Dadi, astragali e giochi aleatori: la Matematica dell’incerto e del probabile. di Mario Abundo 1.1 Determinismo e indeterminismo Se lanciamo un dado, possiamo tirare ad indovinare quale faccia uscirà, ma non siamo in grado di predire il risultato; così, se lanciamo in aria una moneta, non siamo in grado di dire con certezza se uscirà Testa o Croce. Infatti, non tutti i fenomeni che osserviamo sono esattamente predicibili. E’ chiaro che se invece studiamo il moto di una pallina lasciata cadere da una data altezza sotto l’azione della gravità terrestre, possiamo dire con certezza che essa cadrà verso il basso, seguendo una traiettoria rettilinea (trascurando l’azione del vento); inoltre è possibile calcolare la velocità della pallina in ogni istante, fino al momento dell’impatto col terreno. Nel caso della pallina, abbiamo a che fare con un fenomeno deterministico, nel caso del dado o della moneta, con un fenomeno casuale o aleatorio. I fenomeni casuali sono modellizzati e studiati dal “Calcolo delle Probabilità”, che è quella parte della Matematica che studia “ l’incertezza”. Viene detto aleatorio un fenomeno in cui lo stato del sistema sotto osservazione non è una quantità predicibile esattamente (come accade per i fenomeni deterministici), ma è aleatoria, cioè dipende dal caso; in tal caso si dice che l’evoluzione del fenomeno è non deterministica. Consideriamo, ad esempio, i fenomeni meteorologici (circolazione dei venti, formazione di nubi, etc.); questi sono non deterministici e vanno modellizzati e studiati come fenomeni stocastici, cioè utilizzando la Matematica del probabile. Infatti, se i fenomeni meteorologici fossero deterministici, non parleremmo di previsioni del tempo, ma di anticipazioni certe. La maggior parte dei fenomeni che avvengono nell’Universo sono guidati da processi stocastici e il volerli approssimare con processi deterministici costituirebbe una forzatura. I processi stocastici intervengono nella descrizione di numerosi fenomeni non deterministici, nell’ambito dei più disparati campi d’indagine: in Fisica, in Biologia, in Medicina, in Ecologia, in Meteorologia, in Economia, in Teoria dell’Informazione, in Linguistica, nelle Scienze Sociali, in Cosmologia, e perfino in Giurisprudenza, per citarne solo alcuni. Praticamente, tutti i fenomeni dell’Universo sono non deterministici: essi vanno studiati utilizzando la Matematica dell’incertezza. Abbiamo sottolineato nel testo tutte le parole meno usuali; per saperne di più sul loro significato e possibilmente sulla loro origine linguistica (etimologia), si guardi alla fine della sezione nella parte di approfondimento. Verifica della comprensione Quale dei seguenti fenomeni è deterministico e quale non deterministico? 1) La caduta di una pallina dalla torre di Pisa. 2) La faccia che esce tirando in aria una moneta da 1 euro. 3) I materiali con cui risultano realizzate 10 monete da 1 euro e 15 banconote da 5 euro che ricadono per terra, dopo essere state lanciate in aria. 4) La quantità di pioggia in millimetri che cadrà nel prossimo gennaio a Roma. 5) Il cavallo che vincerà una certa corsa. 6) Il colore delle nuove foglie che metterà la nostra piantina di geranio. 7) Il colore di una foglia scelta a caso dall’albero di fronte la casa di Marco. 8) Il numero estratto pescando una pallina da un’urna contenente 5 palline numerate da 1 a 5. 9) Il numero estratto pescando una pallina da un’urna contenente 7 palline numerate tutte col numero 2. 1) Il moto della pallina è un moto naturalmente accelerato dovuto alla gravità terrestre: esso è completamente deterministico. 2) Potendo uscire Testa o Croce, il fenomeno è non deterministico. 