Antonio Andrea Oggiano INDICAZIONI GENERALI DI SUPPORTO ALLA PROGETTAZIONE DEI “PEI” E DEI “PDP” PREMESSA E INDICAZIONI OPERATIVE GENERALI Questo scritto ha come obiettivo la sensibilizzazione di tutti i docenti della scuola alle tematiche sulla disabilità e sui bisogni specifici di apprendimento partendo dall’analisi di due modelli unici (uno per settore) che tutte le scuole della provincia di Sassari adotteranno e monitoreranno durante l’anno, apportando, eventualmente, le necessarie modifiche durante il percorso scolastico. Il CTS (centro territoriale di supporto provinciale) consegnerà alle scuole un plico. Come punto di riferimento vi è il modello piemontese che è ritenuto funzionale ai dettami dell’ICF. Per tutta l’istituzione scolastica si adotterà quindi un modello unico. Alla fine del lavoro è previsto che i PEI redatti vengano spediti in forma digitale, quelli che verranno inviati in modalità cartacea verranno rispediti al mittente. La scuola è un sistema complesso, un sistema è un insieme di elementi che interagiscono tra loro e con il mondo esterno, a seconda delle relazioni che si creano, un sistema può evolvere in un modo o nell’altro. I due modelli qui proposti di PEI e PDP, sono da intendersi come strumenti della nostra professione. Per quanto riguarda l’inclusione la scuola ha tre referenti: il referente GLH (che coordina anche il gruppo di tutti gli insegnanti di sostegno); il referente DSA che si coordina con i coordinatori dei singoli consigli di classe in maniera diretta; il referente GLI che è una nuova figura che non è prevista per legge ma per norma (direttiva 27 dicembre 2012) che ha il compito di orientare la politica della scuola in senso inclusivo, la circolare ministeriale n. 8 del 2013 identifica questo gruppo di lavoro per l’inclusione che si deve occupare di tutti gli aspetti generali di orientamento della scuola in termini inclusivi, il garante primo di tutto questo gruppo di lavoro è il Dirigente Scolastico. INDICAZIONI GENERALI SU ITER DIAGNOSTICI PER “PEI” E “ PDP” E LORO COMPILAZIONE Alla redazione di un PEI e di un PDP sottendono rispettivamente due differenti situazioni, in linea di massima i due iter sono i seguenti: il PEI è globalmente inteso come “patto” che riguarda la famiglia che si deve inizialmente rivolgere ai servizi di neuropsichiatria, il neuropsichiatra restituisce alla famiglia una relazione che la stessa consegna al medico di base del soggetto interessato, il medico di base attiva la commissione che si occupa della legge 104 la quale a sua volta restituisce la documentazione elaborata alla famiglia, successivamente la famiglia ritorna con tutta la documentazione dal neuropsichiatra che redige la diagnosi funzionale (DF) che dovrà essere consegnata alla scuola, quest’ultima si attiverà per assegnare l’insegnante di sostegno alla classe che frequenterà l’alunno. In questo caso gli insegnanti della classe dovranno redigere un PEI insieme ai componenti designati dall’ASL, agli educatori, agli specialisti e ai genitori (DPR 24/02/94). Questo modello di PEI proposto nasce dal confronto tra una serie di modelli del territorio e verrà proposto, come precedentemente detto, in forma digitale con l’obiettivo di colmare i bisogni dello studente. E’ diviso in tre sezioni. Il Consiglio di classe dedicato all’alunno disabile va fatto a parte o come prolungamento del normale. Per quanto riguarda i DSA invece l’iter è molto più semplice, la famiglia si reca dal neuropsichiatra che formula la diagnosi, in questo caso gi insegnanti della classe dovranno redigere un PDP. Tutti i docenti devono conoscere la tipologia del disturbo in modo tale che la preparazione del documento sia dell’intero consiglio di classe e non delegata solo ad una singola persona (DM 5669/2011). Il PDP utilizzato per un