IL “NEW DEAL” E LA RISPOSTA AMERICANA ALLA CRISI DEL 1929 IL NEW DEAL Le elezioni presidenziali del 1932 furono vinte da Roosevelt; in quel momento al crisi aveva raggiunto l’apice e l’economia americana si trovava nel punto più basso. (PIL inferiore del 30%, una produzione industriale inferiore del 40% e investimenti inferiori del 90% e un tasso di disoccupazione del 25%). Roosevelt fece la campagna elettorale con lo slogan New Deal, che, per chi gioca a carte, significa nuova partita. La promessa era di mettere l’economia su nuove basi, dal momento che quelle tradizionali avevano mostrato la loro incapacità ad uscire dalla crisi. Era, pertanto, il riconoscimento che il raddrizzamento non si sarebbe prodotto da solo, che in quelle circostanze la mano invisibile di Smith non aveva forza sufficiente per riequilibrare il sistema. Per quanto riguarda propriamente il New Deal, questo ultimo non si trattava di un corpo teorico e programmatico ben strutturato ma di una serie di misure destinate a risolvere i problemi concreti. La promessa elettorale di Roosevelt era di stabilire un nuovo contratto sociale che doveva favorire anche la terza parte del paese che era malnutrita, malvestita e male alloggiata. Per questo andava attuata principalmente in tre campi: I. Risanare l’economia per evitare la ripetizioni dei principali abusi che avevano portato al crollo della borsa, misura indispensabile per riportare la fiducia del pubblico nelle istituzioni. II. Riattivare l’economia attraverso gli stimoli dei consumi; lo strumento era l’introduzione di denaro, fondamentalmente attraverso l’investimento pubblico infrastrutture. La domanda di prodotti e l’incremento della massa salariale, determinato dall’aumento del denaro in circolazione, avrebbero incoraggiato gli investimenti e con essi la ripresa economica. III. Ottenere una distribuzione meno disuguale del reddito, con la diminuzione della disoccupazione e una serie di misure sociali. Il primo aspetto non fu discusso: erano tutti consapevoli della responsabilità che aveva avuto la speculazione. Il terzo punto aveva piuttosto un carattere propagandistico; le misure di beneficenza e lavoro pubblico evitarono l’aumento della disuguaglianza, ma alla fine del periodo la distribuzione della ricchezza era più disuguale rispetto al 1929. Il dibattito si fondava sul secondo punto: alcuni ritenevano che l’intromissione dello Stato fu più un disturbo che un aiuto per la ripresa, alcuni ritenevano che l’intromissione dello Stato in economia significava la fine del capitalismo liberale e un accostamento ai postulati dell’U.R.S.S. Le parole controllo e piano servivano al partito repubblicano per qualificare il New Deal di protocomunista, cosa che era in realtà lontanissima dall’ideologia conservatrice di Roosevelt. In realtà, la parole chiave del New Deal era collaborazione, si trattava di intervenire nei maggiori settori con dei cartelli, ma non con lo scopo di massimizzare la produzione come si faceva prima, ma con lo scopo di mantenere i prezzi e la produzione che al libera concorrenza in quelle condizioni non era in grado di fare. L’azione del New Deal può essere esaminata sotto cinque aspetti principali: 1. La politica monetaria e finanziaria. 2. La spesa pubblica. 3. Gli interventi nel settore agrario (non lo analizziamo). 4. Gli interventi nel settore industriale. 5. La legislazione sociale. 1- Il problema più urgente che dovette affrontare il nuovo presidente fu la crisi finanziaria. A tal riguardo, non appena dopo la sua elezione, Roosevelt ordinò la chiusura di tutte le banche per cinque giorni (bank holiday, 6-11 marzo), prese questa decisione al fine di recuperare la fiducia del pubblico attraverso un’analisi accurata del sistema bancario: A seguito dell’analisi le banche che, secondo lo Stato, potevano continuare la loro attività magari anche con misure di aiuto e di intervento statale sarebbero rimaste aperte mentre quelle destinate a fallire sarebbero state chiuse. Dopo l’analisi il 50% delle banche non presentava problemi importanti, il 45% poteva rimanere aperto con l’aiuto dello Stato, il 5% venne chiuso; ora la gente sapeva che le banche aperte era istituti di cui poteva fidarsi. L’aiuto statale venne canalizzato attraverso la Reconstruction Finance Corporation, quest’ultima comprava azioni e obbligazioni delle banche, fino al punto di arrivare a controllare un terzo del capitale del sistema bancario, in un secondo momento investirà anche sulle imprese. I maggiori beneficiari della sua attività sono governi locali, compagnie ferroviarie e industria elettrica. L'attività della RFC fu molto importante per fermare il collasso finanziario. L’intervento in materia bancaria si completò con la nuova legge, il Glass-Steagall Act, del 16 giugno, con la quale le banche erano divise in banche commerciali (sconto di cambiali e crediti a breve termine) e banche di investimento. Solo queste ultime potevano effettuare operazioni a lungo termine (crediti e investimenti) e operare in borsa. Le banche inoltre dovevano tutelare i depositi dei loro clienti con un’assicurazione obbligatoria, una vera. e propria novità. Per quanto riguarda la borsa, si creò la Securities and Exchange Comission, che doveva predisporre una relazione su ogni nuovo titolo che chiedesse di essere ammesso alle quotazioni. Il rapporto non era vincolante (la borsa doveva ammettere anche un titolo negativo), ma in linea di principio i valori con relazione sfavorevole non potevano sperare di avere una buona accettazione da parte del mercato. L’intervento sulla banca e sulla borsa era un’operazione indispensabile, ma poco effettiva se non accompagnata da proposte e misure positive per stimolare la ripresa. Una decisone chiave in questo senso fu l’abbandono della ortodossia monetaria: