione al testo tradizio‐
nale e cartaceo come ha proposto G. P. Landow nel suo volume intito‐
lato Ipertesto e futuro della scrittura (1992). L’ipertesto, secondo questo autore, sarebbe caratterizzato dall’assenza di un centro e da una strut‐
tura non sequenziale che dischiuderebbe delle possibilità sconosciute al testo tradizionale. Una simile contrapposizione tra testo e ipertesto non sembra tene‐
re conto delle caratteristiche della testualità che abbiamo som‐
mariamente indicato. Riteniamo che, almeno dal punto di vista filosofi‐
co, la posizione di Landow possieda alcuni tratti di ingenuità, malgra‐
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34 G. Rota, Pensieri discreti … cit., p. 19. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 18 Alla luce di … un tramonto. Rota informatico e umanista do il suo tentativo di appoggiarsi alla riflessione di studiosi del calibro di Derrida e Barthes. Infatti si potrebbe affermare che, in senso stretto, non esistano testi di tipo lineare e si potrebbe dire, in forma di slogan provocatorio, che tutti i testi sono ipertesti. La novità degli sviluppi in‐
formatici è rappresentata, da un punto di vista tecnologico, da un au‐
mento straordinario della velocità di gestione delle informazioni men‐
tre, dal punto di vista filosofico (e didattico), dalla possibilità di mo‐
strare in atto il funzionamento di ogni testo. Nei termini delle nostre metafore potremmo dire che, alla luce del tramonto del suo supporto car‐
taceo, la scrittura rivela già la natura complessa e multilineare della te‐
stualità. La vera rivoluzione ci pare, invece, caratterizzare il termine di i‐
permedia che rappresenta un’estensione dell’ipertesto strettamente inte‐
so a immagini, animazioni, foto e contenuti audiovisi 35 . L’ipermedia ci permette di riproporre una delle tesi della nostra riflessione perché e‐
saspera il carattere olistico della scienza e della tecnologia contempo‐
ranea integrando saperi, funzioni, esperienze e strumenti con storie as‐
solutamente eterogenee. Rota ritiene che l’informatica sia insieme effetto e causa di questa profonda compenetrazione tra saperi e d’integrazione tecnologica e ci aiuta a trovare importanti paralleli in aree eterogenee della nostra cul‐
tura 36 . Nessuno dei grandi progressi ottenuti negli ultimi decenni, dal‐
l’astronomia alla chimica, dalla fisica alla genetica, sarebbe stato pos‐
sibile senza lo sviluppo dell’informatica che rappresenta il vero e pro‐
prio tessuto connettivo della scienza contemporanea. Il tessuto di tutti questi tessuti è costituito da Internet che Rota ha visto nascere e svilup‐
parsi nei laboratori del MIT e al quale ha dedicato la dissertazione tenu‐
ta in occasione del conferimento della laurea ad honorem in informati‐
ca 37 . Questo discorso tratteggia alcune tendenze del futuro informatico della nostra società e, in particolare, di quello delle discipline umanisti‐
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35
G.P. Landow, Ipertesto. Il futuro della scrittura, Baskerville, Bologna 1993, p. 6, (ed. orig. 1992). 36 G. Rota, Pensieri discreti … cit., p. 146. 37 G. Rota, Cinque dilemmi sull’era della comunicazione, in «Bollettino U.M.I.» 8 (1998). Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 19 Fabrizio Palombi che, con luci e ombre. Da un lato si valorizza la progressiva riduzione dei compiti routinari e ripetitivi, nei quali gli uomini possono essere sostituiti dagli strumenti informatici, e l’enorme aumento delle infor‐
mazioni disponibili. Dall’altro si mette in guardia dalla riduzione di posti di lavoro qualificati provocata dall’informatica e dalla difficoltà di gestire l’accumulo dei dati disponibili che rende sempre più difficile distinguere nella rete il rilevante dall’insignificante 38 . Tale distinzione è cara a ogni umanista ed è da sempre parte integrante e caratteriz‐
zante della pratica filosofica. Speriamo che quanto abbiamo sinora raccontato possa stimolare i lettori della rivista a leggere o rileggere gli scritti di Rota nei quali sono depositati descrizioni, idee, progetti e una robusta dose di speranza. Per questo ci sia consentito concludere con un auspicio di Rota secondo il quale al matematico e al filosofo … verrà di nuovo affidato il compito di spiegare gli straordinari fenomeni che si manifesteranno nella sperimentazione mediante il calcolatore 39 . ————————
38 Ivi, pp. 25‐26, 28. 39 G. Rota, Pensieri discreti … cit., p. 131. Informatica Umanistica ‐ 2/2009 http://www.ledonline.it/informatica‐umanistica 20 
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