ROTA NINO Milano 3 dicembre 1911 – Roma 10 aprile 1979 Allievo di Ildebrando Pizzetti e in seguito di Alfredo Casella, Nino Rota giovanissimo (a quasi undici anni) compone l’oratorio “L’infanzia di San Giovanni Battista” che viene eseguito a Milano. Nel 1930 si diploma in composizione al conservatorio di Roma, Santa Cecilia, e successivamente segue corsi di perfezionamento negli Stati Uniti. Rientrato in Italia nel 1937 consegue la laurea in lettere a Milano con una tesi sul compositore Gioseffo Zarlino. All’età di 37 anni diventa direttore del Conservatorio di Bari. Compone un gran numero di opere, sinfonie, musiche per il balletto e per il teatro, ma la fama arriva grazie alle colonne sonore che realizza per alcuni dei più importanti registi italiani. La prima pellicola per la quale compone le musiche è “Treno popolare” (1933) di Raffaello Matarazzo. L’incontro fondamentale per la carriera di Rota avviene nel 1952 quando compone le musiche per “Lo sceicco bianco” di Federico Fellini. Con il regista di Rimini l’intesa è da subito perfetta: per lui Rota compone le musiche di “I vitelloni” (1953), “La strada” (1954), “Il bidone” (1955), “Le notti di Cabiria” (1957), “La dolce vita” (1960), “8 e ½” (1963), “Giulietta degli spiriti” (1965), “Fellini Satyricon” (1969) - scritta insieme a Tod Dockstader, Ilhan Mimaroglu e Andrew Rudin - “I clowns” (1971), “Roma” (1972), “Amarcord” (1973), “Il Casanova di Federico Fellini” (1976) e “Prova d’orchestra” (1978). Rota intanto ottiene anche un importante successo televisivo con le musiche del programma per ragazzi “Il giornalino di Gian Burrasca” (1964), per il quale scrive anche, insieme alla regista Lina Wertmuller, il divertente brano “Viva la pappa col pomodoro”. La formula che Rota sviluppa per le musiche dei film è quella della semplicità delle linee melodiche e della capacità del brano di rimanere impresso nella mente dello spettatore. Altri registi si avvalgono delle musiche del compositore milanese: da Mario Monicelli per “La grande guerra” (1959), a Luchino Visconti per “Le notti bianche” (1957), “Rocco e i suoi fratelli” (1960) e “Il Gattopardo” (1963), da Francis Ford Coppola per “Il padrino” (1972) e “Il padrino – parte II” (1974), a Franco Zeffirelli per “Romeo e Giulietta” (1968), fino ad Alberto Lattuada per “Mafioso” (1962) e altri ancora. Importante è anche la sua produzione teatrale (Ariodante, 1942; Il cappello di paglia di Firenze, 1955; La notte di un nevrastenico, 1959; Aladino e la lampada magica, 1968; La visita meravigliosa, 1970), quella per orchestra (“Sonata, canzona, per orchestra da camera”, 1935, “Variazione sopra un tema gioviale per orchestra”, 1953, ““Meditazione per coro e orchestra”, 1954, ”Concerto per archi”, 19641965, “Sinfonia Sopra una Canzone d’Amore”, 1972). Hanno detto di lui: “Certo il musicista intuisce fin dall’inizio la duplice valenza, festosa e malinconica, della musa felliniana: e già nei titoli di 'Lo sceicco bianco' alterna una saltellante fanfara circense con un tema sentimentale: una formula che diventerà tanto caratteristica da incorporarsi nell’immagine archetipa di tutto il cinema di Fellini, fino a 'Prova d’orchestra' e qualcuno dice anche oltre. È come se Rota riuscisse a leggere nell’animo dell’amico e a tradurre in note musicali la capricciosa altalena dei suoi umori segreti: ma senza pretendere istruzioni particolari, senza quel sentimento del mio e del tuo devastante nelle collaborazioni artistiche. L’essenza della natura di Rota è una sconfinata disponibilità, accompagnata a una eccezionale generosità melodica” (Tullio Kezich) “Rota si è sempre rammaricato che i critici musicali trattassero la musica da film come musica di serie B: la sua creazione era piena e partecipe nei film come nelle sinfonie” (Suso Cecchi D’Amico) Italiani, giornale online