PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE I S TI TU TO TEO LOG ICO MARCH IGI ANO aggregato alla Facoltà di Teologia ANCONA TESI BACCELLIERATO L’ORDINE DELLE VERGINI SVILUPPO STORICO E PROFILO CANONICO Relatore: ALBANESI Vinicio Candidata: SCARPONE Katiuscia Anno Accademico 2003 / 2004 L’ORDINE DELLE VERGINI 2 INTRODUZIONE “È motivo di gioia e di speranza vedere che torna oggi a fiorire l’antico ordine delle vergini , testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici” 1 : con queste bellissime parole Giovanni Paolo II, nel documento elaborato a conclusione del Sinodo dei Vescovi, Vita consecrata, presenta l’Ordine delle Vergini tra le varie forme di vita consacrata suscitate dallo Spirito nella Chiesa. Il carisma dell’Ordin e delle Vergini, così come è rifiorito nella Chiesa negli ultimi decenni, dopo il Vaticano II, ha le sue radici nei primi quattro secoli del cristianesimo e poi si è evoluto in nuove forme di vita consacrata, di cui esso però costituisce l’espressione germ inale 2 ; infatti, la Consecratio Virginum è il primo rito di consacrazione delle donne nella Chiesa. Nei primi secoli il “santo proposito” della verginità passa da una dimensione privata a un livello sociale, per cui le vergini divengono una categoria femminile del popolo di Dio, accanto alle vedove e alle diaconesse, a cui vi si accede con una consacrazione liturgica conferita dalle mani del vescovo 3 . Numerosi sono i riferimenti da parte dei Padri della Chiesa. 1 GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata, 25 marzo 1996, n. 7, in Enchiridion della vita consacrata. Dalle Decretali al rinnovamento post-conciliare (385-2000), ed. EDB Ancora, Bologna 2001, n. 6958. 2 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum. Germoglio di vita cristiana, ed.Cantagalli, Siena 2000, p. 11. 3 Cf. ibid. L’ORDINE DELLE VERGINI 3 Motivi storici e mutamenti sociali conducono poi a un cambiamento della vita consacrata femminile e l’unica modalità proposta diviene quella di far parte di un Istituto (ordine monastico o congregazione religiosa). Con la grande opera di rinnovamento del Vaticano II, viene rivalutata questa consacraz ione nella sua forma originale, pubblica e solenne; infatti, la costituzione “Sacrosantum Concilium” del 1963, al n.80, dispone che venga sottoposto a revisione il rito della consacrazione delle vergini, che si trova nel Pontificale romano. Con un decreto del 31 maggio 1970, per mandato speciale di papa Paolo VI, la Congregazione per il culto divino ripristina il rito della Consecratio Virginum per le donne che vivono nel mondo e con esso rinasce l’antico Ordine delle Vergini (l’edizione ufficiale in lingua italiana viene pubblicata nel 1980). Nel 1983 il Codice di Diritto Canonico dedica il can. 604 a questa forma di vita consacrata. Da allora l’Ordine delle Vergini rifiorisce e le donne che generosamente offrono la loro vita al Signore, accogliendo questa forma di consacrazione, sono sempre più numerose. Secondo un’indagine condotta tra il 1997 e il 2000, e le successive integrazioni, la realtà dell’Ordine delle Vergini ( Ordo Virginum ) interessa in Italia almeno 450 persone appartenenti a 85 diocesi 4 . Dal 1988 si svolgono a livello nazionale convegni annuali dell’ Ordo Virginum; nel 1993 viene costituito un primo gruppo per il collegamento, formato da alcune consacrate, per facilitare i contatti e la circolazione di 4 Cf. SINOPOLI C. (a cura di), Risurrezione e vita consacrata. Intervista a S.E. Mons. Luigi Conti, in La vita in Cristo e nella Chiesa 2 (2004), p. 50. L’ORDINE DELLE VERGINI 4 iniziative tra le consacrate delle diverse diocesi; nel 1997 il Segretario della C.E.I. delega un referente a rappresentarlo nel dialogo con l’ Ordo Virginum 5 ; nel 1998, a conclusione di un convegno nazionale, le consacrate approvano la “Carta per il collegamento”. Nel 2002 viene consegnato alla Com missione Episcopale per il Clero e la Vita Consacrata il testo definitivo che l’Ordine delle Vergini in Italia ha predisposto come contributo al lavoro della Commissione, mentre si attende la successiva nota pastorale. Considerati i notevoli sviluppi degli ultimi decenni, all’origine del presente studio c’è il desiderio di presentare i caratteri tipici di questa forma di vita consacrata, considerandone in modo particolare l’aspetto giuridico; nonostante il rito sia riservato anche alle monache e alle donne membri di Istituti secolari, viene presa in esame soprattutto la realtà delle vergini che vivono nel mondo. Il lavoro è svolto in 4 parti: - nella prima parte è presentato lo sviluppo storico dell’Ordine delle Vergini, partendo dal fondamento biblico della verginità consacrata per arrivare alla promulgazione del nuovo rito e alla realtà odierna di questa tipica forma di vita; - nella seconda parte è presentata una esegesi del can. 604 del C IC/1983, sulla base delle pubblicazioni degli studiosi di liturgia e di diritto canonico; - nella terza parte si procede ad un confronto con gli Istituti di vita consacrata, facendo riferimento a ciò che unisce le varie forme di vita Nella persona di Mons. Renzo Bonetti. Attualmente il delegato CEI per l’Ordo Virginum è S. E. Mons. Luigi Conti, vescovo di Macerata. 5 L’ORDINE DELLE VERGINI 5 consacrata (elementi essenziali della vita consacrata) e a ciò che le differenzia (il proprium degli Istituiti di vita consacrata e il proprium dell’Ordine delle Vergini), procedendo anche ad un confronto tra il rito della professione religiosa e il rito della consacrazione delle vergini; - nella quarta parte vengono analizzate le questioni ape rte, cioè quei problemi su cui ancora si discute, in ordine teologico, giuridico e pastorale. La conclusione sarà quella di dimostrare che, nonostante le sue peculiarità, l’Ordine delle Vergini costituisce a tutti gli effetti una forma di vita consacrata e i suoi membri, insieme a tutto il popolo di Dio, camminano con la Chiesa del terzo millennio. L’ORDINE DELLE VERGINI 6 1. L’ORDINE DELLE VERGINI NELLA STORIA DELLA CHIESA 1.1 Il fondamento biblico della verginità consacrata Nell’Antico Testamento non troviamo un in segnamento rilevante sulla verginità, anche perché essa non gode di molta stima: certamente è stimata prima del matrimonio 1 ed è condizione per alcuni tipi di matrimonio 2 , ma come stato permanente è considerata un disonore, un castigo divino, al pari della sterilità, dell’evirazione e dell’impotenza in genere 3 . Particolarmente esaltato è lo stato matrimoniale, insieme alla prole numerosa, per cui la verginità è funzionale al futuro matrimonio: la donna è fondamentalmente orientata alla procreazione e il suo valore consiste nell’essere madre 4 . L’indicazione più netta del non valore della verginità si legge nelle parole della figlia di Iefte, che, avendo appreso il crudele voto del padre, gli chiede: “Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perch é io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne” Cf. Dt 22,13-21: “Se un uomo sposa una donna e, dopo aver coabitato con lei, la prende in odio[…] dicendo: Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non l’ho trovata in stato di verginità, il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li presenteranno agli anziani della città […] se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all’ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre”. 2 Cf. Lv 21,10-14: “Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato sparso l’olio dell’unzione e ha ricevuto l’investitura, indossando le vesti sacre, […] sposerà una vergine. Non potrà sposare né una vedova, né una divorziata, né una disonorata, né una prostituta; ma prenderà in moglie una vergine della sua gente”. 3 Cf. DE LORENZI L., Verginità, in ROSSANO P. – RAVASI G. – GIRLANDA A. (a cura di), Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1988, p. 1640. 4 Cf. ibid. 1 L’ORDINE DELLE VERGINI 7 (Gdc 11,37); la condizione di verginità diventa per lei motivo di pianto, perché in essa dovrà morire senza lasciare discendenza 5 . Concezione analoga si legge là dove i profeti chiamano il popolo di Israele “la vergine”, per indicarne la condizione di miseria e di oppressione 6 : come la vergine, esso muore senza lasciare prole, condannato alla sparizione 7 . Nello stesso contesto di sventura e di maledizione si spiegano le norme che regolano gli eunuchi, quando si vieta loro di offrire sacrifici perché ridotti alla condizione di bastardi, esclusi dal popolo 8 . Queste linee negative, però, non esauriscono ciò che l’Antico Testamento ci trasmette sulla verginità, cioè si intravedono anc he degli spiragli, preparatori della concezione del Nuovo Testamento 9 . Il rapporto tra la continenza sessuale e il culto è già una prima indicazione di un certo valore positivo della verginità, interpretata come separazione dal profano e come presenza di s antità 1 0 . Un primo caso si ha nella partecipazione ad un pasto sacro: 1Sam 21,5 pone la condizione che i giovani si siano “almeno astenuti dalle donne” prima che Achimelech, sacerdote a Nob, conceda i “pani sacri”, cioè i pani dell’offerta, a Davide e ai s uoi 1 1 . Un secondo caso si ha nella spedizione militare di una guerra 1 2 : per Israele le guerre sono sante, come è santa la terra e sacro è il popolo; prima che Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1640. Cf. Am 5,2: “È caduta, non si alzerà più, la vergine d’Israele; è stesa al suolo, nessuno la fa rialzare”; cf. Gl 1,8: “Piangi, come una vergine che si è cinta di sacco per il fidanzato della sua giovinezza”. 7 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1640. 8 Cf. Dt 23,3: “Il bastardo non entrerà nella comunità del Signore”. 9 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1641. 10 Cf. ibid. 11 Cf. ibid. 12 Cf. Il caso di Uria l’Hittita in 2Sam 11,8-13. 5 6 L’ORDINE DELLE VERGINI 8 del popolo, esse sono le “guerre del Signore” 1 3 , le “battaglie del Signore” 1 4 , e assomigliano a q ualcosa di liturgico, di cultuale e di sacro 1 5 . Un terzo caso si ha nella preparazione all’alleanza: prima di promulgare la legge, Mosè ordina al popolo di purificarsi per tre giorni 1 6 , con la continenza temporanea 1 7 . In questi tre casi non si individua so lo una purità rituale, ma si è in una linea di consacrazione: la continenza temporanea viene considerata come una specie di santificazione. Infatti, nella Bibbia il rapporto matrimoniale non viene mai considerato come un atto di impurità, per cui in questi passi è importante il lessico utilizzato: non si parla di “puro” o “non contaminato” (tahôr), bensì di “santo” (qadôš), il cui contrario non è “impuro” o “contaminato” ( tame’), bensì “profano” ( hol); “purità” è una qualità in un certo senso negativa, perc hé dice soltanto assenza di macchia o di contaminazione, mentre “santità” è una qualità completamente positiva, perché essa immette nella persona o nella cosa quel certo potere che contraddistingue il divino (Dio è “santo” per definizione) e la separa da ogni altro soggetto o oggetto che è comune o “profano”. Essere santificato, allora, significa partecipare in qualche modo alla sfera del divino ed è proprio la continenza temporanea prima del culto che rende l’uomo qadôš, cioè partecipe del divino 1 8 . Una conferma eloquente si ha nella prescrizione per l’ordinazione sacerdotale di Aronne e dei suoi figli, nella quale, anche se non Cf. Nm 21,14: “Per questo si dice nel libro delle Guerre del Signore…”. Cf. 1Sam 25,28: “[…] il mio signore combatte le battaglie del Signore […]”. 15 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1641. 16 Cf. Es 19,15: “[…] Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna”. 17 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1641. 18 Cf. ibid., p. 1642. 13 14 L’ORDINE DELLE VERGINI espressamente nominata, è 9 certamente sottintesa la continenza temporanea 1 9 . Negli scritti rabbinici leggiamo che nel sabato i rapp orti coniugali sono interdetti: in quanto riservato a Dio, e quindi tempo “sacro”, il sabato non può essere considerato come gli altri giorni; la procreazione, infatti, è un comando divino, ma di ordine comune, e in questo senso attività “profana” 2 0 . Anche di Mosè, per sottolineare la “santità” della sua missione e la costante presenza di Dio con lui, si dice che dopo la visione del roveto non ha avuto più rapporti coniugali: egli è totalmente e per sempre “consacrato” all’unico scopo della sua vita, che è quello affidatogli da Dio 2 1 . Allo stesso modo, tra gli abitanti di Qumran si manifesta un valore positivo e cultuale del celibato: essi hanno coscienza che nei tempi escatologici ciò che conta non è la procreazione (per cui si astengono in tutto o in parte dal matrimonio), bensì la “gloria” o “signoria” ( šekinah) di Dio, nella quale non ha posto alcuna attività che non sia “santa”, cioè relativa a Lui solo e quindi “separata” da quelle comuni 2 2 . Caso particolare dell’Antico Testamento è la vocazione di Gere mia: come segno profetico in Israele, segno di abbattimento e di sventura, Dio gli comanda di rimanere celibe 2 3 : “Non prendere moglie, non aver figli né Cf. Lv 8,33.35: “Per sette giorni non uscirete dall’ingresso della tenda del convegno […]. Rimarrete sette giorni all’ingresso della tenda del convegno, giorno e notte, osservando il comandamento del Signore […]”. 20 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1642. 21 Cf. ibid., p. 1643. 22 Cf. ibid. 23 Secondo tradizioni rabbiniche ed ecclesiastiche, anche i profeti Elia ed Eliseo vissero nel celibato, che però non è formalmente attestato dalla Sacra Scrittura; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità 19 L’ORDINE DELLE VERGINI 10 figlie in questo luogo” (Ger 16,2); il popolo non ha più rapporto con Dio, non produce frutti, e sta pe r essere abbandonato; il comando di crescere e moltiplicarsi (cf. Gen 1,28) è rivolto all’uomo in pace con Dio, mentre ora l’uomo è lontano e ribelle, per cui il comando si inverte; sembra tornato il caos dei primordi. Il dramma è vissuto nell’esperienza p ersonale del profeta, prima di abbattersi sul popolo: egli è cacciato dal tempio (cf. Ger 36,5), dal proprio villaggio (cf. Ger 12,6), dal suo popolo (cf. (Ger 20,2). Ma nella solitudine del suo celibato si anticipa la fine dello stato attuale delle cose: Dio sta per fare cose nuove, superando il precedente ordine; l’esistenza con Dio non si perpetuerà più secondo la carne, ma mediante lo spirito, in un nuovo patto 2 4 . Quindi, escludendo qualche eccezione, la visione dell’Antico Testamento non è molto positi va nei confronti della verginità, in quanto fondamentale è la procreazione, la perpetuazione della stirpe, la conservazione del nome della famiglia. La verginità come valore umano e insieme soprannaturale nasce con il Nuovo Testamento: segnando l’inizio de i tempi nuovi, il Verbo incarnato indica la verginità come risposta alla presenza del regno di Dio sulla terra; come al matrimonio spetta significare il mistero delle nozze tra Cristo e la sua Chiesa (cf. Ef 5,31 -32), così alla verginità spetta rilevare la presenza attuale dello Sposo, già qui sulla terra e fino alla fine 2 5 . Di fronte alle risposte date da Gesù ai farisei circa il matrimonio, i discepoli rimangono sconcertati e affermano che a quelle condizioni consacrata nella Chiesa, in SARTORE D. – TRIACCA A.M. – CIBIEN C. (a cura di), Liturgia, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, p. 2053. 24 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1644. 25 Cf. ibid. L’ORDINE DELLE VERGINI 11 sembra conveniente non sposarsi; allora il Mae stro continua nel suo insegnamento: “Non tutti possono capirlo, ma solo color o ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomi ni, e vi sono altri che s i sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca” (Mt 19,11 12) 2 6 . L’interpretazione tradizionale di questo passo coglie in esso non solo l’approvazione di Cristo della verginità per il Regno, ma anche la dichiarazione di una sua part icolare dignità e preminenza nel contesto della vita ecclesiale: malgrado qualche voce discordante, che vorrebbe vedere in questo passo la semplice proibizione di seconde nozze, cioè l’impossibilità di risposarsi senza commettere adulterio, si è convinti d i trovarsi dinanzi ad un’esplicita affermazione del valore della verginità, che sottolinea da una parte che essa non è una realtà per tutti e dall’altra la necessità che essa scaturisca da una comprensione donata carismaticamente dallo Spirito 2 7 . Questi dati vengono chiarificati e approfonditi dalla scelta verginale propria del Cristo stesso: anche se non manca chi pone al riguardo dei dubbi, l’insieme degli studiosi è concorde nell’affermarla; anzi, si è convinti che solo alla luce della scelta verginale d i Cristo è possibile cogliere tutta la densità del lóghion di Mt sulla verginità 2 8 . Il lóghion manca nei parr. di Mc e Lc: l’analisi dimostra che sono questi ultimi ad ometterlo e non Mt ad aggiungerlo; cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1645. 27 Cf. MAJORANO S., Verginità consacrata, in COMPAGNONI F. – PRIVITERA S. (a cura di), Nuovo Dizionario di Teologia Morale, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1990, p. 1428. 28 Cf. ibid. 26 L’ORDINE DELLE VERGINI 12 La connessione determinante è con “il regno dei cieli”, espressione che nei Sinottici riassume in un certo senso tutti i beni messianici legati all’escatologia: venuto Gesù -Messia, il regno è presente 2 9 , ma allo stesso tempo esso è anche futuro, secondo una crescita descritta con alcune parabole 3 0 , ed è destinato a manifestarsi alla fine con il ritorno glorioso dello stesso Cristo, una fine che non introdurrà qualcosa di tot almente nuovo, bensì sarà il compimento di ciò che è già anticipato e presente 3 1 . La verginità “per il regno dei cieli” è allora un segno presente del regno futuro, anticipato e reso in qualche modo visibile, mentre ne prepara qui ed ora la futura manifest azione gloriosa; essa storicizza ciò che sarà la condizione futura dell’uomo, quando “non si prende né moglie né marito” (Mt 22,30). I vergini non sono degli asessuati né degli impotenti, ma vivono nella consapevolezza che la verginità è lo stato di vita c he meglio esprime la natura stessa del regno, perché “alla risurrezione […] si è come angeli nel cielo” (Mt 22,30) 3 2 . Alla verginità spetta dunque un valore in sé e per sé, perché anticipa la liberazione del corpo terreno, per vivere già sulla terra come s e si fosse nella gloria: quella carne, che pure è terrena, è chiamata a vivere fin da ora senza la “terrenità” che le è propria 3 3 . Nel lóghion di Gesù riportato da Mt viene così enunciata la novità più sorprendente che avrebbe caratterizzato la vita cristi ana, cioè la presenza di persone che, per dono di Dio, avrebbero votato anche la propria Cf. Mt 12,28: “Se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio”. Cf. Mc 4 e parr. 31 Cf. DE LORENZI L., Verginità…, p. 1645. 32 Cf. ibid. 33 Cf. ibid. 29 30 L’ORDINE DELLE VERGINI 13 corporeità al regno dei cieli: è qui il fondamento evangelico di quella che oggi chiamiamo “vita consacrata”, di cui l’Ordine delle Vergini è l’espressione germinale ( almeno per quanto riguarda le donne) 3 4 . 1.2 Età apostolica e sub-apostolica Nelle comunità apostoliche e sub -apostoliche, seguendo l’esempio e il consiglio del Signore, alcuni uomini e donne vivono la continenza volontaria per il Regno dei cieli: resa gi à sensibile ai valori della verginità dalla testimonianza ascetica del Battista, “l’amico dello sposo” (cf. Gv 3,29), la primitiva tradizione cristiana ritiene che Giovanni sia vissuto nella verginità 3 5 ; Paolo, convertitosi a Cristo, vive nel celibato per dedicarsi completamente alla causa del Vangelo e diviene propagatore della dottrina sulla verginità consacrata 3 6 ; nella comunità di Cesarea, il diacono Filippo ha quattro figlie vergini con “il dono della profezia” (At 21,8) 3 7 . I dati biblici non ci consen tono di individuare altri discepoli che abbiano scelto la verginità per il Regno dei cieli; tuttavia, il Nuovo Testamento si chiude con un dialogo tra Cristo -Sposo e la Chiesa -Sposa: “Si, verrò presto! […] Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,20). Quando Giovanni s crive l’Apocalisse lo stato verginale nella Chiesa viene già vissuto e preso come Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 12. Gli apocrifi Atti del santo apostolo ed evangelista Giovanni 113,1 composti forse da Leucio Carino, vissuto nel II secolo, vi insistono particolarmente; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2053. 36 Cf. 1Cor 7 “[…] chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore […] Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito […]”; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2053. 37 Con i nomi tardivi di Ermione, Caritina, Irais e Eutichiana, esse sono venerate come “sante vergini” dalla Chiesa orientale e la loro festa ricorre il 4 settembre; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2053-2054. 34 35 L’ORDINE DELLE VERGINI 14 simbolo: lì dove si parla dei 144.000 salvati che sono “vergini e seguono l’Agnello dovunque va” (Ap 14,4) gli esegeti dicono che il termine “vergini” indica coloro che seguo no Cristo senza compromessi e senza menzogna, per cui è escluso che il testo voglia portare un argomento a favore della verginità; però, se per indicare i salvati viene presa l’immagine della verginità, questo significa che nella Chiesa primitiva è molto valorizzata, perché solo un grande valore può diventare un simbolo 3 8 . Alcuni scritti dei Padri apostolici ci informano di comunità paoline e giovannee in cui fiorisce la vita verginale. Clemente Romano esorta i Corinzi: “Il casto nella carne non si vanti, sapendo che un altro gli concede la continenza” 3 9 . Ignazio di Antiochia scrive a Policarpo, discepolo di Giovanni e vescovo di Smirne: “Se qualcuno può rimanere nella castità a gloria della carne del Signore, vi rimanga con umiltà” 4 0 ; Ignazio saluta anche “ le vergini dette vedove” della comunità di Smirne 4 1 . Policarpo, a sua volta, ammonisce i Filippesi: “Le vergini devono camminare con coscienza irreprensibile e pura” 4 2 . Verso l’anno 150 Giustino attesta che un gran numero di persone rimangono vergini e qua lche anno più tardi Atenagora parla di uomini e donne che invecchiano senza sposarsi per vivere più uniti al Signore 4 3 . 38 Cf. MARCONCINI B., La verginità nella Bibbia, in Atti del convegno di Firenze, 25-27 aprile 1997, stampato in proprio, pp. 12-13, in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 20. 39 CLEMENTE ROMANO, Ad Corinthios 38,2: SC 167,162, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2054. 40 IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Ad Polycarpum 5,2: SC 10,174-176, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2054. 41 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 21. 42 POLICARPO DI SMIRNE, Ad Philippenses 5,3: SC 10,210, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2054. L’ORDINE DELLE VERGINI Tutto ciò mostra che l’insegnamento 15 di Gesù sulla verginità, completamente opposto a quello dei rabbini, è stato accolto nelle prime comunità, in cui la scelta della vita verginale, con motivazioni cristologiche ed escatologiche, è un dato di fatto, oggetto di attenzione da parte dei pastori, che mettono in guardia i fedeli da possibili deviazioni e pericoli in questa materia 4 4 . In questa fase iniziale, si accede allo stato verginale attraverso un semplice proposito, una intenzione interiore del cuore; gli autori parlano in genere di vergini, uomini e donne che abbracciano la vita verginale come espressione del dono di sé al Signore, ma non c’è ancora un riconoscimento ufficiale della Chiesa e ancor meno una consacrazione solenne (che si trova documentata a partire dal IV secolo) 4 5 . 1.3 Età patristica Se la presenza delle vergini segna già l’età apostolica e sub -apostolica, nell’età patristica si fa più forte e rilevante. La letteratura cristiana della fine del II secolo colloca “la testimonianza della verginità” subito dopo “la testimonianza del sangue” propria dei martiri 4 6 ; attenuandosi poi il furore delle persecuzioni, la figura della vergine diventa il tipo più rappresentativo della santità della Chiesa 4 7 : la 43 Cf. SOLIGNAC A., Virginitè, in Dictionnaire de Spiritualità, vol. XVI, col. 927ss., in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 21. 44 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2054. 45 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 21. 46 Emblematiche sono alcune figure, come S. Lucia, S. Agnese, S. Agata, ecc., che hanno dato la vita non solo per la fede, ma anche per non venir meno al loro proposito di verginità. 47 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2054. L’ORDINE DELLE VERGINI 16 vergine è colei nella quale risplende maggiormente la vittoria della fede sul mondo 4 8 . Dal punto di vista ecclesiale, le vergini, che continuano a vivere nelle loro case, sono considerate come costituenti una categoria particolare del popolo di Dio ( Ordo Virginum ), accanto alle vedove e alle diaconesse 4 9 , mentre sul versante maschile ci sono i diaconi, i presbiteri e i vescovi 5 0 . Le vergini, per la loro vocazione, sono dedite al cu lto divino e spesso viene loro riconosciuto il carisma della profezia; per l’impegno assunto, nelle comunità sono un esempio “per coloro che già sono fedeli e per coloro che lo diverranno” 5 1 ; per la loro condotta santa, sono oggetto di una particolare cura pastorale, ritenute “fiori germinati nella Chiesa […], riflesso di Dio e impronta della santità del Signore, la porzione più eletta del gregge di Cristo” 5 2 . Particolare approfondimento riceve, soprattutto a partire da Tertulliano, la dimensione sponsale d ella verginità nei riguardi di Cristo: riallacciandosi a 2Cor 11,2 i Padri vedono nel propositum verginitatis uno sposalizio tra Dirà più tardi S. Ambrogio che “la verginità non è tanto da lodarsi perché si ritrova anche tra i martiri, ma perché essa stessa fa i martiri” (De virginibus I,3); cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1430. 49 Fin dalle origini del cristianesimo ci sono donne che svolgono compiti importanti nella Chiesa, ma mai con funzioni direttive. Le vedove hanno un loro ordine (Viduatus), ma la vedovanza non è una funzione, bensì uno stato di vita, istituzionalizzato però, con una professione di continenza ed una missione di preghiera e di opere caritatevoli. Le diaconesse svolgono servizi ecclesiali ben determinati: partecipano alla cerimonia del battesimo delle donne, specialmente nell’unzione amministrata prima dell’immersione e nell’accoglienza all’uscita dall’acqua, ma non possono amministrare il battesimo; hanno inoltre il compito di visitare e assistere le donne, specialmente in caso di malattia; le diaconesse sono ordinate mediante imposizione delle mani, come per l’ordinazione del vescovo, del presbitero e del diacono. Cf. DIANICH S., Donna nella Chiesa, in BARBAGLIO G. – DIANICH S. (a cura di), Nuovo Dizionario di Teologia, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1988, p. 342; cf. GOLDIE R., Donna, in SARTORE D. – TRIACCA A.M. – CIBIEN C. (a cura di), Liturgia, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, pp. 606-607. 50 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 25. 51 PSEUDO-CLEMENTE, Lettera ai vergini 3,1: Funk 2,2, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2054-2055. 52 CIPRIANO, L’abito delle vergini 3: CSEL 3/1,189, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055. 48 L’ORDINE DELLE VERGINI 17 Cristo e la vergine, che è chiamata sponsa Christi, Christo dicata, virgo Christo maritata, Deo nupta, sacrata Deo virgo 5 3 . Contemporaneamente si insiste sul rapporto tra la Chiesa e la vergine: la virgo sacra è frutto della Chiesa, che, come madre, imprime nella figlia le sue sembianze spirituali; la vergine, nella sua condizione di virgo sponsa mater, diviene il segno visibile d ella Chiesa, vergine per l’integrità della fede, sposa per l’indissolubile unione a Cristo, madre per la moltitudine dei figli 5 4 . Viene messo in risalto anche il rapporto tra Maria e la vergine, perché la scelta di Dio di una madre vergine per l’incarnazio ne del Verbo apre alla comprensione del mistero e del valore della verginità consacrata: “No n sai q u ale g lo r i a s u b li me , s trao rd i nar ia, si a ris er vat a al la v er gi n ità ? La s a nt a Ver gi n e p o r tò nel s uo s eno il F i gl io d i Dio , i l Si g no r e no s tro Ge s ù Cr is to ; d al l a sa n ta Ver g i ne e gl i a s s u n se il s uo co rp o c he d es ti nò i n q ue s to mo d o ai d o lo ri e a ll e p en e. Da q u i d u nq ue d e v i co mp r e nd ere l ’e cce ll e nz a e la d i g ni tà d el la ve rg i ni tà” 5 5 . Nonostante l’alta stima di cui gode la verginità consacrata nella Chiesa, si pongono però gravi difficoltà. Alcuni problemi sono prevalentemente teorici, in seguito alle deviazioni dei movimenti ereticali (marcioniti, sette gnostiche), che considerano il Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055; cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1430; cf. BOLCHI E., La consacrazione nell’Ordo Virginum. Forma di vita e disciplina canonica, ed. Pontificia Università Gregoriana, Roma 2002, p. 13. 54 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055; cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1430. 55 PSEUDO-CLEMENTE, Lettera ai vergini 5-6: Funk 2,4-5, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055; cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1430. 53 L’ORDINE DELLE VERGINI 18 corpo e la materia come negativi per se stessi e rifiutano l’istituto matrimoniale mentre esaltano la castità sterile 5 6 . Altri problemi sono di carattere prevalentemente pratico, per il pericolo che nel cuore della vergine si insinui la presunzione o la superbia circa la propria condizione (da cui le esortazioni all’umiltà e alla vigilanza ), per il sospetto che circonda la prassi del matrimonium spirituale comportante la coabitazione di due vergini di sesso diverso (da cui la rapida abolizione di questo istituto sul piano canonico), per il rischio che la vergine venga meno all’impegno liber amente assunto 5 7 . Per i Padri la vergine consacrata che contrae matrimonio è: adultera, “nei confronti non di un marito, ma di Cristo” 5 8 ; incestuosa, “senza dubbio perché gli altri cristiani, con cui la vergine si unisce, sono i fratelli di Cristo” 5 9 ; bigama, cioè passata a seconde nozze, e quindi annoverata dal concilio di Ancira del 314 tra le donne risposate 6 0 , con tutte le conseguenze giuridiche derivanti. Una disposizione della raccolta canonico -liturgica compilata da Ippolito Romano 6 1 agli inizi del III secolo rivela l’esistenza di una problematica a proposito della “istituzione” delle vergini consacrate: “Non si imponga la Risalgono a quest’epoca i primi confronti tra matrimonio e verginità consacrata, che si risolvono quasi sempre con l’affermazione che il primo è bonum e il secondo è melius; ad esempio, S. Ambrogio scriverà che “quella non pecca se sposa, questa se non sposa è eterna. Là c’è il rimedio della debolezza, qui la gloria della castità. Quella non viene ripresa, questa è lodata” (De virginibus I,6); cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2055-2056; cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1430; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 13. 57 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055; cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1430; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 13. 58 CIPRIANO, L’abito delle vergini 20: CSEL 3/1,201, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055. 59 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055. 60 Cf. can 19: MANSI 2,519, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2055. 61 L’attribuzione a Ippolito Romano, però, è stata messa in discussione. 56 L’ORDINE DELLE VERGINI 19 mano sulla vergine: è unicamente la sua decisione che fa la vergine” 6 2 ; da questa disposizione si presume che in alcuni luoghi ser peggia la prassi, o comunque l’ipotesi, della “ordinazione sacramentale” delle vergini, come quella dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi, ma la secca precisazione di Ippolito elimina ogni dubbio 6 3 . Nei secoli IV e V aumenta considerevolmente il numero delle vergini consacrate e la riflessione teologica sulla verginità cristiana raggiunge il suo culmine. Dall’ambiente alessandrino proviene il Discorso sulla verginità attribuito a S. Atanasio: questo trattato, scritto per le vergini consacrate che vivono nelle proprie case, contiene preziose norme di vita ascetica 6 4 . Per quanto concerne i Padri cappadoci, S. Basilio Magno scrive l’ Epistola ad virginem lapsam, in cui mostra gli obblighi derivanti dal voto pronunziato e la gravità della colpa che la vergin e commette convolando a nozze umane, anche se, sullo sfondo della parabola del figliol prodigo (cf. Lc 15,11-32), viene prospettato il perdono alla peccatrice 6 5 . S. Gregorio di Nissa compone il trattato De virginitate per infondere il desiderio della vita verginale “come porta di ingresso ad una condotta più saggia” 6 6 . S. Gregorio di Nazianzo scrive diversi poemi ( In laudem virginitatis , Praecepta ad virgines , Ad virginem) in cui offre una testimonianza dell’importanza della verginità nella vita della Chi esa 6 7 . IPPOLITO ROMANO, Traditio apostolica 12: SC 11-bis,68, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2056. 63 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2056. 64 Cf. ibid. 65 Cf. ibid. 66 Cf. ibid., pp. 2056-2057. 62 L’ORDINE DELLE VERGINI 20 Nell’Asia Minore, Basilio di Ancira scrive il trattato De verginitate , in cui illustra i pericoli che incombono sulla verginità 6 8 . In Siria va ricordato S. Efrem, autore di numerosi inni, fra cui i 52 della raccolta Hymni de verginitate et de myster iis Domini nostri , in cui parla della verginità riferendosi alle figure di Maria, la madre vergine di Gesù, e di Giovanni, l’apostolo vergine prediletto da Gesù 6 9 . In ambiente antiocheno, S. Giovanni Crisostomo scrive forse il trattato più importante sul piano etico e pastorale, De verginitate; inoltre, scrive due lettere di contenuto disciplinare, una contro i membri del clero che tengono in casa vergini consacrate ( Adversus eos qui apud se habent virgines subintroductas ) e l’altra per dissuadere le vergin i dedite ufficialmente al servizio della Chiesa, e quindi soggette a leggi canoniche, dall’ospitare uomini in casa (Quod regulares faeminae viris cohabitare non debeant ) 7 0 . Con pari entusiasmo, in Occidente si impegnano per la difesa e la promozione della verginità i Padri più importanti: S. Ambrogio, spesso accusato di esagerare nell’esaltazione dello stato verginale per l’entusiasmo che mette in quest’opera di promozione 7 1 , scrive diversi trattati, fra cui il De virginibus ad Marcellinam sorem , ritenuto un classico dell’intera antichità cristiana 7 2 , il De virginitate , in cui riafferma il valore della verginità, il De institutione virginia , derivante da un’omelia pronunciata a Bologna per la velatio della vergine Ambrogia, la Exhortatio Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2057. Cf. ibid. 69 Cf. ibid. 70 Cf. ibid. 71 “Mi accusano di essere colpevole di inculcare la castità […] Tu predichi la verginità si dice e persuadi molte […] Impedisci che le fanciulle iniziate ai sacri misteri e consacrate alla verginità si sposino. Potessi distogliere quelle destinate alle nozze, potessi cambiare il flammeo nuziale con il pio velo dell’integrità” (De virginitate 5,25-26), in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 29. 72 Cf. MAJORANO S., Verginità…, p. 1431. 