Lollapalooza all'isola verde
Qingdao o TsingTao, Shandong Province, Cina orientale, base navale, centro industriale, porto sul mare e sul fiume
giallo, spiagge, grattacieli, cinque distretti urbani di giurisdizione per circa nove milioni di cinesi, è l’ “isola verde” (isola solo
di nome però!) che lega in tutto il mondo il suo nome alla birra, e la distribuisce in tutti gli angoli del paese che ne
consuma di più al mondo, la Cina, oltre che esportarla nella fitta ragnatela di ristoranti aperti dagli emigranti mangiariso
di tutti i tempi.
E anche quest’anno
Qingdao festeggia la sua birra. Dal 14 al 29 di agosto le strade e i
capannoni si intossicheranno di campionati di boccali e rutti, e sarà
di nuovo l’Oktober Fest dell’Asia, emulata in tutti i vicoletti di
Pechino e di Shanghai da quelli che non sono riusciti a munirsi in
tempo di costume da bagno e bretelle alla tirolese.
Ma c’è una novità.
Concerti gratis.
Precisando, la
novità non risiede nella gratuità dell’evento, bensi nell’essere il
suddetto, e per la prima volta, un coagulo mefitico di sotterranei
elementi dissacranti, un mescuglìo gorgogliante di tamarri tatuaggi,
canotte insulforate da acidi corporei e di musicaMUSICAmusica come non
se ne era (quasi) mai sentita prima.Time to rock, babes!
Il “Qingdao Beer
Festival” non sarà l’unico evento underground di questa calda estate
mandarina: la regione autonoma di Ningxia inaugura il 6 di agosto una
nuovissima “A Retrospective of Chinese Rock”, mentre chiude la
stagione, a inizio ottobre, il celeberrimo e consueto “Midi Music
Festival” di Pechino, sede storica delloyaogun (rock cinese). Verrà
aperto, inoltre, nel corso degli eventi, un intero museo dedicato, il
Ningxia Rock‘n’Roll Museum, e linee di treni punkabestia morderanno
rotaie e urleranno accordi dalle maggiori città per raggiungere le
band, che si prevede performeranno al gran completo: Cui Jian, Tang
Dynasty, Black Panther, He Yong, Zhang Chu, Cobra, Zi Yue, Second Hand
Rose, Thin Man, Tongue, Buyi, Cold Blooded Animal, Sand, Spring and
Autumn, AK-47, Brain Failure, Wild Children, Ruins, TOOKOO, CMCB, e
molti altri.
I sopravvissuti al collasso di risa isteriche durante la lettura dell’abnorme carrellata
di cacofonici amplessi musigrotteschi appena enunciati, stenteranno a
credere che - ebbene si - alcuni dei citati gruppi sono anche decenti
all’ascolto, alcuni addirittura - preparatevi per il colpo - anche
inverosimilmentebravi.
Passo indietro.
Per esprimere una
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Mambo
racconto!
Generated: 8 June, 2017, 23:30
giusta considerazione sulla musica che troppo spesso si definisce
“alternativa” o “underground”, è doveroso partire dall’esame di quello
che è “over-ground” in Cina, del mainstream, di quello che riempie le orecchie di tutti tramite parabole, televisioni e
supporti digitali.
E dalla sua denigrazione, sarò impietoso.
La musica
tradizionale cinese è decisamente “alta”: al contrario della nostra
musica classica, decentemente apprezzata anche in RPC, basata su un
sistema “ben temperato”, e quindi sintetico ed omogeneo, estetico ed
idealizzante, la musica cinese tradizionale bentempera solo le
tonalità, nel senso di ridurre i tappeti su un unico fondo pentatonico
brillante che opacizza, alla lunga (per me anche alla corta), lo
spirito allegro di tale cromatura, mentre lascia allo stato naturale (id est
dissonante) le asprezze tra uno strumento e l’altro, i battiti delle
imprecisioni della accordatura (imprecisioni per noi, ovviamente, per
loro sono ricercati preziosismi), gli infiniti gorgheggi microtonali
del canto, il tutto unito a libretti composti in una lingua antica che
sta al cinese come il latino all’italiano e su soggetti vecchi di
migliaia di anni. Il risultato è che se per noi occidentali questa
musica (ed il fatto teatrale ad essa legato) è tanto poetica da essere
inafferabile, per la maggioranza dei ragazzi cinesi di medio-bassa
cultura è brutta e basta, insignificante, da evitare accuratamente.
