INIZIO ANNI ’60 La riprese economica LE POETICHE DELL’OGGETTO sviluppo economico ordine monetario (dollaro), basso costo energia e materie prime, sviluppo dei trasporti sviluppo industriale serialità e standardizzazione innovazione tecnologica massificazione del lavoro incremento demografico modifica degli stili di vita sviluppo commerciale ceto medio e terziarizzazione welfare state 1 - NEW DADA 2 – POP ART Nuovi gusti e nuovi consumi 3 - NOUVEAU REALISME società dei consumi elettrodomestici, televisione, supermercati, pubblicità, automobile nuovi prodotti “culturali rock and roll, capelli lunghi, minigonne, droga, libertà sessuale, movimenti di controcultura 4 - IPERREALISMO comunicazione di massa 5 – ARTE POVERA tempo libero Nuovi oggetti La riprese economica - l’inizio degli anni ’60 vede uno straordinario sviluppo economico dell’Occidente favorito da: ordine monetario stabile fondato sul dollaro, basso costo dell’energia e delle materie prime, sviluppo dei trasporti….) - sviluppo industriale con conseguente serialità e standardizzazione dei prodotti - innovazione tecnologica con massificazione del lavoro operaio fondato sul modello taylorista-fordista - incremento demografico e modifica degli stili di vita Nuovi gusti e nuovi consumi --- sviluppo commerciale crescita del ceto medio e terziarizzazione della società - welfare state (sanità, scuola, pensione garantite a tutti soprattutto in Europa) - nasce la società dei consumi: l’American way of life (lo stile di vita americano) si diffonde in Europa: elettrodomestici, televisione, supermercati, pubblicità, automobile e gli spazi cittadini pensati per essa - dall’America arrivano anche nuovi prodotti “culturali: letteratura, cinema, musica jazz, rock and roll e poi blue jeans, capelli lunghi, minigonne, droga, libertà sessuale, pillola anticoncezionale, movimenti di controcultura - nasce la comunicazione di massa: televisione, cinema, fumetto, riviste, pubblicità - nasce il tempo libero Nella vita dell’uomo occidentale entrano prepotentemente oggetti inesistenti fino a pochi anni prima: automobili, elettrodomestici, detersivi, cibo e bevande in scatola con i loro coloratissimi imballaggi, rotocalchi, fumetti…. Alcuni di questi oggetti sono vissuti come indispensabili e capaci di proporsi come status symbol, ma tutti in genere sono velocemente usati, consumati e buttati. inesistenti fino a pochi anni prima vissuti come indispensabili status symbol usati, consumati e buttati velocemente 1 - NEW DADA Si sviluppa in America subito dopo l’esperienza dell’Espressionismo astratto (fu una tendenza più che un vero movimento). Termine coniato all’inizio degli anni ’50 dagli stessi protagonisti ROBERT RAUSCHENBERG e JASPER JOHNS Riprendo il ready-made dadaista e surrealista e componenti derivate dall’ Espressionismo astratto ma con intenti meno dissacratori (molto forti nei primi) e un certo distacco ironico (assente nei secondi). Rispetto al Nouveau Realisme europeo il loro intento è meno critico, anzi sembrano voler elevare l’oggetto d’uso alla dignità di opera d’arte I neodadaisti amano gli oggetti usati, residui reali della società dei consumi, li prelevano dalla realtà e li recuperano (targhe di automobili, bottiglie vuote, vecchie fotografie, stoffe a brandelli, tubetti di colore strizzati…). Jim Dine, Cinque piedi di attrezzi colorati, 1962 Questo recupero dell’oggetto di consumo anticipa la Pop Art che tuttavia predilige la seduzione dell’oggetto nuovo fiammeggiante, mentre i new-dadaisti amano l’oggetto usato e gettato ROBERT RAUSCHENBERG utilizzerà oggetti (radio, bottiglie, orologi, ventilatori.. Alla maniera dei dadaisti) JASPER JOHNS dipingerà in modo iperrealistico immagini quali bandiere o bersagli Gli artisti riflettono su questi nuovi oggetti e le opere d’arte cominciano ad inglobarli: LA REALTÀ NON SARÀ PIÙ RAPPRESENTATA: SARÀ SCELTA, MODIFICATA E PRESENTATA Gli oggetti (o le immagini di uso comune), tratti dal contesto banale della quotidianità, vengono trasformati in opere d’arte attraverso assemblaggi che prendono ispirazione dal loro sovrapporsi nel nostro