dott.ssa Violetta Plotegher LIBERTA’ DI GENERARE I metodi di controllo della fertilità Ciclo di conferenze FAMIGLIE IN FORMAZIONE Comune di Trento - Centro diocesano Famiglia LIBERTA’ DI GENERARE I metodi di controllo della fertilità Introduzione Il desiderio di controllare le nascite ha origini remote nella storia dell’umanità: è una realtà che ha più di 40 secoli, come testimoniano i papiri dell’antica medicina egizia ed alcuni passi della stessa Bibbia (dove viene descritto ad esempio il "coitus interruptus" ed il "mock", un metodo di barriera costituito da garze imbevute di olio e miele che alcune donne ebree introducevano in vagina per evitare la gravidanza). E’ decisamente storia recente però, l’introduzione e la divulgazione di metodi anticoncezionali sicuri e affidabili. Questo, sia perché la fisiologia della riproduzione umana è una branca di studio relativamente giovane, che ha fatto progressi enormi negli ultimi trent’anni, sia perché è aumentata notevolmente la coscienza e la consapevolezza del valore sociale legato alla maternità e alla paternità. Qualcuno definisce addirittura questa "conquista" di metodi sicuri per il controllo della fertilità come una delle rivoluzioni culturali e scientifiche più importanti del nostro secolo. E’ indubbio che la contraccezione ha comportato il mutare dei valori legati alla vita sessuale, non più direttamente connessa con la riproduzione, ma direi che è soprattutto nei confronti di quest’ultima, che sono nate ed incominciano ad esprimersi, idee di responsabilità e libertà altamente positive. La possibilità di gestire liberamente la propria vita sessuale ha almeno uguale importanza (a mio avviso) della possibilità di garantire ad ogni bambino il diritto di venire al mondo amato e sinceramente desiderato da entrambi i genitori. Potremmo dire oggi che la casualità, l’"incidente", l’errore di una gravidanza involontaria non dovrebbero più esistere, ma sappiamo che la situazione reale non è questa. Lo verifichiamo dall’alto numero di interruzioni volontarie della gravidanza che vengono eseguite nei nostri ospedali. L’aborto volontario è una grossa sconfitta sul piano umano e psicologico per ogni donna, ed è una sconfitta anche dal punto di vista medico, proprio perché esiste la possibilità di prevenirlo, di evitarlo. In ogni caso esso non può e non deve venir considerato un metodo per controllare le nascite. E’ davvero impossibile riuscire in poco spazio ad approfondire in modo adeguato il tema della contraccezione, per questo verrà fatta una scelta, e nella descrizione di ogni contraccettivo saranno messi in luce: vantaggi e svantaggi, il modo di agire o i principi sui quali si basa, l’indice di sicurezza e le controindicazioni mediche principali, nonché le eventuali ripercussioni in campo sessuologico e psichico per la coppia che lo utilizza; il tutto nel modo più schematico, semplice ed obiettivo possibile. Anzitutto vediamo di definire quali dovrebbero essere le caratteristiche del contraccettivo "ideale"; ciò ci sarà utile per comprendere pregi e difetti di ogni singolo anticoncezionale di cui tratteremo in seguito. Caratteristiche del contraccettivo IDEALE * INNOCUITA’ (anche per uso prolungato, senza controindicazioni mediche particolari nè rischi) * SICUREZZA - AFFIDABILITA’ (al 100%) * ACCETTABILITA’ PSICOLOGICA (per ambedue i componenti della coppia) * SEMPLICITA’ D’USO * REVERSIBILITA’ * NON INTERFERENZA CON IL COITO * BASSO COSTO * EFFETTI BENEFICI NON CONTRACCETTIVI Nonostante i numerosi metodi contraccettivi che oggi abbiamo a disposizione, di nessuno possiamo dire che si un metodo "ideale"; nessun metodo cioè racchiude in sè tutte queste caratteristiche. Non esiste nemmeno la possibilità di un uso continuato per molti anni dello stesso metodo, vuoi per ragioni mediche (I.U.D. e pillola estroprogestinica hanno tempi d’uso limitati dai loro eventuali effetti collaterali) vuoi per ragioni psicologiche (è difficile rimanere fedeli, anche al metodo più innocuo, a lungo), vuoi perché esistono dei periodi "difficili" per la contraccezione come l’adolescenza, la pre-menopausa, il post-partum. Appare dunque necessario e doveroso prendere in considerazione ogni possibile alternativa, inclusi quei metodi considerati "tradizionali" o scartati a priori per pregiudizio. Infatti l’avere a disposizione più metodiche possibili è per ogni donna (ed ogni coppia) la garanzia di poter scegliere il metodo che appare più adatto in quel particolare periodo della vita, in relazione ai problemi di salute, al modo di vivere la sessualità, alla presenza o meno di collaborazione tra i partners. Ampliare la possibilità di scelta tra i contraccettivi significa aumentare l’accettabilità di quell’anticoncezionale che sarà scelto, ed aumentarne quindi la sicurezza. Tra le varie classificazioni dei metodi di controllo della fertilità, ho scelto per migliore chiarezza, quella relativa al loro meccanismo di azione. Distinguiamo cosè: a) METODI ORMONALI: interferiscono con il normale sviluppo della cellula germinale femminile - bloccano l’ovulazione - es. pillola, iniezioni a deposito; b) METODI INTRAUTERINI: agiscono modificando la struttura dei tessuti interni alla cavità uterina, rendendoli inadatti all’annidamento dell’uovo fecondato - es. spirale; c) METODI DI BARRIERA: impediscono l’entrata degli spermatozoi nella cavità uterina - es. diaframma, cappuccio cervicale, preservativo; d) METODI CHIMICI: inattivano lo sperma nell’ambiente vaginale - es. spermicidi e) METODI del RITMO o NATURALI: attraverso il riconoscimento delle fasi fertili del ciclo femminile consigliano l’astensione dai rapporti in alcuni giorni del ciclo es. metodo della temperatura basale, metodo del muco cervicale; f) METODI INTERCETTIVI o DEL GIORNO DOPO: interferiscono con la possibilità di un annidamento o di un concepimento dopo un rapporto senza protezione - es. pillola del giorno dopo, spirale (inserita dopo non più di 72 ore dal rapporto); g) METODI DEFINITIVI: annullano definitivamente la possibilità di procreare attraverso una operazione chirurgica - es. sterilizzazione maschile e femminile. Questi ultimi due gruppi, non potendo essere considerati propriamente dei metodi di prevenzione della gravidanza indesiderata, non verranno approfonditi. Per poter comprendere come agiscono i vari metodi contraccettivi è necessario conoscere, almeno nei suoi aspetti principali, la fisiologia del ciclo femminile ed il meccanismo della fecondazione. 