REGIONE LOMBARDIA CENTRO REGIONALE PER LA FARMACOVIGILANZA “REPORT SULLA FARMACOVIGILANZA IN LOMBARDIA NELL’ANNO 2003” Relazione annuale sulla Farmacovigilanza in Lombardia nel 2003 Introduzione La presente relazione contiene la sintesi dei dati provenienti dalla segnalazione spontanea in Regione Lombardia nell’anno 2003. Alla seguente, viene allegata, come parte integrante dell’attività svolta, anche la relazione annuale del Gruppo Interregionale di Farmacovigilanza. Come si ricorderà, infatti, la Regione Lombardia è parte del Gruppo Interregionale di Farmacovigilanza (GIF) insieme al Veneto, alla provincia autonoma di Trento, all’Emilia-Romagna ed alla Sicilia. Il GIF si è costituito nel 1995 allo scopo di unificare la banca dati delle segnalazioni spontanee, creando un database comune al fine di aumentare la sensibilità del sistema e l’efficacia dell’analisi. Il GIF provvede periodicamente ad una revisione dei dati ed alla rilevazione dei segnali emergenti, illustrati in report semestrali. Risultati La Farmacovigilanza riveste un ruolo fondamentale nella definizione del profilo di tollerabilità dei farmaci. In questo ambito, la segnalazione spontanea è di primaria importanza nella precoce identificazione di segnali di allarme, la cui conferma peraltro necessita possibilmente di altre metodologie di ricerca. Popolazione: 9.028.913 N° schede pervenute: 975 Tasso di segnalazione: 108 segnalazioni/milione di ab. N° segnalatori (medici/farmacisti): 647 (628/17) Schede con reazioni gravi: 494 (51%) Nel 2003 sono pervenute al Centro Regionale di Farmacovigilanza 975 segnalazioni di reazioni avverse; di queste 494, ovvero il 51%, si riferiscono ad eventi gravi. 2 Il grafico sottostante mostra l’andamento del tasso di segnalazioni nel quadriennio 2000-2003. Tale valore è quantificato in 88,8 segnalazioni per milione di abitanti nel 2000, 136,6 nel 2001, 138,2 nel 2002 e 108 nel 2003. 160 140 120 100 N° segnalazioni/ milione abitanti 80 60 40 20 0 2000 2001 2002 2003 Parallelamente, il numero assoluto di segnalazioni pervenute nello stesso quadriennio è stato di 802 nel 2000, 1.233 nel 2001, 1.248 nel 2002 e 975 nel 2003. Come è possibile osservare, il numero di segnalazioni, fino al 2002 in costante aumento, ha subito nel 2003 una notevole flessione attribuibile presumibilmente all’entrata in vigore del DL 95/03, che ha limitato l’obbligo di segnalazione alle sole reazioni gravi o inattese almeno per quanto riguarda i farmaci in commercio da più di 2 anni. Inoltre il tasso di segnalazione permane ancora molto al di sotto del gold standard di circa 300 segnalazioni/milione di abitanti raccomandato dall’OMS. Le segnalazioni provengono in maggior numero dai medici ospedalieri (46%), seguiti dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta (38%). La quota rimanente si distribuisce tra i medici igienisti, che operano nei distretti sanitari delle ASL (9%), i medici specialisti ambulatoriali (5%) ed i farmacisti del territorio (2%). Il grafico seguente mostra il numero di medici e farmacisti che hanno effettuato almeno una segnalazione nel quadriennio 2000-2003. Come si può vedere il numero di segnalatori nel 2003 risulta aumentato rispetto al 2002 (647 segnalatori nel 2003 contro i 614 del 2002). Si ricorderà inoltre che in base al decreto 95/03 tutti gli operatori sanitari sono 3 tenuti ad effettuare la segnalazione spontanea di sospette reazioni avverse a farmaci. 