campo visivo e nella nostra memoria AL SOGGETTIVISMO DEGLI INFORMALI OPPONGONO LA REALTÀ IMMEDIATA CHE ESISTE A PRESCINDERE DALL’ARTISTA ED È INFINITAMENTE RIPRODUCIBILE Louise Nevelson ROBERT RAUSCHENBERG (1925-2008) Letto, 1955 – Odalisca, 1955-58 Un letto vero - con cuscino, lenzuola e trapunta, sfatto come se fosse stato appena usato, consunto, macchiato per accrescere il senso di autenticità (e straniamento) – è “prelevato” dalla realtà, modificato con il colore e appeso come un quadro. In Odalisca una gallina diventa oggetto di adorazione come se sovrastasse un totem (valori primitivi e contemporanei). Questa tecnica si chiama Combine paintings (dipinti combinati) JASPER JOHNS (1930) privilegia la componente pittorica riproducendo simboli universali (bersagli per le freccette, carte geografiche) come la bandiera americana. Qui usa la tecnica dell’encausto, le bandiere hanno uno spessore e gioca sull’equivoco della sua identità: sono oggetti reali o soltanto la loro immagine? Tre bandiere, 1958 – Target con quattro facce, 1958 Il soggetto deve essere “banale” sia per contrapporsi ai soggetti “aulici” della grande storia dell’arte, ma anche dell’Espressionismo astratto che a volte avevano caratteri quasi “teologici”, sia per permettergli di concentrarsi solo sul metodo (pittura a encausto e collage) che è l’opposto dl ready-made, uso dei colori fondamentali (rosso, blu e giallo) L’invito è a meditare sull’ essenza dell’opera d’arte, sulla sottile soglia tra la rappresentazione dal suo soggetto, tra verità e finzione; sul valore estetico dell’oggetto quotidiano 2 - POP-ART - Nasce in Gran Bretagna grazie all’Independent Group all’interno del quale operava Richard Hamilton che nel 1956 realizza Just what is it that makes Today’s homes so different, so appealing? poi si diffonde negli Stati Uniti - Prende spunto dall’immaginario di massa e da ciò che lo eccita: i nuovi mezzi di comunicazione di massa (cinema, televisione, fumetti, rotocalchi, pubblicità, e i relativi divi) e il mondo dei beni di consumo (banali e antiestetici per loro natura) per elevarli al rango di opere d’arte in quanto simboli della società moderna (popolare ora non coincide con rurale o provinciale ma con la metropoli e i suoi riti) - Osserva il fenomeno del consumismo, non lo critica apertamente, vuole essere il testimone di un sogno: il benessere accessibile a tutti. E’ per questo che in genere cerca di eliminare ogni soggettività: di fronte alla nuova centralità della realtà oggettuale nonc’e posto per la realtà dell’artista - Il soggetto viene manipolato per attirare l’attenzione. - riproposto ingigantito, oppure in serie - colorato in modo sgargiante Coca Cola Marilyn Silver Car Crash ANDY WARHOL (1928-1987) celebrando i miti della società di massa divenne lui stesso un mito, prodotto a sua volta di un mondo eccessivo e patinato. Indaga l’universo dei beni di largo consumo: la minestra in scatola, la Coca Cola, le pagliette Brillo, emblemi del gusto popolare. Poi i divi dello star system e importanti uomini politici. Infine si concentra sui fatti di cronaca sbattuti sulle pagine dei giornali. Gli oggetti sono riproposti ingigantiti, oppure in serie (ad evocare i nastri trasportatori delle industrie, i manifesti pubblicitari o i banconi dei supermercati. Elimina ogni soggettività affidandosi a procedimenti meccanici (serigrafia) per conferire all’opera un’assoluta neutralità comunicativa. I divi sono ridotti a immagini di facciata, sono idoli di massa, icone da sfruttare come qualsiasi altro bene di consumo. Allo stesso modo i mass media consumano i drammi delle persone banalizzando anche la morte Tom Wesselman, Still life, 1962 - Mel Ramos, Senorita Rio, 1963 - Roy Lichtenstein, ROY LICHTENSTEIN (1923-1997) Indaga il rapporto tra cultura visiva alta (pittura) e bassa (fumetto) e trasporta questo nella prima. Invita a riflettere su questo nuovo linguaggio, semplice e leggibile da tutti, forse la mediocre, ma che si comprava in edicola a pochi soldi accompagnando la vita delle masse. Tuttavia non è una critica al museo, anzi vuole portare il fumetto