CARATTERISTICHE DELLE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI " la rappresentazione sociale di un fenomeno è la costruzione di un legame tra le immagini collettive di quel fenomeno e i giudizi (o il giudizio) e i valori che a quelle immagini vengono associati". "Le rappresentazioni sociali" scrive Moscovici "costituiscono una realtà sociale sui generis. Esse sono entità sociali dotate di vita propria; circolano, si fondono, si attraggono e si respingono l'un l'altra". IL SENSO COMUNE Particolare rilevanza è attribuita al "senso comune": perché ci sia cambiamento, è indispensabile che il senso comune renda familiare il non familiare; è necessario, cioè, che il noto non elimini completamente le caratteristiche di ciò che non è familiare. Quando la collettività smette di considerare l’extracomunitario come un criminale, così che questo fatto non è più ancorato con successo a tale condizione e la persona stessa fa suo questo modo di vedere, solo allora si potrà avere un cambiamento della rappresentazione. LO STUDIO DELLE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI IMPLICA LA VERIFICA DI TRE IPOTESI FONDAMENTALI: 1)L’esistenza di un campo comune di riferimenti condivisi a proposito dell’oggetto sociale di indagine. 2)L’esistenza di prese di posizione individuali differenziate all’interno del campo condiviso. 3)La possibilità di spiegare le prese di posizione individuali attraverso processi di ancoraggio a identità collettive, per origine, valori, credenze, idee politiche. COSA SPERO E COSA MI ASPETTO DI DIVENTARE: IL RUOLO DEI SÉ POSSIBILI NEI CAMBIAMENTI IDENTITARI IN DUE TRANSIZIONI Distinzione tra cambiamenti temporanei o a breve termine nell’identità e cambiamenti stabili o a lungo-termine: Questi ultimi si riferiscono ad una nuova definizione del sé che si presenta come un cambiamento sostanziale e permanente della struttura identitaria. Secondo gli studi cognitivi che analizzano questo tipo di cambiamenti, la costruzione dell’identità passa attraverso l’elaborazione di una teoria sul proprio sé; queste ipotesi sul sé acquistano la forma di particolari schemi cognitivi, chiamati sé possibili (= rappresentazioni di ciò che le persone possono, vorrebbero e temono di diventare). IDENTITA’ SOCIALE VS IDENTITA’ PERSONALE C’è relazione inversa tra salienza dell’identità sociale e salienza dell’identità personale. Per le persone con elevata identificazione è più saliente l’identità sociale, per quelle con bassa identificazione è prevalente l’identità personale. Ecco perché, per Serge Moscovici la spiegazione psicosociale deve tener conto del legame tra l’individuale ed il collettivo, tra il soggetto e il sistema. IL CONTRIBUTO DI MOSCOVICI Le teorie delle rappresentazioni sociali e dell’influenza delle minoranze costituiscono le sue innovazioni maggiori: egli dimostra che gli individui cambiano allorché sono in gruppo, ma anche che certe minoranze sono capaci di far cambiare le opinioni, i modi di fare e di pensare dei grandi insiemi sociali. La teoria delle rappresentazioni sociali, la teoria dell’influenza sociale minoritaria e la teoria delle scelte collettive e del consenso sociale, sono i tre contributi più importanti di Serge Moscovici alla psicologia sociale europea. QUANDO LA RAPPRESENTAZIONE SOCIALE E’ IL DISAGIO Per una prima considerazione del disagio identitario dei bambini extracomunitari partiamo da tre categorie fondamentali: •difficoltà d'apprendimento; •difficoltà relazionali; •svantaggio socioculturale. DIFFICOLTÀ D'APPRENDIMENTO E/O RELAZIONALI In ambito socio-educativo si parla di "difficoltà d'apprendimento" per riferirsi a mancanze nell'apprendimento della lettura e/o della scrittura oppure in aritmetica o nell'acquisizione delle nozioni logiche, matematiche, scientifiche, storiche e geografiche. L'espressione "difficoltà relazionali" è complementare a quella precedente, perché è utilizzata per soggetti che manifestano difficoltà a livello emotivo, affettivo e sociale. Possiamo rappresentare il rapporto fra le due categorie nel modo indicato nella figura seguente: DIFFICOLTÀ D'APPRENDIMENTO E/O RELAZIONALI DIFFICOLTÀ D'APPRENDIMENTO E/O RELAZIONALI E/O SVANTAGGIO SOCIOCULTURALE Mentre il termine difficoltà si riferisce agli "effetti", con "svantaggio socio-culturale" ci si riferisce a possibili cause di difficoltà. Si tratta di una categoria che può sovrapporsi alle precedenti LE CONDIZIONI DELLO SVANTAGGIO In relazione a quanto esposto, nel bambino extracomunitario sono state identificati tre tipi di problematiche che emergono con sistematicità nelle ricerche di settore: A-Problemi di disagio collegati all’apprendimento scolastico B-Problemi di disagio emotivo –comportamentale C-Problemi di linguaggio LE CATEGORIE FONDAMENTALI PER IDENTIFICARE LE CONDIZIONI DI SVANTAGGIO Difficoltà di apprendimento Difficoltà nella comprensione dei testi Difficoltà a livello linguistico Difficoltà di