Bigliotti,Ferrari,Ferreri CASO N° 11 Donna di 45 anni, operaia. Sei mesi prima del decesso, in seguito a comparsa di edemi, versamenti sierosi e proteinuria nefrosica è stata ricoverata in ospedale e sottoposta a biopsia renale ( vedi referto). Esame istologico della biopsia renale: l’insieme dei reperti microscopici ottici e immunoistochimici (positività granulare generalizzata e diffusa lungo le membrane basali per IgG e C3) depone per una glomerulonefrite membranosa. PUNTI DA APPROFONDIRE: 1. Discutere le condizioni patologiche del rene che, nelle varie età, si accompagnano a sindrome nefrosica. 2. Discutere il significato diagnostico e patogenetico del reperto immunoistochimico. 3. Identificare le tecniche morfologiche necessarie per lo studio delle malattie glomerulari. Netto miglioramento delle condizioni cliniche dopo terapia steroidea che ha continuato negli ultimi mesi senza ulteriori controlli. Improvviso senso di malessere ed ematemesi. Pochi minuti dopo il ricovero, nuovo episodio di ematemesi e morte. Sarebbe stato opportuno approfondire l’anamnesi lavorativa per chiarire eventuali esposizioni a sostanze, quali fattori di rischio ( mercurio, solventi organici, idrocarburi e formaldeide). Gli addetti alla fabbricazione di lampade a vapori di mercurio o soggetti esposti a pesticidi contenenti Sali di Hg sono maggiormente esposti al rischio di sviluppare necrosi tubulare acuta nefrotossica, caratterizzata da lesioni sul tubulo contorto prossimale associata a lesioni più gravi e più diffuse rispetto alla necrosi tubulare ischemica. L’azione lesiva del tossico si manifesta soprattutto sul tubulo contorto prossimale preposto al suo assorbimento. Non c’è tubuloressi (=interruzione o scomparsa di tratti della membrana basale tubulare, invece presente nella forma ischemica), sono quindi più facili fenomeni rigenerativi e il recupero funzionale. Altre cause eziologiche per la GN membranosa sono TUBULOPATIA DA INTOSSICAZIONE MERCURIALE Sublimato corrosivo ( HgCl2) a scopo suicida o accidentalmente come antisettico o abortivo oppure per esposizione professionale o composti mercuriali come i diuretici. Nei primi 2-3 giorni necrosi coagulativa del TCP grave e diffusa associata a infiltrato mononucleato ed edema soprattutto alla giunzione cortico-midollare e incrostazione calcarea (terapia VIACAL) dell’epitelio tubulo necrotico. Dopo 1 settimana, l’epitelio del TCP comincia a rigenerarsi. La forma cronica si accompagna a proteinuria e sindromi nefrosica associata a dilatazione tubulare, necrosi epiteliale ed edema interstiziale con evoluzione fibrosa dell’interstizio, atrofia tubulare e infiltrato parvirotondo cellulare. Compare anche una colite necrotico-emorragica grave. TUBULOPATIA DA GLICOLE ETILENICO ( detergente, anticongelante) Se introdotto, viene metabolizzato ad acido ossalico e induce disturbi neurologici, shock ed edema polmonare ( possibile morte entro le 24 ore). Si configura un quadro di IRA che può condurre il pz a morte per uremia. Nel TCP si verifica rigonfiamento delle cellule epiteliali e accumulo di cristalli di ossalato di Ca nei lumi. Può associarsi necrosi epatica centro-lobulare. TUBULOPATIA DA TETRACLORURO DI CARBONIO L’avvelenamento provoca danno epatico; nel rene si manifesta un accumulo di grassi neutri nella parte basale delle cellule tubulari associati a cilindri pigmentati. TUBULOPATIA DA ASSUNZIONE DI ANTIBIOTICI AD AMPIO SPETTRO Azione tossica diretta associata a meccanismi immunologici, dose dipendente ( aminoglucosidi, tetracicline, cefalosporine) per diminuzione del metabolismo ossidativo mitocondriale delle cellule del tubulo contorto prossimale. TUBULOPATIA DA MATERIALE RADIOPACO PER INDAGINI CONTRASTOGRAFICHE Si manifesta soprattutto in pz affetti da mieloma multiplo o nefropatia diabetica: è pertanto difficile stabilire l’origine dei danni evidenziati. Le cellule presentano citoplasma vacuolizzato soprattutto per la perfusione di soluzioni ipertoniche piuttosto che dalla composizione del radiopaco associati cilindri ialini ( Tamm Horsfall). TUBULOPATIA DA ANESTETICI Metoxilfluorano causa IRA perché viene metabolizzato ad ossalato. In questo modo precipitano cristalli di Ca nel lume tubulare e nell’interstizio. Alotano causa epatite tossica ( diretta o sindrome epato-renale?) Nel caso specifico della nostra operaia, la glomerulonefrite membranosa può essere sì causata da esposizione professionale, ma molte altre ne sono possibili cause: glomerulonefriti di tipo membranoso si riscontrano in molte condizioni patologiche (quali il LES, sifilide , malaria, neoplasie polmonari e colon-retto, melanomi, sarcoidosi, infezione da HBV), in occasione di terapie con penicillamina, captopril, Sali d’oro o di mercurio,FANS anche se nella maggior parte dei casi è idiopatica nell’adulto, rara nel bambino. 1-SINDROME NEFROSICA Caratterizzata da: Proteinuria massiva ( selettiva o non selettiva) di origine glomerulare > 3,5 gr nelle 24 ore Edemi(=aumento di liquidi negli spazi interstiziali) e versamenti trasudatizi delle sierose Ipoalbuminemia (< 3 gr/dl) con possibile inversione del rapporto albumine/globuline Iperlipidemia e lipiduria L’ evento iniziale è l’alterazione strutturale e/o chimico-fisica della parete capillare glomerulare che determina un’aumentata permeabilità alle proteine plasmatiche con conseguente passaggio delle proteine dal plasma al FG determinando così una proteinuria massiva. La conseguenza è una deplezione dell’albumina sierica al di sotto delle possibilità epatiche di sintesi compensatoria, con conseguente ipoalbuminemia e inversione del rapporto albumina/globuline. All’ipoalbuminemia contribuisce anche un aumentato catabolismo renale dell’ albumina filtrata. L’edema generalizzato è, a sua volta, conseguenza della riduzione della P colloide osmotica del sangue, con successivo stravaso di liquido nei tessuti interstiziali. Oltre a ciò si osserva la ritenzione di Na e acqua legata alla secrezione compensatoria di aldosterone indotta dall’ipovolemia, allo stimolo del simpatico e ad una ridotta secrezione di fattori natriuretici come i peptidi atriali. L’edema è molle, improntabile, più marcato nelle regioni periorbitali e nelle porzioni declivi del corpo, può essere massivo con versamenti sierosi ( versamento pleurico e ascite). La proteinuria può essere altamente selettiva con perdita di proteine a basso peso molecolare ( albumina e transferrina) oppure scarsamente selettiva con perdita oltre che di albumina anche di globuline ad alto peso molecolare. La proteinuria non selettiva è generalmente elevata all’esordio. La genesi dell’iperlipidemia è da ricondurre ad un incremento della sintesi epatica di lipoproteine, all’alterato trasporto delle particelle lipidiche circolanti e al loro ridotto catabolismo. La lipiduria è causata dalla perdita di lipoproteine che attraversano la parete capillare glomerulare. Pertanto i lipidi compaiono nelle urine sia come grassi liberi che come corpi adiposi ovali che, di fatto, rappresentano lipoproteine riassorbite dall’epitelio tubulare e poi liberate con le cellule degenerate. Questi pazienti sono particolarmente suscettibili alle infezioni specialmente da stafilococchi e pneumococchi dal momento che si ha perdita urinatia di immunoglobuline e di frazioni del complemento a basso P.M. Nella sindrome nefrosica le complicanze trombotiche e tromboemboliche sono molto comuni a causa della perdita di fattori della coagulazione(per es. antitrombina III) e di attività antiplasminica attraverso il glomerulo danneggiato.La trombosi della vena renale è una conseguenza di questo stato di ipercoagulabilità. La sindrome nefrosica può presentarsi isolata o associata a quadri di sindrome nefritica e compare in svariate malattie glomerulari primitive e secondarie. Le condizioni patologiche che si accompagnano a sindrome nefrosica nel bambino sono: Glomerulonefrite a lesioni minime ( nefrosi lipoidea) Glomerulopatie congenite: o Sindrome nefrosica finlandese o Sindrome di Pierson o Nail-patella syndrome(sindrome unghia-patella) o Sindrome di Danys- Drash o Sclerosi mesangiale diffusa Glomerulosclerosi focale e segmentale Nefropatia mesangiale con sindrome nefrosica Le condizioni patologiche che si accompagnano a sindrome nefrosica nel giovane sono: Glomerulonefrite membrano-proliferativa o Tipo I o Tipo II Le condizioni patologiche che si accompagnano a sindrome nefrosica nell’adulto sono: Glomerulonefrite membranosa primitiva Glomerulonefrite membranosa secondaria ( LES, porpora di Schonlein- henoch,AR, diabete) Glomerulosclerosi diabetica Glomerulosclerosi focale e secondaria con la variante con collasso glomerulare ( HIV correlata) La condizione patologica che si accompagna più frequentemente a sindrome nefrosica nell’anziano è l’AMILOIDOSI. 2)Quadro anatomo-patologico delle principali patologie implicate nella sindrome nefrosica. MALATTIA Nefrosi lipoidea Sindrome Nefrosica Finlandese ESORDIO PATOGENESI MICROSCOPIA CLINICO PIU’ OTTICA FREQUENTE Sindrome Normale, Più che sconosciuta nefrosica lipidi nei tubuli è incerta;perdita dei polianioni glomerulari. Sindrome nefrosica IMMUNO MICROSCOPIA FLUORESCE ELETTRONICA NZA Assenza di Diffuso e e uniforme depositi di appiattimento dei immunoglobuli processi pedicillari ne e complemento Appiattimento dei pedicelli Mutazione della Trasformazione proteina micro cistica dei nefrina,costituente ilnefroni corticali e diaframma di dilatazione dei tubuli filtrazione(slit contorti prossimali diaphram) GlomerulonefriSindrome Ab-mediata ag inDiffuso IgG e C3Depositi subepiteliali te nefrosica situ,complesso ispessimento della granulari, membranosa megalina(nefrite parete capillare diffusi primitiva sperimentale di Heymann) Amiloidosi Sindrome Depositi di amiloide Depositi di amiloide Varie Depositi di fibrille nefrosica derivata da catene nei glomeruli,tubuli eimmunoglobuli di amiloide in leggere secrete da vasi. ne e e corrispondenza del cellule produttrici Di frazione del mesangio e della mmunoglobuline complemento lamina rara interna GlomerulosclerProteinuria,sdr Microangiopatia ispessimento della Depositi Depositi nodulari osi diabetica nefrosica e diabetica MB capillare;sclerosilineari di IgG ialini nel glomerulo IPTN mesangiale sulle MB diffusa;glomeruloscl capillari,sulla erosi nodulare capsula di Bowman e sui tubuli GlomerulosclerSindrome Sconosciuta,nefropaSclerosi e ialinosiFocale,IgM ePerdita dei osi focale enefrosica,proteinurtia da ablazione focale e segmentale C3 pedicelli,denudazion segmentale ia non nefrosica ,fattori plasmatici? e degli epiteli GN Sindrome membrano- nefrosica proliferativa tipo I GN membranoEmaturia,IRC proliferativa tipo II Immunocomplessi Proliferazione InG+C3 mesangiale,ispessi C1+C4 mento,sdoppiament o della MB Auto-Ab,attivazione Proliferazione C3+/-IgG, della via alternativa mesangiale,ispessi non C1 o C4 del complemento mento,sdoppiament o della MB Depositi sottoendoteliali Malattia da depositi densi MECCANISMI PATOGENETICI o Ab anti-membrana basale, caratterizzato dalla presenza in circolo di Ab reagenti contro la stessa mb glomerulare o contro parte di essa, evidenziabile con deposizione lineare continua di IgG all’indagine IIC o Deposizione nelle strutture glomerulari di Immunocomplessi circolanti con formazione di depositi granulari discontinui di IgG e/o complemento, visibili anche come aree elettrondense in ME o Deposizione di immunocomplessi montati in situ per aggregazione di Ab provenienti dal circolo con Ag propri del glomerulo o con Ag esogeni o endogeni non glomerulari precedentemente impiantatisi in sede glomerulare o Mancanza di depositi all’indagine IIC, paucimmune, con Ab circolani contro il citoplasma dei neutrofili ( ANCA) GLOMERULONEFRITE MEMBRANOSA. - È la causa più comune di sindrome nefrosica nell’adulto (40% dei casi), mentre rappresenta solo il 10 % dei casi nell’infanzia (in questo caso è solitamente dovuta ad HBV o al LES). È anche la più comune nefropatia ex novo nei reni trapiantati.E’ caratterizzata da GN con diffuso ispessimento della MB, per lo più idiomatica (85% dei casi). Si può riscontrare in diverse patologie come: - LES e altre malattie autoimmuni - sifilide congenita e secondaria - malaria - schistosomiasi - neoplasie (linfoma di Hodgkin o non Hodgkin; leucemia linfatica cronica; tumori solidi del polmone, colon, stomaco, mammella o rene; melanoma ) - sarcoidosi - epatite virale B - terapie con penicillamina, captopril, sali d’oro o di mercurio, FANS - esposizione a solventi organici - PATOGENESI IC verosimilmente montati in situ.Così come la GN sperimentale di Heyman indotta da Ab diretti contro il complesso antigenico megalina,si presume che la GN membranosa idiopatica sia legata alla suscettibilità genica e all’attivazione di Ab contro un antigene renale non ancora identificato. L’aumento di permeabilità della parete capillare è causata dall’azione diretta del complesso del complemento