1. Il ciclo ovulatorio Dalla prima mestruazione (intorno ai 13 anni di media), fino alla menopausa (4555 anni), per un arco di tempo di circa 35 anni, nel fisico femminile si verifica un fenomeno biologico eccezionale, per le sue caratteristiche di ritmicità, detto ciclo ovulatorio. La ciclica comparsa del flusso mestruale sottolinea in modo evidente questa ritmicità, che appare tipica per ogni singola donna. Non vi sono, nè potrebbero esserci, dei modelli matematici precisi di riferimento, ma esiste un arco molto ampio di possibili normalità, entro il quale ogni donna sana può vedersi riconosciuta; non è vero cioè che per essere "regolare" un ciclo ovulatorio debba per forza durare 28 giorni, come scrivono i "sacri testi". Può durarne 25 come 35, purchè si presenti con una certa puntualità e non vi siano variazioni troppo grandi tra un ciclo e l’altro. Ogni donna quindi ha una sua normalità. Il centro regolatore (una specie di orologio biologico) è situato in un’area del cervello chiamata IPOTALAMO. L’ipotalamo è una zona nervosa importantissima nella vita di relazione di ogni individuo: in quest’area vi è la sensibilità dell’umore, del senso di fame o di sete, del caldo e del freddo, ed inoltre passano tutte le informazioni relative alla affettività e al rapporto con l’ambiente. E’ proprio da questo centro che partono i messaggi nervosi che regolano la ciclicità femminile, e possiamo ben comprendere allora, come possano avere grande importanza per la regolarità del ciclo, i cambiamenti del clima, gli stress, le emozioni forti, le malattie debilitanti, ecc... L’ipotalamo comunica, per quanto riguarda il ciclo ovulatorio, con una specie di "segreteria specializzata", che è una ghiandola produttrice di ormoni, chiamata IPOFISI. Gli ormoni prodotti dall’ipofisi (definiti con sigle inglesi come F.S.H. ed L.H.), stimolano le ovaie. Un ormone è una sostanza prodotta in minima quantità da una ghiandola da una ghiandola o da un organo, che attraverso il circolo sanguigno si distribuisce in tutto il corpo, ma che è in grado di stimolare la funzione solo di alcuni organi o altre ghiandole, chiamate in medicina "bersaglio" di quel dato ormone. L’ipofisi, producendo F.S.H. ed L.H., stimola dunque le ovaie a funzionare; quali sono le funzioni delle ovaie o gonadi femminili? Essenzialmente due: produzione ciclica di un ovulo maturo, in grado di essere fecondato, e, parallelamente, produzione degli ormoni tipici dell’organismo femminile (senza i quali la donna non avrebbe quelle caratteristiche tipiche del suo sesso) che sono gli estrogeni ed il progesterone. Gli estrogeni ed il progesterone attraverso il sangue ritornano nei pressi dell’ipofisi e le comunicano che il messaggio che essa aveva inviato alle ovaie è stato ricevuto e che l’ovulazione è avvenuta. Cosè l’ipofisi smette di produrre i suoi ormoni ed aspetta il ciclo successivo per tornare a stimolare le ovaie. Sotto il controllo dell’ipotalamo quindi, avviene ciclicamente un "dialogo" fatto di messaggi e contromessaggi ormonali tra ipofisi e ovaie. Vedremo poi, parlando della pillola, come questo "dialogo" sia importante. Per 400-500 volte, durante il periodo fertile, nella vita di ogni donna, si alternano cosè momenti in cui il livello degli ormoni sessuali è alto a momenti in cui questo livello è basso, e ciò comporta modificazioni precise di molti organi (vagina, utero, ovaie) e cambiamenti fisici generali. L’evento mestruale, per la sua facile riconoscibilità e per l’enorme risonanza emotiva, diviene un sintomo di riferimento assai importante, anche se certamente non è il più significativo (possono esserci cicli con presenza di mestruazione e assenza dell’ovulazione). Per comodità , si è adottato quindi il I giorno di comparsa della mestruazione come segnale di inizio di ogni ciclo ovulatorio. Sempre per comodità, la varie modificazioni fisiche ed i vari sintomi fisiologici, che si alternano in ogni ciclo, vengono raggruppati in fasi successive. Ad esempio, potremmo descrivere un ciclo ovulatorio di 30 giorni nel seguente modo: FASE MESTRUALE - dal 1° al 4° giorno Nei primi due giorni del ciclo il livello di ormoni presenti nel sangue è molto basso. Dall’orifizio uterino scende il sangue mestruale. Il basso livello di estrogeni circolanti stimola l’ipofisi a secernere F.S.H., il quale, a sua volta, stimola un’ovaia (di solito quello in cui non è avvenuta l’ovulazione nel ciclo precedente) a far maturare un follicolo che contiene un ovulo. Mentre la parte superficiale della mucosa uterina si sfalda, la parte più profonda comincia a ricostruire un nuovo tessuto. FASE PRE-OVULATORIA - dal 5° al 15° giorno Il follicolo cresce nell’ovaio e quest’ultima produce prima poco, poi sempre di più, estrogeni e progesterone. Gli estrogeni influenzano l’endometrio che diventa spugnoso per favorire l’annidamento dell’ovulo, se verrà fecondato. Man mano che si avvicina il periodo dell’ovulazione l’orifizio posto sul collo uterino tende ad aprirsi. Le cellule che tappezzano le pareti del canale cervicale cominciano a secernere un muco che viene riversato in vagina. Questa secrezione assume via via caratteristiche sempre più precise di abbondanza, trasparenza, filamentosità, fluidità. Da un muco scarso, appiccicoso, denso opaco, giallastro, che è tipico dei giorni che seguono o precedono la mestruazione, si passa ad un muco, molto simile come aspetto alla "chiara d’uovo", che è uno dei segni più tipici e precisi del periodo ovulatorio. FASE OVULATORIA - 16° giorno (circa) In questa fase il livello degli estrogeni è talmente alto che l’ipofisi abbassa la secrezione di F.S.H. ed inizia a secernere L.H., il quale stimola l’ovulazione e la produzione di progesterone. L’ovulo, lasciata l’ovaia, inizia il suo percorso attraverso le tube di falloppio, verso la cavità uterina. Rimarrà fecondabile per un giorno solo. L’ovulazione può essere avvertita da alcune donne che presentano in sua corrispondenza crampi o fitte al basso ventre, mal di reni, piccole perdite di sangue. L’orifizio del canale cervicale è aperto e da esso scende abbondante muco trasparente e filante. Si pensa che questo speciale tipo di muco cominci ad uscire dall’utero 24-48 ore prima della ovulazione e che duri circa 48 ore. Si ritiene che i 4 giorni successivi all’inizio della secrezione di muco filante siano fecondi. Il muco dell’ovulazione è alcalino, per permettere la sopravvivenza degli spermatozoi, che nell’acidità dell’ambiente vaginale morirebbero in poche ore, e costituisce materialmente una strada per entrare nell’utero. Sono stati trovati vivi nel canale cervicale che conteneva tale muco, gli spermatozoi depositati in vagina nove giorni prima. Questo non significa che gli spermatozoi conservino cosè a lungo la loro capacità di risalire fino all’ultima parte della tube, dove avviene la fecondazione, ma ci dice quanta importanza abbia per le possibilità di concepire, la presenza o meno di tale muco. Gli spermatozoi sono considerati fecondi per cinque giorni dopo il rapporto: ovvero il rapporto che avviene cinque giorni prima dell’ovulazione può essere motivo di gravidanza. Tutta la durata della fase preovulatoria può essere variata e variabile, da ciclo a ciclo e da donna a donna: questo è il motivo della lunghezza diversa tra i cicli ovulatori, dell’anticipo o del ritardo delle mestruazioni. FASE POST-OVULATORIA - dal 17° al 30° giorno Dopo l’ovulazione il follicolo dal quale è uscito l’ovulo si trasforma in "corpo luteo" e produce progesterone. Il progesterone rende l’endometrio particolarmente morbido e ricco di zuccheri , adatto all’annidamento dell’uovo fecondato (intorno al 7è giorno dopo l’ovulazione) ed in grado di nutrire l’embrione che inizia la sua crescita. L’orifizio del canale cervicale si chiude, il muco scompare. Se la gravidanza non si è verificata la vitalità del corpo luteo cessa, la secrezione di progesterone e di estrogeni diminuisce drasticamente. L’endometrio, che