Vittorio Bracco 542 LA FILMOGRAFIA DI NINO ROTA A cura di

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Vittorio Bracco
LA FILMOGRAFIA DI NINO ROTA
A cura di Fabrizio Borin
Firenze: Leo S. Olschki, 1999.
e certi critici hanno la puzza sotto il naso, quando devono
affrontare il discorso su Nino Rota, autore di sinfonie e opere,
appiccicandomi addosso l etichetta di cinematografaro , questo
non mi imbarazza. Musica per film o l altra musica, vi metto sempre lo stesso
impegno. È diverso soltanto il territorio tecnico in cui mi muovo 1. Cosí il
maestro si esprimeva col giornalista Guido Vergani, figlio del celebre Orio,
in un intervista degli anni maturi .
Ed Ennio Morricone, di lui sodale in musiche per il cinema, a sua volta
chiariva, riconoscendo l effettiva unità del musicista: Non avevo mai capito
come facesse Rota (e poi ho capito) a scrivere la musica del cinema e poi il
concerto, l opera: era la stessa cosa che lui stava facendo Lui scriveva e
basta, non aveva il problema dell ambiguità che io ho, senza fare paragoni. Io
faccio un esercizio quando non scrivo la mia musica, lui invece faceva
sempre la sua musica 2 .
È un fatto però che anche per l assai vario genere delle colonne sonore
musicate, per la piana e raccolta intensità del lavoro, la foltissima opera del
compositore milanese, direttore per quasi trent anni (dal 50 al 78) del
Conservatorio di Bari 138 ½ i suoi film si legge nel titolo d un catalogo
allestito a Reggio Emilio a suo tempo acquista una dimensione
monumentale, in cui si sagoma come nel cristallo l attività d uno spirito e
d un talento inesauribili.
Il nuovo libro, proposto dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, in cui è
confluito l archivio personale del maestro, poggia sull acquisizione (un
Catalogo nel catalogo) di tutte le carte superstiti inerenti ai film, partitamente
elencati, e rappresenta il nocciolo, la parte nuova ed utile, dalla quale, ad
esempio, attingo che solo per pochi film (ne ho contati una decina) son
conservati fra quelle carte gli spartiti a stampa delle canzoni inserite dal
musicista, tra una dovizia di quaderni e quadernetti con appunti, di partiture
parziali o complete, pellicola dopo pellicola, accanto alla costatazione, per
molti film, che non v è traccia manoscritta che sopravviva né tanto meno
stampata dell opera del maestro.
Il volume, che raccoglie in dodici pagine (xlv-lvii) questo regesto, spazia
per il resto nell argomento delle pellicole, precedute ciascuna
dall indicazione dei titoli di testa. Se questa è la parte più larga del libro,
dove anche dirsi che essa appare accessoria e niente affatto costruttiva ai fini
di trar luce e di gettarne fra lettori e cultori. Altro partito si sarebbe potuto (e
forse dovuto) trarre con un corsivo di note e considerazioni, almeno sui film
di più acuto rilievo per tentare un principio di rassegna critica, che, se non ci
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inganna l osservazione, ancora non è stata condotta, pur essendovi tutto un
disseminio di giudizi e pareri e di commenti competenti e fini sull opera del
maestro. Si sa, ad esempio, ch egli soleva tornare su certi spunti e motivi,
ripresentandoli con altro accento e diversamente intonati alla nuova
circostanza: è esemplare, in tal senso, la citazione del motivo del Padrino
(Parla più piano), premiato con l Oscar, che dovette subire la molestia
d un accusa di plagio da un oscuro autore, e che si concluse con la
riaffermazione della materia inventata dal musicista, una continua
abbondanza fluviale, in quanto, se nell esempio in questione derivazione
v era stata, questa apparteneva allo stesso Rota, che aveva già melodicamente
espresso qualcosa di simile al Padrino nella colonna sonora di Fortunella,
un film di Eduardo De Filippo, a cui attese nel 58.