C5b-C9,che attiva le cellule glomerulari epiteliali e mesangiali inducendole a liberare proteasi e agenti ossidanti che causano il danno della parete capillare e l’aumento della perdita proteica - REPERTO MACROSCOPICO - in fase florida reni ingranditi, tumidi, pallidi, con superficie liscia e capsula svolgibile - in IR volume modestamente ridotto , superficie finemente granulare e chiara evidenza d vasi arteriosi se si è instaurato uno stato ipertensivo - MICROSCOPIA OTTICA Lesioni diffuse e generalizzate. Nello stadio iniziale (identificabile solo con immunofluorescenza per la presenza di depositi glomerulari) lumi dei capillari glomerulari pervi, con membrane basali sottili o solo lievemente ispessite e assi mesangiali esili. In fase più avanzata le pareti capillari glomerulari sono di aspetto Rigido,fortemente ispessite per la presenza di irregolari depositi densi tra la membrana basale e le sovrastanti cellule epiteli che mostrano una scomparsa dei processi pedicillari.Tra questi depositi si osserva la formazione di materiale simile alla MB,che appare sotto forma di spicule(spikes) ossia Brevi propaggini appuntite di MB ortogonali all’asse maggiore della stessa, che protrudono dalla stessa visibili meglio con la colorazione all’argentoche colora di nero la MB. Con l’evoluzione della patologia l’ispessimento della MB diventa tale da ridurre l’ampiezza dei lumi dei capillari, con sclerosi più o meno estesa del mesangio. Gli spikes si fondono tra di loro sopra i depositi immuni, includendoli dentro una membrana irregolarmente e marcatamente ispessita. Si evidenziano anche fibrosi interstiziale, atrofia tubulare e lesioni arteriolo-sclerotiche, soprattutto in pz ipertesi. Le cellule epiteliali e i tubuli prossimali contengono goccioline ialine per riassorbimento di proteine e si può avere un considerevole infiltrato interstiziale mononucleato. - IMMUNOISTOCHIMICA Depositi granulari ravvicinati lungo le MB, inizialmente molto fini, che diventano più ampi nell’evoluzione della malattia e perdono gran parte della loro evidenza in fase terminale. Positività per IgG e C3.Non si reperiscono depositi mesangiali,il cui riscontro è invece comune nelle GN membranose secondarie,in corso di lupus in genere. - REPERTO ULTRASTRUTTURALE Fusione dei pedicelli e depositi elettrondensi che, con la progressione della malattia, si dislocano dalla superficie sottoepiteliale della MB per neoproduzione di lamina densa che progressivamente li circoscrive. In fase avanzata perdono l’elettondensità e lasciano spazi chiari (depositi dilavati) QUADRO CLINICO edemi molli, improntabili, più marcati nelle regioni periorbitali e nelle porzioni declivi del corpo,possono essere massivi con versamenti sierosi (versamento pleurico e ascite,ipoalbuminemia (meno di 3gm/dl), ipelipidemia (per aumentata sintesi epatica di ipoproteine, associata ad anomalo trasporto delle particelle lipidiche circolanti e ad un diminuito catabolismo) e conseguente lipiduria. - Laboratorio: proteinuria nefrosica (> 3g/24h) di origine glomerulare (proteinuria non nefrosica solo nel 20% dei casi), dovuta al danno della parete capillare per alterazione dei meccanismi che controllano la filtrazione delle macromolecole. Proteinuria generalmente elevata all’esordio, non selettiva, con complementemia e funzione renale normali. Sedimento urinario normale. Nell’urina i lipidi si ritrovano come grassi liberi e come corpi adiposi ovali (lipoproteine riassorbite da epiteli tubulari e poi liberate con le cellule degenerate) Proteinuria selettiva: proteine a basso peso molecolare (albumina, transferrina) Proteinuria non selettiva: proteine a più alto peso molecolare - COMPLICANZE - trombosi della vena renale - embolia - nefrite interstiziale - glomerulonefrite rapidamente progressiva (GNRP) - DECORSO Tipico di glomerulopatia cronica lentamente evolutiva , anche se sono possibili prolungate remissioni spontanee (25%) o indotte farmacologicamente. Si può sviluppare IR dopo molti anni nel 25 % dei casi (15-20), con riduzione sostanziale della proteinuria e insorgenza di ipertensione. Esordio in genere con sindrome nefrosica o proteinuria senza sindrome nefrosica (15%) Il 25% dei pz sviluppa una proteinuria persistente non nefrosica, un 25% sviluppa una SN persistente. PROGNOSI Migliore per: - sesso femminile - giovane età - sintomatologia iniziale con semplice porteinuria (proteinuria non nefrosica e funzione renale normale 3 anni dopo la diagnosi) - TERAPIA In caso di porteinuria nefrosica si somministrano diuretici. Farmaci immunosoppressori devono venire presi in considerazione soltanto per pazienti con SN sintomatica e per quelli ad alto rischio di progressione della malattia. Sembra che i farmaci citotossici somministrati per via orale quotidianamente piuttosto che in boli EV siano più efficaci. Terapie aggiuntive a lungo termine di non provato valore, comprendono gli ACEinibitori, le immunoglobuline EV e i FANS. GLOMERULONEFRITE A LESIONI MINIME (3/4 dei casi) E’ appannaggio dellìetà infantile (2-6 anni) sebbene possa colpire individui adulti nel 10-15% dei casi.Esordisce di norma senza prodromi manifestandosi con intensa proteinuria selettiva e funzionalità renale conservata, PATOGENESI Sebbene l’assenza di depositi immuni nel glomerulo escluda i classici meccanismi da IC,vi sono alcuni aspetti che ne indicano una genesi immunologia quali: l’associazione clinica con le infezioni respiratorie e con le vaccinazioni la risposta ai corticosteroidi e/o ad altre terapie immunosoppressive l’associazione con altre malattie atopiche(per es. eczema,rinite) l’aumentata prevalenza di determinati aplotipi HLA la maggior incidenza in pz con malattia di Hodgkin la presenza di fattori solubili inducenti la proteinuria nel plasma o nel sopranatante dei linfociti di pz con malattia a lesioni minime e glomerulosclerosi focale un danno primitivo delle cellule epiteliali viscerali indotte da una citochina prodotte da cloni di T linfociti con perdita dei polianioni glomerulari(il difetto della barriera carica-dipendente causa la perdita di proteine attraverso il versante epiteliale della barriera capillare,oppure attraverso le cellule epiteliali,attraverso spazi residui tra i processi pedicillari danneggiati o attraverso aree in cui le cellule epiteliali si sono staccate dalla MB.) mutazioni a carico di proteine glomerulari come la nefrina MICROSCOPIA OTTICA Glomeruli otticamente normali,epitelio dei tubuli prossimali con gocce citoplasmatiche per riassorbimento proteico o di lipidi, IMMUNOISTOCHIMICA Non evidenza di depositi di Ig e frazioni complementari. REPERTO ULTRASTRUTTURALE Le cellule epiteliali viscerali mostrano una diffusa scomparsa dei pedicelli in conseguenza della quale i podociti si appoggiano direttamente sulla MB .Viene impropriamente definita “fusione dei pedicelli” ma in realtà si tratta di un loro appiattimento con retrazione e rigonfiamento degli stessi. GLOMERULOPATIE CONGENITE (molto rare) Sindrome Nefrosica Finlandese. AR, lesioni microcistiche dei tubuli contorti prossimali, mutazione della nefrina Resistente a th, necessita trapianto. Nail-patella syndrome. AD penetr. incompleta. Displasie ungueali, ossee e glomerulari (ispessimento con interruzioni e depositi di fibre collagene). Lesioni proteine podocitarie. Sindrome di Pierson:AR, Mutazione nella laminina 11 della membrana basale glomerulare, con anomalie dei podociti e dello sviluppo e funzione del diaframma fenestrato. Nefropatia poco conosciuta.Inizio della nefrosi poco dopo la nascita, sviluppo di una diffusa sclerosi mesangiale e microcoria (restringimento fisso della pupilla). Sclerosi Mesangiale Diffusa. Aumento della sostanza fondamentale senza proliferazione della componente cellulare. Isolata o combinata ad altri disturbi (endocrini, neoplastici infantili) con: Malattia di Denys Drash, Malattia di Fraiser.. ecc.. GLOMERULOSCLEROSI FOCALE E SEGMENTALE Questa lesione è caratterizzata dalla sclerosidi alcuni glomeruli(focale) e nei glomeruli interessati solo una parte del convoluto capillare è coinvolta(segmentale). E’ di più frequente riscontro in ètà pediatrica ma colpisce anche gli adulti.I maschi risultano colpiti in misura doppia rispetto alle femmine. Sclerosi=accumulo di materiale fibrillare PAS+ e argento+,per aumento della matrice mesangiale e ispessimento della MB). PATOGENESI Si ritiene che la caratteristica degenerazione e distruzione focale delle cellule epiteliali rappresenti un’accentuazione dell’alterazione diffusa delle cellule epiteliali tipica della malattia a lesioni minime. La ialinosi e la sclerosi sono il risultato dell’intrappolamento di proteine plasmatiche in focolai di estrema permeabilità.(ialinosi=insudazione segmentale di proteine plasmatiche , materiale acellulare PAS + negativo alla colorazione argentina,lungo la parete dei capillari) Ad alcuni casi di GSFS è stata attribuita una causa genetica secondo la quale sarebbero responsabili di tale patologia alcune mutazioni del gene che codifica per la proteina nefrina,componente chiave del diaframma di filtrazione (una struttura posta tra i processi pedicillari dei podociti che potrebbe controllare la permeabilità glomerulare). REPERTO MACROSCOPICO Non è caratteristico e varia in rapporto allo stadio della malattia.Nelle fasi terminali puù esserci il quadro del rene grinzo. MICROSCOPIA OTTICA Nello stesso preparato istologico si osservano glomeruli di aspetto normale e altri lesi con alterazioni di tipo sclero-ailino.La sclerosi è dovuta al collasso di anse capillari e all’aumento della sostanza fondamentale del mesangio e spesso comprende macrofagi schiumosi e contenenti gocce lipidiche. Si può avere proliferazione mesangiale per lo più lieve, focale o diffusa. Le lesioni sclerotiche interessano prima i glomeruli iuxtamidollari e solo più tardivamente quelli della corticale esterna. Una variante morfologica della GSFS è la glomerulopatia con collasso glomerulare che presenta aspetti morfologici del tutto sovrapponibili a quelli della nefropatia-HIV correlata.Si presenta con collasso e sclerosi dell’intero convoluto capillare,proliferazione e ipertrofia delle cellule epiteliali viscerali del glomerulo.Si associa ad un importante danno tubulare con formazione di microcisti.Ha prognosi infausta. IMMUNOISTOCHIMICA Depositi di IgM e C3 solo nelle aree di sclerosi o diffusi negli assi mesangiali nei casi con iperplasia mesangiale. (per carente capacità metabolica delle cellule mesangiali necrotiche). REPERTO ULTRASTRUTTURALE Nelle aree sclerotiche le pareti dei capillari sono collassate, ripiegate e ispessite, matrice mesangiale aumentata, con fibrille collagene.I podociti che ricoprono queste aree hanno perso i pedicelli. QUADRO CLINICO Si differenzia da quello della malattia a lesioni minime in quanto: maggior incidenza di ematuria,ridotto tasso di filtrazione glomerulare e ipertensione arteriosa proteinuria spesso non selettiva cattiva risposta alla terapia corticosteroidea progressione verso la glomerulosclerosi cronica con almeno il 50% dei pz che entro 10 anni sviluppa IR terminale depositi aspecifici di IgM e C3 nei segmenti scleroticii all’IIC Sono considerati Indici di una più rapida evoluzione verso l’uremia: - danno sclero-ialino per oltre il 30% dei glomeruli - proliferazione mesangiale - danno vascolare - ipertensione - ematuria GLOMERULONEFRITE MEMBRANO-PROLIFERATIVA E’ caratterizzata istologicamente da alterazioni della MB,proliferazione delle cellule glomerulari e infiltrazione leucocitaria.Comprende il 10-20% dei casi di sdr nefrosica del bambino e del giovane adulto.Alcuni pz presentano solo ematuria o proteinuria in range non nefrosico mentre altri manifestano un quadro combinato nefrosico-nefritico.Può essere associata ad altre malattie sistemiche e ad altri agenti eziologici oppure può essere idiomatica.Si divide in due tipi principali sulla base di distinti aspetti istopatologici,di IIC e ultrastrutturali. TIPO I(A DEPOSITI SOTTOENDOTELIALI) Malattia cronica con esacerbazioni, recente decremento di prevalenza, può dare clinicamente sindrome nefritica o nefrosica isolate o associate, oppure ematuria o proteinuria isolate. Si ha ipocomplementemia per frazioni precoci e tardive (via classica). Evoluzione in uremia in 5-15 anni. Depositi granulari positivi, patogenesi da immunocomplessi (può associarsi a epatite virale B, infezioni da stafilococco epidermidis di shunts atrio-ventricolariinfetti in pz con idrocefalo). In fase florida reni lievemente ingranditi, pallidi. PATOGENESI Ic glomerulari e attivazione delle vie classica e alternativa del complemento.Gli antigeni coinvolti si ritiene siano agenti infettivi come i virus dell’epatite B e C che si comportano come antigeni impiantati dopo il rpimo legame o che siano rimasti intrappolati all’interno delle struttre glomerulari o che siano contenuti in complessi immuni preformati,depositati in loco dalla circolazione. MICROSCOPIA OTTICA Glomeruli spiccatamente ipercellulari, assi sangiali allargati per aumento del numero delle cellule e della matrice. In fase avanzata assi mesangiali sclerotici. Irregolare ispessimento delle pareti dei capillari per slaminamento della MB che appare sdoppiata e a doppio contorno sulle sezioni trattate con Sali di Ag. Nello spazio tra gli sdoppiamenti della MB si insinuano i corpi o i prolungamenti citoplasmatici di cellule mesangiali iperplastiche che occupano la lamina rara interna.