67 68 L’ORDINE DELLE VERGINI 21 virginitatis, che sviluppa un’omelia tenuta a Firenze in occasione della dedicazione di una basilica costruita grazie anche alla vedova Giuliana i cui figli vengono esortati ad abbracciare la vita verginale 7 3 . S. Girolamo, acerrimo difensore della verginità consacrata, scriv e spesso travolto dalla foga polemica, e suoi sono il De perpetua virginitate b. Mariae, in cui combatte la tesi di Elvidio il quale afferma che dopo la nascita di Gesù Maria ha vissuto maritalmente con Giuseppe, l’ Adversus Iovinianum, in cui si scaglia contro il monaco Gioviniano che uguaglia nel merito sia lo stato verginale che quello matrimoniale, la Lettera a Eustochio, in cui denuncia i pericoli che insidiano la verginità, la Lettera a Pammacchio, che è una precisazione perché alcuni hanno pensato ch e nello scritto contro Gioviniano egli abbia deprezzato il valore del matrimonio, la Lettera a Demetriade , che è sempre una esortazione alla verginità consacrata 7 4 . S. Agostino, rammaricato di non possedere una virtù che tanto ammira, nel 401 scrive il trattato De sancta virginitate , un vero capolavoro, in cui inculca la stima e l’amore della verginità, senza però disprezzare il matrimonio, insegnando a coltivare l’umiltà per custodire la purezza del corpo e del cuore 7 5 (molti spunti validi sulla verginità si trovano anche in altre sue opere, come nei trattati De bono coniugali, De continentia e De bono viduitatis ) 7 6 . Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2057. Cf. ibid., pp. 2057-2058. 75 “ Voi, che siete vergini di Dio, questo dovete fare: seguire l’Agnello dovunque vada. Ma, prima di mettervi al suo seguito, recatevi da lui, e imparate com’egli è mite e umile di cuore (cf. Mt 11,29). Se amate, andate con umiltà a colui che è umile […] quanto più siete in alto, altrettanto dovete umiliarvi in ogni maniera, se volete trovare grazia davanti a Dio” (De sancta virginitate 52.54), in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 28-29. 76 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2058. 73 74 L’ORDINE DELLE VERGINI 22 Oltre ai tre grandi dottori, altri autori dell’Occidente hanno scritto sulla verginità: S. Zeno di Verona, nelle omelie De pudicitia e De continentia, riafferma la superiorità della verginità sul matrimonio, prendendo come esempio Maria, che anche se è moglie e madre continua ad essere vergine anche dopo il matrimonio 7 7 ; S. Fulgenzio di Ruspe scrive la Lettera a Proba, continuando così la tradi zione del vescovo -padre che scrive un libellus de virginitate per la figlia, vergine consacratasi a Cristo 7 8 ; S. Leandro di Siviglia scrive il trattato De institutione virginum et de contemptu mundi, quale dono nuziale alla sorella Fiorentina in occasione della sua consacrazione verginale 7 9 . Tutti questi scritti testimoniano il dilatarsi della verginità consacrata nell’età patristica e attestano la presenza ormai consolidata di un Ordine delle Vergini, cioè di una categoria strutturata della Chiesa, accanto a quella dei vescovi, dei presbiteri, dei diaconi, delle diaconesse e delle vedove. Alla base della istituzionalizzazione delle vergini c’è un vero e proprio rito di consacrazione 8 0 : gli studiosi sono concordi nel ritenere che fino al IV secolo l’emission e del propositum virginitatis non comporta una particolare celebrazione liturgica; ma quando la Chiesa, in seguito all’editto di Milano (313), inizia una sua progressiva istituzionalizzazione, si accede alla consacrazione verginale tramite un cerimoniale b en preciso 8 1 . Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2058. Cf. ibid. 79 Cf. ibid. 80 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 25. 81 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione delle vergini, in SARTORE D. – TRIACCA A.M. – CIBIEN C. (a cura di), Liturgia, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, p. 467. 77 78 L’ORDINE DELLE VERGINI 23 Alcune fonti letterarie ci informano su come si svolge in Occidente nella seconda metà del IV secolo il rito della consacrazione delle vergini: la cerimonia è sobria, ma pubblica e solenne; presiede il vescovo e i fedeli convenuti sono numero si; il giorno è particolarmente significativo (Natale, Epifania, Pasqua); la vergine consacranda è vicina all’altare, insieme ad altre vergini già consacrate 8 2 . Come per le ordinazioni, il rito di consacrazione è inserito nella messa 8 3 , ma è modellato su q uello del matrimonio 8 4 ; presenta due momenti fondamentali, cioè la prece consacratoria e la velatio virginis 8 5 . Il rito è molto semplice: c’è la proclamazione delle letture, cui segue l’omelia del vescovo per richiamare il senso del gesto che sta per compi ere e gli obblighi che scaturiscono dalla consacrazione; c’è poi la rinnovazione dinanzi alla comunità ecclesiale del sanctum propositum virginitatis già formulato privatamente dalla consacranda dinanzi al vescovo; segue la recita della preghiera di benedizione sulla vergine, con la consegna del flammeum, cioè del velo, già collocato sull’altare, simbolo di Cristo che santifica la vergine 8 6 . Questo gesto di velazione, caratteristico del matrimonio antico, ha lo scopo di sottolineare la dimensione sponsale d ella verginità cristiana in rapporto a Cristo, lo Sposo 8 7 . All’inizio si parla indifferentemente di consecratio virginum e di velatio virginum, in seguito si usa anche il titolo benedictio virginum. Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 467. Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 25. 84 Qualcuno ipotizza il contrario, cioè che il rito del matrimonio si sia formato sul modello di quello della consacrazione delle vergini; cf. NOCENT A., La consacrazione delle vergini, in Anamnesis 7. I sacramentali e le benedizioni, Torino 1989, p. 17, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 14. 85 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 25. 86 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 467, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 14. 87 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 25. 82 83 L’ORDINE DELLE VERGINI 24 Per quanto concerne il propositum, altre espressioni uti lizzate sono quelle di votum, Deo se vovere (o devovere), professio virginitatis , virginitatem profiteri, però esse indicano più lo stato di vita assunto che l’atto con cui si assume tale stato 8 8 . A partire dal IV secolo, le decretali dei papi e la legisla zione dei concili fissano le norme relative alla consacrazione: vengono stabiliti i giorni in cui essa deve aver luogo, si precisa che è un rito riservato al vescovo, si definisce l’età minima della consacranda 8 9 . In riferimento al requisito dell’età rich iesta, le norme giuridiche non sono uniformi: a Roma e a Milano la valutazione di questo requisito è lasciata al giudizio del vescovo; in Spagna il concilio di Saragozza del 380 stabilisce l’età minima di quaranta anni 9 0 ; in Africa il concilio di Ippona de l 393 fissa il limite minimo in venticinque anni 9 1 . Per quanto concerne gli effetti della consacrazione verginale, la legislazione dell’epoca è unanime nel ritenere che essa crea un vincolo sponsale tra la vergine e Cristo, per sua natura indissolubile e perpetuo, che va oltre la morte, perché la vergine sposa l’Uomo immortale; questo vincolo, inoltre, è pubblico nei confronti della società civile e della comunità ecclesiale, è garantito dalla Chiesa ed è sottoposto alla sua disciplina 9 2 . Per le vergini co nsacrate che venissero meno al loro proposito sono previste pene rigorose: papa Innocenzo I distingue fra vergini che hanno infranto gli “sponsali” con Cristo (cioè hanno contratto matrimonio Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 15. Cf. ibid., pp. 15-16. 90 Cf. can. 8, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2059. 91 Cf. Breviarium Hipponense 1: CCL 149,33, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2059. 92 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2059. 88 89 L’ORDINE DELLE VERGINI 25 dopo aver formulato il proposito ma senza aver ricevuto la consa crazione), a cui è richiesta la penitenza per aver mancato alla parola data, e vergini che hanno violato il “matrimonio” con Cristo (cioè si sono sposate dopo la consacrazione), a cui è riconosciuto lo stato di adulterio, per cui non possono essere ammesse alla penitenza finchè dura la loro convivenza con un uomo 9 3 ; papa Gelasio I il matrimonio di una vergine è un contratto incestuoso e sacrilego, per cui ella è esclusa dalla comunità e, dopo una penitenza pubblica e prolungata, può ricevere il viatico in punto di morte 9 4 . A parte questi problemi, tuttavia, le vergini, salvo eccezioni, vivono con autenticità la loro consacrazione sponsale a Cristo, mentre la Chiesa locale circonda l’Ordine delle Vergini di attenzione e di stima, considerandolo una realtà ecclesiale di primaria importanza 9 5 . 1.4 Età medievale Nel declino dell’età patristica c’è un’evoluzione nel modo concreto di vivere la verginità consacrata, cioè la virgo diventa sanctimonialis: “Il monastero prende i l posto della casa paterna; all’auto rità del vescovo si aggiunge quella di superiori; al servi zio svolto in favore della comunità ecclesiale di cui si fa parte si sostituisce quello più tipicamente monastico; a una sequela di Crist o vissuta con i mmediatezza e spontaneità nel le diverse realtà della vita si sostituisce una sequela scandita sempre più mi nuziosamente da regole, pensate originar iamente per comunità di monaci e adattate a quelle di monache (ad es. quell e di s. Basilio o di s. Benedetto), Cf. Ad Victricium episcopum Rotomagensem 15-16: PL 20,478-480, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2059-2060. 94 Cf. Ad episcopos per Lucaniam, et Brutios, et Siciliam constitutos 20: PL 59,54, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2060. 95 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2060. 93 L’ORDINE DELLE VERGINI 26 oppure stese specificamente per comunità fem minili (quelle ad es. di s. Cesario di Arles)” 9 6 . La forma monastica, che si afferma a partire dal medioevo, determina un’evoluzione anche nel modo di comprendere il valore della verginità: la vita della vergine viene colta come liturgia vivente, in una p reghiera incessante in nome e per la Chiesa, sostenuta dalla lectio divina, centrata nel sacrificio eucaristico e resa possibile dal progressivo cammino di conversione; alla vergine, così, si riconosce come specifico compito quello di essere responsabile q ualificata della liturgia di lode e di intercessione della Chiesa 9 7 . Il costituirsi di comunità femminili all’inizio coesiste con la realtà di vergini che continuano a vivere nella propria famiglia; però, pian piano, c’è il passaggio dal carisma all’istitu zione 9 8 e la verginità da parte della donna che non entra in monastero rimane un fatto interiore, che non è oggetto di alcun riconoscimento (tale donna non riceve la consacrazione liturgica e non accede all’ Ordo Virginum). Dunque, per molto tempo la vergine consacrata si identifica con la claustrale o la reclusa 9 9 . A Roma c’è una crescita delle comunità di vergini durante il periodo delle invasioni barbariche, soprattutto durante il papato di Gregorio Magno, il quale dà un sostegno per la fondazione di nuov i monasteri; tuttavia, ci sono ancora vergini che vivono nel mondo, nelle loro case 1 0 0 . MAJORANO S., Verginità…, p. 1431. Cf. ibid. 98 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 32-33. 99 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2060-2061. 100 Anche tre zie di papa Gregorio sono consacrate e vivono nella loro casa; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 20. 96 97 L’ORDINE DELLE VERGINI 27 In Occidente le moniales ricevono la consacrazione come le vergini che continuano a vivere nelle loro case. Quando, nel periodo carolingio, i testi della liturgia roman a si diffondono nelle regioni franco -germaniche, il rito di consacrazione delle vergini si arricchisce di altri gesti e simboli: vengono inseriti elementi tipici del rito del matrimonio, come l’espressione del consenso da parte del padre o del tutore, l’assunzione di un abito semplice e scuro, la consegna dell’anello, l’imposizione della corona sul capo della vergine, l’atto con cui al termine della celebrazione il vescovo consegna la consacrata alla custodia della badessa oppure del padre o tutore; introd otti questi gesti simbolici, la velazione non costituisce più l’elemento identificativo del rito, per cui i testi liturgici non parlano più di velatio, ma di consecratio virginum oppure di benedictio virginum 1 0 1 . Il risultato dell’incontro tra la tradizion e romana e quella franco -germanica è visibile nel Pontificale romano -germanico, di fondamentale importanza nella storia del rito della consacrazione delle vergini; composto da un anonimo monaco dell’abbazia di S. Albano in Magonza, intorno al 950, il testo contiene due schemi rituali, uno più elaborato per la consacrazione delle vergini monache e uno più semplice per la consacrazione di vergini laiche 1 0 2 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 22-23. Questa distinzione testimonia che nel X secolo la consacrazione delle vergini avviene anche al di fuori dell’istituzione monastica. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 23; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 469. 101 102 L’ORDINE DELLE VERGINI 28 Il Pontificale romano -germanico ha una grande e rapida diffusione: le successive riforme, inclusa quell a di Paolo VI nel 1970, non sono altro che ampliamenti o adattamenti dell’ Ordo del Pontificale di Magonza 1 0 3 . Nel X secolo, tuttavia, il carisma originario delle prime vergini cristiane si è spento, in quanto sono subentrati i carismi dei grandi fondatori della vita monastica, tanto che il concilio Lateranense II nel 1139 decide di abolire “l’abitudine perniciosa e detestabile di alcune donne le quali, benché non vivessero né sotto la regola di San Benedetto, né di San Basilio, né di Agostino, desideravano tuttavia essere riconosciute pubblicamente come sacre monache” 1 0 4 . Intorno al XII-XIII secolo, con il sorgere degli ordini mendicanti, tra i quali spiccano i Frati Minori fondati da S. Francesco d’Assisi e i Frati Predicatori fondati da S. Domenico di Guzm àn, alcune donne decidono di muoversi nell’orbita della loro spiritualità e del loro impegno apostolico, iscritte ad embrionali terzi ordini oppure diventando religiose nel corrispondente ramo femminile; però, a causa soprattutto delle condizioni sociali dell’epoca, gli ordini mendicanti adottano anche per le loro vergini religiose la forma di vita claustrale 1 0 5 . in questo contesto va sottolineato, però, che le religiose mendicanti non ricevono la Consecratio Virginum, 103 Vanno però evidenziate alcune innovazioni che ci sono state nel corso della storia del rito di consacrazione: Guillaume Durand, vescovo di Mende, nel Pontificale che compone intorno al 1292, sensibile agli aspetti giuridici, cura con molta attenzione la redazione delle rubriche ed inserisce alcuni elementi tipici della liturgia di ordinazione diagonale e presbiterale (ad esempio, il colloquio privato tra il vescovo e la consacranda prima della celebrazione, lo scrutinio all’interno del rito della volontà delle consacrande, il gesto della immixtio manuum unito alla promessa di perseverare in perpetuo nella verginità; Clemente VIII, nel Pontificale promulgato nel 1596 (in cui tra l’altro stabilisce che da allora in poi non sono più ammesse edizioni private del Pontificale romano), sostituisce il termine consacrare con benedire, forse perché c’è una certa difficoltà a riconoscere al rito un effetto consacratorio. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 23-25. 104 Riportato in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 34-35. 105 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2061. L’ORDINE DELLE VERGINI 29 conservata nel seno della vita monasti ca con cui esse sono in un certo senso in rottura 1 0 6 . A partire dal XV secolo cade in disuso anche la consacrazione verginale per le monache, in quanto la professione religiosa risulta sufficiente a definirle nel loro stato: rispetto alla professione solen ne, la Consecratio Virginum sembra avere un ruolo secondario 1 0 7 . 1.5 Dal concilio di Trento al Vaticano II Il grande sconvolgimento dottrinale e disciplinare prodotto dalla riforma protestante tocca anche la dottrina sulla verginità consacrata; il pensi ero dei grandi maestri della Riforma, infatti, è completamente opposto a quello della tradizione cattolica: mentre quest’ultima sostiene la superiorità della verginità consacrata sul matrimonio, i riformatori insegnano che il matrimonio va anteposto allo s tato verginale, in quanto la condizione dell’uomo decaduto esige il matrimonio 1 0 8 . Dinanzi a queste teorie, è comprensibile che il concilio di Trento senta la necessità di riaffermare la dottrina tradizionale, formulata nel can.10: “Chi afferma che lo stat o coniugale deve essere anteposto allo stato di verginità o di celibato; e che perdurare nella verginità o nel celibato non è migliore e più felice cosa del contrarre matrimonio: sia anatema” 1 0 9 . Per una corretta interpretazione di questo canone occorre an zitutto considerare due elementi: per prima cosa il concilio intende formulare un Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2061-2062. Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 35; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 25. 108 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, pp. 2063-2064. 109 DS 1810, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2064. 106 107 L’ORDINE DELLE VERGINI 30 enunciato teoretico per salvaguardare la purezza della fede contro errori e deviazioni; e poi la Chiesa dell’epoca intende affermare l’effettiva superiorità della verginità c onsacrata sul matrimonio 1 1 0 . Ciò premesso e tenuto conto del particolare contesto teologico e dell’ambiente polemico in cui il canone viene varato, si può senz’altro ritenere che il canone tridentino non vuole coprire con la sua autorità né la visione pess imistica della sessualità umana soggiacente alla riflessione teologica dell’epoca, né l’impostazione del confronto tra i due stati in termini di perfezione e imperfezione; il canone tridentino vuole solo ribadire, in polemica con i riformatori, la superior ità della verginità sul matrimonio e confermare l’obbligo di rimanere nello stato verginale per chi lo ha abbracciato 1 1 1 . Per quanto riguarda l’evoluzione storica del rito liturgico della consacrazione delle vergini, non ci sono modifiche di rilievo fino a l secolo scorso, quando l’abate benedettino dom P. Guéranger, noto liturgista, prepara un rituale in cui fonde in un’unica celebrazione la Consecratio Virginum e la professione monastica: con tale rito, denominato Ritus sacrae professionis virginis e approvato dalla Santa Sede, il 15 agosto 1868 dom Guéranger consacra le prime monache del monastero di S. Cecilia de Solesmes; in seguito, altri monasteri benedettini ottengono il permesso di utilizzare questo ritus mixtus, suscitando verso la Consecratio Virgi num un’attenzione non più avuta da secoli 1 1 2 . Agli inizi del XX secolo anche tra le donne laiche si diffonde la coscienza del valore della consacrazione verginale; vari fattori contribuiscono a Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2064. Cf. ibid. 112 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 27. 110 111 L’ORDINE DELLE VERGINI 31 sviluppare questa coscienza, tra cui il rifiorire degli studi patristici, gli apporti del movimento liturgico, la crescente attenzione verso l’apostolato dei laici 1 1 3 . Alcuni vescovi riprendono a consacrare donne che intendono vivere l’impegno verginale in saeculo, cioè nel mondo, senza entrare in un istituto religioso; alla S. Congregazione dei Religiosi cominciano a pervenire molte domande e si richiede il permesso di procedere a queste consacrazioni, ma la risposta, datata 25 marzo 1927, è assolutamente negativa, perché si teme una qualche concorrenza alle varie e spressioni di vita religiosa, così ben formulate e sicure, e poi perché non ci si sente di dare piena fiducia a donne che, in fondo, rimangono libere nel mondo: non si tratta, quindi, di un’affermazione generale di incompatibilità tra consacrazione vergina le e vita in saeculo, ma di un giudizio pratico, riferito a una precisa situazione e a un momento storico 1 1 4 . La lettura di due articoli di commento, comparsi nello stesso anno 1927, può essere di aiuto per riflettere sulle ragioni della risposta negativa della S. Congregazione dei Religiosi. Maroto ritiene che l’antico uso di conferire la Consecratio Virginum a donne in saeculo viventes sia stato o espressamente abolito da leggi ecclesiastici o caduto in disuso da molto tempo; inoltre, rileva che il Codice di diritto canonico all’epoca vigente non contiene alcuna norma a questo proposito, per cui la disciplina applicabile è solo quella desumibile dal Pontificale, anzi l’antica disciplina della Consecratio Virginum risulta essere inconciliabile con le norme giuridiche allora vigenti: innanzitutto, 113 114 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2069. Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 38-39; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 29-32. L’ORDINE DELLE VERGINI 32 per il CIC/1917 solo lo stato religioso, con la professione dei tre consigli evangelici e la vita in comune, può dare un riconoscimento canonico pubblico; inoltre, solo il voto solenne di castità costituisce un impe dimento matrimoniale dirimente e solo i membri di Ordini religiosi approvati possono emettere questo voto, per cui l’impegno di una vergine consacrata in saeculo viventes è equivalente a un voto semplice, privo di efficacia irritante di eventuali nozze, pu r non essendo un voto privato e segreto 1 1 5 . Jombart, pur ammettendo il valore della scelta verginale anche fuori del contesto della vita religiosa, sostiene che essa non può procurare tutti i mezzi di perfezione che si trovano invece nella clausura, nella vita in comune, nelle costituzioni e nella paterna vigilanza dei superiori; inoltre, il ricevere la consacrazione in una cerimonia molto imponente, può indurre le consacrate che vivono nel mondo a giudicare il loro stato superiore a quello delle religiose, distogliendo anche qualche donna dall’entrare in monastero 1 1 6 . Nel 1950, con la costituzione apostolica Sponsa Christi, Pio XII riafferma il legame tra la Consecratio Virginum e la vita monastica: “le antiche formule solenni di consacrazione delle vergini , contenute nel Pontificale romano, sono riservate alle monache” 1 1 7 . Il documento si apre con una ricostruzione della storia della vita consacrata femminile e rievoca l’esperienza delle virgines dei primi secoli cristiani; riguardo alla cessazione dell’uso di consacrare donne viventi nel mondo, vengono 115 Cf. MAROTO F., Sacra Congregatio de religiosis. De consecratione virginum in saeculo degentibus, in Commentarium pro religiosis et missionariis, 1927, pp. 160-161; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 32-34. 116 Cf. JOMBART E., Résponse de la S. Congrégation des Religieux sur la consécration des vierges vivant dans le monde, in RCR 3 (1927), p. 98 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 34. 117 Articolo III, 3, in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 38. L’ORDINE DELLE VERGINI 33 richiamati in nota i canoni di alcuni concili, ma non la risposta della S. Congregazione dei Religiosi data nel 1927; si constata che nel medioevo viene meno la presenza di virgines consecrate in saeculo vive ntes e si afferma che solo le monache sono considerate le eredi legittime delle antiche vergini 1 1 8 . Nonostante questi divieti, cioè quello della S. Congregazione dei Religiosi e quello della costituzione apostolica di Pio XII, il movimento in atto non si affievolisce e ci sono sempre più donne che vogliono vivere ecclesialmente il carisma della verginità, pur nella condizione secolare 1 1 9 . Senz’altro in questo periodo, però, si avverte la difficoltà di riconoscere una piena consacrazione a Dio vissuta nel co ntesto della vita ordinaria del popolo di Dio; occorre ricordare, tuttavia, che al momento della promulgazione della costituzione Sponsa Christi è stato già compiuto un passo significativo, cioè la promulgazione nel 1947 della costituzione apostolica Provvida mater, con cui Pio XII riconosce ufficialmente la forma di vita degli Istituti secolari 1 2 0 . Inoltre, già nel 1930 Pio XI ha istituito presso la S. Congregazione dei Riti una Sezione storica per preparare la riforma dei libri liturgici; nel 1961 la S. Congregazione dei Riti promulga l’edizione tipica della seconda parte del Pontificale romano, per cui viene auspicata una prossima revisione dell’Ordo consecrationis virginum , contenuto all’inizio della terza parte 1 2 1 . Il concilio consacrazione Vaticano II verginale. riprende Si parla in c onsiderazione della verginità Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 35. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2069. 120 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 36. 121 Cf. ibid., p. 39. 118 119 il tema cristiana in della vari L’ORDINE DELLE VERGINI 34 documenti: nei capitoli 5 (Universale vocazione alla santità nella Chiesa) e 6 (I religiosi) della costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa e nei decreti Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa, Optatam totius sulla formazione dei candidati al sacerdozio, Presbiterorum Ordinis sul ministero e la vita dei presbiteri. Dall’insieme dei testi risulta che il Vaticano II, collocandosi nel solco della t radizione, ribadisce nei confronti del matrimonio “la superiorità della verginità consacrata a Cristo” 1 2 2 . La verginità è inserita tra i mezzi di santificazione offerti dal Signore alla Chiesa e questo dono non è appannaggio di questa o di quella component e ecclesiale, ma è un bene di tutta la Chiesa, poiché la condizione verginale è vissuta dai religiosi (cf. LG 43; 46; PC 12), dai sacri ministri (cf. PO 16) e anche dai laici (cf. AA 4; 22) 1 2 3 . Per quanto concerne in particolare la Consecratio Virginum, la costituzione Sacrosanctum Concilium al n.80, cioè di seguito ai numeri dedicati alla riforma dei sacramenti e dei sacramentali in genere, dispone che “si sottoponga a revisione il rito della consacrazione delle vergini, che si trova nel Pontificale romano ” 1 2 4 . La prima versione del testo si trova al n.67, divenuto poi n.65 per la soppressione di due numeri, dello schema predisposto dalla Commissione preparatoria De sacra liturgia , in cui viene richiesta la preparazione di schemi rituali comuni per la profe ssione religiosa e la rinnovazione dei voti, onde evitare la varietà delle forme celebrative adottate dai diversi Istituti religiosi 1 2 5 . Durante la discussione OT 10, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2066. Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2066. 124 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, costituzione liturgica Sacrosanctum concilium, 04 dicembre 1963, n. 80, in I documenti del concilio Vaticano II, ed. Paoline, Milano 1998(10), p. 40. 125 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 62-64. 122 123 L’ORDINE DELLE VERGINI 35 c’è un accenno esplicito alla Consecratio Virginum nelle osservazioni consegnate per iscritto da ll’abate generale della Congregazione sublacense: egli prende la struttura della Consecratio Virginum a modello dei riti della professione religiosa e afferma che detta professione si svolge durante la messa, come accade nella consacrazione delle Vergini, prima dell’offertorio, proprio perché in quel momento il senso dell’offerta che la persona fa di se stessa corrisponde a quello dell’offerta delle cose che devono essere consacrate 1 2 6 . Nell’ultima fase della redazione dello schema conciliare, la Commission e prende l’iniziativa di inserire la disposizione che riguarda la revisione della Consecratio Virginum, premettendola a quanto si dice circa i riti di iniziazione alla vita religiosa, con l’intenzione di favorirne una più frequente e diffusa celebrazione; tuttavia, non viene spiegato se la consacrazione debba riguardare solo le monache o anche le vergini viventi fuori dai monasteri 1 2 7 . 1.6 Dalla promulgazione del nuovo rito ad oggi Secondo le modalità stabilite da Paolo VI per la revisione dei libri liturgici, a seguito delle disposizioni del concilio, l’incarico di preparare il nuovo rito della Consecratio Virginum viene affidato al gruppo di studio 20bis, uno dei gruppi in cui si articola l’organismo istituito per la realizzazione della riforma liturgica , cioè il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia ; il testo prodotto, esaminato dalla 126 127 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 64-65. Cf. ibid., pp. 65-66. L’ORDINE DELLE VERGINI 36 Plenaria del Consilium, viene poi inviato al Papa, alla S. Congregazione per la Dottrina della Fede e alla S. Congregazione dei Religiosi: il Papa risponde con un richiamo ad un maggior equilibrio tra il numero delle invocazioni dei santi e quello delle vergini; la S. Congregazione per la Dottrina della Fede richiede alcune modifiche al testo; la S. Congregazione dei Religiosi, invece, pone delle difficol tà, in quanto non approva l’innovazione di estendere la Consecratio Virginum alle religiose di Istituti non monastici 1 2 8 . In seguito a ciò, nel Pontificale si inseriscono due capitoli, uno contenente il rito per la consacrazione di vergini secolari e uno contenente il rito per le monache, che esse possono usare unitamente o successivamente alla professione religiosa perpetua: la struttura richiama quella del Pontificale di Magonza, con la differenza però che il nuovo Pontificale, accogliendo l’innovazione i ntrodotta da dom Guéranger, prevede che le monache possono ricevere la Consecratio Virginum e compiere la professione perpetua nella stessa azione liturgica 1 2 9 . Il 31 maggio 1970 la S. Congregazione per il Culto Divino promulga il testo latino dell’Ordo consecrationis virginum (OCV); viene usato il termine consecratio , lasciando cadere la dizione più antica di velatio e quella medievale di benedictio: “Si tratta in effetti di ben altra cosa che di una semplice benedizione: attraverso tale rito una persona diventa, per così dire, ‘la cosa di Dio’. Essa diventa ‘sacra’ per di rla con una espressione familiare a sant’Ambrogio: 128 129 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 89-90. Cf. ibid., p. 90. L’ORDINE DELLE VERGINI 37 Noi ci troviamo in presenza di un atto solenne che sorpassa l’ambito della semplice benedictio” 1 3 0 . L’edizione è composta dal decreto di promulgazione, da dieci disposizioni generali (Praenotanda), da tre capitoli (De consecratione Virginum , De consecratione Virginum professioni monialium coniuncta , Alii textus in consecrationis Virginum adhibenda ) e da un’appendice (contiene un Exemplar formulae professionis e il formulario della Missa in die consecrationis Virginum ) 1 3 1 . Il testo del decreto offre una presentazione dello sviluppo storico del rito e i tratti fondamentali di questa forma di vita nella Chiesa, con quattro affermazioni fondamentali: la verginità consacrata è un dono eccelso di Cristo alla Chiesa; le vergini consacrate sono immagini della Chiesa, Sposa di Cristo; le vergini consacrate arricchiscono il Corpo di Cristo di una mirabile fecondità; la Chiesa accoglie e conferma il loro proposito di verginità con una solenne preghiera di consacrazione 1 3 2 . Simile è il contenuto del n.1 dei Praenotanda, in cui si afferma che la consacrazione delle vergini, già in uso nella Chiesa primitiva, ha un rito solenne, con cui la vergine divent a persona consacrata, segno dell’amore della Chiesa verso Cristo, immagine della Sposa celeste e della vita futura 1 3 3 . I Praenotanda sono delle rubriche generali, che presentano la natura e il significato della consacrazione verginale (n.1), i doveri delle vergini (n.2), 130 METZ R., Le nouveau rituel de la consécration des vierges, La Maison Dieu, n.110, 1972, pp. 93-94, in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 39-40. 131 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 91. 132 Cf. ibid., pp. 91-92. 133 Cf. ibid., p. 92. L’ORDINE DELLE VERGINI 38 le condizioni per l’ammissione alla consacrazione (nn.3,4,5), il ministro della celebrazione (n.6), la struttura del rito (n.7), la connessione con la celebrazione eucaristica (nn.8,9,10). L’importanza fondamentale del nuovo Ordo consecrationis virginum è che, capovolgendo le prese di posizioni più recenti, dona nuovamente alle donne laiche la possibilità di ricevere la consacrazione verginale 1 3 4 . Il 29 settembre 1980 viene pubblicata la versione ufficiale italiana del rito, con il titolo di Consacrazione delle vergini (CV) 1 3 5 . Successivamente, il Codice di Diritto Canonico riconosce l’ Ordo Virginum come forma di vita consacrata 1 3 6 . La prima redazione dei canoni costituenti il Titolo III del Libro II del Codice viene affidata ad un Coetus stu dii, che porta avanti i lavori dal 1966 al 1974; dopo le osservazioni degli organi di consultazione, il Coetus studii viene di nuovo convocato per una revisione del testo ed è durante la quinta sessione del gruppo speciale di studio che viene redatto il te sto dell’attuale can. 604 che si riferisce all’Ordine delle Vergini 1 3 7 . Il relatore, durante la seduta, sottopone all’attenzione dei membri della Commissione un testo riguardante l’ Ordo Virginum, ma circa la sua origine gli atti ufficiali non danno alcuna informazione. Non si può altresì verificare se la proposta originaria indichi come luogo di inserimento del canone proprio quello assegnato dal relatore, e cioè subito dopo il canone riguardante gli eremiti: probabilmente, il motivo di questa collocazione è Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2069. Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 472; cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 41. 136 Gli atti vengono riportati sulla rivista Communicationes, 11 (1979), pp. 328-334, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 139. 137 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 139. 134 135 L’ORDINE DELLE VERGINI 39 che entrambe queste forme di vita non hanno alcun riferimento ad un Istituto di vita consacrata e richiedono un intervento del vescovo diocesano; si spiega così anche perché un consultore abbia proposto di unificare i due testi in un unico canone. Qualch e consultore mostra dei dubbi sulla collocazione del canone riguardante le vergini; alcuni ritengono che esso dovrebbe trovare una diversa collocazione, perché le vergini consacrate non hanno i requisiti necessari per parlare di stato di vita consacrata, i n quanto non assumono i vincoli sacri della povertà e dell’obbedienza 1 3 8 . La questione verte, quindi, sulla configurabilità di uno status giuridico: un consultore afferma che è meglio parlare di ordo che di status, in quanto le vergini consacrate non appar tengono allo stato di vita consacrata mancando la professione dei consigli evangelici; durante la discussione, tuttavia, emerge che si può applicare il concetto di status, poiché c’è una stabilità della forma di vita, a cui, tra l’altro, i consigli di povertà e di obbedienza non sono estranei, tant’è che un consultore propone di usare l’espressione “ sanctum propositum Christum pressius sequendi”, in cui povertà e obbedienza vengono sottintese 1 3 9 . Inoltre, il relatore e il segretario concordano che tale stat o di vita sia pubblico, in quanto viene assunto mediante l’emissione di un voto pubblico in una cerimonia solenne 1 4 0 . Circa il secondo paragrafo del canone, alcuni mettono in discussione l’inserimento di una norma sulle associazioni: un consultore propone di conservare solo il primo paragrafo e di non parlare di associazioni, perché altrimenti si creerebbe una nuova forma di Istituto di Cf. Communicationes, 11 (1979), p. 332, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 140-142. Cf. ibid., pp. 331-333, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 142-143. 