700 600 500 400 N° segnalatori 300 200 100 0 2000 2001 2002 2003 Le seguenti tabelle (1;2) riportano nel dettaglio la distribuzione delle segnalazioni per azienda sanitaria locale e per struttura ospedaliera. Azienda Sanitaria Locale N° schede ADR 2003 ASL Varese 120 ASL Brescia 83 ASL Mantova 57 ASL Bergamo 55 ASL Milano 3 55 ASL Città Di Milano 46 ASL Como 45 ASL Pavia 20 ASL Milano 2 18 ASL Valle Camonica 15 ASL Cremona 13 ASL Lecco 11 ASL Sondrio 7 ASL Lodi 4 ASL Milano 1 1 Totale 550 Tabella1: distribuzione delle segnalazioni per ASL. 4 totale 21.8% 15.0% 10.3% 10% 10% 8.3% 8.2% 3.6% 3.2% 2.7% 2.3% 2% 1.3% 0.7% 1.2% N° schede ADR 2003 totale A.O. Fatebenefratelli (MI) 75 14.3% A.O. L.Sacco (MI) 29 5.5% A.O. Riuniti di Bergamo 20 3.8% A.O. Istituti Ospitalieri (CR) 21 4.0% A.O.Bolognini – Seriate (BG) 18 3.4% A.O. Carlo Poma (MN) 18 3.4% IRCCS S.Maria Nascente (MI) 17 3.2% A.O. Ospedale di Circolo – Busto Arsizio 17 3.2% (VA) IRCCS S.Raffaele (MI) 16 3.0% A.O. Spedali Civili di Brescia 16 3.0% A.O. Ospedale Civile – Legnano (MI) 16 3.0% A.O. Riguarda-Cà Granda (MI) 15 2.8% A.O. Ospedale Civile-Vimercate (MI) 14 2.6% A.O. Ospedale di Circolo di Lecco 13 2.5% A.O. S.Paolo (MI) 13 2.5% A.O. S.Gerardo di Monza 11 2.1% A.O.Salvini – Garbagnate (MI) 11 2.1% A.O. S.Carlo (MI) 8 1.5% A.O. S.Anna (CO) 8 1.5% A.O. Desenzano del Garda (BS) 7 1.3% A.O. Osp. Treviglio-Caravaggio (BG) 6 1.1% IRCCS Ospedale Maggiore (MI) 6 1.1% A.O. E.Morelli – Sondalo (SO) 6 1.1% IRCCS Fond. Maugeri (PV) 4 0.7% IRCCS C.Besta (MI) 3 0.5% S. Orsola (BS) 3 0.5% IRCCS S.Matteo (PV) 5 0.9% A.O.provincia di Lodi (LO) 2 0.3% A.O.Pavia (PV) 5 0.9% A.O. Osp. Maggiore – Crema (CR) 5 0.9% A.O. S. Antonio Abate – Gallarate (VA) 5 0.9% A.O. M.Mellini – Chiari (BS) 3 0.5% Sacra Famiglia – Erba (CO) 2 0.3% IRCCS S.Giovanni di Dio (BS) 2 0.3% A.O. Fondazione Macchi (VA) 2 0.3% IRCCS Ist. Naz. Tumori (MI) 1 0.2% IRCCS Ist. Mondino (PV) 1 0.2% Valduce (CO) 1 0.2% Totale 522 Tabella2: distribuzione delle segnalazioni per struttura ospedaliera. Struttura ospedaliera 5 Per quanto riguarda l’esito delle reazioni avverse, nel 66% dei casi si è avuta una completa guarigione. Sono però da evidenziare 16 ADR con esito fatale (1,6% del totale), in 11 delle quali, a giudizio del segnalatore, il farmaco potrebbe aver contribuito, 1 non correlabile alla terapia in atto e 3 in cui la causa è sconosciuta e quindi non chiaramente attribuibile dal segnalatore al farmaco stesso. Le ADR con esito fatale costituiscono un problema di grande rilevanza; ricordiamo infatti che negli USA sono state stimate come la 4° causa di morte nel 1994. Ne consegue che un uso più appropriato dei farmaci ed una maggiore attenzione alle condizioni del paziente potrebbero concorrere ad evitarle. La seguente tabella (3) elenca i 15 principi attivi con il maggior numero di segnalazioni (con esclusione dei vaccini, che hanno registrato 128 segnalazioni, pari al 13% del totale). Per ciascuno di essi si riporta anche il numero di segnalazioni pervenute nel 2002, comprensivo della percentuale di gravi sul totale. Principio attivo Amoxicillina+Acido Clavulanico Levofloxacina Tramadolo Amoxicillina Claritromicina Fluvastatina Moxifloxacina Nimesulide Simvastatina Iopromide Ramipril Ticlopidina Acido Acetilsalicilico Atorvastatina Donepezil N.segnalazioni N.segnalazioni 2003 2002 (% gravi) (% gravi) 29 (51.7%) 28 (68%) 22 18 17 17 14 14 14 14 13 12 12 11 11 11 (59.1%) (33.3%) (70.6%) (52.9%) (42.9%) (42.9%) (78.6%) (57.1%) (46.2%) (33.3%) (83.3%) (81.8%) (18.2%) (36.4%) 29 (55%) 9 (44%) 12 (58%) 12 (67%) 14 (21%) 12 (58%) 23 (65%) 35 (29%) 12 (42%) 7 (14%) 26 (81%) 18 (72%) 27 (22%) 18 (33%) Tabella3: elenco principi attivi con il maggior numero di segnalazioni nel 2003. 