cessa di essere "sostenuto" da questi ormoni comincia a sfaldarsi e viene espulso sotto forma di flusso mestruale. Ricomincerà cosè il ciclo successivo. La durata della fase post-ovulatoria, proprio perché è in diretta relazione con la vita del corpo luteo, ha una lunghezza precisa ormai scientificamente provata di 14 giorni di media, con un massimo di 16 ed un minimo di 12 giorni tra il momento della ovulazione ed il 1° giorno delle mestruazioni. Al comparire del flusso mestruale dunque, una donna può affermare che l’ovulazione precedente è avvenuta sicuramente entro un tempo "retrospettivo" di 16-12 giorni, ma non può prevedere quando avverrà l’ovulazione seguente, perché la durata del periodo pre-ovulatorio non può essere fissata con la medesima certezza. La produzione di progesterone nella fase post-ovulatoria determina un rialzo della temperatura corporea della donna. La curva della temperatura basale diviene cosè un metodo scientifico per stabilire se un ciclo è stato ovulatorio, e può essere un metodo per stabilire l’inizio della fase post-ovulatoria (o "luteinica") che è un periodo sicuramente non fertile (dato che il progesterone inibisce la maturazione di nuovo follicolo). 2. Accenni al meccanismo della fecondazione Quando, durante il rapporto sessuale, avviene l’eiaculazione, gli spermatozoi vengono depositati in vagina, generalmente nella parte più profonda di essa, e vi trovano un ambiente che, per il suo grado di acidità, è per loro sfavorevole durante gran parte del ciclo ovulatorio. Gli spermatozoi devono quindi superare l’ambiente vaginale molto rapidamente e dirigersi, grazie alla mobilità della loro coda, verso il "tappo" formato dal muco sul collo dell’utero. Tale muco costituisce la porta d’ingresso o lo sbarramento verso la cavità uterina, a seconda delle fasi del ciclo. Il meccanismo che regola e che provoca le modificazioni cicliche del muco cervicale è sempre quello ormonale. Il rapido e notevole aumento pre-ovulatorio della produzione di estrogeni rende il muco favorevole al passaggio degli spermatozoi, mentre lo rendono sfavorevole la caduta post-ovulatoria di tali ormoni o la loro scarsa produzione nelle prime fasi del ciclo. In definitiva l’attraversamento del muco cervicale da parte delle cellule seminali può avvenire agevolmente solo in un intervallo di tempo ristretto e limitato a pochi giorni, in coincidenza con il periodo ovulatorio. Superato il muco cervicale gli spermatozoi si "dividono" in vari gruppi: alcuni soggiornano a livello del canale cervicale, come abbiamo visto, anche per più giorni, altri risalgono attraverso la cavità uterina verso le tube. Gli spermatozoi che si sono fermati nel canale cervicale potranno "decidere" di intraprendere il viaggio anche molte ore o alcuni (fino a cinque) giorni dopo. L’incontro tra cellula uovo e spermatozoo avviene nella parte di tuba più vicina all’ovaio, dove l’ovulo rimane fecondabile per 24 ore circa. Tra le decine di milioni di spermatozoi presenti nel liquido seminale (dovrebbero essere almeno 30 milioni per ogni cc. di eiaculato, in media 150-200 milioni, perché sia abbastanza fertile il seme maschile deposto in vagina con una eiaculazione) solo uno si unisce all’uovo e lo penetra: nel passaggio attraverso la membrana dell’ovulo, lo spermatozoo perde la coda e avviene la fusione dei due nuclei. Questa fusione permette ai cromosomi della donna e dell’uomo di unirsi e di formare il patrimonio genetico del nuovo essere. A questo punto inizia un processo di moltiplicazione cellulare che attraverso vari stadi porta alla formazione dell’embrione. Dopo la fecondazione l’ovulo fecondato continua il suo viaggio attraverso la tuba e in una settimana arriva nell’utero. Se trova le condizioni favorevoli si annida, comincia a formare la placenta ed inizia la gestazione. Molto frequentemente, anche se è avvenuta una normale ovulazione, anche se si è avuta l’ascesa di un buon numero di spermatozoi maturi attraverso la tube, la fecondazione non avviene: può dipendere da particolari condizioni fisiche e/o psichiche della donna, da una incompatibilità di natura chimica tra l’uovo e lo spermatozoo, e da molte altre cause; a volte avviene la fecondazione ma non l’annidamento, perché non c’è un ambiente uterino favorevole o perché l’embrione che è nato presenta delle malformazioni incompatibili con la sua sopravvivenza. Il "rischio" di concepire, per una coppia giovane e sana, con un rapporto in fase ovulatoria non è cosè alto come ci si immagina. Un autore molto conosciuto nel campo della contraccezione, A. Ros, dice che in un anno, per cento coppie che hanno rapporti sessuali senza utilizzare anticoncezionali, si potranno verificare (alla fine dei 12 mesi) circa 70 gravidanze. L’indice di sicurezza dei vari contraccettivi viene valutato in relazione alla loro capacità di ridurre il numero dei possibili concepimenti: il metodo più usato per valutare tale sicurezza è il cosiddetto "indice di Pearl", che si calcola nel seguente modo: N. di gravidanze avvenute durante l’uso del contraccettivo X 1200 ——————————————————————————————— N. totale di mesi in cui il contraccettivo è stato usato Supponiamo che 100 donne utilizzino un anticoncezionale per 12 mesi e che insorgano 25 gravidanze. L’indice di Pearl per quell’anticoncezionale sarà: 25x1200 —————— = 25 12x100 Tanto più questo indice si avvicina allo zero tanto più quel metodo sarà sicuro. In realtà questa è una valutazione del tutto teorica che non viene più adottata dagli studiosi moderni. Si è visto infatti che un conto è l’efficacia effettiva o legata all’uso di un metodo, che comprende quindi errori, dimenticanze, negligenze, e un conto è l’efficacia teorica ricavata da studi su campioni selezionati o a tavolino. Mi spiego meglio: la pillola può avere una efficacia teorica molto alta (indice di Pearl = 0,1), ma se consideriamo le dimenticanze, gli errori di assunzione o i fattori farmacologici che ne abbassano la sicurezza, avremo un’efficacia reale più bassa (I.P. = 4). Oppure ancora: vi sono metodi che se usati da coppie non motivate, o appresi in modo sbagliato, o psicologicamente non accettati, possono avere un alto fallimento - uso (metodi naturali, diaframma); se questi stessi metodi sono adottati con convinzione e con una adeguata preparazione, possono raggiungere invece una sicurezza altissima. A) METODI ORMONALI: la pillola estroprogestinica La pillola estroprogestinica è il contraccettivo ormonale più conosciuto ed usato; è composta da due ormoni sintetici (un estrogeno ed un progestinico) che variano come quantità e composizione da una pillola all’altra. L’effetto anticoncezionale della pillola è dovuto ai seguenti meccanismi: - impedisce il processo dell’ovulazione bloccando lo stimolo ormonale che normalmente da luogo alla maturazione dell’ovulo; - interferisce con il normale sviluppo del rivestimento all’interno dell’utero, che diviene inadatto all’annidamento; - altera il muco cervicale, rendendo difficoltosa la risalita degli spermatozoi. A differenza di quanto avviene normalmente nella messa a punto di un farmaco, che viene prima saggiato a dosi basse per poi, gradualmente controllarne l’efficacia per dosi più