140 Cf. ibid., p. 333, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 143. 138 139 L’ORDINE DELLE VERGINI 40 vita consacrata 1 4 1 . Il segretario interviene nella discussione e afferma che ci sono tre possibilità, cioè non dire niente sulle associazioni, accennare solo alla possibilità di potersi liberamente associare oppure parlare espressamente di associazioni pubbliche; egli preferisce il testo del relatore, in cui si dice che le vergini possono liberamente associarsi 1 4 2 . Tuttavia, i pareri sul paragrafo delle associazioni rimangono diversi, come risulta anche dal fatto che alla domanda se si debba sopprimere tale paragrafo cinque consultori su undici votano in modo positivo; differenti, invece, i risultati delle votazioni sul primo paragrafo, approvato con dieci voti favorevoli e un’astensione 1 4 3 . Così, il CIC/1983 inserisce il can. 604, riguardante l’ Ordo Virginum, nella sezione in cui tratta delle varie forme di vita consacrata. Una volta riconosciuto dal Codice di Diritto Canonico , la realtà delle vergini consacrate viene presentata anche dal Catechismo della Chiesa Cattolica, uscito nel 1992. È interessante anzitutto notare la collocazione dei testi riguardanti l’Ordine delle Vergini: essi si trovano all’interno del capitolo terzo (“Credo nello Spirito Santo”), articolo nove (“Credo la Santa Chiesa Cattolica”), paragrafo quattro (“I fedeli: gerarchia, laici, vita consacrata”), quindi all’interno dell’insegnamento sulla Chiesa. È interessante notare anche l’ordine seguito dal Catech ismo della Chiesa Cattolica nel parlare della vita consacrata: si parla prima della vita eremitica (nn. 920 -921), poi delle vergini consacrate (nn. 922 -924), quindi Cf. Communicationes, 11 (1979), p. 332, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 144-145. Cf. ibid., pp. 333-334, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 145. 143 Cf. ibid., p. 334, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 145-146. 141 142 L’ORDINE DELLE VERGINI 41 della vita religiosa (nn. 925 -927), degli Istituti secolari (nn. 928 -929) e delle Società di vita apostolica (n. 930) 1 4 4 . Confrontando l’ordine con quello seguito dal Codice di Diritto Canonico, si possono fare due osservazioni: - da una parte c’è somiglianza, perché il Catechismo segue l’ordine del Codice, che inserisce il canone sull’ Ordo Virginum all’interno del Titolo “Norme comuni a tutti gli istituti di vita consacrata” (cann. 573 -606), cioè prima delle norme speciali che riguardano gli Istituti religiosi, gli Istituti secolari e le Società di vita apostolica; - dall’altra parte c’è differe nza, perché all’interno delle norme comuni il Codice dà la precedenza agli Istituti di vita consacrata, giungendo solo alla fine a parlare della vita eremitica e dell’ Ordo Virginum, mentre il Catechismo tratta degli Istituti solo dopo aver presentato la vi ta eremitica e le vergini, indicando apertamente che queste due forme di vita appartengono allo stato di vita consacrata 1 4 5 . Dal punto di vista dei contenuti, il Catechismo riprende sostanzialmente i Praenotanda e il can. 604 del CIC/1983: “Fin dai tempi apost olici, ci furono ver gi ni cristiane che, chiamate dal Signore a dedicarsi elusivamente a lui in una maggiore libertà di cuore, di corpo e di spirito, hanno preso la decisione, approvata dalla Chiesa, di vi vere nello stato di verginità «per il Regno dei cieli » (Mt 19,12). «Emettendo il santo proposito di seguire Cr isto più da vicino, [le ver gini] dal vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Fi glio di Dio, si dedicano al servi zio della Chiesa». Mediante questo rito solenne, «la ver gine è costituita persona consacrata» quale «segno trascendente dell’amore della 144 145 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, ed. Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 150-151. L’ORDINE DELLE VERGINI 42 Chiesa verso Cristo, immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura». «Assi milato alle altr e for me di vita consac rata», l’ordine dell e ver gini stabilisce la donna che vi ve nel mondo (o l a monaca) nella preghiera, nella penitenza, nel ser vi zi o dei fratelli e nel lavoro apostolico, secondo lo stato e i rispettivi carismi offerti ad ognuna. Le ver gini consacrate possono associarsi al fine di mantenere più fedel ment e il loro proposito” 1 4 6 . Da questo testo appare chiaro che le donne appartenenti all’Ordine delle Vergini si trovano nello stato di vita consacrata. Da ultimo, in ordine di tempo, un richiamo esplicito è conte nuto nell’esortazione apostolica post -sinodale Vita consacrata, che parla dell’Ordo Virginum durante la presentazione delle varie forme storiche di vita consacrata suscitate dallo Spirito; l’ordine seguito è il seguente: si presenta la vita monastica in or iente e in occidente (n. 6), poi l’Ordine delle vergini, gli eremiti e le vedove consacrate (n. 7), quindi gli Istituti dediti totalmente alla contemplazione (n. 8), la vita religiosa apostolica (n. 9), gli Istituti secolari (n. 10), le Società di vita apo stolica (n. 11) e le nuove espressioni di vita consacrata (n. 12) 1 4 7 . Pur essendo breve, il testo sull’Ordine delle Vergini è molto ricco di significato: “È motivo di gioia e di speranza vedere che torna oggi a fiorire l’ antico ordine delle vergini , testimoniato nelle comunità cristiane fin dai tempi apostolici [cf. Proposta 12]. Consacrate dal vescovo diocesano, esse acquisiscono un particolare vincolo con la chiesa, al cui servi zio si dedicano, pur restando nel mondo. Da sole o associate, esse costituisc ono Catechismo…, nn. 922-924. Cf. GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consacrata…, in Enchiridion…, nn. 6945-7280. 146 147 L’ORDINE DELLE VERGINI 43 una speciale immagine escatologica della sposa celeste e della vita futura , quando final mente la chiesa vi vrà in pienezza l’amore per Cristo sposo” 1 4 8 . L’aggettivo “antico” attribuito all’Ordine delle Vergini e il richiamo delle comunità cristiane apo stoliche mostrano che è la stessa forma di vita che viene ripresentata, di cui vengono elencate le caratteristiche fondamentali: il ruolo del vescovo diocesano, il vincolo con la Chiesa, la dedizione al servizio della Chiesa, il carattere simbolico -sponsale in rapporto al mistero della Chiesa, la dimensione escatologica 1 4 9 . “Il nucleo della vocazione delle vergini consacrate appare in sostanza l’essere immagine della Chiesa sposa di Cristo, in uno speciale rapporto con la Chiesa particolare” 1 5 0 . Considerando l’esortazione apostolica nel suo insieme, si deduce che le donne che ricevono la Consecratio Virginum vivono una forma giuridica di vita consacrata, anche se non ricorrono gli elementi tipici dell’appartenenza a un Istituto di vita consacrata e dell’ass unzione libera, mediante voti o altri vincoli sacri, dei tre consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza, così come vengono elencati dal can. 573 del CIC/1983 1 5 1 . 148 GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consacrata…, n. 7, in Enchiridion..., n. 6958. 149 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 194-196. 150 Ibid., p. 196. 151 Cf. ibid., p. 201. L’ORDINE DELLE VERGINI 44 2. ESEGESI DEL CAN. 604 CIC/1983 2.1 “A queste forme di vita è assimilato l’ordine delle vergini” Questa prima parte del can. 604 § 1 offre notevoli spunti di riflessione. Innanzitutto, occorre spiegare l’espressione “è assimilato” ( accedit). Ci si chiede se il verbo è usato in relazione ad ogni forma di vita consacrata o solo in relazione agli eremiti, di cui si parla nel canone precedente; ci si chiede anche come intendere quel verbo, che vuol dire che l’Ordine delle Vergini in parte è uguale e in parte no alle forme di vita consacrata. Entrano qui in gioco due elementi: l’e lemento della consacrazione fa sì che l’Ordo Virginum sia simile agli Istituti di vita consacrata (di cui ai cann. 573-602), mentre l’elemento dell’individualità fa sì che esso sia simile alla forma di vita eremitica (di cui al can. 603). In ogni caso, è d a escludere che l’espressione “è assimilato” significhi che l’Ordine delle Vergini sia solo in qualche modo, e non pienamente, una forma di vita consacrata 1 . Esso, “in rapporto a tutte le altre forme di vita consacrata, si presenta come il carisma della si ntesi: in un’unica identità abbraccia tante vocazioni”; è “un carisma che non è da meno di quelli della vita religiosa”, che “nell’espressione esteriore si presenta simile a quello degli istituti secolari”, che “è dato ad personam come quello della vita er emitica” 2 . Si deve poi analizzare il termine “ordine” ( ordo): un ordine è un gruppo, una categoria, di fedeli che hanno in comune una o più realtà ecclesiali, e Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum: note di esegesi del can. 604, in MARI G. (a cura di), Ordo Virginum, ed. Ancora, Milano 1999, pp. 104-105; cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 55-56. 2 MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 56. 1 L’ORDINE DELLE VERGINI 45 quindi uno status comune; l’esempio più classico nella Chiesa è quello dei fedeli che hanno in comune il presbiterato o l’episcopato, per cui ricevono il sacramento, detto appunto “dell’ordine”, e formano l’ordine dei presbiteri e l’ordine dei vescovi 3 . Anche nel diritto civile ritroviamo il concetto di ordine, per designare quelle persone che hanno in comune uno stato di vita o una professione (ad esempio, l’ordine degli avvocati) 4 . Le vergini hanno in comune la consacrazione, ma non una generica, bensì quella specifica del can. 604; questa realtà ecclesiale comune fa sì che esse costituiscano un ordine. Anche in un Istituto c’è la consacrazione, ma un altro elemento in comune è proprio l’appartenenza all’Istituto stesso: l’Istituto è un insieme di fedeli che hanno in comune la spiritualità, le finalità e le attività; la vergine consacrata, invece, sceglie liberamente la propria spiritualità e decide liberamente le proprie attività, cioè rimane in condizione di singolarità, senza appartenere a un gruppo 5 . Molti canonisti si sono interrogati sulla posizione dell’ Ordo Virginum rispetto alle forme tipic he di vita consacrata. Alcuni autori affermano che non si può attribuire alle vergini consacrate lo stato canonico di vita consacrata. Dammertz ritiene che le vergini, al contrario degli eremiti, non rientrano nello stato di vita consacrata, anche se vi so no vicine 6 . Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, pp. 105-106. Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 57. 5 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, pp. 106-107. 6 Cf. DAMMERTZ V., Gli Istituti di vita consacrata, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 158-159. Bolchi, tuttavia, evidenzia che non viene spiegato il motivo per cui gli eremiti rientrano nello stato di vita consacrata e le vergini no, così come non viene spiegato in cosa consiste la vicinanza delle vergini a tale stato di vita; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 159. 3 4 L’ORDINE DELLE VERGINI 46 De Urkiri sostiene che le vergini sono persone consacrate, anche se la consecratio virginum non include la professione dei consigli evangelici di povertà e obbedienza; tuttavia, essendo questi ultimi essenziali alla vita consacrata, le vergini non possono essere equiparate alle donne appartenenti agli Istituti religiosi e secolari 7 : l’impegno delle vergini, anche se richiede la perpetuità, manca di totalità, poiché riguarda solo la sfera affettiva e non anche quella del possesso e dell’autonomia , per cui l’Ordo Virginum è assimilato alle forme di vita consacrata ma non rientra fra esse. De Urkiri, inoltre, afferma che la vergine abbraccia un nuovo modo di vita, ma non un nuovo stato giuridico, in quanto continua ad essere secolare; le vergini cos tituiscono un ordine, uno stato giuridicamente riconosciuto, ma non abbracciano un nuovo stato giuridico 8 . Gutiérrez nega che la vergine entri nello stato di vita consacrata in quanto il propositum non sarebbe un vincolo sacro, poiché esso ha come materia necessaria non uno ma tutti e tre i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza; perciò, l’ Ordo Virginum è assimilato allo stato di vita consacrata ma non lo forma 9 . Anche Castaño sostiene che l’ Ordo Virginum è solo assimilato alle forme di vita consacrata, che sono la vita religiosa, la vita dei membri di Istituti Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis Virginum’ quaestiones tres, Commentarium pro religiosis et missionariis 64 (1983), pp. 142.164-165; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 159. 8 Cf. DE URKIRI, Virgines seglares consagradas. Notas històrico-canònico-pastorales, Madrid 1986, pp. 47.92.99; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 160-161. Bolchi si chiede cosa rimanga, a questo punto, dell’affermazione fatta che le vergini sono persone consacrate; inoltre, mette in evidenza che la secolarità non è in contraddizione con il mutamento dello stato giuridico; infine, si chiede quale sia la differenza fra stato giuridicamente riconosciuto, che le vergini costituiscono, e nuovo stato giuridico, che le vergini non abbracciano, evidenziando così tutte le contraddizioni del pensiero di De Urkiri; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 160-161. 9 Cf. GUTIÉRREZ A., I vincoli sacri, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 161-162. Bolchi controbatte affermando che il can. 604 riconosce una distinzione di forme di vita consacrata, senza escludere da esse l’Ordine delle Vergini Bolchi controbatte affermando che il can. 604 riconosce una distinzione di forme di vita consacrata, senza escludere da esse l’Ordine delle Vergini; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 162. 7 L’ORDINE DELLE VERGINI 47 secolari e la vita eremitica 1 0 , ma non appartiene alla vita consacrata, in quanto manca la professione dei tre consigli evangelici; si tratta solo di una consacrazione privata, che per ò è pubblicamente riconosciuta, poiché è fatta dal vescovo diocesano con un rito approvato dalla Chiesa 1 1 . Chiappetta riconosce il carattere pubblico dell’impegno assunto dalla vergine, ma per lui l’ Ordo Virginum non appartiene allo stato di vita consacrata, a meno che la vergine non adempia le prescrizioni previste dal can. 603 § 2 per gli eremiti, ossia la professione pubblica nelle mani del vescovo dei tre consigli evangelici, la loro conferma mediante voto o altro vincolo sacro, l’osservanza della prop ria forma di vita sotto la guida dello stesso vescovo 1 2 . Per Gambari l’Ordine delle Vergini non costituisce una forma o stato di vita consacrata, perché non c’è la professione dei tre consigli evangelici, anche se, in virtù del proposito di verginità, che equivale a voto o altro impegno sacro, e in virtù del rito pubblico e solenne, le vergini sono in uno stato pubblico e vengono a trovarsi nella Chiesa in una situazione uguale a quella delle religiose 1 3 . Per De Paolis l’Ordo Virginum non può essere conside rato uno stato canonico di vita consacrata perché manca il riconoscimento pubblico e formale da parte della legge, mentre nulla manca dal punto di vista Cf. CASTAŇO J. F., Il contesto ecclesiale della vita consacrata, in Il nuovo diritto dei religiosi, Roma 1984, p.49; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 162. 11 Cf. CASTAŇO J. F., Gli istituti di vita consacrata (cann. 573-730), Roma 1995, pp. 62-63; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 162-163. Naturalmente, Bolchi evidenzia la contraddittorietà nell’attribuire alla consacrazione compiuta dal vescovo diocesano il valore di un semplice riconoscimento pubblico, mentre la consacrazione vera e propria rimarrebbe nell’ambito del privato; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 163. 12 Cf. CHIAPPETTA L., Il Codice di Diritto canonico. Commento giuridico-pastorale, Napoli 1988, p. 743; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 163-164. 13 Cf. GAMBARI E., I religiosi nel codice. Commento ai singoli canoni, Milano 1986, pp. 100-101; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 164. 10 L’ORDINE DELLE VERGINI 48 teologico, anche se non c’è la professione pubblica dei consigli evangelici della povertà e dell’obbedi enza 1 4 . Secondo Montan, il § 1 del can. 604 fissa i requisiti teologici e il § 2 dello stesso canone i requisiti canonici 1 5 , ma così l’Ordo Virginum indicherebbe solo l’insieme delle vergini che aderiscono alle associazioni e non anche le vergini non associate, cosa che non corrisponde a quanto emerso dalle discussioni dei redattori del can. 604 1 6 . Huot ritiene che la forma di vita delle vergini non appartiene alle forme ufficiali della vita consacrata, anche se, secondo lui, le vergini si trovano in uno stato pubblico di vita consacrata, pur non essendo religiose né membri di un Istituto secolare o di una Società di vita apostolica 1 7 . Qualche autore ammette che le vergini consacrate costituiscono una forma di vita consacrata, pur non parlando chiaramente d i stato canonico di vita consacrata. Henseler, ad esempio, afferma che non è ancora chiaro se l’Ordine delle Vergini appartenga o meno allo stato di vita consacrata, anche se la collocazione del can. 604 fa pensare ad una risposta affermativa, cioè che 14 Cf. DE PAOLIS V., La vita consacrata nella Chiesa, Bologna 1992, p. 73; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 164-165. 15 Cf. MONTAN A., Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, in GRUPPO ITALIANO DOCENTI DI DIRITTO CANONICO (a cura di), Il diritto nel mistero della Chiesa. II. Il popolo di Dio. Stati e funzioni del popolo di Dio. Chiesa particolare e universale. La funzione di insegnare (Libri II e III del Codice), Quaderni di Apollinaris 9, Roma 1990, p. 247; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 165. 16 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 165. 17 Cf. HUOT D. M., La consécration des vierges, in Informationes 9 (1983), pp. 166-170, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 166-167. Bolchi evidenzia giustamente la contraddittorietà del discorso; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 167. L’ORDINE DELLE VERGINI 49 esso è una forma di vita consacrata, che si aggiunge a quella degli Istituti di vita consacrata e a quella degli eremiti 1 8 . Altri autori sono convinti che ci sia anche per le vergini un’assunzione, almeno implicita, dei consigli evangelici di povertà e obbedi enza e da questo argomento traggono il fondamento per il riconoscimento dello stato canonico di vita consacrata. Beyer afferma che le vergini, in virtù del can. 604, costituiscono uno stato di persone, che è uno stato di vita consacrata; esse assumono anch e i consigli di povertà e obbedienza, in quanto la ragione profonda della loro pratica è la carità con cui si intraprende la sequela di Cristo 1 9 . Anche Recchi sostiene che l’Ordine delle Vergini appartiene pienamente allo stato di vita consacrata; infatti, se è vero che l’impegno formale è solo quello della castità perfetta, è anche vero che una verginità veramente evangelica presuppone una vita sobria e un’obbedienza come abbandono alla volontà di Dio e dedizione alla Chiesa 2 0 . Ghirlanda afferma che le ver gini rientrano nell’ambito della vita consacrata e non di quella laicale 2 1 , perché il proposito perpetuo di castità è una dichiarazione di volontà fatta davanti a Dio e alla Chiesa, per cui fonte di una forma stabile di vita; si esprime la volontà di segui re Cristo più da vicino, in una testimonianza particolare di carità, in una oblazione di tutta 18 Cf. HENSELER R., Buch II. Das Volk Gottes. Teil III. Institute des geweihten Lebens und Gesellschaften des apostolischen Lebens (Ordensrecht), in LÜDICKE K. (a cura di), Münstericher Kommentar zum Codex Iuris Canonici, Essen 1987, p. 604/2, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 166. 19 Cf. BEYER J., L’Ordine delle vergini, in Vita consacrata 22 (1986), pp. 596-597; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 167-168. 20 Cf. RECCHI S., L’ordine delle vergini, in Quaderni di diritto ecclesiale 5 (1992), pp. 142-145; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 168. 21 Cf. GHIRLANDA G., La vita consacrata nella vita della Chiesa, in Informationes 10 (1984), p. 95, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 169. L’ORDINE DELLE VERGINI 50 la persona, che comprende implicitamente anche l’assunzione dei consigli evangelici di povertà e obbedienza 2 2 . Per altri autori, infine, non è canonicamente rile vante l’assunzione dei consigli evangelici di povertà e obbedienza, ma è la condizione verginale perpetua l’unico elemento essenziale per definire lo stato di vita consacrata. Schlosser afferma che, se il canone sulle vergini è stato collocato subito dopo quello che riguarda gli eremiti e non nel contesto dei diritti dei laici, la ragione è che la vita delle vergini è vita consacrata, cioè vita con la professione pubblica dei consigli evangelici; ella ricorda che la professione religiosa nella forma dei tre voti si è affermata solo nel XII secolo e ancora oggi alcune formule di professione non contengono esplicitamente l’assunzione dei tre consigli: perciò, essi non costituiscono un elemento essenziale della vita consacrata. Riguardo le vergini, comunque, so stiene che non si può dire che venga professato un solo consiglio, perché la castità include la sequela Christi 2 3 , cioè vivere come Lui ha vissuto, e precisamente povero e obbediente 2 4 ; inoltre, la renovatio propositi castitatis avviene pubblicamente, nell e mani del vescovo, ed è proprio questo gesto rituale che distingue la consecratio virginum dall’emissione di voti privati, poiché “si tratta di un votum publicum , che viene ricevuto a nome della Chiesa dal superiore competente” 2 5 . Perciò, le vergini, pur non 22 Cf. GHIRLANDA G., Forme di consacrazione alla luce del nuovo Codice di Diritto Canonico, in La teologia della vita consacrata, Convegno di studio, Roma 5-9 febbraio 1990, Roma 1990, pp. 78-79; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 170. 23 Cf. SCHLOSSER M., Alt – aber nicth veraltet. Die Jungfrauenweihne als Weg der Christusnachfolge, in Ordenskorrespondenz. Zeitschrift für Fragen des Ordenslebens 33 (1992), pp. 168-169, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 170-171. 24 Cf. ibid., p. 47, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 171. 25 Cf. ibid., p. 34, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 172. L’ORDINE DELLE VERGINI 51 appartenendo a un Istituto, si trovano nella vita consacrata e la loro situazione è simile a quella degli eremiti, che osservano una propria vivendi ratio sotto la guida del vescovo diocesano 2 6 . Per Ruaro è sufficiente la stabilità nella condizione ver ginale per definire uno status particolare nella Chiesa, al pari dello status matrimoniale; nel contesto del can. 604 non si fa cenno ai consigli evangelici, ma solo al proposito di seguire Cristo più da vicino e questo impegno, parificabile ad un voto, è la perpetua verginità dichiarata esplicitamente davanti al vescovo diocesano; questa scelta, perciò, non è da ritenersi meno esigente di altre, perché si realizza nella totale sequela di Cristo. Così, l’ Ordo Virginum definisce uno status particolare, in qu anto la vita consacrata è realizzata non in forma privatistica, né come un volontariato, bensì in modo stabile 2 7 . Secondo il pensiero esplicito di Aleth, il riconoscimento delle vergini come costituenti una forma di vita consacrata fa dedurre che la profes sione dei tre consigli evangelici non è essenziale alla vita consacrata, ma è sufficiente quello della castità 2 8 . In definitiva, si può dire che l’obiezione fondamentale di alcuni autori viene soprattutto dal fatto che nella Consecratio Virginum manca la professione pubblica dei tre consigli evangelici; tuttavia, come altri autori hanno rilevato, la vita consacrata abbraccia molte forme, di cui quella religiosa è solo la più rilevante 2 9 . Cf. SCHLOSSER M., Alt – aber nicth veraltet…, p. 37, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 172-173. Cf. RUARO P., L’ordine delle vergini. I documenti, i riti, le norme, i principi spirituali e pastorali, Torino 1990, pp. 79.112, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 174-175. 28 Cf. ALETH M. A., La consécration des vierges, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 175. 29 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 56. 26 27 L’ORDINE DELLE VERGINI 52 2.2 “emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino” Da questa espressione si possono porre innanzitutto due questioni, e cioè cosa significa proposito e se esso si distingue dal voto. Proposito significa volontà, che viene manifestata davanti al vescovo diocesano e che ha come contenuto la sequela di Cristo “più da vicino”, quindi la consacrazione 3 0 . Questa volontà di consacrazione è definitiva, valevole per tutta la vita: ciò è contenuto implicitamente nella realtà della consacrazione, perché non avrebbero senso le parole successive del canone “unite in mis tiche nozze a Cristo, Figlio di Dio” se ciò non fosse per sempre; esplicitamente è contenuto nel rito di consacrazione, perché si interroga la consacranda sulla sua volontà di “perseverare nel proposito della santa verginità […] fino al termine della propr ia vita” 3 1 . Diversi autori identificano o almeno assimilano il proposito ad un voto. De Urkiri afferma che il proposito è un voto implicito: anche se i due termini non sono equivalenti, egli ricorda che la Chiesa fin dai tempi di s. Girolamo ha inteso il s acro proposito di verginità come un voto di religione 3 2 . Anche Huot ha un’opinione simile: la vergine si impegna a conservare intatta la verginità per tutta la vita, unendosi esclusivamente e Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 107. Cf. ibid. 32 Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis…, p. 156; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 266267. 30 31 L’ORDINE DELLE VERGINI 53 indissolubilmente a Cristo; questa promessa è un voto, perché an che se manca l’espressione “faccio voto” la materia vi si trova tutta intera 3 3 . Dion presenta l’emissione del santo proposito come la manifestazione esteriore del voto fatto interiormente 3 4 . Per Recchi il proposito non è giuridicamente un voto, ma un vinco lo sacro con la stessa dignità del voto, come la Chiesa richiede per ogni forma di vita consacrata; esso, infatti, è una pubblica e solenne dichiarazione della propria volontà, fatta davanti a Dio e alla Chiesa 3 5 . Jiménez Echave afferma che il proposito è una “volontà compromessa, esplicita e formale espressa davanti alla Chiesa e da questa ricevuta, con le note di fermezza, efficacia, universalità e perpetuità” 3 6 . Holland chiarifica il valore del proposito considerandolo alla luce del rito di consacrazione; infatti, la sua espressione e la risposta del vescovo nella preghiera di consacrazione indicano uno stato pubblico di vita consacrata nella Chiesa 3 7 . Beyer ritiene che il termine proposito sia poco chiaro, poiché esso non è un voto ma potrebbe esserlo; è una promessa fatta nella Chiesa per rispondere all’appello di Dio 3 8 . Cf. HUOT D. M., La consécration…, pp. 165-166, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 267-268. Cf. DION M. P., Les effets du rite de la consécration des vierges. Aspects théologiques, in Eglise et théologie 16 (1985), p. 299 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 268. 35 Cf. RECCHI S., L’ordine delle vergini…, p. 144, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 269; cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 57. 36 JIMENEZ ECHAVE A., El orden de las vìrgines consagradas. Comentario al canon 604, Roma 1997, p. 34, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 269. 37 Cf. HOLLAND S., Consecrated virginis for today’s Church, in Informationes 24 (1998), p. 81, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 269-270. 38 Cf. BEYER J., Le forme individuali di vita consacrata, in Quaderni di diritto ecclesiale 5 (1992), p. 136, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 270. Bolchi sottolinea che la qualifica del proposito come promessa non è chiarificatrice, perché occorrerebbe indicare il destinatario di questa promessa; questi, infatti, non può essere Dio, altrimenti si tratterebbe di un voto, ma non possono essere nemmeno il vescovo o la Chiesa, perché essi riceverebbero la promessa in quanto rappresentanti e mediatori dell’azione di Dio; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 270 nota 56. 33 34 L’ORDINE DELLE VERGINI 54 Calabrese considera il proposito come un termine generico, che può indicare un voto, una promessa, un giuramento, o un altro vincolo sacro 3 9 . Gambari ritiene che il proposito sia equiva lente a voto o impegno sacro 4 0 ; la stessa affermazione viene fatta da Coccopalmerio, il quale sostiene che sia il proposito e sia il voto sono volontà manifestate di consacrarsi a Dio in modo definitivo 4 1 . Bisogna chiarire poi perché il proposito emesso da lla vergine viene qualificato come santo: dal testo del rito di consacrazione si può dedurre che esso viene definito tale non perché si tratta di una volontà espressa durante una celebrazione liturgica, e quindi davanti a Dio con la mediazione della Chiesa , ma piuttosto perché Dio ne è l’ispiratore. Infatti, il proposito non è santo in quanto si riferisce alla verginità, che potrebbe essere scelta per motivi non buoni, come il disprezzo del matrimonio o per fini egoistici, bensì è santo perché la persona ri conosce che Dio la chiama alla verginità e liberamente aderisce a questa vocazione che le è data 4 2 . Un’altra riflessione riguarda il contenuto del proposito. Si nota subito che non vengono menzionati i tre consigli evangelici di castità, povertà e obbedien za, come invece avviene nel can. 573: “[…] i fedeli, seguendo Cristo più da vi cino per l’azione del lo Spirito Santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa […] dedicandosi […] alla edificazione della Chiesa e alla sal vezza del mondo […] 4 3 . 39 Cf. CALABRESE A., Istituti di vita Consacrata e Società di vita apostolica, Città del Vaticano 1997, p. 72; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 268. 40 Cf. GAMBARI E., I religiosi…, p. 100; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 268. 41 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, pp. 107-108. 42 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 272-273. 43 Si nota subito che i contenuti del § 1 sono simili a quelli espressi dal can. 604; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 108. L’ORDINE DELLE VERGINI 55 […] una tale forma di vita viene liberamente assunta dai fedeli che mediante i voti, o altri vincoli sacri […], professano i consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza […]” 4 4 . Tuttavia, il santo proposito espresso dalla vergine indica la volontà di donazione totale a Dio, che si realizza nella disponibilità a “seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo” 4 5 : questa “norma fondamentale della vita religiosa” è contenuta nella seconda interrogazione che il vescovo rivolge alla consacranda durante il rito 4 6 . La vergine, quindi, come ribadisce anche il Codice, esprime il proposito di una perfetta sequela Christi , che presuppone una vita come l’ha vissuta Cristo, e quindi con l’assunzione implicita dei tre consigli, anche se formalmente viene assunto solo quello della castità perfetta. Alcuni autori si sono posti la domanda sul perché i redattori del nuovo rito abbiano utilizzato a volte il termine “castità” 4 7 , altre volte l’espressione “proposito di verginità” 4 8 o “proposito di continenza” 4 9 . Calabuig-Barbieri ipotizzano che il termine “castità” venga impiegato perché alcuni ritengono che l’oggetto della castità perfetta sia più vasto di quello della verginità, anche se ammettono che l’opinione è controversa 5 0 ; infatti, se il proposito di verginità fo sse meno ampio della castità perfetta, si dovrebbe intendere che esso coincida con il proposito dell’integrità 44 Codice di diritto canonico. Testo ufficiale e versione italiana, ed. Libreria Editrice Vaticana, Roma 1997 (3). CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, decreto Perfectae caritatis, 28 ottobre 1965, n. 2, in I documenti…, p. 374. 46 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 366. 47 Ad esempio, nel n. 2 dei Praenotanda. 48 Più volte nel rito, come nella colletta, nel primo formulario della benedizione finale e nella prima interrogazione. 49 Nella preghiera di consacrazione. 50 Cf. CALABUIG I. – BARBIERI R., Struttura e fonti dell’ “Ordo consecrationis virginum”, in Ephemerides liturgicae 96 (1982), p. 131; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 359. 45 L’ORDINE DELLE VERGINI 56 fisica, ma così si sottovaluterebbe l’insegnamento paolino di 1Cor 7,32 -34, ripreso da LG 42, che considera la verginità come condizione per amar e più facilmente il Signore con cuore indiviso 5 1 . Dion sostiene che in ambito canonico è preferibile parlare di proposito di castità, perché esso soltanto ha rilevanza nel foro esterno, mentre la verginità esprime l’integrità fisica ed è di dominio del for o interno 5 2 ; tuttavia, se la verginità fosse rilevante nel foro interno, in quanto esprimerebbe l’integrità fisica, non si comprenderebbe perché nel rito venga più volte presentata come contenuto del santo proposito emesso dalla vergine 5 3 . La questione terminologica, allora, è da collocarsi nell’ambito di una riflessione più generale sulla comprensione dei concetti di verginità, continenza e castità: per verginità, il cui concetto viene spesso accostato dal concilio Vaticano II a quello di celibato, si inte nde lo stato di coloro che accolgono il “dono della grazia divina, dato dal Padre ad alcuni, di consacrarsi più facilmente e senza divisione del cuore a Dio solo” 5 4 ; i concetti di continenza e castità, invece, riguardano tutti i battezzati, in quanto la co ntinenza è “la virtù naturale che presiede al dominio dell’istinto sessuale” e la castità è la “virtù soprannaturale che presiede all’espressione della sessualità, sia nella sua attuazione genitale, sia nelle Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 359. Cf. DION M. P., La vìrginité, in Eglise et théologie 17 (1986), p. 38, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 360. 53 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 360. 54 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, costituzione dogmatica Lumen gentium, 21 novembre 1964, n. 42, in I documenti…, p. 119. Va precisato che la differenza tra verginità e celibato non consiste nel fatto che la prima si riferisce alle donne e il secondo agli uomini, come risulta anche dal decreto sul ministero e la vita sacerdotale, che parla di verginità anche per i presbiteri; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 361. 51 52 L’ORDINE DELLE VERGINI 57 manifestazioni dell’affettività” 5 5 . Quindi, all a luce di tutto ciò, il termine “verginità” è quello che meglio esprime il contenuto del santo proposito emesso dalla vergine consacrata 5 6 . Rimane ancora da analizzare la questione dell’assunzione dei consigli evangelici di povertà e obbedienza da parte de lle donne che costituiscono l’Ordo Virginum. Se si prendono in esame i canoni che il CIC/1983 dedica a tali consigli, bisogna ammettere che per l’Ordine delle vergini mancano alcuni elementi previsti: “Il consi glio evangeli co della povertà, ad i mitazione di Cristo che essendo ricco si è fatto povero per noi, oltre ad una vita povera di fatto e di spirito da condursi in operosa sobrietà che non indulga alle ricchezze terrene, comporta la dipendenza e la limitazione nell’usare e nel disporre dei beni […]” 5 7 . “Il consi glio evangeli co dell’obbedienza, accolto con spirito di fede e di amore per seguire Cri sto obbediente fino al la morte, obbliga a sottomettere la volontà ai Superiori legitti mi, quali r appresentanti di Dio, quando comandano secondo le proprie cos tituzioni” 5 8 . In entrambi i casi, solo la prima parte del canone può essere riferita alla vergine, che, per poter vivere l’esperienza dell’amore sponsale con Cristo, deve vivere una vita povera di fatto e di spirito, in operosa sobrietà e senza indulgere alle ricchezze terrene, ma non sono previste per lei limitazioni e dipendenza nell’usare e nel disporre dei beni; inoltre, ella deve seguire con spirito di fede e di amore il Cristo obbediente fino alla morte, ma non è BOLCHI E., La consacrazione…, p. 362. Cf. ibid., pp. 365-366. 