PERSONALITA’, TEMPERAMENTO E DIFFERENZE INDIVIDUALI Vilfredo De Pascalis Testi : - Marvin Zuckerman, Psychobiology of Personality, Cambridge, 2005 - Thomas Chamorro-Premuzic, Personality and Individual Differences, Blackwell, 2008 -Gerald Matthews, Ian J. Deary, Martha C. Whiteman, Personality traits, Cambridge Univ. Press, 2009 Prof. Vilfredo De Pascalis –Dip. Psicologia Stanza 7, secondo Piano, Via dei Marsi, 7 Ricevimento studenti: Ogni mercoledì ore 15:00- 16:00 (e oltre se necessario) Argomenti di tesi: -Tratti di Personalità e vulnerabilità individuale alla psicopatologia -Stress, Emozioni e Personalità: Differenze Individuali nella reattività fisiologica -Modulazione del dolore in ipnosi: correlati elettrocorticali -Tratti di Personalità e salute – comportamenti a rischio Ipnotizzabilità e suggestionabilità: correlati fisiologici Suggestione, instabilità percettiva L’ipnosi e sue applicazioni cliniche Diatesi Definizione di ‘Diatesi’: disposizione costituzionale o predisposizione a una condizione anomala o morbida ‘che non si colloca più entro i confini della normale variabilità, ma comincia già a rappresentare una condizione di malattia’ (Campbell, 1989, p.202). Questa parola è derivata dall’idea che nell’antica Grecia si aveva del termine ‘disposizione’, legata alla teoria dei fluidi umorali. Ad es., un eccesso di bile nera era considerato come diatesi per la depressione o melancolia. Oggi, il senso moderno di diatesi si riferisce ai tratti biologici prodotti dalla disposizione genetica. Nel senso più ampio, per diatesi si intende la condizione antecedente necessaria per lo sviluppo di un disturbo, sia esso biologico o psicologico. In molti modelli la diatesi da sola non è sufficiente a produrre il disordine, ma richiede altri fattori di potenziamento per diventare patogenetica. La diatesi, in questo caso, include la vulnerabilità allo stress. Zubin & Spring (1977) hanno descritto il costrutto di vulnerabilità come il risultato di fattori che legano la genetica, le funzioni del cervello, l’ambiente, l’apprendimento e le interazioni sociali. Questo ritiene che ogni persona ha il suo livello di vulnerabilità, o soglia, per lo sviluppo della schizophrenia. Ma il modello di vulnerabilità è applicabile a tutti i tipi di psicopatologia. La ‘vulnerabilità’ è un tratto, mentre l’episodio psicopatologico è uno stato, a meno che non duri per mesi o anni. Nella persona vulnerabile un episodio psicopatologico può essere provocato da stressori relativamente di piccola intensità (anche di breve durata), mentre nelle persone non vulnerabili una simile reazione è indotta soltanto da eventi catastrofici di lunga durata. Ovviamente, vi sono dei casi come la corea di Huntington dove la diatesi genetica da sola produrrà la condizione patologica del cervello e il conseguente disturbo comportamentale senza alcune influenza di stressori ambientali. Nei disturbi da eventi stressanti la diatesi è multifattoriale. Gli studi sui gemelli monozigoti e sui figli adottivi vengono utilizzati dalla genetica del comportamento come tentativo di determinare l’influenza dei geni e delle condizioni biosociali e ambientali dopo la nascita, sulle variazioni nel comportamento. Un altro aspetto della diatesi riguarda il problema di che cosa è ereditato che produce la predisposizione a un dato disturbo. Sebbene si possa parlare di ereditarietà di un tratto o di disposizione comportamentale, noi non ereditiamo i tratti o disposizioni come tali. Le strutture neurologiche e alcuni aspetti della loro fisiologia sono più direttamente relate alle proteine che sono prodotte dai geni. La psicofarmacologia è una scienza che intende ricercare i tratti biologici che causano i disturbi e come trattarli. Credere che qualcosa che è fortemente determinata geneticamente sia irrimediabile è un errore che produce comportamenti negativi verso la genetica tra le persone malate mal informate e non solo. L’ansia, la depressione, e anche il comportamento psicotico sono tutti geneticamente influenzati, ma sono spesso modificabili sia dalle psicoterapie sia dagli psicofarmaci. Un marker di vulnerabilità è una caratteristica comportamentale o biologica che non cambia nello stato clinico e risulta ‘anormale’ sia quando il paziente è in remissione dei sintomi, sia quando è in una fase acuta del disturbo. Poiché questi marker sono presenti anche nei parenti che godono ottima salute, si deve concludere che essi non sono sufficienti a produrre il disturbo. Un marker episodico, invece, cambia in funzione dello stato patologico del paziente, è anormale quando il disturbo è in fase è acuta, ritorna alla normalità quando il disturbo è scomparso. Per es. un affidabile marker di vulnerabilità per la schizofrenia è un deficit di ‘eye-tracking’, vale a dire, l’incapacità dello schizofrenico di seguire con lo sguardo un oggetto in movimento (sebbene questa incapacità vari dal 20% al 80% degli schizofrenici). Questo marker, però, non ci spiega i deficit cognitivi, emozionali, e comportamentali nella schizofrenia, ma la comprensione della neurologia e farmacologia alla base dell’inseguimento oculare potrebbe indicarci il nucleo funzionale del deficit cerebrale nella diatesi schizofrenica. Se si assume che gli schemi cognitivi o le attitudini, come ad es. la tendenza a sentirsi colpevoli di eventi negativi, siano una diatesi, allora bisogna anche chiedersi quale sia l’origine di tale tratto. Potrebbe esservi alla base una disposizione biologica per la depressione, o una tendenza appresa all’interno della famiglia. Se l’unica spiegazione fosse quella dell’apprendimento sociale, allora sia i gemelli identici che quelli fraterni dovrebbero avere una simile e alta concordanza statistica (un alto concordance ratio, misura della percentuale di casi in cui se un gemello presenta il disturbo, lo ha anche l’altro) per questa attitudine. Se l’origine di tale tratto cognitivo fosse la diatesi biologica, i gemelli identici dovrebbero avere una concordanza più alta dei gemelli fraterni. E’ il tratto che precede