6 La successiva tabella 4 riporta il numero di segnalazioni pervenute al Centro Regionale di Farmacovigilanza, riguardanti i farmaci soggetti a monitoraggio intensivo, inseriti nell’apposito elenco istituito dal Ministero della Salute (N.B: i principi attivi non elencati non hanno registrato alcuna segnalazione di ADR nel biennio considerato). Principio attivo N.segnalazioni 2002 2 (50%) 1 (0%) 6 (0%) 0 0 0 0 0 0 0 Apomorfina Linezolid Telitromicina Travoprost Eletriptan Desloratadina Bimatoprost Apomorfina Cloridrato Aceclofenac Almotriptan N.segnalazioni 2003 1 (0%) 0 7 (28.6%) 1 (0%) 1 (0%) 6 (16.7%) 2 (0%) 1 (0%) 4 (25%) 1 (0%) Tabella 4: segnalazioni pervenute al Centro Regionale dei farmaci sottoposti a monitoraggio intensivo. Passando dall’analisi quantitativa ad una valutazione di qualità dei dati, è possibile a nostro avviso ricavare alcuni segnali meritevoli di commento. Danno epatico e Ticlopidina: In base ai dati presenti in letteratura, la colestasi rappresenta circa l’1% di tutte le reazioni avverse da ticlopidina. La sintomatologia riferisce dolore addominale, urine scure e prurito. La comparsa dei sintomi si ha generalmente dopo 3-6 settimane dall’inizio della terapia anche se talune reazioni si sono presentate a distanza di 6 mesi. La sintomatologia presenta una durata variabile da 10 giorni a 4 settimane dopo la sospensione della terapia. Il meccanismo d’insorgenza dell’epatite colestatica da ticlopidina è sconosciuto; in un unico caso, la letteratura riporta la presenza di anticorpi antinucleo nel siero di un paziente di 57 anni, che ha sviluppato epatite colestatica dopo 3 settimane di trattamento, suggerendo una possibile genesi autoimmune. E’ opportuno sottolineare che la predisposizione individuale (idiosincrasia o ipersensibilità) gioca un ruolo importante nella genesi del danno epatico da farmaci; questo può essere infatti determinato dalla presenza di metaboliti tossici che agiscono sulle proteine delle cellule determinandone la necrosi (idiosincrasia) oppure che si comportano da antigeni (drug-hapten), stimolando i linfociti T e determinando quindi una reazione immunitaria (ipersensibilità o allergia al farmaco). 7 Bibliografia: 1) Amaro P, Nunes A, Macoas F et al. Ticlopidine-induced prolonged cholestasis. Eur J Gastroenterol Hepatol 1999; 11:673-676 2) CCIS Micromedex Vol. 119.2 3) Uptodate Vol. 12.1 Nimesulide ed epatotossicità: Nella banca dati del GIF sono presenti undici segnalazioni di epatotossicità da nimesulide. Sei sono epatiti (di cui una con trapianto di fegato), ed una fatale con altri fattori di rischio. Le altre sono alterazioni degli enzimi epatici. Il dato è in linea con l’archivio nazionale delle segnalazioni, che indica che circa il 20% delle reazioni da nimesulide si riferisce ad alterazioni della funzionalità epatica. La nimesulide, come è noto, è stata oggetto di una indagine della Agenzia Europea del Farmaco (EMEA) per una sua presunta epatotossicità, che ha portato al ritiro del farmaco in Finlandia, Spagna e Belgio. Uno studio epidemiologico condotto