57 Codice di diritto canonico…, can. 600. 58 Ibid., can. 601. 55 56 L’ORDINE DELLE VERGINI 58 obbligata a sottomettere la propria v olontà al superiore legittimo, cioè il vescovo, in quanto non esistono costituzioni che offrano il criterio per valutare se un comando ricevuto sia legittimo o meno 5 9 . Tuttavia, questo discorso va approfondito. La situazione della vergine rispetto a questi due consigli può essere considerata analoga a quella dei presbiteri diocesani, soprattutto per quanto concerne la povertà; infatti, al clero non è imposta la limitazione o dipendenza nell’uso e nella disponibilità dei beni materiali, mentre per l’obbedienza viene richiesta un’esplicita sottomissione alla volontà del vescovo 6 0 . Il nucleo fondamentale della consacrazione verginale consiste “nella ripresentazione del mistero dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa” 6 1 , in una scelta radicale che non tocca solo la castità, ma in qualche modo anche la povertà e l’obbedienza, per vivere in una costante unione con Dio; il discorso può essere affrontato a partire proprio dal rapporto sponsale con Cristo, da cui derivano la verginità e la maternità spirituale. La verginità consacrata è già per se stessa povertà, perché presuppone il distacco affettivo da ogni bene che non sia Dio solo; essa non riguarda solo l’integrità fisica, bensì soprattutto la purezza di cuore, “come adesione radicale a Dio nella fede, nella speranza e nella carità” 6 2 . Si tratta di partecipazione alla dimensione kenotica del Verbo, “che la vergine Maria Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 367. Cf. ibid., p. 368. In verità la situazione della vergine presenta analogie con quella dei presbiteri diocesani sotto diversi punti di vista. 61 Ibid., p. 369. 62 TOSETTI G., Vergini consacrate nel mondo. Un ritorno alle origini, ed. EDB, Bologna 1990, p. 91. 59 60 L’ORDINE DELLE VERGINI 59 per prima ha vissuto come «bassezza», cui Dio ha rivolto lo sguardo” 6 3 . Per la vergine che vive nel mondo questa situazione di povertà è anco ra più evidente; infatti, nell’attuale contesto socio -culturale la verginità viene vista come una limitazione alla realizzazione della persona ed ella si trova in maniera più diretta a scontrarsi con questa mentalità, per cui la sua scelta la pone in una s ituazione di povertà esistenziale di fronte al giudizio umano 6 4 . Ma anche la povertà concreta nell’uso delle cose è una condizione imprescindibile per la vergine, la quale, anticipando la realtà del mondo futuro, “usa del mondo come se non ne usasse; può g estire autonomamente i beni materiali di cui conserva la disponibilità, ma non arbitrariamente” 6 5 . La verginità induce a fuggire ogni forma di attaccamento, in un atteggiamento di ascesi e penitenza; allo stesso tempo, la maternità spirituale richiede l’im pegno a condividere con generosità ciò che si ha a disposizione per il bene dei fratelli 6 6 , testimoniando in modo particolare la carità di Cristo. Presupposto della vera verginità è anche l’obbedienza, intesa come disponibilità ad accogliere la volontà di Dio, come distacco da se stessi, come risposta a un disegno di amore 6 7 ; essa è espressa nelle parole di Maria all’annuncio dell’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38), parole che sono in sintonia con quelle di Cristo, che entrando nel mondo dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato […] allora ho detto: TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 92. Cf. ibid. 65 Ibid., p. 93. 66 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 369. 67 Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 93. 63 64 L’ORDINE DELLE VERGINI 60 Ecco io vengo […] per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5 -7) 6 8 . La vergine, allora, non solo non può gestire arbi trariamente i beni materiali, ma nemmeno la sua stessa vita, la sua libertà: la verginità esige l’ascolto attento e l’accoglienza della volontà di Dio, in comunione con i pastori della Chiesa, e in particolare il vescovo diocesano; la maternità spirituale, allo stesso tempo, chiede di cogliere le necessità del prossimo e di farsene carico con senso di responsabilità, soprattutto nell’ambito della Chiesa locale 6 9 . Quindi, la speciale unione con Cristo, espressa nel proposito di verginità, non può non comport are anche la povertà e l’obbedienza alle direttive della Chiesa 7 0 . Ciò implica l’umiltà, che è necessaria per custodire la verginità, come viene affermato anche da s. Agostino: “Questo bene più lo vedo grande più temo per esso il ladro che può derubarlo, l’or goglio. Il bene della ver ginità lo custodisce solo Dio che lo ha dato: e Dio è carità. La custode della ver ginità è dunque la car ità, ma la di mora di questa custode è l’umiltà” 7 1 . 2.3 “dal vescovo diocesano sono consacrate a Dio” La figura del vescovo diocesano è essenziale per la vergine consacrata, in quanto Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 93. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 369. 70 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 109. 71 AGOSTINO, De sancta virginitate 52: CSEL 41,297, in TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 94. 68 69 L’ORDINE DELLE VERGINI 61 “la diocesanità costituisce una di mensione qualificante della consacrazione nell’Ordo Virginum. Le ver gini infatti non sono reli giose, né membri di un Istituto secolare: non fanno riferimento a un fondatore o a una f ondatrice, non assumono una r egola monastica o uno statuto di vita religiosa; ordinariamente non si costituiscono in comunità e non hanno superiori e superiore; sono laiche consacrate. Esse fanno riferi ment o diretto al vescovo ordin ario della diocesi, che il Signore ha posto a reggere la Chiesa particol are” 7 2 . Il legame che si stabilisce tra la vergine e il vescovo diocesano è di natura “liturgica e mistica”, cioè esso va vissuto alla luce del mistero contenuto nel rito di consacraz ione: il legame fondamentale è quello con Cristo, ma è il vescovo che nella comunità locale rappresenta lo Sposo della Chiesa 7 3 , di cui la vergine è icona. Allora è il vescovo diocesano il vero referente, a cominciare proprio dal discernimento. Prima dell a consacrazione, egli ha il compito di: - discernere l’autenticità della vocazione verginale; - curare un’adeguata formazione; - decidere l’ammissione al rito. Dopo la consacrazione, egli ha il compito di: - curare la formazione permanente, rispettando la spiritualità propria di ogni vergine; - mettere a disposizione guide spirituali, se le vergini ne hanno necessità; - intrattenere rapporti spirituali con le vergini 7 4 . Sintesi a conclusione del 3° Convegno dell’O.V., in Atti del 3° Convegno dell’Ordo Virginum, Roma 2425 marzo 1990, stampato in proprio, pp. 98-99, riportata da MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 112. 73 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 115. 74 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, pp. 109-110. 72 L’ORDINE DELLE VERGINI 62 Il vescovo ordinario della diocesi è “ministro del rito di consacrazione delle vergini” 7 5 , che deve essere presieduto da lui; tale presidenza non può essere oggetto di una delega generale, ma solo di una delega ad actum, quindi limitata al singolo caso e data solo per motivi gravi e urgenti necessità 7 6 . La motivazione sta nel fatto che lui so ltanto rappresenta in modo compiuto Cristo, Sponsus Ecclesiae 7 7 . Nell’ammissione al rito di consacrazione delle vergini, il vescovo diocesano deve tener conto dei requisiti richiesti. Innanzitutto, è stabilito che “possono essere consacrate sia le vergini che hanno scelto la vita monastica, sia le vergini che vivono nel mondo” 7 8 . Il duplice soggetto dà luogo a due ordines diversi, anche se molto simili: il primo (cap. I) per le vergini che vivono nel mondo e il secondo (cap. II) per le vergini di clausura 7 9 . “Per le ver gini che vi vono nel mondo si richiede: a) che non siano mai state sposate né abbiano mai vissuto pubbli camente in uno stato contrario all a castità; b) che per l’età, la pr udenza, la provata vit a morale e per consenso di tutti diano fiducia di perseverare in una vita casta e dedita al ser vi zio della Chiesa e del prossi mo; c) che siano ammesse alla consacrazione dal vescovo ordinario del luogo” 8 0 . 75 RCV n. 6. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 383; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 110. 77 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 473. 78 RCV n. 3. Va notato che, con il riferimento alla vita nel mondo, il rito potrebbe eventualmente applicarsi anche alle donne che appartengono a Istituti secolari; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 345. Tuttavia, gli Istituti secolari non mostrano molto interesse per la consecratio virginum, soprattutto perché molto spesso la consacrazione dei suoi membri rimane celata all’esterno; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Verginità consacrata…, p. 2069. 79 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 473. 80 RCV n. 5. 76 L’ORDINE DELLE VERGINI 63 Si nota subito che non vengono precisate quali siano le conseguenze di una eventuale mancanza di questi requisiti, sia che essa venga accertata prima che dopo la consacrazione; infatti, non si dice se in tale ipotesi la consacrazione venga considerata nulla, o sanabile, o valida ma illecita, né si dice se il vescovo abbia il potere di concedere una di spensa per permettere la valida e lecita consacrazione. Da questo silenzio si può dedurre che sia applicabile il principio generale che prevede che: “il vescovo diocesano può dispensare validamente i fedeli, ogni qualvolta egli giudichi che ciò giovi al lo ro bene spi rituale, dalle leggi di sciplinari sia universali sia parti colari date dalla suprema autorità della Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi, tuttavia non dalle leggi processuali o penali, né da quelle la cui dispensa è riservata in modo speciale alla Sede Apostolica o ad un’altra autorità” 8 1 . Va notato anche che non viene detto nulla circa la necessità che la consacranda abbia ricevuto il battesimo (cf. can. 645 § 1), atto mediante il quale la persona fisica è incorporata alla Chiesa e diventa soggetto giuridico nell’ordinamento canonico, titolare dei diritti e dei doveri che sono propri dei cristiani 8 2 : naturalmente, la consacrazione di una donna non battezzata sarebbe da ritenersi nulla, così come anche la consacrazione di una donna che non sia pienamente in comunione con la Chiesa cattolica, di cui ella deve essere immagine; altresì, è da ritenersi illecita la consacrazione di una donna su cui gravi la pena della scomunica o dell’interdetto 8 3 . Codice di diritto canonico…, can. 87 § 1. Cf. ibid., can. 96. 83 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 346-347. 81 82 L’ORDINE DELLE VERGINI 64 Non viene detto nulla nemmeno per quanto c oncerne la necessità che la consacranda abbia ricevuto il sacramento della confermazione (cf. can. 645 § 1; can. 1033), ma sarebbe “massimamente conveniente che la Consecratio Virginum sia preceduta da questa effusione dello Spirito Santo che, con la pienezza dei suoi doni, illumina la persona nel discernimento della vocazione e la sostiene nella perseveranza in essa” 8 4 . Altresì si tace su una eventuale indagine sullo stato di salute fisica e psichica della consacranda (cf. can. 642): certamente la mancanza di salute fisica non impedisce di vivere gli impegni assunti con la consacrazione, ma non si possono non considerare i problemi di natura psichica, che potrebbero impedire un’adeguata comprensione di tali impegni e la perseveranza nella vita consacrata; p ertanto, se il vescovo ha motivo di credere che vi siano tali problemi, potrebbe chiedere alla donna di sottoporsi a un esame clinico e a riferire l’esito (senza obbligarla), fino a negare l’ammissione alla Consecratio Virginum 8 5 . Il vescovo diocesano dev e comunque accertare che la candidata non abbia mai contratto matrimonio: va notato che non si parla di consumazione del matrimonio (e quindi non c’è riferimento all’integrità fisica), così come non si distingue matrimonio valido e invalido, e matrimonio c ivile e religioso. In linea di massima la norma escluderebbe dalla consacrazione quelle donne che hanno emesso un consenso nuziale, e quindi anche quelle donne che non abbiano assunto lo stato coniugale per invalidità del matrimonio e quelle donne che abbi ano riacquistato lo stato libero per 84 85 BOLCHI E., La consacrazione…, p. 347. Cf. ibid., pp. 356-357. L’ORDINE DELLE VERGINI 65 scioglimento del vincolo matrimoniale 8 6 . Tuttavia, dovrebbe ritenersi possibile la consacrazione per quelle donne che non abbiano contratto matrimonio cristiano, perché solo con il sacramento si rivela la grandezza dell’amore coniugale 8 7 . Il vescovo diocesano deve anche accertare che la candidata non abbia mai vissuto pubblicamente in uno stato contrario alla castità, proprio perché ella viene costituita nella comunità ecclesiale quale segno della Chiesa vergine 8 8 : la norma parla di “stato”, cioè di una situazione stabile e non di singoli atti contrari alla castità, per cui sarebbero rilevanti un matrimonio solo civile, una convivenza, la prostituzione abituale, o altre situazioni similari; la norma poi precisa che questo stato deve essere stato vissuto “pubblicamente”, non escludendo quindi dalla consacrazione le donne che lo abbiano vissuto in modo non manifesto 8 9 . È chiaro che non si pone l’accento sulla concezione fisica della verginità, per cui sarebbe vergine solo la donna che conserva l’integrità fisica, e né sulla concezione morale della verginità, per cui sarebbe vergine la donna che moralmente è integra ma ha perso l’integrità accidentalmente o per violenza sessuale; è stata invece accolta la concezione giuridica della verginità, per cui è considerata vergine la donna che non si è mai trovata in una situazione giuridica o sociale contraria alla castità, e questo per conciliare due necessità: dare la possibilità, con la grazia di Dio, di iniziare un cammino di santi tà anche se ci 86 sono stati comportamenti errati nell’ambito morale (senza però In questa prospettiva si comprende il perché la Chiesa abbia sempre celebrato la consacrazione delle vedove con un rito distinto da quello delle vergini, e anche oggi c’è la rinascita dell’Ordo Viduarum accanto all’Ordo Virginum; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 348-349. 87 Cf. ibid., p. 349. 88 Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 59. 89 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 351. L’ORDINE DELLE VERGINI 66 misconoscere il valore dell’integrità fisica), e allo stesso tempo evitare situazioni di scandalo che potrebbero disorientare la comunità 9 0 . Il vescovo deve poi accertare i requi siti inerenti l’età, la prudenza e la condotta morale: non viene fissata un’età minima, tuttavia va valutata la maturità della candidata, con un giudizio prudenziale (cf. can. 597, can. 642, can. 643) che tenga conto anche delle testimonianze di persone ch e ne abbiano una conoscenza diretta e che esprimano un giudizio di stima e di fiducia; in ogni caso, però, il vescovo non può chiedere direttamente il parere del direttore spirituale e tanto meno del confessore, come accade anche per l’ordinazione ministeriale (cf. can. 240 § 2) 91 . Dopo un periodo di discernimento e formazione, per il quale il vescovo può nominare un proprio delegato e al quale tra l’altro può essere chiesto il parere circa l’ammissione alla consacrazione, il vescovo incontra la consacranda per un colloquio individuale, così come previsto: “In un giorno stabilito, prossi mo al rito di consacrazione, o almeno il giorno pri ma, colei che deve essere consacrata sia presentata al vescovo per un colloquio pastorale, come è giusto che avvenga tra i l padre e pastore della diocesi e una sua figlia” 9 2 . Tuttavia, sarebbe opportuno che il vescovo incontrasse la candidata anche durante il periodo di formazione, così come sarebbe utile che egli ricevesse una lettera di autopresentazione, anche se non è ob bligatorio che la Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 351-354. Cf. ibid., pp. 354-355. 92 RCV n. 12. 90 91 L’ORDINE DELLE VERGINI 67 candidata richieda per iscritto di essere ammessa alla consacrazione, come invece accade per l’ordinazione ministeriale e la professione religiosa 9 3 . Il ricevimento della Consecratio Virginum non costituisce un diritto soggettivo, per cui la candidata eventualmente non ammessa non ha molte possibilità di ricorso contro l’atto del vescovo, a meno che non ritenga che le informazioni a lui giunte non corrispondano a verità; tuttavia, il vescovo non dovrebbe negare la consacrazione se non per gravi motivi, anche perché egli ha il dovere di favorire le vocazioni alla vita consacrata (cf. can. 385); per lo stesso motivo, egli non potrebbe nemmeno decidere in via generale di non procedere ad alcuna consacrazione con il rito delle vergini 9 4 . Inoltre, essendo la forma di vita quotidiana della vergine meno istituzionalizzata rispetto ad altre, essa richiede un’attenzione e cura particolare, per cui il vescovo deve tener presente l’esigenza di custodire intatto il dono di Dio mediante una formazione as sidua e permanente 9 5 . Alcuni autori hanno anche riflettuto sulla possibilità che il vescovo promulghi una normativa specifica per le vergini della propria diocesi: le posizioni sono diverse. Per Beyer la consacrazione nell’ Ordo Virginum presenta la peculia rità di essere individuale e personale, per cui non si possono imporre norme comuni e obbligatorie 9 6 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 358. Cf. ibid. 95 Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito di consacrazione delle vergini, in MARI G. (a cura di), Ordo Virginum, ed. Ancora, Milano 1999, p. 68. 96 Cf. BEYER J., L’Ordine delle vergini…, pp. 600-601; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 379. 93 94 L’ORDINE DELLE VERGINI 68 Recchi sottolinea i limiti di tale normativa diocesana, ma tuttavia descrive i contenuti fondamentali degli statuti approvati in alcune diocesi, che devono chiarire: - il rapporto della vergine con il vescovo; - la formazione iniziale e permanente; - le condizioni per l’ammissione alla consacrazione; - gli impegni che sorgono dalla consacrazione e le conseguenze giuridiche, prevedendo anche l’eventuale disp ensa; - il senso del servizio alla Chiesa locale. Questi statuti, comunque, non devono imporre obblighi che il Codice e il rito non prevedono, lasciando libera la vergine nella determinazione della propria forma di vita 9 7 . Secondo Gerosa lo statuto dovrebb e essere promulgato in ogni diocesi in cui è presente almeno una vergine, indicando: - i tempi e le modalità della formazione; - le condizioni per l’ammissione alla consacrazione; - le coordinate fondamentali entro cui la vergine stabilisce liberamente la propria regola personale; - le modalità da rispettare per l’abbandono, l’uscita e la dimissione dall’Ordo Virginum 9 8 . Bolchi precisa che non si può applicare il termine “statuto” a questa normativa diocesana, poiché Cf. RECCHI S., L’ordine delle vergini…, p. 147; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 379. Cf. GEROSA L., Verginità e diritto canonico. Sul significato ecclesiale dell’Ordine delle vergini, in Communio. Strumento internazionale per un lavoro teologico 150 (1996), pp. 88-89; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 379-380. 97 98 L’ORDINE DELLE VERGINI 69 “gli statuti, in senso proprio, sono ord inamenti che vengono composti a nor ma del diritto negli insiemi sia di persone e sia di cose, e per mezzo dei quali sono definiti il fine dei medesi mi, la loro costituzione, il governo e i modi di agire” 9 9 . Così si riconoscerebbe l’Ordine delle Vergini co me un insieme di persone, e quindi una persona giuridica (cf. can. 115), mentre non lo è, in quanto le vergini vi appartengono non perché hanno scelto di perseguire un determinato fine comune (cf. can. 114), bensì per il fatto di aver ricevuto la Consecratio Virginum, attraverso cui è resa stabile la forma di vita scelta dalla singola persona; perciò, secondo la Bolchi, sarebbe più corretto parlare di “direttorio” anziché di “statuto” 1 0 0 . In esso dovrebbero essere anche definiti i compiti e i poteri dell’e ventuale delegato, il cui ruolo è quello di esecutore e di consigliere del vescovo; spetta infatti in prima persona al vescovo la decisione finale circa l’ammissione della candidata alla consacrazione, così come dare gli orientamenti fondamentali del cammi no formativo e promuovere iniziative diocesane 1 0 1 , intrattenendo anche rapporti spirituali con le vergini della propria diocesi. La figura del delegato non corrisponde a quella del direttore spirituale, che la persona può scegliere liberamente; egli può incontrare le vergini tutte insieme e anche individualmente, ma sempre nei limiti stabiliti dalla delega, e comunque nell’ambito del foro esterno 1 0 2 . La cura pastorale del vescovo deve essere esercitata anche nel caso di un eventuale trasferimento della verg ine in altra diocesi: la Consecratio Codice di diritto canonico…, can. 94 § 1. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 380-381. 101 Cf. ibid., p. 382. 102 Cf. ibid. 99 100 L’ORDINE DELLE VERGINI 70 Virginum crea un legame particolare con la propria diocesi, che non si può qualificare come incardinazione, come invece accade per i ministri ordinati, ma che tuttavia esiste in virtù proprio di questa peculiare consacrazione; perciò, De Urkiri afferma che la vergine è tenuta ad informare il vescovo della sua intenzione di trasferirsi e lui deve predisporre l’accoglienza della consacrata nella nuova diocesi, mediante una “lettera testimoniale” 1 0 3 . Può accadere che il ves covo della nuova diocesi di residenza, così come anche il nuovo vescovo della propria diocesi, non conosca l’Ordine delle Vergini o ne abbia poco interesse: Holland ricorda che lo stato pubblico di consacrazione della vergine, così come anche i suoi obblig hi fondamentali di preghiera e servizio, non subiscono alcuna modificazione 1 0 4 . 2.4 “secondo il rito liturgico approvato” Il rito di consacrazione delle vergini è inserito nella celebrazione eucaristica. Relativamente al giorno, “è opportuno che la cons acrazione delle vergini sia fatta nell’ ottava di pasqua, nelle solennità e tra queste soprattutto in quelle in cui si celebrano i misteri dell’incarnazi one del Si gnore, nelle domeniche, nelle f este della beata Vergine Maria o delle sante ver gini” 1 0 5 . Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis…, p. 162; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 384. Anche altri autori, come McDermott e Holland, ritengono opportuna la consegna di una lettera di presentazione del vescovo della diocesi di provenienza al vescovo della nuova diocesi; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 385. 104 Cf. HOLLAND S., Consecrated virginis…, pp. 84-85; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 386. 105 RCV n. 11. 103 L’ORDINE DELLE VERGINI 71 La scelta dei giorni segue un preciso criterio teologico, cioè il carattere sponsale del mistero celebrato: - la Pasqua di Cristo, dal cui costato aperto è nata la Chiesa Sposa; - il Natale, memoriale dell’incarnazione in cui il Verbo ha unito sponsalmente a s é la natura umana; - la domenica, anamnesi settimanale dello Sposo risorto; - le feste di Maria, modello della Chiesa Sposa; - le feste delle sante vergini, che vissero nel loro essere l’evento nuziale tra Cristo e la Chiesa 1 0 6 . Riguardo al luogo, “è bene che il rito si svol ga nella chiesa catt edrale” 1 0 7 , in cui ha sede la cattedra del vescovo. Anche questa scelta segue un criterio teologico: la chiesa cattedrale, infatti, è considerata la sposa del vescovo 1 0 8 , lui che è simbolo di Cristo Sposo; il rito , poi, esprime un carisma legato alla Chiesa locale ed è una cerimonia nuziale tra Cristo Sposo e la Chiesa-Sposa, di cui la chiesa cattedrale è segno inanimato mentre la vergine è segno vivente 1 0 9 . “Quando il popolo è radunato, si va all’altare processio nal mente attraversando la chiesa, mentre il coro e il popolo eseguono il canto d’ingresso. La processione si fa come al solito; ad essa prendono parte anche le ver gini consacrande” 1 1 0 . Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, pp. 473-474. RCV n. 13. 108 Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 58. 109 Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, pp. 58-59; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 474. 110 RCV n. 19. 106 107 L’ORDINE DELLE VERGINI 72 Questa particolare partecipazione alla processione di ingresso sottoli nea la presa di contatto con la Chiesa locale ed è anche un modo per una prima presentazione alla comunità delle consacrande, le quali, sfilando insieme con i ministri e con il vescovo, vengono subito riconosciute 1 1 1 . “È bene che le ver gi ni consacrande si ano accompagnate all’altare da due ver gini già consacrate o da due altre donne scelte nella comunità” 1 1 2 . È significativo che le vergini possano essere accompagnate anche da donne della comunità che hanno fatto una diversa scelta vocazionale, proprio perché il loro cammino è inserito nella comunità ecclesiale, con tutte le sue vocazioni e forme di vita 1 1 3 . “Giunte davanti al presbiterio, dopo la debit a riverenza all’altare, le ver gini consacrande prendono posto nella navata della chiesa, nel seggio loro assegnato, e i vi restano sino alla fine della l iturgia della Parola” 1 1 4 . Il rito di consacrazione si svolge tra la liturgia della Parola e la liturgia del sacramento e prevede sette sequenze: 1) la chiamata delle vergini; 2) l’omelia; 3) le interrogazioni ; 4) le litanie dei santi; 5) la rinnovazione del proposito di castità perfetta; 6) la preghiera di consacrazione; Va notata l’analogia con il rito delle ordinazioni diaconali e presbiterali; cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, pp. 72-73. 112 RCV n. 20. 113 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 241. 114 RCV n. 21. 111 L’ORDINE DELLE VERGINI 73 7) le insegne della consacrazione 1 1 5 . Le vergini, nel cuore del rendimento di grazie eucaristico, vengono affidate al Padre perché, unendosi al sacrificio del Figlio nella potenza dello Spirito Santo, imparino a fare di tutta la loro vita un’offerta a Lui gradita 1 1 6 . Proclamato il Vangelo, ha inizio il rito di consacrazione con la chiamata delle vergini. “Dopo il Vangelo, se il rito si svol ge davanti all’altare, il vescovo si reca con i ministri alla sede i vi preparata. Allora le ver gini consacrande accendono le lampade o i ceri e, accompagnate dalle predette vergini già consacrate o da donne laiche, si avvicinano al presbiterio e rimangono in piedi fuori di esso” 1 1 7 . Nel frattempo, viene cantata l’antifona Prudentes vergines, che deriva da Mt 25,6, la parabola delle vergini: “Vergini sagge, prepar ate le lampade; viene lo sposo: andategli incontro” 1 1 8 . Il Pontificale prevede una seconda poss ibilità, e cioè che le vergini consacrande siano chiamate ciascuna per nome dal diacono 1 1 9 . Il vescovo ripete l’invito ad avvicinarsi, recitando o cantando l’antifona Venite, filiae che deriva dal Sal 33,12: “Venite, figlie, ascolt atemi; vi insegnerò il t i more del Si gnore” 1 2 0 . Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, pp. 474-477. Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 72. 117 RCV n. 25. 118 Ibid.; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 474. 119 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 241. 120 RCV n. 26. 115 116 L’ORDINE DELLE VERGINI 74 Il vescovo si prende l’impegno di continuare a educare le consacrate nel timore del Signore; all’invito del vescovo le vergini si recano processionalmente all’altare e rispondono con l’antifona Et nunc sequimur, che deriva da Dn 3,4 1-42: “Ecco, Si gnore, noi siamo pronte a seguirti nel tuo santo ti more, anela a te il nostro spi rito e desidera il tuo volto. Fa’, o Dio, che non restiamo deluse, trattaci secondo la tua clemenza nella misura del tuo i mmenso amore” 1 2 1 . In alternativa, vi ene proposta un’altra antifona, meno ricca ma comunque significativa, in quanto allude alle parole di affidamento di Gesù al Padre sulla croce, parole che vengono riprese da Stefano durante il suo martirio 1 2 2 : “A te veniamo, Dio fedele, nelle tue mani è l a nostra vita” 1 2 3 . Se viene utilizzata la seconda forma, cioè la chiamata individuale delle vergini, ognuna di esse risponde all’appello con l’antifona Ecce, Domine che deriva da 1Sam 3,4-5: “Mi hai chiamata: eccomi, Si gnore” 1 2 2 . Finito l’appello nomina le, il vescovo invita tutte insieme le vergini con le parole: 121 RCV n. 26. Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 77. 123 RCV n. 26. 122 Ibid. n. 27. 122 L’ORDINE DELLE VERGINI 75 “Venite, figlie; il Signore per mezzo del mio umile ministero confer mi il proposito del vostro cuore” 1 2 3 . Quindi, il vescovo pronuncia l’omelia, in cui spiega le letture e il significato del dono “della verginità per la santificazione personale delle consacrande, per il bene della Chiesa e di tutto il mondo” 1 2 4 : il rito riporta una traccia abbastanza ampia di omelia, un testo ad libitum che, ispirandosi a scritti patristici, propone una ricca do ttrina sul significato e sul valore della verginità consacrata 1 2 5 . Al termine dell’omelia, segue lo scrutinium delle consacrande: il vescovo le interroga sulla loro volontà di consacrazione rivolgendo loro tre semplici domande, a cui le vergini insieme, ma in prima persona, rispondono: “Si, lo voglio”. Le interrogazioni sono state inserite nel rito dal canonista Guillaume Durand, con lo scopo di assicurare che, di fronte agli impegni derivanti dalla consacrazione, nessuna vergine possa appellarsi all’ignoranza degli obblighi assunti; tuttavia, il nuovo Pontificale, senza rinunciare alle prospettive giuridiche, le riprende soprattutto per definire l’oggetto della consacrazione e suscitare nelle consacrande la gioiosa consapevolezza del dono che stanno per ric evere 1 2 6 . La prima interrogazione è così formulata: “Figlie carissi me, volete perseverare nel proposito della santa verginità a servi zio del Si gnore e della Chiesa 123 RCV n. 28. Ibid. n. 29. 125 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 475. 126 Cf. ibid. 124 L’ORDINE DELLE VERGINI 76 fino al ter mine della vostra vita?” 1 2 7 . Si chiede la perseveranza nel proposito di vergini tà, già formulato nell’intimo del cuore, o nelle mani del proprio direttore spirituale, o in una forma pubblica non solenne 1 2 8 ; va notato che tale proposito è messo in connessione con il servizio a Dio e alla Chiesa 1 2 9 . Dopo la risposta affermativa delle v ergini, si procede alla seconda interrogazione: “Volete seguire Cristo come propone il Vangelo, perché la vostra vita sia una particolare testimonianza di carità e un segno visibile del Regno futuro?” 1 3 0 . La verginità consacrata è una sequela Christi in una forma di vita che sia una particolare testimonianza di carità e un’immagine visibile della vita celeste 1 3 1 . La terza interrogazione è legata all’azione liturgica che si sta svolgendo: “Volete essere consacrate con solenne rito nuziale a Cristo, Figlio di Dio e nostro Signore?” 1 3 2 . Viene usato il verbo “consacrare” nella forma passiva, indicando così l’azione di Dio, l’unzione dello Spirito che le consacrande ricevono 127 RCV n. 30. Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 91. 129 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 244. 130 RCV n. 30. 131 Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 92. 132 RCV n. 30. 128 L’ORDINE DELLE VERGINI 77 mediante il ministero del vescovo; si tratta di una solenne desponsatio, cioè si costituisce un vincolo sponsale tra Cristo e la vergine 1 3 3 . Con queste interrogazioni, così come accade per i riti del battesimo, dell’ordinazione e del matrimonio, l’assemblea è resa testimone della consapevolezza con cui le vergini ricevono la consacrazione e gli impegni che si assumono; l’assemblea è coinvolta nel riconoscimento del dono di Dio pronunciando insieme al vescovo le parole: “Rendiamo grazie a Di o” 1 3 4 . Il coinvolgimento dell’assemblea continua anche nel gesto successivo, cioè il canto delle litanie dei santi, con cui si chiede alla Chiesa celeste di intercedere per le consacrande, perché Dio “effonda la grazia dello Spirito Santo” 1 3 5 : “Tutti si inginocchiano. Il vescovo, secondo l’opportunità, si inginocchia alla cattedra verso l’altare o dava nti all’altare. Le ver gini, anche nelle domeniche e nel Tempo di Pasqua, si inginocchiano o, secondo la consuetudine, si prostr ano” 1 3 6 . Nella citazione dei santi vengono evidenziati quelli che, con la loro vita o con i loro scritti, hanno esaltato il dono della verginità consacrata 1 3 7 ; per il loro carattere di intercessione, le litanie dei santi sostituiscono la preghiera Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 246. Cf. ibid., p. 247. 135 RCV n. 31. 136 Ibid. n. 32. 137 Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 93. 133 134 L’ORDINE DELLE VERGINI 78 dei fedeli 1 3 8 , mentre è stato soppresso il Veni Creator previsto nel rituale precedente 1 3 9 . Terminato il canto delle litanie, “se si ritiene opportuno, le ver gini offrono a Dio, per le mani del vescovo, il loro proposito” 1 4 0 . Essendo il contesto giuridico della consacrazione delle vergini diverso da quello della professione religiosa, la formulazione del proposito di verginità non è obbl igatoria durante la celebrazione; infatti, perché una vergine possa ricevere la consacrazione è sufficiente il proposito che ella ha formulato nel suo cuore e che è reso pubblico mediante l’ammissione e la celebrazione del rito 1 4 1 . Tuttavia, per motivi pas torali, è significativa la renovatio propositi perfectae castitatis , che si configura come la presentazione dell’offerta che la vergine fa di se stessa perché sia consacrata dal Signore “con una nuova unzione spirituale” 1 4 2 . La rinnovazione del proposito è unita al gesto della immixtio manuum , cioè ciascuna consacranda si inginocchia davanti al vescovo e pone le sua mani giunte in quelle di lui, pronunziando la seguente formula: “Accogli, o Padre, il mio proposito di castità perfetta alla sequela di Crist o; lo professo davanti a t e e al tuo popolo, 138 Cf. RCV n. 24. Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 475. 140 RCV n. 36. 141 Si parla, infatti, di rinnovazione del proposito verginale; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 475. 142 RCV n. 29; cf. ibid., pp. 475-476. 