la depressione o esso stesso aumenta all’aumentare della depressione o diminuisce quando la depressione diminuisce? La depressione clinica si verifica quando è pre-esistente una personalità depressiva? Queste sono le domande alle quali bisogna dare una risposta se gli schemi cognitivi sono considerati come diatesi per il disturbo, piuttosto che come sintomi di quel disturbo. Gli studiosi delle basi biologiche della personalità restringono il termine diatesi ai fattori genetici e biologici nel sistema nervoso che influenzano la suscettibilità a sviluppare un disturbo o direttamente o tramite la mediazione dei fattori di personalità e dei fattori cognitivi. La definizione di alcuni disturbi implica una reazione anomala rispetto alla situazione stressante. Un disturbo distimico è definito come “un malumore depressivo cronico che si verifica per quasi tutto il giorno e per più giorni consecutivi per almeno 2 anni” (DSM-IV). Un disturbo d’ansia generalizzata (GAD) è descritto come “ansia eccessiva e preoccupazione (aspettativa apprensiva) per molti eventi o attività, che si verifica per molti giorni e per un periodo di almeno sei mesi” (DSM-IV). Sebbene per la diagnosi di questo disturbo occorrano almeno sei mesi, i pazienti con GAD, di solito, riportano ansia generalizzata per più della metà della loro vita. Al contrario, un attacco di panico può essere diagnosticato anche subito dopo due attacchi di panico, sebbene questo disturbo possa persistere per diversi anni. Mentre l’ansia generalizzata si evidenzia in una varietà di situazioni, le reazioni fobiche solo in presenza dell’oggetto fobico, o in una situazione che anticipa l’oggetto fobico. Nonostante che in alcuni disturbi sia mostrato un consistente comportamento anomalo, non sempre le persone con neurosi e psicosi manifestano comportamenti alla maniera neurotica, o psicotica, tutte le volte e in tutte le situazioni. Personalità La personalità può essere definita come l’organizzazione di tratti che caratterizzano gli individui. Il tratto è un ipotetico costrutto basato sull’osservazione di consistenti e durature caratteristiche nel comportamento per una limitata gamma di situazioni. Non tutte le teorie sullo stress-diatesi incorporano i tratti di personalità per distinguere un disturbo da un altro. Nelle teorie che vedono il disturbo clinico come una estensione quantitativa di tratti di personalità relativamente stabili, i disturbi della personalità sono rappresentati da una gamma intermedia di sindromi dei tratti. Se un disturbo della personalità è comorbido con un disturbo clinico, esso precede il più grave disturbo clinico, e persiste anche quando il disturbo clinico è scomparso. A differenza del disturbo clinico che viene definito in termini di specifici sintomi di varia durata, i disturbi della personalità sono definiti da cluster di tratti di personalità di lunga durata. In nessun modo risulta chiaro che tutti i disturbi clinici emergono da pre-esistenti disturbi della personalità. Se un disturbo clinico emerge o meno da una disposizione di personalità, è un problema che deve essere affrontato singolarmente per ogni disturbo . Stress Il termine stress è stato derivato dalla fisica dove questo termine si riferisce a alla deformazione provocata da una forza applicata su un corpo. Una definizione psichiatrica di stress è “l’imposizione di pressione su una persona o gli effetti dello sforzo su di essa”, entrambi i fattori psicologici e fisici possono essere stressanti. (Selye, 1956: general adaptation syndrome; Spielberger, 1966 stress-anxiety; Waltson, 1985 – ‘prolonged adverse affect producing anxiety’). Lo stress prolungato può danneggiare il funzionamento normale o innescare la malattia mentale? E’ importante non confondere lo stress, definito come reazione normativa a una data situazione, con la reazione individuale a tale situazione. L’impatto dello stress a produrre depressione è più grande per gli individui con rischio genetico elevato e più piccolo per quelli con rischio genetico più basso (Kendler et al., 1995). Vi sono alcuni casi, descritti dal DMS-IV, in cui lo stress è assunto essere la causa principale se non la sola causa, ad es. dei disturbi “disturbo depressivo reattivo”, “psicosi reattiva breve”, “disturbo da stress acuto”. Nel caso in cui vi sia una reazione persistente a uno stress dovuto a eventi di vita o la riattivazione della reazione dopo mesi o anni dall’evento, tale reazione è denominata disturbo posttraumatico da stress (PTSD). Può lo stress da solo produrre un disturbo senza diatesi per quel disturbo? Sebbene molti tipi di stress estremo come la guerra, la violenza sessuale, e le esperienze catastrofiche producano molti disturbi persistenti, solo una piccola parte di persone esposte a tali esperienze sviluppano un PTSD o altri disturbi gravi. Il fatto che lo stress da solo non sia sufficiente a spiegare la psicopatologia fa discutere sull’introdurre, o meno, i tratti di personalità nelle equazioni di regressione multipla. Una struttura di personalità si sviluppa dalle interazioni tra genetica ed esperienza durante gli anni della formazione, probabilmente fino alla fase di giovane adulto, periodo in cui la personalità si stabilizza e diventa affidabile (Zuckerman, 1991). Il costrutto di personalità che comprende sia i tratti generali che gli specifici tratti cognitivi, probabilmente funziona come moderatore della risposta allo stress e può spiegare perché due persone esposte allo stesso stress possono manifestare differenti reazioni. E’ un errore, comunque, descrivere la personalità come diatesi, poiché la stessa personalità è una funzione dei suoi genotipi ed esperienze di vita. Modelli di stress-diatesi I modelli di stress-diatesi possono avere differenti forme. Queste dipendono dalle assunzioni fatte relativamente al ruolo dato a diatesi e stress, vale a dire, se essi sono necessari, sufficienti, o contribuiscono, ma non sono necessarie cause del disturbo esaminato. Ad es. il modello di Meehl (1962) è un modello interattivo con una diatesi