nel museo. Della vignetta isola una figura e la riproduce ingrandita con la pittura. Sono iper-ingrandimenti delle strips; emula il classico retino tipografico da rotocalco economico (in tricomia invece della quadricromia) che non si vede ad occhio nudo, riduce i colori ai fondamentali. Floor Cake, 1962 Sega, 1996 CLAES OLDENBURG (1929) Riproduce, in gomma e in altri materiali industriali, oggetti d’uso ingigantendoli e colorandoli in modo sgargiante: oggetti “qualsiasi” “traditi” nelle loro funzioni. Pezzi di cibo (fette di torte, gelati, bistecche..) e oggetti vari (interrutori della luce, w.c., macchina per scrivere …) resi molli e quindi privati della loro funzione d’uso. Tale trattamento dichiara apertamente la sua finzione ma lo pone allo stesso tempo come oggetto vero Sega, 1996 insieme a C. van Bruggen Ago e filo, Milano piazza Cadorna Si concentra sugli stereotipi della società di massa: la donna fragile, l’uomo eroico..) nei quali tutti si potevano identificavano Vicki, 1964 – Pennellata gialla e verde Il Pennellata fa una parodia della tecnica degli espressionisti astratti: la loro ampia pennellata viene trasformata in un’immagine da fumetto e poi ridipinta a mano (unire l’alto dell’Arte e il basso delle arti minori) Successivamente, insieme alla moglie Coosje van Bruggen, passa a gigantesche opere per spazi pubblici ingigantendo martelli, seghe, mollette per il bucato … : piccoli oggetti rubati alla vita quotidiana che diventano monumentali (non solo grandi, ma veri e propri monumenti). A dire che la nostra società (cultura?) ha fatto dell’oggetto di consumo l’idolo che adoriamo più spesso. LA POP-ART EUROPEA – GRAN BRETAGNA E ITALIA 3 - NOUVEAU REALISME Parallelo al New Dada americano (il manifesto è del 1960 ma i singoli artisti redassero le prime opere negli anni precedenti) e come loro criticano la cultura dello spreco e la produzione industriale e ridicolizza la macchina Utilizzano oggetti di scarto, consumati e buttati: il rifiuto e la precarietà delle cose diventano metafora di un mondo in disfacimento Partono da un “brandello di archeologia del presente” (un’auto presa dall’autodemolitore, un manifesto pubblicitario vecchio e strappato, il contenuto di una pattumiera …) da preservare e presentare al futuro come una sorta di reliquia della vita moderna. Oppure costruiscono macchine antropomorfe con vecchie parti di motori. Ribaltare i rapporti tra ciò che è poco importante e ciò che è oggetto di venerazione. L’oggetto non viene mantenuto integro ma distorto e perfino distrutto per contestare la società di massa, il mito dei beni di consumo, il potere seduttivo dei media. Che cosa rende le case di oggi…., 1956 RICHARD HAMILTON (1922) manifesto della pop art inglese. In questo interno di casa metropolitana sono presenti tutti i nuovi strumenti della società di massa, ma i due personaggi appaiono estranei, decontestualizzati Propaganda (Coca Cola) 1962 Propaganda (Coca Cola) 1962 MARIO SCHIFANO (1934-98) attratto dai simboli del nuovo paesaggio urbano (pubblicità, segnaletica stradale…). A differenza delle immagini patinate e asettiche di Warhol lascia sempre in evidenza l’intervento pittorico (colature di colore, linee di contorno imprecise) a testimoniare l’aspetto emotivo e materiale della creazione MIMMO ROTELLA (1918-2006) raccoglie frammenti di manifesti murali lacerati che ricompone, oppure sovrappone vari manifesti poi li strappa scoprendo quelli sottostati. Metafora del tempo che passa, del consumo rapido di eventi, spettacoli, prodotti, umanità varia. Arman mette in una bacheca il contenuto di una pattumiera. Raymond Hains preleva dai muri manifesti pubblicitari consunti e strappati. Daniel Spoerri congela in una bacheca i resti di un pranzo Baluba n. 3, 1964 – Fata Morgana, 1985 - Tricycle, 160 Compressione. The Yellow Buick, 1961 CESAR – Cesar Baldaccini - (1921-1998) Con una pressa idraulica comprime manufatti tecnologici trasformandoli in totem. La concentrazione della materia comunica la potenza dell’artista come se avesse imprigionato un’enorme forza espressiva. Sono rottami dell’era moderna, creature