Attacchi di panico
 Cos’è il disturbo di panico
Gli attacchi di panico sono degli episodi di ansia acuta che si presentano come un fulmine a ciel
sereno, in maniera brusca e improvvisa. L'ansia raggiunge in pochi istanti una notevole intensità, per
poi diminuire gradualmente. Gli episodi di panico tendono a ripetersi con frequenza variabile.
 Caratteristiche degli attacchi di panico
Gli attacchi di panico si presentano in situazioni che di solito non provocano ansia: passeggiate,
esercizio fisico, ecc. A volte seguire l'ingestione di caffè, alcolici, l'abuso di sigarette o l’assunzione di
sostanze stupefacenti (marijuana, cocaina, ecc.).
Gli attacchi di panico compaiono generalmente senza un motivo comprensibile per la persona.
E’ colpito dal disturbo di panico circa il 15% della popolazione, con forme cliniche particolarmente
importanti nel 4% circa dei casi. In genere sono più interessate dal disturbo le donne (70% dei casi),
soprattutto le ragazze tra i 20 e i 30 anni.
 Sintomi degli attacchi di panico
Caratteristica tipica degli attacchi di panico è la sensazione di pericolo o di morte imminente (es. di
avere un infarto, di avere un collasso, ecc.), paura di perdere il controllo sui propri pensieri e sul
proprio comportamento (paura di svenire, di impazzire, ecc.).
Caratteristici sono nella persona colpita da un attacco di panico i disturbi cardiaci (tachicardia, dolore
al torace), i disturbi respiratori (mancanza di respiro, aumento della frequenza respiratoria, ecc.), i
disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, ecc.). Inoltre, spesso compaiono: sudorazione, vampate di
calore, vertigini, tremori, formicolii alla mani e ai piedi.
Durante un attacco di panico la persona può sentirsi completamente confusa e disorientata, altre volte
può sentirsi come se non fosse più se stessa (depersonalizzazione), oppure avvertire una sensazione di
irrealtà (derealizzazione) delle cose circostanti.
Un fenomeno spesso associato agli attacchi di panico, è l’iperventilazione, una respirazione più rapida
e profonda, che fa arrivare al cervello sangue troppo carico di ossigeno e con scarsa anidride carbonica
(alcalosi respiratoria). La conseguenza è una specie di intontimento, per cui la persona diventa
incapace di comprendere bene ciò che vede e sente.
Come conseguenza di tutti questi sintomi, psicologici e fisici, la persona smette di eseguire quello che
stava facendo, fugge dalla situazione in cui si è avuto l’attacco, rifugiandosi nella propria abitazione, o
recandosi presso un pronto soccorso.
Gli attacchi di panico durano in media 4-6 minuti, ma la sensazione soggettiva di sofferenza si
prolunga per circa 20-30 minuti.
 Frequenza, decorso e complicazioni degli attacchi di panico
Inizialmente la frequenza degli episodi di panico può essere di 3-5 a settimana, ma con il passare del
tempo le crisi tendono a ridursi in quanto le persone imparano ad evitare le situazioni che possono
creare ansia (andare al supermercato nelle ore di punta, andare al cinema, ecc.).
Col passare del tempo e col ripetersi delle crisi abbiamo la comparsa di vere e proprie complicazioni.
Assai spesso compare la preoccupazione di avere una grave malattia fisica, con frequente il ricorso a
visite specialistiche ripetute (dal cardiologo, dal gastroenterologo, dall'otorino, dal neurologo), ed
accertamenti vari (elettrocardiogramma, ecografie, ecc.).
Col passare del tempo si sviluppa sempre più la preoccupazione circa il ripetersi degli attacchi, con
stato di allarme continuo (ansia anticipatoria) e successivo evitamento di quelle situazioni sociali dove
è più facile che si possa verificare l'attacco (agorafobia). A questo punto la persona esce di casa solo in
compagnia di una compagnia “rassicurante” (il partner, un familiare, ecc.)
Ne deriva facilmente un senso di sconforto, per lo scadimento sempre maggiore della qualità della
propria vita, con comparsa di depressione secondaria, soprattutto nelle persone prima molto attive.
Può comparire dipendenza dai tranquillanti, a volte abuso di alcolici o di sostanze stupefacenti, assunti
per ridurre l'ansia anticipatoria.
 Terapia degli attacchi di panico
La terapia degli attacchi di panico segue in genere due tipi di approcci, quello farmacologico e quello
psicologico.
- Impiego di farmaci. Una terapia con molecole antidepressive agenti sulla serotonina può essere
efficace nella prevenzione e nel controllo della sintomatologia collegata agli attacchi di panico.
Ogni trattamento farmacologico ha, però oltre ai pro, anche i contro. Il primo problema è la durata,
con il rischio di protrarre il trattamento anche per molti anni e la probabilità non bassa di ricadute alla
sospensione del farmaco. In secondo luogo, la terapia con soli farmaci può controllare bene gli
attacchi di panico, ma di solito non controlla l’agorafobia. Infine, diverse persone, come hanno paura
degli attacchi di panico, hanno paura anche dei farmaci, e quindi tendono a non assumerli.
- Psicoterapia cognitivo-comportamentale. E’ la forma di intervento psicologico oggi più usata nel
trattamento del disturbo da attacchi di panico.
Secondo la teoria psicologica cognitiva, ogni problema emotivo e comportamentale umano deriva da
un modo specifico di pensare di quella persona. Il compito del terapeuta è quello di aiutare il paziente
a individuare il suo modo di pensare “sbagliato” (responsabile di emozioni e di comportamenti
inadeguati alle situazioni) aiutandolo a “riprogrammare” il suo pensiero, le sue emozioni ed il suo
comportamento.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una forma di intervento psicologico breve, che in genere
dura pochi mesi.
- Terapia con biofeedback. E’ una delle scoperte più importanti della moderna medicina
psicosomatica. Il biofeedback è una macchina che misura lo stress prodotto dall’organismo attraverso
la misurazione del grado di tensione muscolare. Lo strumento emette un segnale visivo e sonoro che è
tanto più frequente quanto più forte sarà il livello di ansia e stress. E’ possibile imparare a ridurre il
segnale e, quindi, la propria ansia, attraverso un addestramento progressivo medio di 10-15 o più
sedute, a seconda dei casi.
Combinando l’efficacia delle varie terapie è possibile raggiungere notevoli risultati terapeutici, con una
percentuale di successi superiore al 90% dei casi.
Dott. Fernando Di Rienzo