dicotomica (v., Fig.). La diatesi è costituita da un singolo gene dominante, lo “schizogene” che produce il difetto neurale schizotassico. La condizione schizotassica produce una personalità schizotipica su “tutti gli apprendimenti sociali esistenti. Solo alcuni schizotipi sviluppano un pieno disturbo schizofrenico. Molti restano schizotipi compensati. Lo stress prodotto da una cosiddetta madre schizofrenogenica, la quale è ambivalente e punisce il suo bambino schizotipico in modo inconsistente, è il tipo di stress che spinge lo schizotipo in schizofrenia. Il singolo gene e la condizione schizotassica conseguente costituiscono, quindi, secondo questo modello, la diatesi che è una necessaria causa della schizofrenia, vale a dire che se lo schizogene è assente un individuo non può diventare schizofrenico solo per essere cresciuto in un ambiente stressante. La condizione schizotassica è una causa sufficiente per lo sviluppo di una personalità schizotipica. Introduzione allo studio delle Differenze Individuali Lo studio delle differenze individuali è parte di una consolidata tradizione in psicologia che risale a più di un secolo fa. Esso comprende un notevole numero di costrutti “latenti” come l’intelligenza, la personalità e il temperamento che rappresentano le maggiori sorgenti di variabilità nel comportamento. Lo studio delle differenze individuali rappresenta, quindi, una peculiare area della psicologia. Al contrario, molte teorie psicologiche facilmente assumono che ogni individuo è uguale all’altro e tentano, quindi, di individuare gli aspetti universali del comportamento umano. Le teorie delle differenze individuali, invece, si interessano delle differenze tra gli individui, o degli aspetti che li rendono unici. Esse intendono spiegare le differenze osservabili tra gli individui in termini delle sottostanti determinanti psicologiche, vale a dire le differenze nel modo in cui gli individui sentono o pensano determinano le differenze nel modo in cui essi agiscono. I tratti come disposizione ad agire secondo interessi, valori, e preferenze Descrizione degli individui Le teorie della personalità concettualizzano le differenze comportamentali in termini di caratteristiche psicologiche o tratti i quali sono in parte ereditati e, specialmente negli adulti, rimangono relativamente stabili. Scopo principale è di identificare i principali pattern del comportamento per i quali gli individui possono essere confrontati. Non importa quanto le teorie delle differenze individuali siano astratte, l’obiettivo è di fornire sia una descrizione teorica che applicativa. Il trattamento psicopatologico non sarebbe stato virtualmente sviluppato senza l’uso delle teorie della personalità e dei metodi di valutazione, poichè questi giocano un ruolo vitale nella diagnosi e nelle strategie terapeutiche. Anormalità Molti costrutti sulle differenze individuali sono stati sviluppati sulla base di osservazioni del comportamento abituale e si riferiscono al comportamento normale. Nei contesti clinici (ad es. ospedali e istituzioni psichiatriche), gli psicologi hanno elaborato teorie sui disturbi del comportamento e hanno stabilito i criteri per giudicare la “salute psicologica” la quale rappresenta il termine politicamente corretto di “normalità”. Le differenze individuali sono espresse entrambe in termini di comportamenti normali e anormali, la psicopatologia e la personalità sono così strettamente relate che la prima può essere vista come una sottoclasse dell’altra (v. Fig.) Intelligenza, competizione e adattamento Essere nella normalità non sempre è desiderato. Vi sono numerose situazioni in cui noi desideriamo differenziarci dalla norma. Per esempio, lo studente medio universitario ha molti debiti di studio e preferirebbe appartenere alla minoranza degli “anormali” senza debito. Le differenze individuali nell’intelligenza si riferiscono all’abilità individuale a risolvere problemi che contribuiscono all’adattamento positivo del mondo reale. I problemi variano da prove comuni alla vita di ogni giorno, a prove di matematica complessa. Questa abilità viene valutata mediante una serie di prove standardizzate nelle quali gli individui competono per ottenere i punteggi più alti possibili, allo stesso modo di come accade nella vita reale. A differenza della personalità, che viene misurata mediante misure di self-report, l’intelligenza viene misurata mediante test che valutano la prestazione individuale. Ciò ha reso i test IQ un valido e affidabile strumento per classificare e selezionare gli individui nel contesto educativo e lavorativo. La soluzione di problemi (v. schema sottoindicato) che richiedono (1) operazioni mentali e (2) sono relati a indicatori di competenza nella vita reale possono essere considerati una misura dell’intelligenza. Intelligenza: differenze individuali nella competizione e adattamento • Intelligenza, anche conosciuta come abilità intellettiva, IQ, abilità cognitiva, o “g” (per intelligenza generale). • Misura un’abilità individuale ad adattarsi e a risolvere problemi. • I problemi possono estendersi dai test di matematica complessa al semplice tempo di reazione (RT) e anche da prove pratiche. • L’intelligenza può essere ridotta in capacità elementari o abilità. • Viene misurata mediante test standardizzati a scelta-multipla. • La performance individuale è confrontata con la norma (distr. normale). • L’IQ è uno strumento potente e ampiamente utilizzato per classificare e selezionare gli individui. • Nei settori educativi e occupazionali, la misura dell’IQ è stata trovata essere veramente efficace. Predire il successo Da quanto riportato precedentemente si può dedurre che l’obiettivo principale della ricerca sull’intelligenza è altamente pragmatico, cioè, di predire il successo e l’insuccesso futuro. Naturalmente vi sono state molte critiche alla psicologia differenziale e specificamente è stato evidenziato che classificare gli individui in termini delle loro capacità o abilità in specifici compiti può essere usato per discriminare