139 L’ORDINE DELLE VERGINI 79 con la grazia dello Spirito Santo” 1 4 3 . Il gesto della immixtio manuum deriva storicamente dal gesto medievale del vassallo, che con esso si poneva al servizio del signore feudale 1 4 4 ; tale gesto può essere evi tato se considerato inopportuno nel luogo dove si svolge il rito, oppure può essere sostituito con un altro significativo, mentre, se le consacrande sono molte, esse durante la rinnovazione del proposito rimangono al loro posto nel presbiterio 1 4 5 . Alla consacrazione soggettiva della vergine (rinnovo del proposito) segue la consacrazione oggettiva della Chiesa (preghiera consacratoria), con cui si chiede al Padre il dono dello Spirito perché compia nella vergine, “al di là dell’unione coniugale, il vincolo s ponsale con Cristo” 1 4 6 . Le consacrande si inginocchiano nello spazio antistante la cattedra, mentre il vescovo, con le braccia stese davanti a sé, gesto tipico dell’invocazione dello Spirito Santo, pronuncia la preghiera Deus, castorum corporum , gioiello dell’antica liturgia romana, presente nel rito di consacrazione delle vergini fin dal V secolo 1 4 7 . Questa composizione segue lo schema tripartito delle preghiere di consacrazione, cioè anamnesi, epiclesi e intercessione; l’epiclesi è poco sviluppata e si fonde con le intercessioni, per cui la preghiera può essere suddivisa in due parti: la prima parte è cristologia e il mysterium della verginità consacrata è considerato nell’ambito dell’anamnesi dei mirabilia 143 RCV, n. 36. Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, pp. 94-95. 145 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 247-248. 146 RCV n. 38. 147 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 476. 144 L’ORDINE DELLE VERGINI 80 Dei; la seconda parte è pneumatologica e vengono presentate le richieste in favore delle vergini 1 4 8 ; si conclude con una breve dossologia finale. L’interlocutore di tutta la preghiera è il Padre, a cui ci si rivolge per ricordargli con gratitudine ciò che ha fatto per la verginità e per chiedere l’abbondanza dei suoi doni. “O Dio, che ti compiaci di abitare come in un tempio nel corpo delle persone caste e prediligi le ani me pure e incontaminate. Tu hai voluto restaurare la natura umana, corrotta nei suoi progenitori dall’insidia diabolica; e non solo l ’hai riport ata all’innocenza delle origini, ma per mezzo del tuo Verbo, nel quale è stato creat o l’universo, hai innalzato a i mmagi ne degli angeli coloro che sono per condizione mortali e li hai resi capaci di anticipare in sé l’esperienza del Regno fut uro . Volgi ora lo sguardo, o Si gnore, su queste tue fi glie, che nelle tue mani depongono il proposit o di ver ginità di cui sei l’ispiratore, per farne a te un’offer ta devota e pura. Come può un’ani ma ri vestita di carne mortal e vincere la legge della natura, gli sbandamenti della libertà, le inquietudini dei sensi, gli sti moli dell’età, se non sei tu, Padre mi sericordioso, ad accendere e ali ment are questa fiamma comunicando la tua st essa forza? Tu hai riversato su tut ti gli uomini la grazia del tuo amor e 148 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 476. L’ORDINE DELLE VERGINI 81 e da ogni popolo della terra hai raccolto, come infinito numero di stelle, i tuoi figli nati non dalla carne e dal sangue, ma dallo Spirito, per farne gli eredi del nuovo patto e hai riservato ad alcuni tuoi fedeli un dono particolare scaturito dalla fonte della tua misericordia. Alla luce dell’eterna sapienza hai fatto loro comprendere che, mentre ri maneva i ntatto il valore e l’onore dell e nozze, santificate all’inizio dalla tua benedi zione, secondo il tuo provvidenziale disegno, dovevano sor gere donne ver gini che, pur rinunziando al matri monio, aspirassero a posseder ne nell’intimo la realtà del mistero. Così tu le chiami a realizzare, al di là dell’unione coniugale, il vincolo sponsale con Cristo di cui le nozze sono i mmagine e segno. La beata ver ginità ha riconosciuto il suo autore ed emula della condi zi one degli angeli si è consacrata all’intimità feconda di colui che della ver ginità perpetua è Sposo e Fi glio” 1 4 9 . Questa prima parte della preghiera glorifica Dio per l’opera della creazione e della redenzione, p er il ritorno dell’uomo all’innocenza delle origini, innalzandolo fino alla condizione angelica, di cui la vergine è segno visibile, anticipando in sé l’esperienza del Regno futuro; in lei Dio non solo pone i suoi doni, ma vi abita mediante il suo Spirito 1 5 0 . Si contempla 149 RCV n. 38. Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 476; cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, pp. 96-97. 150 L’ORDINE DELLE VERGINI 82 il mistero dell’incarnazione del Verbo come unione sponsale tra la natura divina e quella umana; si esalta poi la bontà dello stato coniugale, proclamando però l’eccellenza dello stato verginale, con cui la donna possiede nell’intimo la re altà del mistero nuziale, perché vive direttamente la sponsalità della Chiesa con Cristo, realtà di cui invece il matrimonio è solo segno, che si esprime nell’umana relazione di coppia 1 5 1 . “Guida e proteggi , Si gnore, queste nostre sorelle, che i mplorano i l tuo ai uto nel desiderio ardente di essere fortificate e consacrate dalla tua benedizione. Sii tu la loro costante difesa, perché il mali gno, astuto insidiatore delle mi gliori intenzioni, non offuschi in un momento di debolezza la gloria della castità per fetta e, distogliendole dal proposito ver ginale, non rapisca il pregio della fedeltà, che dà splendore anche alla vita coniugale. Concedi, o Padre, per il dono del tuo Spi rito, che siano prudenti nella modestia, sagge nella bontà, austere nella dolcezza, caste nella libertà. Ferventi nella carità nulla antepongano al tuo amore; vi vano con lode senza ambir la lode; a te solo diano gl oria nella santità del corpo e nella purezza dello spirito; Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 476; cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, pp. 97-98. 151 L’ORDINE DELLE VERGINI 83 con amore ti temano, per amore ti ser vano. Sii tu per loro La gioia, l’onore e l’unico volere; sii tu il sollievo nell’afflizione; sii tu il consiglio nell’incertezza; sii tu la difesa nel pericolo, la pazienza nella prova, l’abbondanza nella povertà, il cibo nel di giuno, la medicina nell’infermità. In te, Si gnore, possie dano tutto, perché hanno scelto te solo al di sopra di tutto” 1 5 2 . In questa seconda parte della preghiera ci sono le varie intercessioni, insieme all’invocazione dello Spirito Santo: l’elenco delle richieste è lungo, ma non monotono; si chiede anzitutto c he il Signore difenda dal maligno il dono grande ma fragile concesso alle vergini; segue la domanda di numerose grazie, come dote e ornamento nuziale 1 5 3 . “Per il nostro Si gnore Gesù Cristo che vi ve e regna con t e nell’unità dello Spirito Santo salga a te eterna lode, o Padre, nei secoli dei secoli” 1 5 4 . La partecipazione dell’assemblea viene ancora una volta confermata con il proprio “Amen” alla preghiera del vescovo, con cui esprime anche la sua 152 RCV n. 38. Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 476; cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, pp. 99-101. 154 RCV n. 38. 153 L’ORDINE DELLE VERGINI 84 fede di essere dal Padre esaudita quando chiede per Cristo il dono dello Spirito 1 5 5 . Il rito di consacrazione si conclude con i riti esplicativi, cioè la consegna del velo e dell’anello (segni sponsali) e la consegna del libro della Liturgia delle ore (segno ecclesiale, ma anche sponsale, poiché, secondo SC n. 84, l’Ufficio divino è “la voce della sposa che parla allo Sposo”). Il velo e l’anello sono consegnati con una formula unitaria, pronunciata una volta soltanto 1 5 6 : “Figlie carissi me, ricevete il velo e l’anello, segno della vostra consacrazione nuziale. Sempre fedeli al Cristo vostro sposo, non di menticate mai che vi siete donate tot almente a lui e al suo corpo che è la Chiesa” 1 5 7 . Questi oggetti hanno un valore simbolico, in quanto richiamano all’obbligo della fedeltà, sono un segno di riconoscimento della condizione sponsale della vergine e indicano l’azione dello Spirito Santo nell’opera di santificazione della consacrata 1 5 8 . La consegna del velo non è obbligatoria e rimessa a un giudizio di opportunità; pertanto, se viene consegnato solo l’anello, la for mula è la seguente: “Ricevete l’anello delle mistiche nozze con Cristo Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 253. Il rito prevede anche una sequenza alternativa, in cui il velo e l’anello vengono consegnati separatamente, con due formule separate; cf. RCV nn. 44-47. 157 RCV n. 39. 158 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 254. 155 156 L’ORDINE DELLE VERGINI 85 e custodite integra la f edeltà al vostro Sposo, perché siate accolte nella gioia del convito et erno” 1 5 9 . Segue la consegna del libro della Liturgia delle ore, che mette in evidenza la dimensione orante della vita della vergine, sia come esperienza di comunione con Dio e sia come impegno di intercessione per la Chiesa e il mondo 1 6 0 . Secondo il rituale precedente, questa consegna avveniva al termine della messa e rivestiva un carattere prevalentemente giuridico; lo spostamento al momento della consegna delle insegne della consacrazione sta ad indicare che l’impegno di preghiera della vergine non è complementare bensì intrinseco della sua vita 1 6 1 . La vergine riceve così dal vescovo, quasi come un dono nuziale, il tesoro della preghiera liturgica, che è preghiera di Cristo e preghiera della Chiesa: “Ricevete il libro della liturgia delle ore. La preghiera della Chi esa risuoni senza interruzi one nel vostro cuore e sulle vostre labbra come lode perenne al Padre e vi va intercessione per la salvezza del mondo” 1 6 2 . L’ultima parte del rito si conclude con il canto dell’antifona Ipsi sum desponsata, ispirata alle parole con cui s. Agnese, secondo l’antica Passio, del V secolo, va da vergine inco ntro al martirio 1 6 3 : “Alleluia. Sono sposa di Cristo. Alleluia. 159 RCV n. 47. Cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 102. 161 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 477. 162 RCV n. 48. 163 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 255; cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 103. 160 L’ORDINE DELLE VERGINI 86 Sposa del re degli angeli. Alleluia. Sposa per sempre del Figlio di Dio. Alleluia, alleluia 1 6 4 . Terminata la liturgia della consacrazione, riprende la celebrazione dell’eucaristia nel modo c onsueto, sottolineando però l’aspetto di banchetto nuziale; se non ci sono impedimenti liturgici, il formulario della messa è quello previsto per il giorno della consacrazione delle vergini, che prevede che nella preghiera eucaristica, si inserisca il rico rdo delle consacrate, per esprimere la loro unione al sacrificio di Cristo: pertanto, il Pontificale prevede quattro formule, una per ognuna delle preghiere eucaristiche del Messale Romano 1 6 5 . 2.5 “unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio” Il testo latino parla di mystice desponsantur , espressione insolita per il Codice di Diritto Canonico, dove non si parla nemmeno di carisma, poiché, essendo un’azione libera di Dio, non può essere inquadrata in un testo giuridico; tuttavia, per parlare di questa c onsacrazione, non si è potuto usare un’immagine diversa 1 6 6 . “L’espressione ‘sono misticamente sposat e a Cristo’ vuole r endere in qualche maniera la sottolineatura che specifica il nucleo del significato della consacrazione della ver gine. È chiaro che si tratta di sottolineature e non di elementi esclusivi di questa for ma di consacrazione. La relazione nuziale a Cristo, che rispl ende così intensamente nella consacrazione della vergine, non è infatti un elemento esclusi vo di essa; 164 RCV n. 43. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 255; cf. MAGNOLI C., Presentazione del Rito…, p. 103; cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 477. 166 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 58. 165 L’ORDINE DELLE VERGINI 87 tale realtà riguarda in qu alche modo tutti i consacrati, ma certo nella ver gine questa di mensione è la più forte, la più peculiare, la più qualificante la sua identità carismatica” 1 6 7 . La verginità è un dono gratuito che viene dall’alto; prima di essere una condizione dell’uomo, è un attributo divino, una realtà intratrinitaria 1 6 8 . Il Padre è l’origine di ogni vocazione verginale: è Lui che chiama le vergini, che ispira il loro proposito, che accende nel loro cuore la fiamma della verginità: “Da lui infatti come da sor gente puriss i ma e incorruttibile, scaturisce il dono dell’integrità verginale, che secondo i detti degli antichi padri fa di voi un’i mmagine della divina santità” 1 6 9 . Il disegno del Padre è di unire sponsalmente le vergini a Cristo, lo Sposo della Chiesa e dell’umani tà; questo è l’elemento specifico della Consecratio Virginum ed appare in tutta la liturgia. Anche nell’omelia il vescovo dice: “lo Spirito Consolatore […] elevandovi alla dignità di spose di Cristo, vi unisce con indissolubi le vincolo al suo Fi glio” 1 7 0 . Le vergini diventano spose di Cristo grazie all’intervento dello Spirito Santo: “Lo Spirito consolatore […] oggi mediante il nostro ministero vi consacra con una nuova unzione spirituale” 1 7 1 . RECCHI S., Valori qualificanti l’ordine delle vergini, in Atti del 4° Convegno dell’Ordo Virginum, Bologna 27-28 aprile 1991, stampato in proprio, riportato da MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 58. 168 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 478. 169 RCV n. 29. 170 Ibid. 171 Ibid. 167 L’ORDINE DELLE VERGINI 88 La vergine, perciò, partecipa al mistero nuziale per una chia mata, alla quale risponde attivamente donandosi a Cristo, in forza di una particolare unzione dello Spirito, invocato dalla Chiesa nel rito liturgico e che rende la vergine sposa di Cristo: ella rinuncia alle nozze umane ( coniugium), ma raggiunge ugualment e la realtà profonda significata dal matrimonio (sacramentum), cioè l’unione sponsale tra Cristo e la Chiesa 1 7 2 . La vergine, infatti, diventa segno della Chiesa, la cui natura essenziale si riproduce in lei: come la Chiesa è vergine -sposa-madre, così la ve rgine è “ver gine per l’integri tà della fede, sposa per l’indissolubile unione con Cristo, madre per la moltitudine dei figli” 1 7 3 . Il carisma dell’Ordine delle Vergini, così, ha il suo riferimento nell’immagine della Chiesa -Sposa, immagine che ha un suo f ondamento biblico e teologico. Dai Profeti all’Apocalisse, la Bibbia ha come “filo rosso” il tema dell’amore di Dio per il suo popolo e di Cristo per la sua Chiesa, amore che è come quello dello sposo per la sposa; la vergine, così, diventa segno di questo amore divino e viene introdotta in una dimensione mistica 1 7 4 . Anche la Tradizione parla dell’immagine della sposa riferita alla Chiesa ed essa viene ripresa dal Vaticano II: “La Chiesa, chiamata «Gerusalemme celeste» e «madre nostra» (Gal 4,26; cf. Ap 1 2,17), viene pure descritta come l ’immacolata sposa dell’Agnello immacolato (cf. Ap 19,7; 21,2.9; 22,17), sposa che Cristo «ha amat o…e per Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, pp. 478-479. RCV n. 29. 174 Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 85. 172 173 L’ORDINE DELLE VERGINI 89 essa ha dato se stesso, al fine di santificarla» ( Ef 5,26), che si è associata con patto indissolubil e ed incessantem ente «nutre e cura» ( Ef 5,29), che dopo averla purificata, volle a sé congiunta e soggetta nell’amor e e nella fedeltà (cf. Ef 5,24), e che, infine, ha riempi to per sempre di grazi e celesti, onde potessi mo capire la carità di Dio e di Cristo verso di noi, c arità che sorpassa ogni conoscenza (cf, Ef 3,19)” (LG n. 6). E ancora: “Cristo ama la Chiesa come sua sposa, facendosi modello del marito che ama la moglie come il proprio corpo (cf. Ef 5,25 -28)” (LG n. 7; cf. n. 39). Il tema della Chiesa -Sposa è presente poi anche nella liturgia, in quanto il Vaticano II afferma che nelle azioni liturgiche “Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima” (SC n. 7) 1 7 5 . La dignità di sposa di Cristo si estende ad ogni fedele, in quanto appartiene alla Chiesa, ma la vergine vi partecipa in modo particolare, per un dono dello Spirito. In forza del suo carisma, la vergine vive già in questa dimensione terrena quella sponsalità con Cristo a cui tutta la Chiesa è chiamata, e questo senza la mediazione di un sacramen to: “La ver ginità consacr ata non è un sacramento, per un fatto semplice: il sacramento è ‘un segno di…’, mentre la ver ginità consacrata è gi à ‘realtà’. Quale realtà? Realtà di vi vere già questo matri monio con Cristo, che alla fine sarà l’unico Sposo […]. La ver gine consacrata […] vi ve già questa relazione […]. La vi ve già anticipatamente nella storia, la vive i n maniera carismaticamente anti cipata, perché ciò è possibile solo per un car isma” 1 7 6 . Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 89. RECCHI S. in Atti del 3° Convegno dell’Ordo Virginum, Roma 24-25 marzo 1990, stampato in proprio, p. 63, in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 93-94. 175 176 L’ORDINE DELLE VERGINI 90 Anche Giovanni Paolo II ha voluto sottolineare come la spon salità sia caratteristica del carisma dell’Ordo Virginum: “Il mistero dell’incarnazione è stato letto dai santi Padri in chiave sponsale, sulla scia dell’interpretazione data dall’apostolo Paolo alla morte del Signore: ‘Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei’ (Ef 5,25). Anche l’evento della risurrezione è stato visto come un incontro di nozze tra il Risorto e la nuova comunità messi anica, per cui la stessa veglia pasquale è stata celebrata come ‘notte nuzi ale della Chiesa’ (sant’Asterio Amareno, Homilia X IX, in Psal mum V, orat io V). L’intera vita di Cristo è posta, dunque, sott o il segno del mistero delle sue nozze con la Chiesa (cf. Ef 5,32): a quel mistero appartenete anche voi, care sorelle, per dono dell o Spirito e in virtù di una ‘nuova unzione spirituale’ (OCV n. 16)” 1 7 7 . La vergine, consacrata dallo Spirito e sposata al Figlio di Dio, reca così l’impronta della Chiesa, ne è una rappresentazione e una concreta attuazione, e ciò le attribuisce il titolo ecclesiale di sponsa Christi: “Non a caso i santi padri e dottori della Chiesa hanno dato al le ver gini consacrate lo stesso titolo di sposa di Cristo che è proprio della Chiesa. […]La santa madre Chiesa vi considera un’eletta porzione del gregge di Cristo; in voi fiorisce e fruttifica l argamente la sua soprannaturale fecondità” 1 7 8 . La vergine sposa diventa allora madre, perché aderisce alla volontà del Padre e accoglie in sé il seme della parola di Cristo: “Voi che siete ver gini per Cristo, diventerete madri nello Spirito, facendo la volontà del Padre, cooperando con amore, perché tanti figli siano generati o ricuperati alla vita di grazia” 1 7 9 . Discorso alle consacrate dell’ Ordo Virginum, 2 giugno 1995, riportato da MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 87. 178 RCV n. 29. 177 L’ORDINE DELLE VERGINI 91 Solo alla luce di Dio la verginità non si contrappone alla sponsalità e alla maternità: come la Chiesa e come Maria, la vergine è chiamata ad e ssere sposa di Cristo e madre dei figli di Dio, realizzando così anche la propria femminilità 180 . Dal punto di vista giuridico, è il rito di consacrazione che costituisce la vergine, nella Chiesa e di fronte alla Chiesa, come sposa di Cristo, del Figlio di Dio: lo Spirito che viene invocato fa di lei una nuova realtà, cioè la sposa, così come lo Spirito aveva fatto di Maria la Madre nell’incarnazione del Verbo 1 8 1 . 2.6 “si dedicano al servizio della Chiesa… che è confacente al loro stato” La verginità è v ocazione all’amore, un amore che diventa missione: questa missione può esprimersi in diversi servizi, ma il primato spetta all’essere della vergine consacrata e la sua più autentica missione è la santità 1 8 2 . Già con la sua semplice presenza, la vergine con sacrata che vive nel mondo mostra a tutti l’unica relazione che veramente conta: “La ver ginità consacrata ha valore di una presenza. Il che non significa che la ver gine cristiana non svol ga dei ser vi zi i mportanti, fondamentali, di grande utilità, di grand e aiuto nella Chiesa particolare, ma non costituisce il suo proprium lo svolgere quel servi zio. Il suo proprium è nell’essere 179 RCV n. 29. Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 95. 181 Cf. ibid., p. 91. 182 Cf. ibid., pp. 164-169. 180 L’ORDINE DELLE VERGINI 92 consacrata, nel richiamo a quella relazione di trascendenza, di cui la ver gine è fisicamente portatrice” 1 8 3 . La presenza della ve rgine nella Chiesa è una presenza profetica: “Questa presenza prof etica è il pri mo e fondamentale ser vi zio che la ver gine rende alla Chiesa, a pr escindere da qualsiasi attività che essa svol gerà nella Chiesa particolare” 1 8 4 . Alla vergine, allora, è affid ato il compito fondamentale di essere segno di quel rapporto sponsale con Dio che riguarda la Chiesa e ogni uomo: è ciò che chiedono i vescovi all’ Ordo Virginum . “La Chiesa particolare alla quale siete dedicate in modo speciale ha certamente bisogno dei vostri ser vi zi e delle attività che svol gete, ma molto di più ha bisogno di voi stesse, che siate cioè segno pubblico e tr asparente dell’unione sponsale con Cristo […]. La Chiesa evangeli zza anzitutto con il propr io essere e secondariamente con le specifiche e necessarie attività di evangelizzazione. Special mente oggi, nel nostro mondo secolarizzato, l’evangelizzazione avviene attraverso l’essere stesso della Chiesa e dei cristiani autentici, delle persone che vi vono un forte spiritualità […]. Questo è il compito, la missione delle ver gi ni consacrate: essere dei segni vi vi ed efficaci attraverso i quali si legge l’unione sponsale di Cristo con la Chiesa e quindi anche la forza della sua grazia, la presenza del suo Spirito e la fecondità del suo V angelo” 1 8 5 . Da ciò si deduce che il servizio ecclesiale della vergine viene ricondotto anzitutto alla ricerca della santità, cioè a vivere in modo conforme alla vocazione ricevuta: RECCHI S., Una vocazione in senso pieno per la donna, in Atti del 3° Convegno dell’Ordo Virginum, Roma 24-25 marzo 1990, stampato in proprio, p. 68, in MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 173. 184 RECCHI S., L’ordine delle vergini…, p. 146; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 112. 185 ANTONELLI E., Incontro con le consacrate dell’Ordo Virginum d’Italia all’inizio del seminario di Frascati, 27 dicembre 1998, riportato da MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, pp. 173-174. 183 L’ORDINE DELLE VERGINI 93 “Non si attende da esse un ministero ecclesiale, ma piuttosto una vita consacrata, per ché la ver gine […] deve essere santa di corpo e di ani ma, come tempio di Dio, come di mora del Cristo, come soggior no dello Spirito Santo” 1 8 6 . Il richiamo alla necessità di vivere una vita santa viene altresì dal Codice: “Tutti i fedeli, secondo la propri a condi zione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione” 1 8 7 . Perciò, qualunque attività la vergine compie nel mondo e ogni suo modo di essere devono esse re vissuti “alla luce di questa finalità: essere consacrate alla santità e alla gloria di Dio” 1 8 8 . Anche i canonisti sono d’accordo nell’affermare che il primario servizio alla Chiesa è la stessa consacrazione verginale, offerta a Dio per la sua gloria e per la salvezza del mondo 1 8 9 : “Il can. 604 parla di un servi zio ecclesiale come oggetto di impegno della ver gine consacrata. Il servi zio principale e primario è certamente la sua stessa consacrazione f atta a Dio alla sua lode e per la sal vezza del mondo. Quanto a un’azione apostolica concreta, bisogna anzitutto affermare che un’attività le può essere proposta e chiesta, ma non i mposta. Il servi zio della Chiesa di cui parla il rituale non è un’attività concreta e determinata. Questa anzi potrebbe nuocere all a sua presenza in pieno mondo, specialmente nella fami glia: potrebbe così di minuire la for za della sua testimonianza e cont raddire piuttosto che espri mere la sua vocazione personale. Questa può essere contemplativa, nel silenzio e nella solitudine. Da tutto ciò si deve concludere che una nor ma diocesana non potrebbe né TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 76. Codice di diritto canonico…, can. 210. Lo stesso richiamo ci viene da LG 32. 188 TOSETTI G., Vergini consacrate…, p. 78. 189 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 112. 186 187 L’ORDINE DELLE VERGINI prevedere, né impor re una attività 94 apostolica di tipo pastorale o caritativo” 1 9 0 . Nelle premesse al rito di consacrazione si parla tuttavia di alcuni doveri che le vergini hanno: “Compito delle ver gini cristiane è quello di attendere, ognuna nel suo stato e secondo i propri carismi, alle opere di penitenza e di misericordia, all’attività apostolica e alla preghiera. Per l’adempi mento di questo compito della preghiera si raccomanda vi vamente alle ver gini consacrate la celebrazione giornaliera della «Litur gia delle ore», in particolare quella della lode mattutina e della lode vespertina. Unendo in questo modo la loro voce alla voce di Cristo, sommo sacerdote, e a quella di tutta la Chiesa, esse loderanno ininterrottamente il Padre celeste e intercederanno per l a salvezza del mondo” 1 9 1 . La preghiera, allora, è uno dei compiti primari che la Chiesa affida alla vergine: la preghiera, la contemplazione, lo stare seduta ai piedi del Maestro in ascolto e adorazione, come Maria (cf. Lc 10,39) è indispensabile per la vergine che vive nel mondo, affinché ella possa mantenersi fedele al proposito assunto e che è chiamata a vivere senza il sostegno di strutture particolari 1 9 2 . È proprio dal rapporto di amo re, personale ed esclusivo, che la vergine coltiva col suo Signore, che nascono poi le opere di penitenza e di misericordia, che nasce l’attività apostolica come ulteriore compito assegnato alla vergine. Lo ricorda Giovanni Paolo II in un discorso tenuto BEYER J., Il diritto della vita consacrata, Milano 1989, p. 174, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 324. 191 RCV n. 2. 192 Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, pp. 78-79. 190 L’ORDINE DELLE VERGINI 95 alle consacrate in occasione del XXV anniversario della promulgazione del nuovo rito per la consacrazione delle vergini: “Spetta inoltre alle vergini farsi mano operosa della generosità del la Chiesa locale, voce della sua preghiera, espressione della sua m isericordia, soccorso dei suoi poveri, consolazione dei suoi figli e delle sue figlie afflitti, sostegno dei suoi orfani e delle sue vedove […]. Amate i figli di Dio. Il vostro amore totale ed esclusi vo per Cristo non vi distoglie dall’amore verso tutti gl i uomini e tutte le donne, vostri fratelli e sorelle, perché gli orizzonti della vostra carità – appunto perché siete del Signore – sono gli ori zzonti stessi di Cristo” 1 9 3 . Gli orizzonti di preghiera e di carità si traducono in attività pastorali, riguardo le quali si possono avere due possibilità: la vergine può decidere liberamente la propria attività o può farsela indicare dal vescovo. Tale attività può così svolgersi: - attività professionale a tempo pieno e attività pastorale nel tempo libero; - attività professionale e pastorale, entrambe part -time; - attività pastorale a tempo pieno 1 9 4 . Si tratta in ogni caso di una libera scelta della vergine e il vescovo non può imporle un’attività; ciò non significa che egli non possa chiedere. Comunque, un’eventu ale decisione della vergine di rifiutare un’attività proposta dal vescovo deve essere presa sempre in coscienza, cioè per motivi validi e interrogandosi davanti al Signore. Anche nel caso in cui la 193 GIOVANNI PAOLO II, Cristo è la ragione della vostra vita: ricambiate il suo amore infinito con il vostro amore totale ed esclusivo, in MARI G. (a cura di), Ordo Virginum, ed. Ancora, Milano 1999, pp. 1617. 194 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, pp. 112-113. L’ORDINE DELLE VERGINI 96 vergine decida personalmente la propria attività, è sempre opportuno che la comunichi al vescovo 1 9 5 . Per quanto concerne la tipologia dell’attività pastorale, cioè se svolgerla a tempo pieno o part -time, il vescovo deve provvedere alla corrispondente retribuzione economica (cf. can. 231 § 2), a meno che la vergin e non abbia sufficienti mezzi economici e decida di svolgere l’attività come volontaria. La relazione della vergine è direttamente con l’ente ecclesiastico per cui lavora, nella forma di lavoro dipendente o autonomo 1 9 6 . Nella decisione dell’attività da svo lgere, bisogna tener conto di un particolare non secondario che il Codice mette in rilievo: il servizio, cioè, deve essere confacente al proprio stato. Ci si chiede se il riferimento deve essere lo stato di vita consacrata o lo stato di vita concreta: Cocc opalmerio afferma che lo sono entrambi 1 9 7 e lo stesso si può dedurre da alcune osservazioni di Holland: “Il canone parla del servi zio alla Chiesa «confacente al loro stato». Come è stato visto, il loro stato è quello di persone pubblicamente consacrate n ella Chiesa e persone che hanno ricevuto quella consacrazione come i ndividui , rimanendo nella loro condizione secolare” 1 9 8 . Tuttavia, Coccopalmerio riconosce che lo stato di vita concreta influisce maggiormente, perché condiziona la scelta del servizio pa rticolare da svolgere all’interno della propria diocesi 1 9 9 . Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 113. Cf. ibid. 197 Cf. ibid., p. 114. 198 HOLLAND S., Consecrated virginis…, p. 87; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 395. 199 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 114. 195 196 L’ORDINE DELLE VERGINI 97 Perciò, Dion osserva che non si può stabilire a priori la forma concreta che il servizio deve assumere: “La consacrazione delle ver gini non è conferita in vista dell’esercizio di un apostolato specifico nei confronti degli emarginati, dei poveri o di qualche altro gruppo di persone, ma una ver gine consacrata, a moti vo della sua consacrazione, è dedi cata al servizio della Chiesa, in pri mo luogo della Chiesa diocesana. Noi abbiamo parlat o della tri plice sfaccettatura di questo servi zio: preghiera, penitenza, apostolato. Secondo il carisma di ciascuna consacrata, l’accento sarà posto su questo o quell’aspet to del servi zio. Presso alcune, la di mensione contempl ativa sarà più evidente. È così che press o alcune ver gini consacrate si nota una preferenza per la vita eremitica. Altre optano per l’i mpegno apostol ico: insegnamento, soccorso ai malati, alle persone anziane, ecc. Tutto è questione di inclinazi one personale, di qual ifiche, di bisogni diocesani” 2 0 0 . Così, si può concludere che “non esiste lo stereotipo della vergine consacrata” 2 0 1 . 2.7 “Possono riunirsi in associazioni” L’argomento sulle associazioni di vergini consacrate è stato molto discusso, sia in sede di preparazione del can. 604 e sia su ccessivamente. La prima cosa da mettere in evidenza è che il Codice dice “ consociari possunt”: possono e non devono; perciò, la scelta rimane alla vergine 2 0 2 . Da questa prima riflessione si deduce che in nessun caso il vescovo o altra autorità può obbliga re la vergine ad aderire ad un’associazione, né tanto DION M. P., Les effets du rite…, p. 317, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 323. Ibid. 202 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 116. 200 201 L’ORDINE DELLE VERGINI 98 meno porre tale adesione come condizione per ricevere la consecratio virginum: anche se il CIC/1983 non dice espressamente che è vietata tale imposizione, essa sarebbe comunque un atto contro un diritto naturale e anche contro la vocazione della persona, se lei non si sentisse chiamata ad assumere vincoli associativi; infatti, l’appartenenza all’Ordine delle Vergini non dipende dall’adesione ad un’associazione, bensì è una conseguenza della consacrazione verginale, per cui per acquisire lo status di associata occorre un preciso atto di adesione all’associazione stessa che è indipendente dalla Consecratio Virginum 2 0 3 . Le associazioni di cui si parla sono associazioni vere e proprie, secondo la normativa generale per le associazioni di fedeli (cann. 298 -329) 2 0 4 . Interessante è l’osservazione di Redaelli: “A nostro giudi zio va distinto il caso di due o più appartenenti all’ Ordo Virginum, che, con l’approvazione del vescovo, si collegano tra loro condi videndo lo stesso servi zio ecclesiale, la stessa regola di vita, la stessa abitazione, ecc. – senza per questo creare però un’associazione destinata ad allargarsi ad altre e tendenzial mente a per manere oltre la loro specifica esperienza –, dal caso di una vera a ssociazi one con proprio statut o e aperta a nuove aderenti, for mata da appartenenti all’ Ordo o, viceversa, costituita da persone che entrando nell’associazione sanno che ciò che la qualifica è la proposta alle proprie associate di aderire all’ Ordo. Solo nel secondo caso ci si troverebbe in presenza di una vera associazione” 2 0 5 . Le associazioni possono essere private, con o senza personalità giuridica, o anche pubbliche: l’iniziativa per la costituzione di un’associazione Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 394; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, pp. 115116. 204 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 393; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 114. 205 REDAELLI C., Il Vescovo di fronte alle associazioni, in Quaderni di diritto ecclesiale 8 (1995), p. 357 nota 6, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 393; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 115. 203 L’ORDINE DELLE VERGINI 99 pubblica può essere presa da un grup po di vergini consacrate o direttamente dall’autorità ecclesiastica; in ogni caso, perché venga eretta un’associazione pubblica, occorre la valutazione dei suoi fini a norma del can. 301 2 0 6 . Le associazioni possono inoltre essere costituite con riferimento ad una diocesi, o a livello nazionale, o anche internazionale: nel primo caso l’erezione e la vigilanza spettano al vescovo diocesano, nel secondo alla Conferenza episcopale della nazione e nel terzo alla Santa Sede 2 0 7 (cf. can. 312). Un pericolo da evitare è quello di trasformare le associazioni in Istituti religiosi: “Il pericolo senz’altro da evitare, in caso di for me associative per le ver gini consacrate, è quello della trasformazione di queste in strutture che imitino le comunità religiose [ …]. Le as sociazioni di ocesane possono avere for me e stili differenti, con strutture elastiche che non minaccino la sostanziale libertà di autodeter mi nazione della ver gine nel proprio stile di vita e di attività. Prescri zioni come quelle di abitazione, sottomissione e obbedienza a superiori non sono esigite dalla loro consacrazione. Anche per quanto riguarda i propri beni la ver gine deve essere libera di amministr arli come meglio reputa” 2 0 8 . Anche Holland fa una riflessione simile: “§1. Spetta unicamente all’autorità ecclesiastica competente erigere associazioni di fedeli che si propongano l’insegnamento della dottrina cristiana in nome della Chiesa o l’incremento del culto pubblico, oppure che intendano altri fini il cui conseguimento è riservato, per natura sua, all’autorità ecclesiastica. §2. L’autorità ecclesiastica competente, se lo giudica opportuno, può erigere associazioni di fedeli anche per il conseguimento diretto o indiretto di altre finalità spirituali alle quali non sia stato sufficientemente provveduto mediante iniziative private. §3. Le associazioni di fedeli erette dall’autorità ecclesiastica competente si chiamano associazioni pubbliche”. 207 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 394. 208 RECCHI S., L’ordine delle vergini…, p. 149; cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 117. 