Assemblee di Roma Comitia (da cum-ire = andare insieme, convenire). In un passo di Gellio, tratto dalle Noctes Atticae (15.2.5), si specifica la modalità della distribuzione della popolazione nelle ripartizioni politiche: «Nello stesso libro di Lelio Felice (cioè ad Quintum Mucium, I) trovo scritto: “Quando si vota per generi di persone i comizi si dicono curiati, quando si vota secondo il censo e l’età, si dicono centuriati, quando invece in base alle regioni e luoghi si dicono tributi”.» (Cum ex generibus hominum suffragium feratur, ‘curiata’ comitia esse; cum ex censu et aetate ‘centuriata’; cum ex regionibus et locis ‘tributa’). Cinque classi: 1. 18 centurie cavalieri + 80 fanti e fabbri 2. 20 centurie di fanti con scudo grande e gambali 3. 20 centurie di fanti con scudo grande 4. 20 centurie di fanti solo con asta e giavellotti 5. 30 centurie armate solo con fionde e sassi (+ suonatori) 6. 5 centurie di falegnami, fabbri e trombettieri C. curiati (più antichi) 30 curie 193 centurie Presenze 30 littori Tutti Presiede Console, pretore o pontefice max. - Console, pretore o dittatore Consoli, pretori e censori Fino al 218, la maggior parte delle questioni, poi solo dichiarazioni di guerra Alto tradimento (la I classe decideva anche se in minoranza) Unità di voto Eleggono Competenze Legislative Competenze Giudiziarie Ratifica di adozioni e testamenti - C. centuriati C. tributi 35 tribù (4 urb., 31 rurali) Tutti Console o pretore Concilio plebe (dal 494) 35 tribù Tutti tranne i patrizi Tribuno o edile della plebe Edili curuli, questori e tribuni militari Ogni tipo di legge Tribuni ed edili della plebe Plebisciti, con valore di legge dalla Lex Ortensia (287/6) Crimini di stato Molte, soprattutto prima dei tribunali permanenti I Comitia Curiata rappresentavano le tre originali tribù romane dei Tities, Ramnes e Luceres (i tre gruppi etnici che costituivano la città) nella formulazione di leggi ed elezione dei magistrati (tra cui il rex) ed erano organizzati in 30 curiae. Secondo alcuni studiosi il termine "Curia" veniva da co-viri, cioè uomini riuniti. Questo organismo originariamente eleggeva i magistrati maggiori, ma in seguito ebbe un carattere essenzialmente aristocratico e religioso, essendo stato sostituito nelle competenze dai Comitia Centuriata. I Comitia Centuriata comprendevano sia patrizi che plebei, organizzati in cinque classi economiche e distribuiti in suddivisioni interne chiamate Centurie. Le classi avevano una base timocratica, cioè l'appartenenza alle varie centurie era determinata dal census, o ricchezza, del cittadino. L'appartenenza alle Centurie richiedeva un certo status economico, essenzialmente di tipo terriero. Secondo le proprietà possedute si avevano più obblighi ma contestualmente si aveva un maggior potere politico. Secondo la tradizione questi Comitia erano stati istituiti da Servio Tullio nel processo di ristrutturazione dell'organizzazione militare. I Comizi si riunivano annualmente per eleggere i consoli e i pretori dell'anno successivo, e quinquennalmente per eleggere i censori; si riuniva anche per giudicare casi di alto tradimento (perduellio), anche se quest'ultima funzione decadde dopo che Lucio Appuleio Saturnino introdusse un formato più gestibile (maiestas). Il voto individuale era contato all'interno della propria Centuria e determinava il voto finale della Centuria. Poiché solo le prime 18 Centurie erano mantenute alla loro dimensione nominale di 100 membri, i membri di queste Centurie esercitavano un'influenza sproporzionata sul risultato del voto. I Comitia Populi Tributa comprendevano sia patrizi che plebei, distribuiti in trentacinque tribù, nelle quali tutti i cittadini romani venivano collocati per scopi elettorali e amministrativi. La vasta maggioranza della popolazione di Roma era distribuita tra quattro tribù urbane, il che significava che i loro voti erano individualmente insignificanti; come per il Comitato delle Centurie, il voto era indiretto, con un voto assegnato ad ogni tribù. Il voto era quindi pesantemente sbilanciato a favore delle trentuno tribù rurali. I Comizi Tributi si riunivano alla sorgente Comizia, nel Foro Romano, ed eleggevano gli edili (solo quelli curules), i questori e i tribuni dei soldati. Conducevano gran parte dei processi, finché il dittatore Lucio Cornelio Silla stabilì le corti permanenti (quaestiones). Il Concilium Plebis era anch'esso un'assemblea tribale, ma escludeva tutti i patrizi, cui era vietato prendere parte ai raduni. Solo i tribuni della plebe (tribuni plebis) potevano convocare il Concilio della Plebe, che si riuniva usualmente alla sorgente Comizia. Inizialmente le deliberazioni adottate dai Concilia plebis avevano valore di deliberazioni interne, con efficacia limitata ai soli plebei. Solo successivamente, in seguito all'approvazione della Lex Hortensia nel 287 a.C., si affermò il principio secondo cui le decisioni assunte nei Concilia plebis avrebbero vincolato senz'altro tutti i cittadini. Nell'età imperiale la maggior parte dei provvedimenti legislativi, sebbene indicati dai giuristi romani come leggi, erano in realtà plebisciti. Inoltre eleggeva gli edili e i tribuni della plebe, e conduceva processi; quest'ultima funzione cadde in disuso con la creazione delle corti permanenti. Il Senato romano (dal latino senex, vecchio) era la più autorevole assemblea dello stato nell'antica Roma, un'istituzione rimasta invariata nel corso delle