alunno DSA in caso di bisogno può essere utilizzato anche per il resto della classe. Si pone l’attenzione sul fatto che questi documenti sono strumenti di lavoro e che lo scopo della redazione di essi è quello di avere un linguaggio comune tra docenti anche per capirne meglio il significato. Gli stessi si possono cambiare durante l’anno. E’ altresì importante che ogni scuola indichi gli obiettivi minimi per materia ad inizio anno, bisogna programmare per obiettivi minimi. La sperimentazione si effettuerà in due consigli di classe dove si applicherà in uno il PEI e nell’altro il PDP con la presenza dei referenti GLH e DSA e sarà di tre ore per consiglio più un’ora da dedicare successivamente alla valutazione del modello. LA DISABILITA’ INTELLETTIVA La disabilità intellettiva prima era definita “ritardo mentale”, il disabile è un individuo che fa fatica a “funzionare” in un determinato contesto per motivi intrinseci e ambientali. Nella pratica quotidiana si tende a mettere in risalto dell’individuo più quello che non sa fare piuttosto che quello che sa, bisogna quindi cercare le risorse ossia scoprire cosa l’alunno sa o riesce a fare. Il contesto in cui l’alunno opera presenta per lo stesso dei facilitatori o delle barriere, anche noi insegnanti costituiamo il contesto per i nostri ragazzi. La scuola può contribuire a far raggiungere al disabile il più alto funzionamento nell’ottica di soddisfazione dei suoi bisogni e desideri. Un comportamento adeguato e competente lo possiamo mettere in atto quando ci sentiamo bene. La normalità in età evolutiva, più che nell’adulto, è una dimensione utopica. LO SVILUPPO PSICOMOTORIO Si è scelta l’analisi della disabilità intellettiva perché è in comune (trasversale) a diversi processi patologici dei ragazzi. La maturazione del sistema nervoso centrale dipende sia dal patrimonio genetico, sia dal contesto. In genere esiste anche comorbilità (due o più disturbi presenti contemporaneamente nello stesso ragazzo). Ora vediamo quali sono i comportamenti che sono considerati riconducibili all’intelligenza: 1) abilità di imparare; 2) abilità di ragionamento; 3) capacità di inferire, ossia di ragionare sui dati; 4) abilità di adattarsi a condizioni mutevoli; 5) capacità di dare una struttura coerente ad un insieme di conoscenze, si manifesta anche come capacità di capire; 6) capacità di problem solving. La disabilità intellettiva è deficit delle funzioni intellettive e del funzionamento adattivo come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, la capacità di giudizio, l’apprendimento, l’apprendimento dall’esperienza. Il funzionamento adattivo racchiude tre ambiti: 1) concettuale; 2) sociale; 3) pratico. L’abilità sociale è la consapevolezza dei pensieri, dei sentimenti e delle esperienze degli altri (una debolezza potrebbe essere la raggirabilità, ossia la possibilità di essere raggirati o ingannati dagli altri). La consapevolezza del proprio livello di esperienze, capacità nei rapporti di amicizia. Poi abbiamo il giudizio sociale (capacità di seguire le regole, il rispetto delle leggi). L’ambito pratico comprende l’autonomia personale, l’alimentazione, l’igiene personale, la capacità di vestirsi, ecc. . La disabilità intellettiva si desume sulla base del funzionamento adattivo e non dai punteggi QI, il livello di assistenza richiesto è determinato dal funzionamento adattivo. Ora vediamo brevemente come funziona il cervello definito “normale” e come quello con disabilità intellettiva. Noi siamo soggetti a ricevere continuamente informazioni, il cervello elabora le informazioni attuando quello che viene definito “processo cognitivo”, un esempio di processo cognitivo è percepire, la percezione, cioè il cervello si fa delle immagini di quello che vede e sente attuando delle trasformazioni. Poi