206 L’ORDINE DELLE VERGINI 100 “Le associazioni di ver gini cons acrate sembrerebbero più simili alle associazioni clericali che agli Istituti di vita consacrata. Il concetto originale di ordo come una categoria di persone come l’ordine dell e ver gini, delle vedove e dei penitenti, manteneva l’identità degli indi vidui al l’interno della categoria e cont emporaneamente riconosceva il gruppo come avente il suo posto particolare nella Chiesa. Per i mitare più da vicino quella prassi ori gi naria, quando le associazioni di ver gini consacrate sono costituite, i loro stat uti dovrebb ero essere preparati primariamente sulla base dei canoni che disciplinano le associazioni di fedeli (cann. 298 -329) e si dovrebbe evitare la tentazione di prendere a prestito dalle strutture degli Istituti religiosi ” 2 0 9 . Altro pericolo da evitare è la str utturazione di opere comuni di apostolato all’interno delle associazioni: esse dovrebbero avere una semplice struttura di servizio e di collegamento tra le vergini consacrate, organizzando corsi formativi e momenti in comune 2 1 0 . Il can. 604 § 2 precisa che le associazioni di vergini devono avere come fine un’osservanza più fedele del proposito e l’aiuto nel servizio alla Chiesa: queste due finalità possono essere perseguite separatamente o anche insieme, per cui ci possono essere associazioni che si occupan o di garantire l’aiuto reciproco solo per vivere il proposito (mediante corsi formativi, conferenze, ritiri spirituali, ecc.) o solo per il servizio (mediante attività di culto, di catechesi, di evangelizzazione, di assistenza, ecc.), oppure ci possono ess ere associazioni che assumono entrambe le finalità 2 1 1 . “Un’eventuale associazione a li vello nazionale di ver gini dovrebbe invece assumere l’aspetto di un Segretariato nazionale di collegamento tra le interessate. Può organizzare un più solido sostegno dot tri nale, HOLLAND S., Consecrated virginis…, p. 87; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 395. Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 118. 211 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 393-394. 209 210 di L’ORDINE DELLE VERGINI 101 infor mazione e formazione, offrire importanti momenti di riflessione, di incontro e comunione. Resta sempre i mpor tante comunque che l e ver gini mantengano il contatt o personale con il pr oprio vescovo. Il Codice affida nor mal mente la competenza d elle associazioni nazionali alla Conferenza Episcopale. Nel caso di un’associazione nazionale di ver gini sarebbe comunque da preferire una vi gilanza da parte della Congregazione per la vita consacrata” 2 1 2 . Il legame associativo tra le vergini di per sé no n esige la vita in comune, al pari degli Istituti secolari (cf. can. 714); tuttavia, possono anche istituirsi associazioni che la prevedano 2 1 3 . Si ribadisce, in ogni caso, che la dottrina canonistica è concorde nel ritenere che la vergine consacrata sia li bera di decidere il modo in cui strutturare la propria vita, perché è questo lo spirito proprio dell’Ordine delle Vergini 2 1 4 . RECCHI S., L’ordine delle vergini…, pp. 149-150, cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 118. 213 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 394. 214 Cf. COCCOPALMERIO F., L’Ordo Virginum…, p. 119. 212 L’ORDINE DELLE VERGINI 102 3. L’ORDINE DELLE VERGINI E GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA: AFFINITÀ E DIFFERENZE 3.1 Consacrazione e stato di vita co nsacrata La consacrazione è un sacramentale costitutivo, con cui stabilmente una persona viene consacrata al servizio di Dio o una cosa viene destinata al culto divino 1 . “I sacramentali sono segni sacri con cui , per una qualche i mit azione dei sacramenti, vengono significati e ottenuti per l’impetrazione della Chiesa, effetti soprattutto spirituali” 2 . “Le consacrazioni e le dedicazioni possono essere compiute validamente da coloro che sono insigniti del carattere episcopale, nonché dai presbiteri ai quali ciò sia per messo dal diritto o da legittima concessione” 3 . Il can. 1169 § 1 non spiega quale sia la differenza tra consacrazione e dedicazione, anche se attualmente la Chiesa riserva il termine consacrazione per quegli atti che coinvolgono delle persone , mentre il termine dedicazione per le cose destinate al culto divino 4 . Anche se le distingue, il Codice detta una disciplina comune per le consacrazioni e le dedicazioni, diversa da quella prevista per le benedizioni, trattate dal can. 1169 § 2 e § 3: per la validità delle consacrazioni e delle dedicazioni, il ministro ordinario è il vescovo; le Cf. GHIRLANDA G., Sacramentale, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 940. 2 Codice di diritto canonico…, can. 1166. 3 Ibid., can. 1169 § 1. 4 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 237-238. 1 L’ORDINE DELLE VERGINI 103 benedizioni, invece, sono di norma validamente impartite dal presbitero e, in certi casi, dal diacono. La diversa disciplina relativa al ministro si ha perché c’è una differenza qualitativa tra consacrazioni (e dedicazioni) e benedizioni: sono infatti diverse le intenzioni con cui la Chiesa celebra questi atti, e diversi sono gli effetti che si producono. Riguardo la persona, con la consacrazione la Chiesa accoglie la sua disponibilità a vivere secondo il carisma dato da Dio e le riconosce uno specifico stato di vita, con relativi diritti e doveri, per cui questo mutamento di stato di vita si compie sotto la vigilanza del vescovo; con la benedizione, invece, la Chiesa impetra grazie divine sulla persona, senza stabilirla in un diverso stato di vita, per cui non è necessario che il ministro ordinario sia il vescovo 5 . Una delle più importanti questioni del dibattito sulla vita consacrata, dal Vaticano II ad oggi, concer ne il rapporto tra la consacrazione battesimale e la consacrazione mediante l’assunzione dei consigli evangelici. Secondo Boni, il termine consacrazione deve essere riservato a quei sacramenti che danno luogo ad una trasformazione ontologica della persona che li riceve, cioè a quei sacramenti in cui c’è un’azione divina che pone la persona in una nuova condizione sacrale (battesimo, confermazione, ordine); estendere il concetto di consacrazione a quelle persone che assumono i consigli evangelici significa i stituire tra i battezzati una “casta sacra” in dispregio alla pari dignità di tutti i battezzati 6 . Per questo autore, Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 238-239. Cf. BONI A., La vita religiosa nel suo contenuto teologale, in Vita consacrata 7 (1971), pp. 265-276, cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 207-208. 5 6 L’ORDINE DELLE VERGINI si dovrebbe parlare allora di nuova condizione 104 morale e non di consacrazione 7 . Ma Dion parla in modo esplicito di nuova condizione sacrale , e non solo morale, per chi riceve la consacrazione, quando afferma che la Chiesa, per ben evidenziare la sua intenzione che una persona sia ufficialmente designata come votata a Dio, ha deciso che ella passi dalla condizione profana a quella sacra, costi tuendola perciò come persona sacra 8 . Molinari non si oppone all’uso del concetto di consacrazione per chi professa i consigli evangelici, poiché in LG 44 esso è espressamente citato, per cui è evidente che è utilizzato anche oltre il solo ambito dei sacramenti 9 . Alcuni autori sottolineano la continuità della consacrazione battesimale e di quella che si ottiene con l’assunzione dei consigli evangelici, per cui affermano che quest’ultima è uno dei modi in cui si esprime la comune vocazione dei battezzati, anz i è la forma più radicale di vita evangelica e quindi la massima espressione della vita battesimale; altri, invece, insistono sulla novità e dunque sulla distinzione della consacrazione nella vita consacrata rispetto alla comune consacrazione battesimale 1 0 . Il Codice, nel parlare della vita consacrata mediante la professione dei consigli evangelici, non approfondisce la questione del rapporto tra questa consacrazione e quella battesimale; tuttavia, indica la distinzione tra le due 7 Cf. BONI A., Consacrazione delle vergini. I. Evoluzione dottrinale. II. Disciplina attuale, in PELLICCIA G. – ROCCA G., Dizionario degli Istituti di Perfezione, Roma 1962, p. 1619; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 154-155. 8 Cf. DION M. P., Les effets du rite…, p. 281 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 155-156. 9 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 208. 10 Cf. ibid., pp. 208-209. L’ORDINE DELLE VERGINI 105 consacrazioni quando, con riferimento a LG 44, usa l’espressione “con nuovo e speciale titolo” 1 1 : “La vita consacrata mediante la professione dei consi gli evangelici è una for ma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo più da vicino per l’azione dello Spirito Santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa, in modo che, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo onore, alla edificazione della Chiesa e alla salvezza del mondo, siano in grado di conseguire la perfezione della carità nel servi zio del Regno di Dio e, divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannunciano la gloria cel este” 1 2 . Non si parla però esplicitamente di consacrazione, come in LG 44, bensì di dedicazione. Castaño sostiene che il concetto di consacrazione può essere applicato solo ai membri di Istituti religiosi che professano voti solenni e agli eremiti, perché solo in questi casi si realizza la totale mancipazione di cui parla il concilio riprendendo la dottrina di s. Tommaso d’Aquino; negli altri casi, invece, si può parlare solo in senso analogico di consacrazione, perché non c’è una piena donazione di sé a Dio 1 3 . Betti afferma che la vita consacrata prende consistenza non per un atto divino, per cui si parlerebbe di consacrazione, bensì per un atto umano, cioè la dedicazione di sé a Dio, in quanto non è Dio che consacra ma è la persona che si consacra; dunque, non c’è un cambiamento ontologico nel soggetto, come invece avviene in chi riceve il sacramento del battesimo, o quello della confermazione, o quello dell’ordine 1 4 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 212-213. Codice di diritto canonico…, can. 573 § 1. 13 Cf. CASTAŇO J. F., Gli istituti…,pp. 29-38; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 213 nota 22. 14 Cf. BETTI U., Appunto sulla mia partecipazione alla revisione ultima del nuovo Codice di Diritto Canonico, in ANDRÉS GUTIÉRREZ D. J. (a cura di), Il processo di designazione dei Vescovi. Storia, 11 12 L’ORDINE DELLE VERGINI 106 Bolchi replica che non si può pensare che un canone del Codice possa dare un insegnamento correttivo rispetto a quello di una Costituzione dogmatica, né si può dimenticare che il can. 207 § 2 usa l’espressione “sono consacrati a Dio” in riferimento a quei fedeli che profes sano i consigli evangelici 1 5 ; perciò, secondo lei, è più logico pensare che il Legislatore abbia voluto evitare un discorso tautologico (“La vita consacrata […] è una forma stabile di vita in cui i fedeli […] sono consacrati”) e abbia perciò utilizzato il verbo dedicare al posto di consacrare 1 6 . L’esortazione apostolica Vita consecrata riprende l’argomento, evidenziando innanzitutto come la vita consacrata sia stata voluta da Cristo e quindi come essa faccia parte della vita stessa della Chiesa, e poi come si distingua dalla consacrazione battesimale. Riprendendo l’insegnamento di LG 44, viene detto che “[…] la professione dei consigli evangelici appartiene indiscutibilmente alla vita e alla santità della chiesa. Questo significa che la vita consacrata, presente fin dagli ini zi, non potrà mai mancare alla chiesa come un suo elemento irrinunciabile e qualificante, in quanto espressi vo della sua stessa natura. Ciò appare con evidenza dal fatto che la professione dei consi gli evangelici è intimamente connessa c ol mistero di Cristo, avendo il compito di rendere in qualche modo presente la forma di vita che egli prescelse, additandola come valore assoluto ed escatologico. Gesù stesso, chiamando alcune Legislazione, Prassi, X Symposium Canonistico-Romanistico 24-28 aprile 1995, Città del Vaticano 1995, p. 34, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 213-214, nota 23. 15 “Dagli uni e dagli altri (chierici e laici) provengono fedeli i quali, con la professione dei consigli evangelici mediante voti o altri vincoli sacri, riconosciuti e sanciti dalla Chiesa, in modo speciale sono consacrati a Dio e danno incremento alla missione salvifica della Chiesa; il loro stato, quantunque non riguardi la struttura gerarchica della Chiesa, appartiene tuttavia alla sua vita e alla sua santità”. 16 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 214, compresa nota 24. L’ORDINE DELLE VERGINI 107 persone ad abbandonare tutto per seguirlo, ha inaugurato questo genere di vita […]” 1 7 . La vita consacrata, dunque, appartiene alla struttura fondamentale della Chiesa, in quanto voluta da Cristo stesso nella comunità da lui fondata; “senza la vita consacrata la Chiesa non sarebbe più quella che Cristo ha voluto” 1 8 . La vita consacrata è allora irrinunciabile per la vita della Chiesa e non potrà mai venir meno: infatti, “[…] è necessario dist inguere la vicenda storica di un deter mi nato istituto o di una for ma di vita consacrata dalla missione ecclesiale della vita consacrata come tale. La pri ma può mutare col mutare delle situazioni, la seconda è destinata a non venir meno” 1 9 . Di volta in volta sono poi i Pastori della Chiesa che discernono l’autenticità di un carisma, di un dono dello Spirito, e riconoscono una forma o un Istituto di vita consacrata, additando così ai fedeli una possibile via di santificazione 2 0 . Il Santo Padre, nell’esortazione apostolica, sottolinea come lo stato di vita consacrata, proprio di chi professa i consigli evangelici, sia caratterizzato da una nuova e speciale consacrazione: “Nella tradizione del la chiesa la professione religiosa viene considerata come un singolare e fecondo approf ondi mento della consacrazione battesimale in quant o, per suo mezzo, l’intima unione con Cristo, già inaugurata col battesimo, si sviluppa nel dono di una confor mazione più GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata…, n.29, in Enchiridion…, nn. 7030-7031. 18 GHIRLANDA G., L’esortazione apostolica “Vita consecrata”: aspetti teologici ed ecclesiologici, in Periodica 85 (1996), p. 578; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 216, nota 28. 19 GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata…, n.63, in Enchiridion…, n. 7134. 20 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 217. 17 L’ORDINE DELLE VERGINI 108 compiutamente espressa e realizzata, attraverso la professione dei consigli evangelici. Questa ulteriore consacrazione, tuttavia, ri veste una sua peculiarità rispetto alla prima, della quale no n è una conseguenza necessaria.[…] A questa chiamata corrisponde, peraltro, uno specifico dono del lo Spirito santo, affinché la persona consacrata possa rispondere alla sua vocazione e alla sua missione. Per questo, come testi moniano le liturgie dell’ orien te e dell’occidente, nel rito della professione monastica o reli giosa e nella consacrazione delle vergini, la chiesa invoca sulle persone prescelte il dono dello Spirito santo e associa la loro oblazione al sacrificio di Cristo” 2 1 . La consacrazione con l’ assunzione dei consigli evangelici non è una conseguenza necessaria del battesimo, in quanto si tratta di una vocazione, di un particolare dono dello Spirito, di una grazia che pone la persona che la riceve in una particolare relazione col mistero di Crist o 2 2 . “Tutti nella Chiesa sono consacrati nel battesimo e nella cresima, ma il mi nistero ordinato e la vita consacrata suppongono ciascuno una distinta vocazione e una specifica forma di consacrazione, in vista di una missione peculiare. […] Le persone con sacrate, che abbracciano i consi gli evangelici, ricevono una nuova e speciale consacrazione che, senza essere sacramentale, le impegna a fare propria – nel celibato, nella povertà e nell’obbedienza – la for ma di vita praticata personalmente da Gesù, e da l ui proposta ai discepoli” 2 3 . È dunque detto esplicitamente che si tratta di “una nuova e speciale consacrazione”, distinta da quella del battesimo, che impegna la persona che assume i consigli evangelici in una particolare forma di vita, quella GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata…, n.30, in Enchiridion…, nn. 7032-7034. 22 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 221. 23 GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata…, n.31, in Enchiridion…, nn. 7039-7040. 21 L’ORDINE DELLE VERGINI 109 appunto “praticata personalmente da Gesù”. È una consacrazione che “ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e l’esprime con maggior pienezza” 2 4 ; infatti, la consacrazione mediante la professione dei consigli evangelici porta a vivere il Vangelo e l a sequela di Cristo in modo integrale e a vivere le realtà della consacrazione battesimale nelle loro espressioni più piene. 3.2 Elementi essenziali della vita consacrata Il C IC/1917 considera la vita religiosa come unica forma di consacrazione a Dio mediante la professione dei consigli evangelici, per cui non si trova mai l’espressione “vita consacrata”. Ma dopo il riconoscimento, nel 1947, degli Istituti secolari, il concilio Vaticano II è dovuto necessariamente uscire da questo schema riduttivo: anche se il capitolo VI della LG porta il titolo “I religiosi”, sotto questa denominazione si comprendono tutti coloro che, attraverso voti o altri vincoli sacri, si obbligano all’osservanza dei consigli evangelici e si donano totalmente a Dio, così da essere co nsacrati con nuovo e speciale titolo (cf. LG 44); anche il decreto PC, pur essendo “Sul rinnovamento della vita religiosa”, usa l’espressione “vita consacrata” (cf. PC 1), presentando l’essenza di tale realtà, cioè la consacrazione per mezzo della professi one dei consigli evangelici 2 5 . Il nuovo Codice così è arrivato a una chiarificazione a livello dottrinale, e quindi anche terminologico: nel 1968 la sezione dedicata alla vita CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, decreto Perfectae caritatis…, n. 5, in I documenti…, p. 376. Cf. GHIRLANDA G., Vita consacrata, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, pp. 11391140. 24 25 L’ORDINE DELLE VERGINI 110 consacrata, prima denominata “I religiosi”, prende il titolo di “Istituti di perfezione”, proprio per poter comprendere varie forme di consacrazione diverse da quella che si ha negli Istituti religiosi 2 6 ; nel 1974 la rubrica viene definitivamente cambiata in “Istituti di vita consacrata per la professione dei consigli evangelici”, acc ettata poi nella forma abbreviata “Istituti di vita consacrata” 2 7 . A seguito dell’applicazione pratica della dottrina conciliare, il gruppo di studio non considera più la vita religiosa come prototipo per le altre forme di consacrazione, che altrimenti pos sono essere viste come un’imitazione o un indebolimento di quella; viene così espressa l’essenza della vita consacrata, cioè “la consacrazione al Padre in Cristo per un dono dello Spirito nella pratica dei consigli evangelici, per una speciale vocazione e consacrazione della persona da parte di Dio stesso” 2 8 . Questi elementi essenziali della vita consacrata, sia dal punto di vista teologico che canonico, vengono esplicitati nel can. 573 § 1: “La vita consacrata mediante la professione dei consi gli evangeli ci è una for ma stabile di vita con la quale i fedeli, seguendo Cristo più da vicino per l’azione dello Spirito Santo, si danno totalmente a Dio amato sopra ogni cosa, in modo che, dedicandosi con nuovo e speciale titolo al suo onore, alla edificazione dell a Chiesa e alla salvezza del mondo, siano in grado di conseguire la perfezione della carità nel servi zio del Regno di Dio e, divenuti nella Chiesa segno luminoso, preannuncino la gloria celeste”. Si parla, dunque, di: - consacrazione a nuovo e speciale ti tolo; Cf. Communicationes 2 (1970), pp. 168-170, in GHIRLANDA G., Vita…, p. 1140. Cf. Communicationes 7 (1975), pp. 89-90, in GHIRLANDA G., Vita…, p. 1141. 28 GHIRLANDA G., Vita…, p. 1141. 26 27 L’ORDINE DELLE VERGINI 111 - professione dei consigli evangelici per seguire Cristo più da vicino in una forma stabile di vita; - ecclesialità. Solo dove si ritrovano questi elementi essenziali si può parlare di vita consacrata come stato canonico riconosciuto dalla Chiesa; na turalmente, essi vengono poi specificati per le diverse forme e secondo i vari carismi 2 9 . L’essenza della consacrazione per la professione dei consigli evangelici consiste nella partecipazione alla consacrazione di Cristo al Padre 3 0 , a nuovo e speciale tit olo rispetto al battesimo, e rispetto anche al ministero sacro; infatti, la vita consacrata di per sé non è né di natura clericale e né laicale (cf. can. 588 § 1), ma è anch’essa di istituzione divina e quindi fa parte della struttura essenziale della Chie sa, allo stesso modo che il laicato e il ministero sacro, perciò appartiene alla sua vita e alla sua santità (cf. LG 44; can. 574 § 1) 3 1 . Dio, chiamando la persona a seguire Cristo più da vicino attraverso la via dei consigli evangelici e donandole il car isma proprio, personale (eremita e vergine consacrata nel mondo) o collettivo (Istituto), la inserisce nella consacrazione stessa di Cristo e la consacra a sé con un atto gratuito di amore (consacrazione divina), affinché ella si consacri a lui in una form a stabile di vita (consacrazione personale) 3 2 . Cf. GHIRLANDA G., Vita…, p. 1141. Dai Vangeli risulta in modo evidente come tutta la vita di Gesù sulla terra sia stata realmente un consacrazione, una dedizione totale al Padre e alla sua volontà; i segni più significativi di questa consacrazione totale sono il suo essere vissuto volontariamente in uno stato, continuo e perfetto, di povertà, castità e obbedienza al Padre, e inoltre il suo vivere nello spirito e nella pratica delle beatitudini, fino al sacrificio della passione e all’olocausto della croce. Perciò, la vita consacrata “imita più fedelmente e rappresenta continuamente nella Chiesa la forma di vita che il Figlio di Dio abbracciò venendo nel mondo per fare la volontà del Padre e che propose ai discepoli che lo seguivano” (LG 44). 31 Cf. GHIRLANDA G., Vita…, p. 1142. 32 Cf. ibid. 29 30 L’ORDINE DELLE VERGINI 112 La consacrazione non si basa su un’affermazione o attitudine di Gesù, bensì sulla globalità della sua vita e del Vangelo; da qui nasce l’esigenza di vivere come norma di vita la radicalità evangelica incondizi onata, non semplicemente imitando Gesù ma assumendo il suo essere e il suo fare, per partecipare in modo totale al suo mistero. Si distingue così il consiglio evangelico dal precetto comune a tutti i fedeli: tutti i battezzati sono chiamati a vivere la po vertà, ma non fino alla liberazione da ogni bene terreno; tutti i battezzati sono chiamati a vivere la castità, ma non fino alla rinuncia al matrimonio; tutti i battezzati sono chiamati a vivere l’obbedienza, ma non fino allo spogliamento della propria volontà nei confronti di coloro che tengono il posto di Dio. Allora, ciò che rende il precetto comune consiglio per alcuni è la chiamata a vivere una sequela e un discepolato più stretti e più fedeli (“seguire Cristo più da vicino”), raggiungendo quella radic alità che determina tutta la vita e tutta l’esistenza 3 3 . Ogni battezzato ha il dovere di seguire Cristo nella Chiesa, sia nella sua vita interiore che nella sua vita esteriore; ma la vita consacrata è sequela di Cristo talmente speciale da essere ritenuta la sequela per eccellenza, per antonomasia: la vita consacrata, infatti, è impegno a vivere stabilmente in unione con Cristo in modo più vicino (cf. LG 42), più intimo (cf. LG 44), più pieno (cf. PC 5). Occorre poi distinguere ciò che si professa (i cons igli evangelici) e il vincolo religioso con cui ci si obbliga con Dio all’osservanza di ciò che si 33 Tradizionalmente, i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza sono detti maggiori, in quanto determinano e impegnano tutta la vita e tutta l’esistenza; cf. GHIRLANDA G., Vita…, pp. 1142-1143. L’ORDINE DELLE VERGINI 113 professa: secondo la Chiesa, il vincolo religioso richiesto può essere il voto o altro vincolo sacro di sua natura simile al voto (cf. LG 44; can. 573 § 2). Il voto è una promessa deliberata e libera di un bene possibile e migliore, fatta a Dio, che deve essere adempiuta per la virtù della religione (cf. can. 1191 § 1); vincoli sacri di loro natura simili al voto sono quelli che procedono in qualche modo dall a virtù della religione e importano un legame religioso con Dio e un obbligo di coscienza davanti a Dio, ma esistono opinioni varie nel determinarli. Il voto obbliga chi lo emette (cf. can. 1193) ed è valido quando colui che lo emette è persona idonea, ci oè ha sufficiente conoscenza di ciò che promette e libertà per farlo; è necessario anche che quanto si promette non sia un semplice desiderio o un vago proposito, ma una promessa che va soddisfatta; il voto deve riguardare un bene migliore di quello che si tralascia per adempierlo e questo bene deve essere moralmente e fisicamente possibile, giacché l’impossibilità annulla l’obbligatorietà del voto 3 4 . Il voto può essere: - in ragione della pubblicità, pubblico se lo accetta il legittimo superiore in nome della Chiesa 3 5 , altrimenti è privato (cf. can. 1192 § 1); - in ragione della durata, perpetuo quando è emesso per tutta la vita, o temporaneo se è per un periodo di tempo; - in ragione degli effetti, solenne se la Chiesa lo riconosce come tale, altrimenti è semplice (cf. can. 1192 § 2) 3 6 . Cf. ACEVEDO L. H., Voto, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 1149. 35 Il voto pubblico non va confuso con il voto fatto in pubblico. 36 Il Codice non specifica quale sia la differenza tra voto solenne e voto semplice, ma non si può affermare che un voto è solenne se non gli è assegnata una speciale tutela giuridica o speciali effetti canonici di 34 L’ORDINE DELLE VERGINI 114 Il voto che si emette con la professione dei consigli evangelici è poi personale, perché l’oggetto della promessa è un’azione di chi emette il voto 3 7 . Il voto di castità pubblico e perpetuo emesso in un Istituto religioso costituisce impedimento matrimoniale (cf. can. 1088 3 8 ), cioè la persona è inabile a contrarre validamente il matrimonio; perché possa costituire impedimento, il voto deve essere però valido, giusti i requisiti dei cann. 656-658 3 9 . Altra nota essenziale della vita consacrata come stato canonico riconosciuto è la sua ecclesialità, che si esprime innanzitutto nella mediazione della pubblicamente Chiesa, espressa in che si un rito ha quando liturgico: la la consacrazione Chiesa accoglie è la consacrazione della p ersona e si fa mediatrice di essa, attraverso l’autorità che riceve i voti o gli altri impegni sacri. La persona che assume i consigli evangelici (consacrazione soggettiva) entra così nello stato di vita consacrata (consacrazione oggettiva) e si impegna a svolgere nella Chiesa i servizi propri della forma di consacrazione assunta o dell’Istituto in cui è incorporata (cf. can. 577; 603; 604) 4 0 . L’ecclesialità della vita consacrata è palesata anche dal fatto che l’autorità ecclesiastica competente stabilisce i requisiti e le formalità necessarie perché avvenga l’entrata nella vita invalidamento o di inabilitazione; cf. ACEVEDO L. H., Voto…, p. 1149; cf. EGAÑA F. J., Voti pubblici negli Istituti religiosi, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 1147. 37 Il voto potrebbe essere anche reale, se l’oggetto della promessa è una cosa, o misto (cf. can. 1192 § 3). 38 In conformità a questo canone, i membri degli Istituti secolari non sono soggetti a impedimento matrimoniale. 39 Cf. ARZA A., Voti religiosi, impedimento matrimoniale, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 1148. 40 Cf. GHIRLANDA G., Vita…, p. 1143. L’ORDINE DELLE VERGINI 115 consacrata; essa, inoltre, interpreta i consigli evangelici e ne regola la prassi, costituisce le forme stabili di vita e protegge le sane tradizioni degli Istituti e lo spirito dei loro fondatori (cf. 576) 4 1 . Sulla base di questi elementi essenziali, il CIC/1983 considera Istituti di vita consacrata solo gli Istituti religiosi (di vita contemplativa e attiva) e gli Istituti secolari; sono considerate forme di vera consacrazione, ma a l di fuori da ogni Istituto, quella degli eremiti (cf. can. 603) e quella dell’ordine delle vergini (cf. can. 604); infine è lasciata aperta la strada al sorgere di nuove forme di vita consacrata (cf. can. 605), la cui approvazione spetta alla Sede Apostol ica, mentre i vescovi diocesani devono discernere i nuovi carismi e facilitarne lo sviluppo, per favorirne il riconoscimento canonico 4 2 . Una forma di consacrazione, non sancita dal Codice ma canonicamente riconosciuta, è quella dell’ordine delle vedove 4 3 . Altre forme di consacrazione non canonizzate dal Codice e neppure riconosciute canonicamente sono quelle che si realizzano nelle associazioni di fedeli: infatti, ci sono ora molte associazioni i cui statuti stabiliscono che i membri tendano alla perfezione della carità (cf. can 298 § 1) mediante l’assunzione dei consigli evangelici; si ha così una vera forma di consacrazione, anche se non sancita come tale, in quanto ricorrono gli elementi essenziali espressi nel can. 573 § 1; la differenza con gli Istituti di vita consacrata si ha sul piano ecclesiale, in quanto la Chiesa non Cf. GHIRLANDA G., Vita…, p. 1143. Cf. ibid., p. 1144. 43 Cf. ibid., pp. 1144-1145. 41 42 L’ORDINE DELLE VERGINI 116 riconosce le associazioni come forma stabile di vita e quindi l’assunzione dei consigli evangelici non comporta il cambiamento dello stato di vita 4 4 . 3.3 Il proprium degli Istituti di vita consacrata Gli Istituti di vita consacrata, eretti canonicamente dall’autorità competente della Chiesa (cf. can. 573 § 2) e divenuti così persone giuridiche pubbliche (cf. can. 113 § 2; 116 § 1), fanno sì che la vita consacrata acquisti nella Chiesa uno statuto di diritto pubblico; sono tali gli Istituti religiosi e gli Istituti secolari 4 5 . Gli Istituti di vita consacrata sono numerosi nella Chiesa e muniti di differenti doni, che si richiamano all’uno o all’altro mistero di Cristo: il Cristo che prega, o che annuncia il Regno di Dio, o che fa del bene agli uomini, o che condivide con essi la vita nel mondo 4 6 ; per questa ragione, ogni Istituto ha un modo particolare di osservare i consigli evangelici 4 7 . La dottrina conciliare sulla vita consacrata si basa proprio sul principio fondamentale di tener conto della diversità degli Istituti di vita consacrata e di proteggerla, considerandola una ricchezza per la Chiesa (cf. LG 44; PC 2; CD 33-35); perciò il Codice riconosce ad ogni Istituto la giusta autonomia di vita, che gli permetta di conservare intatto il proprio patrimonio 4 8 , cioè la sua natura, il suo fine, il suo spirito, le sue sane Cf. GHIRLANDA G., Vita…, p. 1145. Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Istituto di vita consacrata, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, pp. 596-597. 46 Cf. Codice di diritto canonico…, can. 577. 47 Cf. ibid., can. 598 § 1. 48 Cf. ibid., can. 586 § 1. 44 45 L’ORDINE DELLE VERGINI 117 tradizioni 4 9 , ed è ancora per questo che ogni Istituto deve avere un codice fondamentale approvato dall’autorità della Chiesa, cioè le costituzioni 5 0 , per custodire più fedelmente la propria vocazione e identità 5 1 . Il proprium degli Istituti di vita consacrata riguarda: - il legame con la Chiesa universale; - il carisma collettivo dell’Istituto; - la professione religiosa ; - il codice fondamentale, o costituzioni; - la vita fraterna. Dediti in modo speciale al servizio di Dio e della Chiesa, gli Istituti di vita consacrata sono soggetti per un peculiare titolo alla suprema autorità della Chiesa e i loro membri sono tenuti ad obbedire al Papa come loro supremo Superiore 5 2 ; per questo legame con la Chiesa universale, gli Istituti di vita consacrata devono trasmettere regolarmente alla Sede Apostolica una breve relazione sul loro stato e sulla loro vita, mentre i responsabili fanno conoscere ai membri i documenti della Santa Sede loro riguardanti 5 3 . Gli Istituti di vita consacrata si dicono: - di diritto pontificio, se sono eretti o approvati dalla Sede Apostolica; - di diritto diocesano, se, eretti dal vescovo diocesano, non h anno ottenuto l’approvazione della Sede Apostolica 5 4 . Gli Istituti di vita consacrata possono distinguersi, altresì, in: Cf. Codice di diritto canonico…, can. 578. Cf., ibid., can. 587 § 1. 51 Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Istituto di vita…, p. 597. 52 Cf. Codice di diritto canonico…, can. 590. 53 Cf. ibid., can. 592. 54 Cf. ibid., can. 589. 49 50 L’ORDINE DELLE VERGINI 118 - Istituti clericali, se sono governati da chierici e assumono l’esercizio degli ordini sacri 5 5 ; - Istituti laicali, se hanno una funzi one che non implica l’esercizio degli ordini sacri 5 6 . Ogni Istituto ha il proprio carisma collettivo, o carisma del fondatore. Il Vaticano II ha parlato diverse volte della varietà dei doni carismatici come costitutiva della natura e della vita della Chies a (cf. LG 4; 12; AG 4), ma mai ha usato esplicitamente il termine carisma in riferimento agli Istituti di vita consacrata; così questo termine non è usato nemmeno dal Codice, né in riferimento agli Istituti di vita consacrata e né ad alcun’altra dimensione della vita della Chiesa: si parla, invece, di doni (cf. can. 577), di natura, indole e fine (cf. can. 588 § 3), di patrimonio (cf. can. 631 § 1), di indole e spirito proprio (cf. can. 707), di spirito (cf. can. 717 § 3), di fine, spirito e indole (cf. can. 722 § 2); queste diverse espressioni si riferiscono tutte al carisma collettivo dell’Istituto 5 7 . La natura dell’Istituto indica il genere al quale appartiene, cioè se è Istituto religioso o secolare; l’indole è la specie all’interno del genere, cioè se è Istituto dedito alla contemplazione o ad opere apostoliche, e in quest’ultimo caso se è canonicale, conventuale o dedito integralmente ad opere di apostolato; il fine significa lo scopo per cui l’Istituto è sorto e continua a vivere; lo spirito è il modo di partecipazione al mistero di Cf. Codice di diritto canonico…, can. 588 § 2. Può esserci la presenza di membri laici, anche in grande numero, ma ciò non cambia il carattere clericale di tali Istituti; cf. DORTEL-CLAUDOT M., Istituto di vita…, p. 598. 56 Cf. ibid., can. 588 § 3. Il capitolo generale di un Istituto laicale può autorizzare qualche membro a ricevere gli ordini sacri, ma questo non fa variare il carattere laicale dell’Istituto; cf. DORTEL-CLAUDOT M., Istituto di vita…, p. 598. 57 Cf. GHIRLANDA G., Carisma collettivo di un Istituto di vita consacrata, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 131. 55 L’ORDINE DELLE VERGINI 119 Cristo, e quindi il modo concreto di operare per il bene dei fratelli; le sane tradizioni sono i modi concreti di attuazione del carisma originario nel tempo e nello spazio; il patrimonio coincide praticamente con il carisma collettivo dell’Istituto 5 8 . All’origine di ogni Istituto c’è allora il carisma del fondatore, che comprende i carismi personali e il carisma collettivo di fondatore: anche se i carismi personali influiscono sul carisma collettivo di fondatore, essi, per il fatto che non appartengono a questo, in quanto sono strettamente personali, non impegnano i membri dell’Istituto; invece, il carisma collettivo di fondatore è per sua natura partecipato da altri e può dare origine anche a filoni spirituali, da cui posson o trarre origine vari Istituti 5 9 . Il fondatore è un credente suscitato e mosso dallo Spirito, da cui è guidato nell’esperienza che fa di Cristo e del Vangelo ed è reso capace di leggere gli avvenimenti contemporanei con l’ottica stessa di Cristo, rendendo attuale la presenza del mistero cristiano nell’oggi della Chiesa; in virtù del carisma che gli è stato conferito, il fondatore ha poi la capacità di coinvolgere altri nella sua stessa esperienza e, perdurante nel tempo, il suo carisma diventa l’aria di fam iglia dell’Istituto 6 0 . L’adesione totale a Cristo, nella volontà di seguirlo fedelmente nell’interezza del Vangelo, si traduce nell’accentuazione concreta di determinati tratti della vita e delle parole di Cristo, per cui il suo messaggio viene letto da un a particolare angolatura; Cf. GHIRLANDA G., Carisma collettivo…, p. 131. Cf. ibid., p. 132. 