Domande frequenti
Chi può entrare nell’Ordo Virginum?
Risposta: Donne che non siano mai state sposate, né
abbiano pubblicamente vissuto in stato contrario alla
castità e che per età, prudenza, testimonianza di vita,
diano affidamento di perseverare nella fedeltà al
carisma.
Esistono limiti di età?
Risposta: No. C’è posto anche per gli operai dell’undicesima ora.
Le vergini consacrate
sono obbligate alla vita comune?
Risposta: No, anche questo dipende da una loro
scelta autonoma.
.. . stelle che
il cammino
orientino
del mondo
Benedetto XVI
Conclusione
Il 15 maggio 2008, Papa Benedetto XVI ricevendo in
udienza privata le consacrate dell’Ordo Virginum,
riunite a Roma per il pellegrinaggio internazionale,
rivolgeva loro un memorabile discorso, da cui vogliamo estrarre alcune frasi a mo’ di conclusione di questo breve opuscolo. Il Papa, anzitutto, ci ha esortato
a rispecchiare nel nostro carisma “la freschezza delle
origini”, evitando, quindi, ogni stanchezza, appiattimento ed abitudine.
Successivamente, ispirandosi al titolo del CongressoPellegrinaggio (Un dono nella Chiesa e per la Chiesa),
ha messo l’accento sul fatto che la nostra vocazione
è profondamente radicata nella Chiesa particolare cui
apparteniamo, con “le sue tradizioni, i suoi santi, i
suoi valori, i limiti e le difficoltà”, ma ha anche invitato ad allargarsi “al respiro della Chiesa universale”,
soprattutto condividendone la preghiera liturgica che
deve “risuonare senza interruzione nel vostro cuore
e nelle vostre labbra”: il dialogo con Dio deve aprire
al dialogo con tutte le creature “nei cui confronti vi
ritrovate madri”. Infatti, l’essere con Cristo è una dimensione interiore, ma “in pari tempo apre a comunicare con i fratelli”, in modo che le vergini diventino
“stelle che orientino il cammino del mondo”, testimoni “dell’attesa vigilante e operosa, della gioia,
della pace propria di chi si abbandona all’Amore di
Dio”, vivendo quella che il grande Carlo Carretto chiamava “la contemplazione nelle strade”, fedeli alla
terra, ma con lo sguardo rivolto al cielo.
Per info:
Mons. Mario Morigi
Vicario per la Vita Consacrata
0547 24015
DIOCESI DI CESENA-SARSINA
Ordo Virginum
le libere donne del Sì
Il documento conciliare Sacrosanctum Concilium (1963),
al numero 80 raccomandava di sottoporre a revisione il
Rito di Consacrazione delle Vergini. Il 31 maggio 1970
questa raccomandazione si traduceva in realtà: usciva,
infatti, in lingua latina il testo del rito ufficiale di consacrazione delle vergini per tutta la Chiesa cattolica. Il
29 settembre 1980, poi, veniva pubblicata l’edizione italiana. Già, direbbe qualcuno: ma di che cosa si tratta?
Come dice lo scrittore Melitone di Sardi, si tratta di un
gesto che è insieme nuovo e antico, temporale ed
eterno, visibile e invisibile.
Perché nuovo e antico insieme? Non si tratta di una
contraddizione, ma di una di quelle mirabili sintesi
proprie della nostra fede. La consacrazione di una
donna a Dio, è, infatti, una realtà documentata fin dai
tempi apostolici. Il diacono Filippo (Atti 21,8-9) aveva
quattro figlie vergini col dono della profezia. Ovviamente non ci si riferisce a una condizione biologica,
ma a una precisa scelta di vita. Allo stesso modo,
S. Paolo (1Cor 7,24-35) parla di donne sposate, non
sposate e di vergini, sottolineando in queste ultime
l’esclusivo preoccuparsi “delle cose del Signore, per
essere sante nel corpo e nello spirito”. Ben presto, il
carisma specifico della verginità femminile viene sottolineato ed evidenziato. Però, in questi primi secoli,
sicuro è il fatto che queste donne non vivevano in un
monastero, ma nelle proprie case, non indossavano
abiti particolari, non recavano alcun segno distintivo
di riconoscimento.