palpitanti chiuse in un bozzolo, che minacciano di scoppiare. Critica la cultura dello spreco e la produzione industriale di oggetti destinati alla rottamazione a seconda dei capricci della moda. YVES KLEIN (1928-62) PIERO MANZONI (1933-63) Altro personaggio a parte, provocatore, dissacratore, goliarda, comunicatore. Affiancato al N.R. per il ricorso all’oggetto. Teorico e animatore del clima culturale milanese. Sfidò la tradizione fino al limite estremo: firma i corpi delle modelle (Opere d’arte viventi), firma scatole con i suoi escrementi (Merda d’artista), firma con l’impronta uova sode (Uovo con inpronta), gonfiò palloncini con il suo fiato d’artista. Personaggio a parte, ispirato dalla spiritualità buddista e da ogni forma di rituale indaga il rapporto arteuniverso spirituale, uomoassoluto. Brevetta il colore IKB (International Klein Blue), ispirato al blu giottesco, che considera in assoluto il più astratto, metafora e visualizzazione del cielo, dell’infinito e dello spirito e lo usa per esprimere l’anelito verso l’alto e il sovrumano. Nel 1957 viene messo in orbita intorno alla terra il satellite artificiale Sputnik: inizia l’era spaziale e l’antico sogno del viaggio nello Rilievo con spugne, 1960 spazio sembra ora è realtà. Affascinato dall’idea di un ignoto finalmente percorribile e da luoghi sospesi nell’assoluto realizza Salto nel vuoto Antropometrie – realizzate in serate (antecedenti dell’happening e della performance) regolate da un rituale. Modelle si dipingevano di blu e danzando lasciavano traccia del proprio corpo sulla tela: una traccia della vita, l’ombra di un corpo smaterializzato e astratto, un simbolo dello spirito. JEAN TINGUELY (1925-1991) Come nella migliore tradizione dadaista dell’assurdo crea improbabili assemblaggi di elementi di recupero che accostati generano oggetti vagamente antropomorfi, inutili, ridicoli e insensati. Allude al mondo del gioco e, insieme, a quello della tecnologia destinata ad essere logorata dal tempo. Mentre il New Dada vuole elevare il brandello di realtà a simbolo del suo tempo, la sua opera rivela una spiccata critica sociale: ridicolizza la macchina e con essa il mito principale della società moderna Salto nel vuoto. Un uomo nello spazio, 1960 Scultura vivente, 1961 Antropometrie, 1960 - Merda d’artista, 1961 Denuncia le contraddizioni del fare arte e i paradossi del sistema artistico. Cosa è l’opera d’arte? Tutto ciò che un artista firma? (risposta ironica ma che mette alla berlina i meccanismi del mercato dell’arte-merce DOUANE HANSON (1945-1996) rappresenta la piccola borghesia americana (uomini e donne) con crudezza, ma anche con una sofferta partecipazione per la condizione alienata: donne trasandate e sovrappeso si consolano con la spesa, il cibo o i viaggi organizzati. Denuncia spietata dei danni provocati dalla società dei consumi che colpisce gli individui – i consumatori – a partire dal loro stesso corpo. 4 - IPEREALISMO (o FOTOREALISMO) Punto di arrivo della Pop Art americana all’inizio degli anni ’70. Poi ripreso in epoca recente da Damien Hirst e Maurizio Cattelan, di cui diremo parlando di Neopop, o, in chiave più espressiva, da Ron Mueck Rappresentare la realtà, attraverso la pittura e la scultura, in modo ancora più realistico che attraverso la fotografia realizzano le loro opere attraverso l’aerografo e il calco in resine sintetiche portando al massimo la capacità illusionistica delle opere. Iper, che in greco significa “oltre”, indica la volontà di creare immagini più reali del reale, tanto da ingannare e disorientare lo spettatore Sulla falsariga della Pop Art esasperò l’idea di fondere arte e vita restituendo allo spettatore una verità di tipo illusionistico Giovane acquirente, 1973 Turisti, 1988 Calchi di gesso rivestiti di polivinile colorati con acrilico e corredati di materiali reali (borse, scarpe, vestiti…). Lo spiazzamento dello spettatore è assoluto che tenta di avvicinarsi per vedere se un essere umano in carne e ossa RICHARD ESTES (1936) rappresenta soprattutto paesaggi urbani in genere visti attraverso una vetrina o altre superfici