socialmente ed economicamente gli individui. Deve essere chiaro che tale “discriminazione” è basata su una empirica e razionale valutazione degli attributi individuali, che di per sé è opposta alla discriminazione sociale. Come è noto, la discriminazione sociale è basata su credenze, pregiudizi e attitudini negative verso un individuo sulla sua appartenenza a un gruppo e non considera sia le sue qualità individuali che le sue capacità. Oggi, quando si deve selezionare nuovo personale, o studenti dei corsi universitari, si valuta cosa la persona può fare, quello che conosce e che potenzialmente può conoscere, quello che ha fatto in passato (CV), a quale cultura appartiene. I critici del test IQ, comunque accettano che la sola intervista (specialmente se non strutturata) è in nessun modo una valutazione migliore di quella fornita dall’IQ. Differenti predittori del successo futuro Qual’è il migliore tra questi predittori? Nati Diversi? Mentre è generalmente accettato che i tratti fisici come il colore dei capelli o gli zigomi, sono ereditati geneticamente, le similarità psicologiche possono anche dipendere dalle influenze ambientali, come l’educazione ricevuta, l’ambiente familiare e le relazioni con gli amici. Abbiamo di fronte due problemi: (1) Identificare le similarità psicologiche tra membri della stessa famiglia (ad es. personalità e intelligenza) e (2) valutare se tali similarità siano il risultato dei geni o della mera esposizione allo stesso ambiente. Negli ultimi 20 anni gli psicologi (v. ad es. Gardner, 1983; Goleman, 1995; Sternberg, 1997) hanno focalizzato l’attenzione non tanto alle capacità di risolvere i problemi, ma soprattutto alle abilità pratiche. Se queste ultime (che si riferiscono al modo in cui le persone gestiscono le emozioni, controllano gli impulsi, e fanno decisioni pratiche) siano più importanti è una questione non ancora risolta e sarà data una risposta in futuro. Stati emozionali e motivazionali Sebbene la psicologia differenziale sia basata sullo studio dei pattern comportamentali ripetuti, vale a dire, il modo in cui l’individuo si comporta di solito e lo rende differente dagli altri, è pazzesco credere che le persone si comportino sempre allo stesso modo. Noi non siamo robot o computer programmati che si comportano secondo schemi rigidi e tendenze predeterminate, e le nostre risposte a determinate situazioni possono variare nel corso del tempo. Inoltre, anche in assenza di eventi salienti, il nostro umore e la nostra motivazione possono fluttuare e ci possono portare a reagire in modo differente. I tratti, quali ad es. la gradevolezza e lo psicoticismo, ci possono dare informazioni circa il livello di aggressività della persona, ma ci possono dire poco riguardo il livello di reattività aggressiva di quella persona in una specifica situazione. Allo stesso modo il livello di intelligenza di una persona è un povero predittore della performance, in una data prova, se il livello motivazionale o il livello di sforzo è basso. La figura mostra la relazione tra i tratti stabili e gli stati motivazionali ed emozionali come predittori del comportamento. La motivazione e l’umore sono non solo influenzati dalle variabili di tratto, ma dipendono anche da fattori situazionali. Il comportamento è, quindi, una conseguenza, non solo della disposizione interna, come le caratteristiche di personalità, ma anche di fattori situazionali. In breve, i tratti di personalità sono misure che rappresentano le tendenze comportamentali e si riferiscono ad una “tipica” performance, mentre le misure di abilità mentale si riferiscono alla “massima” performance e indicano, quindi, il massimo che un individuo può fare (Cronbach, 1949). Le teorie motivazionali, del drive, e dell’affetto, sottolineano che, sebbene la personalità e l’intelligenza siano utili nel predire le differenze comportamentali e prestazionali tra gli individui, è spesso necessario interpretare il comportamento al livello di stato (situazione) piuttosto che a quello di tratto. Per concludere, non tutte le espressioni del comportamento possono essere interpretate come manifestazione di un tratto. Alcuni comportamenti sono rappresentativi di tratti, mentre altri non lo sono. La personalità, in generale, non è una assoluta disposizione ad agire in uno specifico modo. Definizione di Personalità Watson (1930): “La somma delle attività rilevabili con una osservazione sul campo condotta per un periodo di tempo sufficientemente lungo” Wundt trasforma il sistema categoriale di Galeno (Melanconico, Flemmatico, Collerico, Sanguigno) in un sistema dimensionale. Definisce sui 2 assi cartesiani la ‘reattività affettiva’ degli individui: INTENSITA’ (debole, forte); VELOCITA’ di CAMBIAMENTO (lento, rapido) Eysenck: (Stabile, Instabile) e (Estroverso, Introverso) Debole Eysenck Personality Inventory (EPI) Lento Fig.1 Rapido Forte Scale utilizzate da Eysenck (1964): Maudsley Personality Inventory Cattell Personality Inventory Eysenck Personality Inventory Gli isterici presentano livelli di E simili ai normali, sebbene raggiungano alti livelli N. situazioni tratti Stati cognitivi Stati fisiologici Comportamento Melanconico Collerico (Eysenck & Eysenck, 1963) Flemmatico Sanguigno I pazienti affetti da stati ansiosi, fobie, disordini compulsivo-ossessivi (distimici) cadono nel quadrante melanconico e sono fortemente introversi. Gli psicopatici e i criminali in genere cadono nel quadrante collerico e risultano fortemente estroversi. Gli isterici appartengono ad entrambi i gruppi e, per quanto riguarda l’estroversione, non si differenziano in modo significativo dai normali, sebbene raggiungano alti punteggi nella variabile nevroticismo. Risultati dell’analisi fattoriale su schemi di comportamento osservati in numerosi gruppi di bambini affidati ad un centro di orientamento (Eysenck, 1960). Si osserva che tutte le notazioni si correlano nel definire un fattore di Nevroticismo. Esiste anche un altro fattore, l’Estroversione, che discrimina il comportamento dei bambini. I bambini