lettura e/o scrittura Disturbi a livello di coordinazione motoria Disturbi non-verbali Disturbi di attenzione e/o iperattività LE CATEGORIE FONDAMENTALI PER IDENTIFICARE LE CONDIZIONI DI SVANTAGGIO Svantaggio socio culturale Tipi diversi di svantaggio socio-culturale Carenze e diversità di valori Gli atteggiamenti degli insegnanti nei confronti degli allievi con svantaggio socio-culturale LE CATEGORIE FONDAMENTALI PER IDENTIFICARE LE CONDIZIONI DI SVANTAGGIO Difficoltà relazionali Manifestazioni e cause Il comportamento aggressivo Stati depressivi Difficoltà relazionali nell'adolescenza Difficoltà relazionali associate a difficoltà di apprendimento, a situazioni di handicap o a svantaggio socio-culturale LE CONSEGUENZE Ciò genera nel piccolo portatore di due culture: senso di inadeguatezza solitudine incapacità a comunicare difficoltà a portare avanti le normali attività rassegnazione, incapacità di vedere positivo incapacità di controllare le proprie reazioni emotive DIFFERENZE SOCIO-CULTURALI Oltre a ciò, va ricordato che non tutti i bambini di famiglie extracomunitarie si trovano nelle stesse condizioni. Ve ne sono alcuni che si trovano in situazioni più difficili, e possiamo individuarli tra coloro la cui famiglia vive in condizioni di irregolarità, cui di norma si associa una marginalità socioeconomica, e tra quelli che hanno subito il trauma del dislocamento, che appare tanto maggiore quanto più avviene avanti negli anni (in prossimità dell’adolescenza). Possiamo senz’altro pensare a questi bambini come a soggetti potenzialmente più fragili. Individuare questi soggetti potenzialmente più deboli è decisivo, perché significa poter predisporre interventi preventivi mirati e progetti di tutela ad hoc. La crescita psicologica del minore straniero ha bisogno di mediare una grande varietà di stimoli. MODALITÀ DIVERSE DI APPRENDIMENTO Le modalità di apprendimento dipendono in larga misura dagli stili e dalle strategie inedite e imprevedibili adottate da ciascuno, ma si basano anche sul percorso che si è effettuato fino a quel momento, sugli input che sono stati trasmessi e le aspettative e risposte che si sono di conseguenza attivate. Come per gli alunni autoctoni – e a maggior ragione per quelli stranieri –, il metodo di insegnamento si deve in qualche modo piegare e declinare rispetto all’apprendente, potenziando le sue risorse e lasciandogli la possibilità di colorare con modalità ed espressioni proprie l’avventura dell’imparare (Favaro 2000). DINAMICHE PSICOLOGICHE In casa, è comprensibile, vivono seguendo gli stili comportamentali propri della loro cultura familiare. Gran parte dei genitori, però, si rende anche conto di vivere in una realtà diversa da quella del proprio Paese d’origine, e aiuta i piccoli a trovare mediazioni. Li incoraggia a prendere con impegno la scuola, a progettarsi un futuro in loco. Insegna loro ad amare la patria da cui provengono, dove vivono i nonni e dove spesso tornano per le vacanze, e la patria nuova, che offre nuove e migliori opportunità non solo di benessere materiale, ma spesso di qualità della vita in senso più lato. Ma può capitare che il piccolo si trovi schiacciato tra il messaggio familiare (per es. «non essere italiano») e quello sociale: «non essere marocchino». A questo punto si sente nei guai: la ricchezza della multiculturalità è perduta. Al suo posto c’è solo una terra di nessuno, una condizione di apolide culturale nella quale il piccolo (e tanto più l’adolescente) rischia di perdersi, senza trovare un suo posto nel mondo. LE REAZIONI DEI PICCOLI 1. si arroccano nella loro identità di stranieri, e rifiutano qualsiasi compromesso con la nuova realtà, con continui conflitti a scuola e nell’ambiente sociale, 2. cercano di mimetizzarsi il più possibile con gli abitanti del luogo, negando la loro origine familiare, e buttando al vento le ricchezze culturali che da questa derivano, con i comprensibili conflitti con la propria famiglia. 3. E gli altri? E GLI ALTRI? Altri, semplicemente, si perdono alla deriva, in questa terra di nessuno tra due culture, e sviluppano disturbi psicosomatici e soprattutto forme depressive, che molto spesso non vengono riconosciute per la loro atipicità. Infatti, il sentimento di perdita e di abbandono e la difficoltà di elaborarlo, possono trovare nel bambino una configurazione sintomatologica notevolmente diversa da quella che si può riscontrare nell’adulto depresso. La depressione infantile può esprimersi con aggressività, iperattività, irritabilità, disobbedienza, cambiamento della performance scolastica, fobie scolastiche, pianto facile, disturbi del sonno, disturbi somatici, disturbi della condotta alimentare, enuresi ed encopresi, quelli che J.M. Toolan (1962) ha chiamato: «equivalenti comportamentali della depressione». Non ci stupiamo, quindi, che alcuni di questi piccoli non vengano compresi, e non possano così trovare gli aiuti di cui hanno bisogno.