specchianti (come la carrozzeria di una macchina): la realtà si specchia e si duplica creando un’immagine nell’immagine (e un senso di smarrimento) Una foto viene proiettata sulla tela e l’immagine viene riprodotta con l’aerografo. Riferimenti alla camera ottica di Canaletto e del Vedutismo del XVIII secolo 5 - ARTE POVERA Corrente sviluppata in Italia alla fine degli anni ’60. Termine coniato nel 1967 L’interesse per gli oggetti si fa estrema fino ad arrivare alla materia primaria (terra, legno, carbone..), alle forze fisiche della natura (la gravita, il fuoco, l’elettricità..) e agli elementi fondamentali dell’essere umano (la vitalità, memoria, le emozioni …): in una parola all’ENERGIA PRIMARIA. L’arte deve trovare la sua ragione nel contatto con questa energia intesa come fonte di ogni creatività. Gli artisti comunicano quindi con materiali o elementi naturali grezzi (poveri) come terra, carbone, fuoco, acqua…, ma anche con manufatti artificiali minimi (vetro, tubi al neon, vestiti…) e con la scrittura. Esplorano nuove dimensioni sensoriali. Il divario tra arte è vita è definitivamente superato e in questo è confinante con l’Arte concettuale con l’Happening e la Performance: le opere non sono oggetti ma “processi”, hanno un loro significato proprio per il fatto che “avvengono” in un tempo definito. Sfidando tutte le convenzioni dell’arte borghese esalta il potere anarchico dell’immaginazione. Vuole eliminare l’aura sacra di cui l’arte gode utilizzando materiali poveri e forme disadorne con l’obiettivo di “deculturare” l’arte tradizionale. Invita a riflettere sul rapporto tra l’uniforme, il seriale, lo standardizzato, tutti caratteri tipici della produzione industriale disumanizzante, e l’errore, l’individuale, il corporeo. Alighiero Boetti, Mappa, 1971-72 Jannis Kounellis, Senza titolo, 1967 Pino Pascali, Contraerea, 1965 Luoghi senza strada, 1987 MARIO MERZ (1925-2003) lavora sui fondamenti della vita come processo biologico e storico e tra questi sull’abitare. Dal 1968 crea archetipi della casa (serie degli Igloo) una tana essenziale e primitiva. E siccome vita vuol dire crescita inserisce la sequenza di Fibonacci che, se sviluppata geometricamente, da origine ad una spirale, forma per eccellenza dei movimenti dei liquidi, dei gas, dei corpi celesti e degli organismi viventi. Le cifre di Fibonacci, emblema dell'energia insita nella materia e della crescita organica, realizzate al neon vennero poste anche in ambienti espositivi (Guggenheim Museum di New York) e in ambienti pubblici come il soffitto della stazione metropolitana Vanvitelli di Napoli. Nel 1992, installò "L'uovo filosofico“: spirali rosse realizzate con tubi al neon e animali sospesi recanti i numeri della successione di Fibonacci nell'atrio della stazione centrale di Zurigo. In alcune opere introdusse anche il "tavolo", ulteriore elemento archetipico, sopra il quale disponeva frutta che deteriorandosi introduceva la dimensione del tempo reale. MICHELANGELO PISTOLETTO (1933) In un primo momento, attraverso l’uso dello specchio, riflette sull’arte come rispecchiamento del reale: un uomo del presente si ritrova nel quadro attorniato dalle immagini casuali e sempre diverse che lo specchio trasmette. Successivamente indaga il trascorrere del tempo: la riproduzione della Venere di Thorvaldsen volta le spalle allo spettatore rivolta verso un mucchio di stracci; la statua rimanda alla perfezione e alla bellezza del mondo antico; gli stracci alludono al caos sociale del momento storico, ai corpi reali degli essere umani che negli stracci hanno lasciato memoria di sé. Passato e presente, neutro e multicolore, eterno e transitorio convivono insieme. Riflette anche sul consumismo: l’eternità della bellezza ideale affonda nel residuo inerte di una gloria di breve durata, ammasso informe prodotto dal tempo presente. Per l’arte non è più tempo della bellezza classica e ideale. Utilizza materiali comuni come cartone, stoffa, compensato ma soprattutto stracci: un materiale povero, negletto, abbandonato, ma ricco di storia umana e sociale. La Venere degli stracci, 1967