Biografia di Talete - Nonsolobiografie.it

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NonSoloBiografie: Talete
Talete(Mileto 626 ca. - 548 ca. a.C.), in stretta aderenza alla interpretazione del “metafisico” Aristotele, nella tradizione
assume ruolo da protagonista indiscusso, non solo nell’ambito strettamente filosofico. Infatti Talete era una figura
popolare nella cultura greca delle faticose origini, e il suo nome variamente collegato a una serie di imprese degne del
dio Hermes che ne fanno quasi un eroe, oltre che del pensiero, della scienza e della tecnica. L’alone leggendario che ne
circonda la figura e l’opera lo individuacome uno dei sette sapienti, anzi, come il più savio di loro (cfr. Diogene Laerzio,
Le vite dei filosofi, I, 28-33).
Personaggio poliedrico, spirito razionale e nello stesso tempo contemplativo, il suo operato lasciò un segno importante
all’interno di una lunga teoria di fonti documentarie indirette. Erodoto parla di Talete come di un abile consigliere militare
del mitico Creso (Le Storie, I, 75) o come organizzatore di un’alleanza in funzione antipersiana.
Aristotele ce lo presenta quale esperto di crematistica - l’arte di procurarsi creativamente ricchezza economica - ma il
suo profilo si precisa in relazione alla filosofia della physis (natura), della quale va considerato l’iniziatore più accreditato.
Alla base del suo pensiero riconosciamo una visione del mondo compiutamente filosofica: ormai non c’è più spazio di
manovra per una prospettiva mitica nella quale, sulla scorta di arcaiche teogonie indoeuropee, una o più divinità
decidano, a un certo punto (che non è nel tempo né in nessun luogo) di creare - alla maniera in cui un artigiano della
creta modella un vaso o un qualsiasi recipiente - il mondo come oggetto dei suoi sconvolgenti divertimenti infantili.
Per Talete il pluralismo degli dei, quasi un'olimpica corte dei miracoli, non ha più ragion d’essere, nel senso che alla
molteplicità confusamente organizzata dei theòi (gli dei) succede il monismo trasformistico dell’archè-theos (il
fondamento-dio o viceversa). L’origine non fantastica del mondo si deve alla trasformazione di una semplice sostanza
naturale, potenzialmente in grado di dare “principio” (archè) all’universo e farsi, in prospettiva ilozoistica, “dio” (theòs) : si
tratta dell’elemento-acqua.
Nonostante sembri alquanto ingenua, la teoria dell’acqua come archè delle diverse cose che costituiscono il mondo,
non è priva di una sua coerenza, logica e razionalità, in quanto anche per la scienza moderna l’acqua assolve una
pluralità di ruoli biologici, fisici e chimici veramente importanti.
Gran parte del corpo umano è composto di acqua, e a livello planetario la mole di acque è molto superiore alle terre
emerse. Inoltre, la nascita della vita è sempre collegata all’elemento liquido, all’umidità. Lo stesso Aristotele giustifica
così la concezione del filosofo di Mileto:
Tuttavia, questi filosofi non sono tutti d’accordo circa il numero e la specie di un tale principio. Talete, iniziatore di
questo tipo di filosofia, dice che quel principio [l’archè o primordio] è l’acqua (per questo afferma anche che la terra
galleggia sull’acqua), desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla costatazione che il nutrimento di tutte le
cose è umido, e che perfino il caldo si genera dall’umido e vive nell’umido. Ora, ciò da cui tutte le cose si generano è,
appunto, il principio di tutto. Egli desunse dunque questa convinzione da questo e inoltre dal fatto che i semi di tutte le
cose hanno una natura umida, e l’acqua è il principio della natura delle cose umide1”.
L'ipotesi di Talete non solo è accolta come positiva, in quanto contiene al suo interno una prima anticipazione, per
quanto vaga e confusa, della causa più povera di tutte, quella materiale, ma anche perché assicura un principio
coerente e razionale alla genesi del mondo, un Motore Immobile fragile, etereo, inconsistente nella sua liquida
vacillazione, e tuttavia pur sempre un agente creativo che vincola l'essere ad essere, a muoversi in un ambito di
attualizzazione e non di pura potenzialità, in questo superando la prospettiva arcaica, dove il reale era sviluppo
dell'ideale, il concreto proiezione del fantastico e del possibile, in una dimensione generatrice di miti e realizzatrice di
spurie leggende.