60 Cf. AUGÉ M., Vita consacrata e liturgia, in SARTORE D. – TRIACCA A.M. – CIBIEN C. (a cura di), Liturgia, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2001, p. 2082. 58 59 L’ORDINE DELLE VERGINI 120 tuttavia, la sottolineatura del particolare non cancella il tutto, anzi ha validità nella misura in cui c’è il rispetto della totalità 6 1 . La fedeltà al proprio carisma collettivo è essenziale per la vita dell’Istituto: si tratta d i fedeltà allo Spirito che ha agito nella Chiesa suscitando un particolare carisma di fondazione, in base al quale il fondatore ha stabilito forme istituzionali affinché esso si perpetuasse nell’Istituto stesso 6 2 . Gli elementi fondamentali del carisma coll ettivo di un Istituto sono: - la struttura fondamentale di governo, legata alla natura, all’indole e al fine dell’Istituto (cf. cann. 587 § 1; 624 -625; 631 § 2; 632-633; 717 § 1; 734); - l’apostolato e le opere proprie, legate allo spirito dell’Istituto (c f. cann. 577-578; 674; 675 § 1; 677 § 1); - lo stile di vita, per vivere concretamente i consigli evangelici e la vita fraterna (cf. cann. 587 § 1; 598; 602) 6 3 . Tali elementi strutturali non possono essere modificati senza disperdere il dono dello Spirito; perciò, dovere fondamentale di tutti i membri dell’Istituto è quello di custodirli fedelmente perché in essi si esprime il proprio carisma collettivo (cf. can. 578). La tutela è esercitata innanzitutto dal corpo legislativo dell’Istituto, che si compone di un codice fondamentale, o costituzioni (cf. can. 587 § 1; 578), e di altri codici complementari contenenti norme applicative (cf. can. 587 § 4). Tuttavia, la stessa autorità ecclesiastica è coinvolta nel dovere di custodire fedelmente 61 Cf. AUGÉ M., Vita consacrata…, pp. 2082-2083. Cf. GHIRLANDA G., Carisma collettivo…, p. 132. 63 Cf. ibid., pp. 132-133. 62 L’ORDINE DELLE VERGINI 121 il carisma di un Is tituto, per cui, una volta ritenuto autentico il carisma e approvate le costituzioni, essa si fa tutrice di quel carisma e deve fare in modo che esso si sviluppi nella Chiesa (cf. can. 576); pertanto, l’autorità ecclesiastica non può modificare gli element i strutturali dell’Istituto e non può nemmeno comandare qualcosa contro le costituzioni 6 4 . L’incorporazione ad un Istituto avviene mediante la professione religiosa, l’atto con cui un fedele, assumendo con voti pubblici l’obbligo di osservare i consigli ev angelici, è consacrato a Dio mediante il ministero della Chiesa e diventa titolare dei diritti e dei doveri definiti giuridicamente (cf. can. 654), sia dal diritto comune e sia da quello proprio 6 5 . Il Codice menziona: - la prima professione temporanea, che si fa dopo il noviziato e per un periodo di tempo determinato dal diritto proprio; - la rinnovazione della professione temporanea, che si fa allo scadere della precedente professione e per un periodo di tempo determinato dal diritto proprio; - la professione perpetua, che si fa al termine del periodo delle professioni temporanee previste dal diritto proprio; questo non può essere inferiore a tre anni e né superiore a sei (cf. can. 655), ma in casi eccezionali il superiore che ammette ai voti può prolungare questo periodo di professione temporanea, a norma del diritto proprio, fino a un massimo di nove anni (cf. can. 657 § 2) 6 6 . Cf. GHIRLANDA G., Carisma collettivo…, pp. 132-133. Cf. EGAÑA F. J., Professione religiosa, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, pp. 869870. 66 Cf. ibid., p. 870. 64 65 L’ORDINE DELLE VERGINI 122 La professione perpetua è il termine di tutti gli altri gradi di inserimento nella vita consacrata, perché in essa la consacrazione raggiunge il suo culmine e la sua pienezza; perciò, la Chiesa ha dato al suo rito maggiore importanza e ritiene opportuno il suo svolgimento durante la messa. Le parti del rito della professione sono: - la chiamata dei candidati o la loro domanda; - l’omelia sulla bellezza e la dignità della vita consacrata; - le interrogazioni, rivolte dal celebrante o dal superiore ai candidati, per chiedere loro se sono disposti a consacrarsi a Dio secondo la regola dell’Istituto; - la preghiera litanica; - la professio ne emessa dinanzi al legittimo superiore dell’Istituto, ai testimoni e al popolo; - la solenne benedizione dei neoprofessi, con la quale la Chiesa conferma la professione religiosa; - la consegna delle insegne della professione, eventualmente richieste dal le consuetudini dell’Istituto 6 7 . Tra queste parti, quelle essenziali e culminanti sono la professione e la solenne benedizione: con la professione il candidato compie l’offerta totale di sé a Dio; con la solenne benedizione la Chiesa conferma e sigilla l’offerta a nome di Dio. Con la professione religiosa, il membro di un Istituto si assume i diritti e i doveri definiti dal diritto comune e da quello proprio, per cui si impegna a 67 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 258-259. L’ORDINE DELLE VERGINI 123 vivere la regola dell’Istituto stesso, così come esplicitata dal codice fondamentale, cioè dalle costituzioni. Il codice fondamentale è uno strumento indispensabile all’Istituto di vita consacrata, per custodire fedelmente la propria vocazione e identità 6 8 ; in esso vengono armonizzati gli elementi spirituali con quelli giuridici, ma senza moltiplicare le norme che non siano necessarie 6 9 . Numerosi Istituti si rifanno a una regola propriamente detta 7 0 , considerata naturalmente più importante del codice fondamentale; quest’ultimo, infatti, deve completarla ove occorra e indicare le nece ssarie applicazioni pratiche 7 0 . Il codice fondamentale di un Istituto di vita consacrata, normalmente redatto e votato dal capitolo generale, deve essere poi approvato dalla competente autorità della Chiesa e non può essere modificato senza il suo consenso 7 1 : per gli Istituti di diritto pontificio, questa autorità è la Sede Apostolica; per gli Istituti di diritto diocesano, invece, questa autorità è il vescovo della sede principale dell’Istituto, il quale però deve anche ascoltare i vescovi delle altre dioc esi in cui l’Istituto è eventualmente presente 7 2 . Nella professione religiosa emessa secondo la regola e le costituzioni di un Istituto, la consacrazione si realizza secondo il loro contenuto, cioè entro e Cf. Codice di diritto canonico…, can. 587 § 1. Cf. ibid., can. 587 § 3. 70 Regola di s. Basilio, di s. Agostino, di s. Benedetto, di s. Francesco, del Carmelo. 70 Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Codice fondamentale, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 200. 71 Cf. Codice di diritto canonico…, can. 587 § 2. 72 Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Codice fondamentale…, p. 200. 68 69 L’ORDINE DELLE VERGINI 124 secondo il progetto concreto e specifico di vita c onsacrata espresso e determinato nella regola e nelle costituzioni. Per l’Istituto di vita consacrata e i suoi membri, il codice fondamentale deve essere una vera e propria regola di vita: perciò, non può limitarsi a enunciare dei principi di teologia spir ituale, ma deve indicare un modo concreto di vivere, definendo innanzitutto lo spirito dell’Istituto, la sua natura, la sua missione, il suo apostolato; deve definire anche le esigenze considerate fondamentali nell’Istituto, riguardo i consigli evangelici, la vita fraterna, la vita di preghiera; altresì deve precisare l’oggetto dei voti o dei sacri vincoli, nonché le norme necessarie per quanto concerne la formazione, il governo, l’amministrazione dei beni, la separazione dall’Istituto 7 3 . Ogni Istituto di vita consacrata ha il dovere di procurare ai suoi membri, a norma del codice fondamentale, quanto è necessario per realizzare il fine della propria vocazione, cioè la perfezione 7 4 . Elemento essenziale di ogni Istituto di vita consacrata è, infine, la vita fraterna, vivamente raccomandata dal Vaticano II (cf. PC 15) e ben delineata anche dal Codice (cf. can. 602). La vita fraterna unisce tutti i membri in Cristo come in una particolare famiglia e deve essere regolata in modo che diventi per tutti un aiuto reciproco a realizzare la vocazione propria di ognuno 7 5 . Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Codice fondamentale…, p. 201. Cf. Codice di diritto canonico…, can. 670; cf. EGAÑA F. J., Statuto dei religiosi, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 1039. 75 Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Vita fraterna, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 1146. 73 74 L’ORDINE DELLE VERGINI 125 I membri di un Istituto, perciò, vivono in solido la stessa forma di vita, uniti tra loro non come gruppo, ma come famiglia, come fraternità; anche i beni materiali sono beni in comune, beni di famigli a, e tutti devono avere uguale diritto di parteciparli e di usufruirne secondo le proprie necessità, come i fratelli fanno dei beni indivisi di famiglia; l’apostolato è in genere un apostolato della famiglia, della comunità, e i singoli membri lo svolgono a nome della comunità, nelle sue opere o anche fuori 7 6 . I membri di un Istituto di vita consacrata vivono insieme nel nome del Signore 7 7 , e quindi non per scopi materiali e terreni, non per mettere insieme beni ed energie per raggiungere fini solo umani, b ensì per il servizio di Dio e del suo Regno, perché con tutti i suoi membri in solido la famiglia e fraternità sia impegnata a vivere effettivamente e totalmente soltanto di Dio e per Dio. Negli Istituti religiosi la vita fraterna è vissuta in comunità; in fatti, non c’è vita religiosa senza vita comune (cf. can. 607 § 2; 665 § 1), in una casa legittimamente eretta (cf. can. 608) 78 . Negli Istituti secolari, invece, la vita fraterna non è vissuta normalmente in comunità, ma l’accento è messo maggiormente sul la comunione: i membri di un Istituto secolare, allora, si impegnano a conservare la comunione tra loro, curando con sollecitudine l’unità dello spirito e la vera fraternità (cf. can. 716 § 2); circa le modalità concrete di vita, il Codice rimanda al diritto proprio (cf. can. 714) 7 9 . Cf. Codice di diritto canonico…, can. 665 § 1. Cf. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, decreto Perfectae caritatis…, n. 1, in I documenti…, p. 373. 78 Cf. DORTEL-CLAUDOT M., Vita fraterna…, p. 1146. 79 Cf. ibid. 76 77 L’ORDINE DELLE VERGINI 126 3.4 Il proprium dell’Ordine delle Vergini Il Codice parla espressamente dell’Ordine delle Vergini e per il diritto è questa una felice novità: il can. 604 non soltanto riprende un’antica forma di vita consacrata, ma sopprime anche il divieto fatto nel 1921 di consacrare donne che vivono nel mondo, approvando e rafforzando il valore del nuovo rito promulgato nel 1970 e che è all’origine del presente canone 8 0 . In forza di esso, la verginità consacrata costituisce uno stato di vi ta consacrata, che non è una delle nuove forme di cui parla il can. 605; si tratta, invece, di un rinnovamento tanto atteso e finalmente attuato 8 1 . Perché una donna che intende seguire Cristo più da vicino sia compresa nell’Ordine delle Vergini, è necessar io che venga consacrata dal vescovo diocesano secondo il rito liturgico approvato della Consecratio Virginum; con tale consacrazione ella si unisce a Cristo in mistiche nozze e si impegna a dedicarsi al servizio della Chiesa 8 2 . Il proprium dell’Ordine dell e Vergini riguarda: - il legame con la Chiesa particolare; - la consacrazione pubblica e solenne secondo il rito della Consecratio Virginum; - il carisma personale della singola consacrata; - la vita individuale nel mondo. Cf. BEYER J., Vergini, Ordine delle, in CORRAL SALVADOR C. – DE PAOLIS V. – GHIRLANDA G. (a cura di), Nuovo Dizionario di Diritto Canonico, ed. San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1993, p. 1107. 81 Cf. ibid. 82 Cf. CHIAPPETTA L., Il Codice di diritto canonico…, pp. 698-699. 80 L’ORDINE DELLE VERGINI 127 La donna che, sotto l’impulso del lo Spirito Santo, intende essere consacrata con il rito delle vergini inizia e porta avanti il suo cammino nell’ambito della Chiesa diocesana; ella ha come interlocutore il proprio vescovo, dal quale viene personalmente consacrata e seguita nel cammino 8 3 . Infatti, è a lui che spetta la decisione circa l’ammissione alla consacrazione e solo lui ha il diritto di conferirla; è sempre lui, inoltre, che, direttamente o indirettamente tramite un sacerdote delegato, si prende cura della donna affidatale da Dio per ché riceva un’adeguata e seria formazione permanente, cioè sia in vista della consacrazione che dopo. Naturalmente, visto il numero crescente delle vergini consacrate, si accresce anche la responsabilità della Chiesa circa la loro cura 8 4 . Il fatto che la vergine in saeculo viventes non appartiene ad alcun Istituto di vita consacrata non significa che ella non debba sperimentare la dimensione comunitaria della vita cristiana; anzi “è […] fortemente raccomandato alla ver gine consacrata di non trascurare le di mensioni comunitar ie che ogni vita crist iana deve portare con sé: vita parrocchiale, inserimento professionale, partecipazione ad un gruppo di preghiera o ad un’attività apostolica. […] la consacrazione stabilisce un legame spirituale e personale tra cia scuna e il suo proprio Vescovo, come con la propria Chiesa l ocale, legame che le pone in definiti va le une rispetto alle altre in una situazione che non è senza analogia con quella dei preti di una medesi ma diocesi ” 8 5 . In virtù del legame con il vescovo o rdinario, il luogo di inserimento nella comunità cristiana è per la vergine la diocesi; secondo le indicazioni del Cf. MOSCHETTI P., L’Ordo Virginum…, p. 111. Cf. BEYER J., Vergini…, p. 1110. 85 Cf. DE TRYON-MONTALEMBERT R., Le Renouveau conciliaire de la consécration des vierges, in Vie consacrée 53 (1981), pp. 360-361 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 130. 83 84 L’ORDINE DELLE VERGINI 128 Vaticano II, in essa, sotto la guida pastorale del vescovo, c’è l’esperienza della Chiesa universale, presente in un determinato luogo 8 6 . Il discernimento del vescovo diocesano, poi, è segno che la Chiesa riconosce nel proprio seno la funzione e il carisma della vergine, indipendentemente dalla sua appartenenza ad un Istituto di vita consacrata; invece, il voto di castità pronunciato in un Ord ine o in una Congregazione è ammesso dalla Chiesa solo perché detto Ordine o Congregazione sono riconosciuti dalla Chiesa, ma non è essa che direttamente assume la persona che si impegna alla castità perfetta 8 7 . Questo speciale legame della vergine con la Chiesa diocesana, tuttavia, non crea una sorta di incardinazione, che non è stata mai affermata come invece per i ministri ordinati, così che la diocesi non assume alcun obbligo circa le sue necessità materiali; inoltre, la vergine non è obbligata a rimane re sempre nella diocesi in cui ha ricevuto la consacrazione 8 8 . Ci si è posto il problema se l’Ordine delle Vergini sia di diritto diocesano o pontificio, secondo la classificazione degli Istituti di vita consacrata: a favore dell’ipotesi che esso sia di di ritto diocesano viene sottolineata l’importanza del ruolo del vescovo, nelle cui cure pastorali rientra anche l’Ordo Virginum 8 9 ; invece, a favore dell’ipotesi che esso sia di diritto pontificio c’è il fatto che è stata la Sede Apostolica a riprendere l’uso di consacrare donne nel mondo con la promulgazione del nuovo rito della Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 130-131. Cf. RAMIS G., Para qué sirve el rituale de consagraciòn de vìrgines?, in Phase. Revista de pastoral liturgica 131 (1982), pp. 395-398, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 131-132. 88 Cf. DE URKIRI T., Circa ‘Ordinem Consecrationis…, p. 361; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 132-133. 89 Bisogna ricordare che il Codice afferma che “gli istituti di diritto pontificio sono soggetti in modo immediato ed esclusivo alla potestà della Sede Apostolica in quanto al regime interno e alla disciplina” (can. 593), mentre “l’istituto di diritto diocesano […] rimane sotto la speciale cura del Vescovo diocesano” (can.594). 86 87 L’ORDINE DELLE VERGINI 129 Consecratio Virginum, per cui il vescovo diocesano, a differenza di quanto accade per gli Istituti di vita consacrata, non deve procedere ad un atto formale di erezione dell’ Ordo Virginum nella propria Chiesa particolare e né deve consultare la Sede Apostolica prima di procedere a delle consacrazioni, bensì, perché l’Ordine delle Vergini cominci ad essere presente in una diocesi, è sufficiente che il vescovo proceda ad una prima consacrazione 9 0 . Alla luce di ciò, Bolchi sostiene che è una forzatura qualificare l’ Ordo Virginum secondo le categorie di classificazione degli Istituti di vita consacrata, anche se va sottolineato il carattere diocesano di tale consacrazione; infatti, attraver so la mediazione del vescovo diocesano, la vergine contrae un vincolo con la Chiesa all’interno di una determinata porzione del popolo di Dio 9 1 . Schlosser arriva a confrontare l’esperienza dell’ Ordo Virginum con quella dei presbiteri diocesani: come l’agge ttivo “diocesani” ha sostituito quello di “secolari” per i presbiteri incardinati nelle Chiese particolari, così dovrebbe avvenire per le vergini, che andrebbero qualificate in base alla loro diocesanità piuttosto che alla loro secolarità; “le vergini semb rano essere in certo modo le sorelle dei preti diocesani” 9 2 . La riflessione non parte da una mancata distinzione tra la consacrazione ministeriale, conferita con il sacramento dell’ordine, e quella verginale, bensì sono semplicemente sottolineate alcune so miglianze che riguardano la forma di vita, poiché sia i presbiteri diocesani che le vergini consacrate vivono il Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 343-344. Cf. ibid., p. 344. 92 Cf. SCHLOSSER M., Alt – aber nicth veraltet…, p. 310, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 315. 90 91 L’ORDINE DELLE VERGINI 130 celibato nel mondo senza condividere una regola di vita comune e attraverso il rapporto fondamentale con la Chiesa particolare, rappresentata dal vescovo diocesano 9 3 . Anche Coletti riflette su questo tema, tenendo presente che il clero operante in una diocesi è composto da clero regolare e clero secolare o diocesano: mentre il legame dei religiosi con la diocesi e il vescovo è temporaneo e mediat o, il legame del clero diocesano è stabile e immediato; così, anche la consacrazione nell’Ordine delle Vergini stabilisce un legame stabile e diretto con la Chiesa diocesana e il vescovo 9 4 . Circa il rapporto esistente tra la vergine consacrata e il vescovo della propria diocesi, anche Huguet rileva che tale legame è “diretto, immediato, senza intermediazione di comunità né di superiori” 9 5 . È un legame che nasce essenzialmente con la consacrazione da parte del vescovo diocesano mediante il rito della Consecratio Virginum: per meglio comprendere la particolarità dell’Ordine delle Vergini e la sua distinzione rispetto agli Istituti di vita consacrata, è bene procedere ad un’analisi attenta del rito, ponendolo a confronto con quello della professione religiosa. La struttura del rito della Consecratio Virginum si sviluppa in tre fasi: - fase preparatoria, che comprende la chiamata, l’omelia, le interrogazioni e le litanie; Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 315. Cf. COLETTI D., Quale missione dalla consacrazione nell’Ordo virginum, in Vita consacrata 35 (1999), p. 487; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 315-316, nota 36. 95 HUGUET M. T., Le renouveau du rite liturgique de la consécration des vierges : quelques quesionnements et enjeux d’ordre canonique, thelogique, pastoral et spirituel, in Nova et vetera 66 (1992), p. 108 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 316. 93 94 L’ORDINE DELLE VERGINI 131 - fase centrale, che comprende la rinnovazione del proposito e la preghiera consacratoria; - fase esplicativa, che comprende la consegna dei simboli di consacrazione. Di fondamentale importanza è la fase centrale, che ripropone l’elemento soggettivo della consacrazione, ossia l’offerta di sé a Dio, e l’elemento oggettivo, cioè l’azione di Dio che prende possesso della sua creatura 9 6 : sono così sottolineate la dimensione personale e quella divina della consacrazione. Questi due atti centrali del rito esprimono i due momenti fondamentali della liturgia, vale a dire il movimento ascendente di offerta e di donazione di sé della creatura a Dio e il movimento discendente di santificazione da parte di Dio della creatura, il tutto inserito e associato al sacrificio eucaristico 9 7 . Ciò determina che il rito della Consecratio Virginum ha una struttura uguale a quella della professione religiosa perpetua, i cui passaggi hanno sostanzialmente gli stessi significati; tuttavia, non mancano delle differenze, soprattutto dal punto di vista del contenuto teologico, che per la consacrazione delle vergini è tutto e sol o nuziale 9 8 . Il rito della consacrazione delle vergini celebra un amore di tipo nuziale, mentre quello della professione religiosa un amore di tipo diaconale, di servizio; queste forme diverse di celebrazione dell’amore di Cristo per la Chiesa possono inte grarsi vicendevolmente, come risulta anche dal fatto che una donna può essere ammessa al rito della professione religiosa e a 96 Cf. METZ R., La consécration des vierges?, in Vie consacrée 41 (1969), p. 9 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 258. 97 Cf. FERRARO G., Dottrina teologica del “Rito della professione religiosa” e della “Consacrazione delle vergini”, in RPL 23 (1980), p. 14; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 259. 98 Cf. COLOMBOTTI T., I riti della professione religiosa e di consacrazione delle vergini, in RPL 30 (1992), p. 28; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 259. L’ORDINE DELLE VERGINI 132 quello di consacrazione delle vergini fusi in un solo rito 9 9 . Per Colombotti il rito della professione religiosa non deve sottolin eare eccessivamente la teologia nuziale, perché per una consacrazione di questo tipo c’è il rito della consacrazione delle vergini 1 0 0 ; tuttavia, egli rileva che di fatto la formula di consacrazione delle religiose tende a privilegiare l’aspetto nuziale a discapito di quello diaconale 1 0 1 . Tuttavia, entrambi i riti hanno efficacia consacratoria 1 0 2 , senza che possa essere stabilita una graduatoria di consacrazione in base al rito usato 1 0 3 . La differenza sostanziale riguarda il diverso valore attribuito all’em issione dei voti durante la professione religiosa e alla rinnovazione del proposito durante la consacrazione verginale; infatti, quest’ultima non è obbligatoria, ma lasciata ad un giudizio di opportunità, per cui non è un elemento necessario ai fini del pe rfezionamento del rito 1 0 4 . Dunque, l’elemento costitutivo della Consecratio Virginum è l’altro atto della fase centrale del rito, ossia la preghiera consacratoria, l’atto ministeriale del vescovo con cui Dio dà alla vergine una nuova unzione spirituale: il proposito di verginità della donna è presupposto necessario per l’efficacia della consacrazione, ma la sua rinnovazione non è necessaria per la validità del rito 1 0 5 . 99 Cf. COLOMBOTTI T., I riti della consacrazione delle vergini e della professione religiosa, in Matrimonio e verginità. L’amore cristiano e le sue forme celebrative, Nuova Collana Liturgica 7, Milano 1976, p. 83; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 121-122. 100 Cf. ibid., p. 76, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 122. 101 Cf. COLOMBOTTI T., Consacrazione delle vergini e professione religiosa. Due libri liturgici della Chiesa italiana, in Rivista Liturgica 69 (1982), p. 454; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 122. 102 Cf. S. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Circa Ordinem Consecrationis Virginum, in Notitiae 7 (1971), p. 108; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 260. 103 Cf. ibid. 104 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 260-262. 105 Cf. ibid., p. 262. L’ORDINE DELLE VERGINI 133 La fase centrale del rito della professione religiosa prevede tre atti, cioè l’emissione dei voti da parte del profitente, l’accettazione del superiore competente e la preghiera del sacerdote; quest’ultima, tuttavia, non è elemento costitutivo del rito, perché la professione religiosa può avvenire anche fuori della celebrazione eucaristica e s enza la presenza di un ministro ordinato: certamente la sua preghiera rende evidente che l’atto di professione è confermato da Dio e che esso è rilevante non solo per chi lo emette e per il suo Istituto, ma anche per tutta la Chiesa, che riconosce i neoprofessi come persone consacrate e invoca su di loro la benedizione divina; tuttavia, anche senza questo intervento del sacerdote c’è il riconoscimento ecclesiale, garantito dall’accettazione dei voti da parte del superiore competente, il quale agisce per la sua autorità in nomine Ecclesiae. Inoltre, occorre precisare che l’accettazione della professione religiosa non è un esercizio della potestà di ordine, per cui il superiore competente, anche se vescovo o presbitero, non è ministro della consacrazione; diverso, invece, è il caso del vescovo che procede alla consacrazione delle vergini. Mentre nella professione religiosa è essenziale l’atto del profitente, che esercita il proprio sacerdozio battesimale, nella consacrazione delle vergini l’atto essenziale è qu ello del vescovo, che esercita il proprio sacerdozio ministeriale; così, nella formula della professione religiosa il profitente appare come soggetto attivo della consacrazione, mentre nella Consecratio Virginum presentata come soggetto pa ssivo 1 0 6 . Pertanto, 106 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 263-264. la consacranda è L’ORDINE DELLE VERGINI 134 “per l’efficacia giuridica del rito della professione religiosa è sufficiente che siano compiute validamente la emissione dei voti e l’accettazione da parte del superiore. […] l’eventuale omissi one della preghiera sacerdotale sui neoprofessi o l’interruzione dell’azi one liturgica prima che tale preghiera venga pronunciata non inficerebbero la professione religiosa or mai perfezionata nei suoi elementi costitutivi: la professione produrrebbe comunque tutte le sue normali conseguenze giur idiche nell’ordinamento canonico. Si consideri invece l’eventualità che la celebrazione della consecratio virginum per qualsiasi causa si interrompa pri ma della preghiera consacratoria o il caso – al limite dell’inverosi mile – che il Vescovo trascuri di pr onunciar e tale preghiera in una celebrazione che per tutto il resto si svol ge in modo corrispondente a quanto previsto dal Pont ificale. In simili casi, anche se fosse stata già compi uta la renovatio propositi o la professione monastica, il rito della consa crazione non potrebbe dirsi perfezionato. Se si trattasse di una donna non appartenente ad un Istituto di vita consacrata, certamente questa non si troverebbe nello stato di vita consacrata e non potrebbe essere annoverat a tra coloro che costituiscono l’ordo virginum” 1 0 7 . In conclusione, per la vergine l’ingresso nello stato di vita consacrata non deriva immediatamente dal proposito, ma dalla preghiera di consacrazione che la unisce a Cristo con vincolo sponsale; ecco perché il suo atto non deve necessariamente coincidere con un voto: per determinare la consacrazione “non è necessario un voto, nel si gnificato tecnico che questo t er mine ha acquisito negli ulti mi secoli […]. È invece indispensabile che il soggetto abbia la volontà di offrirsi a Dio in modo totale e perpetuo, e che tale volontà sia accettata dalla Chiesa” 1 0 8 . BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 264-265. S. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Circa Ordinem…, p. 109; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 106. 107 108 L’ORDINE DELLE VERGINI 135 Ora, l’impegno della vergine, assunto tramite il santo proposito, è totale e perpetuo. È un impegno totale perché la volontà di abbracciare la sequela di Cristo nella condizione vergin ale impegna la persona a vivere integralmente secondo la “Regola del santo Vangelo”, con una professione evangelica totale, che va al di là dei tre soli voti canonici di castità, povertà e obbedienza; la professione verginale, infatti, tende alla conformit à al Signore Gesù, alla sequela più da vicino e alla fedeltà completa alla totalità del suo messaggio e ai suoi appelli più particolari 1 0 9 . È un impegno perpetuo, perché si tratta di una forma stabile di vita, posta al servizio di Dio e della Chiesa 1 1 0 . La consacrazione a Dio nell’Ordine delle Vergini è pubblica, particolarmente solenne e per tutta la vita 1 1 1 ; tuttavia, secondo il can. 1088 1 1 2 , il vincolo sacro del proposito verginale non costituisce impedimento dirimente in ordine al matrimonio in quanto n on emesso in un Istituto religioso 1 1 3 : lo statuto canonico conferito alla vergine consacrata, se rende illecito un eventuale matrimonio, non lo rende però invalido, come invece avviene per la monaca che ha emesso i voti solenni 1 1 4 . Altra particolarità dell ’Ordine delle Vergini è che la consacrazione è a titolo personale, strettamente individuale: colei che fa “professione verginale”, non avendola compiuta secondo lo spirito e la regola di alcun 109 Cf. PICHARD D., La renoveau de la consécration des vierges, in Vie spirituelle 128 (1974), pp. 583-584 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 127-128. 110 Cf. BEYER J., Vergini…, p. 1107. 111 Cf. PICHARD D., La renoveau…, p. 577; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 127. 112 “Attentano invalidamente il matrimonio coloro che sono vincolati dal voto pubblico perpetuo di castità emesso in un istituto religioso”. 113 Cf. CHIAPPETTA L., Il Codice di diritto canonico…, p. 699, nota 4. 114 Cf. DE TRYON-MONTALEMBERT R., Le Renouveau..., p. 360, nota 3 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 129-130. L’ORDINE DELLE VERGINI 136 Istituto di vita consacrata, si impegna essenzialmente a titolo individuale, per cui il suo compito davanti e nella comunità cristiana locale è strettamente personale; ci può essere anche il riferimento a un gruppo o il legame con qualche comunità, ma il suo statuto è “sempre individuale” ed è in quanto tale che ella lo vive e lo mette al servizio della Chiesa 1 1 5 . Infatti, la vergine consacrata nel mondo non è una religiosa né una monaca, ma rimane pienamente laica ed è consacrata pubblicamente a titolo rigorosamente personale 1 1 6 . Così, l’Ordine delle Vergini è riconos ciuto come “forma individuale di vita consacrata” 1 1 7 , simile a quella degli eremiti e perciò distinta dalla forma propria degli Istituti di vita consacrata 1 1 8 . Per Beyer la novità del C IC/1983 consiste proprio nel fatto che si parla di vocazioni o forme in dividuali di vita consacrata: “Non sono raggruppat e. Non vi vono un carisma comune. […] Il loro carisma è individuale. […] Le ver gini consacrate for mano un Ordo Virginum che non è né una vita comune, né un carisma comune, né un genere di vita basato su una regola seguita da tutte” 1 1 9 . Le vergini consacrate vivono una consacrazione personale: anche se questo genere di vita è vissuto da molte, non si può parlare di un carisma comune, come invece avviene per i membri di un Istituto di vita consacrata 1 2 0 . Cf. PICHARD D., La renoveau…, pp. 579-580 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 128. Cf. DE TRYON-MONTALEMBERT R., Le Renouveau..., p. 359 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 129. 117 GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata…, n.42, in Enchiridion…, n. 7070. 118 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 296. 119 BEYER J., Le forme individuali…, p. 132; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 296. 120 Cf. ibid. Le vergini possono associarsi, ma ciò non vuol dire coabitazione, opere comuni, superiori e responsabili. 115 116 L’ORDINE DELLE VERGINI 137 Proprio per salvaguardare il valore di questo carisma individuale, si lascia alle singole consacrate una grande libertà nell’impostare la propria vita, in modo tale che ciascuna può rispondere alla propria vocazione individuale; questa libertà, però, è vera li bertà cristiana solo se trova la propria radice nella libertà con cui la Chiesa risponde all’amore di Cristo: è una libertà che nasce, quindi, dalle esigenze di un amore che vuole essere fedele e fecondo e per questo cerca sempre modi nuovi di esprimersi 1 2 1 . Le vergini consacrate vivono nel mondo, da sole o in famiglia; la loro vita non è eremitica: il Vaticano II, parlando discretamente della vita solitaria, non pensava certamente a loro 1 2 2 . Tuttavia, il fatto che la consacrazione verginale sia a titolo p ersonale comporta la chiamata a vivere una solitudine di fondo, senza poter contare sulla sicurezza e il sostegno delle strutture istituzionali delle comunità: ciò richiede che la vergine abbia una certa maturità umana ed affettiva, che le permetta di vive re la propria vocazione senza soccombere al peso della solitudine e delle difficoltà, facendola veramente contare su Dio solo, come sottolinea la preghiera di consacrazione; così la solitudine e l’insicurezza circa le strutture umane possono assumere la di mensione del deserto biblico, in cui la vergine vive la propria consacrazione a Dio come alleanza sponsale, a immagine della Chiesa che viene fatta sposa “nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore” (Os 2,21) 1 2 3 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 306. Cf. BEYER J., Vergini…, p. 1107. Beyer sostiene anche che l’associazione di vergini non è auspicabile, in quanto se una vergine desidera consacrarsi a Dio in una vita più regolamentata può scegliere un Istituto secolare o religioso (cf. pp. 1110-1111). 123 Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, pp. 87-88. 121 122 L’ORDINE DELLE VERGINI 138 Però, questa forma di so litudine della vergine consacrata è per una piena comunione con Dio nella comunità ecclesiale; infatti, l’essere consacrate a titolo personale non è sinonimo di individualismo, ma espressione di un carisma che va vissuto in seno alla propria comunità dioce sana 1 2 4 . Diversamente da quello che accade con l’assunzione dei consigli evangelici in un Istituto di vita consacrata, la consacrazione nell’Ordine delle Vergini non fa entrare la consacrata in una comunità organizzata che la Chiesa contiene al suo interno : ella è chiamata a vivere in modo nuovo l’esperienza della fraternità là dove si trova, nella comunità ecclesiale a cui appartiene, quella che si presenta hic et nunc 1 2 5 . La comunità locale non è solo destinataria della testimonianza della vergine consacr ata, ma, come per ogni credente, è anzitutto il luogo in cui lei può sperimentare concretamente l’amore che unisce Cristo alla Chiesa; perciò, la singola consacrata non può non tener conto del fatto che ci siano altre donne che, come lei, hanno ricevuto la Consecratio Virginum , in quanto ciascuna di loro riflette l’immagine della Chiesa sposa e da ciascuna ella può ricevere luce circa il senso della propria vocazione 1 2 6 . Così, ogni vergine consacrata ha la responsabilità di instaurare relazioni interpersonali, soprattutto con donne che hanno ricevuto la sua stessa consacrazione; per quanto concerne le modalità, vengono proposti degli incontri periodici, la cui promozione è uno dei modi, anche se non l’unico, Cf. TOSETTI G., Vergini consacrate…, pp. 88-89. Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 311 e 388. 