Il mantenimento della parità oro-dollaro (gold standard) cessò di essere considerato un valore assoluto. Nell’aprile del 1933 Roosevelt paralizzò il sistema aureo con una serie di disposizioni: - Le monete di oro vennero ritirate dalla circolazione. - Si probo l’esportazione di oro. - La clausola di pagare in oro dei contratti venne considerata nulla. D’altro canto il presidente fu autorizzato a mettere in circolazione fino a 3000 milioni di dollari aggiuntivi senza contropartita aurea (riduceva la riserva legale). Infine la misura principale fu l’annuncio che il presidente era autorizzato a ridurre in contenuto in oro del dollaro fino ad una metà del suo valore precedente; con ciò si intendeva stimolare la velocità di circolazione della moneta: se il dollaro poteva perdere in qualsiasi momento la metà del valore, era preferibile spenderlo o investirlo. È importante ricordare che la svalutazione non si produsse per scarsità d’oro ma per decisione volontaria che aveva come fine quello di riattivare l’economia interna, senza tenere presente del suo impatto internazionale. Questo fu grave sotto due aspetti: • Rese più competitive le loro esportazioni. • Rese più costose le importazioni. 2- Per quanto riguarda la spesa pubblica e la politica di bilancio adottata da Roosevelt fu molto meno innovativa e decisa degli altri aspetti della sua azione. In realtà Roosevelt era sostenere dell’equilibrio di bilancio, come lo era stato Hoover, ma diede priorità ai programmi del New Deal che comportavano un incremento della spesa pubblica. In termini reali tra il 1932 e il 1938 la spesa del governo federale si moltiplicò per 2.8, di contro, le entrate si moltiplicarono solo per 1.4, il che comportò un notevole incremento del deficit. Allora perché Roosevelt aumenta la spesa pubblica? il principale problema generato dalla crisi era la disoccupazione, con la conseguente miseria, visto che non c’era alcun sistema di ammortizzatori sociali; il presidente con l’incremento della spesa pubblica riesce a diminuire la disoccupazione: più precisamente le principali occupazioni furono quelle per il miglioramento del territorio e le opere pubbliche. dal 1936 al 1939 le opere pubbliche assorbirono una terza parte dei disoccupati nordamericani attraverso diversi programmi, i più importanti dei quali furono diretti dalla Public Work Administration (PWA). L’effetto positivo di questo investimento è facile da dimostrare: quando nel 1937 si limitarono questi programmi per ridurre il deficit pubblico, l’economia tornò rapidamente in recessione. L’aiuto non era stata ancora sufficiente per rilanciare l’economia verso una crescita autosostenuta. 4- Considerato che gli U.S.A. erano un paese prevalentemente industriale, il rilancio dell’economia doveva passare per la ripresa dell’industria. Lo strumento disegnato a questo fine fu il National Industrial Ricoveri Act (NIRA) e il suo organo di controllo, la National Recovery Administration (NRA). Il NIRA era un insieme di disposizioni dirette a superare la deflazione per mezzo del mantenimento dei prezzi e dei salari. La proposta era quella di formare dei cartelli della produzione e dei prezzi per evitare temporaneamente la concorrenza. Con questo obbiettivo furono sospese le leggi antitrust e venne sospesa anche la libertà di contrattazione, ossia la fissazione dei salari mediante accordi diretti tra imprenditore e lavoratore. Gli accordi da raggiungere all’interno di ciascuno Ettore era doppi: I. Accordi tra le diverse imprese per i prezzi. II. Accordi tra imprese e lavoratori per i salari e le condizioni di lavoro. La proposta era quella di formare commissioni miste di imprenditori, lavoratori e rappresentanti del governo alfine di definire un codice di condotta per ciascun settore industriale; la maggior parte dei codici aveva come obbiettivi la fissazione di un prezzo minimo e di un salario minimo e anche l’istituzione della settimana lavorativa di 40 ore. Il risultato fu poco soddisfacente: alcuni grandi imprenditori, come Ford, non accettarono glia accordi mentre i consumatori e anche i sindacati si lamentarono dell’aumento artificiale dei prezzi. Infine nel 1935 il Tribunale Supremo dichiarò il NIRA incostituzionale. 5- Mentre il NIRA veniva dichiarato incostituzionale la Camera di Commercio degli U.S.A. affermava che una crescita economica equilibrata richiedeva che la domanda precedesse l’offerta. La risposta del Governo fu il cosiddetto secondo New Deal, basato sulle riforme sociali. A parte il riconoscimento dei sindacati la principale innovazione fu la creazione delle assicurazioni sociali. Il Social Security Act introdusse la pensione e i sussidi di disoccupazione e di infortuni sul lavoro o malattia professionale. Tuttavia restavano ancora fuori da qualsiasi tipo di dissezione le malattie non professionali, le famiglie dei lavoratori e i lavoratori autonomi, ossia i piccoli industriali e commercianti, gli artigiani e soapratutto gli agricoltori. Infine è importante ricordare che il New Deal fu molto criticato, sopratutto per via del fatto che la spesa pubblica fu utilizzata per alleviare la situazione dei più svantaggiati (per evitare tensioni sociali) ma non come strumento di riattivazione dell’economia. per essere efficace in questo senso sarebbe stato necessario un maggior aumento della spesa e delle imposte sulle classi benestanti, che né Roosevelt era disposto ad applicare né l’opinione pubblica ad accettare. Solo di fronte all’imminenza della guerra lo Stato aumentò fortemente la sua spesa e riuscì ad eliminare la depressione. Nonostante le critiche e gli errori, tuttavia, la maggior parte dei nordamericani considerò vantaggioso il New Deal: grazie a questo tutti gli indicatori economici cambiarono il segno del loro andamento da negativo a positivo.