Aristotele è al corrente di questa visione, antesignana della demitizzazione sofistica prima e socratica poi, ma la
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integra, rilevando analogie con il punto di vista mitologico, che viene altresì rovesciato nella posizione taletica. Nel
rovesciamento e nella demolizione del mitico qualcosa rimane, nella metamorfosi del concetto, che eredita da altre
metamorfosi fantastico-virtuali. Aristotele, conscio dei nuovi valori proposti dal primo maestro della Scuola Ionica, risale
tuttavia al substrato visionario che li rende possibili in una veste particolare, filosofico-speculativa invece di:
poetico-mitopoietico. È bene qui riferirsi alla potenza argomentativa dello Stagirita, nel momento in cui riporta le origini
del filosofico ad una precedente fase archetipica, onirica e mitica:
Ci sono, poi, alcuni i quali credono che anche gli antichissimi che per primi hanno trattato degli dei, molto prima della
presente generazione, abbiano avuto questa stessa concezione della realtà naturale. Infatti, posero Oceano e Teti come
autori della generazione delle cose, e dissero che ciò su cui gli dei giurano è l'acqua, la quale da essi vien chiamata
Stige2.
L'interpretazione di Aristotele sembra voler privilegiare una parentela piuttosto scomoda, a giudicare l'impressione
prevalente nella storiografia filosofica, con il mythos, che aveva a che fare con gli elementi e che accorda un certo rilievo
all'acqua, all'elemento liquido e all'umidità. Dalla relazione tra Oceano e Teti, cioè dalla confusione simbiotica di acqua e
terra, scaturisce la generazione delle cose. Entro le linee di questa leggenda affiora un corrispettivo non filosofico della
teoria di Talete, che però supera il tròpos arcaico con un collegamento più scoperto con l'esperienza concreta dell'uomo
nella natura, la natura come physis, e quindi scrittura originaria vivente che galleggia sull'elemento-acqua, quasi nave
occulta destinata al trasporto dell'universo come summa delle diverse cose che lo definiscono, lo determinano, lo
strutturano.
Affascinato per le stesse ragioni dall'elemento-acqua, il filosofo di Mileto visitò a più riprese l'Egitto. E in questi viaggi
restò meravigliato nell'osservare le piene stagionali del Nilo, che rendevano verdi fertili e lussureggianti vaste estensioni
di territorio in gran parte desertico, o incolto, al punto da considerare l'acqua - nella nuance di qualsiasi materiale liquido
- come la matrice originaria della vita in tutte le sue differenti forme.
Così facendo Talete getta le basi della fisica come scienza filosofica, e nello stesso tempo va oltre la fondazione di
essa. La teorizzazione dell'archè, infatti, ci pone di fronte al tentativo di dare unità speculativa e concettuale al reale,
quasi una legge o una chiave di volta necessaria a penetrare l'universo, a scardinarne i meccanismi più reconditi e più
difficili non già da capire, in una prospettiva premoderna o moderna, ma da intendere e comprendere secondo un
ordinamento razionale.
Esiste quindi una filiazione della filosofia dalla fisica come scienza del problema-natura e dell'intrico cosmologico in
Talete; tuttavia questa genesi dello scienza filosofica, che in Talete dipende e si conforma alla genesi della scienza
fisica senza che possano riconoscersi separatamente e distinguersi chiaramente, può comunque permettere (implicare)
la ricerca di altre forme di sapere originario, universale e sperimentale. È il caso della geometria, che era conosciuta ed
apprezzata nel mondo antico, specialmente in Egitto e nel Medio Oriente, ma dove vi svolgeva un ruolo
prassico-concreto, in nessun modo collegato ad una astrazione e sublimazione nel pensiero, nel processo della
razionalità non empirica. Talete, che trasse il suo interesse per la geometria e le matematiche dal contatto con le genti
del Nilo e della Mesopotamia, sviluppò proprio le basi di queste scienze inglobandole nella più ampia riflessione
filosofica. Nel paragrafo successivo vedremo di quale entità è il contributo di Talete alla storia e alla teoria della
matematica, e in che modo questo contributo ha influenzato la filosofia delle origini.