estroversiinstabili bestemmiano, si azzuffano, disubbidiscono, distruggono, marinano la scuola, rubano, sono bugiardi e violenti, villani ed egocentrici. I bambini introversi risultano sensibili, distratti, depressi, tendono ad isolarsi, sono inefficienti, coltivano sentimenti di inferiorità, sognano ad occhi aperti e sono apprensivi. L’analisi fattoriale (Eysenck, 1960) conferma i risultati ottenuti con l’analisi discriminante a favore dell’ipotesi bidimensionale. Lacey (1952): “Specificità della risposta”: Ogni soggetto ha un suo schema di risposta autonomica per un dato stressore. Arousal: sostituisce il termine “eccitazione” Inibizione temporale → abituazione (inibizione interna o recettiva secondo Hull) Il calo della vigilanza in compiti attentivi ripetitivi è spiegabile in termini di Inibizione temporale. Inibizione spaziale → scontro tra due eccitazioni Estroversi → forti processi inibitori, deboli processi eccitatori Introversi → forti processi eccitatori, deboli processi inibitori PB= PC * E dove: PC ≡ Aspetti costituzionali della Personalità PB ≡ Aspetti comportamentali della Personalità E ≡ Influenza ambientale SYSTEMS OF TEMPERAMENT Thomas and Chess The first longitudinal study of temperament in infancy was conducted by Thomas and Chess (1977; Chess & Thomas, 1984). Like Strelau, Thomas and Chess distinguished temperament from personality, abilities, and motivation in terms of style or expression of response ("how") as opposed to its content ("what") or goals ("why"). The study, which was initiated in 1956, began with infants between 2 and 3 months of age who were reassessed at various intervals into adulthood. Parental ratings were used at the earlier stages and other methods were used at later ages. Nine categories of behavior initially were established from parental interview: 1 . Approach-Withdrawal: Reactions to novel stimuli such as new foods, toys, and strangers (.84). 2. ActivityLevel: Activity in various situations, such as bathing, eating,play ing, crawling, and walking (.71). 3. Rhythmicity (regularity): Regularity in functions such as feeding, elimi nation, and sleep (.62). 4. Distractibility: The ease of changing the direction of attention from one activity to another (. 6 1). 5. Adaptability: Long-term responses to new or altered situations; modifi ability of behavior (.58). 6. Attention Span and Persistence: The length of time a particular activity is pursued and the continuation in an activity in spite of attempts at interference (.43). 7. Quality of Mood: The amount of pleasant, joyful, and friendly behavior contrasted with the amount of unpleasant, crying, and unfriendly behavior 07). 8. Threshold of Responsiveness: The intensity of stimulation in any sensory modality that is necessary to evoke a response (. 15). 9. Intensity of Reaction: The energy level of responses regardless of their quality or direction (.00). Rational and factor analyses led Thomas, Chess, and Birch (1968) to define three types: 1."Easy Temperament" is defined by high scores on regularity, approach, adaptability, mild or moderate intensity of reaction, and predominance of positive mood. 2."Difficult Temperament" is the polar opposite of "Easy Temperament," with irregularity, withdrawal, nonadaptability, intense reactions, and negative mood. This type is on the opposite end of a continuum with "easy temperament." 3."Slow-to-Warm-Up Temperament" consists of mild negative reactions and slow adaptation to new stimuli or persons but only mild intensity of emotional reactions and no irregularity. Rothbart and Derryberry Thomas and Chess did not speculate on the biological or genetic origins of their basic traits of temperament. Rothbart and Derryberry constructed a developmental theory of temperament using more sophisticated statistical, observational, and laboratory methods and current psychobiological models. They defined temperament as constitutional differences in reactivity and self-regulation, influenced over time byheredity, maturation, and experience (Rothbart & Derryberry, 198 1). Reactivity, which refers to arousability of physiological and behavioral systems by stimulus intensity, novelty, and other signal qualities, may be positive or negative in terms of affective response. Self-regulation refers to the processes that modulate reactivitysuch as approach- avoidance/withdrawal, attack, inhibition, orienting toward or away, self-soothing versus self- stimulation, and seeking excitement versus seeking comfort from others. Buss and Plornin Buss and Plomin (1975, 1984) define temperament as earlier occuring traits (observable by 2 years of age) that are strongly genetic in origin. Certainly, temperament traits should show some degree of heritability, but how much? Heritabilities can vary with age. A trait that appears to be highly heritable during infancy may have attenuated heritability with age, or vice versa. Parent Rating Scales 1. Emotionality; 2. Activity; 3. Sociability; 4. Impulsivity Factor analyses of items showed good factorial validity; most of the items loaded on the scales to which they had been rationally assigned. Self-Report Questionnaire (for older children and adults) yielded the same factors of 1. Emotionality: general, fear, anger 2. Activity: tempo (fast), vigor (energy, forcefulness) 3. Sociability. makes friends easily vs. shy, likes to play with others vs. alone 4. Impulsivity: inhibitory control (lack of), decision time (quick), sensation seeking, persistence (lack of) Strelau Strelau was the most powerful influence in reviving the interest in temperament in the West. The conferences he organized in Poland beginning in the 1970s brought together temperament researchers from the United States and Western and Eastern European countries. Strelau was influenced by Neo-Pavlovian theorists such as Teplov and Nebylitsyn. Before Strelau's approach, the concepts of nervous system traits such as excitation, inhibition, and mobility of nervous processes had been operationally defined by laboratory methods such as conditioning, psychophysical, and psychophysiological methods. Dogs and humans were diagnosed into personality types based on these methods. Strelau was the first to try to translate these into behavioral terms using ratings and questionnaires. The Strelau Temperament Inventory (STI, Strelau, 1983) 1. Strength of excitation, or the ability to work under intense, distracting, or disturbing conditions. This also was called "strength of the nervous system" and persons with such strongnervous systernwere called "low reactives." 