Non trovasi nel volume, oltre all assenza di lumi personali, neanche
l ombra di considerazioni altrui, se si fa eccezione di alcune confidenze di
Fellini sul modo di sentire e di comporre del semplice amico. Infatti le trenta
pagine introduttive al volume contengono un ripasso della cinematografia che
accolse l opera di Rota; vi si ripete che diciassette furono le collaborazioni
con Fellini, undici quelle intercorse con Soldati, sette quelle con Renato
Castellani, sei gli apporti dati all abruzzese Duilio Coletti e cinque quelli
donati a Visconti. Vi si riapprende utilmente che furono settantotto (un
numero straripante) i film musicati da Rota negli anni Cinquanta e
venticinque nell insieme le partecipazioni a film diretti e prodotti all estero.
È stato dichiarato da chi ebbe con lui familiarità di lavoro che il maestro
componeva musica con la radio accesa, sí che suggestioni ed echi poterono
discendere nel tessuto che ordiva: come per incanto, per inconsapevole
consonanza elettiva. È altresí nota la sua propensione istintiva al rapimento,
che aveva la consistenza d un soffio da cui uscivano note ed accenni che,
qualche istante dopo, egli non più ricordava. E a dichiarare quell attitudine
assorta è stato ripetutamente lo stesso Fellini, che parlava del suo angelico
Nino Rota. Si ripensa a Fedele D Amico, cha annotava i rapimenti
improvvisi propri di un umano non segnato dal peccato originale .
Naturalmente sulle sabbie mobili d un terreno cosí labile, l impresa di
tentare un approccio filologico, apparirebbe arrischiata a chiunque. Pure, è
cosa che prima o poi dovrà farsi, dopo le ripetute e accurate quanto
indeterminate catalogazioni. Non meno della diligenza con cui è stato tentato
un primo inquadramento della materia non filmica del musicista, che somma
centoventi titoli aperti da un ragazzo dodicenne che nel 23 scrisse due
oratorii, il secondo dei quali non compiuto, sulla nascita e sul martirio del
Battista, dedicandoli alla vigile premura della madre, nata a sua volta da un
insigne compositore dell ultimo Ottocento. A soli quindi anni, com è
ampiamente noto, si affaccerà al teatro d opera col manoscritto del Principe
porcaro, e ciò anche prima di perfezionarsi nel Curtis Institute di
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Philadelphia, dov ebbe, condiscepolo, Giancarlo Menotti.
Piace, nel complesso, idealmente ripercorrere la filmografia d un
compositore che nel 33 fu chiamato dall altrettanto esordiente Matarazzo ad
animare Treno popolare e che giunse a fornire la partitura alla Prova
d orchestra felliniana, estremo raggiungimento suo (si spense, non vecchio,
appunto allora, nel 79) ma anche suprema protesta dell affinità in cui
possono incontrarsi la musica orchestrale e la musica filmica, professate col
fervore d una versatilità da altri forse non sfiorata. A comporre l insieme in
armonia dové giovare al musicista, e giova oggi al fruitore, la sua fedeltà alla
tradizione tonale, pronta a rimuovere ogni avventura d avanguardia e di
incerto ardimento. Fu egli stesso a spiegare: I miei peccati non sono
d ignoranza. Del resto io ascolto tutto, e se dovessi passare un esame
puramente auditivo, forse dimostrerei di conoscere più cose io,
dell avanguardia di oggi, che non certi specialisti 3. Da una vena nativamente
facile deriva anche quel senso d operetta, insomma d opera ariosa e lieve che
circola nel suo Cappello teatrale e che può, nell unità circolare in cui ama
ritrovarsi lo spirito, discendere alla movenza elementare della popolare
filastrocca della Pappa col pomodoro.
VITTORIO BRACCO
Salerno
__________
NOTE
1
Cfr. D. Fabris, La musica non filmica di Nino Rota , in Musica senza
aggettivi. Studi per Fedele D Amico, a cura di A. Ziino, (II), p. 707.
2
Cfr. G. Bracco, Nino Rota: il punto della critica , in Comune di Sala
Consilina. I cinquant anni d un Liceo Classico, a cura di V. Bracco, Salerno:
Boccia, 1984, p. 430.
3
Cfr. G. Bracco, op. cit., p. 431, nota 9.