(interposizione mesangiale) Soprattutto in acuzie si trovano neutrofili nei lumi dei capillari. IMMUNOISTOCHIMICA Depositi granulari (C3 e IgG) in corrispondenza di MB e mesangio. Quadro a petali di fiore quando la proliferazione mesangiale è più marcata e spinge in periferia le anse dei capillari. REPERTO ULTRASTRUTTURALE All’esame ultrastrutturale è particolarmente evidente l’interposizione mesangiale e si riscontrano depositi elettrondensi in sede sottoendoteliale e mesangiale. TIPO II( A DEPOSITI DENSI) Colpisce adolescenti e giovani adulti ed evolve verso l’IRC più rapidamente della Gn di tipo I. ,il quadro clinico è simile al tipo I, più costante e duratura ipocomplementemia per C3. Si associa a lipodistrofia parziale, caratterizzata da ipocomplementemia, alterazioni endocrine e perdita localizzata di tessuto adiposo sottocutaneo in corrispondenza di volto, braccia e tronco PATOGENESI Attivazione della via alternativa del complemento.In particolare i pz affetti da questa forma di glomerulopatia presentano un ridotto livello di C3 e properdina,componente della via alternativa del complemento. Oltre il 70% dei pz con la glomerulopatia membranosa a depositi densi presenta un autoanticorpo circolante detto fattore nefritico C3 che lega la C3 convertasi della via alternativa. Un’altra ipotesi patogenetica è quella dismetabolica per diminuzione del contenuto di cistina e aumento di acido N-acetilneuraminico nelle MB e per l’analisi del materiale costituente i depositi (glicoproteina ricca in acido sialico). REPERTO ULTRASTRUTTURALE Depositi nastriformi continui di materiale denso di origine ignota intensamente elettrondensi nello spessore delle MBG, della capsula di Bowman e dei tubuli. MICROSCOPIA OTTICA Proliferazione mesangiale più modesta e più sporadici aspetti d’interposizione mesangiale.Le membrane basali non solo dei glomeruli ma anche della capsula di Bowman e dei tubuli sono ispessite. La proliferazione cellulare può essere assente. IMMUNOISTOCHIMICA Depositi di C3 in grossolani granuli mesangiali, a volte associata a una più debole positività nastriforme nelle MB.Le IgG sono generalmente assenti così come le componenti precoci del complemento(C1q e C4) AMILOIDOSI Gruppo di malattie che hanno in comune la deposizione di amilode, sostanza di natura proteica che forma depositi extracellulari in diversi tessuti ed organi in vari quadri clinici. Al microscopio ottico con colorazioni standard, l’amiloide appare come una sostanza extracellulare amorfa, eosinofila e ialina. Con l’accumulo progressivo essa soverchia le cellule causandone l’atrofia da pressione. La tecnica più usata per distinguere l’amiloide da altri depositi ialini(per es.collagene,fibrina) è la colorazione con il rosso Congo che, alla luce normale, conferisce una colorazione rosa o rossa ai depositi tessutali. Molto più specifica è la birifrangenza verde, quando l’amiloide viene osservata al microscopio a luce polarizzata. . Dal punto di vista biochimico, ci sono tre forme principali di amiloide e diverse forme minori. Al M.E l’amilode appare in gran parte formata da fibrille non ramificate.La cristallografia e la spettroscopia all’infrarosso dimostrano una conformazione caratteristica a β-foglietti incrociati. Questa conformazione è responsabile della particolare colorazione e della birifrangenza che l’amiloide presenta se colorata con osso Congo. Oltre alle fibrille, nell’amiloide sono presenti il componente P dell’amiloide, proteoglicani e glicosaminoglicani ad alto grado di solfatazione, probabilmente derivate dal tessuto connettivo in cui l’amiloide si è depositata. L’amiloide è costituita per il 95% di proteine fibrillari, mentre il 5% restante è formato da componente P e da altre glicoproteine. Sono state definite 15 forme biochimicamente distinte di proteine dell’amiloide; di queste, le più comuni sono: 1) AL (amyloid light chain) è derivata dalle plasmacellule (immunociti) e contiene catene leggere delle Ig 2) AA (amyloid-associated) è una proteina di un unico tipo, di natura non immunoglobulinica, sintetizzata dal fegato 3) Aβ che si trova nelle lesioni cerebrali della malattia di Alzheimer Le proteine dell’amiloide meno comuni sono: - la transtiretina (TTR), normale proteina del siero che lega e trasporta tiroxina e retinolo. In un gruppo di malattie genetiche denominate polineuropatie amiloidi familiari, si ha la deposizione di una forma mutante di transtiretina (e dei suoi frammenti). La transtiretina (molecola strutturalmente normale) si deposita anche nel cuore dei soggetti anziani (amiloidosi senile sistemica). - la β2-microglubulina, un componente delle molecole MHC di classe I e presente normalmente nel siero, è stata identificata come la subunità fibrillare nelle amiloidosi che complicano il decorso dei pazienti sottoposti a dialisi per lunghi periodi. - la proteina β-amiloide è un peptide che costituisce il nucleo delle placche senili presenti nell’encefalo e nei depositi di amiloide delle pareti dei vasi cerebrali nei pazienti con malattia di Alzheimer. - precursori diversi come ormoni (procalcitonina) e cheratina. In tutte le forme di amiloidosi si ritrova una glicoproteina, il componente P, che è strettamente associata alle fibrille di amiloide e ha una sorprendente omologia strutturale con la proteina Creattiva. Il componente P del siero ha affinità per le fibrille di amiloide e la sua presenza può quindi essere necessaria per la deposizione nei tessuti. La sua presenza conferisce positività alla colorazione con PAS (acido periodico di Shiff). Amiloidosi primaria (AL) E’ causata dal deposito di proteine(AL) derivate dalle catene leggere delle immunoglobuline monoclinale, dal loro frammento NH2-terminale o da entrambe. La maggior parte è comunque costituita da catene leggere di tipo λ Nei paesi occidentali è la forma più frequente di amiloidosi. L’amiloidosi AL è osservata in genere in pazienti con mieloma multiplo, o meno frequentemente, con la macroglobulinemia o altri disordini linfoproliferativi tipo linfoma linfoplasmocitico. In oltre idue terzi dei casi è presente una proteina monoclonale in forma di molecola intera e/o di catene leggere monoclonale nel siero e/o nelle urine. La malattia da deposito di catene leggere ha una patogenesi simile e condivide alcune manifestazioni cliniche con l’amiloidosi AL. Infatti, come l’amiloidosi AL, la malattia da deposito di catene leggere è causata dal deposito di catene leggere monoclonale circolanti in eccesso: la differenza più importante è che nella malattia da deposito dellecatene leggere i frammenti di queste ultime generalmente non formano fibrille e non cooperano con altri cofattori per la formazione dei depositi di amiloide. Può essere clinicamente sospettata dalla presenza di macroglossia, fragilità vascolare (emorragie sottocutanee periorbitali), sindrome del tunnel carpale, organomegalia, nefropatia e cardiomegalia con aritmia. Perciò, di fronte ad un paziente con proteinuria da sindrome nefrosica con un inspiegabile scompenso cardiaco o con un’epatomegalia a patogenesi non chiara con elevazione della fosfatasi alcalina e delle GGT o con neuropatia periferica, il test di screening più importante è l’immunoelettroforesi e l’immunofissazione sul siero e sulle urine. L’immunofissazione dovrebbe essere eseguita su entrambi i fluidi, poiché in un terzo dei casi la componente monoclonale è assente dal siero del paziente e in un altro terzo non compare nelle urine. Una semplice elettroforesi è un test inadeguato a causa del fatto che un’alta proporzione di pazienti producono catene leggere libere piuttosto che immunoglobuline complete. Quando una componente monoclonale è riscontrata nel siero o nelle urine di un paziente sottoposto ad indagine per proteinuria, insufficienza cardiaca, epatomegalia o neuropatia periferica la possibilità che sia affetto da amiloidosi è altamente probabile. La diagnosi è in genere confermata dal ritrovamento di amiloide, positiva al rosso Congo con la tipica birifrangenza verde, alla biopsia del grasso sottocutaneo periombelicale o di aree perivascolari, del midollo osseo, di ghiandole salivari e di tessuto rettale. AMILOIDOSI AA: la proteina AA non ha omologia strutturale con le Ig,.Si trova nei quadri clinici definiti come amiloidosi secondarie. Le fibrille AA derivano da un precursore proteico sierico di peso molecolare più elevato chiamato SAA (serum amyloid-associated) che è sintetizzato dal fegato ed è presente in circolo, associato alla sottoclasse di lipoproteine HDL3). PATOGENESI E’ causata da un anomalo assemblaggio (folding)delle proteine che sono depositate come fibrille nei tessuti extracellulari.Tali proteine sono spesso instabili e si autoassociano portando alla formazione di oligomeri e fibrille che vengono depositati nei tessuti.Le proteine che formano amiloidosi si raggruppano in due categorie principali: 1)proteine normali che hanno una intrinseca tendenza ad assemblarsi ed aggregarsi a formare fibrille soprattutto quando sono formate in eccesso 2)proteine mutate che sono strutturalmente instabili e inclini a un forlding difettoso con successiva aggregazione. Normalmente le porteine male assemblate sono degradate dai proteosomi o dai macrofagi per cui se tale meccanismo di controllo viene meno si ha accumulo all’esterno delle cellule di amiloide. La SAA è prodotta dal fegato per effetto di citochine prodotte durante l’infiammazione ma l’infiammazione è una condizione necessaria ma non sufficiente per spiegare l’amiloidosi.Infatti i soggetti che sviluppano tale malattia presentano deficit enzimatico che porta a incompleta degradazione di SAA,generando molecole AA non solubili. Secondo un’altra ipotesi ci potrebbe essere un’anomalia strutturale geneticamente determinata nella molecola SAA che la rende resistente alla degradazione da parte dei macrofagi.. Nel caso delle discrasie immunocitiche,vi è un eccesso di catene leggere delle Ig con difetti di degradazione e resistenza alla proteolisi.Invece nelle forme familiari di transtiretina sono stati proposte alterazioni strutturali geneticamente determinate della transtiretina con difettoso folding,aggregazione e resistenza alla proteolisi. MORFOLOGIA L’amiloidosi secondaria a processi infiammatori cronici tende a provocare l’interessamento sistemico più grave, con il coinvolgimento di reni, fegato, milza, linfonodi, ghiandole surrenali, tiroide e molti altri tipi di tessuto. L’amiloidosi associata a discrasia plasmacellulare interessa più spesso il cuore, il tratto GI, il SNP, la cute e la lingua. Macroscopicamente, gli organi colpiti sono spesso ingranditi ed induriti e hanno un aspetto simile alla cera. Se i depositi sono sufficientemente grandi, dipingendo la superficie di taglio con iodio si impartisce ad essa un colore giallo, che si trasforma in blu-violetto dopo l’applicazione di acido solforico. Il tipo di interessamento di un organo varia nelle diverse forme cliniche di amiloidosi. RENE: l’amiloidosi del rene è la forma più frequente e potenzialmente più grave di interessamento d’organo. Macro: il rene può presentare dimensioni e colore normali o può avere volume aumentato. Nei casi avanzati, il rene può apparire raggrinzito e contratto per il restringimento vascolare, indotto dalla deposizione di amiloide nelle pareti delle arterie e delle arteriose. Micro: le sedi elettive di deposizione dell’amiloide sono i glomeruli, ma possono essere colpiti anche il tessuto interstiziale peritubulare, le arterie e le arteriose. I depositi glomerulari si presentano dapprima come sottili ispessimenti della matrice mesangiale, accompagnati da irregolari ispessimenti della MB dei capillari glomerulari. Successivamente, sia i depositi mesangiali sia quelli lungo la MB provocano restringimento dei capillari e distorsione del ciuffo glomerulare. Con la progessione dell’amiloidosi glomerulare, i lumi capillari sono obliterati e il glomerulo obsolescente è sommerso da masse confluenti o da larghe fibre intrecciate di amiloide. MILZA: l’amiloidosi della milza può essere macroscopicamente non apprezzabile o causare splenomegalia moderata o marcata (fino a 800 g). Per ragioni sconosciute si possono osservare due modalità di deposizione diverse. Nella prima, i depositi sono limitati principalmente ai follicoli splenici: all’ispezione macro si presentano come granuli simili a tapioca (“milza a sagù”) e istologicamente nei casi avanzati l’intero follicolo può