2. Strength of inhibition, or the ability to exercise behavioral restraint and to remain calm under provocation. In Western slang, such persons might be called "cool." 3. Mobility of nervous processes, or the ability to shift from states of excitation to inhibition or back to excitation. It could be expressed in quickness of starting work and ease of relaxing and falling asleep. An additional variable, Activity, was added to the theoretical structure. Strelau's theory is one of stimulus regulation by behavior. Activity was defined as driven by the need for stimulation and the regulation of arousal level. It sounds very much like Zuckerman's (1979, 1994) construct of sensation seeking and the earlier model of an "optimal level of arousal." Formal Characteristics ofBehavior Temperament Inventory (FCB-TI) Strelau & Zawadzki (1993) 1 .Briskness, or the tendency to react quickly, to keep a high tempo in activities, and to shift easily in behavior according to situational demands. 2.Perseveration, or the tendency to continue behavior when the situations eliciting the behavior are no longer present. 3. Sensory Sensitivity, or the ability to sense or react to low-intensity sensory stimulation. 4. Emotional Reactivity, or intense emotional reactivity to provocative stimuli; emotional sensitivity and low emotional endurance. 5.Endurance, or the capacity to react adequately in situations of intense and long-lasting stimulation. Goldsmith and Campos (1986) The theory suggests that temperaments are initially related to emotional responses and represent emotional or affective traits. Their Toddler Behavior Assessment Questionnaire includes five scales, all of which include an emotional dimension. (Activity is regarded as always related to emotional arousal, a dubious assumption): 1. Activity Level; 2. Pleasure; 3. Social Fearfulness; 4. Anger Proneness; 5. Interest Persistence (Interest is regarded as an emotion in Izard's (1993) system of classification of emotions.) Kagan Kagan's earlier work involved a long-term longitudinal study of 44 boys and 45 girls from "birth to maturity" (Kagan & Moss, 1962). The cohort was studied at ages 0-3, 3-6, 6-10, 10-14, and as adults, 19-29 years of age. The variables were dynamic interpersonal ones reflecting the psychoanalytic zeitgeist during the 1950s, that is, aggression, dependency, sexuality, anxiety, and repression. One notable result was that practically no child variables from birth to age 3, and few from ages 3 to 6, were predictive of the adult ratings. Whether this was because of the inappropriateness of some of the variables used for children or to a real lack of connection between temperament at early ages and adult personality is hard to say. At the time, Kagan regarded these traits as an outcome of parent-child environment, but later, like others of us from that generation of personality psychologists, he became convinced that temperament had primarily biological roots. Legge di Yerkes-Dodson Berlyne (1960, 1971) ha esteso l’idea delle proprietà motivanti degli stimoli al di là della semplice dimensione dell’intensità di stimolazione. Temperamento: Tratti di personalità relativamente stabili, presenti in altre specie animali e principalmente determinati sin dalla nascita da meccanismi biologico-genetici, ma soggetti a cambiamento a causa della maturazione e della interazione tra genotipo ed esperienze di vita. Le caratteristiche principali del temperamento, secondo Pavlov, sono: Forza dell’eccitazione, definita come la capacità dei neuroni cerebrali di continuare a funzionare anche in condizioni di prolungata o ricorrente stimolazione senza scatenare meccanismi di inibizione protettiva. Forza dell’inibizione: capacità dei neuroni di inibire una risposta in corso di emissione. Bilanciamento: equilibrio tra i processi di eccitazione e inibizione Mobilità: velocità di spostamento dai processi di eccitazione e di inibizione Tipo sanguigno stabile-estroverso (Eysenck) alto “sensation seeker” (Zuckerman) alti livelli di Bilanciamento e alta Mobilità Melanconico ansioso – introverso E/I = FD/FS E → Estroverso I → Introverso FD → Farmaco Depressivo FS → Farmaco Stimolante La prima teoria di Eysenck era basata sulle proprietà eccitatorie e inibitorie del sistema nervoso e il loro equilibrio (Hull e Pavlov). Estroversi: più grande forza di inibizione in reazione a stimolazioni ripetute Introversi: eccesso di eccitazione La teoria è stata poi riformulata alla luce della teoria dell’optimal level of stimulation (OLS). Eysenck ha utilizzato la curva ad U invertita di Wundt e Hull e ha diviso gli introversi dagli estroversi rispetto a queste curve (v. Fig. ). Successivamente Eysenck (1976) aggiunse un’altra dimensione al suo modello: lo psicoticismo (P). Prima E era composta dalla impulsività e socievolezza (sociability). Dopo la formulazione di P, l’impulsività apparteneva al fattore P piuttosto che E. Il concetto di cervello trino (MacLean, 1970, 1976, 1982) : (1) cervello del rettile, (2) cervello del paleomammifero; (3) cervello del neomammifero Cervello del Rettile Cervello del Paleomammifero Cervello del Neomammifero Teoria di Eysenck (1967) Questi autori hanno dimostrato che (1) all’aumentare della intensità luminosa le soglie uditive si abbassano a causa dell’aumento dell’arousal; (2) l’effetto di inibizione transmarginale può invertire questo andamento a un qualche livello di intesità; (3) l’innesco dell’inibizione transmarginale si verifica a più bassi livelli