Talete "genio" matematico ma non solo
Analizzando le idee di Talete si ha la sensazione di avere a che fare con un pensiero globale, quasi completamente
focalizzato sulla creazione di un pensiero filosofico unitario, coerente e di conseguenza non molto duttile. Tuttavia il
genio e l'ingegno taletico non ama specializzarsi esclusivamente a quell'indirizzo di ricerca che Pitagora battezzò
stupendamente col nome di phylosophìa, o forse è meglio dire che il suo concetto di filosofia era talmente impreciso
(vasto) da sconfinare in altri ambiti disciplinari, come per exemplum nella geometria, materia in cui realizzò importanti
scoperte.
Nel Commento al primo libro degli Elementi di Euclide (157,250-251, 299, 352) Proclo assegna al mitico Talete diversi
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teoremi di carattere geometrico. In particolare, viene attribuito al Milesio un metodo che permetteva di misurare l'altezza
alle piramidi, determinandone con facilità l'ombra quando questa è pari all'altezza della figura che la proietta (Plutarco,
Convivio dei sette sapienti; Plinio, Historia naturalis). Questo metodo sembra anticipare il celebre teorema delle
proiezioni, per il quale, avendo base, spigolo e coseno dell'angolo d'inclinazione è possibile misurare l'altezza. È
evidente che Talete sia pervenuto autonomamente, senza conoscere affatto il concetto matematico di coseno, a
scoprire e mettere in pratica il teorema delle proiezioni. Altra grande intuizione di Talete sembra essere il teorema
omonimo, secondo il quale due rette complementari intercettano su un sistema di rette parallele del loro piano segmenti
tali che quelli corrispondenti hanno lunghezze in proporzione.
Dal punto di vista matematico, la testimonianza di Giamblico getta luce sulla brillantezza d'idee del Milesio, nel
momento in cui quest'ultimo concepisce il numero come un sistema di unità, anticipando così l'aritmogeometria di
Pitagora e dei suoi epigoni. Inoltre, per un allievo di Aristotele, Eudemo, Talete si impegnò con tutte le sue forze per
ottenere calcoli "universalissimi". Attraverso l'universalizzazione di concetti matematici va colta quindi la volontà di
fondare lo speculativo su basi non speculative, di fare filosofia sviluppando le premesse della geometria.
Come accennato, il filosofo di Mileto fu in contatto con le civiltà egizie e mediorientali, e da queste derivò un certo
interesse, oltre che per il problema cosmologico, anche per l'astronomia. Nella interpretazione taletica l'universo è visto
come una enorme semisfera ricolma di aria. La parte concava della semisfera è sovrastata dal cielo, quella piatta
inferiore è occupata dalla terra che galleggia come una foglia sulla superficie di un corso d'acqua.
Talete, padre presunto e sempre presumibile della filosofia, può essere assunto a simbolo e cifra del pensatore
eclettico, che rinuncia all'ideale dell'atomismo intellettuale, rinuncia cioè a concentrarsi su un solo cotè del sapere, per
confrontarsi di volta in volta con un differente ambito euristico, di ricerca filosofica sperimentale. Intesa in questo senso,
la metodica euristica inaugurata da Talete rappresenta la via maestra della ricerca filosofica, nella quale il teoreta
sceglie liberamente il suo campo di studio, sviluppando una o più teorie movendo da spunti che trova in sé stesso, nella
propria motivazione e cultura di origine. Influenzato dal suo maestro, di cui era forse parente (più esattamente nipote),
Anassimandro proseguì l'ottica di Talete in una direzione diversa e per certi versi più evoluta; soprattutto è considerato
l'autore del primo testo filosofico che si conosca suo trattato Perì phýseos (Sulla natura), e, non ostante se ne possa
leggere solo un frammento, può essere ricordato come il primo pensatore-scrittore, il primo creatore di filosofia come e
in quanto genere letterario - in una nuance forse assimilabile al Testualismo novecentesco ed alle sue brillanti
decostruzioni, interpretazioni, narrazioni.
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