essere sostituito. Nella seconda, l’amiloide risparmia i follicoli e si deposita nelle pareti dei seni splenici e nella trama connettivale della polpa rossa. La fusione dei depositi precoci dà origine a grandi aree di amiloidosi a carta geografica, per cui l’organo acquista un aspetto definito milza “a prosciutto”. FEGATO: i depositi possono essere microscopicamente non evidenti o causare epatomegalia da moderata a marcata. L’amiloide si deposita dapprima negli spazi di Disse e si estende progressivamente al parenchima epatico adiacente e ai sinusoidi. Con l’andare del tempo, si verificano deformità, atrofia da compressione e scomparsa degli epatociti con totale distruzione di vaste aree di parenchima epatico. L’interessamento vascolare e i depositi nelle cellule di Kupffer sono frequenti. CUORE: l’amiloidosi cardiaca si verifica frequentemente nei soggetti con malattia di derivazione immunocitica e con amiloidosi senile sistemica. L’organo può essere aumentato di volume ed avere consistenza sostenuta, ma di solito la superficie di sezione del miocardio non mostra alterazioni significative. Istologicamente, i depositi iniziano sotto forma di accumuli focali a sede subendocardica, mentre nel miocardio si localizzano tra le fibre muscolari. L’espansione di questi depositi miocarditi può ala fine causare atrofia per compressione delle fibre miocardiche. Nella maggior parte dei casi, i depositi sono separati tra loro e distribuiti in modo sparso. Quando hanno sede subendocardica il sistema di conduzione può esserne leso. ALTRI ORGANI: generalmente, gli altri organi sono interessati dall’amiloidosi delle forme sistemiche della malattia. Le ghiandole surrenali, la tiroide e l’ipofisi sono sedi comuni di interessamento. Nelle ghiandole surrenali, i depositi intercellulari iniziano in prossimità della MB delle cellule corticali, in genere nella zona glomerulare. Con il progredire della malattia, notevoli quantità di parenchima corticale possono essere sostituiti da larghi strati di amiloide. Aspetti simili si osservano nella tiroide e nell’ipofisi. Il tratto Gi può essere interessato ad ogni livello, dalla cavità orale (gengiva, lingua) fino all’ano. Le lesioni precoci colpiscono principalmente i vasi ematici, ma alla fine si estendono fino ad interessare le aree adiacenti della sottomucosa, della muscolare e della sottosierosa. Il tratto respiratorio può essere interessato localmente o diffusamente, dalla laringe fino ai più piccoli bronchioli. L’amiloide presente nell’encefalo di pazienti con malattia di Alzheimer interessa sia le cosiddette placche sia i vasi sanguigni. L’amiloidosi del sistema nervoso periferico e autonomo è un aspetto caratteristico di diverse neuropatie amiloidotiche familiari. I depositi di amiloide nei pazienti sottoposti per un lungo tempo ad emodialisi sono più prominenti nel legamento carpale del polso e provocano compressione del nervo mediano (sindrome del tunnel carpale). Questi pazienti possono anche presentare estesi depositi di amiloide nelle articolazioni. CORRELAZIONI CLINICHE I sintomi dipendono dall’entità dei depositi e dalle particolari sedi ed organi colpiti. L’interessamento renale provoca proteinuria ed è una causa importante di sindrome nefrosica; negli stadi avanzati, porta a insufficienza renale ed uremia. L’amiloidosi cardiaca può presentarsi sotto forma di insufficienza cardiaca congestizia; le conseguenze più gravi sono disturbi della conduzione e aritmie, potenzialmente fatali. L’amiloidosi GI può essere asintomatica o presentarsi sotto svariate forme: ingrossamento e perdita di elasticità della lingua tali da disturbare la parola e la deglutizione, malassorbimento, diarrea e disturbi nella digestione. DIAGNOSI Richiede la dimostrazione istologica dei depositi di amiloide. Nei tessuti colpiti. Le sedi più comuni di biopsia sono il rene,i tessuti rettali o gengivali nei pazienti sospettati di amiloidosi sistemica L’aspirato del grasso periombelicale può sostituire la biopsia degli organi coinvolti nella grande maggioranza dei pz con amiloidosi AL. La struttura altamente ordinata della fibrille conferisce ai depositi colorati con Rosso Congo una tipica birifrangenza verde in luce poralizzata, che è patognomonica. . Questa reazione è comune a tutte le forme di amiloide ed è dovuta alla configurazione a β-foglietti incrociati delle fibrille di amiloide. Per caratterizzare l’amiloidosi come AL è necessario dimostrare la presenza di un clone plasmacellulare; è necessario effettuare un’elettroforesi con immunofissazione su siero e urine. Una popolazione monoclonale di plasmacellule può essere rilevata nell’84% dei pazienti con AL su aspirato di midollo osseo per mezzo di immunofluorescenza con anti sieri anti K e anti lambda. L’immunoistochimica ultrastrutturale caratterizza con certezza i depositi di amiloide grazie alla colocalizzazione di anticorpi contro le diverse proteine amiloidogeniche con le fibrille. La diagnosi di amiloidosi AA deve essere sospettata in tutti i soggetti con patologia infiammatoria nota, ad esempio l’artrite reumatoide, associata a proteinuria ed edemi declivi. Frequentemente non vi sono patologie conclamate associate e la prima manifestazione è la disfunzione renale. I depositi di amiloide documentati su biopsia sono facilmente tipizzabili con anticorpi antiAA in immunoistochimica. Per distinguere la forma AL da quella AA si usano Ab anti –SAA(serum amyloi-associated) se positivi evidenzia una forma di amiloidosi AA se negativi una forma AL. Vengono anche usati Ab anti sostanza P che se risultano positivi indicano la presenza dei depositi di sostanza amiloide. La misura della SAA sierica è un utile ausilio diagnostico: concentrazioni superiori ai 10 mg/L si associano solitamente alla progressiva deposizione della proteina come fibrille amiloidi. Infine un esame rapido e specifico + la scintigrafia con la componente amiloide P sierica radiomarcata(Serum Amyloi P,SAP)che si lega appunto ai depositi di amiloide Le colorazioni più adatte dunque sono: Metacromatica con cristalvioletto Thioflavina T per fluorescenza secondaria gialla dopo eccitazione UV Rosso Congo tinge in rosa l’amiloide e viene visualizzata una bi-rifrangenza giallo-verde in luce polarizzata; il pretrattamento con permanganato di K+ consente di diversificare amiloidosi AA (non si tinge di rosa) da AL. Esistono anche anticorpi che marcano l’amiloide AA. - ME: si evidenziano fibrille non ramificate di 8-10nm e di diversa lunghezza disordinatamente disposte nel mesangio e nella lamina interna - Immunoistochimica Ig e frazione del complemento. La colorazione della sostanza P si può eseguire solo su materiale congelato. Utili studi cristallografici, refrattometria Rx e spettroscopia infrarossi. - PROGNOSI Grave per pazienti con amiloidosi sistemica. Sopravvivenza media di 2 anni dalla diagnosi per soggetti con amiloidosi immunocitica (senza MM) e ancora minore per soggetti con MM. Prognosi un po’ migliore per pazienti con amiloidosi reattiva sistemica. GLOMERULOSCLEROSI DIABETICA La nefropatia diabetica è una delle cause di IRC.Le lesioni più frequenti interessano i glomeruli e si associano clinicamente a tre sindromi glomerulari:proteinuria non nefrosica,sindrome nefrosica e IRC.Tuttavia il diabete colpisce anche le arteriose causando scleroialinosi arteriolare,aumenta la suscettibilità alle pielonefriti e in particolare alla necrosi papillare oltre a causare una serie di lesioni tubulari come la di glicogenosi diabetica secondaria .La proteinuria,talvolta in range nefrosico,viene scoperta tra i 12 e i 22 anni dall’esordio clinico del diabete ed è spesso preceduta dallo sviluppo di una forma con minima perdita di proteine nelle urine detta “microalbuminuria”. Le alterazioni morfologiche a carico dei glomeruli comprendono: ispessimento della MB capillare sclerosi mesangiale diffusa glomerulosclerosi nodulare La glomerulosclerosi diabetica interessa il 40% dei pazienti con DM tipo I e il 15-30% dei pazienti con DM tipo II.Si verifica dopo 10-15 anni circa di malattia diabetica,con proteinuria talora sdr nefrosica(10% dei casi) e ipertensione( nel 70% dei pazienti). PATOGENESI E’ legata a quella della microangiopatia diabetica.La glomerusclerosi diabetica è causata da un difetto metabolico ossia deficit di insulina,dalla ipercalcemia che ne deriva e da altri aspetti di intolleranza al glucosio.Tali difetti metabolici sono responsabili delle alterazioni biochimiche a carico della MBG e comprendono un aumento della quantità e della sintesi di collagene IV e di fibronectina e una riduzione della sintesi dei proteoglicani eparan solfati.Inoltre svolgono un ruolo importante anche i prodotti di glicosilazione. Tra le altre ipotesi svolge un ruolo chiave la patologia vascolare indotta dal diabete che determina un incremento del GFR con aumento della P capillare glomerulare e ipertrofia glomerulare. MACRO:I reni possono presentarsi ingranditi con superficie liscia e corticale tumida e in questi casi la funzionalità renale è conservata e sono evidenti proteinuria o sindrome nefrosica;oppure possono presentarsi rimpiccioliti simmetricamente con superficie granulare o solcata da cicatrici,corticale irregolarmente assottigliata,consistenza aumentata e arterie cortico-midollari rigide e spesse.In questi casi c’è contrazione della funzionalità renale e IPTN. Esistono due forme di glomerulosclerosi diabetica,una nodulare e una diffusa. GLOMERUSCLEROSI DIABETICA NODULARE MICROSCOPIA OTTICA Nella forma nodulare sono visibili noduli in posizione assiale di varia ampiezza che si colorano in rosa con l’eosina e in rosso con la PAS reazione,in nero se trattati con Sali d’argento. REPERTO ULTRASTRUTTURALE Rivela che la sostanza ialina del nodulo è costituita da materiale non distinguibile dalla matrice in cui sono immerse le cellule mesangiali.Le anse dei capillari sono pervie e in rapporto ai noduli si dispongono perifericamente a corona con possibili cavità aneurismatiche occupate da eritrociti.Un tempo si considerava questo reperto patognomonico della nefropatia diabetica tuttavia è possibile reperirlo anche in fasi evolutive avanzate della glomerulonefrite membranoproliferativa e nella malattia da catene leggere. Esiste una forma di glomerusclerosi nodulare detta glomerulosclerosi intercapillare caratterizzata da lesioni glomerulari sotto forma di noduli PAS positivi alla periferia del glomerulo.Possono essere circondati da anse capillari periferiche beanti o marcatamente dilatate.I noduli spesso mostrano segni di mesangiolisi con sfaldamento dell’interfaccia mesangio/lume capillare,distruzione dei siti di ancoraggio dei capillari sull’asse mesangiale e conseguente formazione di microaneurismi capillari,poiché i capillari stessi,non più sostenuti,vanno incontro a dilatazione per las P e il flusso endoluminale.Con il progredire della malattia,i singoli noduli aumentano di volume e possono alla fine comprimere i capillari causando ischemia glomerualre,atrofia tubulare e fibrosi interstiziale con riduzione di volume del rene La lesione nodulare è altamente specifica per il DM purchè siano state escluse la GN membranoproliferativa,la Gn associata a depositi di immunoglobuline monoclinali e di catene leggere,l’amiloidosi. GLOMERUSCLEROSI DIABETICA DIFFUSA Si caratterizza per gli assi mesangiali che sono modestamente ma omogeneamente ampliati per aumento della matrice e le MB ispessite via via in misura più marcata con il progredire della malattia. Fra le alterazioni del glomerulo presenti in entrambe le forme di glomerusclerosi vi sono: cappe fibrinoidi:lesioni essudative di accumuli tondeggianti o semilunari posti sul versante interno delle pareti dei capillari che si colorano positivamente con le colorazioni per la fibrina(metodo di Mallory all’ematossilina fosfotungstica danno la fibrina blu; colorazione con fucsina acida e orange G chiamata AFOG) interpretate come materiale plasmatici filtrato. Gocce ialine:localizzate nella capsula di Bowman,sono passerelle eosinofile sporgenti nello spazio uranifero ritenute specifiche della nefropatia diabetica. Le cellule dei tubuli contorti prossimali specialmente nei casi di sindrome nefrosica sono vacuolizzate a causa dell’intenso riassorbimento proteico e della presenza di lipidi.In vasi più avanzate della malattia i tubuli vanno incontro ad atrofia e risultano immersi in stroma fibroso. I vasi arteriosi sono compromessi dall’arterio-arteriolosclerosi che interessa sia i vasi afferenti che efferenti del glomerulo. IMMUNOISTOCHIMICA Positività lineare per le Ig in particolare le IgG nelle membrane basali glomerulari, della capsula di Bowman e dei tubuli dovuta verosimilmente a incarceramento di proteine plasmatiche nelle MB alterate comprovato dalla mancanza di Ab anti-MB. TROMBOSI DELLA VENA RENALE Nei bambini può dare infarto emorragico del rene, negli adulti è raro e si accompagna a sindrome nefrosica con quadro anatopatologico di GN membranosa soprattutto. La trombosi è cmq conseguenza e non causa della sindrome nefrosica (per instaurarsi di stato protrombotico) come mostra il reperto di lesioni renali bilaterali con una solo vena trombizzata. 