di intensità negli introversi Shigehisha & Symons (1973): Effect of Transmarginal Inhibition Alcuni risultati ottenuti a sostegno della teoria di Eysenck: In condizioni di riposo: Attivazione EEG: Introversi > Estroversi Ampiezza alpha: AAR (Alpha Attenuation Response) Ampiezza beta: maggiore abituazione agli stimoli degli E rispetto agli I. Gli estroversi sono più rapidi a rispondere a stimoli semplici. J. Brebner: gli estroversi sono facilitati all’output gli introversi sono facilitati all’input Negli esperimenti che utilizzano molti trial (N>100): ERP: più ampia P2 negli introversi rispetto agli estroversi più ampia P3 negli introversi rispetto agli estroversi E’ stato interpretato da Di Traglia & Polich (1991) sulla considerazione che gli introversi si abituano meno degli estroversi G. Stenberg (1994): P300 maggiore negli E quando la prova è complessa e richiede molta capacità di processamento. Brocke, Tasche & Beauducel (1997) confermano che la relazione negativa tra E e ampiezza P300 si inverte, cioè diventa positiva, se si rende la prova più difficile o se si aumenta la capacità di processamento come accade quando si aggiunge del rumore bianco in una prova di riconoscimento di stimoli acustici. La variabile Neuroticismo è legata all’ansia. Le principali variabili fisiologiche legate a questa dimensione sono: SCL, SCR, EMG a riposo, HR. Stahl & Rammsayer (2004). Brain and Cognition 56 (2004) 293–303 The participants were instructed to respond with one hand to the letter v and with the other hand to the letter w. Introverts showed a reliably shorter latency in stimulus-locked LRP than extraverts. This latter finding supports the notion of faster stimulus analysis in introverts compared to extraverts. Furthermore, there was no indication of extraversion-related individual differences in speed of response organization and response execution as indicated by response-locked LRP and EMG latencies, respectively. Stimulus locked ERP No signif. differences Stahl & Rammsayer (2004). Brain and Cognition 56 (2004) 293–303 Latenza LRT-S Introversi < Estroversi Questi risultati non confermano l’ipotesi di Brebner (1983, 1985) Latenza LRT-R Estroversi = Introversi Eysenck (1963) stimulant depressant Claridge & Harrington (1963) sono stati i primi a provare, con un esperimento, che gli Estroversi richiedono una minore quantità di sodium amytal (depressivo) per raggiungere la soglia di sedazione rispetto agli Introversi e Ambiversi Eysenck EN Gray Anx, Imp Costa & Mc Crae (1992) NEO PI-R (Extrav., Neurot, Agreeableness, Conscentiousness, Openness) I tratti emozionali hanno mostrato differenze individuali ereditabili negli uomini, cani, nei ratti e in altri mammiferi. I tratti: E Arousal Positiva N Arousal Negativa Sfortunatamente da Pavlov a oggi le basi neurali delle emozioni non sono ancora del tutto chiare, ma oggi esistono nuovi metodi che potenzialmente ci potrebbero permettere di sapere dove e quando tali processi avvengono ACC=Accumbens Sebbene lo sviluppo delle tecniche di neuroimaging e in particolare nuove varianti della positron emisson tomography (PET) possano fornire informazioni sul livello di rilascio della dopamina nel cervello, la risoluzione di questi metodi sono limitati a 2-3 minuti. Comunque la PET ha evidenziato il rilascio di dopamina nel processamento dell’incentivo nel nucleo accumbens (NA) e la corteccia prefrontale mesiale (MPFC), ma non ha permesso di conoscere le fasi temporali di questo rilascio. Tuttavia il recente sviluppo della event-related fMRI ha consentito di avere una risoluzione temporale dell’ordine di 1-2 secondi. Alcuni studi recenti hanno provato ad evidenziare il corso temporale dell’attività mesolimbica durante tutte le fasi e per tutti i tipi di processamento dell’incentivo. Knutson et al (2001, 2003) utilizzando la prova “monetary incentive delay” (MID) durante scanning evento-correlato con fMRI hanno evidenziato che l’attivazione del NA era fortemente associata all’anticipazione di vincita di denaro. Quando le persone anticipavano la vincita di grandi somme di danaro (+5$) e vi riuscivano, aumentava l’attivazione nella MPFC, ma quando sbagliavano l’attivazione si riduceva. Questi risultati indicano che che il NA è responsabile del processamento dell’anticipazione del premio, mentre la MPFC del processamento del denaro guadagnato. Attività del Cervello ed arousal positiva Estroversione e attività cerebrale Nello studio di Knutson et al. (2000), utilizzando la fMRI hanno trovato che l’estroversione era correlata positivamente con l’attivazione dei nuclei caudato dorsale e talamico dorsale (r=.50, p<.05) per i trial con incentivo versus il nonincentivo, mentre il tratto nevroticismo era correlato con l’attivazione talamica (r=-.43, p<.05) per i trial con incentivo versus non-incentivo. (NA=Nucleo Accumbens, VOI=Volume di interesse) TEORIA DI GRAY Questa teoria è basata sulla teoria dell’apprendimento. Rappresenta una valida applicazione dei risultati ottenuti in animali (ratti) da esperimento, verso la descrizione del comportamento umano. Gray ha distinto 3 sistemi comportamentali che determinano la personalità dell’individuo: 1) The Behavioural-Activation System (Approach System: BAS) 2) The Behavioural-Inhibition System (BIS) 3) The Fight-Flight Freezing System I 3 sistemi possono essere considerati come parte sub-ordinata delle tre dimensioni di Eysenck N, E, P. BAS (Approach): comportamento di approach basato sulla sensibilità a segnali di ricompensa o cessazione della punizione (sollievo). Questo tratto è legato alla Impulsività, alti livelli di N, E e P. Le basi biologiche di tale disposizione sono il sistema dopaminergico che media l’autostimolazione del cervello nel ratto e, quindi, ritenuto mediare il rinforzo di ricompense naturali e apprese. Questo sistema è la via necessaria per evocare gli effetti di euforia degli oppioidi, delle anfetamine e della cocaina. BIS: definito come inibizione dei programmi di comportamento in corso in risposta a segnali associati con una punizione