in Italia sulla popolazione della Regione Umbria per un periodo di 5 anni ha mostrato un lieve incremento del rischio di epatotossicità per la nimesulide rispetto agli altri FANS statisticamente non significativo. L’EMEA, nel decidere di mantenere in commercio la molecola, ha però raccomandato di mantenere la sorveglianza sull’eventuale epatotossicità della nimesulide. Allopurinolo e necrolisi epidermica tossica: Nel 2003, nelle regioni aderenti al GIF sono state segnalate 20 sospette reazioni avverse da allopurinolo di cui 8 gravi (40%). Di queste, 6 si riferiscono ad altrettanti casi di necrolisi epidermica tossica, uno dei quali ad esito fatale. Tali dati confermano la correlazione tra allopurinolo e necrolisi epidermica tossica (o sindrome di Lyell), già nota e documentata in letteratura scientifica. Considerata la gravità della reazione ed il delicato profilo rischio/beneficio del farmaco, si ritiene opportuno richiamare alcune considerazioni tratte da Harrison’s “Principi di Medicina Interna” 15°ed. L’iperuricemia è presente in circa il 5% della popolazione e la grande maggioranza degli individui affetti risulta asintomatica. In passato vi era la tendenza a trattare anche i soggetti asintomatici; l’orientamento attuale prevede il trattamento dei soli soggetti in terapia citolitica con farmaci antineoplastici allo scopo di prevenire la nefropatia da acido urico. Il trattamento profilattico dell’iperuricemia asintomatica non è indicato: il rischio di artrite gottosa è basso in quanto nella maggior parte degli iperuricemici non si svilupperà mai tale malattia. Inoltre, né il danno strutturale renale né i tofi sono identificabili prima che si verifichi il primo attacco; la riduzione della funzionalità renale non può essere attribuita all’iperuricemia asintomatica e il trattamento di quest’ultima non modifica la progressione della disfunzione renale nei pazienti con malattia renale. Quindi, poiché il trattamento con allopurinolo comporta effetti collaterali e potenziale tossicità, il trattamento di routine dell’iperuricemia asintomatica non 8 può essere giustificato se non nella prevenzione della nefropatia acuta da acido urico. Ciprofloxacina e nefrite interstiziale: Nell’anno 2003 sono state inserite nella banca dati del GIF, due segnalazioni di nefrite interstiziale acuta da ciprofloxacina. Entrambi i casi si riferiscono a donne in età avanzata (76 e 78 anni) che hanno assunto il farmaco al dosaggio di 500 mg b.i.d. per os per 9 e 6 giorni rispettivamente. La ciprofloxacina è stata utilizzata per una diarrea da Campylobacter nel primo caso e per febbre d.n.d.d. nel secondo. La reazione si è sviluppata dopo 3 giorni ed 1 giorno dal termine della terapia ed in entrambi i casi si è risolta. La nefrite interstiziale acuta è molto spesso associata ad una terapia farmacologica. Le più importanti modificazioni del quadro istologico mostrano edema interstiziale ed un marcato infiltrato di linfociti T e di monociti; inoltre si possono osservare eosinofili, plasmacellule e neutrofili. La formazione di un granuloma può comparire in qualsiasi forma di nefrite acuta interstiziale. Sebbene il numero di farmaci associati con la nefrite acuta interstiziale sia molto ampio, solo per alcuni di essi è stato descritta con una certa frequenza. La nefrite acuta interstiziale si osserva spesso in corso di terapia con meticillina (fino al 17% dei pazienti trattati per