trasformazioni politiche della storia di Roma, i cui membri erano chiamati Patres. Tradizionalmente costituito da Romolo, era strutturato secondo il tipico ordinamento tribale indoeuropeo. Il Senato dell'età regia di Roma ebbe quattro principali responsabilità: eleggere il re, esercitare il potere esecutivo durante l'interregnum, consigliare il sovrano nelle decisioni da prendere e fungere da organo legislativo insieme al popolo di Roma. La formula allocutiva "patres (et) conscripti" faceva riferimento alla distinzione, all'interno dell'assemblea senatoria, di due categorie di senatori: i "patres" cioè i patrizi e tutti i loro discendenti, appartenenti al Senato romuleo primitivo, oltre ai "conscripti" aggregati in un secondo tempo da Tarquinio Prisco. Il Senato romano divenne organo fondamentale con l'instaurazione della Repubblica nel 509 a.C.. Secondo quanto ci racconta Livio, uno dei primi provvedimenti del primo console romano, Lucio Giunio Bruto, fu quello di rinforzare il senato ridotto ai minimi termini dalle continue esecuzioni dell'ultimo re, portandone il totale a trecento. Al Senato venne conferito formalmente il solo potere consultivo, ovvero il diritto di essere consultato prima di far passare una legge. Nonostante questo ruolo formale, il ruolo sostanzialmente esercitato era quello dell'assemblea del ceto dominante in una repubblica oligarchica. Nell'età repubblicana, per entrare in senato occorreva avere esercitato una magistratura. Dapprima vi furono ammessi soltanto coloro che erano stati censori, consoli o pretori; in seguito il senato fu aperto anche agli ex edili, agli ex tribuni della plebe e agli ex questori. Ogni cinque anni i censori redigevano la lista ufficiale dei senatori, integrando i posti vacanti e, in rari casi, procedendo all'espulsione degli indegni. Durante l’impero diventa un organo quasi esclusivamente onorifico, ma comprende comunque le personalità più influenti dello stato. Gli imperatori si dividono tra coloro che rispettano almeno formalmente i desideri del Senato e quelli che lo combattono apertamente. Con Costantino I venne creata una seconda capitale a Costantinopoli, caratterizzata da un proprio Senato, detto Synkletos. Durante i rivolgimenti del V secolo (fra cui due sacchi di Roma e la definitiva caduta dell'Impero romano d'Occidente) il Senato continuò comunque a svolgere un ruolo di alto profilo. Durante i regni di Odoacre e soprattutto di Teodorico il Grande ebbe un ruolo da mediatore fra il patriziato romano e le vecchie classi dirigenti italiche da una parte, e i re e le aristocrazie guerriere dei popoli germanici, dall'altra. Anche se il Senato passava i Senatus Consulta ("gli avvisi del senato") raccomandando leggi e misure, questi erano comparabili alle moderne risoluzioni delle Nazioni Unite, e non avevano nessun valore di legge (eccetto nel caso del Senatus Consultum de republica defendenda, il cosiddetto decreto finale che nominava un dittatore per dirigere i consoli a "prendersi cura che la Repubblica non corresse rischi"). Magistrature di Roma Il cursus honorum era l'ordine sequenziale degli uffici pubblici tenuti dall'aspirante politico sia nella Repubblica Romana che nei primi anni dell'Impero romano. Fu progettato per gli uomini di rango senatoriale. Ogni ufficio aveva un'età minima per l'elezione. C'erano intervalli minimi per tenere uffici successivi e leggi che proibivano di reiterare un ufficio. Queste regole furono, tuttavie, alterate e ignorate nel corso dell'ultimo secolo della Repubblica. Per esempio, Mario fu console per cinque anni consecutivi tra il 104 e il 100 a.C. Il cursus honorum cominciava ufficialmente con dieci anni di servizio militare nella cavalleria romana o nello staff di un generale. A Roma non c'era niente che assomigliasse ad un moderno partito politico. I candidati erano scelti per la reputazione personale e per quella della loro famiglia: quelli che provenivano dalle famiglie più anziane erano favoriti perché potevano usare le abilità dei loro antenati per la loro propaganda elettorale. I seguenti passaggi del cursus honorum erano realizzati tramite elezioni dirette che si svolgevano annualmente. Il primo passo era quello di Questore (quaestor). I candidati dovevano avere almeno 30 anni. Tuttavia i patrizi potevano anticipare la loro candidatura di due anni, sia per questa, sia per le altre cariche. L'elezione a questore portava con sé, a partire dalla tarda repubblica, l'automatica ammissione tra i membri del Senato. Carica Dittatore Durata 6 mesi Numero 1 Consoli, età minima 42 anni – secondo mandato teoricamente dopo 10 anni 1 anno 2 Censori (dal 443) 18 mesi 2 Pretori (dal 366) 1 anno 6 Edili 1 anno 4 Tribuni della plebe 1 anno 10 Edili della plebe Questori (dal 421) 1 anno 2 1 anno 8 Competenze Nominato dai consoli su proposta del senato solo per emergenze militari o civili Dirigono la politica e l’amministrazione, comandano l’esercito, propongono leggi; ammessi solo i patrizi fino al 367 (leges LiciniaeSextae) Compilano la lista del senato e fanno il censimento del popolo, giudicano la moralità dei cittadini; ammessi solo i patrizi fino al 356 2 dirigono l’attività giudiziaria, 4 governano le province, ammessi solo i patrizi fino al 336 Si occupano dell’edilizia e degli spettacoli Hanno diritto di veto e controllo, propongono nuove leggi ai concili della plebe Tesoro ed edilizia Amministrano il denaro dello stato, tasse, multe ed erario