126 Cf. ibid., p. 388. 124 125 L’ORDINE DELLE VERGINI 139 con cui il vescovo diocesano può esercitare la sua cura pastorale nei confronti delle vergini 1 2 7 . Huguet afferma che la realtà dell’Ordine delle Vergini potrebbe concretizzarsi nel seguente modo: - per dei posti riservati in alcuni celebrazioni liturgiche, come avveniva anticamente; - mediante un servizi o di collegamento; - attraverso ritiri annuali e incontri locali; - in ogni caso con la preghiera e l’aiuto reciproco 1 2 8 . Secondo Beyer gli incontri non devono essere obbligatori, per proteggere questa vocazione che è essenzialmente individuale 1 2 9 . Per De Urkiri, invece, tali incontri devono essere raccomandati per la crescita spirituale delle vergini consacrate e per il loro impegno nella Chiesa diocesana 1 3 0 . Bolchi sostiene la responsabilità che ogni consacrata ha verso se stessa e verso le altre consacra te, nonché l’intera comunità diocesana 1 3 1 . Poiché ciascuna vergine gode di una grande libertà nell’impostare la propria vita, gli incontri periodici possono essere molto arricchenti: “le diversità sono ricchezze complementari che devono rinforzare l’unità nell’Ordo Virginum” 1 3 2 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 387-389. Cf. HUGUET M. T., La consécration des vierges selon le rite rénové depuis Vatican II (o.c.v.). Presentation et approches, Parigi 1991, pp. 38-39; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 387. 129 Cf. BEYER J., Le forme individuali…, p. 137; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 387. 130 Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis…, pp. 161-162; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 387. 131 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 388-389. 132 HUGUET M. T., La consécration des vierges..., pp. 9-10 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 319. 127 128 L’ORDINE DELLE VERGINI 140 Viene così auspicata questa esperienza di unità nella diversità, che può essere vissuta non solo tra le vergini di una medesima diocesi, ma anche a livello interdiocesano, nazionale e internazionale 1 3 3 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 319. A questo proposito è interessante l’iniziativa presa a livello italiano di un collegamento nazionale, che si esplica mediante convegni annuali e il cosiddetto “foglio di collegamento”. 133 L’ORDINE DELLE VERGINI 141 4. QUESTIONI ANCORA APERTE 4.1 Problemi teologici Il rito della Consecratio Virginum è riservato esclusivamente alle donne; perciò, un problema teologico da considerare attentamente è quello dell’assenza di una consacrazione verginale per gli uomini. Hourcade afferma che la verginità consacrata è un carisma particolare della donna, in quanto ella, nella realizzazione di tale verginità, apporta delle possibilità e dei doni più eclatanti 1 ; la Chiesa, riservando il rito delle vergini solo alle donne, ha riconosciuto che la verginità appartiene veramente solo a loro, tanto che nei primi secoli non si è mai parlato di un ordine di uomini-vergini, bensì gli uomini consacrati sono chiamati asceti, eremiti o monaci 2 . Anche Huguet parla di una vocazione che è solo femminil e, perché nella Chiesa l’identità della sposa è sostenuta soprattutto dalla donna; anche gli uomini possono vivere il “mistero della sposa”, ma non lo possono manifestare e sostenere pienamente: la tradizione della Chiesa sembra riconoscere alle donne una funzione di mediatrici, in quanto attraverso la loro esperienza di spose anche gli uomini possono essere introdotti nel misero dell’alleanza nuziale con Dio; a dimostrazione di ciò, nella liturgia del matrimonio gli antichi rituali prevedono che il velo nu ziale venga posto sul capo della donna e poi steso anche sulle spalle dell’uomo, a significare Cf. HOURCADE J., Una vocazione femminile ritrovata. L’Ordine delle Vergini Consacrate, Città del Vaticano 2000, pp. 8-9; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 280-281. 2 Cf. ibid., pp. 144-148; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 282. 1 L’ORDINE DELLE VERGINI 142 che, per la mediazione della sposa, anche lui può beneficiare della grazia di essere “la sposa” del Signore 3 . Schlosser mette in evidenza soprattutto il valore s imbolico della destinazione della consacrazione verginale solo alle donne: come nei sacramenti e nei sacramentali, che sono segni della salvezza, il mezzo visibile deve corrispondere alla realtà invisibile nella maniera più chiara e riconoscibile possibile , così è evidente che la Chiesa sposa, la cui immagine originaria è Maria, può essere rappresentata più adeguatamente da una donna che da un uomo. Pertanto, la verginità si distingue dal celibato dei ministri sacri, poiché quest’ultimo ha la sua più profon da motivazione nella conformazione a Cristo servo di Dio e capo della Chiesa; questo argomento simbolico è molto importante circa la questione dell’ordinazione delle donne: se la rappresentazione di Cristo è più ragionevole che avvenga mediante un uomo, al lora anche la Chiesa è meglio rappresentata da una donna 4 . Tuttavia, secondo Trapet, il fatto che la consacrazione delle vergini simboleggi le nozze mistiche del fedele con Cristo non è sufficiente a escludere da tale rito gli uomini, poiché anche loro pos sono vivere misticamente il rapporto sponsale con Cristo: alle vergini consacrate è chiesto di perseverare nel proposito di verginità a servizio del Signore e della Chiesa, di rendere una testimonianza di amore e di diventare segno Cf. HUGUET M. T., La consécration des vierges..., pp. 105-106 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 284-285. 4 Cf. SCHLOSSER M., Alt – aber nicth veraltet…, pp. 173-174, in BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 287-289. 3 L’ORDINE DELLE VERGINI 143 delle realtà escatologic he; è la testimonianza di amore che diventa segno e tale testimonianza può essere resa anche dai fedeli di sesso maschile 5 . Augé ritiene che l’esperienza della verginità consacrata può essere vissuta anche dagli uomini; perciò, a suo avviso, la celebrazion e liturgica della consacrazione verginale solo alle donne può significare un oscuramento della realtà della verginità cristiana 6 . Anche per Calabuig-Barbieri il carisma della verginità non è appannaggio esclusivo delle donne: il Padre lo dona sia agli uomi ni e sia alle donne, ed esso impegna in modo uguale nella donazione totale a Cristo e nel servizio della Chiesa; inoltre, la Chiesa vive la sua condizione di vergine sposa nella totalità della sua realtà, cioè in tutti i suoi membri, uomini e donne, coniugati e vergini 7 . Secondo questi autori, la causa della restaurazione della consacrazione verginale solo per le donne è radicata nella tradizione risalente all’età sub -apostolica e nella teologia paolina e giovannea, per cui la virgo donna assume la funzione di segno della Chiesa, vista nei suoi connotati femminili e nella sua condizione di sposa di Cristo: avendo la Consecratio Virginum dei forti riferimenti sponsali -ecclesiali, è inevitabile che continui ad avere come oggetto solo vergini donne; tuttavia, p oiché il valore della verginità consacrata non consiste solo nella capacità di simboleggiare la donazione sponsale della Chiesa, viene auspicato per il futuro il riconoscimento di un rito di consacrazione per gli uomini laici che 5 Cf. TRAPET M. A., La consécration des vierges pour des femmes vivant en plein monde, in COMITE CANONIQUE FRANÇAIS DES RELIGIEUX (a cura di), Vie religieuse, érémitisme, consécration des vierges, communautés nouvelles, Parigi 1993, pp. 195-196 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 279280. 6 Cf. AUGÉ M., I riti della professione religiosa e della consacrazione delle vergini. Struttura e contenuto teologico, in Rivista Liturgica 60 (1973), p. 340; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 278. 7 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 481. L’ORDINE DELLE VERGINI 144 abbracciano la verginità p er il Regno; naturalmente, tale rito dovrà essere diverso da quello della professione religiosa, recuperando eventualmente l’aspetto nuziale nei suoi riferimenti cristologici, ossia l’immagine di Cristo che ama la Chiesa fino a dare la vita per essa 8 . Una possibilità di modifica della disciplina viene presa in considerazione anche dalla S. Congregazione per il Culto Divino, che, rispondendo ad alcune questioni poste a seguito della revisione del rito della Consecratio Virginum, così afferma: “Non è stato c reato […] per gli uomi ni laici un rito parallelo a quello della Consecratio Virginum , che possono ricevere le donne laiche. Indubbiamente ciò si deve in gran parte a moti vi storici, culturali, ad una tradizione che risale quasi all’età subapostolica. Il futuro non lo conosciamo. Può darsi che in seguito la mentalità dei fedeli evol va e si arrivi ad una consacrazione degli uomini laici simil e a quella delle ver gini” 9 . 4.2 Problemi giuridici I libri liturgici, pur contenendo varie indicazioni sul soggetto, sui suoi requisiti e sugli effetti del rito della Consecratio Virginum , non affronta tutti i problemi di carattere giuridico. Circa il soggetto della consacrazione verginale, il nuovo rito ha avuto il merito di riammettere le donne laiche, ma, relativamen te alle religiose, la Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 482. S. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Circa Ordinem…, p. 109; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 103. 8 9 L’ORDINE DELLE VERGINI 145 riserva alle moniales esclude di fatto dalla consacrazione le sorores: alle “suore” non è consentito l’uso dell’OCV 1 0 . Nei confronti di questa legislazione, i commentatori rimangono perplessi e si interrogano sulle motivazioni di ques ta disciplina, senza riuscire a trovare delle valide risposte 1 1 . A questo proposito, una soluzione potrebbe essere quella di riconsiderare la “legislazione” dell’ Ordo del 1970 e di togliere la preclusione nei confronti delle suore di voti perpetui, cioè co ncedere anche a loro, se lo desiderano, la consacrazione verginale 1 2 . Anche la S. Congregazione per il Culto Divino esprime l’idea di un possibile mutamento della disciplina: “La proposta che anche alle suore degli Istit uti di voti perpetui fosse data la possibilità di scegliere, secondo la loro sensibilità, l’ Ordo professionis religiosae […] o l’OCV non fu accolta. Può destare sorpresa il fatto che, nel nostro tempo, una categoria di religiose (le monache) sia ammessa alla Consecratio Virginum ed un’altra (le suor e) sia esclusa, mentr e ad essa vengono ammessi i membri degli Istituti secolari e donne laiche. Il provvedi mento è cer tamente basato su ragi oni valide e ben ponderate, che non consi gliavano l’accettazione della proposta al momento attuale. […] sembra giusto e r agionevole che si possa prospettare per il futuro una evoluzione dell’attuale disposizione. Trattandosi di una legge ecclesiastica, espressa per ora soltanto nel nuovo Pontificale, essa potrà subire eccezioni in seguito a richieste di singoli Istituti” 1 3 . Tuttavia, Calabuig-Barbieri invitano ad un approfondimento della questione, che potrebbe implicare altre soluzioni: Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, pp. 482-483. Cf. ibid., p. 473. 12 Cf. ibid., p. 483. 13 S. CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO, Circa Ordinem…, p. 108; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 102-103. 10 11 L’ORDINE DELLE VERGINI 146 - il riconoscimento della laicità dell’antica consacrazione verginale: le vergini laiche, per la loro immediata dedicazione a l servizio della diocesi, sono consacrate dal vescovo mediante la preghiera Deus, castorum corporum, che non fa alcuna menzione di alcuni elementi tipici della vita religiosa, come la vita comune, la povertà, l’obbedienza; - l’acquisizione del convinciment o che le religiose di voti perpetui sono oggetto di una vera consacrazione e costituite nella dignità di “sposa di Cristo”: le espressioni consacratorie, i termini e i segni sponsali del rito della professione religiosa non sono meno forti di quelli del ri to della consacrazione verginale; per cui, anche le suore sono consacrate e congiunte sponsalmente a Cristo, con un rito diverso ma non meno efficace di quello della Consecratio Virginum, ai cui contenuti sono aggiunti altri che sono propri della vita reli giosa; - l’attribuzione di un valore più storico che teologico alla conservazione della consacrazione verginale in alcune famiglie monastiche: sarebbe stato fuori luogo privare, ad esempio, le certosine di un rito che hanno celebrato ininterrottamente, o l e benedettine di un Ordo che hanno ripristinato; peraltro, molti monasteri non hanno usato lungo i secoli la Consecratio Virginum 1 4 . Queste, naturalmente, sono solo delle ipotesi per ovviare agli inconvenienti di una legislazione che, allo stato attuale, d à luogo a perplessità di vario genere. Circa i requisiti del soggetto della consacrazione verginale, il rito non dà indicazioni particolareggiate: pertanto, si renderà necessario che le varie 14 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 483. L’ORDINE DELLE VERGINI 147 conferenze episcopali adottino nel loro territorio dei criteri a bbastanza uniformi, salvo in ultima istanza il potere decisionale di ogni vescovo, affinché non ci siano disorientamenti a causa di criteri fortemente diversi da diocesi a diocesi, per quanto concerne i requisiti delle candidate, le modalità di accesso all a Consecratio Virginum e la definizione dei legami che si vengono a creare tra la diocesi e la vergine consacrata 1 5 . Per quanto concerne gli effetti della consacrazione verginale, per molti secoli non è stata praticata la consacrazione di vergini laiche, p er cui manca una legislazione che ne stabilisca gli effetti in campo giuridico. Non c’è dubbio che il proposito pronunziato è pubblico e perpetuo, per cui la vergine è costituita persona consacrata, persona sacra; tuttavia si pongono diversi interrogativi che richiederebbero risposte autorevoli: “Se una ver gine consacrata viene meno al suo proposito, a quale strumento giuridico potrà o dovr à fare ricorso? A una dispensa? Ma, se l’essenza della consacrazione ver ginale consiste nel vincolo misterico -nuzial e tra la ver gine e Cristo, si può parlare di dispensa? Nel caso, a quale autorità ecclesiastica dovrà rivolgersi? Il suo voto pubblico rende nullo un eventuale tentato matri monio? Su un altro piano: […] Le ver gini laiche consacrate, le eredi più vicine delle antiche diaconesse, non dovrebbero essere per ciò stesso le candidate più qualificate a di venire ministro straordinario della comunione?” 1 6 . Studiando la normativa che si riferisce all’Ordine delle Vergini, è evidente innanzitutto la mancanza di un’espli cita disciplina nell’ipotesi in cui una persona consacrata chieda di abbracciare questa forma di vita consacrata 15 16 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, pp. 483-484. Ibid., p. 484. L’ORDINE DELLE VERGINI 148 dopo averne sperimentato un’altra, o, al contrario, nell’ipotesi in cui una vergine chieda di passare ad un’altra forma di vita consacrata 1 7 . De Urkiri, in caso di difficoltà nella vita religiosa, non risolte con un periodo di esclaustrazione, suggerisce di accompagnare la dispensa dai voti e l’uscita dall’Istituto religioso con l’ammissione alla consacrazione verginale della persona che desidera comunque reintegrare la propria consacrazione a Dio: talvolta, si possono sospendere gli effetti della dispensa dai voti fino al momento della celebrazione della Consecratio Virginum; ciò permette alla persona di cambiare la forma di vita consacrata senza mai uscire dallo stato pubblico di vita consacrata 1 8 . Anche se con un diverso meccanismo, si svolge qualcosa di simile a quanto previsto dal can. 685 (per il passaggio da un Istituto religioso ad un altro Istituto religioso) e dal can. 730 (per il passagg io da un Istituto secolare ad un altro Istituto secolare): il passaggio tra due Istituti dello stesso tipo, infatti, può avvenire dopo un periodo di prova, senza mai uscire dallo stato pubblico di vita consacrata 1 9 . De Urkiri, tuttavia, propone che il pass aggio da un Istituto religioso all’Ordine delle Vergini avvenga applicando le norme che riguardano il passaggio da un Istituto religioso ad un Istituto secolare, con l’intervento della Santa Sede (cf. cann. 684 § 5; 730), e non quelle relative al passaggio da un Istituto religioso ad un altro Istituto religioso 2 0 . Holland invita però alla cautela e, a suo avviso, è meglio evitare forme di passaggio diretto da un Istituto di vita consacrata all’Ordine delle Vergini: Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 396. Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis…, pp. 356-357 e 167, nota 72 bis; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 396-397. 19 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 397. 20 Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis…, p. 168; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 397398. 17 18 L’ORDINE DELLE VERGINI 149 una persona che vuole mantenere la sua con sacrazione a Dio può ricevere un indulto di uscita dall’Istituto, fare un voto privato di castità e poi procedere ad un discernimento insieme ad un vescovo, preparandosi anche a lasciare una forma collettiva di vita consacrata per una forma individuale 2 1 . Per Holland una forma di passaggio diretto è impensabile anche nel caso in cui una vergine consacrata chieda di entrare in un Istituto religioso: ella deve entrarvi nel modo normale, ossia facendo un noviziato, poiché non è abituata alla vita comunitaria e deve imparare la storia, la spiritualità e la missione dell’Istituto 2 2 . Bolchi sostiene che una simile prudenza è doverosa anche nel caso in cui una vergine consacrata decida di entrare in un Istituto secolare, e quindi senza prevedere la vita comune; inf atti, è più ragionevole seguire tutte le tappe e i tempi previsti per un normale cammino di formazione per l’incorporazione all’Istituto stesso 2 3 . Naturalmente, tutto ciò deve essere preceduto da un serio confronto con il vescovo diocesano, il quale dovreb be allegare una sua lettera di presentazione alla richiesta di ammissione della vergine all’Istituto: in questo caso non si richiede alcuna dispensa, in quanto la consacrata non chiede di essere esonerata dal vivere il suo proposito di verginità, bensì di specificare il modo in cui vivere tale proposito; se nell’Istituto in cui la vergine desidera entrare si celebra la Consecratio Virginum , questo rito Cf. HOLLAND S., Consecrated virginis…, p. 79; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 399. Cf. ibid.; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 400. 23 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 400-401. 21 22 L’ORDINE DELLE VERGINI 150 non va ripetuto, ma si celebra solo l’assunzione dei consigli evangelici secondo il carisma e le costituzi oni dell’Istituto stesso 2 4 . Nel caso in cui una eremita desideri entrare nell’Ordine delle Vergini, ella deve richiedere di essere sciolta dall’impegno di osservare la regola di vita secondo cui aveva professato i consigli evangelici e, per prudenza, dovrebbe concedersi un periodo di tempo, per un completo discernimento, prima di ricevere la consacrazione verginale; nel caso opposto, in cui una vergine desideri abbracciare la vita eremitica, ella deve professare pubblicamente i consigli evangelici di povert à e obbedienza, rinnovando anche il proposito verginale, da vivere sotto la vigilanza del vescovo secondo un’appropriata regola di vita 2 5 . L’ipotesi in cui una vergine voglia abbandonare la vita consacrata non è contemplata da alcuna normativa. Alcuni autori non hanno dubbi sul fatto che l’istituto della dispensa sia applicabile anche alle consacrate dell’Ordine delle Vergini e che l’autorità competente a concederla sia il vescovo diocesano. Gambari sostiene che, visto che il Codice non afferma che la dispe nsa dall’impegno di verginità è riservata alla Santa Sede, tale facoltà è di competenza del vescovo 2 6 . Recchi afferma che questa materia deve essere trattata dagli statuti diocesano per l’ Ordo Virginum 2 7 . La stessa considerazione circa gli statuti diocesa ni viene fatta da Gerosa 2 8 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 401. Cf. ibid., pp. 401-402. 26 Cf. GAMBARI E., I religiosi…, p. 100; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 402. 27 Cf. RECCHI S., L’ordine delle vergini…, p. 147; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 402. 28 Cf. GEROSA L., Verginità e diritto canonico…, p. 89; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 402. 24 25 L’ORDINE DELLE VERGINI 151 Per Calabrese la competenza della concessione della dispensa alle vergini è della Santa Sede, ma, in assenza di una normativa o di un divieto, anche il vescovo diocesano può dispensarle 2 9 . Altri autori, però, sollevano dubbi sul la competenza del vescovo diocesano a concedere la dispensa. Dion afferma che il vescovo, in virtù del can. 1196, può dispensare dai voti privati, mentre il proposito della vergine è pubblico 3 0 . Huguet sostiene che l’Ordine delle Vergini sia di diritto pon tificio, in quanto il rito di consacrazione è stato promulgato dalla Santa Sede; perciò, la competenza a concedere la dispensa spetta al Papa 3 1 . De Urkiri si domanda se può esserci analogia con la facoltà a concedere la dispensa che il vescovo ha nei confr onti dei membri degli Istituti di diritto diocesano: a suo parere, in assenza di una esplicita dichiarazione della Santa Sede, questa opinione non è applicabile 3 2 . In realtà, la questione principale riguarda il rapporto tra la Consecratio Virginum e un eventuale matrimonio della vergine consacrata: in virtù del can. 1088, il proposito di verginità non costituisce impedimento dirimente il matrimonio, in quanto non emesso in un Istituto religioso. Cf. CALABRESE A., Istituti di vita Consacrata…, p. 71; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 402403. 30 Cf. DION M. P., Les effets du rite…, p. 300; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 403, nota 121. Bolchi rileva che, come previsto in relazione ai vincoli sacri dei membri degli Istituti di diritto diocesano, il vescovo può concedere la dispensa anche da voti o da altri vincoli sacri pubblicamente assunti. 31 Cf. HUGUET M. T., La consécration des vierges..., p. 26, nota 1 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 403. Bolchi rimanda innanzitutto alla questione circa l’attribuzione della qualifica “di diritto pontificio” o “di diritto diocesano”; in ogni caso, ella fa notare che il vescovo concede la dispensa anche ai membri degli Istituti di diritto diocesano che utilizzano il rito di professione religiosa promulgato dalla Santa Sede, cioè lo stesso degli Istituti di diritto pontificio. 32 Cf. DE URKIRI, Circa ‘Ordinem Consecrationis…, p. 163; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 403404. 29 L’ORDINE DELLE VERGINI 152 Diversi autori fanno notare come l’attuale legislazione in mat eria manchi di una coerenza logica 3 3 . Dion si domanda se non è illogico che il santo proposito emesso con il rito di consacrazione delle vergini non abbia alcuna conseguenza canonica su un eventuale matrimonio 3 4 . Huguet afferma che, a suo parere, sembra lo gico che la consacrazione delle vergini debba costituire un impedimento dirimente il matrimonio; anzi, in questo caso ella ha dei dubbi anche sull’istituto della dispensa, poiché permette alla Chiesa di sciogliere la persona da un vincolo sponsale 3 5 . Clements, senza richiamare il can. 1088 e senza tuttavia esporre le motivazioni della sua convinzione, sostiene che dalla Consecratio Virginum deriva un impedimento matrimoniale 3 6 . Per Archideo la persona che riceve la consacrazione pubblica è trasformata in persona sacra, con delle conseguenze, a suo parere, simili a quelle del voto pubblico perpetuo per quanto concerne l’invalidità di un eventuale matrimonio 3 7 . Hourcade afferma che questo silenzio della Chiesa circa il matrimonio di una vergine consacrata rend e l’attuale disciplina meno coerente di quella antica 3 8 . Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, p. 404. Cf. DION M. P., Les effets du rite…, p. 299; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 404-405, nota 124. 35 Cf. HUGUET M. T., La consécration des vierges..., pp. 26-28 ; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 404-405, note 124-125. 36 Cf. CLEMENTS T., Consecrated to virginity : a life-style restored, in Religious life review 29-30 (19901991), p. 150; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 404-405, nota 124. 37 Cf. ARCHIDEO L. B., L’Ordine delle Vergini, in Vita Consacrata 30 (1994), p. 741; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 404-405, nota 124. 38 Cf. HOURCADE J., Una vocazione femminile…, pp. 148-149; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 405-406, nota 126. 33 34 L’ORDINE DELLE VERGINI 153 Partendo da uno studio proposto da Kowal 3 9 , Bolchi affronta la questione in prospettiva storica, facendo rilevare come nei primi secoli la disciplina ecclesiastica prevedesse pene molto severe per co loro che, emesso pubblicamente il voto di castità, contraevano il matrimonio; tuttavia, se quest’ultimo era considerato gravemente illecito, non ci sono dati storici sicuri che esso fosse anche invalido 4 0 . Nel concilio Lateranense II, del 1139, viene fiss ata chiaramente la norma dell’invalidità del matrimonio di coloro che sono legati da vincoli sacri 4 1 ; più tardi si arriva alla distinzione tra voto di castità semplice, che rende il matrimonio illecito ma valido, e voto di castità solenne, che è impediment o dirimente il matrimonio, cioè lo invalida 4 2 . È interessante constatare come, secondo il Decreto di Graziano, anche una benedizione consacratoria, quale è la Consecratio Virginum, sia produttiva di un impedimento dirimente il matrimonio 4 3 ; pertanto, Bolch i (e non solo) auspica il riconoscimento della consacrazione verginale come costitutiva dell’inabilità a contrarre matrimonio, anche perché ciò sarebbe coerente con la natura sponsale del vincolo sacro costituito mediante la Consecratio Virginum 4 4 . 4.3 Problemi pastorali Cf. KOWAL J., “Impedimentum voti” e dimissione dall’istituto religioso, in Periodica 88 (1999), pp. 2660; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 405-409. 40 Cf. ibid., pp. 36-40; cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 405-406. 41 Cf. cann. 7-8, MANSI 21, 231, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 407. 42 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 407-408. 43 Cf. D. 27, c. 8, Gr p. 7, in BOLCHI E., La consacrazione…, p. 408. A questo proposito, occorre ricordare anche la solennità del rito della Consecratio Virginum. 44 Cf. BOLCHI E., La consacrazione…, pp. 408-409. 39 L’ORDINE DELLE VERGINI 154 Relativamente alla consacrazione delle vergini viventi nel mondo, il problema pastorale più grave riguarda la scarsa conoscenza dell’esistenza del rito. Spesso, donne che vivono la verginità per il Regno ignorano la possibilità di ricevere la consacrazione nello stato laicale; infatti, è diffusa la mentalità che la verginità consacrata debba viversi esclusivamente in modo istituzionalizzato, in comunità monastiche o religiose 4 5 . Anche i vescovi, talora, non sono adeguatamente informati sul la natura e sul valore del rito: “nella loro disposizione verso di esso si avverte l’influsso di una mentalità più amministrativa che sacramentale” 4 6 . D’altronde, quello della Consecratio Virginum per le donne viventi nel mondo è un rito che non è stato ut ilizzato per ben otto secoli, per cui occorre del tempo per ripristinare la coscienza e la sensibilità verso di esso 4 7 . Occorre, pertanto, una prudente e tenace azione pastorale, affinché la consacrazione verginale delle donne laiche non rimanga un rito im praticato o un reperto archeologico da valorizzare. Anche la Conferenza episcopale italiana avverte questa necessità ed esorta “i pastori e i loro collaboratori a fare opera di illuminazione e for mazione, perché questa grande ricchezza carismatica, spess o incompresa e negata dal mondo, sia riscoperta e valorizzata attraverso tutte le for me di evangelizzazione e di catechesi e tutti si di spongano ad accoglier e il dono Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 484. Ibid. 47 Cf. ibid. 45 46 L’ORDINE DELLE VERGINI 155 che Cristo fa alla chiesa quando chiama una sorella di fede alla sua speciale sequela” 4 8 . Questa opera di catechesi illuminata deve anche sottolineare che la consacrazione verginale non è riservata a donne particolarmente preparate dal punto di vista culturale, quasi ci fosse una élite a cui tale rito è destinato 4 9 . Essa deve anche chiarire c he, per diversi e seri motivi, tale consacrazione non può essere considerata alla stregua di voti privati o di impegni presi presso pie associazioni: innanzitutto per il mistero cui costantemente rinvia, cioè le nozze tra Cristo e la Chiesa, e per la gravi tà dell’impegno che comporta; e poi anche per la maturità psicologica e di fede che richiede, per i valori escatologici che testimonia, per il coinvolgimento della Chiesa locale e del vescovo 5 0 . Occorre, quindi, un’azione pastorale che rifiuti sia una pres entazione in chiave élitaria e sia una presentazione banalizzante del rito della Consecratio Virginum, nella consapevolezza che la verginità consacrata è un “ministero indispensabile alla vita e al progresso spirituale della chiesa” 5 1 . 48 Pontificale Romano. Istituzione dei Ministeri. Consacrazione delle vergini. Benedizione abbaziale (nota 19), p. 12, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 484. 49 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 484. 50 Cf. ibid., pp. 484-485. 51 Pontificale Romano…, p. 12, in CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 485. L’ORDINE DELLE VERGINI 156 CONCLUSIONE Il presente lavoro di ricerca vuole essere un piccolo contributo per un primo approccio o una conoscenza più approfondita di quella forma di vita consacrata che è conosciuta come Ordine delle Vergini o Ordo Virginum. La consacrazione a Cristo secondo il rito della Consecratio Virginum è una “forma individuale di vita consacrata” 1 , ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa. È uno stato di vita antico, e quindi inserito nella tradizione cristiana e voluto da Dio come strumento del Regno. Parlare di Ordine delle Ve rgini non significa riferirsi a una Congregazione o a un Ordine religioso o monastico; si tratta, invece, della condizione di vita di quelle donne che, per dono di Dio, scelgono la verginità per il Regno dei cieli, vivendo però accanto agli altri fedeli, n ella comunità locale. Le vergini consacrate non sono religiose, né membri di un Istituto secolare, non fanno riferimento a un fondatore, non assumono una regola o uno statuto di vita, non si costituiscono in comunità e non hanno superiori: sono donne consa crate, che fanno riferimento al vescovo diocesano. La verginità consacrata nasce innanzitutto per una chiamata di Dio; è, dunque, una vocazione. È segno dell’amore sponsale che unisce Cristo e la Chiesa ed è profezia del Regno futuro già presente con la sc elta verginale, che afferma il primato di Dio e la sua sola necessità. GIOVANNI PAOLO II, esortazione apostolica post-sinodale Vita consecrata…, n.42, in Enchiridion…, n. 7070. 1 L’ORDINE DELLE VERGINI 157 La vergine non si isola, non si separa dal mondo, ma segue la logica evangelica dell’essere nel mondo senza essere del mondo, secondo il proprio carisma. Ha quella spiritualità che è ra dicata nel battesimo, cioè come ogni altro credente. La diocesi è il luogo naturale in cui la vergine vede nascere e maturare il suo carisma: la figura del vescovo è decisiva, perché come non può esistere una Chiesa locale senza vescovo così non può esserc i una verginità consacrata a servizio della diocesi senza il vescovo, che per essa è vicario dell’amore di Cristo. È il vescovo che riconosce il carisma della vergine e accoglie il suo proposito, donandole lo Spirito per essere immagine della Chiesa sposa casta e conferendo alla sua consacrazione una dimensione pubblica e solenne. La vergine offre la sua vita e il suo culto spirituale a Dio nella Chiesa diocesana e per la Chiesa diocesana: in essa vive la sua missione evangelizzatrice e per essa fa salire al Padre la preghiera di intercessione. La verginità consacrata non comporta dei servizi particolari, poiché è già di per sé un ministero; tuttavia, per il legame con la Chiesa locale, la vergine collabora con il Pastore della diocesi per quei servizi apos tolici che siano “confacenti evangelizzazione, al catechesi, proprio studio stato” biblico, (can. servizio 604): ai preghiera, poveri e ai bisognosi, ecc. La vergine deve vivere del proprio lavoro e tutelarsi per non essere di peso a nessuno; tuttavia, si rende disponibile ad accogliere dal vescovo ogni indicazione, che potrebbe portarla anche, eventualmente, a dedicarsi a L’ORDINE DELLE VERGINI 158 tempo pieno all’apostolato o ad assumere dei servizi, secondo le necessità della diocesi. In conclusione, dal presente lavoro di ricerca , nonostante si avverta la necessità di ulteriori approfondimenti, risulta evidente che l’Ordine delle Vergini, per il suo ufficiale riconoscimento da parte della Chiesa, si colloca accanto alle altre forme di vita consacrata suscitate dallo Spirito; con esse collabora, in spirito di comunione, secondo i programmi delle Chiese locali. Il ripristino della prassi di ammettere donne laiche alla consacrazione verginale può essere considerato come un’importante disposizione liturgico-canonica, in cui vedere uno dei “segni dei tempi”: infatti, in un’epoca in cui la cultura è scarsamente permeata dal messaggio evangelico, per cui non comprende, contesta e deride il “mistero” della vita verginale, la Chiesa riconosce un aspetto essenziale di se stessa nella testimonianza della verginità consacrata per il Regno, anche se vissuta con connotazioni tipicamente laiche 2 ; di più, la sancisce con il massimo riconoscimento liturgico, ossia con “un rito di consacrazione di indole sponsale, cristologica ecclesiale” 3 . 2 3 Cf. CALABUIG I.M. – BARBIERI R., Consacrazione…, p. 473. Ibid. L’ORDINE DELLE VERGINI 159 BIBLIOGRAFIA Fonti - La Bibbia di Gerusalemme, Bologna 1996(6) - I documenti del concilio Vaticano II, ed. Paoline, Milano 1998(10) - Enchiridion della vita consacrata. 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L’ORDINE DELLE VERGINI NELLA STORIA DELLA CHIESA 1.1 Il fondamento biblico della verginità consacrata 1.2 Età apostolica e sub-apostolica 1.3 Età patristica 1.4 Età medievale 1.5 Dal concilio di Trento al Vaticano II 1.6 Dalla promulgazione del nuovo rito ad oggi pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 6 6 13 15 25 29 35 2. ESEGESI DEL CAN. 604 CIC/1983 2.1 “A queste forme di vita è assimilato l’ordine delle vergini” 2.2 “emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino” 2.3 “dal vescovo diocesano sono consacrate a Dio” 2.4 “secondo il rito liturgico approvato” 2.5 “unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio” 2.6 “si dedicano al servizio della Chiesa… che è confacente al loro stato” 2.7 “Possono riunirsi in associazioni” pag. pag. pag. pag. pag. pag. 44 44 52 60 70 86 pag. pag. 91 97 3. L’ORDINE DELLE VERGINI E GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA: AFFINITÀ E DIFFERENZE 3.1 Consacrazione e stato di vita consacrata 3.2 Elementi essenziali della vita consacrata 3.3 Il proprium degli Istituti di vita consacrata 3.4 Il proprium dell’Ordine delle Vergini pag. pag. pag. pag. pag. 102 102 109 116 126 4. QUESTIONI ANCORA APERTE 4.1 Problemi teologici 4.2 Problemi giuridici 4.3 Problemi pastorali pag. pag. pag. pag. 141 141 144 153 CONCLUSIONE pag. 156 BIBLIOGRAFIA pag. 159 INDICE pag. 165