più di 10 giorni). Lo sviluppo della nefrite acuta interstiziale non è dose dipendente; recidive od esacerbazioni della malattia si possono presentare ad una seconda esposizione allo stesso farmaco o a farmaci strutturalmente correlati. Tra i farmaci più spesso associati allo sviluppo di nefrite acuta interstiziale, dal momento che la meticillina è oggi utilizzata assai raramente, è inclusa anche la ciprofloxacina (ed in minore misura, anche gli altri chinolonici). Il tempo di insorgenza varia da tre a cinque giorni nel caso si tratti di una seconda esposizione al farmaco, fino a parecchie settimane dopo la prima. Dall’analisi della letteratura, abbiamo tratto i seguenti case-reports: 1. una donna di 64 anni affetta da polmonite da Stafilococco aureo, in terapia con ciprofloxacina 750mg per os b.i.d. , dopo 11 giorni di trattamento ha sviluppato una nefrite interstiziale su base allergica. La biopsia renale ha rivelato un marcato edema interstiziale con estesi infiltrati linfocitari e rari eosinofili. La reazione è migliorata in seguito alla sospensione della terapia ed alla somministrazione di corticosteroidi. 2. un secondo caso di nefrite acuta interstiziale è stato osservato in una donna di 21 anni, in terapia da 18 giorni con ciprofloxacina 500mg per os b.i.d. per infezione delle vie urinarie. La paziente ha sviluppato rash cutaneo in associazione a disfunzione renale, presenza di eosinofili nelle urine, proteinuria ed artralgia; veniva osservata anche la presenza di eosinofilia. Non è stata eseguita la biopsia renale; tuttavia, l’innalzamento della creatinina serica e la presenza di eosinofili nel sangue e nelle urine erano suggestivi di nefrite interstiziale. Il rash cutaneo e la disfunzione renale si sono risolti alla sospensione della ciprofloxacina. 9 Si pensa che la paziente abbia sviluppato una reazione da ipersensibilità alla ciprofloxacina che ha condotto allo sviluppo di nefrite interstiziale acuta. Si ricorda infine che il danno renale da ciprofloxacina può anche manifestarsi con ritenzione urinaria, sanguinamento uretrale, cristalluria (composti per l’85% da ciprofloxacina e per il 15% acido urico), ematuria, sindrome emolitico-uremica ed insufficienza renale acuta. Bibliografia: Lein Y, Hansen R, Kern W et al, Ciprofloxacin-induced granulomatious interstitial nephritis and localized elastolysis. Am J Kidney Dis 1993; 22: 598-602. Ying LS & Johnson CA, Ciprofloxacin-induced interstitial nephritis. Clin Pharm 1989; 8: 518-521. CCIS Micromedex Vol. 119.2 Uptodate Vol. 12.1 Donepezil, tossicità polmonare ed infarto del miocardio: Nella banca dati del GIF sono pervenuti nell’anno 2003 diversi effetti avversi a carico dell’apparato respiratorio: 2 casi di polmonite, 2 di embolia polmonare ed un caso di pleurite. Inoltre si sono manifestate altre reazioni gravi (che hanno messo in pericolo la vita del paziente) a carico dell’apparato cardiocircolatorio ed in particolare, un caso di blocco atrio- ventricolare e due casi di infarto del miocardio. Il riassunto delle caratteristiche del prodotto (scheda tecnica) riporta come rari (dall’1 per cento all’1 per 1000 dei pazienti arruolati negli studi clinici) gli eventi avversi a carico dell’apparato cardiovascolare tra cui sono citati anche infarto del miocardio ed angina pectoris; tra gli effetti avversi a carico dell’apparato respiratorio sono riportati invece dispnea, broncocospasmo e tachipnea, aumento