3)Le tecniche morfologiche necessarie per lo studio delle malattie glomerulari sono: La biopsia renale =si esegue con AGO CLASSICO(rigido)che permette di valutare l’architettura istologica e non con FNAB(ago sottile)utile per l’indagine citologica ma non indicato nelle patologie glomerulari o in presenza di masse renali solide mentre è valido per l’accertamento diagnostico di alcune cisti o rari tumori.Dopo il prelievo bioptico si mette il materiale in una soluzione tampone fredda che permette di conservarlo per circa un’ora e mezza.Si utilizza la formalina+alcool+acido acetico o il fissativo di Buin+azoto liquido e la gluteraldeide.Al microscopio di sezione si scelgono i frammenti in modo da poter svolgere le altre indagini. M.O =esame importante che permette di avere una visione d’insieme mettendo in evidenza il danno glomerulare o il coinvolgimento interstiziale,tubulare e vasale.In questo caso il materiale va fissato in formalina per prevenire i fenomeni di autolisi. IIC =questa indagine è eseguita su materiale fresco congelato utilizzando Ab marcati con fluorescina.Si guarda il preparato al microscopio a luve UV(IF indiretta).Il materiale fissato e incluso in paraffina non è adatto perché se da un lato è in grado di conservare l’antigenicità dei contenuti intracellulari(per es. vicentina,cheratina)non lo è per le sostanze che si depositano nel compartimento extracellulare come Ig e frazioni del complemento.Si usano marcatori enzimatici come molecole marcate con per ossidasi.Il vantaggio è la perfetta conservazione del materiale ma è una procedura adatta solo ad antigeni intracellulari.Nel caso dell’amiloidosi in cui è depositi sono extracellulari non sarebbe una procedura applicabile. M.E =è una tecnica costosa che si applica soprattutto nelle malattie glomerualri e in quelle familiari.Non è indicata per la sindrome nefrosica del bambino(nefrosi lipoidea)perché è meglio avere a disposizione il maggior quantitativo di materiale per la M.O RISCONTRO AUTOPTICO ESAME GENERALE ESTERNO E FENOMENI POST-MORTALI Condizioni generali buone. Scarse macchie ipostatiche. Rigidità presente in parte risolta. PUNTO DA APPROFONDIRE: Definire la natura delle macchie ipostatiche e discutere il significato del loro vario aspetto nelle diverse situazioni patologiche. Con il venir meno dell’energia pressoria prodotta della contrazione del cuore, il sangue si raccoglie nelle regioni declivi del cadavere sotto la spinta della forza di gravità facendo comparire nella cute una colorazione rosso-violacea (macchie cadaveriche) .Pertanto si crea un contrasto fra le parti elevate pallide e asciutte e quelle declivi diventano umide, succulente e colorate. Indicano la posizione assunta dal corpo dopo la morte e concorrono con altri dati a stabilire l’epoca del decesso: o posizione supina: ipostasi alla nuca, al dorso e alla faccia posteriore degli arti o posizione prona: ipostasi sulle regioni ventrali o posizione laterale:ipostasi sull’emifianco di decubito o impiccato: parti distali degli arti, a guanto o a calzino Mancano nei punti di appoggio del cadavere al piano rigido (scapole, glutei, polpacci), anche la presenza di lacci, indumenti stretti e pieghe cutanee ne impedisce la formazione Quando non si vedono su corpo possiamo supporre siano trascorse meno di due ore dal momento della morte, dalla 2-3° sino alle 12 ore successive aumentano di intensità. Sono precoci ed intense negli stati di fluidità del sangue (asfissie acute, morti improvvise, avvelenamento da anticoagulanti), tardive e scarse nelle disidratazioni e nella morte per dissanguamento. Il processo di fissazione dell'ipostasi è graduale: all’inizio vi è replezione ipostatica dei vasi da parte della massa ematica, poi si ha sedimentazione degli eritrociti, quindi l'emoglobina liberata dai primi eritrociti emolizzati imbibisce i tessuti perivasali; infine anche gli eritrociti passano attraverso le pareti disgregate dei vasi a) Fase della migrazione totale: 6-8 ore dopo la morte lo spostamento del cadavere comporta la scomparsa delle ipostasi e la comparsa nelle nuove sedi declivi b) Fase della migrazione parziale: 8-12 ore spostando il cadavere si provoca un impallidimento delle ipostasi primitive e la formazione di altre ipostasi tenui nelle nuove sedi declivi c) Fase della fissità relativa: 12-48 ore le macchie possono ancora spostarsi dalla posizione originaria ma solo esercitando una pressione locale più o meno intensa (digito-pressione) d) Fase della fissità assoluta: dopo 48 ore le ipostasi non si modificano con gli spostamenti del cadavere (pigmento ematico attraverso le pareti vasali interessate da fenomeno putrefattivo) Il colore è normalmente rosso vinoso, assume colorito pallido nelle morti per shock emorragico, rosso ciliegia nell'avvelenamento da CO, rosso acceso nell'avvelenamento da acido cianidrico e cianuri, bruno negli avvelenamenti da sostanze metaemoglobinizzanti(vapori nitrosi,anilina,ecc.) e verdastro quando sopraggiunge la putrefazione per formazione di solfo-emoglobina. Nel nostro caso la presenza di scarse macchie ipostatiche può essere spiegata dal fatto che la morte sia sopraggiunta per sommersione interna e shock emorragico caratterizzato da scarse macchie ipostatiche di colorito assai pallido. APPARATO TEGUMENTARIO Nulla di rilevante da segnalare. SISTEMA NERVOSO CENTRALE Nulla di patologico da segnalare. APPARATO CARDIOVASCOLARE Cuore del peso di 330 gr. Pericardio contenente 20-30 cc di liquido limpido. Coronarie pervie. Calcificazione dell’anello della mitrale. Modesta aterosclerosi aortica. PUNTO DA APPROFONDIRE: Chiarire la natura e il potenziale clinico della calcificazione dell’anello fibroso della valvola mitrale. CALCIFICAZIONI MITRALICHE. EPIDEMIOLOGIA L’anello della valvola mitrale è sede di depositi degenerativi calcifici nei soggetti anziani (oltre 60 anni), soprattutto donne. La calcificazione dell’anello mitralico è più comune negli individui con Valvola mitrale mixomatoxa,pazienti che presentano prolasso della mitrale o elevata pressione nel ventricolo sinistro (ipertensione sistemica, stenosi aortica o cardiomiopatia ipertrofica). PATOGENESI La deposizione di sali di calcio nella maggior parte dei casi non è legata ad alterato metabolismo del calcio ma sembrano essere implicati fattori emodinamici quali : stress meccanici altamente ripetitivi soprattutto a carico delle cerniere delle cuspidi e dei lembi a causa dei continui cicli cardiaci, sostanziale deformazione tissutale ad ogni ciclo(con uno stiramento esercitato sull’anello mitralico dalla valvola, da una parte, e dal miocardio ventricolare, dall’altra.), gradiente pressorio transvalvolare nella fase di chiusura. Queste strutture soffrono quindi di un danno cumulativo,complicato dalla formazione di depositi di calcio.Oltre alla valvola mitrale è colpita la valvola aortica congenitamente bicuspide ASPETTO MORFOLOGICO Spesso sono macroscopicamente evidenti come noduli irregolari, duri e talvolta ulcerati, dello spessore di 2-5 mm, a livello della faccia posteriore dei foglietti valvolari. I depositi calcifici tendono a confluire tra di loro, fino a trasformare l’anello mitralico in una sorta di bracciale rigido, a forma di C, con spessore che può superare un cm. Spesso la porzione centrale dell’anello va incontro a col liquazione, con aspetto caseoso simulando una lesione tubercolare. DIAGNOSI Si possono diagnosticare con ecocardiografia o rx torace come opacità ben definite, ad anello. COMPLICANZE Generalmente la funzione valvolare non è compromessa, ma raramente si può avere reflusso per l’interferenza con la contrazione sistolica dell’anello (insufficienza) o stenosi per riduzione dell’apertura dei lembi valvolari. Raramente i depositi di calcio sono così profondi da ledere il sistema di conduzione atrioventricolare probabilmente per la vicinanza dell’anello calcifico al nodo atrio-ventricolare o al fascio di His, con conseguenti aritmie e occasionalmente morte improvvisa. I noduli calcifici spesso sono sede di deposizione trombotica, con possibile embolizzazione soprattutto a livello cerebrale e rischio di ictus. Inoltre i noduli calcifici possono favorire lo sviluppo di endocarditi infettive. Queste complicanze si verificano se l’anello è molto voluminoso, per cui il lembo postero-laterale può risultare stirato, fino ad ulcerarsi. APPROFONDIAMO….. DEGENERAZIONE MIXOMATOSA DELLA VALVOLA MITRALE(PROLASSO DELLA VALVOLA MITRALE) EPIDEMIOLOGIA E’frequente soprattutto nei paesi industrializzati e colpisce in genere giovani donne. E’ caratterizzata dalla presenza di uno o entrambi i lembi mitralici di consistenza molle(“floppy”)che prolassato,sporgendo nell’atrio sinistro durante la sistole. PATOGENESI L’ipotesi patologica più accreditata è lo sviluppo anomalo del tessuto connetivo a livello sistemico.Quindi nella sindrome di Marfan(causata da una mutazione del gene che codifica per la fibrillino-1) è più frequente il riscontro di degenerazione mixomatosa. In alcuni portatori della sindrome della valvola mitrale molle,coesistono anomalie strutturali sistemiche extracardiache quali scoliosi,rachide dritto e palato arcuato. Anche difetti a carico delle proteine strutturali possono predisporre il tessuto connettivo ricco di micro fibrille ed elastina(come le valvole cardiache)al danno per stress emodinamico. ASPETTO MORFOLOGICO La caratteristica anatomica è la ridondanza intercordale(a cappuccio) dei lembi valvolari i quali appaiono spesso slargati,ridondanti,ispessiti e gommosi. Il lembo postero-laterale ( ma possono essere colpite entrambi le cuspidi) può apparire sollevato in modo cupoliforme verso l’atrio con l’aspetto, rigonfio ma non più teso, di un paracadute in atterraggio. Le cuspidi valvolari appaiono ora assottigliate, bluastre, ora ispessite e irregolarmente rigonfie ( floppy valve). Frequentemente le corde tendinee sono allungate,assottigliate e occasionalmente vanno incontro a rottura.Caratteristico è l’allargamento dell’anello valvolare infrequente nelle altre forme di insufficienza mitralica. Nel 20-40% dei casi coesiste un coinvolgimento della valvola tricuspide e possono essere colpite anche la valvola aortica o la polmonare. Istologicamente la caratteristica principale è l’asottigliamento dello strato fibroso con associato ispessimento compensatorio della spongiosa per deposizione di materiale mucoide(mixomatoso).Il tessuto collagene delle corde tendinee risulta ridotto. Le lesioni secondarie indotte dallo stress e dal danno meccanico sono: Ispessimento fibroso dei lembi valvolari Ispessimento fibroso lineare dell’endocardio ventricolare sinistro Ispessimento dell’endocardio parietale,del ventricolo o dell’atrio sinistro Formazione di trombi sulla superficie atriale dei lembi Calcificazioni a focolaio alla base del lembo mitralico posteriore MANIFESTAZIONI CLINICHE La maggior parte dei pazienti è asintomatico e la diagnosi può essere occasionale in corso di un esame clinico di routine mediante l’auscultazione di un click mesosistolico.In presenza di insufficienza mitralica,si può auscultare un soffio tele sistolico o talora olosistolico. Altri pazienti invece possono essere sintomatici e possono presentare dispnea,dolore toracico similanginoso,facile affaticabilità o stranamente sintomi psichiatrici come depressione,ansia e disturbi della personalità. COMPLICANZE: Endocardite infettiva Insufficienza mitralica:può avere un esordio lento se la causa è attribuibile alla deformazione delle cuspidi,alla dilatazione dell’anello o all’allungamento delle corde tendinee o improvviso in caso di rottura delle corde tendinee. Ictus o altre forme ischemiche sistemiche per la formazione di emboli da trombi valvolari. Aritmie sia ventricolari che atriali . APPARATO RESPIRATORIO Trachea e bronchi contenenti muco misto a sangue. Modesto edema polmonare. In corrispondenza delle basi polmonari e nelle regioni dorsali aree di aspirazione ematica ( sommersione interna). PUNTI DA APPROFONDIRE: 1. Discutere le possibili origini ( in generale) del sangue aspirato nei polmoni ed identificare la causa nel caso specifico. 