alte, per la pillola è avvenuto il contrario. Furono inizialmente usate delle pillole che contenevano dosi molto alte di ormoni, e poi venne via via diminuita la loro concentrazione fino alle dosi minime efficaci. Cosè abbiamo avuto e abbiamo in commercio ancora diversi tipi di pillola che sono tra loro differenti oltre che per la concentrazione degli ormoni, anche per il tipo di ormoni che contengono, che possono avere una "potenza" più o meno forte. Ogni donna ha il suo particolare clima ormonale e per ogni donna andrebbe cercato il "tipo" di pillola più adatto. In ogni caso sono preferibili le pillole più recenti, con il più basso dosaggio di estrogeni, perché sono molto meno cariche di effetti collaterali e danno meno disturbi. Il meccanismo principale d’azione di questo contraccettivo si basa sull’interferenza degli ormoni contenuti nella pillola col ciclo fisiologico dell’ovulazione. Infatti l’assunzione e quindi la messa in circolo degli ormoni contenuti nella pillola, in quantità costante, imita la situazione endocrina che esiste normalmente in vicinanza dell’ovulazione, e ciò determina l’inibizione della attività dell’ipofisi e dell’ipotalamo. Si ha cosè paradossalmente la messa a riposo delle ovaie (che non producono più i loro ormoni nè fanno maturare un ovulo). perché l’ipotalamo e l’ipofisi che le controllano, smettono di stimolarle, perché "convinte", visto l’alto livello di estrogeni e progesterone nel sangue, che esse siano in piena attività. L’assunzione della pillola sostituisce il ciclo ormonale naturale; la mestruazione che compare dopo 2-5 giorni dalla sospensione della pillola è una "falsa" mestruazione, in quanto è indotta dalla improvvisa scomparsa della quantità di ormoni contenuti nel sangue. Se si continuasse ad assumere la pillola senza interruzioni non ci sarebbero perdite di sangue: si tratta di un artificio per simulare un ciclo normale. L’efficacia della pillola è molto alta, praticamente del 100%. Perché sia efficace però bisogna rispettare alcune regole nella sua assunzione. Come si prende la pillola? Alla prima confezione si assumerà il primo confetto al 1è giorno del ciclo. Si assumeranno poi di seguito gli altri confetti, tutte le sere, preferibilmente alla stessa ora, fino a completare il blister di 21 pillole. Si osservano sette giorni di pausa durante i quali compare il flusso mestruale, per poi riprendere con la successiva confezione. In pratica si assumerà per tre settimane sè e una no per tutti gli altri cicli in cui verrà usata come contraccettivo. I tipi di pillola attualmente più utilizzati sono sicuri fin dal primo giorno di assunzione. Se succede di dimenticare una pillola bisogna prenderla appena ci si ricorda (comunque al massimo entro 12 ore), continuando l’assunzione delle altre come al solito. Se la dimenticanza ha superato le 12 ore non è più garantita l’efficacia e, naturalmente, quel ciclo non sarà più protetto. E’ da evitare l’uso della pillola per 3-4 mesi, poi interrompere e riprendere per altri 3-4 mesi; è molto meglio prenderla per 1 anno o 2 di seguito e poi fare una pausa di alcuni cicli, per osservare il ritorno del ciclo mestruale. In questi mesi di interruzione c’è il "pericolo" di una gravidanza indesiderata, sia perché non pensa per tempo ad usare un altro contraccettivo, sia per il fatto che l’ovulazione può essere meno "prevedibile". La pillola è un metodo comodo, efficace è spesso ben accettato, ma bisogna sottoporre ogni candidata all’uso di tale contraccettivo ad un accurato controllo medico per escludere che vi siano controindicazioni. Infatti la pillola può interferire con il funzionamento di altri sistemi ed organi del fisico femminile, quali, molto schematicamente: - circolazione, coagulazione, pressione sanguinea; - sistema nervoso; - metabolismo degli zuccheri (glicemia); - metabolismo dei grassi (colesterolo, trigliceridi); - apparato urogenitale; - mammella. Le controindicazioni all’uso della pillola interessano perciò quelle donne che presentano malattie o problemi per gli organi che ho nominato. Non c’è molto accordo nella classe medica sull’elenco delle controindicazioni da tenere presente, però direi che esistono controindicazioni assolute, su cui non si può discutere, come: - gravi disturbi circolatori, come flebiti e tromboflebiti, o una ipercoagulabilità del sangue (la pillola aumenta il rischio di trombosi); - gravi disturbi del fegato, funzionalità epatica danneggiata (epatite, ittero...); - presenza o sospetto di malattia neoplastica al seno o all’utero (la pillola non provoca il cancro, ma potrebbe, se un’alterazione già esiste, peggiorarla); - donne sopra i 35 anni e che fumano più di 20 sigarette al giorno (sempre per il rischio di trombosi vascolare, accentuato dal fumo); - sospetta gravidanza (pericolo di malformazioni fetali). Altre controindicazioni all’uso della pillola sono "relative", cioè vanno valutate caso per caso, donna per donna, e sono: - età inferiore ai 16 anni, cioè in ragazze i cui cicli mestruali non sono ancora stabilizzati, - età superiore ai 40 anni, - obesità, - pressione arteriosa elevata, - emicranie, epilessia, disturbi nervosi, - malattie cardiache e renali, - vene varicose che necessitano di terapia, - malattie metaboliche o endocrine (tiroide, dislipidemie, ecc...), - tendenza alla depressione. Se non esistono controindicazioni, una donna che abbia stabilizzato i suoi cicli, può (dai 16 ai 40 anni) prendere tranquillamente la pillola anche per molti anni di seguito, facendo naturalmente tutti i controlli medici che il suo ginecologo le prescriverà (in genere servono l’esame del sangue e delle urine, la misurazione della pressione, una visita ginecologica, con il Pap-test, ed una visita al seno una volta all’anno). Sintetizzando possiamo dire che la pillola presenta questi vantaggi e svantaggi: VANTAGGI: - SICUREZZA CONTRACCETTIVA ELEVATA (100%) - COMODITA’ D’USO - BASSO COSTO Mi sembra opportuno sottolineare che la pillola ha una serie di effetti benefici che vanno al di là del suo ruolo contraccettivo. Quelli accertati finora sono: - PROTEZIONE CONTRO DISTURBI MESTRUALI - PROTEZIONE DALLA GRAVIDANZA ECTOPICA - CONTROLLO DELL’ANEMIA SIDEROPENICA - CONTROLLO DELLA MALATTIA FIBROCISTICA DELLA MAMMELLA - PROTEZIONE CONTRO CISTI OVARICHE DISFUNZIONALI - PROTEZIONE DAL CANCRO OVARICO - PROTEZIONE DAL CANCRO DELL’ENDOMETRIO - PROTEZIONE NEI CONFRONTI DELL’ARTRITE REUMATOIDE SVANTAGGI - PESO PSICOLOGICO DELLA ASSUNZIONE SISTEMICA - TENSIONE AL SENO, NAUSEA, VOMITO NEI PRIMI MESI DI ASSUNZIONE - TENDENZA ALLA DEPRESSIONE E ALLA DIMINUZIONE DELLA LIBIDO - NECESSITA’ DI CONTROLLI MEDICI PERIODICI Per quanto riguarda l’inserimento di tale contraccettivo ormonale nella psicologia della vita di coppia possiamo dire che è in genere ben accetto perché non disturba con artifici il rapporto sessuale e ne permette la spontaneità. Con la pillola però, il problema contraccettivo è affrontato direttamente solo dalla donna e spesso può determinare o accentuare la deresponsabilizzazione dell’uomo. Per alcune donne ,inoltre, anche se è un contraccettivo "comodo", l’idea stessa di assumere la pillola tutte le sere diventa un’ossessione, una preoccupazione quotidiana, un