BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI) – SEZIONE DI VERONA VIA GIBERTI n. 11 C.A.P. 37122 VERONA TEL. 045/594006 E-MAIL: ethical@brembenet .it SITI INTERNET: www.ucfi.it e www.farmacieverona.it Per annullare la ricezione del presente bollettino è sufficiente inviare una e-mail all’indirizzo : [email protected] N. 2/14 A proposito di Norlevo® (“pillola del giorno dopo”) UN TENTATIVO DI AGGIRARE L’OBIEZIONE DI COSCIENZA Lo scorso 10 febbraio in un comunicato ufficiale l’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (A.I.G.O.C.) accusa l’Associazione Italiana del Farmaco (AIFA) di aver cambiato le caratteristiche della pillola abortiva Norlevo®, mentendo ai consumatori e con lo scopo di aggirare l’obiezione di coscienza dei medici che non intendono partecipare all’interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo vengono riportati fatti e commenti. tecnica, questo non inibisce o ritarda l’ovulazione quando cresce il livello di LH. L’UPA ha una efficacia per 5 giorni (anche nel caso di picco HL), in contrasto con il LNG (rapida perdita di efficacia). Il LNG mantiene la sua efficacia di controllo delle nascite (non di blocco dell’ovulazione!), anche se assunto entro 96 ore. Ci rattrista: constatare che anche in Italia si cerchi di spacciare per dato scientifico certo e certificato da un’agenzia, mantenuta in vita con i soldi strasudati e sofferti dei cittadini onesti, un camuffamento linguistico funzionale solo a chi vuole vendere i propri prodotti senza rispettare la coscienza degli acquirenti ed a chi vuole controllare la popolazione mondiale come un burattinaio. Ci preoccupa: il tentativo ben evidenziato dalle affermazioni di Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC), su quotidianosanità.it di oggi («Cade definitivamente l’appiglio che consentiva ai medici obiettori di coscienza di negare la somministrazione della contraccezione di emergenza. Si colma così un gap noto da anni a tutta la comunità scientifica – ha detto – e si corregge una vecchia sceda tecnica che risale al 2000») di privare il medico della sua libertà di agire “secondo scienza e coscienza” ed i cittadini del diritto di essere rettamente e totalmente informati sui farmaci dall’AIFA. La nostra preoccupazione nasce dal fatto che questo tipo di comportamento, che non è isolato (basti pensare alle direttive dell’UNAR per la Scuola, alle Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT, al La A.I.G.O.C. ha scritto nel comunicato: «La pubblicazione sul supplemento ordinario n. 10 della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 4 febbraio ultimo scorso del nuovo foglietto illustrativo del Norlevo®, nel quale l’AIFA ha apportato una modifica sostanziale ai punti 4.2, 4.4, 4.5, 4.8 e 5.1 dei corrispondenti paragrafi del Foglio Illustrativo e delle Etichette, che in sostanza cancella la vecchia dicitura “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto” sostituendola con “inibisce o ritarda l’ovulazione”, ci sorprende, ci rattrista e ci preoccupa. Ci sorprende: dal punto di vista scientifico nulla di nuovo è stato provato rispetto a qualche anno fa che possa autorizzare un’Agenzia, che ha come compito primario la tutela della salute di tutti i cittadini e l’informazione corretta, aggiornata e completa sui meccanismi d’azione di tutti i farmaci ed in particolare di quelli che possono avere implicazioni etiche per una popolazione come la nostra, che nella stragrande maggioranza risulta essere appartenente alla Chiesa Cattolica (vedi registri dei Battesimi), sui loro effetti collaterali, […]. Anzi alcune pubblicazioni più recenti che mettono a confronto ellaOne® a base di ulipristal acetato (UPA) e Norlevo® a base di lenonorgestrel (LNG) come pillola post coitale sottolineano che l’UPA ha una durata più prolungata del meccanismo di azione rispetto al LNG: secondo la documentazione tecnica, questo non inibisce o ritarda l’ovulazione quando cresce il livello di LH. L’UPA ha una durata più prolungata del meccanismo di azione rispetto al LNG: secondo la documentazione 1 disegno di legge Scalfarotto in discussione al Parlamento…), è tipico degli stati totalitari che pensano di regolare la vita dei cittadini con leggi o direttive contrari al sentire comune ed alle verità scientifiche. Ma finché la Costituzione Italiana non verrà modificata nei suoi principi ispiratori il presidente della SMIC non si illuda che tutti i medici saranno costretti dal foglietto illustrativo modificato a prescrivere le pillole abortive, perché la clausola di coscienza permette ad ogni cittadino ed a ogni medico di agire nel rispetto della propria coscienza e della dignità di ogni persona umana. Nei prossimi giorni ci riserviamo di far pervenire al Ministero della Salute ad interim la documentazione scientifica che sta alla base del nostro comunicato». A commento di tale fatto riportiamo quello del Dott. Renzo Puccetti, Specialista di Medicina Interna a Pisa, Membro della European Medical Association, Membro della Research Unit della European Medical Association, Membro del Comitato Direttivo del Centro di Ricerca per l’Educazione alla Salute dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e ricercatore tra l’altro di aspetti bioetici di inizio e fine vita. In un recente suo articolo apparso sul quotidiano cattolico di opinione online “La nuova Bussola Quotidiana” (www.lanuovabq.it) tra le altre parole dice: «Siamo piuttosto certi che tra la documentazione