2. Oltre al sangue, altro materiale può essere aspirato nei polmoni. Identificare quale e discuterne le conseguenze. SOMMERSIONE INTERNA. Nel caso specifico è dovuto ad ematemesi e successiva inalazione con inondazione delle vie respiratorie. Può essere causata da materiale di diversa origine, che penetra spt alle basi. SANGUE. o Emorragie digestive superiori ematemesi inalazione. o Lesioni vascolari polmonari: Erosione di vasi in caverne tubercolari. La TBC produce tessuto di granulazione sulle pareti della caverna, in questo un vaso di piccolo calibro può erodersi. Sindrome di Goodpasture: Ab anti-MB (procollagene alfa-3, tipo IV) Causa GNRP ed alveolite emorragica. Vasculiti Sistemiche e Patologie del Connettivo: Granulomatosi di Wegener: GN necrotizzante + granulomi polmonari + lesioni . LES. Broncorragie massive (rara): Carcinoma broncogeno. Intossicazioni da gas. Emorragie traumatiche tracheo-bronchiali e polmonari. CONTENUTO GASTRICO o MATERIALE ALIMENTARE. o Vomito protratto (nei lattanti, in etilismo acuto). o Diverticoli esofagei. o Pz. con disfagia neurologica (traumi cranici..). o Pz. con perdita del riflesso della tosse (sedativi, anestetici, anziani, lattanti sia per alterata deglutizione che per ridotta tosse). RACCOLTE ESSUDATIZIE. o Vomica (da bronchiectasie suppurate, rottura di un ascesso) l’essudato viene reinalato. o Vomica idatidea: emissione massiva di liquido limpido amaro ricco di scolici di echinococco per rottura massiva di cisti idatidea brochiale. Le cisti bronchiali sono più rare. LIQUIDO AMNIOTICO. Pericolosa soprattutto se liquido amniotico tinto (contaminato cioè da meconio per pregressa sofferenza fetale che ha prodotto rilascio degli sfinteri). Il meconio è più denso e può occludere gli alveoli, costringendo la ventilazione assistita. APPARATO GASTROENTERICO Esofago: scarso contenuto ematico. Nulla di patologico da segnalare a carico delle pareti. Stomaco: nel lume circa 1,5 litri di sangue coagulato. Due ulcere acute rispettivamente della parete posteriore del corpo ( diametro di 2 cm ) e della parete anteriore dell’antro ( diametro di 1 cm). Intestino tenue: contenuto ematico nel digiuno. Colon: nulla di patologico da segnalare. PUNTI DA APPROFONDIRE: 1. Individuare le principali cause di ematemesi. 2. Identificare le differenze fra ulcera acuta ed ulcera peptica. EMATEMESI. Vomito di materiale ematico causato da un sanguinameno abbondante (1 L), alto (a monte del legamento del Treitz); il sangue emesso può avere due principali aspetti: - rosso vivo se l'emorragia è stata importante e rapida - “a posa di caffè” se è stata importante ma lenta (e ha permesso quindi la digestione da parte dei succhi gastrici). Legamento del Treitz: legamento sospensorio del duodeno, lo ancora alla cupola diaframmatica. Si ancora alla III-IV porzione del duodeno, posteriormente formando l’angolo del T. Cause di Ematemesi: (sottolineate le più frequenti) o ESOFAGO. Rottura di varici esofagee. Carcinoma dell’Esofago (lieve, rara). Fistola Aorto-esofagea (imponente, evolve verso shock morte). Lacerazione esofagea (prevale quadro di mediastinite, ma può. Esofagite (caustici…). o STOMACO. Ulcera gastrica. Gastrite acuta erosiva-emorragica.(da terapia steroidea protratta) Carcinoma Gastrico. o DUODENO. Ulcera duodenale. o CAUSE GENERALI. Patologie coagulative (diatesi emorragica). TAO. ULCERA ACUTA/ULCERA PEPTICA. Definizione di ulcera=soluzione di continuo nella mucosa che attraversando la muscolaris mucosae si approfondì fino alla sottomucosa ed oltre.Si distinguono dalle erosioni in cui il danno è contenuto entro la mucosa e la muscolaris mucosae è integra. ULCERA ACUTA. PATOGENESI Lo sviluppo acuto di soluzioni di continuo focali della mucosa gastrica è una complicanza della terapia con FANS ma anche altri fattori sono implicati per esempio lo stress,lo shock,le ustioni estese e la sepsi.In particolare i FANS causano una riduzione di produzione delle prostaglandine per inibizione della ciclossigenasi. Svolgono un ruolo anche i traumi cranici che causando aumento della P intracranica provocano la stimolazione diretta dei nuclei del vago con conseguente ipersecrezione gastrica di acido. In genere si tratta di lesioni multiple ,a localizzazione per lo più gastrica ,che vanno da mere esfoliazioni dell’epitelio di superficie(erosione) a soluzioni di continuo a carico dell’intero spessore della mucosa(ulcera) in un contesto di gastrite erosiva. MACRO: Le ulcere acute da stress sono piccole lesioni circolari di solito inferiori al cm.Il fondo dell’ulcera è generalmente marrone scuro per la presenza di sangue digerito dagli acidi.A differenza delle ulcere peptiche croniche,le ulcere acute possono insorgere ovunque nello stomaco,non inducono un’evidente alterazione del disegno plicale della mucosa circostante e hanno margini e fondo di consistenza non aumentata.Le ulcere da stress sono generalmente multiple e disseminate lungo lo stomaco e il duodeno. MICRO: Sono lesioni nette,circondate da mucosa normale.A seconda della durata,possono essere presenti soffusioni emorragiche nella mucosa e nella sottomucosa per perdita di sostanza e reazione flogistica.Non si osservano mai la cicatrizzazione e l’ispessimento dei vasi ematici comuni nelle ulcere peptiche croniche. COMPLICANZE: molto frequente il sanguinamento perché contrariamente all’UP, quella acuta insorge rapidamente e non si accompagna a reazione fibrosa e a vasculopatia obliterante dei vasi mucosi possibili emorragie incontrollate e shock se vengono lesi vasi parietali. Possibile anche la perforazione. DECORSO:La guarigione con completa riepitelizzazione segue la rimozione dell’agente causale.Il tempo necessario per la restituito ad integrum varia da giorni a molte settimane.L’efficacia della terapia per le patologie sottostanti rimane il più importante fattore prognostico sebbene la profilassi con antagonisti recettoriali H2 e inibitori della pompa protonica possa migliorare il quadro sintomatologico. ULCERA PEPTICA. E’ una lesione cronica,in genere singola,che può interessare qualunque zona del tubo digerente esposta all’azione aggressiva dei succhi acidi/peptici.E’ di solito una lesione solitaria di diametro inferiore a 4 cm,localizzata principalmente nella prima porzione del duodeno e nell’antro gastrico meno di frequente alla giunzione gastroesofagea nel contesto di una malattia da reflusso gastroesofegeo o di un esofago di Barrett.,a livello di una gastrodigiunostomia.Ancora più raramente si può localizzare nel duodeno,nello stomaco e/o digiuno in pz con sdr di ZollingerEllison o in un diverticolo di Meckel contenente mucosa gastrica ectopica. PATOGENESI E’ causata da uno squilibrio tra le difese della mucosa gastroduodenale e gli agenti lesivi,con particolare riguardo all’acido gastrico e alla pepsina.L’iperacidità non è tuttavia un fattore necessario quanto invece l’insufficiente capacità difensiva della mucosa come per esempio in caso di svuotamento gastrico ritardato o di ridotta capacità riparativa dell’epitelio. Uno dei principali fattori causali è l’infezione da H.Pylori il quale induce un’intensa risposta infiammatoria e immunitaria con produzione di IL1,IL6,TNF e IL8(prodotta dalle cellule epiteliali della mucosa attirae attiva i neutrofili).Inoltre questo microrganismo produce un’ureasi che scinde l’urea formando composti tossici come il cloruro di ammonio e la monocloramina.Produce anche una fosfolipasi che lede le cellule epiteliali superficiali.Le proteasi e le fosfolipasi batteriche lisano i complessi glicoproteine –lipidi del muco gastrico indebolendo così la prima linea della difesa della mucosa.Aumenta la secrezione acida gastrica e compromette la produzione di bicarbonato duodenale riducendo così il PH luminale del duodeno.Queste alterazioni sembrano favorire l’insorgenza di metaplasia gastrica nella prima porzione duodenale.Questi focolai metaplastici sono suscettibili di colonizzazione da parte del microrganismo.Molte proteine di H.Pylori sono immunogene ed evocano un’intensa risposta immunitaria nella mucosa.Nella gastrite cronica sono presenti linfociti T attivati anche se sembrano maggiormente implicati nella genesi dei linfomi gastrici. Altri fattori sono implicati nella patogenesi quali l’iperacidità come nella sdr di Zollinger.Eleison,l’uso cronico di FANS,il fumo di sigaretta,l’alcool. Un uso prolungato di corticosteroidi ad alte dosi induce la formazione di ulcere.Alcuni pazienti affetti da ulcera duduodenale hanno uno svuotamento gastrico troppo rapido con conseguente esposizione della mucosa duodenale a un’eccessiva acidità MACRO: Almeno il 98% delle ulcere pertiche è localizzato nella prima porzione del duodeno o nello stomaco entro alcuni cm dal piloro.La parete anteriore del duodeno è colpita più spesso di quella posteriore.Le ulcere gastriche sono prevalentemente situate lungo la piccola curvatura.Di solito sono singole.Le lesioni piccole inferiori a 0.3cm generalmente non sono ulcere ma erosioni mentre quelle sup a 0.6 cm sono vere e proprio ulcere.Le dimensioni e la sede non sono criteri affidabili per distinguere un’ulcera benigna da una maligna. La classica ulcera peptica è una soluzione di continuo rotonda od ovalare.Il margine mucoso sul bordo dell’ulcera può sporgere leggermente verso il centro.Il bordo è in genere sullo stesso piano della mucosa circostante o talvolta solo lievemente rilevato.Un bordo ispessito,raro nelle ulcere benigne,è caratteristico delle lesioni maligne.La profondità delle ulcere petiche varia da lesioni superficiali che interessano solo la mucosa e la muscolaris mucosae a ulcere più profonde che si spingono fino alla tonaca muscolare propria.In caso di lesioni transparietalai,il fondo dell’ulcera può essere costituito da pancreas,grasso omentale o fegato.Può verificarsi anche una perforazione nella cavità peritoneale.Il fondo dell’ulcera peptica è liscio e deterso,poiché qualsiasi essudato si venga a formare è subito digerito.Talvolta sul fondo delle ulcere sono evidenti vasi trombizzati.Si può avere una cicatrizzazione che può coinvolgere l’intero spessore della parete;il raggrinzimento della mucosa circostante crea un’immagine raggiata ointorno al cratere.La mucosa gastrica attorno a un ulcera mostra invariabilmente un certo grado di edema e iperemia a causa della gastrite. MICRO L’aspetto istologico varia dalla necrosi attiva,all’infiammazione con cicatrizzazione,alla guarigione.Nella fase attiva e necrotizzante dell’ulcera si identificano quattro zone:1)un sottile strato superficiale di materiale fibrinoide con detriti necrotici che riveste il fondo e i margini dell’ulcera 2)al di sotto è presente un infiltratati infiammatorio aspecifico con predominanz adi neutrofili 3)più in profondità,specie alla base dell’ulcera,è presente uno strato di tessuto di granulazione con leucociti mononucleati 4) quest’ultimo poggia su tessuto fibroso cicatriziale.I vasi all’interno della zona cicatriziale hanno pareti ispessite per l’infiammazione circostante e lumi talora trombizzati. La gastrite cronica è quasi sempre presente nei pz con ulcera peptica.Nei pz con gastrite è a sua volta quasi sempre dimostrabile un’infezione da H.Pylori.La gastrite permane anche dopo la guarigione dell’ulcera .La presenza di una gastrite è utile per distinguere un’ulcera peptica da una gastrite acuta erosiva o da un’ulcera da stress poiché in queste ultime due condizioni la mucosa circostante è generalmente normale. FEGATO E VIE BILIARI Fegato da shock. Colecisti “a fragola” e colelitiasi. PUNTO DA APPROFONDIRE: Discutere i possibili rapporti fra colelitiasi ( quale tipo?) e questa forma di colecistite. Definizione di colelitiasi: per colelitiasi si intende calcoli della colecisti la cui eziopatogenesi è multifattoriale, nel senso che affinché si formino calcoli di colesterolo sono necessarie le seguenti concomitanti condizioni: 1. Ipomobilità della colecisti (…) oppure ristagno di bile (calcolosi delle vie biliari extraepatiche come coledoco o dotto cistico) che determina ristagno della bile con riassorbimento di acqua e aumento della concentrazione di colesterolo che supera la capacità di solubilizzazione delle bile. 2. Ipersecrezione di muco che intrappola i cristalli facilitandone l’agglomerazione in calcoli. 