disagio psicologico che ben presto cercheranno di eliminare. NB. Riducono l’efficacia della pillola: - le dimenticanze; - i periodi di sospensione (se non si adotta un altro metodo sicuro); - vomito e diarrea se avvengono dopo 4-6 ore dall’assunzione; - alcuni farmaci come gli antibiotici (neomicina, rifampicina, ampicillina), gli anticoagulanti, gli antiipertensivi, i tranquillanti, gli antidiabetici, gli antidepressivi, gli psicofarmaci, gli antiepilettici. B) METODI INTRAUTERINI: la Spirale o I.U.D. Si tratta di piccoli dispositivi che vengono inseriti all’interno della cavità uterina. Possono essere di varie forme (a T, a 7, a Y); si chiamano "spirali" perché i primi dispositivi intrauterini avevano appunto l’aspetto di una spirale. Sono costituiti di materiale plastico e di un sottilissimo filo di rame avvolto lungo il braccio più lungo dello I.U.D. (dalla sigla inglese: Intra-Uterine-Device). Nella parte bassa della spirale è inserito un filo di nailon: quando la spirale è inserita nell’utero tale filo sporge in vagina e testimonia la presenza dello I.U.D. Il meccanismo d’azione delle spirali è soprattutto è quello anti-annidamento: questo oggetto inerte induce delle modificazioni nel tessuto interno alla cavità uterina, comportandosi come un corpo estraneo. Si ha cosè una reazione "infiammatoria" che impedisce, nel caso l’ovulo sia stato fecondato, un ambiente ricettivo e accogliente, e quindi non permette la gravidanza. Il filo di rame associa inoltre un’azione "tossica" sugli spermatozoi. L’azione della spirale è solo locale, nell’utero, nessuna influenza viene esercitata sul resto dell’organismo. Efficacia: se lo I.U.D. rimane collocato perfettamente nella cavità uterina e non si sposta si può ottenere una discreta sicurezza, con un indice di Pearl di 0,5-3, a seconda del tipo. La sicurezza può essere aumentata associando l’uso di uno spermicida qualora si abbiano rapporti nel periodo ovulatorio. CONTROINDICAZIONI ASSOLUTE ALL’USO DELLA SPIRALE: - malformazioni uterine o utero troppo piccolo - presenza di infezioni genitali soprattutto se a livello delle tube o delle ovaie - displasie o neosplasie (rilevabili con il Pap-test, a livello del collo dell’utero) - mestruazioni molto abbondanti e dolorose - sospetta gravidanza (verrebbe interrotta). CONTROINDICAZIONI RELATIVE (da valutare caso per caso) - assenza di gravidanze precedentemente all’uso - fibromi uterini - anemia grave, difetti della coagulazione con tendenza a emorragie - presenza di vaginiti recidivanti. Lo I.U.D. viene inserito dal ginecologo con un piccolo intervento ambulatoriale, durante le mestruazioni. E’ necessario che la donna sia sottoposta, prima di inserire la spirale, ad un accurato esame pelvico, che esegua il Pap-test e vengano escluse infezioni o alterazioni della flora batterica vaginale, per scongiurare il pericolo più grave legato alla spirale, e cioè la comparsa di infezioni "pelviche" (annessiti). Tale pericolo è assai maggiore per le donne giovani e che non hanno mai avuto gravidanze: bisogna che esse siano informate di tali possibili effetti collaterali che rischiano a volte di compromettere la loro futura fertilità. VANTAGGI DELLO I.U.D. - nessuna azione a livello sistemico - buona sicurezza contraccettiva - assenza di interferenza col coito, estrema comodità - costo contenuto SVANTAGGI DELLO I.U.D. - aumento di abbondanza e dolore mestruale - spotting - predispone alle infezioni pelviche se non sono attentamente prevenute e curate le infezioni delle vie genitali - possibilità di espulsione - se fallisce l’azione contraccettiva vi è un’alta tendenza all’aborto settico (se insorge la gravidanza durante l’uso di uno I.U.D. è preferibile in ogni caso che il dispositivo venga rimosso). La spirale dura tre anni dal momento in cui è stata inserita. Si può reinserire un’altra spirale, se non sono insorte controindicazioni, anche subito dopo. E’ un metodo che necessita un controllo medico accurato e rigoroso, ma che se adottato rispettandone le indicazioni e controindicazioni può essere ben tollerato e ben accettato dalla donna. Sembra che lo scoglio più grosso nell’accettabilità psicologica di tale metodo sia legato alla difficoltà di accettare un corpo estraneo, che non può essere visto o manipolato, all’interno del proprio corpo. Anche la spirale è un metodo anticoncezionale totalmente a carico della donna, che non necessita di collaborazione da parte dell’uomo. E’ bene sconsigliare tale metodo alle donne giovani, sotto i 25 anni, soprattutto se non hanno avuto figli. L’uso di antiinfiammatori o antibiotici può ridurre l’efficacia contraccettiva della spirale. C) METODI DI BARRIERA Il diaframma Il diaframma è stato inventato nella metà del secolo scorso: da lungo tempo è usato nei paesi anglosassoni, ma solo recentemente si è diffuso nel nostro paese. Semplice da usare è uno degli anticoncezionali più sicuri e meno dannosi. Si tratta di una cupoletta in lattice di gomma che viene scelta in base alle caratteristiche anatomiche di ogni singola donna e che viene inserita in vagina, insieme ad uno spermicida, dalla donna stessa in occasione del rapporto sessuale. Il livello di sicurezza del diaframma è oggi del 99-98%, con un indice di Pearl di 1,5-2. Fino a qualche anno fa le statistiche rese note dalle case farmaceutiche e probabilmente manipolate per motivi di convenienza, gli attribuivano un indice di sicurezza molto basso. E’ stato possibile verificare che il fallimento del diaframma non è tanto un fallimento del metodo, quanto della donna che non lo usa correttamente. Per essere un contraccettivo sicuro il diaframma deve: 1° - essere di misura giusta (questo è in relazione con la preparazione del tecnico cui la donna si rivolge); 2° - essere usato assieme allo spermicida in occasione di ogni rapporto; 3° - essere adottato da una donna che è stata adeguatamente istruita e preparata alle sue regole d’uso da personale esperto. Le condizioni perché il diaframma sia un metodo sicuro dipendono soprattutto dalla presenza o meno, sul territorio, di strutture in cui operi personale sanitario esperto e disponibile ad insegnare alle donne la corretta tecnica d’uso del diaframma, che, per altro, risulta assai semplice da apprendere. Gli inconvenienti del diaframma sono di ordine pratico: bisogna metterlo prima del rapporto e tenerlo alcune ore dopo. L’efficacia del diaframma inserito con lo spermicida dura cinque ore (è questo l’arco di tempo in cui si possono avere anche più rapporti sessuali) e può essere quindi inserito anche molto prima dell’incontro con il partner. Deve essere lasciato in vagina per sei ore dopo l’ultima eiaculazione: questo per permettere al diaframma di svolgere nel migliore dei modi la sua azione di barriera. Il diaframma, infatti, coprendo il collo dell’utero, "trattiene" gli spermatozoi in vagina, ambiente dove questi ultimi possono sopravvivere solo per poche ore. Il diaframma non viene in genere avvertito dalla donna che lo indossa e nemmeno viene sentito durante il rapporto sessuale, per il semplice motivo che esso si adatta perfettamente, rivestendola, alla parete vaginale superiore, senza costituire ostacolo alcuno alla penetrazione. Il diaframma