3) Le monete da 1 euro sono tutte composte da una lega metallica nota, e le banconote sono tutte di carta filigranata, perciò il fenomeno è deterministico. 4) La quantità di pioggia che cadrà in Roma non è conosciuta, è aleatoria: il fenomeno è non deterministico. 5) È un fenomeno non deterministico. 6) Le foglie appena nate di una pianta di geranio sono verdi, per cui il fenomeno è esattamente predicibile, e quindi deterministico. 7) Il colore delle foglie dell’albero considerato dipende dalla stagione considerata, ma anche se fosse nota la stagione, per esempio l’autunno, alcune foglie potrebbero essere rosse, altre verdi, altre ancora gialle. Il colore di una particolare foglia sarebbe casuale ed il fenomeno è quindi non deterministico. 8) Vi sono esattamente 5 possibilità diverse di pescare un numero da 1 a 5; il fenomeno è non deterministico. 9) Può essere pescata solamente una pallina numerata con il 2; il fenomeno è deterministico. 1.2 Le origini del Calcolo delle Probabilità Lo sviluppo del Calcolo delle Probabilità si fa generalmente risalire alle corrispondenze epistolari tra Pascal e Fermat della metà del 1600, ma alcuni problemi riguardanti giochi d’azzardo erano già stati studiati precedentemente. Ad esempio, Luca Pacioli aveva trattato un problema di probabilità nel suo libro “Summa de arithmetica, geometria, proportioni e proporzionalità”, stampato a Venezia nel 1494, anche se trovò una soluzione errata. Alla fine del 1500, inizi del 600, Gerolamo Cardano e Galileo Galilei si cimentarono nella soluzione di alcuni problemi di calcolo delle probabilità legati al gioco dei dadi. Il concetto di fenomeno casuale è però molto antico; esso risale agli antichi filosofi materialisti greci, ad es., è trattato nel “De rerum natura” di Lucrezio. La casualità è ripresa anche nella “Fisica” da Aristotele. Occorre arrivare alla seconda metà del 1600 quando l’esigenza di risolvere numerosi problemi scaturiti dai giochi d’azzardo diede origine al moderno Calcolo delle Probabilità. A quell’epoca il Cavalier de Meré (1610-85), accanito giocatore d’azzardo, pose a Blaise Pascal (1623-62) diversi problemi legati al gioco dei dadi che egli non era riuscito a risolvere. Pascal, in una nutrita corrispondenza con Pierre de Fermat (1601-63) arrivò a risolvere tali problemi. In seguito, si interessarono di probabilità anche l’astronomo e fisico Christiaan. Huygens (1629-95) e Jacobus Bernoulli, capostipite di una famosa famiglia di matematici svizzeri, nella “Ars coniectandi” (1713). Ma il Calcolo delle Probabilità deve la sua sistemazione teorica soprattutto a PierreSimone de Laplace (1749-1827) con la sue opera “Theorie analityque des probabilities” del 1812, diretta a matematici di professione, ed il suo trattato di divulgazione “Essay philosophic sur la probabilité” del 1814. Nel corso dell’800 si ebbe l’apporto di tanti altri matematici come Simeon-Denis Poisson (17811840) e Karl Friedrich Gauss (1777-1855). Nel 900, infine, il Calcolo delle Probabilità ha avuto uno sviluppo travolgente e costituisce una delle parti trainanti della Matematica moderna. 1.3 Il gioco dei dadi Nel Calcolo delle probabilità è usato continuamente il termine aleatorio. Questa espressione deriva dalla famosa frase pronunciata da Giulio Cesare dopo aver attraversato il fiume Rubicone: “ alea iacta est” (= il dado è tratto). Nell’antichità, in alternativa al dado che noi conosciamo oggi, veniva tirato in aria un oggetto dalla forma non perfettamente regolare, l’astragalo (vedi la scheda di approfondimento). Il dado classico è a forma di cubo; il cubo è soltanto uno dei 5 poliedri regolari esistenti: il tetraedro (con 4 facce), l’esaedro (cubo, con 6 facce),l’ottaedro (con 8 facce), il dodecaedro (con 12 facce), e l’icosaedro (con 20 facce) . il tetraedro il tetraedro il dodecaedro l’esaedro l’esaedro l’icosaedro l’ottaedro I 5 solidi regolari (disegni attribuiti a Leonardo da Vinci per illustrare l’opera De Divina Proportione di L. Pacioli ,1503) l’ottaedro Luca Pacioli Im il dodecaedro Luca Pacioli l’icosaedro Immaginiamo di giocare con un dado avente la forma di uno dei 5 poliedri regolari . Possiamo allora osservare che 1) La regolarità del “dado” garantisce che le varie facce hanno la stessa “possibilità” di apparire nei vari lanci. A proposito, è interessante notare che nel caso del tetraedro, la faccia “apparsa”, cioè il risultato del lancio, deve essere in realtà intesa come faccia “scomparsa”, visto che essa è appoggiata al piano, cioè coperta. 2) Proponiamo il seguente gioco ad un ragazzo ed una ragazza: il primo sceglie uno dei 5 poliedri regolari, del quale dovrà indovinare la faccia uscita; l’altra tira in aria il solido. Dopo qualche prova, il primo si convincerà facilmente che è più facile vincere, se egli sceglierà che venga tirato il tetraedro, piuttosto che l’ottaedro, ad esempio. Infatti, il tetraedro ha solo quattro facce, numerate con 1, 2, 3 e 4 mentre l’ottaedro ne ha otto. Così le possibilità di indovinare la faccia uscita, sono maggiori per il primo solido che per il secondo. Nel caso del tetraedro, c’è una 1 possibilità su 4 di vincere, per l’ottaedro 1 possibilità su 8. In generale, tirando due solidi, sarà più facile indovinare la faccia uscita, tirando il solido col minor numero di facce. La minore o maggiore facilità di vincere a questo gioco, consistente nel lancio di uno dei 5 “dadi”, può essere assunta come valutazione della probabilità che esca una data faccia. Il concetto di probabilità verrà definito e studiato nel prossimo paragrafo. Qui ci accontentiamo di ossevare che, ad esempio, per il tetraedro la probabilità di vincere è 1/4 , mentre per il dado classico (cubo o esaedro) tale probabilità scende a 1/6 < 1/4 . Se volessimo infine realizzare un “dado a 2 facce”, potremmo ricorrere ad una moneta. Infatti, un solido regolare con 2 facce non esiste (perche?). Se si lancia in aria una moneta non truccata, una valutazione della possibilità di vincere, puntando sull’ uscita di Testa, è 1/ 2. Analogamente la probabilità che esca Croce è 1/ 2. 1.4 Un gioco aleatorio per stimare il numero π (l’ago di Buffon) E’ noto che il numero π = 3.14… rappresenta il rapporto tra la lunghezza di una circonferenza e la lunghezza del suo diametro. Descriviamo qui un gioco aleatorio, per stimare sperimentalmente π, immaginando di non conoscerne il valore (in realtà che esistesse una relazione tra la lunghezza del diametro e quella della circonferenza, era già noto ai Babilonesi ed agli antichi Egiziani, ma una accurata approssimazione di π fu ottenuta solo dai Greci antichi). Supponiamo di tracciare su un piano delle linee parallele, distanziate tra loro di una lunghezza a. Un ago di lunghezza l (con l < a) si getta a caso sul piano. Si vince se l’ago si dispone in modo che esso incroci una delle linee, come riportato nelle figure sotto: a si vince non si vince Si può verificare che la possibilità di vincere a questo gioco diminuisce al crescere di a ed aumenta al crescere di l. In analogia al gioco del dado, possiamo interpretare la valutazione della possibilità che l’ago vada a disporsi “a cavallo” di una linea, come probabilità di vincere. Si può dimostrare, con passaggi matematici elementari (ma non semplici !) che tale probabilità è p = 2l / a π . In realtà, se tiriamo l’ago n volte e contiamo il numero m delle volte che esso finisce su una delle linee, troveremo approssimativamente che la proporzione m/n non varia apprezzabilmente per n sufficientemente grande. Il valore di m/n può essere assunto come valutazione della probabilità di vincere. Dunque, si ha m/n ≈ 2l / aπ , da cui si ottiene π ≈ 2l n/ ma ; questa relazione fornisce una valutazione sperimentale del valore di π. In passato, sono stati eseguiti numerosi esperimenti che utilizzano la tecnica dell’ago. studioso Wolf Smith Fox Lazzarini anno 1850 1855 1894 1901 n. dei lanci 5000 3204 1120 3408 valore sperim. 