Comune di Piacenza Tuttofuoco, Patrick Chinese Theatre 2008 Installazione, tecnica mista Dimensioni variabili Foto credits Patrick Tuttofuoco Courtesy dell’artista UniCredit Art Collection Concepita appositamente per il MAMbo di Bologna nell’ambito del progetto “Focus on Contemporary Italian Art” in partnership con UniCredit, Chinese Theatre è un’installazione che si pone come struttura architettonica utilizzabile, essendo destinata ad accogliere proiezioni di video e film di altri artisti. Molti dei tratti distintivi della ricerca di Tuttofuoco si manifestano in questo lavoro: dalla tendenza a concepire l’opera come processo aperto - dunque sintesi di stimoli e contributi diversi, dove l’artista si pone più come canalizzatore di energie collettive, che non come sguardo unico e privilegiato sul mondo -, all’evocazione di un immaginario ludico, fantastico, quasi di impronta neo-futurista, nella scelta di materiali tecnologici dalle cromie energetiche (come superfici specchianti, carte rifrangenti, Plexiglas colorati o smalti industriali), fino all’urgenza di aprire un dialogo diretto con il pubblico e con lo spazio circostante, sia che si tratti di un contesto urbano che delle sale istituzionali di un museo, attraverso diverse potenzialità creative. Se dall’esterno la struttura del teatro riprende alcune delle forme e delle cromie care all’artista - materiali plastici e coloratissimi, come suggestioni dal design ultratecnologico - , all’interno ci troviamo al cospetto di un ambiente altrettanto visionario e ludico composto da ventidue sedute di forme e colore differenti destinate al pubblico. Questa rivisitazione giocosa di un teatro cinese trasforma l’opera in un dispositivo di relazione, sempre mutevole ed aperto al dialogo con altri artisti/creativi, oltre che con i fruitori. Nato a Milano nel 1974 dove studia prima presso la facoltà di Architettura del Politecnico e all’Accademia di Brera poi, espone per la prima volta le sue opere nel 2000 presso la Galleria Guenzani, da allora si susseguono numerose esposizioni, in Italia e all’estero. Dalla mostra Exit (2002) per l’apertura della Fondazione Sandretto re Rebaudengo, alla Biennale di Venezia (2003), a Manifesta 5 (2004),