o non rinforzo. Secondo Gray, il mecanismo di operazione del BIS è di scandire (scan) l’ambiente (checking mode) per rilevare stimoli minacciosi o nuovi. Se tali stimoli sono presenti, il BIS blocca l’attività in corso che è governata da altri sistemi (control mode), sposta l’attenzione verso gli stimoli minacciosi e aumenta l’arousal generale del sistema nervoso autonomo. [vie noradrenergica e serotoninergica ascendenti che innervano il sistema settoippocampale, il circuito di Papez e la corteccia orbito-frontale]. Vi sono discordanze nel definire se stimoli nuovi interessino il BIS o il BAS. Per Gray interessano l’attività del BIS che passa dal ‘checking mode’ al ‘control mode’; per altri ricercatori, invece, gli stimoli nuovi, essendo incondizionati, possono interessare sia il BIS che il BAS. Negli stimoli nuovi non vi è nulla di intrinsecamente ansiogeno fino a che la loro intensità non sia così alta e siano diretti verso la persona che li osserva piuttosto che si allontanino da essa. L’ansia e la dimensione N sono associate al BIS. Recenti ricerche hanno associato al BIS la funzione di “conflict monitoring” (v. ad es. Amodio, 2008) FIGHT-FLIGHT FREEZING (FFFS): Effetti comportamentali di eventi avversivi: aggressione per difesa (fight) e rapido evitamento dalla fontedi punizione (flight). L’attività di questo sistema è mediato dall’amigdala e strutture ipotalamiche. E’ una dimensione associata a una dimensione di Anger-hostility. Non ha avuto molti riscontri correlazionali con altre variabili quali E, N, P, SSS. Gray-Wilson Personality Questionnaire: Dimensioni BAS Approccio–Evitamento attivo BIS Evitamento passivo (blocco) – Estinsione FFFFS Fight-Flight Freezing Gray ha formulato un modello che suggerisce come i meccanismi centrali del cervello relati alle “aspettative” di ricompensa e punizione sono modificati dal risultato del comportamento stesso. Per “aspettative” egli intende un meccanismo neurofisiologico e non una costruzione mentalistica. Il sistema di ‘arousal’ in questo modello potenzia il comportamento, ma non è un costrutto centrale così come lo è nelle teorie di Pavlov, Hull e Eysenck. Questo modello suggerisce che le dimensioni di personalità di base dipendono dalla capacità degli stimoli a provocare emozioni positive e negative associate alla storia del condizionamento di quell’organismo. I meccanismi di rinforzo positivo e punizione vengono cambiati sulla base dell’esperienza con l’ambiente circostante. Nella figura sottostante è rappresentata la relazione tra le dimensioni di Eysenck (E, N) e la suscettibilità alla ricompensa (I) e alla punizione (Anx) (Impulsività e Ansietà) proposte da Gray. Ansia: Riflette l’aumento della sensibilità alla punizione o ai segnali di non ricompensa e novità Impulsività: riflette aumentata sensibilità ai segnali di ricompensa o non-punizione. Le dimensioni di personalità di Eysenck E ed N sono viste come variabili di primario significato biologico. Le dimensioni di personalità di Eysenck E ed N sono viste come variabili secondarie derivate da variabili di primario significato biologico. Predizioni della teoria di Gray: 1) Superiorità di soggetti introversi nel condizionamento avversivo (punizione); 2) Superiorità degli estroversi nel condizionamento appetitivo (ricompensa); 3) Ansia un aumento nei livelli di ansia porta ad un aumento della sensibilità ai segnali di punizione; 4) Soggetti introversi con alti livelli di Nevroticismo: alta suscettibilità alla punizione “Reinforcement Sensitivity Theory” (RST): E ∝ (BAS – BIS); N ∝ (BAS + BIS); BAS ∝ (E + N); BIS ∝ (N – E) BAS ∝ (K*E+N); BIS ∝ (K*N-E) per α=30° k=2 BAS ∝ (K*E+N); BIS ∝ (K*N-E) per α=30° k=2 In termini di emozioni positive (PA) o negative (NA) l’equazione soprariportata diventa: Eysenck: PA = E; NA = N Gray-Newman: PA = E + N + (E*N); NA = N – E + (E*N) Gray (RST): PA = 2E + N; NA = 2N – E S O R Secondo Gray le differenze individuali dipendono dal legame S → O. Tuttavia, noi possiamo misurare solo la risposta R. Un obiettivo da raggiungere nella ricerca futura è quello di riuscire a separare la sensibilità individuale allo stimolo dalla grandezza della risposta. I più suscettibili alla ricompensa Alta Impulsività: alto N, alta E, alta P Fuga (Flight) Attacco (flight) Attacco/fuga (fight/flight) a stimolazioni dolorifiche o minacciose I meno suscettibili alla ricompensa (stabile) Fight + N comportamento aggressivo Secondo la teoria di Gray, poichè il BIS e BAS sono ortogonali dovrebbe accadere che: 1) Responses to reward should be the same at all levels of BIS/Anx. 2) Responses to punishment should be the same at all levels of BAS/Imp. This is what Corr calls the “separable sub-system” hypothesis (Corr,2001). Recently Corr (2001) proposed a revision of the relationship between the BIS and the BAS sub-systems. Corr puts forward a new “joint subsystem” hypothesis, in which the BIS and the BAS are not independent, but influence each other in an interdependant fashion. In uno studio recente abbiamo cercato di verificare queste ipotesi: Participants were assigned to either a “low” or “high” group in Sensitivity to Punishment (SP- or SP+) and in Sensitivity to Reward (SR- or SR+), according to their scores on the SPSRQ (Torrubia et al,2001). 4 Negative Positive 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 SP-,SR- SP-,SR+ SP+,SR- SP+,SR+ MMN peak amplitudes Cz SP-SR+ Neutral SP-SR- Neutral SP+SR- Neutral SP+SR+ Neutral SP- SR+Positive SP- SR-Positive SP+ SR-Positive SP+ SR+Positive -4 -4 Cz Cz -2 -2 0 0 2 -1 5 0 4 0 1 5 0 3 1 - 0 0 5 0 2 0 1 5 SP-SR+ Negative SP-SR- Negative SP+SR- Negative SP+SR+ Negative -4 -150 0 0 -4 Cz -2 -2 0 0 2 2 4 4 150 3 SP- SR+Reading SP- SR-Reading-Cz SP+ SR-Reading SP+ SR+Reading Cz 0 0 300 ms -150 0 150 300 ms MMN during negative, positive, neutral and reading conditions 4 Negative Positive 4 Neutral 3,5 3,5 3 3 2,5 2,5 2 2 1,5 1,5 1 1 0,5 0,5 0 0 Reading SP-,SR- SP-,SR+ SP-,SR- SP-,SR+ SP+,SR- SP+,SR+ SP+,SR- SP+,SR+ SP= Sensitivity to Punishment / SR= Sensitivity to Reward