Per sostituire
il classico, i “new wavers” cinesi hanno lavorato sugli opposti: la
musica POP (così la chiamano, in modo molto originale) è tanto semplice
da essere riproducibile ad un primo ascolto, presenta un linguaggio con
una scelta massima di 25 parole combinabili e un fraseggio basato su
cinque strumenti (tutti elettronici, cfr. campionario pianola Casio
“One Touch”), per un unico tema: l’amore. A tutt’oggi non ho ancora
sentito una sola traccia pop cinese a non far riferimento, in maniera
diretta o indiretta, all’amore. Ma quanto amano questi cantanti? Mi
permettete di invidiarli?
In un contesto
del genere è facile spiegare perché questo mese Shanghai ospiterà il
concerto del nostro Al Bano (sic) e perché un gruppo “alternativo”
cinese non può che chiamarsiBrain Failure.
Su
tanta uniformità, che regnino pure i diversi, scacciamo i pregiudizi e
ascoltiamo le voci dei pochi veri artisti originali, dei pochi
romantici innamorati, anche se cantano rochi parlando di violenza e
cocaina.
E’ quello che ho fatto.
Reduce nei miei
tempi pechinesi di passaggi al “River Bar” e allo “Hao Yun”, ho cercato
di colmare le mie lacune chinorock su rete, contattando il miracolo
moderno di distribuzione congiunta a pirateria: www.dangdang.com.
Avevo sempre pensato che i 49 cent che pago per un CD in Cina fossero
di una comodità criminale, che implica libertà di ascolto per tutto il
grande pubblico e povertà a vita per gli autori, ma questo strabiliante
sito ha sorpreso anche me. In due giorni mi hanno consegnato a casa
quattro CD con custodia libretto testi e tutti i fronzoli, per 5 euro,
compresa la spedizione da Pechino. E sembra che sia assolutamente
legale. Rinuncio a capire i criteri di ricarico sul prezzo e, con il
pacco appena sbollato, vado ad esaminare i titoli scelti su un elenco
sterminato consultabile in internet:
Tang Dynasty.
Sono gli inventori del Rock in Cina, insieme sin dagli anni ottanta.
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Appena un tocco di hard rock, lunghi accordi distorti, un brio gotico,
talvolta uno sprazzo di strumento tradizionale cinese nelle pause
lente. Gradevoli, nuovi per i cinesi, niente di eccezionale per chi
conosce i Pantera o il Cavalera di Roots.
Cui Jian.
Giovane (solo nell’aspetto: più di venti anni di carriera!)
scarmigliato con chitarra e cappellino bianco da stadio, sonorità un
po' melense, molto poco rock ma cantato in compenso con un improbabile
falsetto. Passiamolo come incrocio scarso tra Duran Duran e Maurizio
Vandelli.
Second Hand Rose. Gruppo
nuovo, forte accento pechinese, cantante transgender che con gonne
lunghe, rossetto e vocione fomenta la platea, misto di musica
tradizionale, tamburelli fischietti e chitarre elettriche, ben fuso e
orchestrato, sonorità originali, non travolgenti ma destano interesse.
Convincono.
Consiglierei a tutti il mio dulcis in fundo, ma il loro album dubito uscirà mai, aspetto dal marzo 2003. Sono i “Meihao
Yaodian”, The Glamorous Pharmacy,
la bella farmacia. Ho un ormai raro demo di tre tracce con me, che
rammenda solo in minima parte un concerto memorabile, fatto di melodie
turkestane, voci possenti, asimmetrie, sincopi e crescendo ritmati,
chitarre lusitane, progressione metalliche, a volte fusion. Timidi,
però. Il mio furore di appassionato è stato smorzato da cinque musi
lunghi che non ne volevano sapere di fare due chiacchiere. Hanno
riposto gli strumenti solo quando le sirene della polizia erano
talmente vicine da coprire il suono degli amplificatori.
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