Liceo scientifico “P. Gobetti”- Scandiano (RE)
Prof.ssa Elisabetta Simonelli
LUCREZIO: DE RERUM NATURA
Contenuto dell’opera e tematiche essenziali
Libro I: Inno a Venus genitrice e personificazione del vitalismo della natura; primo elogio
di Epicuro; sacrificio di Ifigenia; false credenze sulla natura immortlae dell’anima (fra cui la
metempsicosi = Ennio), origine delle paure e dell’infelicità umana, illustrazione del proprio
compito (indicare la via di una conoscenza razionale delle cose che sconfigga le paure) e
consapevolezza delle difficoltà di tale compito legate alla egestas linguae e complessità
del linguaggio filosofico greco. Enunicazione di alcuni principi della fisicca materialistica
epicurea: nulla nasce dal nulla ma c’è bisogno di un seme; eternità della materia (nulla si
crea e nulla si distrugge), le sostanze sono composte di atomi (primordia rerum o
corpuscola minima) invisibili e in movimento nel vuoto. Nuovo proemio; l’universo è
infinito.
Libro II: proemio che esalta la serenità del sapiens epicureo che vive lontano da passioni
e tumulti. Altri elementi della fisica epicurea: incessante moto degli atomi, clinamen
(deviazione spontanea e casuale), varietà delle forme degli atomi, loro precisa
combinazione e disgregazione al momento della morte. Pluralità dei mondi dell’universo
infinito, esistenza di altri globi terrestri e altre specie di uomini e fiere.
Libro III: secondo elogio di Epicuro; annuncio del nuovo argomento: la dottrina psicologica
epicurea, essenziale per vincere la morte. Distinziione tra animus (o mens = principio
razionale con sede nel petto ed esprime emozioni e sentimenti) e anima (soffio vitale con
sede in tutto il corpo e assorbe le sensazioni fisiche). Mortalità animus e anima che si
disgregano con la morte. Nulla è per noi la morte (nihil est ad nos mors) e per niente ci
riguarda. Prosopopea della natura che invita ad accettare la finitezza del tempo umano.
Inevitabilità della morte a cui non sfugge nessuno.
Libro IV: proemio. Dottrina delle sensazioni o dei simulacra = immagini formate da strati
superficiali di atomi che avvolgono come membrane corpi e oggetti di cui riproducono
forma e apetto che colpiscono gli occhi producendo la vista. Interpretazione dei sogni,
comuni agli uomini e agli animali, come riproduzione e continuazione di sensazioni,
abitudini e desideri dell’esperienza quotidiana. Trattazione dedicata all’amore: impulso
naturale e positivo, necessità per la conservazione delle specie, fonte di piacere = sesso;
passione perturbante e insaziabile, che provoca frustrazioni e sofferenze, gelosia e
umiliazione fino alla follia = amore.
Libro V: terzo elogio di Epicuro; argomenti trattati: astronomia, cosmologia, scienza della
vita, antropologia, meteorologia e fenomeni naturali. Dimostrazione del disinteresse degli
dei verso la vita umana; il mondo ha un principio e una fine; origine terra, mare e cielo
dalla combinazione meccanica degli atomi. Posizione della terra immobile al centro
dell’universo. Origine della vita e storia del progresso: prima i vegetali, poi gli animali poi
gli uomini (sopravvivenza del più forte). Storia dell’umanità e sua civilizzazione
progressiva: l’avidità, le guerre e il timore degli dei hanno portato alla degenerazione.
Libro VI: elogio di Atene, meteorologia, causa di terremoti, eruzioni vulcaniche, pioggia,
arcobaleno, neve e vento… Origine delle epidemie causate da germi che contaminano
acqua, aria e cibo. Descrizione peste di Atene del 430 a.C.
TEMI
Fisica: materialismo meccanicistico, gli atomi costituiscono ogni cosa aggregandosi e
disgregandosi nel vuoto. Anche l’anima non sgugge a questa concezione materialistica. E’
assente la dimensione metafisica.
