Aggiustamenti internazionali e interdipendenza Cambi flessibili e differenziali fra i tassi di interesse Nel Capitolo 7 abbiamo ipotizzato che la perfetta mobilità dei capitali porti ad un livellamento dei tassi di interesse mondiali. Questa ipotesi è smentita dai fatti. Si veda la Figura 15.3. Il rendimento di un investimento all’estero, infatti, non dipende solo dal tasso di interesse estero, ma anche dall’eventuale variazione del tasso di cambio (se la valuta estera si apprezza, e sale, il rendimento è maggiore e viceversa se si deprezza). I flussi di capitale dipendono, quindi, dalla differenza tra il rendimento dei titoli esteri in valuta nazionale (if+Δe/e) e il rendimento dei titoli nazionali (i). Cambi flessibili e differenziali fra i tassi di interesse (continua) La Bilancia dei pagamenti diviene dunque: BP NX (Y , Y f , R) CF (i i f e / e) In perfetta mobilità dei capitali deve quindi valere: i=if -∆e/e (parità scoperta dei tassi di interesse) Se un paese ha un alto tasso di inflazione, l’equazione di Fisher (i=r+πe) indica che avrà anche un alto tasso di interesse nominale e, in base alla teoria della Parità dei Poteri d’Acquisto (PPP), un elevato deprezzamento della moneta. Quindi: differenziale d’inflazione ≈ differenziale d’interesse ≈ tasso di deprezzamento della valuta La relazione è solo approssimata perché i tassi di cambio variano più velocemente dei prezzi e perché, di fatto, esistono ostacoli alla libera circolazione dei capitali. Aspettative sui tassi di cambio La variazione del tasso di cambio non è conosciuta al momento dell’investimento, quindi per valutare l’investimento contano le aspettative sulla variazione attesa (per questo la parità è scoperta). Se, ad esempio, ci si attende un apprezzamento della valuta nazionale, le attività nazionali risulteranno appetibili e vi sarà un attacco speculativo (BP=0 verso il basso). Vi sarà afflusso di capitali e la moneta nazionale si apprezzerà davvero. Si perderà competitività (IS a sinistra) e questo ridurrà il prodotto e l’occupazione. Quindi, nel breve periodo, le aspettative si auto-realizzano e possono influire anche su tassi d’interesse e produzione reale. I responsabili di politica economica devono tener conto di ciò quando tentano di stabilizzare i tassi di cambio. LM’ IS’’ Condizione di Marshall-Lerner Nel Capitolo 7 abbiamo ipotizzato che NX=X+vR-mY. Tuttavia, l saldo della bilancia commerciale è dato da NX X ePf P Q FX (Y f , ePf P ) ePf P FQ (Y , ePf P ) FX Y f , R RFQ Y , R Si ipotizzi un deprezzamento della valuta nazionale, ovvero, una aumento di R. Vi sono due effetti contrapposti: di valore: il prezzo delle importazioni aumenta; di quantità: il volume delle importazioni diminuisce e quello delle esportazioni aumenta. Il primo effetto fa peggiorare la NX, mentre il secondo la fa migliorare. Quale prevale? Empiricamente si nota che nel brevissimo periodo gli effetti quantitativi sono limitati, quindi prevale l’effetto di valore e il saldo di NX peggiora. Successivamente gli effetti quantitativi prevalgono ed NX aumenta. Condizione di Marshall-Lerner La prevalenza dell’aspetto quantitativo è implicata da una particolare relazione tra l’elasticità delle esportazioni (εFX) e delle importazioni (εFQ) rispetto al tasso di cambio reale. Infatti, FQ Y , R NX FX Y f , R FQ Y , R R R R R FX Y f , R FQ Y , R NX 0 FQ Y , R R 0 R R R FX Y f , R R FX Y f , R R FQ Y , R R FQ Y , R R R FQ Y , R FQ Y , R 1 FQ Y , R R Condizione di Marshall-Lerner FX Y f , R R FQ Y , R FQ Y , R 1 R FQ Y , R R FX Y f , R 1 F Y , R R Q 1 R FQ Y , R FQ Y , R R FQ FX Y f , R R 1 FQ 1 FQ Y , R Quando NX=0, FX(Yf,R)-RFQ(Y,R)=0. Quindi in corrispondenza dell’equilibrio della bilancia commerciale 1/FQ(Y,R)=R/FX(Yf,R). Condizione di Marshall-Lerner F Y , R R 1 