dura almeno due anni e non necessita di cure particolari, se non un’accurata pulizia con acqua e sapone tra una volta e l’altra che si usa. Ricordo che l’uso del diaframma è assai più semplice di quanto si possa descrivere; un vantaggio notevole di questo metodo è la sua innocuità (e forse una azione protettiva nei confronti di molte malattie che possono colpire il collo dell’utero. Non esistono controindicazioni all’uso del diaframma, tranne nel caso di alterazioni anatomiche gravi (prolasso genitale ad esempio) oppure allergie al lattice o agli spermicidi, e può essere adottato da donne di tutte le età. Riassumendo, per questo metodo esistono i seguenti VANTAGGI: - elevata efficacia se correttamente utilizzato; - senza controindicazioni mediche e senza rischi; - è completamente sotto il controllo della donna; - determina un’aumentata consapevolezza e conoscenza della donna rispetto al proprio corpo; - è un contraccettivo che può permettere il coinvolgimento del partner; - può essere utilizzato da donne di tutte le età. E i seguenti SVANTAGGI: - necessita di un elevato livello di motivazione, come tutti i metodi meccanici, perché possa essere superato senza problemi l’inconveniente della sua manualità (si potrebbe semplicemente dire che non è comodo); - la donna deve essere addestrata da personale esperto, che abbia disponibilità di tempo e molta cura nell’insegnare il metodo; - se non inserito in occasione di ogni rapporto c’è un alto fallimento-uso; - infine il diaframma presenta la possibilità di interferire con la spontaneità del rapporto sessuale, per il risvolto "programmatorio" del suo uso. E’ quindi un metodo la cui scelta deve essere consapevolmente discussa ed accettata da ambedue i partners. Il preservativo Si tratta di uno dei più antichi metodi anticoncezionali, fu confezionato fino all’800 con intestino di agnello, poi, con la produzione della gomma, fu confezionato in lattice e prodotto su larga scala. Il motivo per cui viene scelto è legato alla sua semplicità d’uso e alla sua innocuità, alla facilità di reperimento senza bisogno di ricetta medica, alla sua discreta sicurezza contraccettivo e al coinvolgimento dell’uomo nel problema della contraccezione. E’ consigliabile, come sappiamo, per prevenire la trasmissione di infezioni e malattie con il rapporto sessuale, anche se in questo caso ha più un ruolo "igienico" che contraccettivo. Bisogna sottolineare che non tutti i tipi e le marche di preservativi danno le stesse garanzie di sicurezza (in ambedue i sensi). E’ preferibile usare il tipo di profilattico lubrificato e con serbatoio perché difficilmente si rompe, cosa che può invece succedere quando il preservativo è vecchio e non di buona qualità. La sua sicurezza diviene altissima se associato ad uno spermicida, se inserito sul pene eretto prima della penetrazione e sfilato, trattenendone il bordo, subito dopo l’eiaculazione. Ci sono molte resistenze psicologiche all’uso di tale contraccettivo: l’inserimento del profilattico viene da alcuni sentito come un ostacolo al contatto fisico completo, altri lamentano una diminuita sensibilità (sebbene le case produttrici affermino nella loro pubblicità il contrario). Al di là degli effettivi problemi psicologici che può comportare, l’uso di tale anticoncezionale dà la possibilità all’uomo di assumere su di sè la responsabilità della contraccezione, quando non siano possibili scelte alternative e/o vi siano particolari condizioni di salute nella donna e nella coppia. Il coito interrotto Si tratta di un metodo ancora diffusissimo, anche se la sua efficacia contraccettiva è davvero scarsa. Consiste nel togliere il pene dalla vagina prima della eiaculazione: il seme deve essere emesso lontano dagli organi genitali femminili. Il coito interrotto fallisce spesso per varie ragioni: talvolta perché l’uomo non riesce a controllare il momento della eiaculazione, ma soprattutto perché quelle gocce di seme che escono dall’uretra durante le prime fasi del rapporto possono contenere la quantità sufficiente di spermatozoi per dare luogo alla gravidanza. Con tale pratica anticoncezionale la donna accetta di delegare sia la propria sessualità che il controllo della fertilità all’uomo. Infatti è assai difficile per una donna vivere con piacere un rapporto dove aspetta con ansia che l’uomo si "ritiri" prima della sua eiaculazione; l’angoscia sarà spesso cosè alta da impedire ogni possibilità di abbandono e partecipazione. Del resto il coito interrotto impedisce anche all’uomo di abbandonarsi completamente: sembra che comporti inoltre un’incidenza maggiore di disturbi sessuologici, in particolare che comporti un’accentuata tendenza alla eiaculazione precoce. Questo fatto rende chiaramente più difficile il raggiungimento di una intesa sessuale soddisfacente tra uomo e donna. Per tutto ciò è ovvio che tale pratica di controllo della fecondità è sconsigliabile oltre che assai poco sicura. D) METODI CHIMICI: gli Spermicidi Le sostanze chiamate "spermicidi" devono avere due qualità: primo essere del tutto innocui per l’organismo umano, secondo essere letali per gli spermatozoi. Esistono in commercio numerosi tipi di sostanze spermicide, sottoforma di schiume, creme, gelatine, cialde e ovuli vaginali. Sono state molto pubblicizzate come anticoncezionali sicuri, ma in realtà la loro efficacia è assai scarsa se usate da sole; e il motivo è facile a capirsi. Infatti se "in vitro" si possono immobilizzare e rendere non più vitali gli spermatozoi di una eiaculazione aggiungendovi quella data sostanza spermicida, non altrettanto è possibile fare in "vivo", in una cavità vaginale ricca di pieghe e con un collo uterino direttamente a contatto con il pene durante il rapporto. La sostanza spermicida viene dispersa infatti sulle pareti vaginali dai movimenti del coito e non rimane localizzata a proteggere l’entrata nel canale cervicale. La vera importanza di tali metodi anticoncezionali di natura chimica è quella di essere un ottimo aiuto e supporto per altri contraccettivi, quali la spirale, il diaframma, il preservativo, che cosè associati risultano di una sicurezza davvero elevata. E) METODI DEL RITMO O NATURALI Descrivendo la fisiologia del ciclo ovulatorio abbiamo visto come vi sia la possibilità di ricavare, attraverso vari segni e sintomi, molte informazioni sul momento dell’ovulazione, e quindi sul momento fertile per la donna. Bisogna sottolineare che la donna ha un periodo di fertilità potenziale limitato pochi giorni durante ogni ciclo, mentre l’uomo risulta potenzialmente fertile in occasione di ogni rapporto. L’ovulo è disponibile ad incontrare lo spermatozoo solo in un periodo ben preciso e limitato nel tempo: la possibilità di stabilire quale sia questo periodo si può ricavare dalle seguenti asserzioni: 1° l’ovulazione avviene 14 giorni (due più, due meno) prima dell’inizio della mestruazione successiva; 2° gli spermatozoi rimangono vitali nell’utero e nelle tube per cinque giorni dopo il rapporto; 3° l’uovo sopravvive per 24 ore dopo l’espulsione dall’ovaio; 4° il muco prodotto dalle cellule del canale cervicale è necessario alla fecondazione e assume caratteristiche particolari nel periodo ovulatorio; 5° la cervice