Antropologia: la vita dell’umanità è aggregazione e disgregazione degli atomi, senza
alcun disegno provvidenziale che la governi ma avviene per puro caso. No paura della
morte né degli dei. Anche la conoscenza è un fatto sensoriale.
Etica e politica: il fine dell’uomo è la felicità tramite un graduale soddisfacimento dei piaceri
naturali e necessari. L’equilibrato controllo dei bisogni fondamentali (fame, sete, freddo)
produce il piacere catastematico, portatore di serenità e benessere; se l’uomo insegue
piaceri non necessari non raggiunge la salvezza che consiste nell’ataraxia e aponia. La
partecipazione alla vita politica e sociale è negativa perché il vivere in mezzo agli altri è
fonte di turbamento. E’ consigliabile cercare pochi e selezionati rapporti di amicizia (philia
= rapporto selettivo, esclusivo tra i seguaci di Epicuro1) con altri epicurei allo stesso livello
con i quali condividere il piacere di elevate conversazioni.
Testi:
Fotocopia: “Prosopopea della natura”: Lucrezio è in bilico tra la ricerca appassionata del
senso delle cose e la difficoltà nel trovarlo. Talora indagare sulla natura può portare più
angoscia che conoscenza. La natura, infatti, è indifferebnte e dura nei confronti dell’uomo
e lo rende infelice a causa dei fenomeni naturali, delle malattie e della morte. La natura
così intesa non ha nulla di protettivo nei confronti dell’uomo, non è madre, ma matrigna. Il
mondo non è fatto per l’uomo: la terra è per lo più occupata da monti, foreste e mari, il
caldo o il freddo impediscono di abitare un gran numero di zone e il poco che resta la
natura lo renderebbe inospitale se l’uomo non lo lavorasse con costanza e fatica per
renderlo fertile. In questo passo sottolineate il fatto che la natura non parla ma increpat =
rimprovera.
Fotocopia: “Ma cos’è questo amore…” per Lucrezio l’amore è fonte di angoscia. Se, infatti,
il sesso è una necessità fisica, un impulso naturale alla riproduzione, ben altra esperienza
è l’amore vero e proprio, fallace, turbolento e doloroso. L’amore non è altro che
un’infatuazione per il simulacrum della persona amata che colpisce i nostri sensi e ci
obbliga a desiderarla. Ne consegue una insaziabile sofferenza, talvolta una vera e propria
follia che fa travisare la realtà a chi è innamorato.
Pag.500= Il progredire della tecnica, dalla scienza e delle condizioni esteriori di vita si
accompagna ad un progressivo esaurirsi delle energie morali, alla cui restaurazione è
chiamata la filosofia. Lucrezio nega un’età beata dell’oro: i primitivi sono robusti e possenti
ma la loro vita è brutaoe. Basta poco a saziarli e ristorarli, vivono nelle tenebre
dell’ignoranza, non hanno leggi, linguaggio e affetti, basta poco a ucciderli. Tuttavia
avevano una loro smemorata felicità. Con la scoperta del fuoco, dei metalli e
dell’agrcoltura, crescono i bisogni, si afferma il dominio di pochi su tanti, si instaura la
dittatura della ricchezza e dell’avidità. Il mito del progresso è respinto in nome di una
concezione storicistica che, pur riconoscendo l’incessante sviluppo della tecnica e della
1
Per Cicerone l’amicizia è una scambio politico-sociale ed è tale solo tra boni viri. E’
l’appartenenza alla societas che determina l’instaurarsi di vincoli più o meno amicali (propinquitas,
clientela et emicitia). L’amicizia (omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et
caritate consensio) è un bene trasversale: è tra uomini docti dotati di virtus e offre opportunitates
straordinarie in campo politico e sociale.
civiltà (e dell’intelletto), esclude la validità assoluta e antistorica di età più evolute rispetto
ad epoche più arretrate. Il progresso è necessità del divenire storico, non di una
superiorità morale, è condizione di vita, ma non dà necessariamente la felicità.