delle secrezioni bronchiali ed edema polmonare, soprattutto in pazienti asmatici. Pertanto, a causa della loro azione colinomimetica, gli inibitori della colinesterasi dovrebbero essere utilizzati con cautela in pazienti con storia clinica di asma o di pneumopatia ostruttiva. Peraltro, la scarsità dei dati disponibili in letteratura rende più difficoltosa la correlazione tra evento e farmaco, anche in considerazione del fatto che l’età, in genere avanzata, dei pazienti trattati rende probabile la presenza di patologie concomitanti e la somministrazione di politerapie, con il rischio di possibili interazioni. Questo suggerisce l’opportunità di effettuare un monitoraggio attento dei pazienti in trattamento con farmaci anticolinesterasici che presentano un rapporto rischio/ beneficio di difficile interpretazione. Bibliografia: CCIS Micromedex Vol. 119.2 Conclusioni I dati della segnalazione spontanea della Lombardia evidenziano, in primo luogo, la necessità di sensibilizzare ulteriormente tutti gli operatori 10 sanitari alla rilevazione ed alla segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci. Al segnalatore non viene richiesto alcun procedimento di imputabilità per definire il grado di correlazione tra reazione e farmaco e pertanto il solo sospetto deve indurre alla segnalazione. Come richiamato in apertura, nel 2003, il numero di segnalazioni pervenute ha registrato una flessione, analogamente al resto d’Italia, ed anche il tasso di segnalazione resta al di sotto del gold standard dell’OMS (300 segnalazioni per milione di abitanti). Questo dato richiama l’attenzione su uno dei principali problemi legati al sistema della segnalazione spontanea: la sottosegnalazione. Per cercare di porre rimedio a tale problema, il Centro Regionale sta ricercando una maggiore interazione con i medici segnalatori, anche mediante alcuni semplici strumenti di coinvolgimento, quali ad esempio l’invio di una lettera di ringraziamento ad ogni medico che effettua una segnalazione spontanea; tra gli obiettivi futuri, si prevede inoltre la possibilità di inviare una informazione di ritorno al segnalatore, limitatamente alle reazioni più gravi e meritevoli di una approfondita ricerca bibliografica. Infatti, chi segnala dovrebbe avere la possibilità di conoscere i segnali eventualmente generati dal sistema della segnalazione spontanea, nonché le informazioni disponibili in letteratura scientifica internazionale che gli consentano di migliorare la propria conoscenza del profilo rischio/beneficio del farmaco sospetto. Un ultimo aspetto da sottolineare riguarda il ruolo dei responsabili locali della Farmacovigilanza, quali garanti della qualità e completezza delle segnalazioni. Tali requisiti rappresentano infatti il presupposto fondamentale perché la segnalazione spontanea possa consentire la precoce identificazione di eventuali segnali meritevoli di successivo approfondimento. La presente relazione annuale, unitamente alla più articolata relazione del GIF, costituisce un tentativo di analisi dei dati provenienti dalla segnalazione spontanea e di individuazione di segnali che possano consentire una migliore definizione del profilo di tollerabilità dei farmaci nella pratica clinica. Senza dubbio, una maggiore sensibilità alla segnalazione spontanea concorrerà a promuovere un uso sempre più appropriato e consapevole dei farmaci a vantaggio della salute pubblica. 11