abbiamo l’attenzione, la memoria, ecc. . Se tutto “funziona bene” si hanno i “prodotti cognitivi”, ossia i concetti e le azioni. La realtà però è mutevole, quindi l’incapacità di adattarsi a questa mutabilità crea la disabilità. LE COMPETENZE METACOGNITIVE Le competenze metacognitive sono: 1) la Predizione; 2) la Progettazione; 3) il Monitoraggio; 4) la Verifica e la Valutazione del risultato. Per memorizzare la memoria ha bisogno di reiterare le cose da ricordare, ripetendole oppure con strategie personalizzate. Chi ha disabilità intellettiva ha anche globalmente problemi comportamentali. Le domande che ci dobbiamo porre sono: “il bambino sta migliorando adeguatamente le proprie abilità”? “Di cosa ha bisogno”? “Il contesto è in grado di far funzionare il bambino”? A volte i nostri atteggiamenti iperprotettivi limitano lo sviluppo e la capacità di autonomia del ragazzo. DSA NELLO SPECIFICO Per quali cause il ragazzo può avere difficoltà di apprendimento? Queste possono essere biologiche, ambientali, di attenzione, nel linguaggio, con deficit sensoriali, intellettive, psicopatologiche, ecc. . Nell’area dei DSA si considerano soltanto alcune abilità come la lettura lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Stiamo parlando di bambini intelligenti con funzionamento adattivo adeguato. Quando parliamo di DSA non parliamo di patologia ma di disturbo, quindi troveremo ragazzi con un’intelligenza adeguata all’età ma con abilità di lettura, scrittura e calcolo deficitarie. Tutto ciò si traduce in dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia. Un alunno può avere uno solo oppure tutti e tre i disturbi sopra descritti. Altre particolarità sono ad esempio il carattere evolutivo (ad esempio si nasce dislessici), il disturbo si esprime in maniera diversa nelle varie fasi evolutive, si associa quasi sempre ad altri disturbi (comorbilità), ha carattere neurobiologico delle anomalie processuali (ad esempio andare a fare la spesa e non riuscire a contare le monete). La comorbilità può essere tipica o atipica, può avere deficit del linguaggio, della memoria, dell’attenzione, dello sviluppo motorio, può esserci ansia, demoralizzazione, disistima, fobia sociale. Talora il percorso sociale evolve in problema nella condotta o in devianza sociale. Ancora si dibatte sul significato da dare ai DSA, ci si chiede se è meglio definirli disturbi o disabilità, attualmente si propende comunque sulla prima ipotesi. I manuali diagnostici sono l’ICM 10 e il DSM 5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Imparare a leggere o a scrivere è facile, tutto si basa sulla strumentalità, leggere e scrivere sono abilità quando si applicano in maniera automatica. I DSA imparano a leggere e a scrivere come tutti gli altri, ciò che manca è l’automatizzazione. Non è necessaria l’intelligenza per imparare le tabelline ma è necessaria invece quando si devono usare i numeri in situazioni problematiche. La lettura diventa automatica quando ha un alto grado di velocità e correttezza, è realizzata inconsciamente, richiede minimo impegno. Nei DSA mancano alcuni requisiti base a livello cerebrale. Se la scrittura è illeggibile siamo di fronte a un caso di disgrafia e dobbiamo fornire una tastiera al ragazzo. Abbiamo due tipi di lettura, una diretta e una indiretta. L’alunno che rimane indietro pensa che non ce la farà mai ledendo la propria autostima, il proprio sviluppo, non riesce a lottare per andare avanti. Sono in genere alunni intelligenti ma spesso definiti asini o stupidi. La diagnosi che si fa per i DSA è una diagnosi medica. Il ragazzo potrebbe esprimere il proprio disagio rendendosi invisibile oppure mettendosi al centro dell’attenzione, oppure avendo atteggiamenti fiacchi che si possono confondere con la pigrizia. Antonio Andrea Oggiano