3. Eventuale ipersecrezione di colesterolo: aumento del colesterolo ematico/alterati meccanismi di biosintesi del colesterolo epatico. parenchimale totale, lesioni del midollo spinale. calcoli pigmentati formati da glicoproteine mucinose, sali di calcio della bilirubina non coniugata (che aumenta in caso di infezione), colesterolo. Quelli neri contengono poi carbonato di calcio e fosfato di calcio; quelli marroni sali calcici di palpitato e di stearato. Sono sostenuti dal ristagno di bile che determina sovrainfezioni batteriche che possono poi diffondere alla colecisti per via ascendente spt, ma anche per via linfoematica. Tra gli agenti eziologici: E.Coli, Ascaris Lumbricoides, Stafilococchi, Streptococchi, S. Tiphy, Opistorchis Sinensis (Asia). -biliare con azione lesiva sulla mucosa da parte del succo pancreatico che può refluire in presenza di ostruzione del coledoco. Aspetto del calcolo di colesterolo: colore giallo pallido, rotondi/ovoidali, superficie duragranulare, possono essere numerosi, radiolucenti (radiopachi se presente 10% carbonato di calcio). Aspetto del calcolo pigmentato: possono essere neri (bile sterile, raramente >1,5cm, in genere numerosi, fragili al tatto, contorni angolati, più freq radiopachi) o marroni (bile infetta, laminati e morbidi, simili al sapone/grasso, radiolucenti). Tipi di colecistite: ACUTE: proprie ulcere ricoperte di essudato fibrinoso e purulento ricco di detriti cellulari EMPIEMA: qualora la colecisti sia repleta di essudato purulento tione, edema, infiltrato infiammatorio nella LP, ↑ secrezione mucosa, erosioni vere e proprie ulcere che si approfondano nelle tonache potendo portare nei casi più gravi a perforazione CRONICHE: -ATROFICA: la mucosa è andata incontro ad atrofia e il t connettivo già presente è divenuto sclerotico con conseguente assottigliamento della parete e infiltrato infiammatorio cronico di linfociti, plasmacellule, eosinofili ODUTTIVA: la mucosa è andata incontro ad atrofia, aumento del connettivo fibroso, ipertrofia delle cellule muscolari liscie e infiltrato infiammatorio cronico di linfociti, plasmacellule, eosinofili per cui la parete è ispessita luppo dei normali seni di Rokitansky-Aschoff in modo che sembrino strutture pseudoghiandolari. Si associa infiltrato infiammatorio cronico di linfociti, plasmacellule, eosinofili. Calcio Colecistite a fragola (o colesterolosi della colecisti): La colecisti a fragola è la rappresentazione macroscopica della colesterolosi della colecisti. . Il meccanismo etiopatogenetico della colesterolosi colecistica sembra essere l’imbibizione della mucosa da parte del colesterolo contenuto in una bile sovrasatura, data la frequente associazione tra calcoli di colesterolo e colesterolosi colecistica. Essa è caratterizzata da numerose e piccole chiazze giallognole della mucosa che ricordano gli acheni delle fragole. Istologicamente, le lesioni corrispondono ad accumulo di macrofagi voluminosi con citoplasma schiumoso per l’elevato contenuto di colesterolo, in corrispondenza della tonaca propria della mucosa. Queste cellule possono andare incontro a regressione e il colesterolo viene liberato e, sotto forma di cristalli aghiformi, si accumula nella tonaca propria della mucosa generando una reazione infiammatoria del tipo da corpo estraneo. I calcoli puri di colesterolo sono solitari, grandi ( qualche cm di diametro), tondeggianti, gialli ed originano in genere nella cistifellea. Leggeri,di consistenza dura, trasparenti ai raggi X. Solitamente non migrano nei dotti e sono asintomatici. Tuttavia, se piccoli, possono localizzarsi a livello del colletto ove occludono l’imbocco della colecisti, esercitando un’azione a valvola permettendo l’ingresso della bile ma ostacolandone il deflusso. Più frequenti in soggetti, soprattutto donne, ipercolesterolemici, obesi, diabetici. Inoltre il colesterolo, spesso, rappresenta il nucleo centrale di calcoli combinati. Conseguenze e complicanze della colelitiasi sono calcolosi silente, idrope , ostruzioni al deflusso biliare. Rapporto fra colelitiasi e colecisti a fragola: non è detto che se è presente colelitiasi si sviluppi sempre colecisti a fragola e viceversa non è detto che se è presente un quadro di colecisti a fragola vi sia anche colelitiasi. Condizione necessaria affinché si sviluppi la colecisti a fragola è la sovrasaturazione in colesterolo della bile presente nella colecisti APPROFONDIAMO …. FEGATO DA SHOCK .PANCREAS Nulla di patologico da segnalare. MILZA ED ORGANI EMOPOIETICI Milza del peso di 80 gr da shock. RENI ED APPARATO UROPOIETICO Reni del peso di 190 gr di forma e consistenza conservate. Esame istologico: nefropatia membranosa. Vescica: nulla di patologico da segnalare. APPARATO GENITALE Utero della lunghezza di 7 cm di cui 2 cm a carico del collo. Nel canale cervicale lesione poliposa del diametro di 1 cm aggettante nell’orifizio esterno. Ovaie con cisti a contenuto limpido del diametro di 0,5 cm. Esame istologico: polipo fibroghiandolare infiammato del canale cervicale, con metaplasia pavimentosa superficiale e degli sbocchi ghiandolari. Follicoli cistici dell’ovaio. PUNTI DA APPROFONDIRE: 1. Discutere il significato clinico dei polipi endocervicali. 2. Discutere il significato della metaplasia. 3. Chiarire la natura ed il significato clinico dei follicoli cistici. 1-POLIPI ENDOCERVICALI Rappresentano una delle più frequenti condizioni di patologia neoformativa benigna dell’apparato genitale femminile. I polipi cervicali possono avere origine dalla mucosa della portio vaginalis, dalla zona di congiunzione fra l’epitelio squamoso della portio e quello cilindrico del canale cervicale o dal canale cervicale ( più frequente nell’ultimo tratto). Possono essere unici o multipli, peduncolati, raramente sessili. Le forme peduncolate si dispongono a occupare il canale cervicale, che risulta dilatato, con l’estremità libera in basso. Sebbene non siano di natura infiammatoria , molto sovente si associano ad una cervicite. Assai frequenti: 1-2% nelle donne adulte..L’età di maggiore incidenza è fra i 40 e i 50 anni: più frequente si tratta di pluripare. Sono più frequenti di quelli uterini MACRO: la lunghezza del polipo è di solito molto limitata; alcuni sono appena visibili, altri raggiungono i 2-3 cm, raramente più lunghi. Il colorito è rosso o rosso vinoso, liscio e lucente per stratificazione di muco. A volte la superficie è ulcerata e sanguina facilmente. MICRO: istologicamente il polipo ha un’architettura ghiandolare e papillare, è costituito da uno stroma centrale di connettivo fibroso lasso e vascolare, la cui superficie è ricoperta da epitelio cilindrico muciparo del tipo del canale cervicale con anfrattuosità che ne aumentano la superficie secernente. Talora si determinano recessi cistici per ritenzione di secreto. Si possono , inoltre, riscontrare cripte o pseudoghiandole cervicali e quasi sistematicamente nello stroma possono esserci segni di congestione sanguigna e di infiammazione. L’epitelio di rivestimento può essere ulcerato e il secreto può essere commisto con sangue e contenere granulociti neutrofili. A seconda della prevalenza del tessuto fibroso, di quello ghiandolare, della componente vascolare o di quella infiammatoria si parla di polipi cervicali: FIBROSI, ADENOMATOSI , FIBRO-VASCOLARI E GRANULOMATOSI O FLOGISTICI . ASPETTI CITOLOGICI: Allargamento nucleare, Ipercromasia, Nucleoli, Polimorfismo, Aspetti a nido d’ape. E’ frequente la sostituzione di tratti dell’epitelio cilindrico superficiale con epitelio squamoso stratificato metaplastico, sia a carico dell’epitelio di rivestimento sia di quello ghiandolare. Questa metaplasia epidermoidale non deve essere però considerata espressione di cancerizzazione che è un’eventualità piuttosto eccezionale; ugualmente certe iperplasie adenomatose del polipo non debbono farlo erroneamente ritenere un adenocarcinoma. Nei rari casi in cui avviene effettivamente la degenerazione carcinomatosa del polipo si tratta di solito di carcinoma squamoso. La degenerazione inizia per lo più alla superficie della formazione poliposa mentre la zona basale conserva per qualche tempo un epitelio normale . Si può così, in questa fase, ancora differenziare un polipo cancerizzato da un cancro primitivo cervicale di tipo vegetante, nel quale tutta la struttura polipoide, compresa la base, è costituita da tessuto neoplastico. Ovviamente la prognosi nel caso di polipo con inizio di cancerizzazione è migliore che nell’altra situazione. Sono comunque segnalati casi di degenerazione maligna iniziata sicuramente alla base del polipo ed è questo uno dei motivi per cui è consigliabile l’asportazione completa di queste formazioni. PATOGENESI: molti fattori possono concorrere alla loro insorgenza: infiammazioni croniche, iperestrogenismo,traumatismi,dislocazione di lembi di mucosa uterina dopo parti o interventi chirurgici, menopausa. Il polipo cervicale si può associare ad altre condizioni di patologia ginecologica ( fibroma, cisti ovariche…) vi stupisce che la signora con polipo abbia anche follicoli cistici ovarici? Associati a infiammazione e forse all’ormonodipendenza, vanno facilmente incontro a infezioni MA l’infezione non ne induce la comparsa. SINTOMATOLOGIA: molto spesso inesistente, il polipo viene scoperto in occasione del periodico esame citologico per la prevenzione del cancro cervicale o di una visita ginecologica. Altre volte, soprattutto a causa della sua ricca vascolarizzazione e dei fatti ulcerativi che il polipo subisce, si manifestano con perdita di muco abbondante, perdite ematiche specie dopo rapporti sessuali, irrigazioni vaginali, ecc. in qualche caso è presente abbondante leucorrea. In caso di torsione del peduncolo si può avere infarcimento emorragico con perdita di sangue. EVOLUZIONE E IMPORTANZA CLINICA: provocano perdite ematiche che inducono il sospetto di neoplasia (CIN I, II, III, altre). i forma l’epitelio squamoso →si hanno ulcerazioni e sanguinamento. La metaplasia è una condizione precancerosa che, pur non essendo maligna, va trattata per evitare l’evoluzione in una forma maligna o può essere sede di CIN e di lesioni rigenerative, anche esuberanti. DIAGNOSI o Speculum o PAP-TEST (o citologia cervicovaginale) è un esame citologico che indaga le alterazioni delle cellule del collo dell'utero. Come si esegue? Prelievo di materiale esocervicale con una spatola + materiale endocervicale con tamponcino di cotone + materiale vaginale. Il materiale è strisciato su un vetrino Risultati? Le alterazioni determinate dal pap test sono classificate in base alle loro caratteristiche in infiammatorie o riparative (metaplasia squamosa) o con lesioni SIL(squamous intraepitelial lesion) di grado lieve (L) o severo(H). In caso di positività del PAP-test si esegue colposcopia, biopsia e ricerca HPV. o Colposcopia: si esegue con un apparecchio a visione binoculare, “colposcopio”, che permette di ottenere un ingrandimento della mucosa del collo uterino 10-40 volte maggiore rispetto all’esame ad occhio nudo. Si associa a questo esame il test di Schiller: esso utilizza la soluzione di Lugol, a base di iodio, in quanto l’epitelio squamoso normale di una donna in età fertile si colora di bruno mogano a contatto con lo iodio perché contiene glicogeno. Qualora durante la colposcopia venga evidenziata un'area anomala, in genere contestualmente all'esame, viene effettuato un piccolo prelievo di tessuto proveniente dalla superficie del collo dell'utero (biopsia cervicale) o dall'epitelio che riveste il canale attraverso il quale l'utero si apre nella vagina (canale endocervicale). o Test per la CT dovrebbe essere incluso nel percorso diagnostico di routine. Tale test può essere effettuato mediante tecniche immunoenzimatiche (EIA), di immunofluorescenza diretta (DIFA), di amplificazione genica (PCR), a fresco (inclusi intracitoplasmatici che conferiscono alla cellula un caratteristico aspetto). o Per quanto riguarda l’infezione da HPV, la diagnosi si basa su citologia, colposcopia, esame istologico. Dato che la sola citologia ha una scarsissima sensibilità, oggi è conveniente affiancare il test per la ricerca del DNA dell’HPV con le metodiche di tipizzazione basate sulla biologia molecolare .TERAPIA: consiste nell’asportazione completa del polipo, asportazione che deve essere fatta recidendo il peduncolo o enucleando la formazione sessile oppure semplicemente per torsione. Insieme alla polipectomia cervicale è consigliabile, tanto più se si associano irregolarità mestruali o perdite ematiche patologiche provenienti dall’interno dell’utero, eseguire anche un esame frazionato della cavità uterina o un’isteroscopia con aspirato endometriale ed asportazione di eventuali altre formazioni polpose all’interno dell’utero. Può infatti accadere che oltre al polipo che protrude dall’orifizio uterino esterno, esistano anche altri polipi, ubicati più profondamente nel canale cervicale o nell’endometrio. Alcuni polipi hanno tendenza a recidivare e certe pazienti vengono sottoposte più volte, nel giro di qualche anno, a polipectomia. In questi casi, a parte la necessità di uno scrupoloso controllo istologico delle formazioni asportate, occorre accertare che l’asportazione comprenda non la sola parte superficiale o visibile del polipo, ma l’intero peduncolo fino alla sua base. Per evitare queste recidive può essere anche consigliabile eseguire una diatermocoagulazione od una criocoagulazione della zona ove il polipo era impiantato. La resezione del peduncolo determina guarigione definitiva. Raschiamento contenuto e dell’eventuale rivestimento mucoso, mediante appositi strumenti. Il raschiamento è spesso praticato come tecnica bioptica, cioè prelievo di materiale a scopo diagnostico. 