uterina si modifica in modo evidente a seconda delle varie fasi del ciclo; 6° la temperatura basale della donna sottolinea, col suo rialzo, l’avvenuta ovulazione. Questi sono i segni e i cardini fondamentali su cui si basano i vari metodi naturali. Ogni metodo naturalmente ha sviluppato soprattutto un sintomo, creando per esso delle regole di osservazione ed un preciso modo per annotarne le variazioni. Ogni donna può venire istruita sul modo di utilizzare le informazioni che periodicamente il suo corpo le manda, in modo da riconoscere il suo periodo fertile e i periodi non fertili. Limitando i rapporti ai periodi non fertili una coppia può così evitare la gravidanza. I metodi del ritmo sono da qualche anno al centro di ricerche e di osservazioni sperimentali: molte donne inoltre li accettano con entusiasmo perché sono metodi, oltre che assolutamente innocui, profondamente rispettosi della fisiologia femminile, che non alterano in alcun modo. Qualunque donna desidererebbe, a mio avviso, un metodo di controllo delle nascite, senza farmaci, senza aggeggi da inserire in vagina o nell’utero, senza effetti collaterali; un metodo a carico di entrambi i partners e perfettamente efficace. L’argomento di interessa soprattutto i cattolici, per ragioni "morali", e per questo motivo tali metodi sono carichi di implicazioni spesso negative (visti come unica scelta) e di pregiudizi da parte della stessa classe medica. Essi vanno visti invece come una scelta di controllo della fertilità che ha dignità scientifica al pari di ogni altro metodo; una scelta che può avere ragioni ben diverse da quella semplicemente religiosa e che investe lo "stile" di vita di una coppia affiatata e ben istruita, che viva con soddisfazione la possibilità di essere consapevole della propria fertilità. Verranno schematicamente illustrati metodi naturali che sono attualmente disponibili, anche se per ognuno di essi occorrerebbe una trattazione approfondita. In base al fattore o sintomo biologico cui fanno riferimento li possiamo cosè classificare: METODI DELL’OVULAZIONE: metodo di Ogino - Knaus metodo della temperatura basale (Doring) metodo Billings METODO DELLA CAPACITAZIONE SPERMATICA: metodo della "chiara d'uovo" metodo della auto-ispezione METODI COMBINATI: (associano due o più dei precedenti) metodo ciclico termico metodo muco-termico metodi sinto-termici o metodo "globale". a) Metodo di Ogino-Knaus Si fonda sul segno clinico della mestruazione; il periodo ovulatorio si ricava secondo un calcolo fatto alla rovescia, in quanto si tratta di stabilire il 14° giorno precedente alla mestruazione. E’ necessario aggiungere il periodo di vitalità degli spermatozoi di quattro-cinque giorni, per delimitare il periodo sterile. In pratica, sottraendo alla durata del ciclo il numero 19 avremo il numero dei giorni precedenti l’ovulazione, non fertili, e sottraendo il numero 12 avremo il numero di giorni seguenti all’ovulazione e sempre non fertili. Data la variabilità dei cicli è necessario che la donna registri per un anno la data dei suoi cicli mestruali e annoti la durata del ciclo più lungo e del ciclo più corto. L’anno successivo può applicare questa regola: durata del ciclo più corto (es: 26 giorni) - 19 = (7) giorni non fertili all’inizio del ciclo durata del ciclo più lungo (es: 34 giorni) - 12 = giorni non fertili alla fine del ciclo (in questo caso dal 23 in poi) Cioè una donna con cicli variabili da 26 a 34 giorni potrà essere in periodo fertile dal 7° al 23° giorno del ciclo (e dovrà astenersi dai rapporti). Questo metodo usato da solo è poco efficace perché si basa su una specie di media statistica che non viene confermata da nessun’altra osservazione obiettiva. Tenendo presente, come abbiamo detto parlando del ciclo ovulatorio, che un’emozione, uno stress, un viaggio, possono variare la durata della prima fase del ciclo anticipando o ritardando la fase ovulatoria, è comprensibile come questi "calcoli" possano non essere attendibili. Il metodo Ogino-Knaus darebbe garanzie serie solo se fosse applicato ad una macchina elettronica. E’ un metodo assolutamente sconsigliabile quando sia necessaria la sicurezza di non avere gravidanze indesiderate. b) Metodo della Temperatura basale La temperatura basale è la temperatura più bassa raggiunta dal corpo di una persona sana nelle ore del risveglio. Immediatamente prima dell’ovulazione la temperatura basale si abbassa leggermente e dopo 24-72 ore avviene un rialzo di vari decimi di grado: ciò è provocato dal progesterone prodotto dal corpo luteo e testimonia l’avvenuta ovulazione. Fino ad uno-due giorni prima della mestruazione la temperatura rimane più alta: basandosi su ciò una donna può determinare il momento della propria ovulazione e, dopo tre giorni in cui la temperatura è stabile a livello alto può con sicurezza ritenersi in periodo non fertile. La temperatura basale si prende al mattino prima di alzarsi dal letto, sempre con lo stesso termometro, per lo stesso tempo e nello stesso modo. Si annotano poi i gradi di temperatura su apposite tabelle. Se applicato con rigore, cioè astenendosi dai rapporti fino al terzo giorno di temperatura elevata, ha una sicurezza altissima (indice di Pearl= I,I). Questo metodo non può aiutare nella fase pre-ovulatoria perché segnala solo l’avvenuta ovulazione e non può prevederla (in pratica è valido solo per gli ultimi dieci giorni del ciclo). E’ un metodo scientificamente corretto, tanto è vero che è uno degli esami clinici richiesti per valutare la sterilità o la fertilità di una donna. Per applicarlo è necessario che la donna venga istruita e sia seguita per almeno tre cicli, perché possa imparare a riconoscere la sua curva della temperatura e interpretarne il significato. c) Il metodo Billings Tale metodo ha come riferimento sintomatico particolari sensazioni che la donna, se adeguatamente informata, avverte a livello dei genitali in relazione al periodo del ciclo in cui si trova. Le sensazioni in causa sono quelle di "asciuttezza", caratteristica del periodo infertile, e quelle di lubrificazione vulvare che si manifesta invece nel periodo fertile. Queste sensazioni possono essere correlate o meno con la presenza del caratteristico muco ovulatorio, ma il metodo non puntualizza tanto tale presenza, quanto proprio la "sensazione" avvertita. Come dice lo stesso Billings: "la sensazione percepita è più importante della quantità e del tipo di muco". Secondo questo metodo il periodo fertile inizia quando la donna avverte la sensazione di umido-bagnato, e termina sempre al terzo giorno dopo il sintomo del "Picco" di muco. Tale giorno di "picco" è quello in cui il muco cervicale appare all’esterno della vagina con la massima abbondanza, filamentosità e trasparenza. In sintesi: i giorni asciutti dopo la mestruazioni sono infertili, appena compare la sensazione di lubrificazione ("bagnato"), occorre astenersi dai rapporti fino al terzo giorno compreso dopo il "picco", in seguito, fino alla mestruazione successiva si sarà di nuovo in periodo infertile (asciutto). La donna e la coppia devono essere adeguatamente istruite e seguite per i primi cicli da personale esperto. Su apposite tabelle si dovranno annotare tutte le