Dal quarto secolo in avanti, invece, si ha notizia di un
vero e proprio rito di consacrazione, presieduto dal
Vescovo. La prima vergine con un nome e una identità precisa è Marcellina, sorella di S. Ambrogio, consacrata solennemente da papa Liberio. Anche lei,
dopo il rito, non andò a vivere in una comunità religiosa, ma rimase in casa con il fratello, a servizio della
Chiesa locale. Più avanti, anche le zie di papa Gregorio Magno ricevettero la consacrazione. È questo il
carisma antico che il Concilio ha riscoperto e ridonato
alla Chiesa, nella sapienza dello Spirito Santo, in parallelo con quanto avvenuto con il diaconato permanente degli uomini, anche se la consacrazione è un
sacramentale e non un sacramento. È questa la prima
e più antica forma di consacrazione femminile, documentata nei Sacramentari, fino al Pontificale di Magonza (950). Poi dal 1139 questa forma scomparve.
Il Concilio, dunque, come “lo scriba saggio che estrae
dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52)
ha voluto ripristinare questo carisma, che dagli anni
Ottanta in poi, ha iniziato a diffondersi in tutta la
Chiesa ed è in continua crescita (circa 450 donne in
data odierna, solo in Italia).
Attualita dell’Ordo Virginum
’
Brevi coordinate storiche
Il fatto della sua riscoperta in questi decenni di accentuata secolarizzazione è da vedere come una parola che lo Spirito dice alla Chiesa: se il mondo tende
a mettere tra parentesi la fede, ritenendo Cristo un
personaggio del passato, solo la testimonianza
semplice, ma eloquente di chi si rapporta con Lui
in ogni momento della vita può far scoprire che
Egli è ben vivo e vitale. E tutto questo in
una cornice di assoluta normalità. Infatti, le vergini consacrate nell’Ordo
(termine che indica una categoria di
persone, non un istituto) vivono nel
mondo, si mantengono col proprio
lavoro, non indossano vesti speciali e
neanche sono legate a una regola religiosa o a una spiritualità specifica.
Come afferma il cardinal Martini, “la
vostra è una vocazione femminile singolare e la regola è l’amore”.
Caratteristiche dell’Ordo Virginum
La vergine consacrata ha per sposo Cristo, per guida
di riferimento il Vescovo e per comunità la diocesi.
Entro questi ambiti, la singola persona può scegliere
il tipo di spiritualità a lei più consono, senza preclusione alcuna. L’Ordo Virginum dunque non è un istituto religioso, ma non è nemmeno assimilabile agli
Istituti Secolari, i quali sono legati a un fondatore,
hanno talora l’obbligo della segretezza per i loro aderenti, che professano i tre consigli evangelici. L’Ordo
Virginum invece è caratterizzato dal sacrum propositum (Canone 604 del Codice di Diritto Canonico), cioè
dallo specifico carisma della verginità; inoltre, la consacrazione, dopo i primi anni in cui avveniva in forma
riservata, si fa ora in forma pubblica e solenne, solo
per le mani del Vescovo ed è
definitiva, come la professione perpetua degli ordini
religiosi. Le sue caratteristiche sono la sponsalità e la
diocesanità.
La vergine consacrata, a
somiglianza di Maria, regina e modello delle vergini, diviene figura e
immagine della Chiesa, che è “vergine
casta, unita a Cristo suo unico Sposo” (2Cor 11,2) e
madre di figli nella
fede. La sponsalità, indicata nel
segno dell’anello
benedetto e consegnato dal Vescovo, si esprime
soprattutto nella
preghiera e nei sacramenti e rende
la vergine madre nello Spirito, inverando così la parola della Scrittura “Non valgo io per te più di dieci
figli?” (1Sam 1,8). Questo carattere nuziale non è una
metafora o un semplice modo di dire: si esprime in
concreto nella diocesanità. La Chiesa locale è, infatti,
la famiglia della vergine: in essa è radicata, ad essa è
mandata, prima che come servizio, come modo di vivere. La verginità per il Regno, inoltre, ha un valore
profetico, dato che anticipa la pienezza di vita escatologica in cui gli uomini “non prenderanno moglie
né marito, ma saranno come angeli nei cieli”
(Mc 12,25). Quindi, per quanto l’Ordo Virginum possa
e debba prestare determinati servizi in diocesi (catechesi, liturgia, carità…) vale soprattutto per il suo essere segno che in Cristo “amato al di sopra di tutto”
è realmente possibile attingere la pienezza della propria umanità.