R F Y , R X f FQ X f FX FX FQ 1 Affinché un deprezzamento del tasso di cambio reale determini un miglioramento della bilancia commerciale occorre che la somma delle elasticità di export (εFX) e import (εFQ) al tasso di cambio reale sia maggiore di 1: Il processo di aggiustamento che porta la bilancia commerciale a peggiorare per poi migliorare (o viceversa) viene definito curva “a J”. Uno sguardo alla dinamica: la curva J Condizione di Marshall-Lerner Se una valuta ha una notevole e persistente sopravvalutazione, una svalutazione potrebbe non essere sufficiente per far riacquistare a quel Paese la propria quota di mercato mondiale: effetti di isteresi. Ad esempio i consumatori nazionali potrebbero abituarsi a prodotti esteri o le imprese nazionali potrebbero abbandonare mercati stranieri e la variazione del cambio potrebbe non essere sufficiente a sostener i costi per riacquistare le quote di mercato. Fluttuazione sporca o manovrata I tassi di cambio non sono completamente flessibili, perché le autorità nazionali intervengono sui mercati dei cambi acquistando o vendendo valuta estera per influenzare il cambio. I motivi degli interventi sono: evitare nocive fluttuazioni del cambio dovute ad aspettative mutevoli, con ripercussioni sulla produzione (ma come distinguere una variazione occasionale, da una di trend?); modificare il commerciali; cambio reale per influenzare i flussi impedire il deprezzamento della moneta nazionale che potrebbe creare inflazione. Interventi sterilizzati e non Si ha un intervento sterilizzato se, ad esempio, la Banca Centrale acquista valuta estera emettendo valuta nazionale, ma poi riporta l’offerta di moneta al livello iniziale vendendo titoli sul mercato aperto; Non si ha sterilizzazione se lo stock di moneta nazionale varia in misura pari all’entità dell’intervento sul mercato dei cambi; Gli interventi non sterilizzati influiscono sui tassi di cambio, a differenza di quelli sterilizzati; Interventi concertati tra più Paesi riescono ad essere maggiormente efficaci. Interdipendenza Anche in cambi flessibili, le politiche economiche di un Paese, influiscono sugli altri Paesi. Ad esempio, una stretta monetaria negli Stati Uniti aumenta il prodotto e l’inflazione nel resto del mondo; I responsabili della politica economica degli altri Paesi possono accettare l’impatto delle politiche adottate o modificare la politica economica per contrastare eventuali effetti indesiderati; Forti variazioni dei tassi di cambio possono spostare la domanda di beni e quindi l’occupazione. Questo può innescare richieste di forme di protezionismo (ad esempio, dazi e/o quote); Il coordinamento tra Paesi può migliorare il sistema dei cambi flessibili. Scelta del regime dei cambi: il trilemma di economia aperta Un paese che fissa il tasso di cambio della propria valuta e permette la libera circolazione dei capitali da e verso l’estero rinuncia al controllo sulla politica monetaria nazionale. Un paese con un tasso di cambio fisso, se limita i flussi finanziari internazionali in modo tale che non deve essere necessariamente valida la condizione di parità dei tassi di interesse, i=if, è in grado di modificare il tasso di interesse interno così da influenzare l’economia nazionale. Un paese con un tasso di cambio flessibile può utilizzare la politica monetaria (almeno nel breve periodo) per guidare l’economia anche se i flussi internazionali di capitali sono liberi. Trilemma di economia aperta (continua) Si pone pertanto un “trilemma”, ovvero, l’impossibilità per un Paese di conseguire più di due tra i seguenti obiettivi: Stabilità del tasso di cambio; Politica monetaria orientata agli obiettivi interni; Libertà dei movimenti internazionali di capitale; Trilemma di economia aperta: rappresentazione grafica