sensazioni ed i sintomi, imparando le regole di applicazione del metodo (non da soli!). Il metodo Billings presenta alcune difficoltà di applicazione ed alcuni limiti metodologici e non sono state ancora confermate del tutto le sue basi scientifiche: il problema principale riguarda proprio la possibilità per le donne nel destreggiarsi nel riconoscere le sensazioni, tenendo conto del fatto che in vagina ci possono essere secrezioni diverse dal muco cervicale, dovute a infezioni o al semplice rapporto sessuale, che danno il sintomo del "bagnato". Nelle ricerche degli Autori il metodo si è dimostrato valido, soprattutto .nelle coppie molto motivate e bene istruite d) Il Metodo della "chiara d’uovo" (o di Bonomi) Tale metodo fa riferimento alla secrezione mucinosa cervicale, osserva la quantità e la qualità delle perdite vaginali di tale muco, che è un fedele testimone dei ritmi fisiologici di fertilità e sterilità del ciclo femminile. Le perdite di muco cervicale sono facilmente accertabili dalla donna, sia perché le avverte come qualcosa spontaneamente le scende dalla vagina, sia perché le ritrova sulla carta igienica che usa per asciugarsi dopo la minzione oppure sui mini-assorbenti o sulla biancheria che usa a metà ciclo. Per alcune donne le caratteristiche del muco cervicale sono facilmente riconoscibili: esse mutano in relazione alla produzione ovarica di estrogeni, per cui la qualità stessa e la quantità del muco sono un segno diretto della produzione di ormoni ovarici e dell’ovulazione. Un dato scientifico assai importante della secrezione di muco cervicale è la sua funzione come fattore di penetranza o "capacitazione" spermatica, il che lo rende indispensabile ai fini procreativi. Per questo metodo la conoscenza del momento dell’ovulazione non ha più importanza pratica assoluta, soprattutto quando si ha a disposizione la possibilità di sapere quando la donna è fecondabile per la capacità di penetrazione o meno degli spermatozoi nel canale cervicale. Ciò significa che la fertilità della donna e della coppia è presente solo e per tutto il periodo di secrezione del muco cervicale. Il periodo fertile va dal primo giorno di inizio della secrezione e quindi di perdite vaginali, fino al giorno in cui cessa la produzione di muco. Il periodo sterile si ha invece ogni volta e per tutto il tempo nel quale la donna non ha secrezione di muco cervicale. Per adottare questo metodo di controllo della fertilità la donna deve essere addestrata a riconoscere le perdite di muco e deve essere seguita da personale esperto che verifichi se ci sono per lei le condizioni di applicabilità del metodo della "chiara d’uovo". Tale metodo infatti non è applicabile direttamente a tutte le donne. E’ però una possibilità concreta e scientificamente corretta, con risultati davvero buoni, addirittura ottimi se associato con il metodo della temperatura basale. e) Il metodo dell’auto-ispezione Tra i vari segni clinici che alcune donne ritrovano ritmicamente e che possono essere usati come testimonianza del periodo fertile ci sono anche le variazioni cicliche del collo uterino. Questa parte dell’utero sporge in vagina ed è facilmente esplorabile introducendo l’indice nella cavità vaginale. Con il dito la donna può esplorare la posizione del collo uterino, sentirne la consistenza, valutare l’apertura dell’orifizio del canale cervicale, percepire la presenza del muco. Tutti questi parametri sono controllati dalla produzione ormonale e sono testimoni fedeli delle condizioni di fecondabilità della donna. Le caratteristiche del collo uterino rispetto ai periodi "fertile" ed "infertile sono cosè schematizzabili: CARATTERISTICHE PERIODO INFERTILE PERIODO FERTILE Posizione bassa (in vagina) alta Consistenza dura (punta del naso) morbida (labbra) Superficie rugosa liscia Orifizio chiuso aperto Muco assente-asciutto presente-scivoloso E’ possibile segnare tutti questi segni e sintomi su una tabella ginecologica che servirà alla donna per valutare il suo periodo di fecondabilità. Anche questo metodo esige una certa preparazione e la possibilità per chi lo usa di essere seguito da una persona esperta. E’ un metodo che presenta delle possibili resistenze psicologiche: non tutte le donne sono disponibili alla auto-ispezione giornaliera e trovano difficile avere confidenza con il proprio corpo. E’ necessario un certo esercizio e per i primi cicli è preferibile associare questo metodo ad altri tipi di controllo della situazione ormonale del ciclo. Il metodo di Keefe è un ottimo appoggio da usare in concomitanza di qualsiasi altro metodo naturale. f) I metodi combinati Ognuno dei metodi naturali descritti presenta delle particolari caratteristiche, ciascuno presenta dei vantaggi e degli svantaggi, ciascuno presenta dei limiti di metodo o di inapplicabilità. Tenendo conto di ciò, la possibilità di associarli tra di loro può offrire alla donna sia una migliore efficacia anticoncezionale, sia un modo per verificare l’esattezza di un metodo con un altro. Non tutti gli Autori sono d’accordo sulla validità di questa associazione, soprattutto perché ritengono che essa sia fonte di "confusione" per le donne. Personalmente ritengo invece che essa sia estremamente valida perché dà la possibilità di apprendere più di una tecnica, di valutare quale tra i metodi sia più adatto ad una coppia, e permette una verifica importantissima soprattutto nei primi mesi di applicazione. Le possibili combinazioni sono molte: dal "metodo globale", che considera nell’insieme tutti i metodi che abbiamo visto, al metodo "Ciclo termico" (= OginoKnaus + temperatura basale), al metodo "Sinto-termico (= Segno di ovulazione + Temperatura basale), o al metodo "Muco-termico" (= Metodo "chiara d’uovo" + Temperatura basale) e cosè vai. Sarà l’accettabilità di un metodo piuttosto che dell’altro a indirizzare la scelta della donna sul punto di riferimento che lei considera "principale". CONSIDERAZIONI FINALI SUI METODI NATURALI 1° Perché i metodi di controllo della fertilità naturali possano avere un buon successo contraccettivo è necessario che la coppia sia adeguatamente seguita ed istruita. Non si può pensare di poterli applicare in base a poche nozioni ricevute dalla stampa o in base a informazioni frammentarie e spesso frettolose ricevute da un qualsiasi medico (bisogna essere seguiti da personale esperto!); 2° i metodi naturali vanno personalizzati delle particolari condizioni fisiologiche e psicologiche caratteristiche di ogni singola donna (o coppia); 3° i metodi naturali possono essere efficaci come metodi di controllo della fertilità solo se la coppia che li adotta è profondamente motivata al loro uso (la motivazione di una tale scelta non deve essere esclusivamente dipendente da convinzioni morali o religiose); 4° i metodi naturali implicano "di per sè" l’accettazione di un margine di fallimento (teorico e pratico) che è molto più ampio degli altri metodi anticoncezionali ormonali o meccanici che una coppia può avere a disposizione. Una onesta e serena valutazione di questo rischio di fallimento è necessaria soprattutto nel caso di una coppia che abbia l’assoluta necessità di evitare una gravidanza indesiderata. i DOCUMENTI di MONDOFAMIGLIA