LA STAMPA Il sommerso del Terzo millennio TEODORO CHIARELLI Q uarant'anni fa ci ave­ va sorpreso e amma­ liato con l'immagine del sommerso. Un Paese nascosto ma reale, in nero epperò vitale, una locomo- tiva potente che trainava l'economia italiana. Pmi, acronimo di «piccole medie imprese», e popolo delle partite Iva. Un sommerso che Giuseppe De Rita definiva «di imprese e di lavoro». CONTINUA A PAGINA 25 IL SOMMERSO DELTERZO MILLENNIO TEODORO CHIARELLI SEGUE DALLA PRIMA PAGINA ggi, col consueto linguaggio suggestivo e immaginifico, il presidente del Censis ci racconta il sommerso del terzo millennio, il sommerso «post-terziario», il «som­ merso di redditi». Altro che imprenditoria molecolare, industrializzazione di massa ed epo­ pea del «piccolo è bello». La spina dor­ sale fatta di piccole aziende e laborato­ ri artigiani è uscita malconcia da dieci anni di recessione e tagli, lasciando sul terreno milioni di posti di lavoro e de­ cine di migliaia di imprese. Il «som­ merso di redditi» prolifera nella ge­ stione del risparmio cash («per non an­ dare in banca»), nelle strategie di valo­ rizzazione del patrimonio immobiliare, nel settore dei servizi alla persona, nei servizi di mobilità condivisa. Mentre il sommerso industriale apriva un'era di sviluppo imprenditoriale, l'attuale sommerso è più statico che evolutivo, senza un sistematico orientamento di I Data Pagina Foglio 03-12-2016 1 1 SE TORNANO GUELFI E GHIBELLINI sviluppo. E un magma di soggetti, inte­ ressi e comportamenti, una macchina «molecolare», in cui proliferano figure lavorative labili e provvisorie. In questa seconda era del sommerso la società civile si sente rancorosa­ mente vittima di un sistema di casta, mentre il mondo politico si arrocca su se stesso. Il risultato è che le istituzioni non riescono più a fare cerniera tra di­ namica politica e dinamica sociale e di conseguenza vanno verso un progressivo rinserramento. Delle tre compo­ nenti di una società moderna (corpo sociale, istituzioni, potere politico) se­ condo De Rita sono proprio le istituzio­ ni a essere oggi più profondamente in crisi. 1'89,4% degli italiani esprime un'opinione negativa sui politici, appe­ na il 4,1% positiva. E siamo al ko per tutti i soggetti intermedi tradizionali: solo l'l,5% degli italiani ha fiducia nelle banche, l'l,6% nei partiti politici, il 6,6% nei sindacati. Il 36% tiene rego­ larmente contante in casa per le emer­ genze o per sentirsi più sicuro e, se po­ tesse disporre di risorse aggiuntive, il 34,2% le terrebbe ferme sui conti cor­ renti o nelle cassette di sicurezza. Ecco perciò che si affaccia un'Italia «rentier», che accumula contanti, li tiene sotto il materasso e non investe nel futuro. Con il rischio di consumare inesorabilmente il tesoretto (chi ce l'ha) e di finire con lo svendere pezzo a pezzo l'argenteria di famiglia. Siamo di fronte a un'immobilità sociale che ge­ nera insicurezza e porta a un incre­ mento dei flussi cash. Rispetto al 200 7, all'inizio della crisi, gli italiani hanno accumulato una liquidità aggiuntiva per 114,3 miliardi di euro. Un valore su­ periore al Pii di un Paese come l'Un­ gheria. La liquidità totale di cui gli ita­ liani dispongono in contanti o depositi non vincolati è di 818,4 miliardi, ossia pari al valore di un'economia che si col­ locherebbe al quinto posto nella gra­ duatoria del Pii dei Paesi Ue post­ Brexit: dopo la Germania, la Francia, la stessa Italia e la Spagna. Evidente la débacle economica dei giovani e in particolare dei millennial. I figli sono più poveri dei padri e perfino dei nonni. E già, questo, non ti lascia il cuore leggero. Il fatto è che continuano a latitare speranza e fiducia. Le aspet­ tative degli italiani continuano a esse­ re negative o piatte. Il 61,4% è convinto che il proprio reddito non aumenterà nei prossimi anni, il 57% ritiene che i figli e i nipoti non vivranno meglio di loro, cosa che pensa anche il 60,2% dei benestanti. Il 63,7% crede che, dopo anni di consumi contratti l'esito inevi­ tabile sarà comunque una riduzione del tenore di vita. L'incidenza degli in­ vestimenti sul Pii vede l'Italia fanalino di coda dell'Europa, ma soprattutto ai livelli minimi dal dopoguerra. Anche per oggi non si vola. E del do­ man non v'è contezza. (§) BYNCNDALCUNIDIRITTIRISERVATI