2- METAPLASIA La metaplasia è un processo mediante il quale l’epitelio cilindrico (ghiandolare) viene sostituito da epitelio squamoso. È una condizione precancerosa che, pur non essendo maligna, va trattata per evitare l’evoluzione in una forma maligna. o Evento parafisiologico nel senso che con il progredire dell’adolescenza la giunzione squamocolonnare migra in senso craniale verso il canale endocervicale per cui cellule ghiandolari vengono sostituite o ricoperte dall’epitelio squamoso. o Prolungata infiammazione o Confezione CT/HPV.: la metaplasia squamosa immatura sulla zona dell’ectopia è associata all’infezione da CT. Infatti infezioni persistenti da CT possono indurre metaplasia. Non è tuttavia chiaro se le associazioni che si osservano fra malattie sessualmente trasmesse multiple e cancro cervicale siano dovute ad una mancata diagnosi di esposizione all’HPV o se microrganismi non collegati al papillomavirus rappresentino davvero cofattori eziologici significativi. . Neoplasia intraepiteliale cervicale (CIN) Le cellule neoplastiche dell’epitelio non hanno ancora superato la membrana basale che separa l’epitelio stesso dallo stroma sottostante. Non può essere diagnosticato con la sola visita ginecologica in quanto non presenta ancora aspetti macroscopici caratteristici, ma viene sospettato a seguito dell’esame citologico o Pap test (test di Papanicolaou)al quale si deve sottoporre periodicamente la donna anche in assenza di sintomi. Nelle donne con Pap test positivo ulteriori controlli e prelievi bioptici permettono in un’alta % di casi di diagnosticare il tumore quando è ancora limitato al CIN. Cancro invasivo Le cellule neoplastiche dell’epitelio hanno superato la membrana basale penetrando più o meno profondamente nel connettivo e di conseguenza nei suoi linfatici e nei suoi vasi. È evidente microscopicamente, con diffusione variabile da caso a caso, sovente caratterizzato dalla diffusione alla vagina e ai tessuti paracervicali e dalla presenza di MTS ai linfonodi pelvici e più raramente a quelli paraaortici. Nella maggior parte dei casi interessa l’epitelio pavimentoso che diventa però squamoso.Si distingue il tumore a fungo vegetante.Si tratta di un ispessimento nodulare di una massa a cavolfiore che occupa l’ostio.Si distingue un tumore ulcerativo che si addentra nell’epitelio.E poi meno frequente il tumore infiltrativo che invade lo stroma circostante.Questi tre generi di solito si mescolano formando un tumore misto che invade retto e vescica.Le metastasi di solito interessano polmoni, ossa e fegato.La stadiazione dipende dalla differenziazione cellulare.Si ha leucorrea (perdite biancastre vaginali) per infiammazioni coesistenti Fattori di rischio: - precocità e intensità dei rapporti sessuali. - Numero di parteners sessuali e e utilizzo di contraccettivi di barriera. - Infezioni virali trasmissibili con i rapporti sessuali: o HPV:i tipi 6 e 11 causano conditomi in regione vulvo-perineale e in vagina, meno frequentemente sulla cervice uterina, ove è più frequente l’infezione da HPV 16, 18 e 31, ceppi dotati anche di un certo potere oncogeno e in particolare i 16 e 18 si ritrovano nel 70% dei CIN 3 ( grado elevato) e nel 50% dei carcinomi cervicali invasivi, mentre i tipi 6 e 11 si ritrovano in circa il 20% delle displasie non gravi (CIN1 e CIN2) e nel 10% delle donne con epitelio metaplatico cervicale. HPV può provocare 3 tipi di lesioni verrucose nella cervice uterina: verruca piana, verruca endofitica o invertita e il condiloma acuminato. La zona più colpita è quella di transizione tra cilindrico squamoso. Nel CIN si forma una anomalia intraepiteliale dovuta al Virus che blocca il gene oncosoppressore p53 il gene Rb.Questo blocco però avviene in concomitanza a delle concause, come ad esempio il fumare o una cattiva autogestione.Lo screening citologico di Papanicolau individua una anomalia primitiva intraepiteliale.Si nota con il passare del tempo un fenomeno displastico epiteliale lieve.Si forma una struttura piatta denominata condiloma piatto (CIN1).La displasia tende ad aumentare, aumenta la non differenziazione cellulare.Si perde la normale archittettura strutturale dell’epitelio, si ha displasia moderata (CIN2).Successivamente si passa da displasia ad anaplasia con l’interessamento di tutto l’epitelio e la formazione di un carcinoma in situ.In base alla displasia quindi si distinguono CIN1,2,3 a gravità crescente.Il CIN1 ha buone possibilità o o o o - di regredire o di stabilizzarsi.Il CIN3 mostra invece buone possibilità di progressione.Frequenti infatti alterazioni anaplastiche e quindi invasività HSV2: nel 90% dei carcinomi cervicali intraepiteliali ed invasivi si reperiscono antigeni specifici per l’HSV2, mentre la % di positività a livello dell’epitelio normale è solo del 2%. Chlamidia trachomatis Trichomonas Taluni Mycoplasmi Il Trattamento immunosoppressivo o chemioterapico determina più facilmente lo sviluppo di atipie nelle cellule della cervice uterina, quindi maggiore tendenza a formare la neoplasia. Il K del collo dell’utero ha più frequentemente inizio a livello del labbro anteriore della cervice: - Nelle cellule subcilindriche dette anche cellule basali di riserva del canale cervicale attraverso il formarsi di una metaplasma squamosa atipica nella zona di transizione - Nelle cellule germinative o basali dell’epitelio pavimentoso stratificato o squamoso della portio uterina. Di solito la lesione insorge da una singola cellula. Macroscopicamente il cancro cervicale può essere ulcerativo, vegetante o infiltrante; istologicamente , nel 90% dei casi è un carcinoma squamoso, nel 5-10% è un adenocarcinoma (che origina dalle cripte pseudoghiandolari del canale cervicale, dalle cellule producenti muco e quindi è un cancro mucinoso) e nel 2% dei casi è un carcinoma a cellule indifferenziate. 3- FOLLICOLI CISTICI Nell’ovaio possono svilupparsi delle cisti su base funzionale e possono insorgere tumori benigni e maligni. Ciò significa che molte tumescenze ovariche non sono di natura neoplastica ma dipendono da anomalie dell’ovulazione o della formazione del corpo luteo.. se non si ha la normale deiscenza del follicolo può succedere che il follicolo continui a distendrsi per l’aumento progressivo del suo liquor e si viene così a costituire una “ cisti follicolare”. Talora questo processo è più generalizzato nel senso che l’ovulzione manca cronicamente e i follicoli che nei vari cicli non hanno raggiunto la deiscenza formano tante piccole cisti e engono a configurare il quadro dell’”ovaio policistico” al quale è associata una sindrome disendocrina. Anche anomalie nella formazione del corpo luteo e nella luteolisi possono portare alla formazione di “cisti luteiniche” all’interno dell’ovaio. Infine, particolari cisti ovariche di natura funzionale sono le “cisti tecoluteiniche”, solitamente dovute ad eccesso di stimolazione ormonale endogena durante lo stato gravidico( gonadotropina corionica) od esogena(farmaci induttori dell’ovulazione) sulla gonade. Le cisti follicolari sono cisti funzionali, da distensione, tipiche dell’età riproduttiva. Ogni tumescenza ovarica in età postmenopausale e infantile deve essere sempre considerata neoplastica. La cisti follicolar è dovuta alla sovradistensione del follicolo ooforo di Graaf o di un follicolo atresico per l’accumulo di liquido nella cavità di questi organuli. L’aumento eccessivo del liquido follicolare porta spesso alla scomparsa, per degenerazione, dell’ovocita e fa assumere al follicolo l’aspetto di una cisti il cui diametro varia tra i 3-10 cm.. la cisti follicolare appare di colorito bianco-grigio con liquido chiaro. Possono regredire spontaneamente così come possono persistere o ingrandirsi e devono essere quindi asportate chirurgicamente perché provocano disturbi e possono amdare incontro a complicanze. Sintomatologia: non è caratteristica, talora asintomatica. Il sintomo più comune è il dolore, localizzato in una o entrambe le fosse iliache e si manifesta con piccole coliche ricorrenti e diventa intenso se la cisti subisce anche una parziale torsione del peduncolo fino ad avere un quadro di addome acuto quando la torsione è completa. L’irregolarità del ciclo mestruale sono frequenti e si manifestano sotto forma di polimenorrea, menometrorragie e ritardi mestruali. Più raramente le cisti follicolari possono andare incontro a rottura spontaneamente o per l’eccessiva pressione esercitata durante una visita ginecologica. Se la cisti è piccola, la rottura non ha di solito conseguenze; ma in qualche raro caso può provocare un’emorragia endoperitoneale se vengono interessati i piccoli vasi che irrorano la parete della tumescenza. Ne può conseguire shock e anemia acuta con un quadro molto simile a quello che si verifica nella gravidanza extrauterina. Diagnosi: visita ginecologica per via vaginale e/o rettale e confermata con l’ecotomografia che dimostra una neoformazione uniloculare e ne precisa il diametro e la natura liquida, ipoecogena, del contenuto. Con l’esplorazione si apprezza una tumescenza teso-elastica tondeggiante e mobile. Ovviamente la diagnosi definitiva viene fatta con l’esame istologico. Definizione: le cisti sono sacche piene di fluido distinte in: o Cisti funzionale (forma più comune): è quella che spesso si forma durante il normale ciclo mestruale. Ogni mese, le ovaie di una donna producono delle piccolissime cisti che trattengono gli ovuli. Quando un ovulo è maturo, la sacca si rompe per farlo uscire e permettere l'eventuale fecondazione. In seguito la sacca si dissolve. o Cisti follicolari: sono quelle che derivano dalle funzionali in cui la sacca non si rompe per far uscire l'ovulo e può continuare a crescere. Questo genere di cisti sparisce di solito da uno a tre mesi dopo. o Cisti luteiniche: derivano dalle follicolari se la sacca non si dissolve. o Endometriomi: si formano nelle donne che hanno l'endometriosi, il tessuto che riveste l'utero cresce fuori dall'organo. Il tessuto si può attaccare all'ovaio e creare un'escrescenza. Adenoma o Cistadenoma: queste cisti si sviluppano dalle cellule della superficie esterna dell'ovaio. Spesso sono piene di un liquido simile all'acqua o di un gel denso e appiccicoso. o Cisti dermoidi: le cellule dell'ovaio sono capaci di far crescere peli, denti e altri tessuti che diventano parte di una cisti ovarica. o Ovaie policistiche (sindrome stein-leventhal): sono colpite ragazze giovani, subito dopo il menarca. Le ovaie di solito sono di dimensione doppie e piene di follicoli cistici multipli subcorticali, ipertrofiche ed iperplastiche. La corticale è vittima di un processo fibrotico massiccio stromale. Caratteristica è la mancanza di corpi lutei. I follicoli cistici multipli producono esageratamente estrogeni ed androgeni che determinano alti livelli di androgeni ed LH (ormone luteinizzante) e bassi livelli di FSH (follicolo stimolante). Gli androgeni in surplus, veicolati ai tessuti adiposi periferici, vengono trasformati in estroni (ormoni) che agiscono sull’ipotalamo inibendo la produzione di FSH da parte dell’ipofisi. Sintomi: oligomenorrea (scarse o nessuna mestruazione), irsutismo e infertilità. Le cause ancora sono sconosciute. sere asintomatiche o dare dolore in fossa iliaca (perché esercitano pressione sull'ovaio); possono andare incontro a rottura e causare emorragie intrapelviche. Altri sintomi: problemi a espellere urina, dolore durante i rapporti sessuali, aumento di peso, cicli mestruali dolorosi o sanguinamento anormale, nausea o vomiti, acne e irsutismo parete sottile cellule della granulosa o da cellule della teca esterna con ampio citoplasma (cisti luteiniche). o Pillola anticoncezionale: per interrompere l'ovulazione e diminuire le possibilità di formare nuove cisti. o Chirurgia Cisti follicolari e luteiniche Ø Così frequenti che sono quasi fisiologiche..Colpiti sono follicoli non scoppiati o anomali.Ci troviamo subito sotto la sierosa Sono ripieni di un liquido sieroso che determina il loro volume Sono tapezzate da cellule della granulosa o da cellule luteiniche Occasionalmente si rompono determinando emorragie intrapelviche Ø Ovaie policistiche (sindrome stein-leventhal) Ø Colpite sono ragazze giovani subito dopo il menarca (prima mestruazione). Follicoli cistici multipli ovarici producono esageratamente estrogeni, ma soprattutto androgeni. Le ovaie di solito sono di dimensione doppie e piene di follicoli cistici subcorticali ipertrofiche ed iperplastiche. La corticale è vittima di un processo fibrotico massiccio stromale. Caratteristica è la mancanza di corpi lutei. Quindi si tratta di un problema endocrinologico. Si hanno infatti alti livelli di androgeni ed LH (ormone luteinizzante) e bassi livelli di FSH (follicolo stimolante). L’androgeni prodotti in surplus veicolati ai tessuti adiposi periferici vengono trasformati in estroni (ormoni) . Questi estroni agiscono sull’ipotalamo inibendo la produzione di FSH da parte dell’ipofisi. Determinano oligomenorrea (scarse o nessuna mestruazione). Determinano anche irsutismo e infertilità. Le cause ancora sono sconosciute Ø EPICRISI CAUSA INIZIALE: GN MEMBRANOSA IN TERAPIA CON STEROIDI CAUSA INTERMEDIA: ULCERE GASTRICHE ACUTE IATROGENE CON EMATEMESI CAUSA FINALE: SOMMERSIONE INTERNA E SHOCK EMORRAGICO ALTRI STATI MORBOSI RILEVANTI: CALCIFICAZIONE DELL’ANNULUS MITRALICO COLECISTITE A FRAGOLA POLIPO CERVICALE FIBROGHIANDOLARE FOLLICOLI CISTICI Tumori della cervice