Aspetti psicologici della comunicazione ambientale L’ambiente, dal latino ambire, è ciò che circonda. Ma ciò che ci circonda è tutto. Viene alla mente lo smarrimento di S. Agostino rispetto al tempo: se non ci si pensa si sa cos’è, se ci si pensa non lo si sa più. Ma è soltanto un attimo di dubbio che subito dimentichiamo per tornare alle nostre certezze. Tuttavia, è proprio su quell’attimo che vorrei porre l’attenzione, trattando degli aspetti psicologici della comunicazione ambientale. Perché se da un lato sembra ovvio che, parlando dell’ambiente, s’intenda quello non umano, cioè quell’insieme di cose inanimate che ci circondano; dall’altro la differenziazione tra ambiente non umano e ad ambiente umano, e persino quella tra noi e quest’ultimo, è tutt’altro che chiara. Al di là degli aspetti cognitivi, pure importanti, quell’attimo di incertezza e smarrimento lo considero come un riflesso, e lo utilizzo come una metafora, di una dinamica profonda, una dinamica inconscia. Infatti, nonostante l’elusività dei processi inconsci, elusività che ha come controparte lo scetticismo nella loro esistenza, sono proprio quei processi che, se individuati, possono permetterci di rendere più efficace la comunicazione. Ad esempio, lavorando sul concetto di rappresentazione sociale come proposto da Moscovici. Lo studioso francese ha infatti avuto il merito e l’intelligenza di rompere un tabù richiamando l’attenzione degli psicologi sociali sul valore euristico delle dinamiche inconsce. Così, sebbene l’ambiente non umano sia lì, in sé direbbe Sartre, esso è a anche “per noi”, prodotto dalle nostre rappresentazioni sociali che, come sostiene appunto Moscovici, sono per lo più inconsce. Capire le rappresentazioni sociali dell’ambiente non umano significa allora poter individuare la prospettiva del ricevente della comunicazione ambientale, cogliere le differenze da quella dell’emittente ed avviare quella complessa dialettica che è poi la comunicazione. In ciò la proposta di Moscovici è integrabile con quella di Winnocott: l’uso che facciamo e i significati che diamo all’ambiente non umano sono il frutto della nostra interazione, nell’infanzia, con l’ambiente umano. La nostra relazione con l’ambiente è cioè dentro di noi, profondamente radicata nella nostra storia ed inconsciamente operante al di là della consapevolezza. Le rappresentazioni sociali trovano la loro origine e la loro forza da questo profondo radicamento. Ma l’attimo di smarrimento di cui parlavo dice qualcosa d’altro. Il dubbio ha sì un lato cognitivo, ma ne ha anche uno affettivo: un sentimento di ansia l’accompagna. Mi riferisco al fatto che la comunicazione di tematiche ambientali muove affetti profondi che, spesse volte, sono poco o affatto riconosciuti. Affetti che Paolo Uccello ha illustrato nel suo sorprendente ed inquietante “Diluvio e recessione delle acque”, nel quale egli, con fine intuito psicologico, riesce a cogliere le ansie e le speranze sia dell’emittente, sia del ricevente della comunicazione. Giacché, sia detto per inciso, sebbene meriterebbe ben più spazio e riflessione, vi è da considerare l’ansia che le tematiche ambientali procurano agli stessi “esperti” e che, inevitabilmente ed inconsapevolmente, essi trasmettono. Lo psicoanalista che ha coraggiosamente gettato uno sguardo sul significato inconscio dell’ambiente non umano e sulle sue profonde valenze emotive è stato Searles, secondo il quale nell’uomo vi è sia il desiderio di immedesimarsi con l’ambiente non umano, diventare “uno” con esso, sia l’angoscia di non riuscire a differenziarsi, perdendo la propria specificità e individualità. Ed è, questa, una chiave di lettura che, insieme con quelle di Moscovici e di Winnicott, può essere estremamente proficua nel rendere più pertinenti ed efficaci i processi comunicativi, permettendo di dare il giusto rilievo alle profonde risonanze affettive di ogni “discorso” sull’ambiente. Bibliografia Bornstein F. Masling JM. Empirical Perspectives on the Psychoanalytic Unconscious, APA, Washington DC, 1998 Moscovici S. Il ritorno dell’inconscio, tr. it. Anabasi, Piacenza 1994 Searles H. L’ambiente non umano, tr. it. Einaudi, Torino 2004 Winnicott DW. I bambini e le loro madri. Raffaello Cortina, Milano, 1987