che l’Agenzia del Farmaco produrrà a sostegno della decisione vi saranno sicuramente gli studi del gruppo del Karolinska Institutet e quelli del gruppo dell’Istituto Cileno di Medicina Riproduttiva, entrambi vengono in genere assunti come la prova provata che la pillola del giorno dopo non è abortiva. Ma gli studi non sono come il whisky nei saloon che si tracanna tutto d’un sorso senza badare alla qualità della materia: le conclusioni, soprattutto se sono studi finanziati da enti distributori del farmaco o se gli autori hanno qualche interesse con le aziende produttrici, vanno sorseggiate meditandone pregi e difetti. Nel primo studio gli autori non hanno rilevato alcuna differenza statisticamente significativa nel tasso di adesione degli embrioni ad un preparato tridimensionale di endometrio aggiungendo Levonorgestrel o placebo, concludendo da ciò che la pillola del giorno dopo non impedisce l’annidamento dell’embrione. Non so se gli esperti dell’AIFA hanno preso in considerazione l’articolo scientifico pubblicato da Mozzanega e Cosmi su Gynecological Endocrinology nel 2011 che rilevavano come questo modello era ben lungi dal replicare le condizioni di reale somministrazione del Levonorgestrel. Gli stessi espertissimi non so se abbiano pensato ad un altro elementare criterio scientifico: la dimensione del campione. Non ci vuole molto, basta un piccolo software statistico e mettendo dentro i dati di quello studio ci si accorge che la differenza tra i campioni non è nulla, ma è ben presente ed è del 16%, essa non raggiunge la differenza statisticamente significativa perché il campione è troppo piccolo, per escludere con certezza la significatività serviva un numero di casi almeno dieci volte maggiore. Negli studi di Croxatto e coll. Gli autori hanno invece verificato gli effetti del Levonorgestrel somministrato prima o dopo l’ovulazione, rilevando nel primo caso un’eficacia del 100% e nessuna differenza statisticamente significativa rispetto alle gravidanze attese in assenza di farmaco nel secondo caso. Questi dati provano l’assenza di effetti abortivi? Per nulla. Essi dimostrano solo che la pillola del giorno dopo è più efficace se somministrata prima dell’ovulazione. A questi studi si possono sollevare una marea di critiche metodologiche, ma si tratta di elementi molto tecnici da riservare alle sedi appropriate. Però due cose spiccano su tutte e sono più facilmente comprensibili. Per escludere che la differenza rilevata rispetto alle attese sia statisticamente significativa in questo studio il campione avrebbe dovuto essere cento volte più grande. E’ come se gli autori si fossero messi alla ricerca di un microbo con un microscopio capace di vedere oggetti soltanto cento volte più grandi del microbo in questione e così concludere che il microbo non c’è perché non si vede. Il secondo aspetto che gli esperti dell’AIFA e il professor Arisi speriamo ci possano spiegare è un vero e proprio arcano: tra le donne che hanno assunto il Levonorgestrel prima dell’ovulazione non si è verificata nessuna gravidanza pur ovulando nell’80% dei casi. Deve trattarsi di uno stranissimo effetto antiovulatorio, per cui l’ovulazione c’è, nessun ritardo è documentato (nello studio pubblicato da Croxatto e coll. Nel 2004 che ha esplorato questo parametro, il ritardo della rottura del follicolo ovarico si è verificato con la stessa incidenza nel gruppo trattato rispetto al placebo), la gravidanza viene evitata nel 100% dei casi, eppure gli esperti dell’AIFA ci vogliono convincere che la pillola del giorno dopo ha agito bloccando o ritardando l’ovulazione. E’ un effetto antiovulatorio a cui viene ricondotta la cosiddetta “disfunzione ovulatoria”, di cui è però parte integrante l’inibita produzione di progesterone post-ovulatoria, un effetto notoriamente associato all’abortività precoce. Si pregano gli interlocutori di non rifugiarsi nella storiella dei possibili effetti sul muco cervicale e gli spermatozoi, perché trattasi di meccanismi dimostrati inesistenti da almeno cinque studi. Per l’altra molecola, la pillola dei cinque giorni dopo, Mozzanega e coll. Hanno appena pubblicato una revisione dei dati sulla rivista Reproductive Sciences che distrugge la tesi degli effetti solo ovulatori. Di tutto questo egli ci parlerà al convegno del 3 maggio che si svolgerà al Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum” il giorno precedente la Marcia per la vita, in cui personalmente potrò aggiungere un po’ di dati. La schiera di quanti la pensano come me, Mozzanega e Cosmi è piuttosto lunghetta: Chris Kahlenborn, Walter B. Severs, Joseph B. Stanford, Rafael T. Mikolajczyk, Emilio Jesús Alegre-del Rey ed altri ancora, tutti autori di pubblicazioni scientifiche sull’argomento regolarmente omesse nei documenti di consensus emanate da società scientifiche da cui invano attendiamo una disclosure dei possibili conflitti d’interesse. Adesso si apre un contenzioso che crediamo finirà davanti ai giudici. Al dottor Arisi, che esultante crede che da oggi saremo obbligati a prescrivere quelle pillole, siamo ben felici di dare una piccola delusione, perché non so se ne è al corrente, ma c’è una cosetta che nel codice di deontologia medica si chiama clausola di coscienza; alla luce di questa scriteriata decisione, essa diventa un bene ancora più prezioso da difendere con le unghie e con i denti. Se lo mettano bene in testa: noi quelle pillole non le prescriveremo mai.». (tratto da Zenit.org) 2 3