3.1596 3.1553 3.1419 3.1415 (da B.V. Gnedenko : “Teoria della Probabilità” Editori Riuniti, 1979) Possiamo osservare come i valori trovati in questi esperimenti siano molto vicini al valore reale di π (la sua approssimazione con 9 cifre decimali esatte è 3.141592654 ). 1.5 Scheda di approfondimento: gli astragali L’astragalo è un osso breve a forma di cubo che si trova nell’articolazione del piede di alcuni mammiferi (precisamente nel tarso) ed ha 4 lati facilmente distinguibili per la loro forma. Ad esempio, nel bue e nella pecora, questo ossicino è particolarmente regolare e quindi è adatto per simulare un “dado a 4 facce”, dove, contrariamente al caso del tetraedro, le facce non sono tutte uguali, ma sono differenziate l’una rispetto all’altra. Anticamente, era molto diffuso l’uso dell’astragalo come strumento di gioco; in Bulgaria ne sono stati rinvenuti alcuni esemplari che sono stati datati al IV millennio a.C. Successivamente, l’uso di questi ossicini si diffuse in Mesopotamia e poi in Egitto, nel periodo della XIX dinastia (1300-1200 a.C.). L’astragalo veniva gettato per terra, e il risultato del lancio era dato dalla faccia rivolta verso l’alto. Si trattava di un gesto rituale che veniva utilizzato per giocare, ma anche per fare previsioni sul futuro; per questo motivo gli astragali facevano parte del corredo funerario ed erano spesso portati in dono alle divinità e lasciati in offerta nei luoghi di culto. Molto probabilmente, questi piccoli ossi venivano utilizzati all’inizio come strumento di gioco a sé stante, e non per decidere di quanti passi muovere una pedina (come ad esempio nel tradizionale gioco dell’oca, a noi noto). Ad ognuna delle 4 facce veniva attribuito un punteggio: 1 (monas), 3 (trias), 4 (tetras), 6(hexas), e le facce opposte avevano per somma 7, come nei classici dadi cubici. Veniva assegnato un nome ad ogni lato, come anche ad ognuna delle combinazioni ottenibili lanciando tre o quattro astragali. Sembra che molti giochi si basassero più sull’ottenimento di certe combinazioni, che sulla effettiva somma dei punti, realizzando così meccanismi d’azzardo che resero gli astragali molto popolari. Per esempio, il colpo di Afrodite era costituito da 4 facce diverse ed era il più ambito, mentre il colpo del cane (le 4 facce di valore più basso) era il tiro peggiore. 1.6 Dizionarietto predicibile che può essere predetto, detto di evento che può essere annunciato in anticipo, prima che accada. deterministico che può essere determinato esattamente a partire dall’osservazione e dalle leggi fisiche aleatorio che dipende dalla sorte, dal caso stocastico dal greco στοχαστικοζ = congetturabile, che si può ipotizzare processo stocastico sistema che si evolve secondo un comportamento stocastico filosofi materialisti greci tra essi ricordiamo Leucippo e Democrito che elaborarono una concezione materialistica della realtà secondo la quale tutto è spiegato partendo dagli indivisibili atomi materiali alea dal latino alea = dado astragalo osso breve a forma di cubo che si trova nell’articolazione del piede di alcuni mammiferi (precisamente nel tarso) poliedro regolare solido formato da facce costituite da poligoni regolari, cioè con i lati tutti uguali